Terrorismo: arrestati in Francia sette ex brigatisti. Altri tre ricercati

Questa mattina (28 aprile) sono state arrestate in Francia sette persone, ex membri delle Brigate Rosse, di cui l’Italia aveva già chiesto l’estradizione. Altri tre soggetti sono in fuga e ricercati. I dieci sono accusati di atti di terrorismo risalenti agli anni ’70 e ’80.

La decisione di procedere all’operazione è stata presa direttamente dal presidente francese Emmanuel Macron ad attuazione della “dottrina Mitterrand” che permette di concedere asilo agli ex brigatisti, tranne ai responsabili di reati di sangue.

Gli ex brigatisti arrestati sono in attesa di essere presentati al giudice per la comunicazione della richiesta di estradizione da parte dell’Italia.

Le brigate rosse

Ombre rosse” è il nome del dossier riguardante gli ex terroristi italiani arrestati questa mattina in Francia. I sette erano membri delle brigate rosse, l’organizzazione terrorista attiva in Italia a cavallo tra gli anni Settanta ed Ottanta, di ispirazione «marxista-leninista» e guevarista, che agiva con la finalità di destabilizzare le istituzioni. Fondate nel 1970, pochi mesi dopo la strage di piazza Fontana, ed originariamente dedite ad azioni dimostrative all’interno di alcune fabbriche.

Non passò poco tempo prima che le loro azioni iniziassero a macchiarsi di maggior violenza ed illegalità: nel 1974 vi fu il rapimento del giudice genovese M. Sossi; nel 1975 venne “gambizzato” l’esponente di Democrazia Cristiana M. De Carolis; nel 1976 furono uccisi a Genova il procuratore generale della Repubblica F. Coco e la sua scorta; nel 1977 vennero colpiti vari giornalisti, tra cui, fatalmente, C. Casalegno.

Le B.R. contrastarono in particolare il progetto di compromesso storico, che alla metà degli anni Settanta aveva aperto un intenso dialogo tra DC e Partito Comunista Italiano e che si concretizzò , il 16 marzo 1978, al clamoroso sequestro del presidente della DC Aldo Moro. La prigionia, durata 55 giorni, si concluse con l’assassinio di Moro, cui seguì dopo circa un anno la crisi della solidarietà nazionale.

(fonte: IlFattoQuotidiano)

La successiva scissione in micro-gruppi non impedì il proseguimento dell’attività criminosa. Nel 1989 si assistette agli ultimi processi ed ultime condanne dei residui brigatisti.

Nel 1999 con l’assassinio del prof. M. D’Antona entravano in scena le nuove B.R. Con l’arresto di Lioce  nel 2003 (esponente di spicco delle N.B.R.), in un convoglio del treno regionale Roma-Firenze, è stato poi possibile individuare e smantellare gran parte dell’organizzazione.

La dottrina Mittered

Macron ha deciso di “trasmettere alla Procura i 10 nomi sulla base di domande italiane che riguardavano in origine 200 persone”. Nella nota dell’Eliseo si afferma che la decisione di Macron “si colloca strettamente nella logica della dottrina Mitterrand di accordare l’asilo agli ex brigatisti, eccetto ai responsabili di reati di sangue”.

(fonte: DIRE)

La dottrina prende il nome del presidente socialista francese François Mitterrand ed era diretta a non concedere l’estradizione a persone imputate o condannate, in particolare italiani, ricercati per «atti di natura violenta ma d’ispirazione politica», contro qualunque Stato, purché non diretti contro lo Stato francese. Gli autori di tali atti devono però avere rinunciato a ogni forma di violenza politica, concedendo di fatto un diritto d’asilo a ricercati stranieri che in quel periodo si rifugiarono in Francia.

Questa prassi, basata su dichiarazioni orali di Mitterrand, nel caso di rifugiati italiani, era giustificata con una presunta “non conformità” della legislazione italiana agli standard europei, soprattutto per quanto concerneva le leggi speciali, l’uso della carcerazione preventiva e il rapporto con i collaboratori di giustizia.

Fino a questo momento, infatti, la Francia era stata un rifugio sicuro per molti italiani che negli anni di piombo avevano fatto parte di formazioni terroristiche. Tra coloro i quali hanno goduto della “dottrina Mitterand” basti pensare a Cesare Battisti.

L’Eliseo sottolinea anche come gli arresti di oggi siano “il frutto di un importante lavoro preparatorio bilaterale, durato diversi mesi che ha portato a prendere in considerazione i reati più gravi”. Sempre nella nota si legge: “La Francia, anch’essa colpita dal terrorismo, comprende il bisogno assoluto di giustizia delle vittime”. E la consegna alla giustizia degli ex brigatisti è anche “parte dell’urgente necessità di costruire un’Europa della giustizia, in cui la fiducia reciproca deve essere al centro”.

Irene Terrel, storica avvocata degli ex terroristi italiani in Francia, ha denunciato stamattina un “tradimento senza nome da parte della Francia“; ha proseguito “Sono indignata e non ho parole per descrivere questa operazione che assomiglia a una piccola retata”.

Le operazioni di arresto

L’operazione antiterrorismo in Francia è stata condotta dall’Antiterrorismo della polizia nazionale francese (Sdat) in collaborazione con il Servizio di cooperazione internazionale della Criminalpol, con l’Antiterrorismo della Polizia italiana e con l’esperto per la sicurezza della polizia italiana nella capitale francese.

Combo da sinistra in alto: Giorgio Pietrostefani,Marina Petrella e Enzo Calvitti
da sinistra in basso:Roberta Cappelli e Sergio Tornaghi (fonte: Ansa.it)

Dei 7 fermati, quattro hanno una condanna all’ergastolo: Roberta Capelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi – tutti e tre ex appartenenti alle Brigate Rosse – e Narciso Manenti, dei Nuclei Armati contro il Potere territoriali. Per Giovanni Alimonti ed Enzo Calvitti, anche loro delle BR, la pena da scontare è rispettivamente 11 anni, 6 mesi e 9 giorni e 18 anni, 7 mesi e 25 giorni. Mentre, Giorgio Pietrostefani, fondatore della formazione extraparlamentare Lotta Continua è stato condannato a 22 anni come mandante dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi.

I sette entro 48 ore saranno sentiti dalla procura generale della Corte d’appello di Parigi, prima che un giudice stabilisca le misure cautelari (la conferma dell’arresto o il rilascio condizionale) che rimarranno in vigore fino a che non sarà completato l’esame della richiesta di estradizione.

Nel frattempo, ci sono altre tre persone per cui era stata richiesta l’estradizione e che non sono ancora state arrestate: sono Luigi Bergamin (ex membro di Proletari armati per il comunismo), Maurizio Di Marzio (ex brigatista) e Raffaele Ventura (ex esponente delle Formazioni comuniste combattenti).

“Il governo esprime soddisfazione per la decisione della Francia di avviare le procedure giudiziarie, richieste da parte italiana, nei confronti dei responsabili di gravissimi crimini di terrorismo, che hanno lasciato una ferita ancora aperta” afferma il presidente del Consiglio Mario Draghi.  “La memoria di quegli atti barbarici è viva nella coscienza degli italiani. A nome mio e del governo, rinnovo la partecipazione al dolore dei familiari nel ricordo commosso del sacrificio delle vittime” conclude Draghi.

Manuel De Vita

Proteste a Parigi per la legge sul clima, a pochi giorni dall’Ora della Terra

“Macron, ta loi en cartoni, c’est nouvelle jaune” recitava uno degli slogan della manifestazione di ieri a Parigi: “Macron, la tua legge di cartone è una spazzatura gialla”.

Proteste contro modifiche delle proposte per la legge sul clima (fonte: video.virgilio.it)

Parliamo della Loi Climat et Relience, la legge Clima e Resilienza, voluta dal presidente Macron e presentata come una delle iniziative più importanti del suo mandato.

Per la sua formulazione, il presidente aveva istituito, nell’ottobre 2019, una Convenzione di 150 cittadini estratti a sorte, la “Convention Citovenne sur le Climat“.

Un modo per far partire proprio dai cittadini “una rivoluzione” dello stile di vita dei francesi, favorendone uno più sostenibile a livello ambientale. Un esperimento di democrazia partecipativa, pensato in seguito al movimento dei Gilet gialli, che aveva sconvolto la Francia proprio nel 2019.

Macron ha, dunque, affidato agli stessi cittadini il compito di pensare a delle misure per ridurre del 40% le emissioni di gas serra entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990.

 

Il presidente aveva anche assicurato i 150 della Convenzione di portare in Parlamento le proposte senza che queste subissero delle modifiche.

Corteo contro Macron (fonte: la Repubblica)

Per oggi, 29 marzo è stato previsto l’arrivo in Parlamento. Proprio a un giorno dall’appuntamento con l’Assemblea francese, i manifestanti si sono fatti sentire, per quello che è stato giudicato come una sostanziale “edulcorazione” delle proposte.

I cortei che si sono riversati nella capitale hanno, dunque, manifestato per quella che sembra essere una promessa infranta. Secondo gli attivisti, con le modifiche apportate, la nuova legge sul clima non sarebbe utile al raggiungimento degli obiettivi fissati dagli Accordi di Parigi del 2015.

Ben 149 le proposte che erano state avanzate, tra cui: l’eliminazione graduale entro il 2030 degli sgravi fiscali sul diesel per gli autotrasportatori e l’attuazione di un’ecotassa regionale per i veicoli pesanti; il divieto di pubblicità per le imprese inquinanti e menù vegetariani nelle mense, punto che ha suscitato polemiche con le giunte comunali dei Verdi, motivo per il quale il governo non vuole andare oltre una sperimentazione.

L’attivista Cyril Dion, garante della Convenzione, ha denunciato una presunta interferenza delle lobby industriali che avrebbero giocato un ruolo importante nella modifica delle proposte:

“Non ci sono negoziati possibili con il clima, e una corsa contro il tempo” ha dichiarato.

La co-presidente, l’economista Laurence Tubiana, la quale aveva partecipato ai negoziati per gli Accordi di Parigi, si è unita ai manifestanti del corteo di Montpellier:

“Francesi chiedono di più ai loro deputati e al loro governo – ha detto – Serve una vera legge ambiziosa sul clima la cui componente sociale sia il perno di questa transizione necessaria.”.

Finora sono circa 7mila emendamenti presentati per la formulazione della nuova legge. Tra questi anche misure simbolicamente forti, come l’abolizione dei voli nazionali in caso di tragitti alternativi con il treno lunghi meno di due ore e mezza, ho il divieto di affittare appartamenti senza isolamento termico entro il 2028. A proposito di “efficientamento energetico”, tra le proposte anche quella della completa ristrutturazione di 20 milioni di case, ampiamente ridimensionata.

 

In Parlamento, la maggioranza si è divisa e il cammino si preannuncia tormentato.

 

L’Ora della Terra

Intanto il 27 Marzo, pochi giorni prima delle manifestazioni a Parigi, si è celebrata in tutto il mondo l’Earth hour, l’Ora della Terra, per il tredicesimo anno consecutivo.

La prima iniziativa, realizzata nel 2007, coinvolse la sola città di Sydney.

L’evento è promosso dal Wwf a livello globale, è un simbolo molto potente per la sensibilizzazione alla lotta ai cambiamenti climatici, una delle più grandi piaghe del nostro tempo.

Speak Up For Nature”, “Parla per la Natura” è stato lo slogan di quest’anno.

L’iniziativa prevedeva luci spente dalle 20.30 per un’ora. Ben 192 Paesi hanno aderito, mentre milioni di persone hanno partecipato individualmente, spegnendo le luci nelle proprie case.

Trecento i Comuni italiani che hanno deciso di partecipare. Così, sono rimasti al buio anche il Colosseo, l’Arena di Verona e Palazzo Vecchio a Firenze.

Il Colosseo al buio per l’Ora della Terra (fonte: la Repubblica)

Mattarella, ha conferito all’Earth hour la Medaglia del Presidente della Repubblica. Inoltre, le più importanti istituzioni nazionali, quali il Senato, la Camera dei Deputati e la Presidenza del Consiglio dei Ministri hanno dato il proprio patrocinio all’iniziativa, così come l’Anci – l’Associazione Nazionale Comuni Italiani – grazie alla quale effettivamente l’iniziativa ogni anno ha sempre più risonanza.

La natura non può più attendere, siamo in ritardo. Sarebbero, dunque, senza dubbio condivisibili da chiunque, più sensibili o meno a tali tematiche, le parole del presidente del Wwf Italia, Donatella Bianchi:

“Il Wwf chiede a tutti di “dar voce alla natura”, di pretendere che si dia il giusto valore al nostro capitale naturale che alla base della nostra salute, del nostro benessere, del nostro cibo, della nostra acqua, della nostra aria, in una parola, della nostra vita. Difendere la biodiversità significa difendere il futuro dell’umanità e la qualità della nostra esistenza sul Pianeta. Allora tutti insieme “Speak up for nature” con la consueta ora di buio, che rappresenta la richiesta forte, decisa ed inequivocabile di un futuro diverso. Per tutti noi e per chi verrà dopo di noi”.

 

Rita Bonaccurso

 

In Francia proteste contro la nuova legge sulla sicurezza. Si riaccende la questione del razzismo della polizia

Negli ultimi giorni la Francia è stata sotto i riflettori. Manifestazioni e proteste contro la nuova proposta di legge sulla sicurezza, presentata dal partito di Macron, hanno messo a soqquadro strade e piazze riaprendo vecchie ferite, quelle causate dalla violenza e dal razzismo della polizia.

Che cosa prevede la legge contestata

Ad essere messo in questione in particolare l’articolo 24 che considera reato, punibile con 45.000 euro di ammenda e un anno di carcere, la diffusione di immagini di poliziotti in servizio che possano danneggiare la loro integrità fisica e psicologica. L’ intento del governo sarebbe quello di proteggere la polizia, divenuta spesso vittima di odio e di minacce sui social network.

Si tratta di una norma assolutamente non innocua che, secondo molti critici, rischia di ostacolare la libertà di stampa. Il sindacato nazionale dei giornalisti ha dichiarato con un post su Twitter:

Affermiamo che la violazione del diritto di informazione dei cittadini e della stampa è sproporzionata e che la legislazione esistente è ampiamente sufficiente per proteggere le forze dell’ordine da possibili attacchi a seguito della diffusione di immagini”.

Il timore più grande è che questa legge possa impedire la denuncia degli atti violenti e prevaricatori perpetrati spesso dagli organi della polizia. Fortemente sentito è dunque il rischio che queste azioni illegali, passando sotto silenzio, dilaghino sempre di più.

Contestati sono anche l’articolo 20, che aumenta la videosorveglianza e l’articolo 21, che legalizza l’uso dei droni per il controllo dell’ordine pubblico. Tutte le norme sembrano rientrare in una politica repressiva, giustificata, a detta di Macron, dalla necessità di tutelare la polizia contro il pericolo di insorgenza sociale, particolarmente elevato a causa della crisi pandemica.

Lo sgombro dei migranti e il pestaggio di Michel Zecler

La tensione, già tangibile, è stata portata all’esasperazione da due avvenimenti: lo sgombro dei migranti e il pestaggio di Michel Zecler.

Il 23 novembre dei profughi, circa un centinaio, accampatisi a Place de la Republique, a Parigi, per chiedere un alloggio, sono stati mandati via violentemente. Ad attestarlo vi è un video che, tra le tante cose, mostra un poliziotto fare lo sgambetto ad un migrante in fuga. Accusato il prefetto Didier Lallement, già criticato per alcuni eccessi durante le proteste dei gilet gialli.

Michel zecler – Fonte: ma7.sk

Il 21 novembre, il produttore discografico proprietario della società Black Gold Studios, Michel Zecler, è stato arrestato. Gli agenti della polizia hanno dichiarato di essere stati aggrediti e insultati dopo averlo fermato perché non indossava la mascherina. Un video, registrato dalle telecamere di videosorveglianza e diffuso qualche giorno dopo dal sito di informazione Loopsider, ha smentito le parole dei poliziotti: Michel Zecler è stato vittima di azioni brutali. Come mostrato dal filmato, l’uomo è stato picchiato con calci, botte e manganellate per 15 minuti nel suo studio di registrazione e poi portato in carcere. Ma non è tutto. Si tratta non solo di un caso di violenza ma anche di razzismo. Gli agenti della polizia si sono lasciati andare a pesanti insulti:

Sporco negro”.

Le proteste e gli scontri

 Di fronte a questi avvenimenti, il malcontento dell’opinione pubblica, già forte a causa della legge sulla sicurezza, non poteva non esplodere in manifestazioni e proteste.

A Parigi, come riportato dal Ministero degli Interni, 46000 persone hanno partecipato alla Marcia per la libertà, il corteo che ha avuto come centro Piazza della Bastiglia.  Secondo il giornale Le Monde la manifestazione è stata in gran parte pacifica, fatta eccezione per qualche episodio: alcuni dimostranti hanno dato fuoco a un chiosco, ad una caffetteria e alla facciata della Banque de France. In molti casi la polizia è stata costretta a ricorrere all’uso dei lacrimogeni.

Le proteste hanno avuto luogo anche a Strasburgo, Marsiglia, Lione e Bordeaux. In particolare, a Bordeaux sono stati incendiati diversi arredi urbani, mentre a Lione è stato segnalato il ferimento di un poliziotto e di alcuni manifestanti.

Il ministro degli Interni Gérald Darmanin ha condannato le violenze contro la polizia definendole inaccettabili. Duro anche il commento di Marine Le Pen, leader di Rassemblement national: “I francesi ne hanno abbastanza di queste immagini di saccheggi permanenti”.

La risposta del governo

Il governo ha tentato di correre ai ripari compiendo un passo indietro. Christophe Castaner, capogruppo all’Assemblea Nazionale di En Marche, il partito del presidente Emmanuel Macron, ha dichiarato che l’articolo 24, sebbene non venga eliminato, così come richiesto dai manifestanti, verrà tuttavia riscritto. L’ obiettivo da seguire, a detta di Castaner, è quello di coniugare il rafforzamento della sicurezza delle forze dell’ordine e la difesa del diritto fondamentale alla libera informazione.

Cristophe Castaner – Fonte: www.lejdd.fr

Più radicale la proposta dell’ex presidente Hollande: “Se oggi c’è una cosa da fare per salvare l’onore non è mantenere questo testo, ma ritirarlo”.

Il razzismo della polizia

La manovra del governo, sebbene temporaneamente possa allentare la tensione, tuttavia non risolve la grave questione sulla quale gli avvenimenti degli ultimi giorni fanno riflettere: il razzismo della polizia.

Proteste contro la morte di George Floyd – Fonte: www.ibtimes.co.uk

Qualche mese fa le piazze gremite urlavano a gran voce: “Black Lives Matter” in occasione dell’uccisione di George Floyd, afroamericano morto soffocato per mano dell’agente Derek Chauvin. Oggi anche la Francia ha il suo George. Il caso di Michel Zecler prova che il razzismo della polizia non è un fenomeno diffuso soltanto negli Stati Uniti, ma anche in Europa.

Tra l’altro, in Francia non è la prima volta che accade un caso del genere: risale al 2016 la morte di Adama Traorè, giovane che aveva tentato di fuggire ad un controllo di identità. Purtroppo, la Francia non è la sola. Nel 2015, Mitch Henriquez, un turista proveniente da Aruba, durante una rissa nata a un concerto a L’Aia, Paesi Bassi, venne immobilizzato a terra da un poliziotto e morì per asfissia. Ad Anderlecht durante il lockdown, Adil, diciannovenne di origini marocchine, è stato travolto da un’auto della polizia dopo aver tentato di sfuggire a un controllo di routine. Si indaga per omicidio colposo.

Molti gli avvenimenti che provano l’esistenza di un fenomeno di vasta portata, definito con il termine racial profiling, con cui si indicano tutte quelle azioni della polizia basate, non sul comportamento criminale, piuttosto sull’etnia o sulla nazionalità della persona. Uno studio del 2009 del Centre National de la Recherche Scientifique e Open Society Justice Initiative ha riportato che nelle stazioni di Parigi persone di origine africana vengono fermate per i controlli più frequentemente rispetto alle altre persone. Questo avviene anche in Belgio, dove i giovani di origine marocchina sono controllati dalla polizia tre volte di più del resto della popolazione. Preoccupanti anche i dati del report del 2018 “Being Black in the EU” dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali: tra gli intervistati, tutti persone di origine africana residenti nell’UE, il 24% nell’ultimo anno era stato sottoposto a controlli e, tra questi, il 44% aveva percepito il controllo come motivato da fattori razziali.

Chiara Vita

Nizza, sangue dentro la cattedrale. È attentato terroristico

Notte tragica nella cattedrale di Nizza.

Questa mattina un uomo ha accoltellato diverse persone causando quattro morti, una delle quali, una donna, è stata decapitata.  Tutto fa pensare a un attentato terroristico, dichiara il sindaco di Nizza Christian Estrosi, poiché il presunto attentatore continuava a gridare “Allah Akbar“.

La Francia è di nuovo sotto attacco

La tragedia consumatasi questa mattina intorno alle ore 9.00, ha come protagonista un uomo che ha accoltellato diverse persone nella cattedrale di Notre-Dame de l’Assomption a Nizza, in Francia. Secondo quanto scrive Le Figaro che cita fonti di polizia, tre persone sarebbero state uccise. Il corpo di una delle due donne è stato ritrovato dentro alla chiesa, mentre la seconda sarebbe morta per strada alla ricerca di soccorso.

I clienti del bar di fronte alla basilica hanno dichiarato di avere visto uscire una donna da Notre-Dame con una profonda ferita alla gola, la donna che ha certato di salvarsi invano nel bar, sarebbe morta a causa delle ferite, dopo pochi minuti.

IL luogo dell'attentato
(Il Messagero: Giovedì 29 ottobre 2020)

L’aggressore è stato bloccato dalla polizia.

Il quartiere è stato isolato ed è in corso una vasta indagine da parte della polizia. La procura nazionale antiterrorismo (PNAT) è stata incaricata di dirigere le operazioni.

L'intervento della polizia
(Fonte: Twitter)

Il sindaco di Nizza ha stabilito che tutte le chiese restino chiuse, tutti i luoghi di culto e tutti i luoghi pubblici che possono essere oggetto di un possibile attentato.

Il Ministro dell’Interno francese Gerald Darmanin ha dichiarato che la polizia ha condotto l’operazione di sicurezza efficientemente.

L’aggressore ferito e bloccato, dalla polizia, è adesso ricoverato in ospedale. Secondo le prime informazioni forniteci dalla BFM-TV , la procura francese ha affidato l’incarico di condurre le indagini dell’attacco, -per terrorismo- alla Direzione Centrale della Polizia Giudiziaria e alla Direzione Generale della Sicurezza Interna.

Il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron arriverà a Nizza nelle prossime ore.

L’ipotesi di essersi trattato di un attacco terroristico è confermata dalle proteste, rivolte al Presidente francese, registratesi nei giorni scorsi e nei mesi precedenti. Le critiche erano iniziate ad ottobre, quando il presidente  Macron aveva dichiarato che l’islam era una religione in crisi.

Gli attacchi arrivano mentre la Francia è ancora in protesta per la decapitazione di Samuel Paty, l’insegnante ucciso per aver parlato agli studenti delle vignette di Charlie Hebdo che ritraggono il Profeta Maometto

Non è la prima volta che la città di Nizza vive un atto terroristico. Fa ancora male la terribile strage compiuta la sera del 14 luglio 2016, quando 86 persone morirono a causa di un terrorista alla guida di un camion che correva all’impazzata.

 

Maria Cotugno

Cos’è il tasso di positività e perché ci aiuta meglio a capire l’andamento dell’epidemia

L’obiettivo di tutti gli stati nel mondo è quello di limitare e controllare il virus. Da un lato il tasso di positività diventa un indicatore sempre più accreditato per studiare l’andamento della pandemia, dall’altro in paesi come la Francia ci si sta chiedendo se le limitazioni sulla circolazione possano garantire un rallentamento della diffusione dell’epidemia.

Tasso di positività dei tamponi in Europa – Fonte:corriere.it

Nelle ultime settimane il tasso di positività dei tamponi permette ai ricercatori di avere un quadro più chiaro sui singoli dati del contagio da coronavirus che, se contestualizzati e analizzati correttamente, mostrano l’estensione della diffusione del virus in un’area ben definita come una regione o uno stato.

Cos’è il tasso di positività

È un valore utile, ai fini di un’analisi effettuata su un’ampia fetta di una popolazione, appartenente a un dato territorio, che ne valuta e stabilisce il livello di incidenza. Tale risultato viene evidenziato attraverso una percentuale alta o bassa, calcolata per mezzo di una proporzione tra i tamponi positivi e il totale di quelli effettuati.  Si rileva perciò che una maggiore estensione del tasso di positività fornirà dati più realistici sugli effetti dell’epidemia sulla popolazione.

Esiste una soglia allarmante?

Secondo Pezzotti:

“ un tasso di positività tra il 5% e il 10% vuol dire che non riusciamo più a tracciare molto bene e ci  concentriamo su chi ha sintomi, senza raggiungere le persone asintomatiche, che poi sono quelle che vanno più spesso in giro”

Risulta chiaro che non esistono indicatori che presi singolarmente possono illustrare esattamente ciò che sta succedendo, ma allo stesso modo non bisogna dare troppo peso alla percentuali di tamponi positivi risultati in un determinato territorio in un solo giorno. È importate valutare il modo in cui un’autorità sanitaria ha effettuato i controlli; infatti se da un lato alcune regioni, molto attente e scrupolose, potrebbero applicare il contact tracing, un metodo particolarmente preciso per l’individuazione di persone da sottoporre al tampone; altre invece indurrebbero all’esame soggetti che non hanno motivo di essere controllati escludendone altri dentro cui il contagio potrebbe essere più diffuso.

Una bussola nel mare dei dati Covid: il tasso di positività – Fonte:ilbolive.unipd.it

Ecco perché risulta essenziale valutare un quadro più ampio che abbraccia un periodo più esteso e permette di avere dei valori medi sull’andamento epidemiologico.  Si arriva perciò a capire come un’epidemia sia un fenomeno molto complesso e articolato da poter controllare e conseguenzialmente il suo monitoraggio deve essere vasto, fitto e capillare per poter riscontrare il tasso di positività a livello internazionale.

Cosa stanno facendo gli stati per contenere il contagio?

Il presidente francese Emmanuel Macron, ha disposto il coprifuoco a Parigi e in altre otto grandi città metropolitane, con l’obiettivo di diminuire la diffusione dell’epidemia da coronavirus, che entrerà in vigore da sabato 17 ottobre, ma molti dubitano sulla sua utilità.

Macron annuncia il coprifuoco – Fonte:policymakermag.it

Perché si vuole ricorrere al coprifuoco

Sebbene la parola coprifuoco riporti alla memoria scenari di guerra che sembrano distanti dai nostri tempi, possiamo attribuirle anche un significato più imparziale, come divieto di uscire durante le ore serali, per motivi di ordine pubblico o in situazioni di particolare stato di emergenza.

Francia, 12mila agenti per il coprifuoco – Fonte:agenpress.it

La corsa al coprifuoco, come quello francese, mette in guardia la popolazione sulla situazione ancora in fase acuta dell’epidemia, della diffusione in corso del contagio e della necessità di non esporsi a rischi, rispettando tutte le prevenzioni necessarie per ridurre al minimo i contagi. Alcuni esperti pensano che queste restrizioni possano responsabilizzare la popolazione, mostrando rettitudine anche in orari esterni al coprifuoco, altri invece ritengono che questo possa limitare non solo le interazioni sociali informali ma anche a contenere il consumo di alcol che tende a ridurre le inibizioni e può fare assumere atteggiamenti più imprudenti.

Esistono prove scientifiche che ne testimoniano l’efficacia?

Le autorità sanitarie e gli epidemiologi, stanno aspettando dati concreti su cui poter fare maggiori valutazioni, ma fino ad ora tutto quello che è stato fatto si basa esclusivamente su ciò che è possibile prevedere, dal momento in cui milioni di persone sono obbligate a rimanere a casa al di fuori dell’orario lavorativo.

Quali paesi si stanno mobilitando verso restrizioni più rigide?

In Australia, la città di Melbourne è stata sottoposta ad un coprifuoco drastico per un mese, in cui i controlli effettuati dalle forze dell’ordine hanno incentivato il rispetto delle regole imposte e le misure che sono state adottate avevano le sembianze di un vero lockdown.

Australia impone nuove restrizioni nello Stato di Victoria – Fonte:asknews.it

Il Regno Unito invece ha sperimentato nelle ultime settimane un coprifuoco flessibile, che si adatta alle aree geografiche e all’incidenza dell’epidemia. Come per la Francia, anche per la nazione inglese bisognerà aspettare del tempo per verificare i vantaggi prodotti dalle limitazioni messo in atto da ancora pochi giorni.

Perplessità sulle misure attuate

Sono parecchie le voci discordanti sull’adeguatezza delle restrizioni imposte. Il limite prescritto dall’orario di rientro a casa potrebbe solo anticipare di qualche ora tutte le attività sociali informali, che causerebbero ugualmente assembramenti e la concentrazione delle persone in luoghi al chiuso. Molti obiettano che il coprifuoco influendo solo nelle ore serali, non abbia alcun nessun effetto sul resto della giornata in cui è inevitabile esporsi al riesco di contagio.  I responsabili delle istituzioni sanitarie si mostrano positivi, poiché ritengono che qualsiasi misura di intervento può far nascere un beneficio che moltiplicato per milioni di persone potrebbe portare al rallentamento di diffusione del coronavirus.

Giovanna Sgarlata

Allah akbar : parole d’amore o di paura?

Allah akbar cioè  “Dio è grande”, fin dall’ inizio dei secoli,  sono state le parole più utilizzate per riassumere la gioia e la fede di ogni uomo che si professa credente. Paradossalmente nel ventunesimo secolo, pare abbiano assunto un diverso significato nella loro accezione comune: dall’ attentato alle torri gemelle, sino ai fatti accaduti ieri mattina in Francia, nelle ultime 2 decadi queste parole sono state spesso accostate al terrorismo.   La religione, e quindi la fede, sia essa cattolica, buddista o islamica, si basa su principi comuni di amore, fratellanza e benevolenza che difficilmente (anzi mai) vanno a ledere la sensibilità o la persona  altrui.

Francia, donna accoltella 2 persone: “Allah Akbar” (LaPresse)

Probabilmente non sarà stata dello stesso avviso la donna che ieri mattina attorno alle 10:30 ha ferito due persone in un supermercato a  Seyne-sur-Mer, nel sud della Francia. La giovane donna, vestita di nero e con addosso un velo, armata di cutter (taglierino) avrebbe ferito prima un cliente al torace e poi una cassiera vicino l’occhio. I due malcapitati sono stati ricoverati subito in ospedale e per fortuna sono fuori pericolo. La ventiquattrenne, cliente abituale del supermercato in questione, è stata immobilizzata da due impiegati. Non si è riuscito ancora a stabilire il movente di tale gesto, se di matrice terroristica o se dovuto a problemi psichiatrici. In attesa di riscontri, l’ipotesi di reato per la donna è «tentativo di omicidio e apologia di crimine a sfondo terroristico». Inoltre, come riportato dal Messaggero, quando è stata fermata dagli agenti, avrebbe chiesto ai poliziotti di ucciderla, gridando «non ho niente da perdere». Gli inquirenti parlano di un atto apparentemente isolato, anche se non si può ancora escludere che la donna sia radicalizzata.

Qualunque sia stata la motivazione, resta l’unica certezza che  da ormai troppo tempo si stia strumentalizzando oltremodo la religione per giustificare delle azioni, che con quest’ultima non hanno niente a che vedere. Purtroppo l’indottrinamento rimane una delle armi più potenti da utilizzare nei confronti delle masse, che spesso cadono nella tentazione di seguire i dogmi sbagliati. Magari la donna che ha compiuto questo gesto non fa parte di un fa gruppo terroristico, ma allora ci chiediamo: come mai ha gridato “Allah akbar”?  E soprattutto, come si può pensare di uccidere qualcuno in nome di Dio?

Tutto ciò è veramente paradossale ma quanto mai attuale; e di contro l’auspicio che ogni vero credente si augura, è quello che le parole “Dio è grande” ritornino al loro antico significato: cioè di pace ed amore e non più odio e paura.

 

Santoro Mangeruca