L’umorismo travolgente di Nino Frassica in “Piero di essere Piero”

Sabato 21 dicembre alle ore 18:00 presso l’Aula Magna del Rettorato, si terrà la presentazione del libro “Piero di essere Piero”, l’ultima raccolta del comico e attore messinese Nino Frassica.

Nino Frassica: i successi da attore e scrittore

Classe 1950, Frassica vanta una carriera nel mondo della comicità, caratterizzata dal suo stile unico di improvvisazione e da un linguaggio semplice, ma di grande effetto. Volto amato dalla televisione italiana grazie al suo ruolo nella famosa serie “Don Matteo” dove interpreta il maresciallo Cecchini, Nino Frassica si rivela una delle personalità più versatili del panorama televisivo italiano, riscuotendo grande successo nella sua attività da scrittore e arricchisce con spirito ironico e satirico la maggior parte delle sue opere, tra cui “Il libro di Sani Gesualdi” (1985), “La mia autobiografia” (2014) e la sua ultima raccolta “Piero di essere Piero” (2024).

I dettagli della presentazione

Durante l’evento, organizzato dalla Feltrinelli, interverrà la Magnifica Rettrice, la Prof.ssa Giovanna Spatari, a cui seguirà la partecipazione e il dialogo con l’autore del professore e coordinatore del Dams Dario Tomasello. Il libro si presenta come una raccolta di racconti che rispecchia pienamente l’essenza dell’umorismo dell’autore messinese. La narrazione si sviluppa attraverso i ritratti di numerosi personaggi chiamati “Piero”. Troviamo infatti il Piero Gigio, Piero Luperto, Piero Fois, San Piero Cavaliere, Piero il timido, Piero Moscati, ognuno dei quali è descritto in modo paradossale e ironico. Tra giochi di parole e comicità pungente, il libro rappresenta la sua libertà espressiva, in grado di intrattenere e sorprendere il lettore con situazioni e personaggi esilaranti.

Come partecipare all’evento?

L’evento sarà ad ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria. Sarà possibile prenotarsi tramite Whatsapp o telefono al numero 3409477867, oppure inviando un’e-mail a messina@feltrinellifranchising.it. La disponibilità dei posti dipende dal riempimento della sala.

 

Elisa Guarnera

Lucia Azzolina presenta a Messina il suo libro “La Vita Insegna”

Ospite della Libreria Feltrinelli, l’ex Ministra della Pubblica Istruzione Lucia Azzolina ha presentato venerdì 3 Dicembre 2021 il suo libro La Vita Insegna insieme a Simona Moraci, autrice del romanzo Duecento Giorni di Tempesta. Entrambe insegnanti con un vissuto ed esperienze fuori dal comune, sono state capaci con le loro considerazioni e racconti a dar luogo a un partecipato dibattito sulla scuola e sulla sua importanza per la società e per i ragazzi che la frequentano.

L’ex ministra dell’istruzione Lucia Azzolina assieme all’autrice Simona Moraci. © Francesco Greco

La Vita Insegna racconta della singolare storia dell’autrice che, partendo da una città siciliana che non offre molto, una famiglia modesta sia economicamente che culturalmente (la mamma casalinga, il papà guardia carceraria) e in una casa dove non ci sono libri, riesce a realizzare il sogno di diventare insegnante prima- con trasferte che la porteranno lontano e con le conseguenti difficoltà di essere fuorisede con uno stipendio basso – dirigente scolastico poi e straordinariamente Ministra della Pubblica Istruzione dal 2020 al 2021, in piena pandemia, durante il governo Conte bis.

Afferma Lucia Azzolina:

“Nonostante le difficoltà, i pochi soldi e la lontananza, ero felicissima di poter fare il lavoro che amavo, per cui avevo studiato per tutta la mia vita. Quando ho iniziato, per via della mia giovane età ero un pesce fuor d’acqua, gli studenti erano abituati ad un collegio di docenti anziani, questi ultimi fortunatamente si ponevano benevolmente, ero diventata un po’ la cocca.”

Ma l’elemento dirompente di Lucia non era solo l’età: arrivata dietro la cattedra è un’insegnante che cerca di rompere i vecchi schemi, non segue le consuetudini a cui gli studenti allora erano abituati, introduce nuovi modi di pensare e di fare scuola:

“Gli studenti prima di tutto sono delle persone, non numeri a cui dare dei voti. Con i miei ragazzi ho utilizzato l’autovalutazione, in questo processo ho quasi sempre riscontrato la loro maturità e onestà, si davano loro i voti e nel 99% dei casi corrispondevano sempre al voto che gli avrei dato io. “

Ma le novità non finiscono qui, la scuola non è più legata ad un sistema mono-direzionale, il cui giudizio va dall’insegnante agli studenti, ma diventa un processo bi-direzionale, dove i feedback riguardano anche gli studenti verso la prof. In questo caso dichiara l’ex ministro:

“Sono una persona che ha sempre voglia di migliorarsi, volevo capire dove sbagliavo, quali erano i miei punti deboli, desideravo ricevere un giudizio sincero, senza condizionamenti, allora ho detto ai ragazzi di scrivere al computer le loro considerazioni, questi venivano stampati in foglietti, veniva garantito l’anonimato, non sapevo chi fosse l’autore ne potevo capirlo ad esempio dalla calligrafia.”

L’autrice riflette anche riguardo al sistema dei voti, come vengono usati, i loro effetti:

“Bisogna far capire ai ragazzi che i voti sono sulla prestazione, non sulla persona. Se uno studente prende ad esempio 3, può pensare di essere una persona che vale 3 nella vita, ma non è così. Il voto si può sempre rimediare, bisogna stare attenti a come ci si pone con gli studenti, soprattutto in una fase delicata della loro esistenza come l’adolescenza. Quegli insegnanti che utilizzano il voto come strumento di ricatto sbagliano.”

Non mancano, nelle sue considerazioni, la visione politica e delle proposte:

“Nelle scuole primarie abbiamo abolito i voti e messo i giudizi, spero si arrivi ad introdurre questo metodo anche negli altri gradi di istruzione. Ritengo sarebbe più giusto valutare i ragazzi secondo le loro capacità e non secondo i loro voti; ad esempio in alcuni contesti di ammissione vale di più il saper dimostrare cosa si è in grado di fare e non il voto con cui ci si presenta”

 

“La Vita Insegna” di Lucia Azzolina (Ed. Baldini – Castoldi, Nov 2021) © Francesco Greco

Il libro è quindi la biografia di chi partendo dal basso è riuscito a realizzarsi nella vita, seguendo i propri sogni e aspirazioni, dimostrando che la scuola continua a svolgere la funzione di scala sociale; è il manifesto di un impegno che ripaga, la riflessione su una scuola che deve cambiare, liberarsi dalle discriminazioni, mettere al centro la persona, per una crescita anche umana oltre che culturale.

Francesco Greco

Un angolo di Lombardia a Messina: il Quartiere Lombardo

©Andrea Rapisarda – Case Feltrinelli, Messina 2019

Posto in pieno centro, il Quartiere Lombardo nasconde una storia che in pochi conoscono, residenti e non della città dello stretto.

Una storia ricca di solidarietà e senso di unità nazionale, valori che al giorno d’oggi sembrano degli echi lontani che risuonano da una fonte ormai quasi esaurita.

Il nome infatti, così come i nomi delle vie che lo percorrono (Brescia, Cremona, Bergamo, Como), testimonia quanto sia stato importante l’apporto delle città lombarde nella ricostruzione di Messina dopo il disastroso terremoto del 28 dicembre 1908.

Fonte: storia della Croce Rossa

All’indomani della tragedia, si assistette a un’impressionante mobilitazione nazionale e internazionale, per provvedere alle immediate necessità della popolazione sopravvissuta.

Il clima di fervente solidarietà è espresso al meglio da un articolo del quotidiano Alinari: “sul vasto campo seminato di macerie e di cadaveri vedemmo piangere i fratelli di tutto il mondo, qui convenuti in nome di un sentimento che affratella uomini di diverse razze e di diverse parti. E fra questa gente noi ricordiamo oggi […] i buoni e generosi fratelli lombardi i quali […] vollero dare il primo esempio della resurrezione delle città distrutte”.

Questo “primo esempio” non è altro che il Quartiere Lombardo, in assoluto il primo post terremoto ad essere costruito in muratura e rispettando le norme antisismiche in quella che molti definirono la “città provvisoria” o “città di legno”, essendo costituita essenzialmente da baracche.

Rinascita urbanistica

Alla data dell’inaugurazione del quartiere (28 dicembre 1910), tra le macerie ancora in vista, gli edifici “si contavano ancora sulle dita di una mano”.

Case Lombarde e via Milano – Fonte: solnet.it

I cittadini, perso il patrimonio storico-monumentale-architettonico e con esso la loro stessa “messinesità”, avevano un disperato bisogno di una miccia che desse inizio a quel processo di rinascita edilizia in grado di restituire un volto alla città e alla comunità che essa ospitava.

Questa rinascita partì proprio dal quel nucleo di 23 edifici a due piani, tra i quali spiccava l’Orfanotrofio Lombardo, costruiti su un’area di 21.620 mq a ridosso del torrente Zaera (viale Europa).

In tutta la Lombardia, in particolar modo a Milano, si assisteva a una vera e propria gara di solidarietà, che coinvolse tanto le istituzioni quanto i privati cittadini, incoraggiati dal Corriere della Sera, che seguiva attentamente la mobilitazione, pubblicando ogni giorno la “lista dei sottoscrittori” con i nomi di coloro che decidevano di spendersi per la causa.

I protagonisti veri e propri dell’edificazione del quartiere furono:

  • L’Opera Pia Lombarda: con la donazione di 1.600.000 lire vennero costruite le 23 “Case Lombarde”, l’Orfanotrofio, l’asilo Carlo Castiglioni, intitolato al benefattore medaglia di bronzo al valore.
  • Il Comitato Lombardo: costituito dal senatore Ettore Ponti (ex sindaco di Milano), dal commissario Rusconi (industriale lombardo), dagli ingegneri Nava e Broggi che progettarono gli edifici. Si stima che il Comitato donò circa la metà dell’intero contributo materiale e finanziario nazionale pubblico e privato.

Anche il futuro santo Don Luigi Orione accorse immediatamente a Messina (e vi rimase dal 1909 al 1912) per soccorrere i superstiti e ricostruire un’identità religiosa ai margini del quartiere. Egli stesso celebrava messe in una delle prime chiese-baracche, Maria SS. Consolata, che divenne ben presto punto di riferimento della comunità locale.

 

Orfanotrofio Lombardo – Fonte: solnet.it

I materiali per edificare il quartiere furono forniti dalle società Ferrobenton S.p.A. e Fratelli Feltrinelli Legnami, entrambe fondate dal padre del noto editore Giangiacomo Feltrinelli.

Rinascita culturale

“Il Quartiere Lombardo fu la grata

dietro la quale

era rinchiuso il mondo.

Case senza radici

e senza storia

piccoli cubi di lardo salato

salso di mare

vento africano..”

Così recitano i versi del giornalista e poeta Giuseppe Longo (Messina 1910 – Roma 1995), che volle rendere omaggio in una raccolta omonima al quartiere dove visse all’indomani del terremoto.

In una città pervasa da un senso di sradicamento socio-culturale, il quartiere fu casa ospitale e centro di aggregazione per alcune delle più importanti personalità del mondo culturale italiano.

Numerosi movimenti d’avanguardia sorsero tra le Case Lombarde: dai futuristi messinesi (Jannelli, Vann’Antò, Vasari) tanto apprezzati dal padre del futurismo italiano Marinetti; ai poeti simbolisti, ai quali si deve la prima rivista simbolista d’Italia “Le Parvenze” (Calabrò, Camagna, Toscano, Restori).

Fino ad arrivare al premio Nobel Salvatore Quasimodo, all’intellettuale Giorgio La Pira, al poeta Tommaso Cannizzaro, al cronista Mario La Rosa e ancora al giurista Salvatore Pugliatti.

Il Quartiere Lombardo è stato quindi al centro della rinascita non soltanto strutturale, ma soprattutto intellettuale, di una Messina devastata dal terremoto.

 

Il Quartiere oggi

©Andrea Rapisarda – dettaglio Quartiere Lombardo, Messina 2019

Sebbene dei 23 edifici originali oggi siano solo 12 i superstiti, la città non ha mai dimenticato l’impegno profuso dai compatrioti lombardi.

Attualmente, il Quartiere si estende tra il viale Europa, via Salandra, via Catania e il Viale San Martino.

©Andrea Rapisarda – Quartiere Lombardo, Messina 2019

In via Brescia troviamo l’Istituto Don Bosco, che ha preso il posto dell’Orfanotrofio Lombardo nel 1930, oggi scuola e oratorio per centinaia di bambini e ragazzi. Due targhe commemorative, prima collocate nelle pareti dell’Orfanotrofio, sono state poste all’esterno della struttura nel 2008.

©Andrea Rapisarda – Quartiere Lombardo, Messina 2019

Immediatamente accanto è sito l’Istituto Don Orione, oggi casa di accoglienza, cinema-teatro e sede di uno storico cineforum, nonché una statua del santo.

©Andrea Rapisarda – Quartiere Lombardo, Messina 2019

Sul lato opposto  del viale Europa sorgono le Case Feltrinelli, donate dai fratelli omonimi, che recano una targa con parole di ringraziamento scritte da Cannizzaro.

In questo complesso intreccio di personaggi, istituzioni ed edifici, possiamo dunque ancora oggi ritrovare tutti i protagonisti di questa meravigliosa storia, semplicemente passeggiando per l’affollato centro messinese.

©Andrea Rapisarda – Quartiere Lombardo, Messina 2019

Le vicende del Quartiere Lombardo prendono così nuovamente vita, nella sempre più concreta convinzione che l’Italia abbia bisogno, ora più che mai, di reali esempi di solidarietà tra Nord e Sud, per superare ogni differenza, diffidenza e disparità.

 

Emanuele Chiara

 

Bibliografia

Sergio Di Giacomo, “Il Quartiere Lombardo, la nobile Milano e la Lombardia per la risurrezione di Messina dal terremoto del 1908” e la bibliografia in esso citata.

“La mafia dei pascoli”: affinché tutto questo sangue non sia stato versato invano

21 Marzo 2019. Messina. È stato presentato alla Feltrinelli Point  “La mafia dei pascoli”, il libro di Nuccio Anselmo e Giuseppe Antoci, con la prefazione di Gian Antonio Stella, edito da Rubbettino, che ricostruisce le infiltrazioni mafiose al Parco dei Nebrodi e racconta la lunga storia di Cosa nostra barcellonese.

Il libro,di stampo autobiografico, racconta di milioni di euro guadagnati per anni in silenzio da Cosa nostra. Parla di un business “legale” e inesplorato. Boss che riuscivano inspiegabilmente ad affittare tanti ettari di terreno nel Parco dei Nebrodi, in Sicilia, terrorizzando allevatori e agricoltori onesti, li lasciavano incolti e incassavano i contributi dell’Unione Europea perfino attraverso “regolari” bonifici bancari. Un affare che si aggirerebbe, solo in Sicilia, in circa tre miliardi di euro potenziali negli ultimi 10 anni. Soldi non spesi, appalti truccati, truffe ingegnose, guadagni esorbitanti. Che nessuno vedeva o denunciava. Nessuno vedeva, sentiva o parlava. Fino a quando in quei boschi tanto magici quanto dannati non è arrivato Giuseppe Antoci, che è riuscito ad estirpare via la mafia dal Parco realizzando un protocollo di legalità che poi è diventato legge dello Stato ed oggi è applicato in tutta Italia. Cosa nostra aveva decretato la sua fine. La notte tra il 17 e il 18 maggio 2016 Antoci è stato vittima di un attentato, dal quale è uscito illeso solo grazie all’auto blindata e all’intervento armato del vice questore Daniele Manganaro e degli uomini della sua scorta. Antoci, nel libro, racconta a Nuccio Anselmo la sua esperienza, e il coraggio di tanti altri servitori dello Stato che gli hanno consentito di andare avanti nella sua battaglia. E per comprendere meglio il contesto Anselmo ha scritto anche della catena di omicidi ancora irrisolti avvenuti in quelle terre, di Cosa nostra barcellonese e dei Nebrodi, del primo grande processo contro il racket dei clan tortoriciani e delle dinamiche mafiose del territorio.

Insieme agli autori, Anselmo e Antoci, hanno dialogato: Sebastiano Caspanello, giornalista, e Carmelo Scilla, avvocato.

Gli autori hanno deciso di destinare i loro diritti sul libro all’Associazione “Quarto Savona 15”, dal nome in codice dell’auto blindata fatta saltare in aria a Capaci il 23 maggio del 1992 durante la strage che uccise Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della sua scorta. L’associazione “Quarto Savona 15” è nata su iniziativa di Tina Montinaro, vedova di Antonio, caposcorta del giudice. L’obiettivo è quello di mantenere viva la memoria della strage di Capaci del 1992, “trasformando il dolore in azioni concrete”.

L’associazione non ha scopi di lucro, non ha connotazioni politiche né partitiche. Ne fanno parte studenti, docenti, imprenditori, professionisti, impiegati, dipendenti pubblici, giornalisti, appartenenti alle forze dell’Ordine.

Gabriella Parasiliti Collazzo

Simonetta Agnello Hornby ci invita per un “caffè amaro”

Messina, ore 18:30 di un pomeriggio afoso dell’8 Giugno. Una folla gremita riempie la Feltrinelli Point. Dentro, a catturare l’attenzione di tutti, c’è Simonetta Agnello Hornby. La scrittrice, palermitana di nascita ma naturalizzato britannica, presenta “Caffè amaro” (€ 18.00, Editore Feltrinelli, p. 348), romanzo d’amore ambientato in Sicilia a metà dell’Ottocento. Con molta chiarezza ed al contempo con l’animo di chi certi problemi, certi disagi ma anche certe passioni li sente dentro, Simonetta ha raccontato il suo libro, sviscerandone i vari aspetti. C’è Maria, appena quindicenne, con le sue forme acerbe ma perfette ed una sensualità che emerge (“La bellezza è, prima di tutto, armonia”. È l’armonia che muove il mondo, che ci fa innamorare. Come in un romanzo, ciò che colpisce è l’equilibrio tra le parti”). C’è Pietro, ricco 34enne proprietario di alcune zolfatare, che inizierà Maria alle arti dell’amore. E, a incorniciare questa travagliata storia, c’è il contesto, un secolo buio, difficile per l’Italia ed in particolare per la Sicilia che, come sostiene la stessa Simonetta, soffre i postumi dell’unificazione. Ed è proprio qui, in mezzo a tutti questi lettori, che l’autrice descrive le passioni, le esperienze, le idee che dominano in “Caffè Amaro”. Simonetta non ci risparmia di darci una parte di sé stessa e ci racconta della sua famiglia, del suo lavoro da scrittrice, della sua predilezione per protagoniste femminili (“Le mie protagoniste sono sempre donne perché ho sempre conosciuto donne interessanti, fonti d’ispirazione per me”), facendoci conoscere la mente che c’è dietro il romanzo. Ed è proprio qui che, di fronte al suo pubblico siciliano, anzi messinese, Simonetta conclude dimostrando l’attaccamento alla sua terra d’origine, alle sue tradizioni ed anche al tanto amato dialetto, che nemmeno i suoi anni lontana dalla patria le hanno fatto dimenticare. (“Abbiamo il dovere di trasmettere ai nostri successori il folklore. Solo così possiamo creare un’identità, solo così possiamo far nascere una mente sana”).

Edvige AttivissimoIMG-20160609-WA0001