Salmo non sei Johnny Rotten!

Salmo
Le Carie non sono i Sex Pistols e Salmo non è Johnny Rotten ma tutto ciò merita un ascolto! – Voto UVM: 3/5

 

Prego, sedetevi comodi: Salmo ha iniziato un nuovo show! È uscito stanotte TRE – Vol. 1, il nuovo progetto di Salmo insieme alla sua band Le Carie.

Nei giorni scorsi, il rapper, aveva appeso in giro per Milano volantini e cartelloni che annunciavano l’apertura di un nuovo studio dentistico, Le Carie, situato in “Via Del Tutto Straordinaria”.

Tutto ciò altro non è che una trovata di Salmo per pubblicizzare questo su nuovo progetto. Ma allora perché tanto scalpore?

Salmo: originale o commerciale?

Il rapper, fin dall’inizio della sua carriera, ha sempre criticato un certo tipo di marketing musicale, – quello di Fedez per intenderci, – e adesso, “in via del tutto straordinaria” se ne esce con un espediente simile.

Proprio qualche anno fa in un’intervista, Lebonwski (alter ego di Salmo) aveva affermato che mai e poi mai avrebbe preso il lavoro di Fedez come punto di riferimento; ed invece eccoci qua.

L’eccentrico Salmo, dopo l’esperienza a Sanremo, dove ha partecipato come ospite e come producer, – sia per il brano “Egoista” di Shari, in gara al Festival, sia per Fedez, – ha deciso, dopo quasi un anno da BLOCCO 181, di lavorare ad un nuovo progetto insieme alla sua band, formata da Jacopo Volpe, Dade, Frenetik, Marco Azara, Verano, Carmine Iuvone e Damianito.

Punk, rock, metal…Sex Pistols!

Sono tre i singoli che Salmo ft. Le Carie hanno fatto uscire questa notte: TU X ME, BUGIARDO, UN ATTIMO; e se non brillano per il contenuto dei testi, sicuramente meritano almeno un ascolto per il sound, che ricorda molto i Sex Pistols ai tempi di Johnny Rotten.

Quasi dieci minuti di puro punk, in cui Salmo fa quello che gli riesce meglio: sfottere tutti e divertirsi nel farlo!

“Scegli tu per me, scegli che io di tempo non ne ho:
ho un importante aperitivo con gli amici del calcetto” (da Tu x Me)

Salmo ma che ci combini?

La versatilità stilistica del rapper ormai la conosciamo tutti, basti pensare ad Unplugged, dove l’artista, accompagnato proprio dai membri di Le Carie, ha lasciato tutti a bocca aperta, evidenziando ancora una volta il suo talento che oltrepassa i confini del rap.

Detto ciò, non ci resta che attendere e capire la forma che prenderà questo nuovo progetto del rapper. Nel mentre, buona pogata!

 

Domenico Leonello

 

“Disumano” di Fedez: un album che promette molto ma trasmette poco

Nonostante la presenza di pezzi molto validi, l’album risulta sconnesso ed è facile perdercisi dentro – Voto UVM: 3/5

Fedez torna in scena e sceglie di farlo in grande: arte, pubblicità che segue un concept ben preciso, donazioni, t-shirt e denuncia sociale. Soprattutto denuncia sociale, secondo quanto sostenuto dal rapper stesso.

L’ultimo album di Fedez, Disumano, è uscito venerdì 26 novembre su Amazon, IBS e Feltrinelli Store. Al momento l’album e il vinile sono disponibili in abbinamento ad un gadget  t-shirt Uniqlo, calzini Pixel Sucks, portachiavi Santoni o freesbee Versace; le card Panini invece risultano terminate.

In pochissimi giorni il disco si è posizionato al primo posto nella classifica FIMI e nel giro di una settimana è stato certificato disco d’oro.

Uno dei poster usati da Fedez per la sua “campagna elettorale”. Fonte: Instagram @fedez

Una macedonia poco riuscita

L’album segue uno stile tipicamente elettropop, con un sound che ricorda gli anni 80 e 90. Alcune canzoni hanno una base trap, altre sono ballad e quasi tutte hanno ritornelli orecchiabili.

Della denuncia sociale tanto pubblicizzata da Fedez stesso c’è poco. L’album segna sicuramente un ritorno alle origini dell’artista ma è un qualcosa di “leggero leggero” (per citare una canzone nell’album) se così si può definire. Andiamo con ordine.

L’album contiene venti canzoni. Per alcuni sono tante, altri hanno apprezzato. Le canzoni si suddividono in quattro parti e, già dalla lettura dei titoli sul retro del disco, si capisce che qualcosa non va: sembrano disposte a casaccio. In ogni parte sono presenti cinque canzoni diverse l’una dall’altra; sarebbe stato meglio forse disporre in ogni parte canzoni con lo stesso tema o comunque simili.

Se il lancio pubblicitario dell’album aveva seguito un filo logico facendo la caricatura di una campagna elettorale, l’album sceglie (spero volutamente) di essere un po’ confusionario. Se si ascoltano le canzoni singolarmente, sono tutte stupende, sia quelle destinate a diventare hit, sia quelle che non lo diventeranno. Ogni singola canzone sembra corrispondere all’esigenza di abbracciare tutti i gusti più disparati dei fan e non di Fedez. Tuttavia è proprio questo il problema dell’album.

“Disumano”: disco e card Panini. Fonte: amazon.it

In molti sostengono che se Disumano avesse avuto meno canzoni, sarebbe stato più coerente e facile da ascoltare, togliendo magari i singoli già usciti come Mille o Bimbi per strada, uno dei singoli usciti nel 2020 e che in molti non si aspettavano di trovare nell’album. Sarò di parte, ma personalmente ho apprezzato molto la presenza del brano in questo album, forse perché è una delle mie canzoni preferite.

  Tematiche importanti

Nonostante la frammentarietà, l’album è ricco di temi che riguardano la vita personale dell’artista, ma anche la sua vita social, quella che si pensa essere “sotto gli occhi di tutti”.

Fedez più volte si è espresso a favore di temi “politicamente corretti” e questo gli ha spesso procurato diversi grattacapi e denunce. Questo non ha fermato il rapper dal continuare ad esporsi e in molti si aspettavano che queste battaglie sarebbero state presenti anche nell’album. Le aspettative sono state un pochino deluse, eppure Disumano può essere definito un album quanto meno valido.

Quali sono i temi presenti nel disco? Proviamo ad analizzarli:

  • Denuncia sociale. Poca ma c’è. Attacchi a vari politici, primo fra tutti Renzi, ma anche Salvini e Meloni. Fedez attacca anche la Chiesa come istituzione politica più che religiosa. Vengono citati anche Federico Aldrovandi e Giulio Regeni, due ragazzi poco meno ventenni morti sotto le botte di chi avrebbe dovuto proteggerli: la polizia. Tutto ciò è contenuto soprattutto nel brano “Un giorno in pretura“, con toni duri e un beat pesante. È il brano più apprezzato dell’album ed effettivamente si capisce il perché. È un pezzo di critica sociale che centra il bersaglio, ma non è sostenuto da altri brani, per cui si perde in mezzo a tutto il resto.
    https://www.youtube.com/watch?v=KtEEYYThAg4
  • Amore, tanto amore. Per la moglie Chiara Ferragni e la figlia Vittoria, alla quale dedica un brano esclusivamente per lei, chiamato appunto Vittoria.
    https://www.youtube.com/watch?v=spPzq-6G3Lk&list=OLAK5uy_l4ZoneqSQfYJCbe8ugU8yN4zI_GVYt_xo
  • Malessere mentale. Fedez non ha paura di descrivere i suoi problemi attraverso la sua musica, anzi la usa per esorcizzarli. Attacca senza pensarci due volte tutti coloro che lo giudicano e che lo hanno tradito, facendo in alcuni casi i nomi ( J-Ax nello specifico). Non si vergogna a parlare di chi lo giudica solo perché condivide molto della sua vita personale e pensa quindi di sapere tutto di lui.
    https://www.youtube.com/watch?v=q_tn97D3Rfs&list=PLjcnaL80xEH4qhHnBho9JUcv0J4UgLpjt&index=20
  • Canzoni trash che non possono essere esattamente definite che avremmo potuto risparmiarci! ( La cassa spinge 2021)
    https://www.youtube.com/watch?v=VicDtBlB0Eg&list=PLjcnaL80xEH4qhHnBho9JUcv0J4UgLpjt&index=16

Tanti featuring

Fedez ha collaborato con molti artisti nella lavorazione del disco, alcuni già conosciuti nel panorama musicale italiano, altri no. Nove canzoni su venti sono featuring con artisti del calibro di Achille Lauro, Miss Keta, Tedua e Francesca Michielin. C’è anche Tananai, giovane esordiente indie uscito da Sanremo Giovani 2021.

Dargen D’Amico è una presenza costante in tutto l’album: appare in due brani come collaboratore e in moltissimi come produttore. Oltre a lui, l’album è stato prodotto anche da d.whale – già conosciuto nel settore per aver lavorato con Francesco Renga, Paola Turci e Nek fra gli altri.

Dargen D’Amico. Fonte: YouTube

L’impegno sociale

Una parte dei ricavi della vendita di Disumano e di tutto ciò che gli gravita intorno (come le statue che si vedono nella cover), è andata in beneficenza alla Fondazione Tog, un’associazione milanese che si occupa di riabilitazione di bambini affetti da patologie neurologiche complesse e che oggi ha in cura un centinaio di bimbi. Tramite Instagram il rapper ha fatto sapere:

Ho il sogno che la musica possa sostenere la partecipazione attiva delle persone. Voglio che questo disco sia parte di qualcosa che è davvero importante, la costruzione della nuova sede Tog. Grazie a chi ha creduto in questo progetto e a chi ci crederà. Non fermiamoci qui, continuiamo a sostenere questa preziosa realtà”.

Fedez consegna personalmente l’assegno di €200.000 ai bimbi in cura presso la Fondazione Tog. Fonte: Instagram @fedez

Tirando le somme

Fedez in questo disco mostra anche il suo lato “cantante” oltre che quello “rapper” e il risultato sembra piacere agli ascoltatori. Non si cimenta in acuti o in falsetti, ma la sua voce rimane riconoscibile, indice del fatto che almeno sotto questo punto di vista l’artista è in pace con sé stesso.

Personalmente l’album non mi è dispiaciuto. È facile apprezzarlo, ma la mancanza di un filo logico che collega tutto si sente. Rockol avverte in realtà una mancanza più grande e scrive:

“Disumano” arriva in modo frammentato e ripetitivo, a volte venato da ironia spicciola e adolescenziale, con momenti al limite del trash e un’intimità mai davvero profonda. È un po’ più a fuoco del predecessore “Paranoia Airlines”, ha alcune sonorità azzeccate e divertenti, ma vuole contenere troppi elementi con l’esito finale di risultare un album Frankenstein.

 

Sarah Tandurella

Fedez vs Codacons: episodio 30. L’ennesima querela verso il cantante

“Non ne posso più, sono perseguitato dal Codacons”

Tramite le sue stories di Instagram Federico Lucia, in arte Fedez, ha fatto sapere di essere stato nuovamente querelato dal Codacons. Si tratta dell’ennesimo episodio nella querelle tra il cantante milanese e il “Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori”. Quest’ultimo ha infatti presentato atto formale con cui richiede l’immediato sequestro dei 5 milioni di euro raccolti, anche grazie al cantante, per Scena Unita.

Fedez nelle sue storie Instagram, fonte: rds.it

 

Cos’è Scena Unita

Scena Unita è una tra le associazioni che negli ultimi mesi ha maggiormente sensibilizzato l’opinione pubblica sulla delicata situazione dei lavoratori del mondo dello spettacolo in periodo di pandemia. Con teatri, cinema e fiere necessariamente chiusi per contenere la diffusione del virus e i notevoli ritardi nell’adozione di misure concrete a sostegno di una classe di lavoratori troppo spesso ignorata o tralasciata, spesso gli aiuti sono arrivati da privati. Come si legge dalla loro pagina Instagram, Scena Unita ha raccolto in sette mesi circa 4.780.000 euro grazie al contributo di 154 artisti e più di 100 aziende. Il fondo, gestito da Cesvi in collaborazione con La Musica Che Gira e Music Innovation Hub, ha potuto così sostenere alcune realtà del settore che quasi sicuramente non avrebbero potuto superare gli scorsi, difficili, mesi.

Protesta organizzata dai lavoratori dello spettacoli in Piazza Duomo, fonte: LaRepubblica

La raccolta fondi “come Malika” e lo sfogo di Fedez

<<Riescono a paragonare la nostra raccolta fondi, con cui abbiamo raccolto più di 5 milioni di euro per i lavoratori dello spettacolo, alla raccolta fondi di Malika>>. Nella querela il Codacons compara la raccolta fondi all’increscioso episodio di Malika Chalhy, la ragazza cacciata di casa dopo aver rivelato alla famiglia di essere lesbica. Questa, per via delle sue vicissitudini familiari, aveva impietosito il cuore di molti ed aveva ricevuto una sostanziosa donazione frutto di una raccolta fondi. Peccato però che buona parte dei proventi siano stati spesi dalla stessa nell’acquisto di una Mercedes e di un cane di razza. Vicende diverse ma che hanno in comune un elemento: la raccolta fondi.

<<Fate schifo, sono stufo di essere perseguitato da voi. È incredibile che nessuno faccia niente per controllarvi. So quello che fate, come lo fate. Sono stufo di essere perseguitato anche quando si fa del bene. Hanno il coraggio di rompere i coglioni ad artisti che hanno raccolto milioni per aiutare i lavoratori dello spettacolo. Come è possibile succeda questo? Io ho 30 denunce, devo andare in tribunale 30 volte con questi stronzi che intasano i pubblici uffici. >>

Carlo Rienzi, presidente del Codacons, fonte: infiltrato.it

L’ennesima querela

Negli ultimi anni il Codacons sembra avere avviato una vera e propria guerra di logoramento contro i Ferragnez (nome con cui ci si riferisce alla coppia formata dal cantante e dalla influencer Chiara Ferragni). Una guerra che vede le due parti impegnate nella presentazione di denunce tra le più disparate. L’ultima delle quali circa una presunta pubblicità occulta a favore della Coca-Cola nella canzone “Mille” e nel video del singolo che Fedez canta con Achille Lauro e Orietta Berti. O prima ancora quando il cantante milanese facendo beneficenza a bordo di un’auto, di sua proprietà, ha mostrato il logo della casa produttrice. Come detto, dalla vicenda non è esclusa Chiara Ferragni: per l’ente l’influencer avrebbe compromesso le votazioni durante l’ultimo Sanremo chiedendo dal suo profilo Instagram di votare per il marito durante la serata finale del Festival. O ancora quando la stessa fu denunciata dal Codacons per blasfemia quando apparve raffigurata come una Madonna.

Lo scorso anno, durante il lockdown, era stato Fedez ad accusare il Codacons di aver fatto una comunicazione ambigua, chiedendo fondi per il Covid che poi sarebbero finiti nelle casse dell’associazione, la quale aveva risposto spiegando che anche loro pagavano le conseguenze economiche della pandemia. Accuse nuovamente ribadite nelle ultime storie su Instagram.

Storie Instagram di Fedez, fonte: musicologi.eu

La risposta del Codacons

Allo sfogo del cantante è seguita la replica dell’ente. L’intenzione dell’atto penale del Codacons ” è quello di tutelare le raccolte fondi come quella avviata da Fedez, e garantire trasparenza e correttezza ai donatori circa la destinazione e l’utilizzo dei soldi raccolti”. “L’atto chiama in causa anche i recenti fatti di cronaca, come il caso di Malika che ha tenuto banco sulla stampa per giorni e ha minato la fiducia dei cittadini verso le iniziative di beneficenza, senza minimamente paragonare la raccolta di Fedez a quella della ragazza”. Prosegue “circa gli insulti, l’arroganza e le menzogne contenute nel suo video e la violenza dimostrata nei nostri confronti varranno a Fedez una nuova querela per diffamazione, che il rapper si sarebbe potuto evitare se solo avesse letto (e compreso) l’atto che gli è stato notificato”. Conclude “In favore dell’influencer stanziamo volentieri una piccola somma per pagare un giovane docente di italiano che, da oggi, manderemo a casa di Fedez quando dovrà leggere atti da noi scritti, per essere certi che li legga e li comprenda a fondo”.

 

Cos’è lo stalking giudiziario ?

In seguito alla risposta diffusa dall’ufficio stampa del Codacons, un avvilito Fedez ha fatto sapere che citerà l’associazione per il reato di “stalking giudiziario”. Il reato, presente nel codice penale all’articolo 612 bis, tratta dei cosiddetti atti persecutori “le cui azioni moleste si sostanziano appunto nella reiterazione di pretese risarcitorie in sede civile, ricorsi amministrativi e persino in denunce-querela prive di fondamento ma strumentali esclusivamente a porre il destinatario in uno stato di angoscia o di prostrazione e a vessarlo”. Una fattispecie dai contorni ben chiari e in cui sembra possibile ricomprendere anche questa insensata diatriba tra l’ente e il cantante.

Filippo Giletto

Le donne non giocano a pallone: clamoroso episodio di misoginia alla Partita del Cuore

Sei donna, non puoi stare qui”, queste le parole pronunciate da Gianluca Pecchini, responsabile della Nazionale Cantanti, rivolte ad Aurora Leone, membro dei The Jackal, durante la cena prima del match della “Partita del Cuore”.

(fonte: Napoli ZAN)

Un episodio che ha dell’incredibile raccontato insieme a Ciro Priello, altro membro invitato, su Instagram: dopo essersi alzata a causa dell’intimazione, un altro organizzatore l’ha raggiunta al nuovo tavolo provando a giustificare il collega, per poi ribadire comunque che in quanto donna non avrebbe giocato la partita. Aurora, però, era stata convocata tra i giocatori della partita, ma adesso assieme a Priello ha deciso che non parteciperanno.

Hanno raccontato che diversi membri della Nazionale Cantanti si sono scusati per l’accaduto, aggiungendo di non desiderare che il trattamento ricevuto metta in ombra gli scopi di beneficienza della partita.

“Tu resti in tribuna”

Non hanno fatto in tempo a finire i festeggiamenti nazionali per la vittoria dei Maneskin all’Eurovision, festeggiamenti che hanno unito l’italia in quanto tale, senza discriminazioni, che un avvenimento di pura misoginia, quasi assurdo, ha coinvolto la povera Aurora Leone “in quanto donna”.

Aurora è un membro del gruppo comico nato su YouTube The Jackal, è la più piccola del gruppo, arrivata quasi per caso, ma in quanto tale è la più coccolata. Dal 2005 i The Jackal ne hanno fatto di strada sotto la guida di Ciro Priello, il vincitore del recente programma Lol, trattando, sempre con un velo di comicità, svariati temi sensibili, tra cui anche la violenza sulle donne.

L’episodio è accaduto alla vigilia della Partita del Cuore, la prima targata Mediaset, che andrà in scena stasera all’Allianz Stadium di Torino tra Nazionale Cantanti e la squadra dei Campioni per la Ricerca.

(fonte: Andkronos)

«Vi spieghiamo cosa è successo stasera alla Partita del cuore», inizia così il video denuncia di Aurora su Instagram insieme al collega Ciro: durante la cena ufficiale della vigilia della partita, il direttore generale della nazionale cantanti Gianluca Pecchini si è avvicinato al loro tavolo invitandoli ad alzarsi e ad andarsene dal tavolo della squadra, perché “non aperto alle donne”; “vai al tavolo delle donne”, avrebbe aggiunto poi.

Continua: «Guardate che non sono accompagnatrice di Ciro, io sono stata convocata come lui».

Ma Pecchini, ha insistito: “Non farmi spiegare perché non puoi stare seduta qui, tu non puoi e basta”. Il motivo sarebbe stato proprio l’essere donna, e non per il fatto che i due facessero parte della squadra avversaria, cioè i Campioni per la Ricerca: “Ciro può stare, tu no, non puoi stare seduta qui, sono le nostre regole. Non mi fare spiegare perché”.

«Ma questa è una partita di beneficenza, non la Champions League», hanno aggiunto i due comici.

Non è finita. Il racconto prosegue con Pecchini che dice: «Vabbé ma tu mica giochi».

Dopo averle ulteriormente chiesto le taglie del completino, l’ultima uscita infelice di Pecchini “Eh, il completino te lo metti in tribuna. Da quando in qua le donne giocano?”.

«A quel punto ci siamo arrabbiati e ci hanno cacciati dall’albergo».

Entrambi dovevano fare parte della squadra dei Campioni per la Ricerca, capitanati da Andrea Agnelli, pronta a sfidare la Nazionale Cantanti, per una buona causa: dare sostegno all’Istituto di Candiolo – Fondazione Piemontese per la ricerca sul cancro.

Aurora e Ciro però hanno deciso che non saranno presenti in quanto “non ce la sentiamo”; conclude però “ciò nonostante dobbiamo sostenere questo progetto, donate perché questo è lo scopo della partita“.

Le donne e il calcio

Il campionato italiano di calcio femminile è stato istituito nel 1986, per dar voce a tutte quelle donne volenterose di inseguire il “sogno del pallone” che viene tanto osannato in “Speravo de morì prima”, la serie su Francesco Totti, leggenda del calcio.

Nel 2012 Speciale Calciomercato su Sportitalia adottava come sigla “Le donne e il calcio di Rayden”, un brano rap ove si andavano ad indicare quelli che dovrebbero essere i principali interessi degli uomini, appunto donne e calcio. Da questo si poteva denotare, oltretutto, come le due cose fossero nette e separate, una cosa è il calcio, ben altra le donne.

Quante volte una ragazzina si è sentita dire “non puoi giocare, sei femmina”, in quanto il calcio è sempre stato etichettato come sport duro, sport da maschi virili, quando poi erano gli stessi maschietti virili che con taglietti assumevano atteggiamenti che, loro stessi definiscono, da “femminuccia”.

Forse, dunque dovremmo iniziare ad intendere la frase “le donne e il calcio” come un qualcosa che non si esclude reciprocamente a priori, anzi può convivere. Perché la verità è semplice: non è il genere a stabilire per cosa siamo o non siamo portati, è giusto che tutti abbiano le stesse possibilità, le stesse ambizioni “dentro e fuori dal campo”.

In molti sui social hanno manifestato il proprio sostegno ad Aurora. Come Fedez, che su Instagram ha scritto: «Sconcertante che un evento benefico si trasformi nella saga del maschilismo. @ciropriello organizziamoci noi una partitella di basket benefica, quando volete».

(fonte: Fanpage)

Anche la Nazionale cantanti esprime disappunto: «Alessandra Amoroso, Madame, Jessica Notaro, Gianna Nannini, Loredana Berté, Rita Levi di Montalcini, sono solo alcuni dei nomi delle tantissime donne che dal 1985 (anno in cui abbiamo giocato a San Siro, per la prima volta, contro una compagine femminile) hanno partecipato e sostenuto i nostri progetti. Il nostro staff è quasi interamente composto da donne, come quest’anno sono donne le conduttrici e la terna arbitrale della “Partita del Cuore”.                                                    La Nazionale Italiana Cantanti non ha mai fatto discriminazioni di sesso, fama, genere musicale, colore della pelle, tipo di successo e follower. C’è solo una cosa nella quale la Nazionale Italiana Cantanti non è mai scesa a compromessi: noi non possiamo accettare ARROGANZA, MINACCE, MALEDUCAZIONE E VIOLENZA VERBALE DAI NOSTRI OSPITI».

In mattinata anche il cantante Eros Ramazzotti è intervenuto dopo lo scoppio della polemica e in un post pubblicato sul suo account Instagram ha scritto: «Noi non siamo sessisti e tantomeno razzisti o omofobi, anzi, ognuno fa qualcosa per chi ha bisogno sinceramente per un comportamento incauto di due persone dello staff, non possiamo passare per quello che non siamo. W sempre la solidarietà. W le donne che sono parte fondamentale della nostra vita».

Non si è tirata indietro nemmeno la figlia di Eros, Aurora Ramazzotti, che ha espresso solidarietà e appoggio all’attrice: «C’è da dissociarsi ad alta voce e che non si dica più che il nostro è un Paese inclusivo; cose come questa succedono sempre. La strada da fare è lunga. Il maschilismo esiste. Solidarietà ad Aurora Leone».

Manuel De Vita

“Fedez-Rai gate”: la polemica per il tentativo di censura

«Mi hanno chiesto di omettere dei partiti e dei nomi ed edulcorarne il contenuto. Ho dovuto lottare un pochino, ma alla fine mi hanno dato il permesso per esprimermi liberamente».

Fedez sul palco del concerto del Primo Maggio (fonte: rollingstone.it)

Questo l’incipit dell’ormai super virale monologo del rapper che vanta un seguito di circa 30 milioni di persone sparse in tutto il mondo, diviso con la moglie con la quale è diventato re dei social. Si tratta di Fedez, che, ancora una volta, non ha esitato a chiarire la propria posizione in merito a questioni attualissime, questa volta sul palco del Concertone del Primo Maggio, trasmesso dai Rai Tre, sabato scorso.

Ripercorriamo gli eventi prima di analizzare la polemica che è scoppiata.

Il monologo e la telefonata con i vertici Rai

Fedez, in diretta, ha sin da subito reso noto l’avvenuto tentativo di censura da parte di Rai Tre. La prima parte del suo discorso incentrato sul sottolineare un sempre più forte bisogno di aiuti statali ai lavoratori dello spettacolo ritenuti insufficienti, soprattutto in confronto alle attenzioni riservate al calcio, anche dallo stesso premier Draghi – a cui il cantante si è rivolto direttamente durante l’intervento – scosso dalla polemica sulla Super Lega; poi, la parte che la Rai non ha approvato. Ancora una volta al centro dell’attenzione il Ddl Zan, disegno di legge divenuto strumento per la lotta all’omotransfobia e punto di divisione nel mondo politico e non solo.

Nella seconda parte, infatti, la lista di nomi e cognomi di politici leghisti che, in pubblico, hanno pronunciato frasi offensive, ma che la Rai avrebbe preferito non riportare in una tale occasione, evitando la polemica più aspra. Ma la polemica è scoppiata e più violentemente del previsto, proprio per il tentativo di dissuadere Fedez, prima che salisse sul palco, dall’essere così diretto. Tra l’altro, tutto ciò è stato documentato da un video.

Nel video, si può assistere a una telefonata con i vertici Rai, pubblicata dal rapper dopo che l’emittente televisiva aveva emesso un comunicato, sostenendo che non ci fosse stato questo tentativo di censura, né chiesti «preventivamente i testi degli artisti intervenuti al tradizionale concertone, “per il semplice motivo che è falso, si tratta di una cosa che non è mai avvenuta”.

Un frame del video diffuso da Fedez (fonte: larepubblica.it)

Però, nella telefonata – avvenuta qualche ora prima dell’esibizione – si sentono alcuni membri dell’organizzazione e la vicedirettrice della rete, Ilaria Capitani, chiedere di avere i dettagli dell’intervento e di “adeguarsi a un sistema”.

Censura sì, ma da parte di Fedez?

Nella mattina di domenica, la Rai ha replicato alla diffusione del video, sostenendo che, piuttosto, a usare la censura sia stato proprio Fedez ai danni del video pubblicato e che, dunque, sulla telefonata sia stato fatto un “taglia e cuci”. È stato ribadito di non avere tentato di applicare censura. Ma il cantante ha subito risposto, rendendosi disponibile a rendere pubblica la versione integrale.

“Né la Rai né la direzione di Rai3 hanno mai operato forme di censura preventiva nei confronti di alcun artista del concerto: la Rai mette in onda un prodotto editoriale realizzato da una società di produzione in collaborazione con Cgil, Cisl e Uil, la quale si è occupata della realizzazione e dell’organizzazione del concerto, nonché dei rapporti con gli artisti, Il che include la raccolta dei testi, come da prassi.” si legge nella nota dell’Ad Fabrizio Salini.

Il botta e risposta con Salvini e le diverse reazioni

Già prima del concerto era iniziata una discussione sui social tra Fedez e il leader della Lega. Quest’ultimo non ha aspettato nel dire la sua, subito dopo l’intervento sul palco del rapper, scrivendo su Twitter:

“La Rai non può comprare interventi d’odio a scatola chiusa e non si invochi la censura, perché al rapper non mancano certo spazi per manifestare il suo pensiero, tra l’altro noto anche ai sassi. Viale Mazzini ha ancora qualche ora per rimediare, dopodiché la Lega si muoverà in tutte le sedi competenti. E i sindacati si ricordino che il lavoro appartiene a tutti, non lo si svilisca per regalare qualche like a un cantante milionario.”.

“Un cantante, può porre in essere questi attacchi personali senza possibilità di contraddittorio? Nelle sue parole ho percepito una violenza inaudita.” ha replicato Jacopo Coghe, vice presidente di Pro Vita e Famiglia onlus, definito da Fedez “ultracattolico e antiabortista e amicone del leghista Simone Pillon”.

Non manca neanche la risposta dal Codacons, con cui il rapper ha avuto diversi e asprissimi screzi, finiti in tribunale. Se in prima battuta esso abbia attaccato la Rai, in secondo luogo ha portato l’attenzione su quella che ha accusato essere pubblicità occulta da parte del cantante che ha indossato capi di abbigliamento con marchi ben in vista, motivo per il quale procederà un esposto all’Antitrust e alla Commissione di vigilanza Rai.

Non è mancato l’intervento a favore di Fedez, da parte di Fabrizio Marrazzo, portavoce Partito Gay per i diritti LGBT+, Solidale, Ambientalista e Liberale, il quale ha ribadito essere necessario allontanare la politica dalla Rai, o meglio, da certe situazioni che dovrebbero rimanerne distanti, nel rispetto della libertà di pensiero.

Solidarietà anche da politici, come l’ex premier Giuseppe Conte, che senza molti giri di parole, ha scritto sui propri social “Io sto con Fedez. Nessuna censura.”. Nicola Zingaretti ha espresso tutta la sua indignazione nei confronti delle frasi riportate nel monologo e pronunciate in varie occasioni da politici leghisti, ricordando tutto il suo supporto a Fedez e per l’approvazione al Ddl Zan.

“La musica è libertà, trasmette emozioni e ci aiuta a comprendere, analizzare, maturare. Penso che il rispetto sia la cosa più importante e stia alla base di tutto, significa saper accettare le critiche e le idee diverse dalle nostre. E un Paese democratico non può accettare alcuna forma di censura.”. Queste le parole scritte su Facebook dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, aggiungendo tutta la stima nei confronti di Fedez anche per precedenti vicende.

La censura al Concertone: i precedenti

Alla seconda edizione del Concertone, Elio e le Storie Tese suonarono “Cassonetto differenziato per il frutto del peccato”, ma dopo pochi secondi rivelarono che quello fosse “un depistaggio per i funzionari della Rai” e attaccarono con una versione inedita di “Ti amo”, un pezzo che qualche mese prima avevano suonato per dodici ore consecutive. In quell’occasione, invece, si fermarono a cinque minuti, pure perché il nuovo testo – preparato accuratamente e scritto su un foglio – faceva nomi e cognomi della politica di allora, da Andreotti a Cossiga fino al presidente della Rai Enrico Manca. Così, si interruppe tutto. Un sarcastico e compiaciuto Elio allora esclamò “come Jim Morrison!” e poi si improvvisò un’intervista più “Rai-friendly” con il giornalista Vincenzo Mollica a Ricky Gianco. Un’edizione intensissima quella del ’91, perché anche la band – mai più vista – “I Gang” aveva annunciato di voler cantare Ombre rosse, per poi virare su Socialdemocrazia e annunciare uno sciopero contro Andreotti.

Dopo Elio e le Storie Tese, l’altro vero momento caldo della censura al Primo Maggio, arriva nel 2003, in pieno governo Berlusconi. Daniele Silvestri – all’epoca famosissimo per il brano “Salirò” – puntò l’attenzione sull’ostilità di Berlusconi nei confronti della magistratura italiana. Così, l’edizione del concerto dell’anno successivo fu l’unica andata in onda in differita di 20 minuti, per evitare frasi scomode, “comizi” e slogan politici.

Dunque, se in passato molti provarono a fare come Fedez, è innegabile che i social rendano tutto ancor più risonante, lasciando la possibilità ai singoli italiani di esprimersi in merito. Questa volta moltissimi hanno potuto manifestare ancor di più la propria solidarietà a un artista coraggioso. Ciò che ha colpito particolarmente è, non solo il coraggio, ma la gran empatia di Fedez, chiaramente un “privilegiato”, che invece di starsene tranquillo nel suo mondo dorato, ha comunque scelto di usare il suo privilegio per gli altri.

 

Rita Bonaccurso

Ddl Zan sull’omotransfobia: ecco cosa prevede e perché non è stata approvata. Dura mobilizzazione mediatica promossa da Elodie e Fedez

Il centrodestra blocca la legge contro l’omotransfobia in Senato. Il rinvio alla discussione del Disegno di Legge Zan ha visto coinvolti diversi personaggi della musica italiana, come Fedez ed Elodie che hanno alimentato la protesta sul mondo dei social, diffondendo il loro pensiero a macchia d’olio.

La Lega contro il ddl Zan sull’omofobia –Fonte:zazoom.it

La Commissione Giustizia del Senato non ha ancora calendarizzato la discussione dell’esame del ddl contro l’omotransfobia e misoginia, approvato già alla Camera il novembre scorso. Più comunemente viene conosciuta con il nome di ddl Zan, dal deputato Alessandro Zan appartenente al Partito Democratico che l’ha presentata.

I maggiori ostacoli per la sua approvazione vengono imposti, secondo il PD, dalla Lega ma anche da altre forze del centrodestra come Forza Italia e Fratelli d’Italia, che lo hanno definito come un provvedimento non prioritario, compromettendone l’avvio della discussione in Seconda Camera.

Cos’è la discriminazione

Discriminazioni in UE –Fonte:egalite.org

La discriminazione è il trattamento ineguale consistente per lo più nella violazione dei diritti a danno di individui o gruppi inferiorizzati o considerati a vario titolo marginali o addirittura estranei alla comunità. L’articolo 1 della Convenzione Internazionale, si sofferma proprio sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale definendola come

“una qualsiasi distinzione, esclusione, restrizione o preferenza basata su razza, colore, discendenza od origine nazionale o etnica che abbia lo scopo o l’effetto di annullare o pregiudicare il riconoscimento, godimento o esercizio, su un piano di parità, dei diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale, culturale o di qualsiasi altro tipo della vita pubblica”

Essa può essere:

  • Positiva: quando la disparità di trattamento è volta a favorire un gruppo o categoria di persone da lungo tempo discriminate. Ad esempio l’attuazione delle quote rosa o le facilitazioni all’inserimento lavorativo di persone con disabilità;
  • Negativa: quando la disparità del trattamento sia volta a sfavorire e/o ad escludere una persona o un gruppo di persone, in quanto socialmente e legalmente rilevante.

Il ddl Zan: ecco cosa prevede

Il provvedimento, se fosse approvato, instituirebbe misure di detenzione per coloro i quali compiano atti di discriminazione fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità.

I primi due articoli sono volti ad introdurre l’orientamento, il genere sessuale e l’abilismo, cioè quella forma di discriminazione che generalmente si crea sul presupporre che tutti abbiano un corpo abile. Questi, secondo quanto sancito dal Codice Penale agli articoli 604 bis e ter, puniscono la propaganda e l’istigazione a delinquere per ragioni discriminatorie.

Alessandro Zan , il papà della legge contro l’omotransfobia –Fonte:open.online

Il più importante, però, risulta essere il terzo articolo che modifica il decreto legge 122 del 1993, conosciuto come la Legge Mancino. Essa è un atto legislativo della Repubblica italiana che sanziona e condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista e aventi per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. Venne proposta dall’allora Ministro dell’Interno Nicola Mancino e mira reprimere i crimini d’odio e punisce l’uso di simbologie connesse ai movimenti politici suddetti.

Modifica della legge Mancino

Nell’articolo 1 del testo modificato dal disegno di legge Zan viene ad essere specificato che

“Per sesso si intende il sesso biolo­gico o anagrafico; per genere si intende qualunque ma­nifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso; per orientamento sessuale si intende l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi; per identità di genere si intende l’i­dentificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corri­spondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione.”

Il Disegno di legge “Zan” –Fonte:poterealpopolo.org

La disposizione come misura innovativa prevede, per chi commette atti di discriminazione sopraindicati, la reclusione fino a 18 mesi o una multa che può toccare quota di 6000 euro. Si prevede, altresì, l’istituto di pena:

  • Da 6 mesi a 4 anni per chi istiga a commettere o commette violenza per gli stessi motivi
  • Da 6 mesi a 4 anni per chi partecipa o aiuta organizzazioni aventi tra i propri intenti l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per gli stessi motivi
  • Per qualsiasi reato commesse per le finalità di discriminazione o di odio la pena viene aumentata fino alla metà.

La sospensione condizionale della pena, trattata dall’articolo 163 e seguenti del Codice Penale, stabilisce che al reo la cui condanna non supera i due anni di reclusione, può essere sospesa l’esecuzione della stessa. Inoltre se il condannato, durante la suddetta interruzione, non commette nuovi reati e adempie agli eventuali obblighi imposti dal giudice, si determina l’effetto estintivo delle pene principali e accessorie. In questo caso il detenuto per ottenerla dovrà prestare lavoro in favore delle associazioni di tutela delle vittime dei reati.

Giornata nazionale contro l’omofobia e i centri anti-violenza

Il provvedimento Zan avrebbe anche predisposto l’istituzione della “Giornata Nazionale contro l’omofobia” che si sarebbe celebrata il 17 maggio. Essa mira anche ad abbracciare la promozione della cultura del rispetto, dell’inclusione nonché a contrastare i pregiudizi e le discriminazioni. Sarà perciò fondamentale, al momento della sua approvazione, che le scuole di ogni ordine e grado inseriscano nei propri programmi, dei piani che puntino a far acquisire fin dalla tenera età, una maggiore sensibilizzazione verso queste tematiche.

Giornata mondiale contro l’omofobia –Fonte:repubblica.it

Oltre a ciò il disegno di legge predispone uno stanziamento di 4 milioni di euro annui per sostenere le strutture e i centri che lottano contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e di identità di genere, per offrire assistenza nell’ambito legale, sanitario, psicologico, vitto e alloggio alle vittime di odio.

L’appello degli influencer

Ddl Zan, il centrodestra blocca la legge contro l’omotransfobia –Fonte:ilfattoquotidiano.it

La cantante Elodie, sulla piattaforma Instagram, ha pubblicato una storia che riprendesse le fila della discussione sull’approvazione del ddl Zan, definendo “indegni” i parlamentari che vi si sono opposti.

“Questa gente non dovrebbe essere in Parlamento. Questa gente è omotransfobica”

La risposta non è tardata ad arrivare, è sopraggiunta attraverso un post pubblicato su Facebook dal senatore Simone Pillon, personaggio appartenente al nido leghista e membro attivo nelle lotte dell’integralismo cattolico. Tale battaglia plasma sotto un’unica direttrice ogni aspetto della società civile ai principi della dottrina cristiana. Il parlamentare ha così ribattuto

“le valutazioni sull’incardinamento di leggi ideologiche, inutili e divisive possono aspettare. Con buona pace di Elodie e di tutta la compagnia cantante…”

Pillon si mostra contrario al ddl Zan perché l’approvazione di una legge sull’omotransfobia permetterebbe alle coppie omosessuali di procreare attraverso “l’utero in affitto”, dando perciò il via libera alla maternità surrogata pratica vietata in Italia.  In realtà la legge non fa alcun riferimento alla procreazione assistita, bensì il suo nucleo si impernia nel prevenire e contrastare le discriminazioni e gli atti di violenza.

Fedez contro Pillon –Fonte:today.it

La mobilizzazione dei social non si è fermata,  ha ritrovato voce nella persona di Fedez, che con una serie di storie e dirette pubblicate attraverso il suo profilo Ig, ha lanciato un appello al Parlamento a “far presto” ed ha invitato i suoi followers a scrivere al Presidente della Commissione di Giustizia, Andrea Ostellari (Lega). L’obiettivo del cantante è quello di sbloccare il fermo a Palazzo Madama e di sfatare le fake news che condannerebbero tale legge come una norma volta all’introduzione del reato di opinione.

Fedez in diretta con Alessandro Zan –Fonte:ilfattoquotidiano.it

Durante la diretta sul social, infatti, il “mediatore” Fedez ha coinvolto il deputato Alessandro Zan, il quale afferma

“Noi abbiamo la maggioranza della commissione Giustizia che vuole la calendarizzazione, ma purtroppo è in ostaggio di una minoranza e del suo presidente, che decide sulla calendarizzazione, cioè di farne iniziare o meno l’iter. Quindi alla fine la legge è bloccata perché lui non è d’accordo. E’ assurdo.”

Da tale intervento risulta altresì chiaro come in uno Stato democratico, basti una minoranza all’opposizione, che risiede nella figura del Presidente della Commissione, per bloccare la calendarizzazione di un disegno di legge avente come obiettivi primari tutele, pari opportunità e diritti.

Giovanna Sgarlata

Scena Unita: Fedez per il mondo dello spettacolo

Dopo giorni d’attesa il nuovo progetto di Fedez finalmente è arrivato: si chiama Scena Unita ed è il fondo di solidarietà creato per sostenere i lavoratori della Musica e dello Spettacolo. L’idea, lanciata qualche settimana fa, mira ad offrire un aiuto concreto e immediato a tutti coloro che sono stati costretti – dalla pandemia di COVID-19 – ad interrompere le proprie attività e i propri progetti.

Il progetto

Da mesi ormai il settore dello spettacolo è in ginocchio e si fa sempre più reale il rischio che esso non riesca a reggere questa seconda battuta di arresto. Con la cancellazione di tutti i grandi eventi live, circa il 27% dei professionisti, ha dovuto cambiare lavoro.

Per questa ragione, numerosi artisti (per la precisione 86) si sono stretti in un unico abbraccio mostrandosi coesi e disposti a fare squadra; l’ unico obiettivo è quello di recuperare più fondi possibili per le maestranze che rendono possibili gli spettacoli che ammiriamo negli stadi, nei teatri e nei palazzetti ma anche in TV.

Fedez, in qualità di ideatore del progetto, ha tenuto a precisare che si tratta «di un movimento spontaneo di coesione e sportività di gruppo» e che tutti i partecipanti non hanno soltanto prestato la propria immagine ma hanno anche donato.

Profilo instagram @fedez

L’iniziativa non è «un atto di elemosina» ma un atto dovuto da parte degli artisti ed è supportato dal patrocinio del Ministero dei Beni Culturali. Il 50% del fondo sarà utilizzato per aiuti diretti, il 25% per attività formative e il restante 25% per supporto a progetti profit e no profit per occasioni di lavoro attraverso bandi.

Nella discografia del rapper italiano però c’è da sempre stato sentore di ribellione e di denuncia che poi è maturato in speranza e voglia di atti concreti; per questo abbiamo cercato nella sua discografia i pezzi che più lo caratterizzano e che confermano la realtà della sua iniziativa.

Fedez il ribelle 

La propensione del cantante nello schierarsi con chi, nella società moderna, non riceve i giusti meriti e riconoscimenti non è di certo una novità.

fonte: testi-musica.myblog.it

Sin dal 2013, con il singolo Si scrive schiavitù, si legge libertà ha usato parole taglienti. La stoccata è rivolta al nostro concetto di libertà che è quanto di più vicino alla schiavitù. Pensiamo di poter scegliere ma non è così: viviamo in un modo marcio, pieno di regole e ciò che noi pensiamo sia una nostra scelta, in verità è una decisione presa da qualcun altro.

È esplicito anche il riferimento all’Italia: dovremmo essere noi a cambiarla, a modellarla, ma non lo facciamo. Senza rendercene conto, stiamo con le braccia conserte e attendiamo che qualcuno lo faccia per noi. Diventiamo attori di un sistema di cui pensiamo di essere registi. Insomma, si tratta di un mea culpa molto chiaro, che non lascia spazio a dubbi e che, con il passare degli anni, non si è affievolito ma si è manifestato con ancora più vigore.

Nel 2014, con Generazione Bho, ha mostrato insofferenza nei confronti di una collettività omologata e poco creativa, senza idee. Una reazione decisa è ciò che serve per dare uno schiaffo alla monotonia dettata dai tempi. O si reagisce o si finisce nel baratro. Questo è il filo conduttore della sua “battaglia” senza armi ma di parole e concretezza.

Una bella storia di speranza 

Il ritratto di un  Federico più “pacifico” e meno ribelle è quello che emerge dal suo ultimo singolo Bella Storia. È vero, se interpretiamo alla lettera il testo, appare chiaro il riferimento a un lieto fine sentimentale, ma non è tutto. Il simbolo della pace, con cui ha scelto di promuovere il singolo, non è casuale.

fonte: sintony.it

Al giorno d’oggi avere tanta notorietà può essere veicolo di messaggi positivi: la violenza non può e non deve essere la risposta a un mondo che, sempre più spesso, non ci garantisce un futuro roseo. I riferimenti agli scontri parigini (nelle Banlieue nel 2005) e quelli allo Stato italiano, sono concetti negativi volutamente sottolineati e messi in contrasto con un finale che – si spera – possa essere migliore. Uniti e compatti, «possiamo fare, Bella Storia». Possiamo essere protagonisti dei cambiamenti: parola di Fedez.

Quindi, vediamo come nel passato e nel presente l’artista si è confermato. Nella pratica ha fatto qualcosa che ha dato «il senso di appartenere a una collettività» citando il grande Morandi, senza lasciare indietro nessuno.

Per cui Scena Unita, rappresenta un germoglio di speranza nei confronti della musica e – soprattutto – di chi con la musica vive. Spesso si dimentica che, dietro le quinte di uno show, lavorano centinaia e centinaia di persone disposte a donarci il loro talento. Non dimentichiamole, non rendiamole invisibili.

Chiara Gambuzza

Immagine in evidenza: sintony.it