Messina al fianco delle famiglie arcobaleno alla manifestazione “DisObbediamo”

“È l’amore che crea una famiglia” lo slogan della protesta che ha avuto luogo a Piazza Cairoli, Messina il 1 aprile. Scese in piazza centinaia di persone, riunite alla manifestazione promossa dall’Associazione Genitori OmosessualiFamiglie Arcobaleno“, che con la campagna “DisObbediamo” protestano contro la scelta del governo di impedire ai Comuni la registrazione automatica dei figli delle coppie dello stesso sesso.

Non solo: vuol essere anche un appello che si rivolge proprio ai sindaci e alle sindache di questo Paese che hanno sostenuto queste famiglie riconoscendo ai loro figli la loro identità familiare, invitandoli a disobbedire coraggiosamente.

Logo famiglie arcobaleno
© Victoria Calvo

Famiglie come tutte le altre

Ad aprire la manifestazione l’avvocata Maristella Bossa, socia di Famiglie Arcobaleno, con la quale, insieme alla compagna Isabella, lancia il forte appello.

La richiesta principale delle mamme, dei papà e degli alleati delle famiglie arcobaleno è il diritto al riconoscimento formale del rapporto di filiazioni di entrambi i genitori, sia quello biologico che quello intenzionale.

In questi anni, come sottolineano più volte, vi è un proprio vuoto legislativo, tappato parzialmente dal buon senso della magistratura e dei sindaci di molti comuni che hanno trascritto di loro spontanea volontà entrambi i genitori.

Un vuoto legislativo che, molto spesso, la stessa Corte europea dei diritti dell’uomo, e più recentemente, Didier Reynders, commissario europeo per la Giustizia, ha chiesto all’Italia di provvedere per rimanere in linea con i principi dell’Unione Europea. Ribadita, quindi, la necessità di tutelare l’identità familiare del minore a prescindere dall’orientamento sessuale dei genitori.

È chiaro che si tratta di un’azione meschina e ideologica, un’azione che il governo ha posto in essere sulla pelle dei bambini, che ha lo scopo di screditare la capacità genitoriale delle coppie dello stesso sesso e che si inserisce in un contesto più ampio di discriminazione contro tutta la Comunità LGBTQIA+.

Una manifestazione di protesta pacifica, come spiega Maristella Bossa, «volta a fare sentire la propria voce, come in tutte le piazze d’Italia, esortando ognuno di essi ad esprimere la propria sensibilità di padre, di madre, di figlio, di nonno, di zio contro quest’ingiustizia e questa discriminazione, perché non esistono genitori di serie A e genitori di serie B».

Bandiera LGBTQIA
© Victoria Calvo

Le parole della madre arcobaleno Egle Doria

La testimonianza di una famiglia arcobaleno è al centro della manifestazione. Egle Doria, referente interna di Famiglie arcobaleno Sicilia, racconta dell’unione civile nel 2019 con sua moglie Maria Grazia Pironaci. Dal loro amore è nata la figlia Marina Demetra, concepita in una clinica in Spagna tramite la fecondazione medicalmente assistita.

Come racconta Egle «in Spagna, insieme, abbiamo firmato un consenso informato che attesta per la Spagna che noi siamo le sue mamme. Lo stesso hanno fatto tutte le altre, lo stesso hanno fatto tutti gli altri papà, i papà che viaggiano per riuscire a coronare il sogno di genitoriali, che è un diritto di ciascun cittadino, di ciascun essere umano».

Definisce questa giornata come un momento di festa, perché solo grazie all’aggregazione e alla riunione di esseri umani si può lottare per i diritti, contro le discriminazioni. Devono comunque essere non solo momenti di lotta, ma momenti di festa, guerre di pace.

Egle però attira l’attenzione su una questione: secondo la legislazione italiana, se il genitore biologico dovesse venire a mancare, il figlio risulterebbe adottabile perché non avrebbe più un genitore o un tutore.

Nel momento in cui uno di noi genitori viene a mancare, nostro figlio diventa adottabile. Questo che cosa significa? Significa far entrare in casa tutti. Assistenti sociali, giudici, l’avvocatura in genere…

Egle doria che parla alla manifestazione famiglie arcobaleno
© Victoria Calvo

Siamo ancora troppo indietro

Secondo un’indagine Censis del 2021, quasi 20 milioni di persone in Italia reputa le persone omosessuali come malate.

Se è vero che nel corso degli anni il pensiero del nostro Paese stia andando via via “svecchiando”, d’altro canto è impensabile che nel 2023 l’attuazione dell’articolo 3 della nostra Costituzione – che riconosce e garantisce i diritti di tutti senza far alcuna distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali – sia ancora così lontana e incompleta.

Quanto ai papà, in media si pensa ancora che due papà non possano crescere un figlio per via della “incapacità” dell’uomo di prendersi cura della prole. E tuttavia, crescere un bambino va al di là del sesso dei genitori, prime guide nella sua vita, coloro che ne permettono lo sviluppo e la realizzazione personale. L’unica differenza è il riconoscimento da parte di uno Stato che non mette a pari livello i diritti di tutti i cittadini.

Gli organismi aderenti a Messina

Hanno aderito all’iniziativa organismi quali il Comitato Pari Opportunità del Consiglio Ordine Avvocati di MessinaAGEDO Reggio CalabriaANPI Sezione Comunale Aldo NatoliARCI Circolo Thomas SankaraARCI Circolo Paradiso per tuttiARCI MessinaARCIGAY MessinaAPS EIMI’Associazione Luca CoscioniCeDAV Centro Donne AntiviolenzaCentro Antiviolenza EVA LUNACentro Antiviolenza UNA DI NOI di Villafranca TirrenaNonUnaDiMeno MessinaPosto OccupatoClinica Legale e SocialeDiritti Umani CLESDUComitato Donne, Vita e LibertàEmergencyEumans!LELATPiccola Comunità Nuovi OrizzontiStretto PrideTenda della Pace e della Non ViolenzaTutrici e Tutori Volontari MSNAUna famiglia per amicoVeglie per le morti in mare.

Anche sindacati, CGIL e UIL, partiti e formazioni politiche: Cambiamo Messina dal BassoMessinAccomunaPartito Democratico+EuropaMovimento 5 StellePotere al PopoloRifondazione Comunista.

Victoria Calvo

Famiglie arcobaleno nel mirino, vietata la trascrizione automatica dei figli all’anagrafe

Sembra iniziata la presa di posizione del Governo nei confronti delle “famiglie arcobaleno”. Una circolare ha disposto l’interruzione delle trascrizioni automatiche dei certificati di nascita esteri dei figli nati da coppie omogenitoriali. Questo è il primo provvedimento del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che crea una netta disparità tra i figli nati tramite la gestazione per altri all’estero e i figli delle coppie eterosessuali. Per ora, le uniche che rimangono escluse dalla scelta del Governo sono quelle coppie di donne che partoriscono all’estero, per cui non esistono ancora disposizioni precise.

La decisione è stata presentata a Milano. La prefettura, su indicazione del Ministro dell’Interno, ha fatto riferimento alla legge 40 del 2004, quella sulla procreazione medicalmente assistita, consentita solo a coppie formate da persone di sesso diverso. Una legge che vieta anche la “maternità surrogata”.

Di fronte a questo esposto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, si è detto rammaricato e «pronto a portare avanti questa battaglia e seguire con la massima attenzione ogni sviluppo, normativo e giudiziario di questa complessa vicenda».

Cosa significa il mancato riconoscimento all’anagrafe

Senza la registrazione all’anagrafe, il bambino non verrà riconosciuto nel nostro Paese e non avrà accesso a quei servizi essenziali come la sanità o l’istruzione. Oggi è possibile identificare come genitore solo quello biologico, mentre l’altro dovrà fare richiesta di adozione per i casi speciali. Ciò implica, inoltre, un dispendio di tempo e denaro in spese legali. Significa anche ricevere visite da parte di assistenti sociali, psicologici e colloqui con magistrati e giudici che dovranno, poi, decidere se la famiglia sia adatta o meno a crescere il proprio figlio. Mettendo, dunque, in discussione un’intera identità familiare.

Fonte: EPA/ERIK S. LESSER

Il Senato boccia anche anche la proposta UE

Ieri la Commissione Politiche Europee del Senato ha bocciato la proposta dell’Unione Europea sul riconoscimento dei diritti dei figli in tutti i Pesi dell’UE  con l’adozione di un certificato europeo di filiazione.  Ovvero una sorta di carta d’ identità che riconosce al bambino lo status di figlio in ogni Stato membro, a prescindere dalle regolamentazioni interne dello status.

Il no dell’Italia, insieme a quello probabile di Polonia e Ungheria, non permetterà a questo Certificato di entrare in vigore. Una scelta fortemente criticata fuori e dentro i social, anche da esponenti politici come Alessandro Zan:

Proteste sotto la Prefettura di Milano: «Giù le mani dai nostri figli e dalle nostre figlie»

Sabato 18 marzo, alle ore 15, tutte le associazioni e le famiglie che da anni si battono per difendere i propri diritti, si ritroveranno sotto la Prefettura di Milano, per protestare contro la decisione di sospendere la registrazione dei figli nati da coppie omosessuali.

Lo stesso Giuseppe Sala, nel suo podcast Buongiorno Milano ha definito l’accaduto come «un passo indietro evidente dal punto di vista politico e sociale» e ha detto di mettersi «nei panni di quei genitori che a Milano pensavano di poter contare su questa possibilità» . «Una città così all’avanguardia non dovrebbe fare emergere questo tipo di disuguaglianze ma, al contrario, dovrebbe cogliere ogni opportunità concreta affinché continui il cammino di riconoscimento dei diritti di tutte e tutti, divenendone protagonista», ha aggiunto.

La risposta del Comune di Trento

Nonostante l’opposizione del Governo, a Trento sembra respirare un’aria diversa. Difatti, il sindaco Ianeselli ha registrato l’atto di nascita di una bambina con due madri.

Abbiamo applicato un principio di uguaglianza e sinceramente non condivido la scelta politica del Governodi fronte a due uomini o due donne che si amano non vedo perché lo Stato non dovrebbe garantire loro pari diritti. Al di là che si condividano o meno certe scelte, i figli di queste coppie esistono e vanno tutelati.

Il messaggio sembra chiaro e il primo cittadino fa notare come lui e molti altri colleghi siano dovuti intervenire per colmare un vuoto legislativo lasciato dal Parlamento.

Non è del tutto chiaro l’esito che avrà questa decisione, di sicuro è l’ennesimo colpo basso per tutte quelle famiglie che vedono sfumare i propri diritti, in un Paese che con l’avanzare del tempo sembra fare solo passi indietro.

Serena Previti