Psicologia del mentitore – Le bugie hanno vita breve

Lo scorso Martedì 19 Febbraio si è tenuto l’incontro “Psicologia del mentitore” presso la Feltrinelli Point Messina, tenuta dal dott. Pietro La Seta.

Psicologia del mentitore, Feltrinelli Point Messina 2019

Questo incontro è stato dedicato agli studi di Paul Ekman, pioniere della comunicazione non verbale e della psicologia delle emozioni, dove sono stati affrontati gli aspetti più importanti del suo libro “I volti della menzogna – Gli indizi dell’inganno nei rapporti interpersonali”.

“Non siamo né trasparenti come il lattante, né perfettamente camuffati, possiamo mentire o essere sinceri, riconoscere le bugie o non vederle, essere ingannati o riuscire a difenderci. Abbiamo possibilità di scelta e questa è la nostra natura.” – P. Ekman

Che cos’è una menzogna? È possibile scoprire un inganno attraverso le parole, la voce, i gesti e il viso?

Figura 1 – Cal Lightman, protagonista della serie tv Lie To Me, ispirato a Paul Ekman. Immagine utilizzata durante l’incontro.

Secondo Ekman, le espressioni facciali innate, essenzialmente, sono 6: il disgusto, il disprezzo, la tristezza, la paura, la rabbia e la sorpresa (vedi Figura 1).

Allo stesso modo distingue 6 tipi di sorrisi per coprire altre emozioni: il sorriso sentito,  il sorriso di paura, il sorriso di disprezzo, il sorriso smorzato, il sorriso triste e il sorriso Chaplin. Il più delle volte, il sorriso viene usato per coprire emozioni negative, tranne nel caso del “sorriso sentito”, il vero sorriso che esprime felicità, riconoscibile grazie alle zampe di gallina che si formano intorno agli occhi.

Secondo Ekman, inoltre, le emozioni negative sono le più difficili da simulare. Siamo incapaci di muovere volontariamente quei particolari muscoli facciali. Rabbia o disgusto sono più facili.

Gli indizi possono essere rivelatori, che mettono a nudo la verità, o di falso, in cui so che l’interlocutore sta mentendo ma non so qual è la verità.

Ma come, le bugie, possono essere scoperte?

Chiaramente, la vittima può scoprire per caso le prove oppure il mentitore può essere tradito da altre persone. I segnali di una bugia ritrovabili nel mentitore possono essere manifestati dal movimento del corpo, dalle inflessioni di voce, da una respirazione affannosa o troppo profonda, dal cambiamento di espressione del volto, dalla deglutizione della saliva, pause lunghe, ecc …

In questi casi, la macchina della verità non individua le menzogne come un metal detector ma rileva, e rivela, i segni di emozione (sudorazione, respirazione, pressione sanguigna), l’individuo si troverà in una situazione di massima apprensione per il rischio di essere scoperto.

Il senso di colpa può venire forse per il fatto stesso di mentire o per il contenuto della bugia, in ogni caso è diverso dalla vergogna. Tra l’altro si prova meno senso di colpa se si mente a persone che, secondo noi, si comportano male.

Ma questo era solo un convegno introduttivo,  continuerà su Instagram alla pagina PIETRO LA SETA (@pietro.laseta) .

Dott. Pietro La Seta, Feltrinelli Point Messina 2019

Mark Twain diceva:

Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe.

Tutte queste lezioni di Ekman non devono essere usate per diventare un bravo bugiardo ma per andare a caccia di mentitori. Tutti, nella vita, abbiamo detto una bugia, soprattutto da bambini con i genitori che dicevano “Le bugie hanno le gambe corte”. Con questo libro le bugie non hanno le gambe corte, hanno vita breve grazie all’occhio allenato di chi sa riconoscerle.

Serena Votano

Do you LovMe?

A tu per tu con uno degli organizzatori del LovMe Fest

LovMe Fest: tutti ne parlano, chiunque lo nomina. 

Ma come nasce questo festival ormai radicato nello spirito cittadino? 

Abbiamo intervistato Santi Enrico Bruno, uno degli ideatori di questo attesissimo evento, per saperne di più. 

 

 Come e quando nasce l’idea del LovMe Fest? 

 – Santi: L’idea del LovMe nasce esattamente quattro anni fa, il come è quasi ironico. Seduti ad un bar con quattro amici si parlava di feste e festival in giro per l’Italia ed un po’ per orgoglio, un po’ per invidia ci siamo chiesti perché Messina non dovesse avere il proprio festival. Così tra una richiesta, un rastrello ed un panino di anno in anno la LovMe Family è andata pian piano crescendo, coinvolgendo sempre nuove attività e nuovi volontari ed è questa la cosa che più ci riempie d’ orgoglio. Perché al di là del 2 giugno in sè, vedere tanti amici avvicinarsi e mettersi a disposizione, non per il LovMe soltanto, ma proprio per la propria città e senza volere nulla in cambia, è un qualcosa di straordinario.  

 

Parliamo della location: perché Villa Dante? 

– Santi: Perché Villa Dante… beh iniziamo dicendo che la prima location è stata Forte Ogliastri ed un pezzo di cuore resterà per sempre lì. Già l’anno scorso abbiamo virato su Villa Dante, un po’ per scelta e un per necessità. Uno degli ideali trainanti del LovMe è proprio la rivalutazione degli spazi verdi cittadini e la riappropriazione degli stessi. E allora perché non farlo proprio a Villa Dante che rappresenta il polmone verde più grande in città?! In più la Villa con i suoi ampi spazi si presta e permette una ricca programmazione e la realizzazione di tante attività con zone dedicate.  

Se devo parlare dal mio punto di vista soggettivo, per me Villa Dante ha una marcia in più su tutto, ci sono cresciuto e l’ho vista cambiare negli anni. Diciamo che sogno una villa dove sia sempre il 2 giugno! 

 

A chi non è mai stato a questo festival cittadino e ai titubanti: perché dovrebbero partecipare? Vogliamo cinque motivazioni convincenti. 

 – Santi: Solo cinque? Non è affatto facile, sai?  

Sicuramente per chi non ha mai visto il Festival della propria città vi è un girone dedicato all’inferno direbbe Dante. A parte gli scherzi, secondo me è un appuntamento imperdibile per la città di Messina, perché organizzato da volontari che da quattro anni dedicano anima e cuore per la riuscita, solo per esprimere il proprio amore verso la città, senza alcun secondo fine. 

Poi, lo spessore artistico, inteso come quantità e come qualità, sono tanti, tantissimi gli artisti coinvolti: dagli artigiani, ai pittori, illustratori, fumettisti, band, dj e davvero, chi più ne ha più ne metta. 

Mettiamoci pure che il 2 giugno è festa, quest’anno casca pure di sabato tra l’altro, che ci saranno decine e decine di attività gratuite ed esibizione e vabbè, cosa da non sottovalutare è free ragazzi, aggratiss! Il LovMe è sempre riuscito a fornire una manifestazione totalmente gratuita autofinanziandosi grazie a sponsor e area ristoro. 

Quindi perché non venire? 

 

Cos’è per te il LovMe Fest e cosa rappresenta per la città? 

 – SantiEcco, questa è la domanda che ci poniamo sempre tutti alla prima riunione dell’anno. Ne ho sentite parecchie di risposte, ma ti dirò la mia, riprendendo un titolo che descriveva così la manifestazione alla prima edizione: ” il LovMe è un vero e proprio gesto d’amore verso la città. Gesto d’amore da parte di tutti, di chi vi partecipa come volontario, partner, artista, espositore e anche da parte di chi semplicemente sceglie di passarci una giornata. ”

Ed è questo il messaggio che vorremmo passasse, tutti amiamo questa città, e dovremmo farlo 365 giorni l’anno ripartendo dai piccoli gesti. 

 

Jessica Cardullo

Quattro chiacchiere con Silvia Russo – Be Art: sii arte, anche tu.

“La percezione del sè: in quanti e quali modi ti definisci? Sai veramente che percezione hai di te? Rifacendoci a Pirandello, noi siamo uno, nessuno e centomila.”
Così si è aperto il secondo evento, tenutosi lo scorso 3 Aprile, del progetto Be Art: una casa da riempire, qualche giovane artista ed il carisma di chi vuole creare una realtà che a tentoni si fa spazio nella città dello stretto.

Dall’idea di Silvia Russo, ragazza di vent’anni dagli occhi sognanti, è nato questo progetto tra il casalingo e bohémien, ed ha tutta l’aria di non volersi fermare.
Tra oggetti dimenticati ed un altro “e anche questa è andata!” abbiamo scambiato quattro chiacchiere.

Cosa ti ha ispirata a creare questo progetto?

Molto semplicemente dovevo arredare questa casa che già avevo ed era completamente vuota; un giorno, al telefono con una mia amica, dicevamo che sarebbe bello arredarla con quello che trovavo, molto “fai da te”. Ho portato un sacco di libri, foto, che in camera non entravano più, e tutto ciò che portavo da vari viaggi. Il mio desiderio era quello di trasformare questa casa in una galleria d’arte, tutto al suo posto. Infatti, una volta sistemata mi rendevo conto che volevo condividere quel che avevo – che poi principalmente sono libri di arte, oggetti particolari, quadretti – con gli altri, ma non volendo “esporre” solo cose mie, ho contattato vari artisti e così è nato tutto. Inoltre avevo visitato diverse mostre che mi avevano ispirata e ho detto: facciamolo.

C’è un pubblico specifico al quale punti?

Mmh, sai non ci ho mai veramente pensato. So, comunque, che ho sempre voluto accogliere gente interessata all’arte, che vuole conoscere, apprendere, mettersi anche in discussione (come ad esempio il tema del secondo evento è stato “la percezione del sé”, un argomento estremamente soggettivo e profondo) . La mia paura era che, soprattutto in una realtà come quella di Messina, ci fossero persone che venissero solo per creare scompiglio, dare fastidio…insomma come diciamo qui, che venissero solo per fare “sciacquazza”. In ogni caso, parlando di età, non ho un prototipo. Certo, è stata una piacevole sorpresa vedere persone adulte che giravano per le stanze, interessate ed entusiaste dell’iniziativa. È un motivo di orgoglio, soprattutto perché non me l’aspettavo.

Hai trovato difficoltà ad inserire questo progetto in una città come Messina?

All’inizio pensavo non venisse nessuno: la prima mostra ha avuto un’affluenza che, contro le aspettative, ha superato le 200 persone. È stato pazzesco, io ho provato emozioni per un mese. Sono stata felicissima! Ho comunque notato che sono poche le persone realmente interessate, inoltre con questo progetto mi sono resa conto che abbiamo creato qualcosa di più di una mostra: chi ha partecipato ha visto che cerchiamo di far interagire il pubblico con le opere e con gli artisti (ndr. Durante la prima edizione il pubblico si poteva mettere alla prova sfruttando i propri sensi; durante la seconda era presente una make-up artist, e ad ogni persona si scattava una foto sulla quale una degli artisti vi disegnava sopra). Ho sempre voluto creare un legame tra chi guarda l’opera e chi la crea, già il nome stesso del progetto lo suggerisce: sii arte anche tu.

Hai intenzione di procedere sulla stessa linea, sviluppando il progetto allo stesso modo o…

Ti dirò, ancora non lo so – ancora devo metabolizzare questa – comunque sto iniziando a pensare a qualcosa all’aperto, in un giardino durante il periodo estivo. L’importante è mantenere le radici di questo progetto: “casalingo” ed interattivo.

Gli artisti che hanno partecipato alla seconda edizione di Be Art sono (in ordine alfabetico):

  • Vittoria Abramo aka VITTY – grafica
  • Sofia Bernava – pittura
  • Giuseppe Bongiorno – scultura
  • Manuel Cavalli – disegno
  • Giordana Ciccolo – pittura
  • Carlo Ciliberto – fotografia
  • Davide De Stefano –  fumetto
  • Alessia Giuffrida – fotografia
  • Giulia Greco – fotografia
  • Elena Imbesi – collage
  • Gabriele Ingrassia – disegno
  • Silvia Mancuso – make-up artist
  • Silvia Russo – fotografia
  • Andrea Speranza – disegno
  • Anna Viscuso – pittura tridimensionale
  • Paolo Enrico Zagami – fotografia

Belle cose per bella gente! E con l’augurio che tutto vada per il meglio, non ci resta che aggiornarci sulle pagine Facebook  Be Art (@beartmessina) ed Instagram @officialbeart .

 

 

 

Giulia Greco