Sanremo #Day4: colpi di scena

©CristinaGeraci – Lungomare di Sanremo, 2020

Il venerdì inizia presto, con una chiamata speciale: la manager di Alberto Urso.
Riusciamo a fissare un’intervista esclusiva, a quanto pare Alberto ha un bel po’ da fare in questi giorni.
La giornata inizia bene, tra caffè e commenti sulle performance del giorno seguente.
Ci incamminiamo subito verso il centro, qualche scatto per la città e già il buio appare.
Il primo incontro della giornata è a Casa SIAE: assistiamo ad una breve ma interessante intervista a Gabriella Martinelli e Lula, prossime a sfidarsi con gli altri artisti per vincere “Sanremo Giovani”.

©CristinaGeraci – Casa SIAE, Sanremo 2020

Il format dell’intervista è “La prima volta”: ruota tutto attorno al primo approccio alla musica, l’emozione del festival; parlano del significato del testo della loro canzone “Gigante D’Acciaio” e dell’importanza della sicurezza sul lavoro.
Due chiacchiere con i colleghi delle radio universitarie, gli spritz che non vengono più contati ed è subito ora di cena.
Un panino veloce e torniamo in postazione a casa SIAE.
Inizia la quarta serata del festival con Tecla, canta “8 marzo” che si scontra con Marco Sentieri e la sua “Billy blu” – rimane in gara Tecla.
Subito dopo è il turno di Leo Gassman con “Vai bene così”, contro Fasma e la sua “Per sentirmi vivo”– il vincitore è Leo Gassman.
Dopo l’intervento di Fiorello in vesti di coniglio e imparruccato da Maria De Filippi, è il momento di scoprire il verdetto delle Nuove Proposte – intanto Eugenio in via di Gioia riceve il premio della Critica e Tecla il premio Sala Stampa.
A trionfare è il brano di Leo Gassmann, a cui segue Tecla, che riascolteremo anche  in occasione della finale del festival.

Da qui inizia la gara dei Big, con Paolo Jannacci e la sua “Vorrei parlarti adesso” .

Molto gradito il ritorno di Fiorello dopo l’assenza del giovedì sera;  segue Tiziano Ferro ed il momento del medley dei suoi successi: In mezzo a questo inverno, Ti scatterò una foto e L’amore è una cosa semplice.

Scena clou è il duetto dei sopracitati come sigillo di pace: il brano è “Finalmente tu” (con bacio a fior di labbra e “disperazione” di Ferro che teme il divorzio dal marito Victor).
Arriva poi la Clerici, che scende le scale dell’Ariston in rosso e dopo l’ospite internazionale della serata la seducente Dua Lipa, che canta “Don’t start now” con le sue ballerine.

Riprendono le esibizioni dei  Big con Rancore che canta “Eden”, seguito da “Come mia madre” di Giordana Angi.
Dopo il saluto di Amadeus ai genitori (Clerici affettuosa: “Goditeli finché ci sono”), sul palco Gabbani con “Viceversa” – ad oggi è al primo posto della classifica.

La gara continua con Raphael Gualazzi e la sua “Carioca” accompagnato da strumenti musicali appariscenti e due bimbi che ballano sul palco.
È il turno dei Pinguini, “Ringo Star” che convince sempre di più il pubblico.
Anastasio arriva in rosso, canta “Rosso di rabbia”.
Sul palco rientra Amadeus accompagnato da Francesca Sofia Novello, fidanzata di Valentino Rossi.

Amadeus traccia una linea con uno spray per sdrammatizzare la gaffe fatta prima del festival: nssun passo in avanti per Francesca Sofia, che subito presenta la bellissima Elodie, che canta la sua “Andromeda”.
Torna sul palco Tiziano Ferro con “Portami a ballare”.
Arriva Riki con la sua “Lo sappiamo entrambi”.

Tony Renis scende le scale dell’Ariston e subito obietta:”Ieri hanno cantato di tutto e non hanno eseguito Quando Quando Quando” – tutto questo per duettare con Fiorello nella canzone. Anzi no, la canta solo Fiorello mentre Renis dirige l’orchestra. One Man show.
Il saluto e ringraziamento alla carriera di Vincenzo Mollica, giornalista Rai sempre sul balconcino celebre – ultimo anno di servizio per lui. Slide con i salute di personaggi famosi: da Stefania Sandrelli a Vasco Rossi.
La serata si anima quando annunciano l’entrata sul palco di Ghali: entra in scena ma finge di cadere, rotolando giù dalle scale. In realtà non è lui bensì è una messinscena. Canta un medley e il nuovo singolo “Good time” – conclude l’esibizione regalando una delle sue maschere ad Amadeus.

©CristinaGeraci – Ghali sul Nutella Stage, Sanremo 2020

Scende sul palco Diodato, con la canzone che conquisterà il primo posto nella classifica della serata;; come già detto, Diodato fa tanto rumore. Si passa subito a Irene Grandi.

Mezzanotte e mezza e non siamo nemmeno a metà gara, molto bene- Achille Lauro in versione Manson con un completo firmato Gucci, “Me ne frego”.
Dopo gli auguri a Vasco Rossi, Piero Pelù canta “Gigante”, sempre più orecchiabile ad ogni passaggio sanremese, e lancia un messaggio contro la violenza sulle donne.

Altro momento ospitata: Gianna Nannini con Coez cantano “Motivo”.
Nel frattempo arriva Ghali a piazza colombo, dove ci tiene compagnia con uno spettacolo impeccabile e molto coinvolgente.

Tosca sul palco con “Ho amato tutto” e ringrazia per il premio delle Cover ricevuto ieri sera.

Michele Zarrillo con il suo brano “Nell’estasi e nel fango”; segue Junior Cally con “No grazie”: applausi al suo ingresso e alla fine (con qualche “simpatico” fischio…).
E’ il momento de Le Vibrazioni, ai piani alti delle classifiche con la loro “Dov’è”: applausi dall’Ariston alla fine della loro esibizione.
Alberto Urso è il prossimo ad esibirsi con “Il sole ad est”: Scende in mezzo al pubblico durante l’esibizione, va incontro ai suoi genitori.

Morgan inizia a cantare “Sincero” e Bugo abbandona il palco: colpo di scena poco prima della due di notte, durante l’esibizione del duo sul palco del Teatro Ariston. Ma cosa è successo? Dopo l’annuncio di Antonella Clerici, Morgan è sceso dalle scale, inizialmente da solo; si è fermato, ha guardato indietro e Bugo lo ha raggiunto, mettendosi l’auricolare. La performance è iniziata ma Morgan ha iniziato a leggere da uno schermo e da alcuni fogli, apparentemente modificando il testo della canzone originale e mantenendo solo alcune parole. Poco dopo, Bugo, evidentemente seccato, se ne è andato dal palco, lasciando Morgan, da solo. Un’uscita di scena improvvisa che ha creato caos e imbarazzo sul palco.

Amadeus è andato dietro le quinte per cercare di capire cosa fosse successo. Stesso tentativo fatto da Fiorello, senza successo.
Dopo il caos, Rita Pavone si esibisce con la sua energica “Niente”, cui segue Enrico Nigiotti.

Ma la curiosità è di scoprire se Bugo tornerà… e alla fine, gli artisti sono stati squalificati.
La classifica della sala stampa per questa quarta serata:

23) Alberto Urso

22) Riki

21) Enrico Nigiotti

20) Michele Zarrillo

19) Giordana Angi

18) Elettra Lamborghini

17) Junior Cally

16) Marco Masini

15) Levante

14) Rita Pavone

13) Paolo Jannacci

12) Raphael Gualazzi

11) Anastasio

10) Irene Grandi

09) Achille Lauro

08) Elodie

07) Rancore

06) Tosca

05) Piero Pelù

04) La vibrazioni

03) Pinguini Tattici Nucleari

02) Francesco Gabbani

01) Diodato

La serata continua con un po’ di amaro del capo, sponsor di casa sanremo, e il dj set di Provenzano.

©CristinaGeraci – Nutella Stage, Sanremo 2020

 

Ci incamminiamo verso casa, pronti ad incontrare domani mattina Alberto.
Finisce con una birra prima di coricarci il quarto giorno del festival.

 

 

                                                                                      Federica Vitale

Levante ed il suo Magmamemoria – Tocca a Messina

Feltrinelli Point - LP "Magmamemoria", Levante - ©GiuliaGreco, Messina 2019
Feltrinelli Point – LP “Magmamemoria”, Levante – ©GiuliaGreco, Messina 2019

Udite, udite! Insieme alla nostra ripresa di attività, gioia più grande ce la poteva dare un’artista affascinante come Claudia Lagona, in arte Levante.

Giorno 4 ottobre è uscito il suo nuovo disco Magmamemoria negli store e sulle piattaforme streaming digitali. Qualche “spoiler” ce lo ha anticipato pubblicando ad Aprile 2019 il brano “Andrà tutto bene”, il botto lo ha fatto con la diffusione del feat. con Carmen Consoli “Lo stretto necessario” , ed infine “Bravi tutti voi” qualche giorno prima della pubblicazione dell’intero disco.  Già “Andrà tutto bene” e “Lo stretto necessario” hanno superato i due milioni di ascolti su Spotify, cavalcando l’onda della nostalgia di casa e della denuncia sociale che ultimamente dilaga nella nostra società. Attenta, discreta e sempre sincera, il suo tour di incontri firmacopie fa tappa a Messina, presso La Feltrinelli Point – via Ghibellina 32, sabato 12 Ottobre alle ore 14.30.

Ma c’è di più, questa tappa non sarà un semplice firmacopie: prima del vero e proprio momento di autografare il disco, l’artista si confronterà con i presenti sorteggiando le domande dei fan che all’entrata della libreria potranno scrivere e inserire in una teca. Oltre alle domande cartacee, Levante risponderà ad una domanda sorteggiata via Instagram, per poi dare inizio all’incontro diretto con chi ha acquistato il disco. L’accesso è aperto a tutti, ma verrà data priorità a chi ha acquistato il cd o il vinile presso il punto vendita.

 

Desiderate avere maggior info? O andate all’evento o seguiteci sulle nostre piattaforme!

 

Feltrinelli Point – CD “Magmamemoria”, Levante – ©GiuliaGreco, Messina 2019

 

Qui i link degli eventi:

https://www.facebook.com/events/ical/upcoming/?uid=100001389046414&key=AQCTh5u3vv6C6V–

https://www.facebook.com/events/579214682822416/

 

 

 

Giulia Greco

 

Il Mish Mash stupisce concludendo in piena regola

Dopo il primo giorno di festival in cui la gente si accalcava per poter sentire i Pinguini Tattici Nucleari, gli ultimi due giorni si rivelano comunque intensi e altrettanto interessanti.

Il 13 agosto alle ore 18:30 la fila dietro le porte del Castello di Milazzo aspetta il secondo giorno del Mish Mash. L’attesa è lunga, ma ci regala l’avvistamento dell’artista Nitro mentre si allontana dal luogo dell’evento dopo le ultime prove generali.

©Marina Fulco – Tropea, Mish Mash Festival 2019

Il primo nome della giornata è rappresentato dai Tropea. Artisti provenienti da Milano, suonano un genere che spazia dal dream pop ricordando il nostro gruppo siciliano Veivecura, fino ad accenni alla musica elettronica e rock. Presentano un concerto che stupisce il pubblico, in cui il cantante, dopo essersi tolto la maglietta, si è letteralmente lanciato sul pubblico intonando brani di artisti del passato. Le ultime canzoni sono eseguite con il sassofono con parecchio virtuosismo pari al talento dei suoi musicisti.

©Marina Fulco – Eugenio Cesaro degli Eugenio in via di gioia, Mish Mash Festival 2019

Poi è il turno di Eugenio in via di gioia. A presenziare tra il pubblico gente proveniente da ogni parte della Sicilia e non solo. Cantano diversi brani, dai più vecchi a quelli più nuovi, presenti nell’ultimo album. Gli ultimi sono quelli più famosi e che fanno cantare tutti a squarciagola. Eugenio Cesaro, frontman e chitarrista della band, ci intrattiene con pieno entusiasmo e sana ironia. Il resto del gruppo lo appoggia e sostiene. Per non parlare del loro rituale riguardo al cubo di Rubik: invitano chiunque lo possedesse a salire sul palco e sfidarsi tra loro per completare la combinazione del cubo. Tutti i brani sono preceduti da una piccola presentazione la quale ci tiene incollati al palco per guardarli tutto il tempo senza sosta. È un concerto intenso, e loro sono felicissimi di essere in Sicilia. A fine concerto si rendono disponibili ai fan per foto e firme.

©Marina Fulco – Nitro, Mish Mash Festival 2019

Ma l’artista più acclamato e atteso della serata è Nitro: cantante rap e hip hop vicentino. Le canzoni sono intervellate da pause in cui ne approfitta per rilassare le corde vocali e riprendere fiato, ma anche per discutere dei suoi pensieri. Tutte le sue parole stupiscono e gli rendono valore. Prima di tutto per l’estrema importanza che attribuisce alla musica, al dj che sta dietro di lui spiegando cosa significa esserlo, e alla necessità di non creare troppa competizione tra vari gruppi e generi musicali. Il suo concerto è uno di quelli che rimarrà nella memoria di molti anche perché prospetta una strada solo in salita. Dietro a ogni brano traspare il suo grande impegno a mantenere vivi i suoi ideali e princìpi, nonostante la pressione discografica che purtroppo hanno tutti gli artisti.

©Marina Fulco – Andrea Pulcini dei Canarie, Mish Mash Festival 2019

Il 14 agosto invece i cancelli aprono alle 19:30 e il tempo non sembra essere dei migliori. Nuvole grigie coprono il cielo e l’odore della pioggia si fa sentire. Non c’è molta gente che aspetta di entrare, anzi, il pubblico arriva ben oltre le 21:00 e i Canarie iniziano a suonare con poche presenze sotto il palco.

I brani proposti sono calmi, salvo due o tre più rock e la cover di Summer on a solitary beach di Battiato. Diverse canzoni parlano del mare, addirittura ce n’è una su Stromboli.

©Marina Fulco – Adriano Viterbini degli I Hate My Village, Mish Mash Festival 2019

Poi è il turno degli I Hate my Village, e dalle 22:00 il palco si riempie di riff e distorsioni potenti con i musicisti Adriano Viterbini, fondatore e chitarrista (Bud Spencer Explosion), Fabio Rondanini per la batteria (Afterhours e Calibro 35), Marco Fesolo al basso (Jennifer Gentle) e alla chitarra e voce Alberto Ferrari (Verdena). Non molto conosciuti al grande pubblico se non per aver fatto parte di altre band. Sono tutti ottimi artisti ed è un onore sentirli suonare. Si esibiscono sulle note del loro album e in più ci deliziano con una cover di Micheal Jackson e per chiudere con una potente jam.

A partire dalle 23:00 il pubblico cambia target con presenze di età più avanzata, ma sono presenti anche molti giovani, tutti in attesa dell’entrata di Nada, che arriva a mezzanotte scoccata.

Le note di Una pioggia di sale ci ricordano il meteo di questa giornata non perfetta, e Luna in piena suonata con la luna piena in cielo rimarca il parallelismo con la serata.

Nada ci racconta della sua vita, regalandoci un po’ della sua esperienza che la rende la grande artista che è. Parla di sua madre alla quale ha dedicato molti suoi brani. È ancora un’artista che si mantiene in forma e che rivela delle sue parti nuove e più moderne. 

Il pubblico chiama il bis, così canta tre canzoni, due delle quali sono le sue più famose e conosciute: Amore disperato e Che freddo fa.

©Marina Fulco – Nada, Mish Mash Festival 2019

Per finire la serata si sposta al monastero dove ad attendere il pubblico c’è il dj set a chiudere il festival, dando così inizio al ferragosto.

Complessivamente il festival si è dimostrato valere il suo prezzo. Molti gruppi hanno calcato questo palco in questi giorni, il bilancio di presenze è positivo, registrando tantissimi giovani unitamente a persone di tutte le età e provenienze, che hanno varcato le porte del castello e della città di Milazzo assaporandone la cultura, storia e tradizione. Molti di loro hanno avuto la possibilità di entrare in contatto con gli artisti conoscendone il backstage. L’occasione di avere diversi artisti durante le varie giornate ci ha dato la possibilità di scoprirne la musica. Ci ha trasmesso la voglia di approfondire e riascoltarla a casa, magari acquistando il CD o il vinile presente nello stand merchandise.

Il festival si conferma una forte attrattiva che nel tempo può essere fonte di incremento economico per il nostro paese, che nonostante le mille difficoltà, continua a regalare bellezza.

 

Marina Fulco

Mish Mash day 1: Milazzo fa sciogliere anche i Pinguini

Dopo il Welcome Day, il Mish Mash entra nel vivo, anche se un po’ in ritardo, con l’apertura dei cancelli che slitta di un’ora rispetto al previsto. Poco male, se l’attesa è addolcita dal panorama mozzafiato e da una luna quasi piena che illumina il Golfo di Milazzo.

Day 1 – Mish Mash Festival 2019

A confermare queste impressioni sono stati anche i rovere, la band bolognese prima ad esibirsi che ha definito il Castello di Milazzo: <<per pubblico e location il miglior posto dove abbiamo mai suonato>>.

rovere – Day 1

Il programma di giornata è consistente per perdersi in chiacchiere ed in fondo lo spettacolo è cominciato come previsto alle 22 in punto con l’ingresso dei membri della band apripista sulle note di “Caccia militare” tratta dal loro primo ed unico album (ci hanno assicurato fino ad ora) disponibile anche in mogano.

Risultati immagini per disponibile anche in mogano

E se per qualcuno l’utilizzo del minuscolo nei confronti di questi artisti può sembrare poco professionale da parte nostra, i veri fan sanno che è la loro caratteristica. Tutto il contrario è stato invece l’entusiasmo che si respirava tra il pubblico, vista la prestazione che è stata MAIUSCOLA!

Lorenzo Stivani (Stiva dei rovere) ed Emanuele (UVM) – Day 1

Si sono destreggiati tra una canzone e l’altra (regalando anche un inedito), sempre coinvolgendo il pubblico ed omaggiando – oltre alla location – anche un’altra perla del nostro territorio: hanno invitato il pubblico ad urlare “arancino” con tanto di instagram stories-sfida con l’arancina del concerto precedente ad Alcamo (ne saremo usciti sicuramente vincitori).

dal profilo instragram dei rovere (@rovereband)

Insomma, possiamo affermarlo con certezza: il perfetto inizio in previsione degli ospiti più attesi della serata, i Pinguini Tattici Nucleari. In fondo erano loro il “pezzo mancante” per una perfetta notte, non a caso la prima canzone è stata proprio “Tetris” tratta da Gioventù brucata.

Pinguini Tattici Nucleari – Day 1

Hype a mille per la loro esibizione, anche se loro stessi affermano di esserne fuori, ed ampio spazio dedicato al disco che li ha resi più famosi: Fuori dell’Hype (2019). Le aspettative non sono state deluse: tutto il pubblico ha accompagnato gli artisti durante tutte le canzoni, dalle più datate “Cancelleria” (da Il Re è Nudo, 2014) fino alle più recenti “Verdura” e “Lake Washington Boulevard”, tratte dall’ultimo album.

Degno di nota lo spirito di Riccardo, il frontman che riesce a spiegare il significato di ogni canzone senza annoiare il pubblico grazie al suo carattere dirompente ed esuberante.

©Marina Fulco – Riccardo Zanotti (Pinguini Tattici Nucleari) – Day 1

Dopo che tutti i componenti avevano già lasciato il palco, in attesa del successivo artista, sono rimasti ancora per un ultimo pezzo: non hanno potuto non accontentare i tanti fan che chiedevano a gran voce “Irene”. Detto fatto, così i Pinguini salutano Milazzo.

Emanuele (UVM) e Pippo Sowlo – Day 1

La serata continua, con qualche spettatore in meno, accogliendo Pippo Sowlo, artista emergente della scena trap romana, che ha basato la sua carriera – un solo album e qualche singolo – sulla parodia di altri artisti e di sé stesso. Il suo stile presenta forti influenze da temi di attualità trattati sempre e rigorosamente in chiave black humor.

©Marina Fulco – Pippo Sowlo – Day 1

La più orecchiabile è però “Sirvia” (da Ok Computer Però Trap), chiara parodia delle canzoni tipo di Carl Brave. Nonostante la folla fosse diminuita, non mancavano i fedelissimi del cantante e lui non si è risparmiato in battute ed autoironia, fermandosi dopo la sua esibizione proprio sotto il palco.

il Dj @ciaosplendore – Day 1

Dulcis in fundo il Dj Splendore (il quale vanta tra l’altro collaborazioni con artisti del calibro di Cosmo). Lieta sorpresa del festival, ha animato per circa 2 ore in maniera veramente piacevole con un sound techno leggero, che ha ripopolato fino a notte fonda il sottopalco. L’essere in ritardo sulla scaletta non è per nulla pesato ed allo stesso tempo lui non si è risparmiato.

Bilancio finale: festival variegato e divertente, con artisti giovani e frizzanti che hanno saputo non solo suonare, ma anche intrattenere interagendo con i numerosi accorsi, facendo assumere al festival le sembianze di un vero e proprio show.

©Marina Fulco – Day 1

Esperienza sicuramente da rifare!

Claudia Di Mento ed Emanuele Chiara

Indiegeno fest: free days e il secret artist inaspettato

Dopo il 4 agosto l’Indiegeno fest ha proseguito, continuando a intrattenere il pubblico. Il centro storico di Patti si è illuminato durante la giornata del 6 agosto. A partire dalle ore 21 si sono esibiti vari gruppi e cantautori per poi dare spazio al primo nome: Mustrow.

Romano con un’energia da vendere, presenta influenze blues mescolate a un alternative rock degli anni 90. Coinvolgente, si muove continuamente fino a sdraiarsi sul palco. Dimostra una potenza vocale non indifferente, ma ha ricevuto scarsa partecipazione del pubblico che forse non era pronto a farsi coinvolgere.

Successivamente tocca a Black Snake Moan. Capellone romano sullo stile hippie, meno coinvolgente rispetto al primo ma un ottimo musicista. Suona contemporaneamente chitarra insieme a grancassa e charleston, presenta un suono fortemente americano con sonorità desertiche e psych.

Infine l’atteso e amato artista palermitano Alessio Bondì, il quale fa aumentare le presenze e il coinvolgimento. La serata ci dice che siamo ancora un popolo che tiene alla propria cultura e difficilmente si lascia trasportare da un genere straniero.

Il giorno successivo, il 7 agosto a partire dalle ore 19, è il momento tanto atteso del Secret Artist e le aspettative sono alte. Si parla di Max Gazzè, altri dicono di aver visto Albano. Ma nessuno si aspettava l’entrata di Luca Barbarossa che lascia il pubblico dopo un’ora di concerto. Nonostante ciò, si registrano moltissime presenze anche per la suggestiva ambientazione dei laghetti di Marinello.

Foto e articolo a cura di Marina Fulco

 

Fulminacci e la nuova era del cantautorato – intervista per UniVersoMe

©GiuliaGreco – Fulminacci, Indiegeno Fest 2019

Fulminacci, nome d’arte di Filippo Uttinacci, è entrato a gamba tesa nella scena indie-pop – genere ridefinito come it-pop – con il suo primo album “La Vita Veramente”, rilasciato nell’aprile 2019 sotto la label Maciste Dischi. È definito da rockol.it la luce in fondo al tunnel del cantautorato italiano. Ed effettivamente anche per noi di UniVersoMe è così.

Da sinistra: Antonio, Fulminacci, Giulia – Indiegeno Fest 2019

Classe 1997, romano doc, non dimostra affatto la giovane età. I suoi testi e la sua musica godono di una piacevole complessità stilistica, che non lo allontana dal pop, ma ne aumenta la ricchezza. Ci ha rapiti sin dalle prime note ascoltate quando ha pubblicato i due singoli “Borghese in Borghese” e “La Vita Veramente” ma il disco ha sorpreso tutti per la grande varietà stilistica (lui stesso definisce l’album quasi “schizofrenico”) presente in esso: ogni brano sembra a se stante ma al contempo coerente perchè sincero. La poesia è tanta, l’emozione che riesce a trasmettere, dal palco soprattutto, anche. Siamo riusciti a scambiare quattro chiacchiere con lui all’Indiegeno Fest, che lo ha visto sul palco il 2 agosto insieme a Clavdio, i Canova e Franco126. 

©GiuliaGreco – Fulminacci, Indiegeno Fest 2019

Cos’è che ti ha spinto, ad un certo punto, a buttarti nel mondo della musica? O meglio, qual è stata quella miccia che ha acceso in te la voglia di iniziare, di incidere la prima canzone?

Fondamentalmente il fatto di stare parecchio da solo in determinati periodi. Questo mi ha invogliato molto a scrivere, di “dire” quello che non dici. Poi piano piano ho superato anche il problema della timidezza e quindi ho iniziato a far sentire ciò che avevo scritto. Mi sono sfogato, nei confronti di me stesso principalmente.

E come nasce, poi, il brano finale?

Scrivo io stesso l’arrangiamento. Registro qualche prova e poi lavoro con due produttori, Federico Nardelli e Giordano Colombo. Con loro, in studio, mettiamo a punto il brano e viene tutto fantastico.

Sei molto giovane e siamo certi che di strada ne farai, e tanta. Cosa vedi nel tuo domani?

Non so cosa vedo, ma so cosa voglio. E ciò che voglio è fare sempre musica onesta e sincera, perché solo quando quel che si canta viene da dentro, sarà sicuramente musica bella e potrà funzionare. Più che altro io mi sentirò fedele al mio rapporto con la musica e con il pubblico. 

Che dire, il down che ci ha colpiti negli ultimi anni si è ripreso proprio nel decennio duemila – duemiladieci “sfornando” un artista di altri tempi, che con la sua chitarra accarezza le speranze di un animo vintage. 

E se ancora non lo conoscete, cliccate qui:

 

 

 

Giulia Greco, Antonio Nuccio 

MISH MASH FESTIVAL – prezzi ed artisti della 4° edizione 2019

L’estate negli ultimi anni è diventata sinonimo di… concerti! Eh si abbiamo la gioia di poter vivere tanti festival musicali (pazzeschi!!) vicinissimi alla nostra posizione insulare. Messina e provincia e le istituzioni hanno iniziato a cooperare, e a noi pischelletti che creiamo ancora playlist o, piacere per pochi, masterizziamo CD, i concerti sono boccate d’aria fresca.
Proprio a poco meno di 40 km dalla città dello Stretto, a Milazzo si svolge il Mish Mash Festival giunto alla sua quarta edizione. L’11, 12, 13 e 14 agosto presso il Complesso Monumentale di Milazzo (Messina) la musica e l’arte faranno da padrone.

 

Main Stage ©MishMash2018 – MYSS KETA

Sui palchi del Mish Mash Festival si terranno i concerti, le isole Lipari e il Mediterraneo a fare da Skenè. Senza limiti di genere, stili e tendenze il Mish Mash attraversa le produzioni musicali più nuove e interessanti, italiane e internazionali, delle culture indie, hip-hop, elettronica, rock, funk, underground. Nei luoghi della cittadella fortificata troveranno poi gli spazi in cui esprimersi i più eterogenei tra gli artisti in live set, installazioni, visual, performance di danza.

Anche quest’anno viene confermato il Welcome Day, la serata di benvenuto che si terrà l’11 agosto aperta a tutte e tutti in modo gratuito. La novità introdotta per questa edizione è la “Ferragosto Eve” che si terrà il 14 agosto. Per la prima volta saranno dunque in totale quattro le giornate del Mish Mash Festival.

L’edizione del 2019 accoglierà Nada, vincitrice di Sanremo 1971 e tornata prepotentemente alla ribalta grazie alle sue ultime e apprezzatissime fatiche, tra le quali citiamo Senza un perché, brano inserito nella serie The Young Popedel premio oscar Paolo Sorrentino e che ha riscontrato grande successo anche oltre Oceano. Nitro, uno dei rapper nazionali più apprezzati anche all’estero che conta a soli 26 anni 12 dischi d’oro e tre di platino, i Pinguini Tattici Nucleari,inseriti nella line up del Concerto del Primo Maggio a Roma, e poi ancora Eugenio in Via di Gioia, Tropea,Rovere, e molti altri che saranno presentati nei prossimi giorni. L’annuncio di questi nomi sulle nostre piattaforme social è stato accolto con grande entusiasmo dal pubblico, tanto da portare ad un sold-out degli EarlyTickets nonostante non fosse stata ancora annunciata la line up completa.

I biglietti, diversificati in tre formule: 3 days passport, 2 days passport e daily ticket, possono essere acquistati al botteghino oppure in prevendita online attraverso la piattaforma di ciaotickets.

WELCOME DAY: 11 ago 2019 FREE DAY

DAILY TICKET: 12 ago 2019 MMF DAY 1 €23,50 //13 ago 2019 MMF DAY 2 €23,50//14 ago 2019 FERRAGOSTO EVE €23,50

PASSPORT TICKET: 12-13 ago 2019 €39,50 // 12-13-14 ago 2019 €54,50

L’evento promosso dall’Associazione Culturale Mosaico è stato organizzato con la compartecipazione ed il supporto dell’Assessorato ai BB.CC. alla pubblica istruzione e alla promozione dell’immagine della città di Milazzo e si propone come un momento di arricchimento culturale e sociale oltre che di rivitalizzazione del tessuto economico e turistico di una Milazzo piena di attrazione storico paesaggistiche nonché di eccellenze enogastronomiche.

Curiosi di sapere come si è svolta l’edizione 2018 del Mish Mash? Leggete gli articoli targati UniVersoMe ai seguenti link:

https://universome.unime.it/2018/07/31/mish-mash-festival-aprono-le-porte-del-castello-di-milazzo/

https://universome.unime.it/2018/08/07/9462/

Rimanete connessi su UniVersoMe per novità e … chissà anche interviste degli artisti! Curiosi? Ci vediamo anche quest’anno al Mish Mash. 

 

 

 

Giulia Greco

Speciale FRU 2019: diario di bordo – giorni 2 e 3

Vi avevamo lasciati con la prima parte del diario di bordo (se ve lo siete perso, leggetelo cliccando al seguente link https://universome.unime.it/2019/06/07/speciale-fru-2019-diario-di-bordo-giorno-1/) che abbiamo scritto riportandovi i racconti del primo giorno dei cinque speaker (Francesco Burrascano, Giuseppe Cannistrà, Alessio Caruso, Elena Perrone, Ilaria Piscioneri) studenti dell’UniMe che hanno rappresentato Radio UniVersoMe al FRU 2019. A poche ore dalla fine dei lavori del FRU 2019, aggiorniamo le ultime pagine del diario dei nostri ragazzi, ripercorrendo le esperienze vissute negli ultimi due giorni del festival. 

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

 

Venerdì 7 giugno si sono susseguite una serie di attività che hanno tenuto impegnati i fruisti dalle 9:30 fino a sera. Sono state affrontate e sviluppate varie tematiche di carattere giornalistico e radiofonico. La mattinata è cominciata con un primo incontro costituito dagli interventi della Prof.ssa Elisa Giomi dell’Università degli Studi Roma Tre, di John Vignola di Rai Radio1, e di Lilith Primavera, cantante e performer che ha presentato il suo video dal titolo “Nuda”. L’obiettivo del workshop era trattare la tematica del sessismo nella musica e mettere in guardia da questo fenomeno molto diffuso. Per saperlo riconoscere, sono state analizzate le caratteristiche dei testi di molte canzoni che risultano trasmettere messaggi misogini e omotransfobici, e si è parlato di come essere in grado di trattare questo argomento in onda. Oggetto di discussione in un altro workshop è stato il ruolo del suono nelle professioni del futuro, incentrato sull’importanza del suono come prima forma di comunicazione.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

Altri momenti particolarmente interessanti e altamente formativi sono stati due workshop di conduzione radiofonica, l’uno condotto da Stefano Pozzovivo di Radio Subasio e l’altro da Tamara Taylor di Radio Veronica/Radio Arancia/Radio Velluto, da cui sono emerse buone pratiche da adottare per saper fare radio. Un primo utile consiglio è quanto sia fondamentale riascoltarsi dopo aver trasmesso ogni puntata; inoltre, non bisogna mai dimenticare che fare radio equivale anche a trasmettere informazioni attendibili di cui si è accertata la fondatezza e veridicità. Per questo motivo, è necessario verificare le fonti delle notizie prima di preparare la scaletta degli argomenti che verranno affrontati in puntata, in modo da garantire un’elevata qualità dell’informazione e contrastare la disinformazione. 

Nel caso in radio venissero ospitati artisti, il suggerimento è di cercare informazioni nei rispettivi fanclub in modo da raccogliere opinioni e reazioni del pubblico che li segue. Altro vademecum per le interviste è quello di non rivolgere domande scontate e banali, ma cercare di riflettere su quelle che possono essere fuori dal comune. È stato anche dato un suggerimento che molti studenti alle prime prese con la radio non si aspetterebbero, e cioè che l’intervista non deve essere preparata troppo nei minimi dettagli prima che avvenga, dato che può prendere direzioni inaspettate e imprevedibili. Il segreto è ascoltare attentamente cosa dice l’ospite nel momento stesso in cui avviene l’intervista, e nel frattempo farsi ispirare per delle idee utili a formulare le domande successive, sulla base delle risposte che vengono date a quelle precedenti. Secondo questo criterio, una volta che lo speaker stabilisce quale sia la prima domanda, si procede con altri quesiti pertinenti al tipo di risposte che vengono date, in modo da poter dare un senso e una linea coerente all’intervista.

La capacità di un bravo radiofonico sta anche nel sapersi adattare e andare a braccio all’occorrenza, senza scadere nell’ovvietà. Semmai, l’aspetto su cui focalizzarsi prima di intervistare è lo studio del personaggio che sarà intervistato. Il rischio in cui non dover incappare è quello di pervenire a un tale livello di confidenza tra intervistatore e intervistato che escluda l’ascoltatore. Occorre sempre tenere a mente che la radio è al servizio degli ascoltatori e che sarebbe bene mantenere costante il coinvolgimento del pubblico. Altre tecniche di conduzione radiofonica che si è ricordato di puntare a perfezionare sono l’uso della voce, l’intonazione, la dizione e la respirazione diaframmatica. Ulteriori accorgimenti che assicurano la buona riuscita della trasmissione sono il pianificare le scalette pensando a dei tempi scanditi e a delle chiuse adeguate, e usare cuffie e microfoni con disinvoltura, ma senza dimenticarsi di mantenere un certo profilo: in radio bisogna essere sé stessi e al contempo indossare una maschera di autorità e credibilità. Infine è emerso il lato costruttivo degli errori, da non sottovalutare: sbagliate sbagliate e sbagliate, solo sbagliando potete imparare e migliorare.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre
©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

I momenti più attesi ma anche più temuti dagli speaker delle radio universitarie presenti al festival sono stati le due speaker challenge, una che si è tenuta sabato e l’altra di domenica, che li ha visti sfidarsi, dai 90 secondi ai 4 minuti a testa, su un testo che era stato consegnato loro qualche ora prima e sul quale avrebbero dovuto impostare il loro spezzone radiofonico.

L’ultima giornata, quella di sabato, è stata caratterizzata da approfondimenti sulla lingua italiana, sul linguaggio e su come comunicare la ricerca in radio. A proposito di quest’ultimo argomento, è intervenuto Marco Motta di Rai Radio3, che ha affermato quanto la scienza faccia integralmente parte della cultura, e per questo meriti di essere menzionata in radio, come si fa in Radio Tre Scienza. Ha inoltre aggiunto che la ricerca è un tema che consente di spaziare moltissimo e suscitare la curiosità degli ascoltatori, rendendo il dibattito quanto più accessibile a tutti. Giulia Alice Fornaro di Agorà Scienza e dell’Università di Torino ha riportato come modello l’esperienza della sua radio universitaria in rapporto alla ricerca. Ha spiegato che grazie al podcast ideato dal Forum della Ricerca di Ateneo dell’Università di Torino (FRidA) dal titolo “Prof fantastici e dove trovarli” (per ulteriori informazioni si rimanda al link http://frida.unito.it/wn_pages/podcast.php/Jun2019/1_prof-fantastici-e-dove-trovarli/), non si ha la pretesa di raccontare lo scibile, ma di ospitare diversi professori e ricercatori che documentino e testimonino come funziona la ricerca. La singolarità interessante della rubrica è proprio la diversità e la ricchezza di proposte che il tema offre: ogni puntata viene costruita in modo molto diverso rispetto alle altre e prende forma a seconda dell’ospite in questione. Sorge spontaneo chiedersi qual è il modo migliore di approcciarsi a un ricercatore in radio. Viene risposto che un presupposto è sicuramente quello di confrontarsi con l’ospite prima della diretta, dando delle direttive su come si svolgerà la puntata e su come comportarsi in radio. Per far dilungare solo quanto basta, una strategia a cui poter ricorrere è quella di fare domande mirate, semplici e dirette.

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Oltre ai momenti prettamente formativi, si sono svolte due sessioni di tavole rotonde sul dibattito tra le radio universitarie e i soci RadUni, in cui ogni partecipante si è fatto portavoce della propria radio universitaria, raccontando qualche progetto particolare che è stato realizzato. Radio UVM ha esposto valutazioni e considerazioni riguardo a un nuovo format introdotto da pochi mesi dal titolo “48/2”, in cui vengono analizzate dagli speaker Francesco Burrascano e Alessio Gugliotta, assieme al Prof. Settineri (docente di psichiatria), le 48 leggi del potere tratte dal best seller americano di Robert Green. Dall’assemblea si sono ricavati, grazie al contributo di RadUni, dei buoni propositi per migliorare e riparare alle eventuali difficoltà di ogni radio. Per le serate conclusive non poteva mancare l’evento di intrattenimento con tanta musica e in più un ospite speciale che sta tanto riscuotendo successo su Instagram con le sue vignette dallo stile satirico: Fabio Magnasciutti.

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Adesso che il festival è giunto alla conclusione, è tempo di bilanci. Alla domanda “Come definireste il FRU con una parola, motivandola?”, le risposte sono eterogenee e ci fanno viaggiare virtualmente nel FRU grazie alla sensibilità dei nostri cinque ragazzi. Per Francesco il FRU era “esplosivo: energia che si respira, l’unione che c’è, emozione che si percepisce. Sento molto questa emozione che si sparge ogni volta che succede una di queste cose: un ospite che parla, oppure quando uno di noi passa all’altro turno alla fine di un’attività, o durante un intervento particolare”. Per Giuseppe il FRU significava “positività: negli occhi di tutti questi ragazzi vedo la positività di credere in un futuro che, seppure difficile, sperano un giorno di poter realizzare”. Per Alessio il FRU era “entusiasmo: nessuno è nessuno e anche quelli che sono qualcuno ritornano nessuno. Siamo tutti sullo stesso piano”. Per Elena il FRU era “diversificato: ci sono tante cose da fare e cercando di incontrare gli interessi di tutti. Si passa dal momento serio al momento in cui si balla, si ride e si scherza, e ci si diverte insieme”. Per Ilaria il FRU è “energia frenetica: è un ambiente fresco e giovane, c’è un fermento generale che colpisce tutti e nessuno si sente escluso. C’è frenesia, e nello scappare da una conferenza all’altra corri veloce perché non vuoi perdertene nessuna; non vuoi lasciarti sfuggire nessuna parola, nessuna emozione.”

Si è soliti dire che “ciò che accade a Roma, resta a Roma”, ma non è questo il caso: i nostri cinque ragazzi erano partiti con un bagaglio pieno di aspettative e curiosità, che durante il FRU hanno riempito con insegnamenti e apporti che sono pronti a condividere con i colleghi della radio, determinati a farla crescere con ambizione e impegno.

Prossima destinazione: FRU 2020! 

Giusy Boccalatte

Speciale FRU 2019: diario di bordo – giorno 1

I cinque speaker di Radio UniVersoMe sono partiti con una valigia carica di adrenalina, emozione, e tanta voglia di imparare e mettersi in gioco nell’evento che chiama a raccolta tutte le emittenti radiofoniche universitarie italiane. Taccuino e penna alla mano, i nostri fantastici 5 (Francesco Burrascano, Giuseppe Cannistrà, Alessio Caruso, Elena Perrone, Ilaria Piscioneri) ci hanno raccontato le loro prime testimonianze sul FRU, che si sta rivelando all’altezza di tutte le alte aspettative e sta rappresentando un’opportunità formativa per i nostri giovani speaker.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

La prima giornata è cominciata subito a pieno regime con una cerimonia di apertura e i saluti di due delle personalità che hanno contribuito alla realizzazione dell’evento: il Rettore dell’Università degli Studi Roma Tre Prof. Luca Pietromarchi, e Martina Esposito, presidente RadUni.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

È seguita una sessione plenaria in cui ospiti del calibro di Giorgio Zanchini (Rai Radio 1), Massimo Giannini (Radio Capital), Maria Latella (Radio 24) e Caterina Moser (Europhonica e RadUni) hanno proposto un confronto sulla trattazione del tema dell’Europa in radio. A proposito di spirito europeo e di Europhonica, inevitabile è stato il ricordo e il tributo dedicato ad Antonio Megalizzi, giornalista e speaker per Europhonica (il format internazionale delle radio universitarie europee), rimasto vittima l’11 dicembre scorso in un attentato a Strasburgo. Per questo motivo il festival quest’anno assume una connotazione ancora più profonda, con l’intento di perpetuare l’impegno di Antonio e sensibilizzare sul concetto che l’Europa non è politica estera, ma domestica. La sollecitazione sembra essere proprio pertinente, in coincidenza con le elezioni europee di qualche settimana fa, argomento ancora caldo. La riflessione suggerita è che dovrebbe essere interesse di tutti sentirsi coinvolti nelle dinamiche d’attualità europea, soprattutto noi giovani figli di una generazione sempre più proiettata verso l’internazionalizzazione, e per questo rinominata “generazione erasmus”.

©UVM, FRU 2019 festival delle radio universitarie italiane, Università degli Studi Roma Tre

In un workshop successivo alla plenaria dal titolo “Radio o Audio”, Mirko Lagonegro (Digital MDE Audio strategy) e il Prof. Tiziano Bonini (Università di Siena) hanno dibattuto sul rapporto tra audio e radio, interrogandosi sulla funzione e i valori che può assumere la radio, come strumento dal forte potere comunicativo. È stata anche analizzata la questione delle trasmissioni radiofoniche in podcast, valutando se questi ultimi possano essere delle soluzioni adatte per il target al quale si rivolgono le radio universitarie. Durante la conferenza, tra i vantaggi e gli svantaggi emersi riguardo all’uso dello strumento podcast, è stata specificata la necessità di saper costruire un’audience di ascoltatori presenti e partecipi, ancora prima di divulgare i podcast. La giornata si è conclusa con un workshop sulla potenza della voce, in cui sono intervenuti i vincitori del Prix Italia, che da 70 anni premia i programmi radio che riscuotono più successo. Ad allietare le ore serali è stato un concerto sulle note di brani cantati da Renzo Rubino, The Shalalalas, Silvia Oddi e The Leading Guy.

Giusy Boccalatte

Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa, a Messina con l’obiettivo di raccontare l’immigrazione in Europa

Si è tenuta nella giornata di ieri presso il Salone degli Specchi al Palazzo dei Leoni di Messina la presentazione del nuovo libro di Pietro Bartolo, “Le stelle di Lampedusa“. Durante l’incontro sono state mostrate molte immagini di speranza come quella che segue, ma anche molte altre foto che descrivono la crudeltà e la sofferenza che caratterizzano la tragedia dei migranti.

Pietro Bartolo, fonte: TPI

Pietro Bartolo è responsabile da trent’anni della prima accoglienza ai migranti nell’isola di Lampedusa, periodo in cui ha curato moltissimi naufraghi e ispezionato migliaia di cadaveri, diventando noto come “il medico del mare”. Autore, nel 2016, del libro tradotto in molteplici lingue “Lacrime di sale“, edito da Mondadori, che racconta su carta quella che è stata definita la più grande emergenza umanitaria del nostro tempo. Interprete nel film “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi che ha portato sul grande schermo la tragedia dell’immigrazione, vissuta in prima persona dagli abitanti di Lampedusa. Recentemente secondo eletto al Parlamento europeo nella circoscrizione insulare con oltre 135mila preferenze, di cui 115mila ottenute soltanto in Sicilia.

Il nuovo europarlamentare, in una giornata comunque programmata prima ancora che si definissero le candidature per le elezioni europee, ha incontrato nel corso della mattinata i ragazzi dell’istituto nautico “Caio Duilio”, del liceo “La Farina”, dell’istituto “Mazzini” e del Collegio Sant’Ignazio. L’incontro si inquadra in un progetto che punta alla sensibilizzazione dei giovani, che, come dichiarato dallo stesso Bartolo nel corso dell’incontro pomeridiano aperto a tutti, si ha l’intenzione di estendere quanto più possibile in Europa.

Nel pomeriggio l’evento è stato introdotto dal contributo di Davide Dinicola, diplomato al nautico di Messina, che ha raccontato di cosa lo ha spinto ad abbandonare lo yacht di Briatore per imbarcarsi, come primo ufficiale, nella nave Mare Jonio, che dallo scorso Ottobre naviga nel Mediterraneo per un’attività di monitoraggio, testimonianza e denuncia della drammatica situazione che coinvolge i migranti.

Successivamente l’intervento di Bartolo è stato un susseguirsi di immagini e storie, la storia di persone: non cose – come ribadisce il medico – persone che hanno delle sensibilità, hanno delle ambizioni, hanno delle speranze e hanno anche dei sogni, perché anche se sono neri hanno dei sogni, come noi.

Immagini di persone come le donne che raggiungono l’isola – se la raggiungono – con ustioni su ogni parte del corpo. Ustioni che non dipendono dal calore, ma ustioni chimiche, causate dalla miscela di acqua e di benzina che si accumula sulla superficie della barca e che, come dichiara l’autore, nel 90% dei casi causano la morte di queste donne, in quella che il medico chiama la malattia del gommone. Perché solo le donne? Perché gli uomini si dispongono sui bordi dell’imbarcazione, per proteggere gli anziani e le donne, più deboli, dal mare e dal freddo, come in una famiglia. Ultimamente molti si spaventano di salire su questi gommoni fatiscenti, sanno che possono morire da un momento all’altro. Allora gli scafisti per costringerli cosa fanno? Gli sparano, tanto sono neri, non hanno neanche lo status di esseri umani quindi lo possono fare“. Da qui l’immagine di un ragazzo che è andato verso questo destino, ma ha finto di essere morto, è stato caricato sulla barca ed è arrivato sull’isola, vivo.

Immagini di persone come quella della donna che stava per partorire, ma non c’era il tempo per raggiungere l’ambulatorio o l’ospedale a Palermo (perché i medici di Lampedusa garantiscono le cure solo in un poliambulatorio, tra l’altro senza neanche una sala parto). Allora la legatura del cordone ombelicale venne fatta con un laccio di scarpe, e la donna non si lamentò neanche per un attimo. Al momento del taglio uscì il “sangue, rosso, come il nostro“. Storie e immagini come quelle della donna che partorì in nave e si strappò una ciocca di capelli per legare il cordone.

Immagini di persone, uomini, bambini e donne, come quelle che il medico trovò ammassate nella stiva di una nave – sembrava di camminare su dei cuscini morte per asfissia, chiuse lì dentro.

Pietro Bartolo parla anche dell’incidente avvenuto nel 2013 che costò la vita a 368 migranti, mostra l’immagine delle bare che sembravano non finire, molte delle quali bianche. Ci ricorda che in realtà erano 367 barepoiché in quei sacchi c’era anche una donna che aveva appena partorito, con il suo bambino ancora legato a lei dal cordone ombelicale: decidemmo che fosse più giusto stessero insieme“.

Ma ci sono anche le cose belle. Come la storia della ragazza che era stata data per morta, ma di cui il medico percepì il polso, e allora di corsa in ambulatorio per massaggiarla, per fare l’adrenalina, e così il cuore ripartì. La ragazza è tornata a distanza di molti anni nella stessa isola a ritrovare chi la salvò. Storie come quelle della bambina di 4 anni che non mangiò i biscotti e li sbriciolò per darli alla madre, che non accettò in regalo un orsacchiotto perché ormai era già grande. Storie come quelle delle migliaia di persone salvate da morte certa grazie all’intervento di chi non si è mai arreso e non vuole arrendersi neanche di fronte alle possibili multe di 5000€ previste dal decreto Sicurezza bis – ma quei pescatori, a costo di pagare mutui di 80 anni, non verrebbero mai meno al loro dovere umanitario.

L’incontro si chiude tra gli applausi e la commozione generale, tra le urla che dicono “viva i lampedusani”, con i presenti consci di aver sentito storie e visto immagini che difficilmente verrebbero mostrate altrove. Un’esperienza che sicuramente porta a riflettere, al di là di ogni orientamento politico.

Antonino Micari