Un nuovo testo per regolare le intelligenze artificiali

Pochi giorni fa, a Strasburgo, il Parlamento Europeo ha approvato l’Artificial Intelligence Act (AI Act), il nuovo regolamento riguardante le intelligenze artificiali, accolta con 499 voti favorevoli, 28 contrari, e 93 astenuti.

Fra le proposte: l’istituzione di quattro livelli di rischio, il divieto per l’utilizzo di sistemi di Intelligenza artificiale per la sorveglianza biometrica nei luoghi pubblici e per la polizia predittiva. Sotto regolamentazione anche ChatGpt, con l’obbligo di dichiarare se un contenuto è stato generato dall’AI.

computer AI
Fonte: pexels

Intelligenze artificiali: standard Europei

Fra gli obiettivi prioritari che l’UE ha voluto assicurare fanno riferimento agli standard che i sistemi di intelligenza artificiale devono sottostare in termini di sicurezza, trasparenza, tracciabilità, soprattutto non discriminatori e rispettosi dell’ambiente. Il suo utilizzo sotto stretta supervisione degli esseri umani, per evitare conseguenze irreversibili.

Si è discusso tanto di regolamentare anche dei metodi d’utilizzo dell’intelligenza artificiale per combattere la discriminazione digitale, prevenendo la disinformazione e limitando l’utilizzo di deepfake: una tecnica basata su machine learning che permette di manipolare immagini al computer, spesso impiegata nella creazione di fake news.

“Un primo passo verso il futuro”, come afferma il Presidente di PTP Privacy Tech Professionals Rocco Panetta:

“Si tratta di una prima regolamentazione sull’intelligenza artificiale, una regolamentazione che copra da qui in avanti tutto quello che l’AI potrà anche generare e produrre, ma è parzialmente vero che sia la prima perché al momento non siamo senza rete. Abbiamo infatti già una o più regolamentazioni in grado di disciplinare l’intelligenza artificiale a partire dal GDPR e tutte le norme collegate”.

I quattro livelli di rischio delle intelligenze artificali

I fornitori e coloro che utilizzano i sistemi IA, nelle loro attività, devono prendere in considerazione un nuovo approccio basato sul rischio che può generare. Vietati, quindi, quei sistemi di IA con un livello di rischio inaccettabile per la sicurezza delle persone.

  • Rischio inaccettabile

Quei sistemi considerati una minaccia per le persone e, quindi, vietati. Sono inclusi:

  1. Manipolazione cognitivo-comportamentale di persone o specifici gruppi vulnerabili
  2. Punteggio sociale: classificare le persone in base al comportamento, allo stato socio-economico o alle caratteristiche personali
  3. Sistemi di identificazione biometrica remota e in tempo reale
  • Rischio alto

Quei sistemi che incidono negativamente sulla sicurezza o sui diritti fondamentali. Sono divisi in:

  1. Sistemi di intelligenze artificiali utilizzati nei prodotti soggetti alla legislazione dell’UE sulla sicurezza dei prodotti.
  2. Sistemi di AI che rientrano in otto aree specifiche che dovranno essere registrate in una banca dati dell’UE:
  1. Identificazione biometrica e categorizzazione delle persone fisiche
  2. Gestione e funzionamento delle infrastrutture critiche
  3. Istruzione e formazione professionale
  4. Occupazione, gestione dei lavoratori e accesso al lavoro autonomo
  5. Accesso e fruizione dei servizi privati essenziali e dei servizi e benefici pubblici
  6. Applicazione della legge
  7. Migrazione, asilo e gestione dei controlli alle frontiere
  8. Assistenza nell’interpretazione giuridica e nell’applicazione della legge.

Tutti i sistemi di Intelligenza Artificiale ad alto rischio saranno valutati prima di essere immessi sul mercato e anche durante il loro ciclo di vita.

  • Rischio limitato

I sistemi di Intelligenza Artificiale che comportano un rischio limitato dovrebbero comunque rispettare requisiti minimi di trasparenza che consentiranno agli utenti di prendere decisioni informate. Dopo aver interagito con le applicazioni, l’utente potrà quindi decidere se desidera continuare a utilizzarle.

Gli utenti dovrebbero essere informati quando interagiscono con l’IA, includendo, quindi, i sistemi di intelligenza artificiale che generano o manipolano contenuti di immagini, audio o video.

  • Rischio minimo

I sistemi IA che prevedono un rischio minimo non sono del tutto regolamentati, ma dovranno osservare obbligatoriamente i principi di trasparenza, di privacy e data protection. Sebbene molti sistemi di intelligenza artificiale comportino un rischio minimo, dovranno essere comunque valutati.

livelli rischio IA
Piramide con i quattro livelli di rischio. Fonte: startmag

I divieti agli usi e abusi di ChatGPT

Tra gli articoli del regolamento, il Parlamento Ue ha promosso il divieto tassativo all’uso intrusivo e discriminatorio dell’intelligenza artificiale: tra questi, i sistemi di identificazione biometrica remota “in tempo reale” e “a posteriori” negli spazi pubblici e il cosiddetto “scraping“, ovvero l’estrazione non mirata di dati biometrici da Internet o da filmati di telecamere a circuito chiuso per creare database di riconoscimento facciale basati su caratteristiche sensibili (il genere, l’etnia, la religione e l’orientamento politico).

Non solo: il testo respinge anche i sistemi di polizia predittiva, fondati su profilazione, ubicazione o comportamenti criminali passati, e i programmi di riconoscimento delle emozioni sfruttati dalle forze dell’ordine nei luoghi di lavoro, negli istituti d’istruzione e alle frontiere.

In questa prospettiva, per promuovere l’innovazione dell’AI e sostenere le piccole e medie imprese, i deputati hanno aggiunto delle esenzioni per le attività di ricerca e i componenti dell’AI forniti con licenze open source, a codice sorgente aperto. Vengono ulteriormente promossi i cosiddetti sandbox normativi, o ambienti di vita reale, istituiti dalle autorità pubbliche per testare l’intelligenza artificiale prima che venga implementata.

In materia di ChatGPT, i parlamentari puntano a rafforzare il diritto dei cittadini di presentare reclami sui sistemi di intelligenze artificiali e ricevere spiegazioni delle decisioni basate su sistemi ad alto rischio che incidono in modo significativo sui loro diritti fondamentali. Riformato anche il ruolo dell’Ufficio AI dell’Ue, che avrà il compito di monitorare l’attuazione del regolamento sull’AI.

Il regolamento specifica che il sistema di AI generativa dovrà rispettare i requisiti di trasparenza: per farlo, sono tenuti a rendere noto tramite una dichiarazione che “i contenuti sono stati generati dall’IA”. Questo permetterà di distinguere le immagini deepfake da quelle reali, contrastando anche la produzione e diffusione di contenuti illegali.

Victoria Calvo

Parlamento Ue e lobbismo: Metsola corre ai ripari con un piano anticorruzione

Circa un mese dopo lo scandalo del Qatar per la presunta corruzione di alcuni eurodeputati e funzionari, la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha presentato una riforma delle regole interne su lobbying e trasparenza alla Conferenza dei Presidenti di giovedì scorso (alla presenza di tutti i leader dei gruppi politici rappresentati al Parlamento europeo).

La Presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola. Fonte: Linkiesta

Quello del “Qatargate”, in effetti, è passato alla storia come il più grande scandalo delle istituzioni comunitarie degli ultimi decenni ed è tutt’ora oggetto di una inchiesta della procura federale belga. Quest’ultima già a dicembre aveva convalidato l’arresto per 4 indagati chiave (di cui 3 italiani), mentre dopo una prima convalida del mandato di arresto europeo anche la moglie e la figlia dell’ex eurodeputato Panzeri verranno estradate in Belgio. Una vicenda ignobile che ha sin da subito spinto ai ripari una democrazia europea sotto attacco.

Il piano di riforma non è stato ancora annunciato pubblicamente, ma alcuni suoi punti sono stati resi noti dai siti di testate quali Politico, Euractiv ed EuObserver.

I principali punti del piano di riforma

La proposta principe di Metsola è quella di estendere a tutti i parlamentari europei l’obbligo di registrazione dei loro incontri con i lobbisti in un portale pubblico. A dire il vero possono già farlo, ma l’uso del portale – fino a questo momento – è di fatto obbligatorio solo per i parlamentari con incarichi rilevanti, come i presidenti di commissione o i relatori di un certo provvedimento; tutti gli altri sono invece liberi di scegliere su base volontaria. Inoltre, il piano della Presidente richiede a tutti i membri del Parlamento di dichiarare propri eventuali conflitti di interessi nel momento in cui diventano relatori di un certo provvedimento.

Altri punti del piano includono l’obbligo di registrare i lobbisti che rappresentano gli interessi dei paesi extraeuropei nell’apposito Registro per la trasparenza, un database dell’Unione europea in cui figurano tutti i principali organismi di lobbying (attualmente coloro che rappresentano un paese terzo riescono a schivare la registrazione grazie a diverse scappatoie). Questo funziona più o meno allo stesso modo al Congresso degli Stati Uniti, mentre tanti altri parlamenti, come quello italiano, non consentono attività di lobbying nelle sedi delle istituzioni (con conseguente maggiore opacità).

Sarà inoltre vietato ricoprire incarichi formali all’interno di una ONG agli assistenti parlamentari e ai funzionari del Parlamento: una norma che sembra scritta per evitare casi come quello di Francesco Giorgi, assistente storico di Antonio Panzeri, l’ex parlamentare che secondo la Procura federale belga ha contribuito alla messa in piedi di una rete di corruzione interna a favore del Qatar.

Tuttavia, il piano non prevede una norma aggiornata sul lavoro extra-parlamentare degli attuali parlamentari europei, nonostante circa un quarto di essi abbiano mansioni da liberi professionisti che creano conflitto di interessi permanente con il loro mandato politico.

Cosa non va nell’attività di lobbying del Parlamento UE?

Nelle istituzioni europee il lobbismo è un’attività legale e regolamentata, svolta da gruppi di interesse di varia natura che desiderano contribuire al processo democratico. Sia le ONG che gli esperti di trasparenza temono però da tempo che il Parlamento europeo sia eccessivamente vulnerabile alle influenze esterne. Ad esempio, da parte di Paesi non democratici o ostili ai progetti di integrazione europea che vogliono condizionarne le decisioni a proprio vantaggio, come secondo la Procura belga avrebbe fatto negli ultimi mesi il Qatar.

Le campagne di influenza straniera, in particolare, rappresentano una delle forme meno regolamentate di lobbying all’interno dell’Unione Europea e pertanto una delle più problematiche. Non è un caso se gli ex eurodeputati sono sempre particolarmente richiesti come lobbisti: per via dei loro ruoli precedenti, come l’italiano Antonio Panzeri, arrestato in seguito all’inchiesta del Qatar, possono entrare in Parlamento in qualsiasi momento senza doversi registrare come lobbisti.

Fonte: Euronews

«Il diritto internazionale prevede che i paesi possano influenzare i rispettivi processi decisionali», spiega Alberto Alemanno, esperto di trasparenza e fondatore dell’organizzazione The Good Lobby , «ma a livello europeo manca un regime che renda trasparente questa attività».

Nelle istituzioni europee il lavoro di lobbying è disciplinato da un codice di condotta abbastanza generico, e sebbene ogni istituzione europea si sia dotata nel tempo di un proprio codice etico e di trasparenza, storicamente il Parlamento europeo resta quello con le regole «decisamente più ridotte», spiega Alemanno:

«I parlamentari non hanno l’obbligo di dare conto di chi incontrano, né esiste un divieto di avere lavori paralleli: circa un quarto dei parlamentari europei mantiene incarichi da libero professionista, e questo crea un conflitto di interessi permanente».

Anche la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, è sembrata riferirsi a questo problema quando lunedì 12 dicembre, durante una conferenza stampa, ha detto:

«Per noi è importante non solo avere delle regole nette ma che le stesse regole coprano tutte le istituzioni europee, e che non esistano eccezioni».

L’estradizione di Silvia Panzeri

Sempre nell’ambito dell’inchiesta Qatargate, la Corte d’appello di Brescia ha deciso che Silvia Panzeri, figlia dell’ex eurodeputato Antonio, dovrà essere estradata in Belgio, dando così il via libera alla consegna della donna alle autorità del Paese, in attesa della decisione definitiva della Cassazione. La donna si trovava già ai domiciliari, come sua madre – Maria Colleoni, per la quale è arrivata anche l’autorizzazione all’estradizione – la procura di Bruxelles aveva chiesto l’estradizione dopo essere stata destinataria di un mandato di arresto europeo. Le due donne sono state accusate di associazione a delinquere, corruzione e riciclaggio di denaro.

Qatargate, ok all’estradizione di Silvia Panzeri. Fonte: tgcom24

Intanto su richiesta dell’autorità giudiziaria di Bruxelles all’Eurocamera è partita la procedura per la revoca dell’immunità di Marc Tarabella, eurodeputato eletto in Belgio, e Andrea Cozzolino, suo collega italiano. Toccherà alla commissione Juri (aiuta il Parlamento a elaborare una posizione informata sulle questioni giuridiche) prendersi carico del dossier nei prossimi giorni, mentre il Parlamento europeo continua a pensare a come evitare casi simili in futuro.

Fonte: Transparency.org

Fra l’altro il gruppo parlamentare dei Socialisti e Democratici, il più colpito dallo scandalo, sta già pensando a regole più severe, sicché non è nemmeno certo che il piano presentato da Metsola venga approvato così com’è. Anche la ONG Transparency International ha diffuso un commento alla proposta alquanto critico:

«Il piano continua a basarsi interamente sull’auto-imposizione. Sappiamo che questa dinamica non funziona: serve un coinvolgimento di enti esterni e indipendenti a tutti i livelli del processo di riforma», a riprova del fatto che il confine fra diplomazia e influenza è sottile, e a volte non così chiaro da tracciare.

Gaia Cautela

Parlamento UE sotto accusa: mazzette da parte del Qatar. In manette la vice Kaili e tre italiani a capo di ONG

Domenica quattro persone affiliate al Parlamento Europeo sono state arrestate con l’accusa di corruzione e riciclaggio di denaro a seguito di un’inchiesta della procura belga riguardante un’attività di lobbying condotta, come si presume, da parte del Qatar, paese che sta ospitando i Mondiali di calcio 2022 e che si trova già sotto pesanti accuse per violazione dei diritti umani.

I soggetti che si trovano sotto arresto sono Eva Kaili, politica greca e vicepresidente del Parlamento Europeo (adesso sospesa); Pier Antonio Panzeri, ex europarlamentare dei Socialisti e Democratici tra il 2004 e il 2019; Francesco Giorgi, compagno di Kaili, assistente parlamentare e fondatore della ong Fight Impunity; Niccolò Figà-Talamanca, a capo della ong No Peace Without Justice. Sottoposte al mandato di arresto europeo anche la moglie e la figlia di Panzeri, col vincolo di associazione a delinquere.

(La vicepresidente dell’Europarlamento Eva Kaili / fonte: euranet_plus @ Flickr.com)

L’inchiesta

Lo scorso 9 dicembre due giornali belgi, Le Soir e Knack, hanno scritto che la procura federale belga stesse mandando avanti già da luglio un’indagine su un giro di corruzione e riciclaggio che si sarebbe svolto proprio dentro il Parlamento Europeo, con vari protagonisti tra cui «quattro italiani». Il procuratore federale Eric Van Duyse, a Knack, avrebbe poi parlato genericamente di «uno Stato del Golfo» senza volerne rivelare l’identità, ma tutti i sospetti sono inevitabilmente caduti sul Qatar.

L’accusa a questo Paese sarebbe di aver tentato per mesi di influenzare le decisioni economiche e politiche del Parlamento UE tramite il versamento di ingenti somme o regali a terze parti con un grande ascendente sul Parlamento.

Per questa ragione, il 9 dicembre (giorno in cui, quasi paradossalmente, si festeggia la Giornata Internazionale contro la Corruzione), la procura belga ha operato sedici perquisizioni nelle case degli assistenti dei vari membri del Parlamento indagati, dove sono stati sequestrati computer e smartphone ed, in un caso, anche seicentomila euro in banconote.

Il Qatar nel mirino

Le ragioni per cui, tra tutti i Paesi del Golfo, i sospetti siano caduti proprio sul Qatar sono intuibili: questo Paese negli anni scorsi è infatti riuscito ad ottenere l’assegnazione dei Mondiali di Calcio 2022, ma non senza importanti polemiche. Perplessità si sono trasformate in vere proteste quando è stato fatto presente il poco riguardo che questa nazione avrebbe dei diritti umani, in particolare delle categorie più deboli come quelle rappresentate dalla comunità LGBTQ+.

Non meno importante, un grande scandalo ha riguardato la costruzione dei vari stadi dove oggi vengono ospitate le partite di calcio. Migliaia di morti sul lavoro sarebbero avvenute durante questa fase, per non parlare delle esimie condizioni in cui la manodopera era costretta a lavorare.

(fonte: carlosmorejon.net)

In sostanza, il Qatar avrebbe tutto l’interesse a dare una “rinfrescata” alla propria immagine, facendosi promuovere proprio da soggetti vicinissimi alle cause per i diritti umani e mostrarsi come uno Stato – addirittura – democratico. Ed infatti, numerose personalità coinvolte nell’inchiesta avevano rilasciato dichiarazioni pubbliche a sostegno del Qatar che destavano non poco sospetto. La stessa vice Eva Kaili, dopo un incontro col Ministro qatariota del Lavoro, aveva detto che «Il Qatar sarebbe stato in prima linea per i diritti dei lavoratori».

Ad ogni modo, un esponente ufficiale del Qatar ha negato qualsiasi coinvolgimento del suo governo nella vicenda, affermando di aver sempre agito secondo i dettami delle norme internazionali.

L’importante ruolo delle ONG

Ciò che rende ancor più complessa la vicenda sarebbe l’utilizzo, per gli scopi illeciti degli indagati, delle rispettive posizioni di forza e di garanzia di cui godevano, nonché delle due ONG No Peace Without Justice, capitanata da Niccolò Figà-Talamanca, e Fight Impunity, presieduta da Antonio Panzeri. La sede di quest’ultima è stata oggetto di perquisizione da parte della polizia belga.

In particolare, Fight Impunity è un’organizzazione che si propone l’obiettivo di «promuovere la lotta contro l’impunità per gravi violazioni dei diritti umani e crimini contro l’umanità avendo il principio di responsabilità come pilastro centrale dell’architettura della giustizia internazionale». Molti sono i nomi che hanno deciso di abbandonare a seguito dello scandalo: da Federica Mogherini, ex Alta Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, all’ex primo ministro francese Bernard Cazeneuve, all’ex Commissario Europeo per le Migrazioni Dimitris Avramopoulos, fino alle eurodeputate Cecilia Wikström ed Isabel Santos.

(Logo di Fight Impunity / fonte: fightimpunity.com)

Molti di questi soggetti erano esclusivamente membri onorari dell’organizzazione, non avendo al suo interno alcun ruolo effettivo.

Quanto a No Peace Without Justice, membro di spicco (e fondatrice) è la politica italiana Emma Bonino, a sua volta membro onorario di Fight Impunity, che però non si è espressa sull’accaduto.

Lo sconforto della politica

Fino a prova contraria, per tutti i soggetti sotto arresto vige la presunzione d’innocenza. Eppure, la vicenda si presta già ad essere «il più grande caso di presunta corruzione interna al Parlamento UE degli ultimi decenni», come affermato dal Direttore della Trasparenza Internazionale dell’Unione Michiel van Hulten. E rivela a Politico:

Il Parlamento ha creato una cultura dell’impunità, con una combinazione di regole finanziarie e controlli lassisti ed una totale mancanza di supervisione etica indipendente.

Infine, la Presidente del Parlamento Roberta Metsola ha affermato che «l’Assemblea si schiera fermamente contro la corruzione e sta attivamente cooperando con le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie per favorire il corso della giustizia».

Valeria Bonaccorso

Il Parlamento europeo ha approvato il Green Pass: ecco come ottenerlo e a cosa serve

L’Europarlamento ha dato il via alla certificazione digitale, che permetterà di facilitare gli spostamenti entro i confini dell’Unione. I “green pass” saranno operativi dal 1° luglio 2021.

Il Green Pass europeo –Fonte:repubblica.it

Durante la riunione tenutasi l’8 giugno a Strasburgo, è stato approvata l’introduzione del Green Pass europeo, chiamato anche “Eu Digital Covid Certificate”.

Esso è il documento “lasciapassare” che consentirà di viaggiare tra i Paesi della Ue, senza necessità di sottoporsi a periodi di quarantena o dall’effettuare tamponi, se si è già in possesso della somministrazione del vaccino o se si è guariti dalla malattia.

Sebbene il testo necessiti ancora di essere formalmente adottato dal Consiglio e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, si ritiene applicazione sarà immediata, già dall’ 1 luglio, rimanendo in vigore per un anno.

Il certificato digitale Covid dell’Ue: come ottenerlo

Il progetto (vedi qui il nostro articolo Certificati verdi per poter viaggiare: le proposte della Commissione UE per i passaporti di immunità per salvare il turismo) a seguito del voto dell’Europarlamento e l’ufficializzazione la scorsa mattina, ha ottenuto il punto di svolta per la rimozione dell’ultimo ostacolo che vincolava l’approvazione del documento. Nella giornata di lunedì prossimo, si dovrebbe giungere alla firma dell’accordo per rendere i viaggi tra i Paesi Ue finalmente liberi.

Il Parlamento europeo dà il via libera al green pass –Fonte:dire.it

Il certificato verrà rilasciato dalle autorità dei vari Stati, identificati nelle strutture ospedaliere, nei centri di test o dalle autorità sanitarie. Sarà possibile accedere alla versione digitale del documento tramite il proprio smartphone, nonostante lo si possa anche disporre in versione cartacea. Entrambe saranno fornite di un Qr code, al cui interno verranno registrate tutte le informazioni essenziali sottoscritte tramite firma digitale, tale da garantire tutela contro qualsiasi atto di contraffazione. Risulta chiaro come ciò faciliterà, così, il controllo dei dati.

Saranno riconosciuti solo i vaccini autorizzati nell’Ue e, eventualmente, anche quelli accettati dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) per il solo uso emergenziale.

È perciò escluso a livello europeo il vaccino Sputnik, ma ciò non preclude la prerogativa delle Nazioni dell’Unione di predisporre altri sieri.

Validità del Certificato

Il documento oltre alla sottoscrizione nella lingua del Paese che lo ha prodotto, sarà fornito di una traduzione in lingua inglese. Una volta rilasciato dovrà essere accettato da tutti gli Stati membri dell’Unione, anche da Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.

Il possesso dello stesso vieterà l’applicazione delle restrizioni e consentirà la libera circolazione del viaggiatore europeo al pari dei cittadini dello Stato Ue visitato.

Non è stata ancora prevista una scadenza dei certificati, in quanto tale durata dipenderà esclusivamente dalle decisioni da prendere in base ai dati scientifici, non ancora ottenuti, riguardo l’effettivo periodo di protezione del vaccino.

Il Green Pass europeo per tornare a viaggiare –Fonte:tgcom24.mediaset.it

In Italia, come in altri Paesi, è stato deciso che la validità del Green Pass avrà inizio dal quindicesimo giorno successivo alla prima dose, fino alla data prevista per la somministrazione della seconda, subendo poi, così, un prolungamento di nove mesi. Tale regola avrà valore anche per gli stranieri che arrivano nel nostro Paese.

Altresì, per l’Unione Europea il documento deverrà efficace dal quattordicesimo giorno dalla somministrazione della seconda dose.

Le decisioni per chi non è stato vaccinato

Coloro i quali ancora non si sono sottoposti all’iniezione del vaccino contro il Covid, potranno ottenere il certificato a seguito di un test molecolare o antigenico, secondo libero apprezzamento degli Stati, con esito negativo. La stessa possibilità sarà offerta in caso di guarigione dal contagio avvenuta negli ultimi sei mesi.

Test molecolari –Fonte:regione.piemonte.it

Affinché si possa garantire l’unità familiare, i minori che viaggiano con i genitori, dovranno essere esentanti dalla sottoposizione al periodo di quarantena. Per i bimbi con età inferiore a 6 anni l’esenzione si estenderebbe al relativo test negativo al viaggio.

Differenze con il Green Pass italiano

Certificato verde Covid-19 –Fonte:lanotiziagiornale.it

Nell’attesa della piena attuazione dell’Eu Digital Covid Certificate, in Italia esiste già il Green Pass, che prende il nome di Certificazione verde Covid-19. Essa è volta a favorire gli spostamenti tra le regioni con colori diversi (arancioni e rosse), ma trova altresì applicazione per la partecipazione a cerimonie civili e religiose, per le visite ai propri parenti presso le case di riposo (RSA) e si prospetta che avrà valore per l’accesso a concerti, spettacoli e discoteche. Si intende, perciò, come un documento comprovante uno dei seguenti stati:

  • L’avvenuta vaccinazione contro il SARS-CoV-2;
  • La guarigione dall’infezione da SARS-CoV-2: che corrisponde alla data di fine isolamento, prescritto a seguito del riscontro di un tampone positivo;
  • Il referto di un test molecolare o antigenico rapido per la ricerca del virus SARS-CoV-2 e che riporti un risultato negativo, eseguito nelle 48 ore antecedenti.

Questa sarà rilasciata in formato cartaceo o digitale dalla struttura sanitaria o dal Servizio Sanitario Regionale di competenza a seguito dell’avvenuta vaccinazione. Secondo il Decreto legge 65/2021 entrato in vigore dal 18 maggio 2021, il Green Pass potrà essere consegnato contestualmente alla somministrazione della prima dose di vaccino.

Qualora sia attestata, dalla struttura ospedaliera, dall’ASL o dai medici di medicina generale, l’avvenuta guarigione, il documento sarà accompagnato da una certificazione, a seguito di un tampone rapido, con validità di 48 ore dal prelievo effettuato, presso strutture abilitate.

I tempi di validità della Certificazione verde Covid-19 si basano sulle tre casistiche precedentemente dette:

  • A chi ha completato il ciclo vaccinale, avrà un certificato della durata di 9 mesi;
  • A chi è guarito dal Covid-19 avrà un certificato della durata di 6 mesi;
  • In caso di tampone negativo il certificato vale per 48 ore dal test.

Come funzionerà l’Eu Digital Covid Certificate 

Ogni Paese membro avrà l’onere dell’emissione dei certificati, presso strutture abilitate al loro rilascio e dotate di propria chiave di firma digitale, conservate in ciascun database di ogni Nazione. Il documento al momento del controllo prevedrà la scansione del Qr Code e alla verifica della firma apposta.

Eu Digital Covid Certificate –Fonte: ilfattoquotidiano.it

Al fine di consentire l’interoperabilità, ossia lo scambio dei diversi dati, la Commissione europea ha creato un gateway, mediante il quale le firme dei certificati potranno essere verificate in tutta l’Ue. I dati personali del titolare del certificato rimarranno entro i confini del proprio Paese e non verranno trasmessi ad altri.

Ogni Stato avrà la facoltà di scegliere le modalità di distribuzione dei documento, preferendo o la modalità centralizzata oppure affidandola presso i centri o gli operatori sanitari. In Italia sarà possibile aver accesso ai propri codici, attraverso l’app IO, ossia l’applicazione contente numerosi servizi digitali della Pubblica Amministrazione.

Le disposizioni di salvaguardia

Varianti Covid –Fonte:fortuneita.com

Nel caso in cui si debba “salvaguardare la salute pubblica” i singoli Paesi membri saranno legittimati nell’imposizione di ulteriori restrizioni di viaggio da applicare ai titolari dei certificati. Si seguiranno le forme di quarantena, di autoisolamento o di test, qualora sorgano varianti che cagionino preoccupazione. Secondo quanto predisposto dal Parlamento europeo, tali misure dovranno essere notificate con 48 ore di anticipo agli altri Stati Ue e alla Commissione, mentre ai cittadini dovrà essere fornito il preavviso di 24 ore.

Giovanna Sgarlata