Alla ricerca dell’aggravante perduta (?)

Nei giorni appena passati ho potuto notare che in molti durante il dì svolgono la propria vita in tranquillità ed in totale anonimato, mentre di notte si trasformano in impavidi difensori della giustizia, un po’ come Batman e Superman. Li definirei i “giuristi 2.0”. Si, si, avete idea di quanti “laureati” in giurisprudenza vagano per le strade del nostro bel Paese? Anche se lo scherzo sarcastico si presta divinamente per tutta la faccenda che vi racconterò, premetto che il mio scopo è principalmente di informare in maniera più oggettiva possibile, tenendo parziale la mia opinione – nonostante il tipo di articolo la richieda -, al fine di chiarire perché la giustizia italiana è giunta a tale decisione.

Si sa, il diritto non è certo un mondo facilmente comprensibile, due filoni sono in eterno conflitto tra loro (rari i casi in cui dottrina e giurisprudenza sono concordi) ed il lavoro interpretativo è sempre più oscuro ed articolato. Il caso che ha creato polveroni e fioccanti opinioni è la recente sentenza della terza sezione di giurisdizione penale della Corte di Cassazione: con il numero 32462 depositata il 16 Luglio scorso, i giudici hanno ordinato un nuovo processo per rivedere al ribasso le condanne stabilite in appello contro due uomini di cinquant’anni, accusati di stupro di gruppo contro una ragazza. I giudici hanno stabilito che la vittima era ubriaca e gli stupratori hanno approfittato delle infermità della vittima per avere un rapporto forzato privo di consenso della parte lesa. Se queste sono le parole che avete letto su molte testate nell’ultima settimana, è giustificato (e facile) attaccare la scelta dei giudici.

Ma, si è giunti fino al grado di Cassazione, perché la donna aveva assunto volontariamente l’alcol, e nel fare ricorso si è notato che per legge, alla pena dei due stupratori, non può essere aggiunta alcuna aggravante.

Procedendo con ordine: i fatti risalgono al lontano 2009. I protagonisti sono due uomini ed una ragazza, i quali avevano banchettato insieme con qualche bottiglia in più. La sfortunata fanciulla, al posto di essere aiutata viste le condizioni psicofisiche alterate, è stata condotta in camera da letto per subire una violenza da parte dei due uomini. Dopo qualche ora la giovane si è diretta al pronto soccorso descrivendo quanto appena accaduto. Nel 2011 i due uomini erano stati assolti in primo grado da un giudice di Brescia, perché la donna non era stata riconosciuta attendibile (si evince infatti dalla sentenza e dalla testimonianza, che la giovane confondeva gli avvenimenti, omettendo ed aggiungendo svariate volte i fatti). Successivamente, nel gennaio del 2017, la corte di Appello di Torino aveva considerato in modo diverso il referto del pronto soccorso, che parlava di segni di resistenza, e aveva condannato i due uomini a tre anni applicando anche l’aggravante di «aver commesso il fatto con l’uso di sostanze alcoliche». La difesa dei due imputati aveva presentato ricorso sostenendo che non c’era stata violenza da parte loro né riduzione a uno stato di inferiorità, dato che la ragazza aveva bevuto volontariamente. La Cassazione ha ora confermato la responsabilità dei due uomini nello stupro, ma ha annullato con rinvio la sentenza dei giudici di secondo grado sul punto dell’aggravante.

“Ragioni letterali, ovvero l’utilizzo della locuzione “con l’uso”, e sistematiche, essendo previste uguali circostanze soltanto in relazione ad altre fattispecie di reato che contemplano tra i loro elementi costitutivi la violenza o minaccia (artt. 339, 395, 393, 629 e 585 c.p.), impongono, infatti, di ritenere che il mezzo descritto debba essere imposto contro la volontà della persona offesa e, dunque, che la sostanza deve essere assunta a seguito di un comportamento violento o minaccioso dell’agente. Non integra quindi gli estremi dell’aggravante l’assunzione volontaria di sostanze alcoliche da parte della vittima.” – Sentenza della Corte

Perché si parla di aggravante e della sua mancata sussistenza?

Innanzitutto l’aggravante nel diritto penale la ritroviamo nell’art. 61 del codice penale, in cui sono elencate le circostanze aggravanti comuni, circostanze che – appunto – aggravano il reato commesso dal colpevole. Vi sono anche le aggravanti speciali, che si applicano caso per caso. Ed è questo il punto sul quale si sono soffermati molti critici, poiché ogni caso va valutato nelle sue circostanze specifiche, che non sempre sono uguali tra di loro. In ogni caso, la corte non ha stabilito che l’ubriachezza volontaria fosse stata un’attenuante, ma che se una donna che ha bevuto subisce una violenza, l’aggravante sussiste quando lo stato di invalidità è stato provocato dal colpevole del reato. La Cassazione non ha teorizzato che lo stupro non si è verificato: la violenza sessuale è stata riconosciuta, non è stato riconosciuto l’aggravante che modifica la pena dei colpevoli.

Chiariti tutti i dubbi, le opinioni possono essere presentate, sicuramente con la consapevolezza dell’argomento. La paura che può sorgere, nell’ipotesi in cui dovesse ripresentarsi un caso simile, è che la sentenza della Cassazione possa valere come precedente – il che non significa che la pronuncia fa legge, ma ha un peso rilevante, e può essere citata davanti ad un giudice – e che quindi l’aggravante come non sussiste adesso, potrebbe non farlo successivamente. Ma questo non significa che il dito va puntato alla Corte perché è stata “ingiusta” e l’indignazione deve dilagare come una fake news su Facebook.

Al Corriere della Sera, la penalista Caterina Malavenda non ha messo in discussione la legittimità della decisione della Cassazione, ed ha spiegato: «Certo, ora la Corte di Appello dovrà rivalutare tutto e, in particolare, capire chi ha fatto bere la vittima e perché. Tu puoi bere senza rendertene conto se c’è qualcuno che ti riempie continuamente il bicchiere. Ma perché lo sta facendo?». Infatti, a prescindere dalla giurisdizione e dalle scelte prese secondo procedimenti ben precisi e nel rispetto delle norme, la questione va spostata su un altro piano, in un ambito che ancora non è diventato concreto e sostanziale. La violenza ed il consenso sono discussioni fortemente avanzate in questo periodo, non solo a livello nazionale ma anche europeo, in cui il fulcro è il consenso esplicito, per cui dire “sì” significa “sì”, e che tutto il resto, compreso il silenzio, significa “no”. Il consenso esplicito offre infatti, secondo molte, più protezione, soprattutto a quelle donne che non sono in grado di esprimere chiaramente il proprio consenso (per paura, per alterazione del proprio stato psicofisico, le circostanze sono tante).

Che questo possa essere uno spunto per rivedere o migliorare tutte quelle norme volte a condannare la violenza sessuale? Che la nostra burocrazia sia famosa in tutto il globo per la sua particolare lentezza e minuziosa ricerca, è assodato, ma forse dovremmo valutare molti più casi e le rispettive conseguenze per poter assicurare una tutela completa dell’individuo (sempre nel rispetto del nostro diritto). Come recentemente in Spagna (che segue il modello tedesco e svedese), in cui è stata approvata la proposta che vede la vittima esprimere il proprio consenso esplicito affinchè il rapporto sessuale venga considerato tale, altrimenti è una violenza a tutti gli effetti.

Prescindendo dal genere, la violenza sessuale è un atto vile che deve essere concretizzato nell’immaginario comune: cioè, bisogna avere consapevolezza del reato infimo che rappresenta, tanto da non volerci nemmeno scherzare, per esempio. Non è piacevole quando dite “era troppo bon*, l’avrei stuprat*” o “vieni, vieni ti faccio divertire io”, non siete simpatici, non è divertente, non si dicono certe espressioni per scherzare. Sarò troppo rigida, ma è così di cattivo gusto, che riuscite a trasmettere amarezza e sconforto in chi vi ascolta, e peggio è quando vi si regge la battuta. Ridere è bello, ma c’è così tanto su cui scherzare, perché proprio così?

 

 

Giulia Greco

 

Migranti ed Ue: Ecco l’accordo dei 28 leader

Dopo 13 ore di negoziazioni estenuanti, alle 4.41 del mattino, il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk annuncia l’intesa dei 28 leader politici europei sulla questione migranti. Il risultato è un accordo redatto in dodici punti, che dovrebbe servire ai paesi membri per gestire le nuove ondate migratorie fino alla definitiva, e ormai ampiamente preannunciata, modifica del Trattato di Dublino.

Tra i primi a esultare per il risultato del summit è stato lo stesso premier italiano Giuseppe Conte in prima linea insieme al presidente francese Macron ed al gruppo di Viségrad (alleanza che comprende Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia), per il sostegno alla distribuzione obbligatoria di tutti i migranti e per una gestione condivisa da parte di tutti i paesi membri degli stessi. Ma si tratta di una euforia che dura poco e che, altrettanto velocemente, mostra quanto questo accordo sia stato, in realtà, deludente proprio per il paese che l’ha maggiormente richiesto, l’Italia appunto. E a mostrare immediatamente il suo velato disappunto è stato proprio il Ministro dell’Interno Matteo Salvini che durante un’intervista a Radio Capital ha affermato “Non mi fido delle parole, vediamo i fatti”. 

Il vertice di Bruxelles si sblocca a notte fonda: accordo di tutti i 28 leader anche sui migranti

Le richieste fatte dal governo italiano erano sintetizzabili nella riapertura dei porti da parte degli altri paesi europei, la ridistribuzione obbligatoria di tutti i migranti richiedenti asilo – politici ed economici – illegali, e il versamento di capitali a favore del Trust Fund Africa, fondo da utilizzare per una serie di progetti Ue sul suolo africano; ma, in realtà, il risultato è stato completamente diverso: la ridistribuzione avverrà su base volontaria da parte dei paesi che intendono farlo e nei numeri da loro scelti; si useranno i centri chiusi, istituiti volontariamente dai paesi ospitanti, come luogo in cui accogliere i migranti per il periodo necessario allo svolgimento delle procedure di riconoscimento degli stessi. In sintesi, una sconfitta netta, anche se sapientemente velata, da parte della delegazione italiana. A questo va aggiunto inoltre il fatto che l’Italia sia obbligata alla costruzione di questi centri (i famosi hotspot molto criticati dallo stesso Salvini in campagna elettorale), in quanto solo i paesi che presenteranno queste strutture sul proprio territorio avranno accesso alla redistribuzione dei richiedenti asilo.

Risultati immagini per merkel migrantiAd uscirne sollevata è, invece, la cancelliera tedesca Angela Merkel che riesce a strappare agli altri leader la negoziazione sugli accordi dei movimenti secondari, ovvero l’obbligo, da parte del paese che ha compiuto la prima registrazione del migrante, di riprendere sul proprio territorio tutti quegli individui fuggiti sul territorio di un altro stato membro. Con questa decisione, infatti, placa la crisi interna al governo tedesco mossa dal Ministro Horst Seehofer del Csu, dando però, anche in questo caso, un duro colpo all’Italia che è uno degli stati interessati maggiormente da questo fenomeno. Le motivazioni di questa scelta sono state ricondotte al rischio di mandare in crisi Schengen.

Comune a tutti i leader che hanno partecipato al summit è invece la volontà di rinforzare la struttura della Guardia Costiera libica, riducendo in questo modo il numero di interventi necessari al salvataggio dei migranti in mare da parte delle autorità portuali dei paesi europei che si affacciano direttamente sul Mediterraneo.Risultati immagini per migranti

“Da oggi l’Italia non è più sola. Da questo Consiglio europeo esce un’Europa più responsabile e più solidale” ha affermato subito dopo l’uscita dal consiglio il premier Conte, ma ciò che si può comprendere da una prima analisi dell’accordo redatto è proprio quanto la situazione non sia cambiata . Si aspetta quindi di capire quando e come verrà modificato il Trattato di Dublino, sperando che la situazione riesca ad essere gestita nel migliore dei modi per evitare ulteriori e ormai, ahi noi, quotidiane morti inutili nel nostro mare.

Giorgio Muzzupappa

 

 

Di cosa parliamo quando parliamo di spread

Le notizie delle ultime ore e delle ultime giornate segnalano uno spread in rialzo di oltre quota 300. Ma, sostanzialmente, cos’è lo spread? Come funziona?

“Spread è una parola inglese che è tipicamente usata in Italia, nel linguaggio politico o finanziario (the difference in price between related securities), per indicare la differenza di rendimento tra titoli di stato italiani e tedeschi.” Definizione di Wikipedia.

Quindi, nella pratica, se un titolo di Stato tedesco rende l’1% e un analogo titolo di Stato italiano rende il 3%, si dice che lo spread è del 2%, cioè la differenza tra i due valori. In termini tecnici e burocratici si dirà “lo spread è di 200 punti base”.

I titoli di Stato sono il modo in cui i Paesi chiedono in prestito dei soldi: quando uno Stato emette titolo, chi li compra fa un prestito a quello Stato, che dovrà restituire i soldi alla scadenza, pagando periodicamente degli interessi. Inoltre, chi compra non è obbligato ad aspettare la scadenza per rientrare dall’investimento.

Se trova qualcun altro che vuole acquistarlo, può venderglielo. È il cosiddetto “mercato secondario”. Lo Stato rimborserà il titolo a chi lo avrà in mano quando arriverà la scadenza. Chiunque può comprare titoli di Stato e chiunque può sbarazzarsene se pensa che non valga la pena tenerseli. L’Italia ha il 70% dei suoi debiti con banche, imprese e cittadini italiani. Il 30% è invece stato prestato dall’estero. Una fetta dei titoli che l’Italia dovrà rimborsare è in mano alla Banca Centrale Europea (circa 340 miliardi) che tramite la Banca d’Italia negli ultimi anni ha “rastrellato” sul mercato i titoli di Stato.

Nel mercato secondario si formano i prezzi dei Btp, più le quotazioni scendono – perché come accade in queste ore molti stanno vendendo i titoli italiani per paura di quello che potrebbe accadere – più lo spread sale.

Come con ogni prestito, quando compriamo titoli ci interessa capire quanto rischiamo di perderli. Lo spread aiuta in termini di affidabilità: se c’è uno spread tra i titoli italiani e quelli tedeschi significa che chi compra quei titoli pensa che la Germania sia più affidabile dell’Italia. Se aumenta lo spread, significa che aumenta la “diffidenza” sull’Italia. Se gli investitori non si fidano, si sbarazzano dei titoli italiani. Più li vendono, più lo spread sale.

In tutto ciò, la domanda che mi sono posta è stata “Cosa succede se lo spread sale? Perché è così importante?

Più lo spread sale, meno gli investitori saranno disposti a comprare titoli. Ma lo Stato deve comunque vendere titoli e dovrà offrire interessi sempre più alti per attrarre gli investitori, e ogni anno si accumulano nuovi costi che per lo Stato potrebbero diventare insostenibili.

A questi effetti di impatto si deve sommare una frenata della crescita economica, minori opportunità di impiego per i giovani e meno reddito per le famiglie in un contesto geopolitico incerto. Insomma, uno di quei meccanismi a catena che solo a pensarci fa venire l’ansia e non c’è ancora nessuno in grado di “prendere il toro per le corna”.

Serena Votano

Forse ci siamo: L’OK di Cottarelli alla formazione di un esecutivo

Dopo il nulla di fatto dell’incontro tenuto ieri verso le 19, tra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed il premier incaricato Giuseppe Conte (con le sue relative dimissioni), stamane c’è stata la convocazione al Quirinale di Carlo Cottarelli, il quale ha dato la sua adesione (con riserva) per la formazione  di un nuovo governo che ci porterà alle prossime elezioni, presumibilmente dopo il mese di agosto. L’uomo soprannominato “Mister Spending review” ha dichiarato:

“Sono molto onorato come italiano di quest’incarico e ce la metterò tutta. Mi presenterò con un programma che in caso di fiducia includa l’approvazione della legge di bilancio e poi preveda lo scioglimento del Parlamento e elezioni nel 2019. Senza la fiduciasi andrà invece alle elezioni dopo agosto.”

L’intervento di Cottarelli si può riassumere brevemente in questi punti :

  • Tempi stretti per la squadra di governo.
  • Poi alle Camere per chiedere la fiducia.
  • Il programma, in caso di fiducia, include l’approvazione della legge di bilancio per il 2019, dopodiché il Parlamento verrebbe sciolto con elezioni a inizio 2019.
  • In assenza di fiducia il governo si dimetterebbe immediatamente e il suo principale compito sarebbe la gestione dell’ordinaria amministrazione e accompagnare il Paese a elezioni dopo il mese di agosto”.
  • Essenziale il dialogo con la Ue: assicuro gestione prudente conti pubblici.

Dopo le rassicurazioni di Cottarelli su conti pubblici e ruolo dell’Italia nella Ue, lo spead tra Btp e Bund rallenta ancora e torna sotto i 220 punti base (217).Risultati immagini per di maio e salvini

Siamo di fronte ad una crisi istituzionale mai verificatasi prima nella storia della Repubblica; e nel frattempo arriva il duro attacco di Salvini e Di Maio al Colle. Il leader di M5S parla di “scelta incomprensibile” del capo dello Stato e sottolinea il concetto di “inutilità al voto” se poi quest’ultimo viene sovvertito dalle preoccupazioni delle varie agenzie di rating e dalle lobby finanziarie. Mentre il segretario della Lega rivendica il lavoro svolto durante queste settimane per la preparazione del governo, e che con l’esclusione di Savona dalla carica di ministro dell’economia si chiama fuori, rievocando il ritorno alle urne. Di tutt’altro avviso è Matteo Renzi, il quale attacca Salvini con un tweet, spiegando che la sua decisione è solo un alibi per non governare. Il leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, arriva addirittura a parlare di “impeachment” nei confronti del presidente della Repubblica rifacendosi all’articolo 90 della Costituzione. Arrivano però le repliche confortanti del segretario del Pd Maurizio Martina e dell’ex primo ministro Paolo Gentiloni, i quali si sono mostrati solidali nei confronti delle scelte di Mattarella.

Dopo 85 giorni senza esecutivo viene rimesso tutto nelle mani dell’economista Cottarelli, sulle cui spalle gravano il compito di dare un governo al nostro Paese.

Santoro Mangeruca

Governo si, Governo no. Si attende la decisione di Mattarella

Salvini: “Se salta tutto, ci sarà una frattura tra gli italiani e i palazzi”

E dopo soli 83 giorni dalle elezioni del 4 marzo, nel perfetto stile italiano – caciarone e raffazzonato -, sembra esserci una rischiarita nel fosco panorama post-elettorale del nostro Bel Paese. Questo non significa che la questione della formazione del governo si sia finalmente esaurita, anzi; ma almeno, nelle prossime ore, riusciremo a capire cosa ne sarà dei risultati prodotti dalle urne qualche mese fa: nascerà un governo “socio-securitario” giallo-verde, con Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, o si ritornerà a votare anzitempo.Risultati immagini per governo

Infatti, il 23 maggio, dopo un intenso incontro con il Presidente della Repubblica, viene affidato l’incarico di formare un nuovo governo ad uno dei candidati ministri – pubblica amministrazione – 5stelle proposti da Di Maio a fine febbraio, l’avvocato e professore di Diritto Privato Giuseppe Conte. Figura di spicco del panorama accademico italiano, fine giurista dal ricco curriculum maturato grazie alle numerose esperienze vissute nei prestigiosi college di mezzo mondo. Ma è proprio ciò che sembra essere il suo punto di forza –il curriculum, appunto – che diventa lo strumento migliore per muovere le critiche verso il candidato di M5S e Lega. Molte sembrano essere infatti le incongruenze, tra cui, quella che suscita più scalpore, è sicuramente quella relativa al periodo di formazione nella famosa New York University, dove Conte affermava di aver passato “almeno un mese, ogni estate dal 2008 al 2012” a perfezionare ed aggiornare i suoi studi; affermazione che però non trova sostegno dalle parole degli stessi rappresentanti dell’Università che ammettono di non ritrovare nessuna persona rispondente quel nome tra gli elenchi in loro possesso. Ed a questo caso si ricollegano tante altre imperfezioni che hanno destato particolari dubbi sulla reale veridicità del documento di presentazione del neo incaricato.

Il boom mediatico che si genera da queste rivelazioni , non sembra però intaccare più di tanto la figura di Conte e l’immagine del Movimento, che continua a farsi vanto della sua professionalità e, sulla base dell’accordo di governo stipulato con la Lega, continua a lavorare sulla squadra di ministri da presentare a Mattarella.

E sono proprio i ministri il nodo cruciale di tutta la questione, in particolare, quello dell’economia, pedina fondamentale nello scacchiere giallo-verde per gestire i rapporti con l’Europa e le decisioni, tanto criticate da Salvini e compagni,  dei suoi dirigenti. Il nome scelto per ricoprire questa carica è quello di Paolo Savona, economista dal passato in Banca d’Italia, professore nelle più importanti Università del paese ( è anche uno dei rifondatori della ex Università Pro Deo, oggi LUISS Guido Carli), già ministro dell’industria, commercio ed artigianato durante il governo Ciampi  93-94. Fortemente sostenuto dalla Lega (soprattutto) e dal M5S, che si ritrovano nelle sue posizioni antieuropeiste e che lo vedono come unico possibile interlocutore con l’Europa e la Germania. Ma dal Quirinale non sembra arrivare la stessa aria, con un Mattarella non completamente convinto della figura proposta per un ruolo tanto importante, proprio in relazione a quelle che potrebbero essere le sue decisioni nei confronti delle autorità di Bruxelles. A questo si aggiunge, inoltre, un’altra problematica legata alla figura di Savona che ne compromette ancora di più la posizione, ovvero un’indagine alla quale è sottoposto dalla Procura di Cagliari con l’accusa di concorso in usura, relativa al periodo che va da novembre 2008 a ottobre 2010, quando era presidente e legale rappresentante di Unicredit.Risultati immagini per paolo savona

Sulla questione Salvini si dice inamovibile ed afferma:

Avere all’economia qualcuno che garantisca l’interesse nazionale, se serve andando a ridiscutere vincoli europei che hanno fatto male al nostro paese, è qualcosa che serve all’Italia […] speriamo quindi che non ci siano altri ostacoli. O si parte o non tratto più”

Saranno quindi ore decisive per il futuro del nostro Paese e dell’Europa unita che, dopo i recenti fatti della Brexit, non vede di buon occhio la possibilità di un ridimensionamento dei rapporti con l’Italia. Nonostante ciò il presidente francese Macron, dopo una chiamata fatta nelle scorse ore a Conte, ha formulato i suoi migliori auspici per il potenziale nuovo Governo, creando ancora un’altra spaccatura nel contesto europeo.

La palla passa dunque nelle mani del Presidente Mattarella che dovrà dare l’ultima parola sulle proposte di M5S e Lega, consegnando il governo al presidente in pectore Giuseppe Conte, o ribaltando completamente la situazione riportando, quasi sicuramente, gli italiani alle urne.Risultati immagini per mattarella

E in mezzo a questo panorama ancora molto incerto, una cosa rimane – ahi noi! – estremamente chiara:

L’Italia è, e sempre resterà, il Paese dei Balocchi.

Giorgio Muzzupappa

Governo: alleanza giallo-verde e l’Europa mormora

 

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Era l’esito più temuto da Bruxelles quello di un’alleanza M5S e Lega. Le due forze politiche, populiste e antieuropeiste di fondamento, si trovano intorno a un tavolo tecnico a discutere da poco più di un giorno su che forma dare al loro nuovo governo d’intesa. Sarà un contratto di governo da elaborare in poche ore, un pressure test che non lascerà spazio a discussioni ideologiche ma, piuttosto, ad allineamenti di programma.

Non sarà, dunque, solo il tema Europa ad accomunare le due forze, ma – al contario – sembrerebbe proprio un tema da accantonare per il momento. D’altronde, era già successo in campagna elettorale:  Salvini e Di Maio non si erano mai sbilanciati troppo su quelle che sarebbero state le implicazioni pratiche delle loro idee Anti-Europa, al contrario delle “vecchie generazioni” dei movimenti.

Il presidente Mattarella, ha messo in freezer il suo governo neutrale e domenica i due esponenti delle forze vincitrici dovranno riferire l’esito del confronto portando al Quirinale un pre-contratto. Lunedì, se l’intesa avrà fatto passi avanti, potrà partire la procedura per il nuovo governo.

E quello che non si può di certo rischiare è la bocciatura del Capo dello Stato. Pena governi tecnici e/o ritorno alle elezioni.

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In un contesto simile, gli occhi dell’Europa non possono che essere puntati tutti sulle mosse dell’Italia. Soprattutto in giorni in cui i vertici d’Europa si sono riuniti proprio nello stivale italiano, precisamente nel capoluogo fiorentino, in occasione della conferenza “The State of the Union 2018” per parlare di solidarietà.

Durante l’apertura a Palazzo Vecchio del “Festival d’Europa”, Mattarella non ha tardato a lanciare un avvertimento preventivo ai leader in trattativa:

“Pensare in Europa di potercela fare da soli è inganno consapevole delle pubbliche opinioni”.

La nuova alleanza, dunque, dovrà restare nella cornice tradizionale della Costituzione, dell’osservanza dei trattati internazionali e, soprattutto, del rispetto degli impegni europei. Anche il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker non ha tardato durante il convegno a commentare che “Populisti e nazionalisti hanno avuto materia per alimentare loro sentimenti e aumentare distacco dagli altri. Così la solidarietà si sfilaccia “

Reazioni diverse, invece, provengono da oltre la Manica, dove l’ex leader storico del partito indipendentista inglese Nigel Farage fa gli auguri via tweet ai leader. Nell’enfatizzare la sua gioia, Farage si è riferito all’intesa come il suo “sogno” da due mesi a questa parte per dare “uno schiaffo a tutti coloro che governano l’Unione”. “L’Ue si è definitivamente rotta”, afferma.

Un tiro delle somme forse un po’ troppo accelerato dato che per Lega e M5S c’è ancora tanta strada da fare e poco tempo. Intanto non vacilla la positività di Salvini e Di Maio al termine di ogni incontro nel corso delle ultime ore.

Sembra essere già arrivati a una convergenza sui punti flat-tax, conflitto d’interessi, migranti e debito pubblico. L’eventuale contratto di governo, in ogni caso, sarà posto ai voti sulla piattaforma Rousseau, come ha spiegato Davide Casaleggio in una conferenza stampa in Senato.

Intanto, per i due leader resta ancora il nodo più duro da sciogliere: il “terzo premier”. Tra le poche e deboli indiscrezioni a riguardo, spunta il nome di Giampiero Massolo, Presidente di Fincantieri e presidente dell’Istituto di politica internazionale dal 2017.Risultati immagini per giampiero massolo

Un curriculum di assoluta garanzia per il Capo dello Stato, Bruxelles e le cancellerie mondiali e, forse, anche per la delusa Forza Italia che avrebbe con Massolo premier un atteggiamento meno ostile rispetto alla non-fiducia certa annunciata da un Berlusconi amareggiato per l’alleanza giallo-verde.

In ogni caso sembrano aver accettato bene i due leader il proverbio “tra i due litiganti il terzo gode” al di là di chiunque questo terzo sarà. La mira è stata dirottata su un altro obiettivo: non lasciare scampo a esecutivi algidi e mettere in piedi un governo. Diversamente, il ritorno al voto potrebbe essere fatale sulla credibilità e, quindi, sui consensi delle due forze politiche.

Martina Galletta

Giove e le sue Lune: tra Mito e Astronomia

Arrivate dalla sonda Juno le prime immagini di GioveIl 5 agosto 2011, a bordo di un razzo Atlas V alla Cape Canaveral Air Force Station, è stata lanciata Juno, una sonda della NASA, il cui compito è quello di studiare il campo elettromagnetico di Giove.

Il 4 luglio di questo anno, finalmente, questa piccola sonda è arrivata a destinazione e il 10 luglio ha inviato le prime foto del grande pianeta con le sue 3 lune (la quarta è rimasta nascosta, Callisto): Io, Europa e Ganimede.

Il pianeta si riesce a vedere molto bene, per quanto non si hanno ancora documenti in alta risoluzione, con le sue bande orizzontali e la famosa Grande Macchia Rossa.

Finalmente quindi, Zeus e le sue amanti, possono essere visti da tutti noi. I nomi delle lune, infatti, derivano proprio dalla storia greca, dove Io, Europa e Callisto erano le amanti di Zeus (il corrispettivo greco di Giove), mentre Ganimede era il suo cocchiere (e amante).

satelliti-di-giove

Con altre missioni spaziali si sono potute constatare le caratteristiche delle lune: Callisto è il più grande oggetto solare conosciuto, Ganimede è l’unico con un campo magnetico proprio e formato da ghiacci crateri e distesa oceanica salata, Io è l’oggetto solare più geologicamente attivo con colate laviche che gli danno il caratteristico colore giallo e, infine, Europa avente la superficie più liscia di qualsiasi altro oggetto solare. Quest’ultima, inoltre, sembrerebbe essere giovane e provvista di acqua: la qual cosa ha fatto ipotizzare agli scienziati che potrebbe esserci vita su essa.

Dunque, adesso, tocca al Grande Pianeta Rosso, Giove, svelarci i suoi segreti.

Juno ha compiuto un lungo viaggio di quasi 3 miliardi di chilometri e resterà a ruotare sull’orbita gioviana per avvicinarsi gradualmente all’atmosfera del pianeta, impiegando un totale di 53 giorni: intorno al 27 agosto dovrebbe, dunque, attivare la fotocamera ad alta risoluzione per poter inviare sulla terra altre incredibili foto di Giove.

La sonda, al momento, trasporta 9 strumenti scientifici di cui 3 firmati dalla nostra nazione: l’italia, infatti, ha partecipato al progetto con lo spettrometro Jiram (realizzato da Leonardo-Finmeccanica a Capi Bisenzio ) per lo studio delle aurore polari che si sviluppano dall’incontro delle particelle solari con il campo magnetico del pianeta; il KaT (progettato dall’Università della Sapienza di Roma ), che servirà per la mappatura interna del pianeta e, infine, l’AST (realizzato da Leonardo-Finmeccanica), sensore che dovrà cercare di mantenere la sonda sulla giusta rotta dell’orbita del pianeta.Giove

Ma non sono gli unici ‘’passeggeri’’ italiani sulla sonda Juno: a bordo anche la targa con il ritratto di Galileo Galilei, con la sua firma e il testo in cui, il medesimo scrittore nel 1610, descriveva proprio Giove e le sue 4 lune. Inoltre ci sono anche 3 statuine Lego che raffigurano sempre Galileo e, a fargli compagnia, Giove e Giunone.

Non manca nessuno, quindi, in questa avventura nello spazio. Ora bisogna solo avere la pazienza di aspettare i dati che verranno raccolti, durante questi 20 mesi, dalla sonda Juno e conoscere, finalmente, i segreti del pianeta ‘’Gigante’’ già, appunto, descritto da Galileo ma rimasto, fino ad ora, un vero e proprio mistero.

Elena Anna Andronico 

“Unita nelle diversità”,il motto dell’UE. Con le diversità siamo pronti, a quando l’unità?

turchiaaylan3 Settembre 2015. Una foto del corpo di Aylan, un bimbo siriano ritratto senza vita sulla riva di una spiaggia in Turchia sconvolge e commuove il mondo intero. All’indomani qualcosa pare smuoversi, persino le posizioni più conservatrici e inamovibili di alcuni rappresentanti dell’UE sembrano vacillare, fino a scostarsi (è questa l’impressione), da uno stato di inamovibile inerzia e dal ruolo di impassibili osservatori ,di fronte a disastri che ogni giorno sono sulle prime pagine di tutti i media.

L’Europa si unisce. Alcuni Stati, fino ad allora disinteressati nell’affrontare una questione così importante, improvvisamente cambiano etichetta al fenomeno migratorio che, ritenuto fino a quel momento un processo dannoso per la società da evitare quanto più possibile, diventa improvvisamente una necessità, una risorsa da far fruttare, un’occasione di rinnovamento culturale e sociale.

Bene verrebbe da dire, almeno da un punto di vista tutto italiano; “Finalmente l’Europa ci è vicina”, “Non toccherà più soltanto a noi affrontare una simile problematica”: questi ovviamente i pensieri che attraversano la mente dei più ottimisti. In Germania un gruppo di cittadini accoglie profughi in arrivo alla stazione di Monaco con un applauso. Improvvisamente la maggioranza dei governi, dei media, dell’opinione pubblica sembra abbracciare la causa dei profughi, o perlomeno sembra comprendere , per un istante, i reali motivi che spingono centinaia di miglia di persone a rischiare la propria vita in mare aperto. Appunto, per un istante. Tanto è durato il picco emotivo, così come i buoni propositi dell’Europa unita e l’attenzione dei media.

Torniamo ai nostri giorni, a quello che si sta vivendo in questo periodo, e scopriamo che gran parte dello spirito e delle iniziative tese alla tolleranza, alla vicinanza e all’ accoglienza dei profughi, da parte di alcuni Stati Europei, gli stessi che appena pochi mesi fa promettevano uno sforzo importante nell’affrontare una situazione divenuta ormai insostenibile, sono andate a farsi benedire. Ed ecco che Faymann, cancelliere austriaco, annuncia la sospensione dell’accordo di Schengen; il governo Danese approva (con l’appoggio  dell’opposizione socialdemocratica) una legge che prevede la confisca dei beni posseduti dai richiedenti asilo, per finanziare il loro soggiorno nei centri di accoglienza. La Slovacchia annuncia che ricorrerà alla Corte di Giustizia Europea per la proposta di redistribuzione dei profughi negli Stati all’interno dell’Ue; l’Ungheria fa sapere addirittura della propria intenzione di costruire una linea di filo spinato lungo tutto il confine con la Serbia. Ed ecco quindi, che non appena si smorzano un po’ i toni, i buoni propositi si sgretolano e i capi di Stato dei paesi europei non direttamente interessati dal flusso migratorio reindossano i loro splendidi paraocchi, e l’immigrazione ritorna ad essere un problema, quasi esclusivamente, di quegli Stati che rappresentano le vie di ingresso al vecchio continente, Grecia e Italia in primis.

Ma quali possono essere le cause di un cambio di atteggiamento così radicale in un lasso di tempo così breve? Certamente è innegabile che una parte di responsabilità sia da attribuire all’orribile strage di Parigi nel mese di Novembre, fino alle aggressioni verificatesi la notte di capodanno a Colonia, per le quali il primo arrestato è proprio un rifugiato algerino di 26 anni. Ed ecco che mentre 7 mila profughi manifestano proprio a Colonia in segno di disprezzo per l’accaduto e con l’obbiettivo di dissociarsene, riappare l’incubo xenofobia. Domenica 10 Gennaio, sempre nella città tedesca, infatti si è scatenata una vera e propria caccia allo straniero, con spedizioni organizzate sui social network. In Francia, invece, su Charlie Hebdo, il settimanale satirico, colpito anch’esso da un attacco terroristico nel gennaio 2015, appare una vignetta che tira in causa il piccolo Aylan, scrivendo che se fosse cresciuto sarebbe diventato nient’ altro che “un molestatore di sederi in Germania”.

E così, fra il susseguirsi di un evento e un altro, fra un cambio di faccia e un altro dell’Europa, fra un cambio di toni continuo dell’opinione pubblica e dei media, le cause che spingono queste persone ad affrontare la sfida del mare aperto rimangono, così come rimane l’impegno di migliaia di volontari sulle nostre coste, pronti a dare accoglienza ai sopravvissuti, perché purtroppo rimangono anche le migliaia di vite perse di uomini, donne e bambini coperti sì dalle onde del mare, ma soprattutto dall’indifferenza Europea.

Andrea Visalli