Mutualizzazione del debito ed eurobond: ecco tutte le differenze, vantaggi e svantaggi di questi strumenti

 

Spesso si è parlato di mutualizzazione del debito, termine ormai largamente utilizzato dai media, soprattutto nell’attuale crisi Covid-19.

Cos’è realmente?

La mutualizzazione del debito è la condivisione del debito tra più soggetti, che ne diventano contemporaneamente garanti.

Questo termine è stato accostato alla comparsa degli eurobond, ridenominati, in merito alla crisi Coronavirus, coronabond.

Cosa sono gli eurobond?

Sono un’emissione di obbligazioni denominate in euro, attraverso cui tutti gli Stati dell’Eurozona diventano responsabili del debito congiuntamente. Predisposti come mezzi in grado di conferire liquidità ai Paesi più in difficoltà che avvertono maggiore rischio, verrebbero sostenuti soprattutto dai Paesi maggiormente solidi dal punto di vista economico-finanziario.

Sono un nuovo strumento?

La risposta è no. Infatti, già nel pieno della crisi dei debiti sovrani (2010-2012 circa), il Presidente dell’Eurogruppo e capo del governo del Lussemburgo, Jean-Claude Juncker, e il ministro dell’Economia del governo Berlusconi, Giulio Tremonti, proposero questi eurobond come assicurazione contro il comune dissesto in atto nell’Eurozona. Tale proposta fu poi abbandonata, date le criticità sorte soprattutto a causa dell’opposizione dei Paesi del Nord Europa (con a capo Germania e Olanda), che lo ritenevano un azzardo morale a vantaggio unico del Sud Europa.

Il principale vantaggio.

Il vantaggio per i Paesi più deboli finanziariamente, ad esempio l’Italia, sarebbe quello di indebitarsi ad un costo molto minore, poiché il tasso d’interesse applicato a tali obbligazioni sarebbe una media dei tassi applicati, generalmente, ai bond emessi singolarmente dagli Stati. In caso di uno shock (=evento inaspettato e non prevedibile, che influenza positivamente-negativamente il sistema economico), uno strumento come gli eurobond garantisce un sistema di trasferimenti indiretto che migliora la condizione degli stati più in difficoltà.

L’altra faccia della medaglia: svantaggi.

È chiaro che, per un grande vantaggio per gli Stati maggiormente rischiosi, vi sono alcuni svantaggi per gli stati più “virtuosi”. Innanzitutto, lo svantaggio principale, dato da questo meccanismo di “trasferimento indiretto” dai Paesi in surplus ai Paesi in deficit, è che gli Stati più virtuosi si troveranno a pagare un tasso d’interesse maggiore rispetto a quanto accadrebbe con un’emissione individuale.

Un altro grande svantaggio è dato dal fatto che un meccanismo del genere possa far sviluppare un comportamento da free rider ad alcuni Stati membri (= chi attua un comportamento opportunistico per fruire pienamente di un bene/servizio prodotto collettivamente, senza contribuire in modo efficiente alla sua costituzione).

Le obbligazioni sono garantite collettivamente dagli Stati membri dell’Eurozona, e ciò significa che se l’Italia non riuscisse a restituire quanto preso in prestito tramite gli Eurobond, la porzione italiana mancata sarebbe restituita da tutti gli altri Stati membri. Questa possibilità è ciò che più spaventa alcuni Stati e ha, storicamente, rappresentato un freno importante per la realizzazione di uno strumento del genere.

Ponendolo in un’ottica più semplice: se io so che qualcuno provvederà a restituire quanto ho preso in prestito quando io non riuscirò a farlo, non ho incentivo a progredire per avere un’economia più sostenibile  e virtuosa rispetto ad altri, ci sarebbe qualcuno che fungerebbe da cuscinetto alla mia inadempienza.

Covid-19 ed eurobond: utilizzati o no?

In contrasto all’attuale crisi Covid non sono stati utilizzati veri e propri eurobond, che comportano una totale mutualizzazione del debito. In realtà, le diverse istituzioni europee emettono dei bond garantiti dai Paesi europei, basti pensare al fondo SURE o al MES, ma senza prevedere una totale mutualizzazione del debito.

Nonostante ciò, hanno permesso ai Paesi più deboli economicamente di indebitarsi ad un costo meno elevato.

Perciò, la risposta finale al quesito è: no, non sono stati impiegati in prima linea né eurobond, né coronabond per fronteggiare il Covid-19, perché ciò che manca è il pagamento solidale del debito (se uno non paga, pagano gli altri). Le insicurezze sono molte, e i Paesi hanno preferito orientare la loro azione a diversi mezzi di finanziamento.

 

Contenuto realizzato in collaborazione con Starting Finance Club Messina

Marco Amato
Rossana Arcano

Il nuovo DPCM: riaperture, proroghe e quel messaggio all’Europa

Ripartire ma con cautela”, queste le parole usate dal Premier Giuseppe Conte nel corso della conferenza stampa tenutasi a Palazzo Chigi nella serata di ieri.

 

Il 13 Aprile scadrà il DPCM del 22 Marzo e, con l’entrata in vigore del nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, inizierà la cosiddetta “Fase 2”. Così è stata definita dal governo quella fase transitoria durante la quale, successivamente al blocco totale disposto con le precedenti disposizioni, i principali settori del tessuto economico e sociale inizieranno gradualmente a ripartire.

Dopo più di un mese di lockdown appare chiaro che il ritorno alla normalità non potrà essere immediato. Nonostante i numeri della protezione civile non manchino di sottolineare un trend positivo, numerosi esperti avvertono che il rischio derivante da un calo dell’attenzione generale, dovuto alla falsa percezione che la fase acuta sia ormai alle spalle, sia un pericolo attuale e concreto.
Eliminare le restrizioni o ridurle drasticamente comporterebbe quasi sicuramente un “contagio di ritorno”, ipotesi resa ancor più concreta dalla presenza nel mese di aprile dei tradizionali esodi di Pasqua e del ponte del 1° Maggio, momenti di ritrovo che si assommeranno alle tante privazioni che questo 2020 ci ha imposto.

Il nuovo DPCM entrerà in vigore il 14 Aprile e prorogherà le misure di isolamento fino al 3 Maggio.

Non mancano però, come detto, le novità. Inizieranno una serie di riaperture in alcuni settori specificatamente individuati tra quelli a basso rischio: le librerie e le cartolibrerie, i negozi di vestiti per bambini e neonati, le lavanderie e le macchine per la distribuzione delle bevande. Anche imprese legate alle filiere produttive essenziali (alimentare, farmaceutica e sanitaria). Dovranno però essere rispettate le misure di sicurezza previste per contenere il contagio da coronavirus e che già da un mese trovano attuazione nei supermercati: gli ingressi dovranno essere scaglionati, all’interno dei locali la distanza tra le persone dovrà essere di almeno un metro e mezzo e la dotazione di guanti e mascherine per il personale, che lavora a contatto col pubblico e per quello addetto agli atti amministrativi, sarà obbligatoria.
Ancora, le attività di silvicoltura e varie attività forestali tra cui l’industria del legno, la fabbricazione di macchine per l’agricoltura, il commercio all’ingrosso di fertilizzanti e di altri prodotti chimici per l‘agricoltura.

Per gli spostamenti, in particolar modo sui mezzi pubblici, continueranno a rimanere in vigore le regole sul distanziamento sociale attualmente vigenti e che dovranno essere rispettate in tutti i luoghi.
Le scuole, invece, rimarranno chiuse il più a lungo possibile, dando prioritaria attenzione all’individuare soluzioni specifiche per lo svolgimento degli esami di maturità e la valutazione di studenti con eventuali insufficienze. Gli acquisiti online potranno essere effettuati senza limitazioni.

Rimarranno chiusi bar, ristoranti, pub e discoteche. Niente eventi e attività sportive, anche gli allenamenti dei professionisti.

Infine, a margine della conferenza stampa, il Premier Conte ha voluto sottolineare l’impegno del governo italiano in Europa. In particolar modo chiarendo la posizione dell’esecutivo sul MES (Meccanismo Europeo di Stabilità): quest’ultimo infatti non sarebbe lo strumento adatto a fronteggiare – come invece sostenuto da Germania e Paesi Bassi- il difficile impegno economico che i Paesi dell’UE debbono affrontare. Ribadisce inoltre come solo l’ipotesi della costituzione di un fondo finanziato unicamente dagli, oramai famigerati, Eurobond potrebbe effettivamente garantire una risposta coesa da parte di tutta l’Eurozona.

Filippo Giletto