Approvato il ddl per l’abolizione degli esami di abilitazione: ecco cosa prevede

 

“Fare insieme esame di laurea e di stato permette di risparmiare un anno di tempo.”

fonte: Il Messaggero

Giorno 18 ottobre è stato approvato dal Consiglio dei Ministri n.67 il disegno di legge recante “Disposizioni in materia di titoli universitari abilitanti”. Figura centrale dietro l’ideazione e la sottoposizione al vaglio di Palazzo Chigi del suddetto disegno è stato il ministro dell’università e della ricerca, Gaetano Manfredi. Proprio Manfredi negli scorsi mesi è stato spesso invitato da numerosi gruppi studenteschi, universitari e laureandi, ad operare una massiccia opera di riforma circa gli esami di abilitazione di alcune professioni.

(Qui i nostri articoli a riguardo: https://universome.unime.it/2020/06/06/universitari-protestano-a-piazza-municipio-stop-allesame-di-abilitazione-lintervista-alla-dott-ssa-luciana-morabito/ ; https://universome.unime.it/2020/06/05/esame-di-stato-anche-gli-studenti-di-psicologia-protestano-ecco-perche/).

Il disegno di legge prevede l’abolizione dell’esame di Stato per alcune tra le professioni regolamentate ferma restando la necessità dello svolgimento di un tirocinio pratico, similmente a come già previsto per la laurea in medicina e chirurgia successivamente all’entrata in vigore dal decreto Cura Italia. L’obiettivo, come ben esplicitato nella relazione che accompagna il disegno di legge, è quello di consentire una “più diretta, immediata ed efficace collocazione dei giovani nel mercato del lavoro”.

Il Ddl è composto da 5 articoli da attuare in tre fasi diverse:

  1. una prima interesserà le lauree in odontoiatria, farmacia, veterinaria e psicologia;
  2. una seconda toccherà invece geometri, agrotecnici, periti agrari e periti industriali laureati iscritti a uno dei tre nuovi corsi di laurea professionalizzanti appena creati e che necessiteranno di almeno 3 anni di tempo per la realizzazione;
  3. infine, ma solo sulla base della richiesta dei consigli nazionali degli ordini o federazioni, sarà la volta di biologi, geologi, chimici fisici tecnologi alimentari dottori agronomi e forestali assistenti sociali attuari;

Passiamo dunque ad analizzare nel dettaglio il contenuto del disegno di legge.

Esame finale delle lauree magistrali a ciclo unico

All’articolo 1 vengono prese in esame le lauree magistrali. In particolare, si fa riferimento all’esame finale per il conseguimento delle seguenti lauree a ciclo unico: odontoiatria e protesi dentaria, farmacia e farmacia industriale, medicina veterinaria, oltre alla laurea in psicologia. Con l’entrata in vigore del progetto di legge lo stesso esame abiliterà anche all’esercizio delle professioni di odontoiatra, farmacista, veterinario e psicologo. Condizione necessaria sarà però quella di avere acquisito almeno 30 crediti formativi con un tirocinio pratico-valutativo interno ai corsi di studio.

Lauree professionalizzanti

Altro step sono invece le lauree professionalizzanti. Al riguardo l’articolo 2 prende in considerazione le nuove classi di laurea istituite dal MIUR con decreto del 12 agosto 2020, n. 446. Si tratta dei corsi di laurea: professioni tecniche per l’edilizia e il territorio, professioni tecniche agrarie, alimentari e forestali, professioni tecniche industriali e dell’informazione. Come per le lauree magistrali indicate all’articolo 1, anche tali percorsi formativi abiliteranno all’esercizio della professione nei rispettivi singoli corsi di studio. Quindi geometra laureato, perito agrario laureato e perito industriale laureato. “Le specifiche modalità di svolgimento, valutazione e certificazione del tirocinio obbligatorio che si dovrà svolgere durante gli studi sono previste nell’ambito della disciplina delle classi e dei regolamenti didattici delle singole università” spiega il Ddl.

Modalità di svolgimento dell’esame di laurea

L’articolo 3 specifica anche come saranno verificate le competenze acquisite. L’esame finale di laurea prevedrà lo svolgimento di una prova pratica in base alla quale verranno valutate le competenze professionali acquisite durante il tirocinio interno ai corsi di studio. La commissione giudicatrice, dovendo comprendere anche aspetti pratici della professione, sarà integrata da professionisti designati dagli Ordini, dai Collegi professionali o dalle federazioni nazionali. Le modalità di svolgimento e di valutazione delle prove pratiche valutative saranno stabilite con uno o più regolamenti.

Possibili ulteriori abilitazioni su proposta degli enti di categoria

L’articolo 4 riguarda invece gli “ulteriori titoli universitari abilitanti”. In questo ambito rientrino tutte quelle professioni regolamentate per cui è il Ministero dell’Università a indire gli esami e che non sono state ricomprese in questo Ddl (disegno di legge). Ben potrebbero in un futuro prossimo diventare abilitanti ma sarà necessario che i Consigli degli Ordini, i Collegi professionali e le relative federazioni nazionali forniscano indicazioni utili al MIUR. Tra queste, ricordiamo: assistente sociale, architetto, biologo, chimico, geologo, ingegnere, dottore commercialista, esperto contabile e revisore legale ed infine avvocato. Sarà dunque gli enti di categoria a doversi attivare per eliminare l’esame di Stato. Rispetto alla bozza presentata lo scorso 12 ottobre, è possibile vedere come sia stato accorciato l’elenco di professioni a cui è rivolta la liberalizzazione dell’accesso. Sul punto il ministro Manfredi ha comunque aperto alla possibilità di “tornare sulla questione successivamente a un dibattito parlamentare”

I tempi di realizzazione non saranno certamente immediati ed infatti saranno numerosi gli aspetti che necessiteranno di un’opera di integrazione e revisione. È facile quindi immagine una notevole produzione di decreti attuativi. Infine, la collaborazione con gli ordini professionali sarà fondamentale sia per venire incontro alle esigenze di tutela dei professionisti iscritti agli albi che per far valere davanti al MIUR gli interessi e le posizioni di coloro volenterosi di iscriversi ai suddetti.

Filippo Giletto

Il caso Suarez e l’esame irregolare per la cittadinanza italiana

Il caso Suarez, giocatore uruguaiano, attaccante dell’Atlètico Madrid e della nazionale uruguaiana non è passato di certo inosservato poiché si aggiunge a una coda di casi che non fanno altro che far apparire l’Italia come un paese dove valgono due pesi e due misure, in funzione di una rete di interessi maggiori.

Questa volta al centro del dibattito c’è il giocatore Luis Suarez, il quale promesso alla Juventus, sarebbe stato ottenuto con una truffa. Il decreto sicurezza –  voluto fortemente dall’ex ministro degli interni Salvini e diventato legge nel 2019 –  introduce, infatti, il requisito della conoscenza della lingua italiana (Esame B1), per poter conseguire la cittadinanza. L’attaccante, dunque, per poter essere acquistato dalla Juventus, ha sostenuto un esame di conoscenza della lingua ma pare che questo non si sia svolto nelle modalità previste dalla legge. Un’esame definito come “farsa” con “previa consegna” dei contenuti della prova al calciatore, secondo la procura di Perugia.

Luis Suarez, le tappe del caso: la cittadinanza e la trattativa con la Juventus, che poi lo ha scaricato. Ora l'inchiesta sull'esame di italiano - Il Fatto Quotidiano

Inchiesta della procura della Federcalcio

La procura della Figc ( Federazione Italiana Giuoco Calcio) ha aperto un’inchiesta a proposito. Nè Suarez nè i membri del suo entourage risultano al momento indagati. Il giocatore barcellonese circa cinque giorni fa aveva sostenuto il B1 di italiano, presso l’Università per stranieri di Perugia, superandolo. Lorenzo Rocca, professore ed esaminatore dell’esame “farsa”, aveva dichiarato alla stampa la capacità di Suarez di comprendere con facilità la lingua italiana e farsi comprendere. Una versione che però è risultata contraddittoria, rispetto alle parole di Stefania Spina, direttrice del Centro di valutazione e certificazione linguistica dell’Ateneo, la quale non consapevole di essere intercettata dalla guardia di finanza di Perugia aveva sostenuto il 12 settembre, l’incapacità del giocatore di coniugare verbi o semplicemente parlare l’italiano.

Gli indagati

Tra gli indagati risultano Stefania Spina, Lorenzo Rocca, il direttore generale Simone Olivieri, un’impiegata dell’università, la rettrice Giuliana Grego Bolli, quest’ultima accusata anche di concorso in corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio. Dalla nota del magistrato Cantone, si legge l’ipotesi di come gli argomenti d’esame fossero stati stabiliti in precedenza con il giocatore, attribuendo un punteggio ancora prima dello svolgimento della prova linguistica. Prova che sarebbe durate solamente 10 minuti per la parte orale, un tempo molto ridotto da quello previsto dalle modalità d’esame per il conseguimento del B1.

“Ma te pare che lo bocciamo!”,  “con dieci milioni a stagione di stipendio non glieli puoi far saltare perché non ha il B1” sono queste le parole di Spina intercettate dalla guardia di finanza.

Il comandante della guardia di finanza perugina, Selvaggio Sarri ha spiegato che è stata “la Juventus, attraverso il suo staff, a rivolgersi all’Università per Stranieri per sapere se ci fosse la possibilità di far svolgere a Suarez l’esame”. Il colonnello Sarri ha fatto presente la fuoriuscita dall’indagine di contatti tra lo staff della Juventus e la direzione dell’Ateneo di Perugia, dove quest’ultima non ha tardato a sottolineare“la correttezza e la trasparenza delle procedure seguite per l’esame sostenuto dal calciatore Luis Suarez”.

A tal proposito anche il segretario della Lega Matteo Salvini si è espresso a Mattino Cinque dichiarando:

“Se qualcuno ha truccato un esame deve essere licenziato in tronco, anche per rispetto alle migliaia di studenti che si impegnano. L’università è una cosa seria e non si può permettere che la sua immagine di eccellenza venga infangata da questa vicenda”.

La vicenda di Suarez  può essere inserita in un quadro generale più ampio. Sono tantissimi gli stranieri oggi, che per ottenere la cittadinanza italiana si impegnano nell’apprendimento della lingua, attraverso corsi, libri, dedizione, sacrifici e quant’altro. Ma avvenimenti come questo fanno riflettere su come in Italia si è tanto bravi a dar voce alla meritocrazia con le parole, per poi essere in un secondo momento smentita attraverso i fatti concreti, creando differenze sociali, tensioni e malessere nella società.

Eleonora Genovese

La sessione invernale

Edvard Munch – Notte a Saint-Cloud

 

Gli occhi del professor Corelli erano verdi e aspri. Quando si posavano su di me, io li evitavo sempre.
Allora, gli esami di diritto privato si tenevano in un’auletta cupa e umida al primo piano. Le pareti erano colme di vecchi tomi traboccanti dalle massicce librerie, ed emanavano un odore polveroso e caratteristico che suscitava in me qualcosa di simile a una sensazione anticamente familiare e ormai, chissà come, solo parzialmente accessibile. Una lunga cattedra era piazzata proprio in fondo all’aula e, davanti a questa, diverse file di sedie venivano occupate dagli studenti in attesa.

Corelli era solito arrivare con almeno un’ora di ritardo, e se questo poteva infastidire i miei colleghi, per me era invece fonte di sollievo perché avevo così tutto il tempo per prendere confidenza con l’ambiente. Quando egli entrava in aula, un silenzio improvviso decapitava il brusio dei colleghi, e subito iniziava il traffico muto di quei volti pallidi che raggiungevano intimoriti la cattedra.

Quando finalmente mi decisi a presentarmi all’appello, avevo già saltato diverse sessioni d’esame – un po’ per pigrizia, un po’ perché la materia era oggettivamente lunga e complessa. Quel giorno ero l’ultimo dell’elenco e Corelli era visibilmente stanco. Io invece ero stranamente eccitato: la collega che mi precedeva non aveva fatto in tempo a riporre il libretto in borsa che già prendevo il suo posto alla cattedra. Avevo impresso sul volto quel sorriso mesto e bonario che si è soliti mostrare quando si vuole placare un cane arrabbiato; tuttavia, il mio mastino pareva non avere intenzione di degnarmi della minima attenzione. Mi decisi allora a sussurrare: «Buongiorno professore».

Corelli alzò il capo di scatto, come se, invece del mio tremulo saluto, avesse appena udito un boato provenire da un luogo imprecisato a pochi centimetri dal suo naso. Non appena mi ebbe visto, il suo sguardo, fino ad allora addolcito dalla stanchezza, si tramutò in quella livida severità a cui ero abituato e che ero solito temere.
«Buongiorno professore» ripetei, sforzandomi d’ignorare il senso di sconforto che progressivamente m’invadeva.

Allungai  il libretto verso di lui continuando a sorridere con aria affabile,e avvertii che quello sguardo arcigno si era finalmente staccato dal mio volto per osservare ciò che le mie mani gli tendevano. Con un gesto rapido, ma gentile, Corelli prese il mio libretto e iniziò a sfogliarlo con uno sguardo che non gli avevo mai visto prima d’allora e che, forse, non era nemmeno concepibile su quel volto: le due fessure verdi si erano adesso aperte e apparivano smarrite in un vuoto d’incertezza quasi infantile. Tutto durò pochi secondi. Subito si riebbe, e tornò il professor Corelli. Non ricordo cosa mi chiese esattamente, ricordo solo che la mia voce cominciò a scorrere in un flusso di parole e termini tecnici che avevo parecchio faticato a memorizzare nei mesi precedenti. Dopo neanche un minuto il professore m’interruppe facendo strisciare verso di me il libretto. Disse: «Alla luce di ciò che sento e vedo non posso promuoverla. Mi dispiace, buona giornata». Rimasi folgorato da quella sentenza brutale, che percepivo ingiusta e gratuitamente punitiva.

Corelli, con lo sguardo basso, sistemava rumorosamente la pila di fogli su cui aveva appuntato i nomi dei suoi studenti coi loro rispettivi destini. Notai dolorosamente che non si era neanche preoccupato di scrivere il mio nome tra gli esaminati. Mi allontanai velocemente dall’aula, come se lo spazio che fino a poco prima mi accoglieva fosse stato corrotto da una distorsione che lo rendeva, adesso, perverso e ripugnante. L’incredulità si tramutò ben presto in amarezza. Avevo studiato davvero tanto per l’esame ed ero convinto di aver risposto in modo corretto alla domanda del professore.

Raggiunsi casa, stremato, e dormii fino a sera inoltrata. Sognai di trovarmi ancora nell’auletta del primo piano in attesa di sostenere l’esame. Mentre attendevo, mi rendevo improvvisamente conto di non aver studiato e di sconoscere, nel modo più assoluto, la materia. Ad un tratto mi trovavo seduto innanzi al professore, ma non era il solito Corelli: questa improbabile figura onirica mi chiamava affettuosamente per nome, sorridendomi. Io sbagliavo ogni parola e ogni articolo, ma lui, placido, mi correggeva con paterna pazienza.

Alla fine mi promuoveva a pieni voti, e ogni piega del suo volto brillava d’un compiaciuto orgoglio. Mentre mi alzavo dalla sedia notavo che, improvvisamente, la sua espressione era mutata: mi rivolgeva adesso uno sguardo di rimprovero, carico di disgusto. Un senso di profondo disagio mi accompagnò ben oltre il risveglio. L’alba violava già la mia finestra, e io mi trovavo ancora disteso nella medesima posizione in cui mi ero svegliato. La luce sanguigna proiettava un unico fascio nella stanza, e questo aveva capricciosamente deciso di riversarsi proprio sulla scrivania di fronte al mio letto; le lettere dorate del prolisso “istituzioni di diritto privato” scintillarono d’una folgore luciferina. Mi bruciavano gli occhi e la gola. Cos’era accaduto il giorno prima? Possibile che avessi commesso qualche errore grossolano di cui non m’ero accorto? Mosso da un istinto di sopravvivenza disperato e maldestro, strisciai dal letto fino alla finestra di fronte e abbassai rumorosamente la serranda. Dormii per il resto della mattina, senza sognare. Quando mi svegliai, decisi che mi sarei ripresentato all’appello successivo.

Quindici giorni dopo, mi trovai nuovamente in attesa nell’ormai odiata aula – e stavolta non sognavo mica – il baccano prodotto dai colleghi testimoniava la vita cosciente in quell’anfratto di universo che, per puro caso, ci trovavamo a condividere. Quando arrivò Corelli io sudavo e sorridevo, perché avvertivo che la mia rivalsa era prossima a realizzarsi. Continuai a sorridere e – beninteso – a sudare per parecchio tempo, fino a quando non notai quasi per caso che il collega prenotato prima di me si era appena alzato. Subito mi fiondai sul posto lasciato vuoto. Mentre tiravo fuori il libretto, Corelli si alzò sbottonandosi la vecchia giacca: il velluto nero gli ingabbiava quella flaccida rotondità che, negli uomini della sua specie, costituisce un autentico segno distintivo, e che viene coltivata non senza un certo impegno. Tutto, in quell’aggregato di baffi, adipe e velluto, suggeriva una personalità rigida e limitata dalla propria severità: nella vita non avrebbe potuto far altro se non insegnare diritto privato. Per un attimo provai una profonda pena per lui; l’attimo successivo provai pena per me, e rabbia nei suoi confronti. Chi gli dava il diritto di trattarmi in quel modo? Dopotutto, non era pagato per trattare con sufficienza i suoi studenti, ma per verificare che avessero appreso ciò che lui stesso gli aveva insegnato. Che mi esaminasse, dunque! Ma Corelli sostava in tutta la sua mole di fronte alla finestra, perso in chissà quale lontana malinconia.

Dissi: «Salve professore», in un certo tono cupo che voleva suonare più come un rimprovero che come un saluto. Dovetti esagerare col volume, perché Corelli si girò di scatto, con lo stesso sguardo allarmato che avevo già visto due settimane prima. Mi guardò perplesso e venne cauto a sedere di fronte a me,protetto dalla giacca che aveva prontamente abbottonato per intero. Esordì a bruciapelo: « Può la nullità essere rilevata d’ufficio? Risponda solo si o no.». Risposi di si. Continuò: «E l’annullabilità?». Risposi di no. Distolse lo sguardo e, guardando verso la finestra pronunciò delle parole ormai a me tristemente familiari: «Mi dispiace, ma allo stato attuale delle cose non posso promuoverla. Arrivederci.». Sentii il sangue tramutarsi in onde bizzose e le vene delle mie tempie dovevano essere visibili: turgide e simili a rami bluastri, le avvertivo pulsare veloci, sincrone al cuore.

Senza che avessi il tempo di rendermi  conto del potenziale guaio in cui mi stavo cacciando, esclamai:« No! Ho studiato duramente per l’esame, e ho risposto in modo corretto! Perché non vuole promuovermi? Mi risponda! Perché? ». Subito dopo aver dato adito a quella tempesta miscellanea di collera e frustrazione mi resi conto che Corelli stava guardandomi con due occhi verdi e grandi, da bambino. Sussurrò, dolcemente: «Mio caro ragazzo, io non posso promuoverla per il semplice motivo che lei non esiste.». Pensai di aver sentito male. Continuò: «Pur volendolo, non potrei. E mi dispiace molto, mi creda. Povero, povero ragazzo, ascolti finalmente il mio consiglio, torni a casa.». Inizialmente, dovetti contenermi con tutte le mie forze per non scoppiare in una fragorosa risata; notando che Corelli non scherzava affatto, sentii il sangue abbandonare il mio volto per tramutarlo in una desolata maschera di anemico terrore. Afferrai di scatto il mio libretto, come per ribellarmi a quella nuova e crudele realtà che mi era stata imposta, e iniziai a sfogliarne le pagine: erano tutte bianche. Anche l’intestazione e la matricola erano occupate solo da spazio vuoto.
– « È impossibile, io sono uno studente di questa facoltà e, in quanto tale, ho il diritto di sostenere l’esame! Sono regolarmente iscritto, il mio nome è…»
–  «Qual è il suo nome, ragazzo? ».
Mi resi conto di non saperlo. Tremando, portai le mani a quello che avrebbe dovuto essere il mio volto, ma non vi trovai né naso, né occhi, né bocca. Lanciai uno sguardo supplicante in direzione di Corelli, sperando di incrociare quegli occhi severi e familiari, ma trovai invece solo il volto di un vecchio commosso e usurato dalla stanchezza. «Torni a casa», ripeté in un sospiro.

Reggendomi a malapena sulle gambe, feci ritorno in quella che, ormai da tempo immemore, era divenuta la mia casa. Silenziose, le pagine gialle e rattrappite del vecchio tomo di diritto privato mi accolsero dalla scrivania, simili alle braccia aperte di una madre anziana e comprensiva.
Mi distesi sul letto che ancora tremavo, ma mi addormentai quasi subito.

Da allora, il professor Corelli viene spesso a visitarmi in sogno, e a volte riesco a sostenere il suo sguardo.

                                                                                                                                                      Fabrizio Bella