Franca Viola, il coraggio della libera scelta

Mentre la lotta per i diritti delle donne cambiava il volto dell’Italia di fine anni Sessanta, una nube di staticità aleggiava sulle piccole realtà della penisola, in cui la percezione della figura femminile risultava ancora legata a un sistema di valori patriarcale e fortemente condizionata dalle convenzioni sociali.

In questo quadro emerse la figura di Franca Viola, giovane siciliana che a soli diciotto anni si oppose a una pratica lesiva della libertà delle donne molto comune, quella del matrimonio riparatore, divenendo emblema nazionale dell’emancipazione femminile.

La storia di Franca Viola

Franca Viola nacque il 9 gennaio 1947 ad Alcamo, in una famiglia di agricoltori.

A quindici anni si fidanzò con Filippo Melodia, appartenente a una famiglia benestante, ma quando il ragazzo venne arrestato per furto e appartenenza a una banda mafiosa, il padre di Franca, Bernardo Viola, intervenne per rompere il fidanzamento.

In seguito a questa decisione la famiglia Viola subì una serie di intimidazioni. Persero il loro vigneto che venne distrutto, il casolare annesso bruciato e Bernardo Viola minacciato di morte.

In assenza dei risultati attesi, il 26 dicembre 1965 Filippo Melodia si recò a casa di Franca accompagnato da una dozzina di amici che devastarono l’abitazione e rapirono Franca insieme al fratello minore, aggrappatosi alla sua gamba con l’intento di proteggerla. Il bambino venne rilasciato poco dopo, mentre il sequestro di Franca durò otto giorni, prima in un casolare abbandonato e poi a casa della sorella di Filippo.

Durante quella settimana la ragazza venne dileggiata, costretta al digiuno e violentata da Melodia, insofferente verso le condizioni fisiche e psicologiche in cui versava la giovane.

Il giorno di Capodanno la famiglia Viola venne contattata dai parenti di Melodia, col fine di mettere in atto la cosiddetta “paciata”. Essa era la consuetudine secondo la quale le nozze tra due giovani coinvolti in una fuga d’amore rappresentavano l’unico modo per ripristinare l’onore della ragazza.

Bernardo Viola finse di accettare l’accordo per venire a conoscenza del luogo in cui si trovava la figlia. Il giorno dopo la polizia fece irruzione nell’abitazione, liberando Franca e arrestando Melodia e i suoi complici.
Da quel momento ebbe inizio il processo e l’avvenimento, da scandalo di provincia, divenne un caso nazionale.

 

Articolo di giornale dell’epoca uscito su “la Stampa”. Fonte: ilpost.it

Violenza sessuale: oltraggio alla morale sociale

Se oggi vi sarebbero pochi dubbi sulla gravità del reato commesso, non era così per l’Italia di fine anni Sessanta. Allora, il reato di stupro era considerato un “delitto contro la moralità pubblica e il buon costume” e non contro la persona.

All’epoca il Codice penale includeva l’articolo 544, secondo il quale:

Per i delitti preveduti dal capo primo e dall’articolo 530, il matrimonio, che l’autore del reato contragga con la persona offesa, estingue il reato, anche riguardo a coloro che sono concorsi nel reato medesimo; e, se vi è stata condanna, ne cessano l’esecuzione e gli effetti penali.

La possibilità di estinguere il reato tramite le nozze rappresentava una duplice soluzione: reato estinto per la legge, onore riparato per la società.
Equazione perfetta, in cui non figurava però una variabile fondamentale, la libertà di scelta delle donne.

L’eventualità che una ragazza non volesse convolare a nozze con il proprio aggressore non era presa in considerazione. Una vita al fianco del proprio rapitore era preferibile a un destino di emarginazione sociale. 
 
Ma le consuetudini e la paura del giudizio comune non intimidirono Franca:

“Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce”

 

Filippo Melodia e i suoi complici dietro le sbarre. Fonte: best5.it

 

La vittoria del coraggio sulle consuetudini

Accusato di violenza carnale, violenza privata, lesioni, minacce e ratto a scopo di matrimonio, Melodia venne condannato a undici anni di carcere, perché le “usanze” del luogo vennero considerate come attenuante.

Il verdetto del processo fu riportato nei più importanti giornali nazionali, definito come

la vittoria su un sistema di rapporti di sopraffazione del maschio sulla femmina e sui tabù che fanno da pilastro alle società arcaiche.

Franca si sposò nel 1968 con il giovane compaesano e amico d’infanzia, Giuseppe Ruisi.
Il futuro marito aveva dichiarato di non temere ritorsioni da parte dei Melodia, affermando: “Meglio vivere dieci anni con te che tutta la vita con un’altra”.

L’articolo 544 venne abrogato nel 1981, ben quindici anni dopo l’avvenimento, ma il coraggio di Franca Viola tracciò un nuovo sentiero, quello del cambiamento. Da allora, centinaia di donne passarono dall’accettazione passiva del ruolo imposto loro dalla società conservatrice, al libero esercizio del diritto di autodeterminazione.

«Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé. Oggi consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti; non è difficile. Io l’ho fatto in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo guardando semplicemente nei loro cuori.»

 

 

 

Santa Talia

Suffragette

Londra, inizi del ‘900 storia dell’emancipazione femminile

Il film “Suffragette” è ambientato a Londra all’inizio del ‘900 , Carey Mulligan interpreta Maud Watts ventiquattrenne che da quando aveva sette anni lavora in una lavanderia il cui capo, uomo viscido ed arrogante, abusa quotidianamente delle lavoratrici più giovani.

Maud entra , tramite una collega, in contatto col movimento delle “suffragette”.

Inizialmente intimidita da questo mondo di uomini , dopo aver assistito ad un discorso pubblico di Emmeline Pankhurst , diverrà una militante decisa a rivendicare i propri diritti e a riscattarsi dalle violenze subite in primis sul luogo di lavoro.

Sarah Gravon e Abi Morgan raccontano la storia, fino ad ora taciuta, della battaglia delle donne inglesi che oltre a chiedere ad alta voce il suffragio universale, combatterono per la parità salariale e per l’uguaglianza di genere.

E’ un film che racconta le vicende che quotidianamente le donne dovevano sopportare, le violenze della polizia, i continui arresti, il disagio e la disparità di trattamento sul luogo di lavoro, che dopo anni di reazioni non violente virano verso la disobbedienza civile.

Donne che sacrificarono la loro vita per assicurare un futuro migliore alle generazioni, chi come Emily Davison , che potremmo definire una martire nella lotta delle suffragette, perde la propria vita affinché i media parlino della questione.

Carey Mulligan con quel suo viso da ragazza pulita all’inizio recita in sottrazione, nonostante le inquadrature che puntano il focus su i suoi occhi e bocca, incarna le tribolazioni e la crescita del suo personaggio : prendendo coscienza della situazione attorno a sé fino a diventare sicura e sprezzante.

L’accompagnano Helena Boham Carter , che abbandonati i panni di Bellatrix Lestrange e della Fata Madrina in Cenerentola, veste quelli della farmacista Edith Ellyn (la quale si ispira liberamente alla donna realmente esistita di Edith Garrud , maestra di jujutsu , insegnava l’autodifesa alle suffragette) donna determinata e senza paura e Annie Marie Duff , molto convincente, nel personaggio di una compagna lavandaia.

Ciliegina sulla torta l’apparizione di 3 minuti di Meryl Streep nei panni di Emmeline Pankhurst.

Belle le riprese e le inquadrature, anche in movimento che danno più intensità.

Abi Morgan ha scritto dei vigorosi ritratti femminili, come aveva giù fatto con la Thatcher di “The Iron Lady” e con il Michael Fassbender in “Shame”, esplorando con finezza l’animo umano.

Sarah Gavron ha messo in scena la Storia , senza riuscire ad essere incisiva come avrebbe potuto essere un film del genere. Fortunatamente c’è un cast d’eccezione.

Il film si conclude con l’elenco delle date in cui le donne hanno potuto votare nei vari stati, notiamo che l’Arabia Saudita nel 2015 ha semplicemente promesso il voto alle donne.

Spesso godendo dei diritti ed essendo in una posizione privilegiata pensiamo che le cose vadano abbastanza bene per noi donne, invece questa volta usciamo dalla sala con la coscienza che la strada è ancora lunga , ma con la stessa forza e determinatezza delle nostre “madri-sorelle” , la percorreremo.

Con le parole di Pankhurst/Streep : “Non sottovalutate mai il potere che noi donne abbiamo di essere artefici del nostro destino. Noi non vogliamo violare la legge, vogliamo fare la legge.”

Arianna De Arcangelis