L’intelligenza artificiale può diventare “un rischio per l’umanità”

L’intelligenza artificiale ormai non si arresta, accelera sempre di più. Alcuni esperti però non sono entusiasti, perché temono uno scenario “Terminator”. La società californiana di Sam Altman, la OpenAI, ha da poco adottato una nuova versione del sistema informatico di intelligenza artificiale GPT (acronimo di Generative Pretrained Trasformer), denominata GPT-4. Quest’ultimo è il sistema che sta alla base dell’ormai conosciuta chatbot intelligente, ChatGPT. Creata dalla stessa start-up, che dialoga con l’utente fornendogli: testi, risposte, poesie, ricette, formule matematiche di ogni tipo.

Man mano che i nostri sistemi si avvicinano alla Agi (intelligenza generale artificiale), stiamo diventando sempre più cauti nella creazione e diffusione di questi modelli.

Questo è quanto dichiarato da Altman, ma alcuni dei volti più noti dei grandi colossi Tech non sarebbero d’accordo. Anzi, è stata richiesta uno un freno allo sviluppo dei sistemi d’intelligenza artificiale, poiché si temono grandi rischi futuri per la società e l’umanità. Ma vediamo nel dettaglio.

L’intelligenza artificiale e il GPT-4 di OpenAI. In cosa consiste?

La start-up, in collaborazione con Microsoft, ha da poco introdotto una nuova versione di intelligenza artificiale generativa, il GPT-4. Questo sistema informatico prende grandi moli di dati dal web e non solo, generando poi testi inediti in risposta a domande molto precise o generiche. La nuova versione ha aumentato del 40% le sue performance in termini di risposte fattuali. Replica uno specifico stile di scrittura. Può ricevere un’immagine come input, per elaborarla in base alle bizzarre richieste dell’utente. Ad esempio, puoi fare una foto al contenuto del tuo frigorifero e l’AI avrà una ricetta pronta per te. A dir poco inquietante!

Supporta input testuali molto più lunghi, rispetto alla precedente versione, con blocchi di testo che vanno oltre i 25mila caratteri. Può realizzare in meno di un minuto videogame e disegnare siti web. Inoltre, il nuovo sistema è stato messo alla prova su una serie di test scolastici, universitari e professionali. Sono stati tutti superati, addirittura posizionandosi tra le percentuali più alte.

 

Questo progresso “fuori controllo” sembrerebbe far paura!

I sistemi di intelligenza artificiale possono comportare gravi rischi per la società e l’umanità. Quindi invitiamo tutti i laboratori di intelligenza artificiale a sospendere immediatamente per almeno sei mesi l’addestramento.

Dopo due settimane dall’annuncio di GPT-4, arriva una lettera che annuncia il forte disagio provocato dall’AI (artificial intelligence) Nonostante sia un fanatico della tecnologia, l’allarme è partito proprio da Elon Musk (patron di Tesla e attuale CEO di Twitter), ma ha avuto il supporto di molti. Infatti, tra i firmatari della missiva pubblicata nel sito del Future of Life Institute (organizzazione no-profit), ci sono volti noti come: Steve Wozniak (co-fondatore di Apple), lo storico saggista Yuval Noah Harari, i fondatori di Pinterest e Skype, insieme a molti altri esperti nel settore tech.

Nell’appello, dal titolo “Pause Giant All Experiments”, i big non prendono di mira tutta l’intelligenza artificiale. Si focalizzano specialmente sui sistemi più avanzati, come GPT-4, dichiarando che:

I potenti sistemi di intelligenza artificiale dovrebbero essere sviluppati, solo quando saremo sicuri che i loro effetti saranno positivi e i loro rischi saranno gestibili.

Negli ultimi mesi i laboratori sono stati impegnati nello sviluppo e nella distribuzione di menti digitali, sempre più potenti e che nessuno può capire e ritenere al 100% affidabili. Tutto questo è avvenuto in una corsa fuori controllo, tra diverse aziende. Nella lettera si richiede una sospensione fino a quando:

I protocolli di sicurezza condivisi per tali progetti non verranno sviluppati, implementati e verificati da esperti indipendenti.

I sei mesi richiesti dovrebbero essere utili per sviluppare questi protocolli, i sistemi di governance dell’AI e per riorientare la ricerca. Al fine di rendere i sistemi di intelligenza artificiali, che per quanto rischiosi ormai inevitabili, più «affidabili e leali». Bisogna dire che già alcune agenzie governative in Cina, UE e Singapore hanno precedentemente introdotto le prime versioni di quadri di governance dell’AI.

Ma perché si parla di uno “scenario Terminator” e di rischi esistenziali?

Lo stesso Sam Altman sembrerebbe fare qualche passo indietro. Anche se non focalizza la sua attenzione sui possibili rischi concreti già presenti, insieme a Musk ed altri imprenditori, è preoccupato per i possibili rischi esistenziali.

Sono soprattutto preoccupato che questi modelli possano essere usati per la disinformazione su larga scala. Inoltre migliorando sempre di più nella scrittura di codice informatico, potrebbero essere usati per eseguire cyber-attacchi.

Questo è quanto dichiarato da Altman in un’intervista rilasciata alla Abc. Negli ultimi tempi, siamo effettivamente vittime di molte fake-news, generate da queste intelligenze artificiali. Nei social stanno girando delle foto alquanto… particolari: si pensi a quella del finto arresto di Donald Trump, di Papa Francesco con indosso un piumino da trapper, quella di Putin ferito in guerra e molte altre ancora. Tutte finte, anche se in molti ci hanno creduto. Si teme proprio questo uso improprio, che potrebbe portare a degli incidenti e dei disordini sociali irreparabili e, soprattutto, potrebbe mettere a rischio l’esistenza dell’essere umano. Ad esempio, stravolgendo professioni e portandoci a cambiare il nostro rapporto con la tecnologia. Questi strumenti dotati di coscienza e capacità cognitive superiori a quelle dell’uomo, potrebbero perseguire obiettivi contrari al benessere della nostra società. Diventando così dei veri e propri “Terminator. Si troverà una soluzione? Staremo a vedere!

Marta Ferrato

Account sospesi da Elon Musk. “Presto sanzioni” dall’Unione Europea

Elon Musk, nuovo patron di Twitter, sembrerebbe non averne azzeccate molte dopo l’acquisizione della società in ottobre. Tra licenziamenti, dimissioni, nuove politiche sui contenuti della piattaforma e i molti sondaggi fatti sul ripristino o meno di alcuni account. Come per quello dell’ex presidente Donald Trump,  per affermare che questo social non funzionerà contro la disinformazione sul Covid-19. Queste dinamiche hanno fatto di Musk l’uomo più “twittato” ultimamente.

Recentemente Musk, basandosi sulla politica del “doxxing” (diffusione di informazioni personali e private online), ha decretato la sospensione di diversi account di alcuni ambìti reporter. Questo fatto ha richiamato l’attenzione non solo delle Nazioni Unite ma anche dell’Unione Europea. La Commission Europea critica l’azione del nuovo patron, ed intende agire attraverso delle sanzioni, a tutela della “libertà d’espressione”.

Quali sono i retroscena e i reporter sospesi?

Negli ultimi giorni, su Twitter non era più possibile seguire il giornalista Ryan Mac del New York Times, così come il reporter Drew Harwell del Washington post o l’esperto Donie O’Sullivan della Cnn. Sembrerebbero essere spariti anche gli account del corrispondente di Voice of America, Steve Herman, del commentatore Keith Olbermann e di molti altri giornalisti indipendenti. I loro account si sono spenti senza grandi spiegazioni lo scorso 15 dicembre.

Ma cosa hanno in comune questi giornalisti sospesi?

Il loro comun denominatore è la parola. Tutti hanno scritto su Elon Musk e in maniera forse un po’ troppo invasiva e critica per i suoi gusti. In particolare i reporter avrebbero raccontato, divulgando troppe informazioni personali, del caso di @ElonJet. Quest’account era stato creato dal ventenne Jack Sweeney, per seguire tutti gli spostamenti del jet privato di Musk. È stato chiuso e sembrerebbe esser stata aperta un’azione legale contro lo studente. Infatti la decisione nei confronti dei reporter, sembrerebbe esser stata presa all’indomani della sospensione di oltre 25 account che tracciavano gli aerei di agenzie governative, di miliardari e individui di alto profilo compreso Musk.

Ma il mese scorso quest’ultimo aveva dichiarato

“il mio impegno per la libertà di parola si estende anche a non vietare l’account che segue il mio aereo. Anche se questo è un rischio diretto per la sicurezza personale”.

Sembrerebbe aver cambiato idea! La scorsa settimana, dopo che “un pazzo stalker” aveva seguito suo figlio in auto, Musk ha twittato che qualsiasi account che abbia pubblicato informazioni sulla posizione in tempo reale di chiunque “verrà sospeso”. Poiché per il patron si tratta di  “violazione della sicurezza fisica”.

La sospensione dei giornalisti sembrerebbe essere legata a questo motivo, ma non c’è molta chiarezza. Secondo quanto riferisce il New York Times, la pagina Twitter di ogni utente sospeso include un messaggio, secondo cui gli account sono sospesi perchè “violano le regole di Twitter”.

Ma questa decisione ha infuriato l’Unione Europea, che oltre a condannare l’azione di Musk ha promesso sanzioni. Mettendo così a rischio la piattaforma guidata dall’imprenditore sudafricano.

La Commissione Europea contro “l’arbitraria sospensione”

I legislatori dell’Unione europea non hanno perso tempo a prender voce sulla sospensione arbitraria e senza preavviso dei giornalisti. Vera Jourovà, vicepresidente dell’UE per i valori e la trasparenza, su Twitter preoccupata delle azioni di Musk dichiara che con questo blocco “ha superato la linea rossa” e presto ci saranno delle sanzioni.

“Le notizie sulla sospensione arbitraria dei giornalisti su Twitter sono preoccupanti. La legge sui servizi digitali dell’Ue richiede il rispetto della libertà dei media e dei diritti fondamentali. Elemento rinforzato sotto il nostro Media Freedom Act. Elon Musk dovrebbe essere consapevole. Ci sono linee rosse. E sanzioni, presto”

Questo quanto dichiara in un tweet la Jourovà:

Il regolamento dell’UE in vigore impone ai fornitori di servizi intermedi di non agire in modo arbitrario o discriminatorio nell’applicazione dei loro termini di servizio. Tutto nel rispetto dei diritti fondamentali come la libertà di espressione e di informazione, nonché la libertà e il pluralismo dei media.

Queste sanzioni previste possono arrivare a gravare fino al 6% del fatturato annuo. La Commissione ha inoltre proposto “l’European Media Freedom Act”, che intende integrare il DSA con ulteriori misure per proteggere la libertà dei media e il pluralismo dell’UE. Sono comprese in questo atto, misure contro la “rimozione ingiustificata” da parte di piattaforme online molto grandi (definite VLOP) di contenuti multimediali prodotti secondo standard professionali. Non è ancora chiaro se Twitter sarà designato come VLOP sotto la DSA, ma i provvedimenti sicuramente non mancheranno.

Musk risponde: il doxxing si applica anche sui giornalisti

Musk si descrive come un assolutista della libertà di parola, più volte ha dichiarato di voler fare della piattaforma un baluardo di quest’ultima. Lo scorso 15 dicembre, aveva twittato che “le stesse regole sul doxxing si applicano ai giornalisti come a tutti gli altri”. Fa riferimento anche alle regole che vietano la condivisone di informazioni personali sulla piattaforma.

Per Musk i reporter quindi sembrerebbero aver violato le regole, rivelando informazioni troppo personali in tempo reale. Addirittura durante una livestream interrotta, ma i cui frammenti sono attualmente in circolazione su Twitter, Musk ha difeso questa decisione ritenendo che non c’è distinzione tra i “cosiddetti giornalisti” e le persone normali.

“Tutti saranno trattati allo stesso modo. Non sei speciale perché sei un giornalista. Sei solo un Twitter-utente, sei un cittadino. Quindi nessun trattamento speciale. Tu hai doxxato e vieni sospeso. Fine della Storia

Inoltre per rispondere al chiacchiericcio sulla piattaforma, dichiara di “certamente” accettare le critiche sulla sua persona, ma “il doxxing sulla mia posizione in tempo reale per mettere in pericolo la mia famiglia” non lo accetta.

Attraverso un sondaggio proposto agli utenti di Twitter ha chiesto quando questi account sarebbero dovuti essere sospesi. Il “Now” ha raggiunto il 43% delle votazioni, mentre per la politica dei sette giorni la percentuale ha raggiunto solo uno scarso 14,4%.

 

Musk confuso: ripristina alcuni account e chiede “dovrei dimettermi?”

Nelle ultime ore il nuovo patron sembra aver cambiato rotta. Ripristinati gli account dei reporter sospesi, dopo un referendum che si è espresso con il 59% delle preferenze per il ripristino.

La gente ha parlato. Gli account che hanno ‘doxxato’ la mia posizione vedranno revocata ora la sospensione”

Anche se intanto l’account della giornalista del Washington Post, Taylor Lorenz, è stato sospeso ieri per decisione di Musk. “La sospensione è temporanea, dovuta ad una precedente divulgazione” di suoi dati personali, ma la misura dichiara l’imprenditore “sarà presto revocata”. L’azienda annuncia inoltre che non sarà più possibile promuovere sul social piattaforme concorrenti, come Facebook o Instagram.

Il proprietario preso di mira e criticato da molti, si scusa “non accadrà più” e affida il suo destino ai suoi 122 milioni di follower. “Chi mi segue decida se devo restare a capo di Twitter”, da alla community la responsabilità sul suo futuro da CEO della società.

Il referendum fatto oggi attraverso un tweet ha termine in giornata. Scrive Musk “dovrei dimettermi dalla guida di Twitter? Mi atterrò ai risultati di questo sondaggio

 

A questo punto non ci resta che attendere! Quali saranno le prossime mosse, si dimetterà o non si dimetterà? Staremo a vedere.

Marta Ferrato

Il popolo di Twitter ha votato, Trump è stato riammesso nella piattaforma

Da quando Elon Musk è diventato CEO di Twitter la piattaforma è tornata al centro di numerose polemiche. Le rumorose decisioni prese da Musk hanno fatto discutere e hanno creato parecchio dissenso nei confronti della sua figura. L’ultima è stata probabilmente la più importante: Creare un sondaggio rivolto a tutti gli utenti della piattaforma, chiamati a decidere circa la riabilitazione dell’account Twitter di Donald Trump. Dopo la vittoria del “si” con il 51,8% dei voti l’ex presidente degli Stati Uniti può effettivamente riapprodare sul social network che negli anni aveva utilizzato per far crescere il consenso elettorale nei suoi confronti tramite tweet spesso diretti e taglienti.

Il ban dopo i fatti di Capitol Hill

Era il 6 Gennaio del 2021 quando, in seguito all’assalto a Capitol Hill, l’account Twitter di Donald Trump venne “sospeso in maniera permanente“. Il provvedimento da parte della piattaforma generò molti contrasti.

Molti lo considerarono come una pesante violazione della libertà di pensiero e di parola. La piattaforma dalla sua ribadì come l’ex presidente si fosse reso protagonista più volte di tweet contenenti notizie false, insulti pesanti ai suoi avversari politici e, come nel caso di Capitol Hill, incoraggiamento alla violenza.

Fu un brutto colpo per l’azione politica di Trump, che si era distinto negli anni precedenti per un utilizzo massivo della piattaforma. Proprio in questa situazione difficile, vedendosi privato del suo profilo che al tempo del ban contava circa 88 milioni di followers, decise di dare vita ad un suo social network: Truth social. La piattaforma però non riscosse un gran successo. Dopo un boom di iscrizioni durante i primi mesi di vita, da Marzo la mole è calata drasticamente e ad oggi si stima che soltanto il 27% degli americani la conoscano.

Cosa non accenna a diminuire però è l’affezione di Trump nei confronti di Truth, da lui considerato come un luogo speciale che si differenzia dai media mainstream che, a parer suo, fanno della censura la loro caratteristica principale. A testimonianza di ciò l’ex presidente, in occasione del sondaggio, ha mandato un appello agli utenti della sua piattaforma:

«Votate con positività ma non preoccupatevi, non andrò da nessuna parte».

Va detto però che appare surreale che Trump non approfitti dell’ampio seguito di cui gode su Twitter.

Donald Trump. Fonte: lastampa.it

Elon Musk: “Vox Populi, Vox Dei”

La politica di Elon Musk da quando è diventato amministratore delegato di Twitter è chiara: rifondazione. Lui che non aveva mai nascosto di non ritrovarsi d’accordo con la decisione di bloccare alcuni account – quelli di Jordan Peterson e Babylon Bee su tutti – ha subito deciso autonomamente di riabilitarli. Per il caso Trump invece, data l’importanza notevolmente maggiore, ha deciso di far esprimere il popolo.

Si può dunque affermare che la decisione di reintegrare l’ex presidente è stata presa dal 51,8% delle 134 milioni – questo il dato citato dallo stesso Musk in un tweet – di persone che hanno votato il sondaggio? Il dubbio sorge dal momento in cui è lo stesso CEO di Twitter a concepire la possibilità che i sondaggi all’interno della piattaforma possano essere “viziati” da bot creati appositamente per esprimere preferenze.

Molte sono le perplessità legate anche alla motivazione che ha spinto il proprietario di Tesla ad indire un “referendum” così controverso. Tanti sostengono infatti che sia stata una decisione presa con lo scopo di far dimenticare le azioni parecchio discutibili che avevano caratterizzato i suoi primi giorni come patron della piattaforma.

Se fosse realmente così a Musk non avrà di sicuro fatto piacere la decisione di Donald Trump di prendere le distanze da Twitter. Lo testimonia uno dei suoi ultimi tweet:

Un’ilare immagine accompagnata da una descrizione parecchio dissacrante basteranno a far cadere l’ex presidente nella tentazione dell’uomo più ricco al mondo?

Francesco Pullella

Optimus: il Robot Antropomorfo di Elon Musk

Elon Musk il visionario “pazzo” che non si smentisce mai, in occasione del Tesla AI Day tenutosi il 30 settembre scorso ha presentato Optimus, il robot umanoide che promette di rivoluzionare la vita quotidiana.

 

https://www.hdmotori.it/

Indice dei contenuti

Tesla Bot

Leggi della robotica

Possibili utilizzi

Differenza con Atlas di Boston Dynamics

Futuro

 

Tesla Bot

Optimus, così battezzato dalla casa automobilistica tesla, ha fatto il suo ingresso sul palco simulando un saluto al pubblico. Si è trattato di un primo impatto un po’ rudimentale, visto che è stato trasportato sul palco e non ha fatto l’ingresso in maniera autonoma.
In realtà sono stati presentati due prototipi, Optimus e Bumble-C (Transformers?). Quest’ultimo, realizzato con componenti standard, ha fatto la sua entrata camminando in autonomia ed effettuando una serie di movimenti con le braccia.

https://www.dday.it/

Rappresenta il primo prototipo funzionante realizzato da Tesla che utilizza come software di intelligenza artificiale (AI), una variante del SoC dell’ autopilot installato nelle auto elettriche prodotte dalla medesima azienda, adattata per le nuove esigenze.
Le caratteristiche del robot sono le seguenti: altezza di 173 cm, peso 56,6kg, può trasportare carichi di 20kg camminando alla velocità di 8km/h con autonomia sufficiente per un’intera giornata di lavoro essendo alimentato da una batteria da 2,3KWh a 52Volt con un sistema di raffreddamento a liquido.
Presenta 28 attuatori (articolazioni) che possono piegarsi o girare a seconda del movimento da attuare, il tutto gestito da 12 motori. Presenta inoltre connettività WiFi e LTE per essere sempre connesso e disponibile.
Il punto forte su cui gli ingegneri si sono concentrati è il pollice opponibile per afferrare gli oggetti. Esso permette di compiere movimenti fini, simili a quelli umani.
Inoltre, presentano un meccanismo fisico esterno di spegnimento, per fermarli con un meccanismo di override non aggiornabile attraverso internet in caso di malfunzionamento.

https://insideevs.it/

Leggi della Robotica

Lo sviluppo sempre più imperante di dispositivi utilizzanti AI, impone l’utilizzo di regole per evitare che l’essere umano possa essere messo in pericolo.
Queste regole nella fantascienza sono denominate “leggi di Isaac Asimov“, un insieme di precetti ai quali obbediscono i robot positronici (robot dotati di cervello positronico).

Esse sono:

  • Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
  • Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.
  • Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge

Lo stesso Ceo di Telsa ha affermato che i robot saranno governati da alcune leggi della robotica impossibili da bypassare, iniziando dall’impossibilità per il bot di fare del male ad un essere umano, facendo riferimento alle suddette leggi.

https://www.isaacasimov.it/

 

Possibili utilizzi

Il lancio dello scorso settembre, è il primo test in diretta reale. Attualmente, secondo i video presentati durante l’evento, il robot è in grado di eseguire compiti semplici come annaffiare piante e trasportare scatole.
Ovviamente il suo utilizzo non si limita a questo. In futuro esso sarà in grado di aiutarci in tutti i compiti giornalieri, grazie all’utilizzo dell’AI autoapprendente, permettendo al robot di adeguarsi ad una serie di impervietà giornaliere. Questo si deve anche ai progressi compiuti in termini di mappatura tridimensionale dell’ambiente, di capacità di labeling (catologazione delle informazioni raccolte) e accuratezza nella capacità di leggere le situazioni e reagire di conseguenza, sviluppati per l’autopilot.

Differenza

Sebbene Optimus sia ancora in fase di sviluppo iniziale e altre concorrenti come Boston Dynamics sono molto più avanti nella progettazione di robot umanoidi, l’entusiasmo deriva dal fatto che Optimus sarà commercializzato su grande scala entro 3-5 anni al modico prezzo di 20000$, stando a quanto afferma Elon Musk (difficilmente le sue previsioni sulle tempistiche si avverano). Ha inoltre ribadito il cambio di direzione di Tesla, da casa automobilistica ad azienda di robotica avanzata. Inoltre, altri robot come Atlas di Boston Dynamics non sono pensati per rendere la vita quotidiana più semplice, ma sono stati progettati per fini bellici, potendo sostituire in futuro la fanteria umana.

https://www.bostondynamics.com/

 

Futuro

Il futuro ci riserverà grandi novità nel campo della robotica.
Optimus in particolare, in base alla roadmap fissata dallo stesso Musk, sarà in grado di sostituire completamente l’essere umano nei lavori manuali più comuni come in agricoltura e nelle fabbriche, abbassando il costo di produzione e apportando maggiore ricchezza in tutto il globo (anche se questo aspetto è molto controverso).
Inoltre l’ibrido uomo-macchina è sempre più vicino!
Grazie ai lavori di Neuralink (azienda sempre dello stesso Elon Musk), sta avanzando la possibilità di permettere l’utilizzo del robot come un’estensione di sé.
Siamo sicuri che sia tutto positivo? Avete dimenticato di Io Robot? È anche vero che l’evoluzione ed il progresso non si possono fermare solamente per paura.

 

Livio Milazzo

Bibliografia

https://www.gqitalia.it/tech/article/robot-elon-musk-flop

https://www.ilpost.it/2022/10/04/robot-optimus-tesla/

https://tech.everyeye.it/notizie/tesla-optimus-come-atlas-boston-dynamics-non-proprio-principali-differenze-612113.html

https://www.focus.it/scienza/scienze/focus-next-30-ibrido-uomo-macchina-e-sempre-piu-vicino

https://insideevs.it/news/613850/tesla-robot-optimus-ai-day/

https://insideevs.it/news/589829/tesla-bot-robot-elon-musk/

https://www.dday.it/redazione/43910/tesla-ha-mostrato-il-primo-prototipo-di-optimus-robot-umanoide-che-costera-meno-di-20000-dollari

Twitter: pericolo del “free speech”. Ecco cosa vuole fare Elon Musk con la piattaforma

Elon Musk è diventato il principale azionista di Twitter. Con l’acquisto del 9.2% delle azioni e il fatto che sia una sola persona a gestire, a suo piacimento, la piattaforma preoccupa tanti.

Elon Musk vuole cambiare Twitter -Fonte:forbes.it

L’acquisto per circa 44 miliardi di dollari ha avuto un grande riscosso mediatico. L’operazione ha generato un’impennata di Twitter in borsa che ha visto dopo settimane di trattative, un guadagno più del 27% a Wall Street che sta continuando a crescere. L’interesse, dunque, trasversale pone una serie di interrogativi sull’introduzione di miglioramenti significativi nei prossimi mesi promessi da Musk.

Il ruolo mediatico di Twitter

La piattaforma di notizie e microblogging gode di popolarità in tutto il globo. Questa si presenta come una rete che permette di postare brevi messaggi con un massimo di 280 caratteri visibili nella pagina principale dell’utente.

Negli ultimi anni, Twitter è divenuta molto influente nel dibattito pubblico, vedendo circa 200 milioni di utenti attivi giornalieri. L’acquisto compiuto negli ultimi giorni da parte della persona più ricca al mondo, nonché CEO di Tesla e della SpaceX, non risulta essere, agli occhi di molti, una buona notizia, soprattutto in materia di “free speech”.

Vijaya Gadde, avvocato per la piattaforma, durante il suo discorso alla squadra di legali dell’azienda e al team di moderazione dei contenuti, ha manifestato le sue preoccupazioni sul futuro del social. Si teme, infatti, che le trasformazioni che vorrà apportare il patron di Tesla possano radicalmente modificare il servizio.

Le dichiarazioni di Elon Musk

La sua decisione ruota attorno al cambiamento della politica di moderazione dei contenuti fondata da Jack Dorsey. Quest’ultimo ha dichiarato di voler garantire la più assoluta libertà di espressione e limitare la censura di tutto ciò che non sia apertamente illegale”:

“La libertà di espressione è il fondamento di una democrazia sana, e Twitter è la piazza della città digitale dove le questioni importanti per il futuro dell’umanità vengono discusse. Voglio anche rendere Twitter migliore che mai migliorando il prodotto con nuove funzioni, rendere gli algoritmi open source per incrementare la fiducia, sconfiggere gli spam-bot, e autenticare tutti gli esseri umani. Twitter ha un potenziale incredibile: non vedo l’ora di lavorare con l’azienda e la comunità degli utenti per liberare tale potenziale.”

Elon Musk Bids For All of Twitter -Fonte:expatguideturkey.com

Ciò che viene in risalto è l’accostamento di due concetti che cozzano profondamente tra loro: la libertà di espressione e la fine dell’anonimato in rete.

  • Libertà di espressione: Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati;
  • Anonimato in rete: Il testo del Codice della Privacy (d.lgs. n. 196 del 2003) art. 4, comma 1 lett. N, definisce anonimo il dato che in origine, o a seguito di trattamento, non può essere associato ad un interessato identificato o identificabile. La sua fine utopistica porrebbe a termine la libertà di espressione.

Lidea innovativa e rivoluzionaria di Elon Musk non è altro che roba vecchia e fallimentare. Lo stesso Twitter, infatti, ha, a lungo, cercato di limitare ogni forma di moderazione, ma “la briglia sciolta” è impossibile da gestire. Lo stesso Evelyn Douek ha scritto sull’Atlantic che

“Una regola generale delle piattaforme di ‘user-generated content’ è che ciascuna di queste deve iniziare a moderare i contenuti una volta che raggiunge una certa dimensione. Una piattaforma che rifiuta di sporcarsi le mani eliminando alcuni contenuti si troverà inevitabilmente sommersa da truffe, porno e reclutatori di terroristi.”

Si comprende come, inevitabilmente, lasciare completa libertà di espressione incentivi la presenza di contenuti radicali, violenti, estremi, falsi, cospirazionisti, truffaldini e polarizzanti. Negli anni ciò ha contribuito a dare forma a una società sempre più incapace di dialogare, divisa ed estrema.

L’utopia delle piattaforme neutre

La diffusione della moderazione di contenuti non nasce per essere la soluzione da eseguire nei migliori dei modi, bensì si imperna sul concetto di alternativa a qualcosa di peggiore.

L’idea anacronistica di Elon Musk non trova alcun ancoraggio nell’utopica visione delle piattaforme neutre. Anzi, la mancanza di moderazione permettere a una manciata di persone con enormi interessi economici e politici possano avere un impatto diretto sulla società, ad esempio, di decidere se “i media statali russi possano avere degli account sui social media, se un post controverso sul coronavirus possa essere diffuso a milioni di persone o debba essere cancellato, se l’ex presidente degli Stati Uniti possa mantenere o debba invece perdere la sua linea diretta con il pubblico globale”.

Risulta chiaro come, da questo punto di vista, la società nelle mani di una sola persona sia un netto passo indietro. Ciò perché, al di là dei suoi sogni di “libertà di espressione”, si concretizza un “modellare mediatico” della società e dell’agenda politica che più di ogni altra subisce dall’infrastruttura digitale la sua plasticità.

Giovanna Sgarlata

WhatsApp: modifiche sulla privacy e scatta l’allarme. Ecco perchè possiamo stare tranquilli

A partire dal 7 gennaio, moltissimi utenti di WhatsApp hanno cominciato a ricevere sui loro cellulari, all’apertura dell’app, un avviso che recita: «WhatsApp sta aggiornando i propri termini e l’informativa sulla privacy». E ancora: «Toccando “accetto”, accetti i nuovi termini e l’informativa sulla privacy, che entreranno in vigore l’8 febbraio 2021. Dopo questa data, dovrai accettare questi aggiornamenti per continuare a utilizzare WhatsApp. Puoi anche visitare il centro assistenza se preferisci eliminare il tuo account e desideri ulteriori informazioni».

L’avviso potrà inizialmente essere accantonato, per poi riapparire ad un’apertura successiva, dicendo chiaramente che chi non accetta non potrà più usare WhatsApp a partire proprio dall’8 febbraio.

(fonte: DDay.it)

Il complottismo generato

Sicuramente se fate uso della piattaforma social più popolare al mondo, questo avviso lo avrete già ricevuto, avviso che ha creato un po’ di preoccupazione su cosa possa succedere a chi usa WhatsApp, dato soprattutto dal fatto che viviamo in un periodo dove il complottismo e la paura di essere controllati da “entità superiori” dilagano indisturbate. Anche perché quel “dopo tale data dovrai accettare i termini per continuare a usare WhatsApp” ha scatenato tutta una serie di reazioni.

Addirittura, alcuni siti e pseudo-siti di news, anche in Italia, hanno scritto che Facebook, che possiede WhatsApp, si starebbe preparando a gravi violazioni della privacy degli utenti.

Quella comunicata a tutti i suoi due miliardi di utenti tramite questo avviso è semplicemente una modifica contrattuale unilaterale dei termini e delle condizioni di servizio, una cosa che succede spesso, con le piattaforme online gestite da società private. Il reale punto d’interesse riguarda l’interazione che WhatsApp vuole, e può, avere con Facebook, altra applicazione posseduta da Mark Zuckerberg a partire dal febbraio del 2014, quando stessa Facebook ha acquistato, per una cifra vicina ai 19 miliardi di dollari, WhatsApp; da quella data è sempre stato nell’interesse di Zuckerberg favorire l’interazione fra le due app.

Tuttavia, poiché negli ultimi mesi, proprio questa interazione, è stata oggetto di controllo da parte di regolatori di mezzo mondo, si è reso necessario l’aggiornamento e l’avviso da parte di WhatsApp. In quanto questo aggiornamento mira proprio a tutelare Facebook che continuerà a usare i dati in arrivo dall’app di messaggistica istantanea, e a condividerli anche con Messenger e Instagram.

A ciò deve essere oltretutto aggiunto, a prescindere dal parere personale su tale modifica, che in Italia (e nel resto d’Europa) questo aggiornamento non avrà effetti.

Da questa situazione hanno tratto vantaggio aziende rivali come Signal e Telegram: la prima è un’app di messaggistica concorrente molto rispettosa della privacy, consigliata anche dall’imprenditore americano Elon Musk, ed è balzata in cima alle classifiche delle app più scaricate; la seconda ha registrato 25 milioni di nuovi utenti nelle ultime 72 ore (dati dichiarati dallo stesso fondatore Pavel Durov)

Pavel Durov, ceo di Telegram
Pavel Durov, ceo di Telegram (fonte: MobileWorld)

Differenze tra USA e UE

Negli Stati Uniti e in altri paesi del mondo, ad eccezione dell’Europa, i nuovi termini di cui WhatsApp chiede l’approvazione prevedono che il servizio di messaggistica intende rendere obbligatoria la condivisione di alcuni dati dei suoi utenti con Facebook per scopi commerciali al fine di migliorare l’esperienza utente. Questo significa che tra i dati che Facebook utilizza per mostrare pubblicità personalizzata ce ne saranno anche alcuni che provengono da WhatsApp, tra cui per esempio il numero di cellulare, la rubrica dei contatti, i messaggi di stato ed altre informazioni.

Questo tipo di condivisione esisteva già prima, ma si poteva escludere; ora sarà obbligatoria.

In Europa invece, le modifiche che hanno fatto preoccupare molti utenti americani, compreso Elon Musk, come già detto, non valgono.

Questo è dato da due nette differenze:

  • i due enti che gestiscono sono differenti: WhatsApp Ireland per gli utenti europei e WhatsApp Inc per il resto del mondo.
  • i cittadini dell’UE sono protetti dal GDPR, il regolamento europeo per la protezione dei dati personali entrato in vigore nel 2018, che è una delle leggi sulla privacy più avanzate del mondo, a cui sia Facebook che WhatsApp devono sottostare.

Basta mettere a confronto l’avviso che WhatsApp ha mandato agli utenti internazionali e quello degli utenti europei: nel secondo manca un punto, quello legato appunto alla condivisione dei dati con Facebook.

(fonte: Screensite)

Come chiarisce un portavoce di WhatsApp, «non ci sono modifiche alle modalità di condivisione dei dati di Whatsapp nella Regione europea, incluso il Regno Unito, derivanti dall’aggiornamento dei Termini di servizio e dall’Informativa sulla privacy. Non condividiamo i dati degli utenti dell’area europea con Facebook allo scopo di consentire a Facebook di utilizzare tali dati per migliorare i propri prodotti o le proprie pubblicità». Quindi, se mai un giorno WhatsApp volesse condividere i dati degli utenti europei, dovrebbe trovare un accordo col regolatore europeo.

La sicurezza di WhatsApp

WhatsApp non legge e non usa informazioni provenienti dalle chat degli utenti, né negli Stati Uniti né in Europa né in nessuna parte del mondo. A partire dal 2014, infatti, WhatsApp ha applicato alle sue chat un sistema di protezione chiamato crittografia end-to-end che rende i contenuti delle chat inaccessibili a chiunque non sia il mittente o il destinatario. Quindi WhatsApp, anche volendo, non potrebbe accedere alle chat dei suoi utenti.

Bisogna comunque dire che anche in Europa, WhatsApp condivide con Facebook alcuni dati degli utenti: ma lo fa da anni. La differenza principale con il resto del mondo è che in Europa non può farlo per scopi commerciali o di marketing, ma soltanto per scopi tecnici e di sicurezza.

Insomma, se vivete nell’Unione Europea e non eravate preoccupati per WhatsApp prima, non ci sono ragioni per esserlo adesso.

Manuel de Vita