I parlamentari d’Italia eletti a Messina: Giovanni Giolitti

Nuova puntata del filone sui parlamentari italiani eletti a Messina: oggi ripercorriamo le tappe salienti della vita di Giovanni Giolitti, il più celebre Presidente del Consiglio dell’età monarchica pre-fascista. In occasione delle elezioni per la XXIII legislatura si candidò nei collegi “Messina I” e “Messina II”, nei quali risultò eletto il 7 marzo 1909.

Come nel caso di Francesco Crispi, anche Giolitti utilizzò lo strumento della pluricandidatura, candidandosi anche nel suo storico collegio di Dronero (Cuneo). Risultando eletto anche in quest’ultimo, rinunciò all’elezione nei collegi messinesi; in entrambi si tennero le elezioni suppletive, che videro trionfare Lodovico Fulci (Messina I) e Rosario Cutrufelli (Messina II).

Le origini e la gioventù

Giovanni Giolitti nasce a Mondovì, in provincia di Cuneo, il 27 ottobre del 1842.

In seguito a qualche problema di salute Giolitti -orfano di padre- si trasferisce con la madre in montagna presso l’abitazione del nonno paterno a San Damiano Macra in Valle Maira.

La carriera scolastica del giovane è contraddistinta da scarsa disciplina e poco applicazione come egli stesso racconterà  -“il meglio del tempo passato lassù sui monti lo spesi a giocare e a rinforzarmi la salute”-. Giolitti non ama studiare la matematica né tantomeno la grammatica greca e latina ma si appassiona non poco alla Storia e alla lettura dei romanzi di Walter Scott e Honoré de Balzac.

Successivamente si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell” Università degli Studi di Torino e consegue la laurea a soli 19 anni, grazie ad una deroga del Rettore che gli permette di svolgere gli ultimi  tre anni in uno solo.

Ritratto di Giovanni Giolitti – Fonte: wikipedia.org

Attività politica: gli inizi

Grazie ad un parente deputato nel 1848, Giolitti conosce Michelangelo Castelli segretario di Cavour. Con lui partecipa a lunghe passeggiate sotto i portici di Piazza Castello, alle quali spesso partecipa lo stesso Cavour.

Giolitti non sembra interessato ai discorsi riguardo le vicende risorgimentali ne tantomeno viene colpito dalla “chiamata” di Vittorio Emanuele II, che spinge molti suoi coetanei ad arruolarsi e partecipare alla Seconda Guerra di Indipendenza nel 1859.

Nel 1962 comincia a lavorare al Ministero di Grazie e Giustizia, riceve una nomina alla Corte dei conti nel ’77 e poi nel 1982 al Consiglio di Stato su invito di Depretis. Sempre nel 1982 si candida alla Camera dei deputati e viene eletto a Cuneo.

La Presidenza del Consiglio e lo scandalo della Banca Romana

Da parlamentare, Giolitti segue con particolare interesse la politica finanziaria e critica più volte l’operato del ministro del Tesoro Magliani; così, quando lo stesso Magliani si dimette nel 1989, Giolitti lo sostituisce diventando il leader del partito delle economie nella sinistra liberale. Questa esperienza lo mette particolarmente in luce agli occhi del re, tanto da far cadere la scelta su Giolitti come Presidente del Consiglio dopo la caduta del governo di Rudinì.

La fine della sua presidenza è causata dallo scandalo della Banca Romana. Un Comitato di parlamentari accusa Giolitti di irregolarità commesse quando ricopriva il ruolo di ministro del Tesoro; gli atti d’accusa vengono archiviati nel 1895, ma Giolitti, per evitare un probabile arresto, si trasferisce qualche mese prima in Germania.

Vignetta della rivista “L’asino” – Fonte: donadoniblog.wordpress.com

L’età giolittiana

Con l’inizio del nuovo secolo Giolitti occupa un posto di grande rilievo nella scena politica italiana. Ricopre il ruolo di ministro degli Interni durante il governo Zanardelli ( 1901-1903) e ne ispira la politica governativa; successivamente diventa Presidente del Consiglio dei Ministri per tre ministeri fino al 1914, interrotti solo dai gabinetti Tittoni, Fortis e Sonnino e da quelli Sonnino e Luzzati.

La politica di Giolitti è orientata verso un “ordinato progresso civile”, accentua il carattere liberale della linea governativa, ponendo lo Stato in posizione neutrale nei conflitti del lavoro. In ambito puramente economico sostiene -con un cauto protezionismo- lo sviluppo dell’ industria.

Giolitti viene aspramente criticato dalla sinistra per la politica meridionale, infatti, il protezionismo sul grano favoriva non poco il sistema latifondista. Nel 1909 Gaetano Salvemini etichetta Giolitti “ministro della mala vita“, per criticarne la spregiudicata prassi elettoralista.

Ad appoggiare fortemente Giolitti sono il socialismo riformista, alcuni settori intellettuali- specialmente Croce- e ampi strati della nuova borghesia. Questo gli permette di costruire un articolato sistema di potere che entrerà in crisi solo verso la fine del decennio a causa delle grandi trasformazioni sociali.

In particolare il movimento operaio comincia a pretendere un serio coinvolgimento nel potere e allo stesso tempo i cattolici rivendicano una presenza non più marginale nello Stato.

Nonostante l’accordo elettorale con i cattolici (patto Gentiloni) del 1913 , la nuova composizione della Camera non gli permette più liberta di manovra; per questo decide di dimettersi nel 1914.

Giovanni Giolitti- Fonte: wikipedia.org

Gli ultimi incarichi e la morte

Da Neutralista convinto quale era rimane ai margini della politica durante il periodo bellico, ma viene richiamato a formare un governo nel 1920. La situazione socio-politica del paese era prfondamente mutata e questo rende praticamente impossibile in quanto obsoleta l’attuazione della tradizionale mediazione giolittiana.

Dopo una nuova sconfitta elettorale nel 1921 rassegna le dimissioni, anche se come depuatato liberale fa parte dell’opposizione a Mussolini nel 1924.

Colpito da broncopolmonite nel 1928, muore dopo una settimana di agonia a Cavour.

Il nipote Antonio Giolitti -futuro partigiano e politico tra le fila del PCI- riguardo la morte del nonno racconterà: “Lui giaceva su un grande letto di ferro, ci benedisse. Fuori c’era una gazzara di giovani fascisti che stazionavano sotto la finestra, in attesa: quel vecchiaccio non si decide a morire“.

 

 

  Emanuele Paleologo

 

Fonti: 

wikipedia.org/wiki/Giovanni_Giolitti

treccani.it/enciclopedia/giovanni-giolitti

 

 

 

I parlamentari d’Italia eletti a Messina: Giuseppe Natoli e le prime elezioni del Regno

Il 18 febbraio, con il voto di fiducia della Camera al nuovo governo guidato da Mario Draghi, si è conclusa definitivamente la crisi di governo, dovuta de facto alle dimissioni delle ministre Bellanova e Bonetti e, dunque, al ritiro del sostegno del partito di cui fanno parte (Italia Viva) al governo Conte II.

Dopo un mese di discussioni aspre, parte della cittadinanza non ha compreso i motivi e l’opportunità di una crisi in un periodo delicato per il nostro Paese. Gli eventi di quest’ultima fase hanno alimentato il processo di disaffezione alla politica, uno dei principali sintomi di una democrazia in crisi.

Mossi da questa premessa abbiamo deciso di intraprendere un percorso lungo la storia dell’Italia unita, per far riemergere il contributo politico dei parlamentari eletti – o comunque legati – a Messina e dimostrare che il mondo della politica – in perenne evoluzione – non è un altrove lontano, ma è parte dalla vita di ciascuno di noi.

Giuseppe Conte (a sinistra) e Mario Draghi (a destra) durante la la cosidetta Cerimonia della Campanella – Fonte: lastampa.it

Il contesto storico e la normativa elettorale

Il nostro viaggio inizia all’alba del 1861, quando nel nostro Paese si svolsero le elezioni della VIII legislatura della Camera dei deputati – unico organo elettivo del Parlamento – del Regno di Sardegna, che, a seguito della proclamazione dello nuovo Stato unificato – meno di due mesi dopo -, possono considerarsi le prime elezioni del Regno d’Italia.

La legge elettorale, naturalmente, era completamente differente da quella tutt’oggi vigente. Il particolare più evidente è legato all’ampiezza dell’elettorato attivo (gli aventi diritto al voto), decisamente ridotta in confronto a quella attuale.

La normativa elettorale prevedeva – in generale – il diritto di voti per i soli uomini, di età superiore ai 25 anni, alfabetizzati e con la possibilità di pagare annualmente almeno 40 lire di tasse.

Inoltre era prevista la suddivisione del territorio in collegi uninominali (è eletto un solo candidato) e su un sistema – di conversione dei voti in seggi – interamente maggioritario (è eletto il candidato che riceve più voti) a doppio turno (con eventuale ballottaggio).

In un contesto del genere, i protagonisti della competizione elettorale erano i singoli candidati, i cosiddetti notabili, personalità di prestigio nel proprio territorio.

Il primo Parlamento del Regno d’Italia, Palazzo Carignano, Torino – Fonte: lagazzettatorinese.it

Le elezioni a Messina

L’intera penisola, ancora priva dei territori del Veneto e di quelli annessi allo Stato Pontificio, era divisa in 443 collegi.

La provincia di Messina, istituita dopo l’annessione della Sicilia, era divisa in 8 collegi: cinque nella zona tirrenica (Mistretta, Naso, Patti, Castroreale e Milazzo), uno nella zona ionica (Francavilla di Sicilia) e due nella città di Messina (Messina 1 e Messina 2).

Le prime elezioni del Regno si svolsero il 27 gennaio 1861, con un’affluenza totale di circa il 57% dell’elettorato. Nella città di Messina gli aventi diritto erano in totale 2057 e l’affluenza media tra i due collegi cittadini fu del 70%.

In entrambi i collegi della città dello Stretto si sfidarono due candidati. Ad avere la meglio furono due personalità di spicco del panorama politico messinese: Giuseppe La Farina (1815-1863) e Giuseppe Natoli Gongora di Scaliti (1815-1867).

Ritratto di Giuseppe Natoli – Fonte: latuanotizia.it

Il primo deputato di Messina: Giuseppe Natoli Gongora

Messinese di nascita, Giuseppe Natoli apparteneva a una famiglia nobile, protagonista da tempo nel governo della città. Dopo aver studiato all’Accademia Carolina di Messina, si laureò presso l’Università di Palermo in diritto. Oltre a dedicarsi all’attività forense, grazie alla sua spiccata capacità oratoria, ottenne la cattedra di codice civile e procedura, presso l’Università di Messina.

Sin da giovane frequentò la vivace rete cittadina di circoli, gruppi massonici e accademie, permeata di ideali liberali.

Nel 1848 fu uno dei protagonisti della costituzione del Regno di Sicilia; nel biennio rivoluzionario divenne deputato alla Camera dei Comuni ed ebbe spesso incarichi diplomatici. In seguito alla controrivoluzione borbonica e alla capitolazione della città di Messina, abbandonò l’Isola e si rifugiò in Piemonte.

Durante gli anni dell’esilio si legò sempre più al concittadino La Farina e si avvicinò a Cavour (1810-1861).

In seguito alla conquista della Sicilia da parte di Garibaldi (1807-1882), Natoli, con l’avallo di Cavour, ricoprì l’incarico di ministro dell’Agricoltura e commerci– con l’interim degli Affari esteri – nel governo dittatoriale, fino alle dimissioni in dissenso con l’espulsione dalla Sicilia di La Farina.

A dicembre divenne governatore di Messina, nel delicato periodo della transizione statale.

Camillo Benso di Cavour (in alto) e Giuseppe Garibaldi (in basso) – Fonte: wikipedia.org

Una volta eletto al Parlamento di Torino, prese parte al primo governo del Regno d’Italia, guidato da Cavour, come ministro dell’Agricoltura, industria e commercio.

Come deputato ha rappresentato le istanze più impellenti della città dello Stretto, ossia la smilitarizzazione dei forti e il porto franco.

 

Le elezioni suppletive

Sia La Farina che Natoli non conclusero il loro mandato alla Camera. La Farina morì nel settembre 1863, mentre Natoli fu nominato senatore del Regno nell’agosto 1861.

In entrambi i collegi cittadini – in momenti diversi-  si tennero, dunque, le elezioni suppletive. In particolare, nel collegio di Messina 2 fu eletto un deputato destinato a ricoprire la carica di parlamentare per altre cinque legislature. Stiamo parlando di Giorgio Tamajo (1917-1897), più volte prefetto in diverse città e celebre esponente della massoneria.

Giorgio Tamajo – Fonte: agrigentoierieoggi.it

 

Mario Antonio Spiritosanto

 

Fonti:

treccani.it/natoli

storia.camera.it/deputato/giorgio-tamajo

http://dati.camera.it/apps/elezioni/

storia.camera.it/legislature/sistema-maggioritario-uninominale-doppio-turno

 

Immagine in evidenza:

Il primo Parlamento del Regno d’Italia – Fonte: piemontetopnews.it

USA: Trump si prepara ad uscire dalla Casa Bianca. Al via la transizione all’amministrazione Biden

No, Trump non ha accettato la sconfitta, semplicemente la sua amministrazione non può bloccare un passaggio obbligatorio. Il presidente uscente ci tiene a sottolineare, via Twitter, che l’avvio di questa fase non significa riconoscere la vittoria di Biden:

Cosa ha a che vedere il via libera del GSA (N.d.A. la sua amministrazione) a lavorare in modo preliminare con i Dem (N.d.A. i Democratici) con l’andare avanti con le nostre varie cause per quella che si rivelerà l’elezione più corrotta della storia americana? Andiamo avanti a tutta velocità. Non concederemo mai a schede false e a ‘Dominion’.

Come procede la verifica richiesta da Trump

Emily Murphy, il capo del General Service Administration (GSA, un’agenzia indipendente del governo degli Stati Uniti che aiuta a gestire e supportare il funzionamento di base delle agenzie federali), ha dato il via al processo di transizione dopo che lo stato del Michigan ha certificato che non ci sono stati brogli durante le elezioni e ha confermato l’esito elettorale, che vede Biden vincitore.

Non solo nello stato del Michigan, ma anche in Pennsylvania e in Georgia Trump ha chiesto la verifica dei voti e, anche in questi stati, è stata certificata la sua sconfitta. Tutti gli stati statunitensi, sia quelli oggetto di ricorso di Trump sia quelli che non lo sono, devono aver certificato il voto popolare prima che il Collegio elettorale nazionale si riunisca il 14 dicembre.

La squadra di Biden

Il periodo di transizione solitamente avviene in modo semplice ma quest’anno pare essere un’eccezione. Quattro anni fa, il 10 novembre 2016, Donald Trump e il suo vice Mike Pence erano già alla Casa Bianca, ricevuti da Barack Obama e dall’allora vicepresidente Joe Biden. Quest’anno invece Trump si rifiuta addirittura di aggiornare il neo presidente dato che, secondo quanto riportato dal New York Times, non riceve nemmeno i briefing quotidiani dell’intelligence americana. Nonostante ciò, Biden ha già pronta la sua squadra:

  • Antony Blinken sarà il nuovo segretario di Stato. Cresciuto in Francia, faceva parte dell’amministrazione di Bill Clinton e il suo compito sarà quello di ricucire i rapporti internazionali degli Stati Uniti;
  • Jake Sullivan è stato nominato consigliere per la sicurezza nazionale. Famoso per i suoi dibattiti, ha lavorato nell’amministrazione Obama come assistente del vicepresidente;
  • Linda Thomas-Greenfield sarà ambasciatrice ONU. Afroamericana, è già stata ambasciatrice degli USA in Liberia;
  • Janet Yellen sarà la nuova segretaria del Tesoro. È stata la prima donna a guidare la Federal Reserve, la Banca centrale degli Stati Uniti, e ora è la prima donna a essere segretaria del Tesoro statunitense;
  • John Kerry sarà inviato speciale per il clima. Si tratta di una carica nuova nel consiglio per la Sicurezza nazionale e si occuperà del cambiamento climatico;
  • Avril Haines ricoprirà il ruolo di Direttrice dell’intelligence americana. Già presente durante l’amministrazione Obama, è la prima donna a ricoprire questo ruolo;
  • Alejandro Mayorkas alla Sicurezza interna. Si tratta del primo latinoamericano e immigrato scelto per dirigere il Dipartimento della Sicurezza nazionale.

Sarah Tandurella

Elezioni USA: new e old media si schierano. Ecco come i social stanno combattendo contro Trump

Donald J. Trump non sembra voler rinunciare al titolo di Presidente degli Stati Uniti e continua a dichiarare “illegittimo” l’esito delle elezioni tenutesi lo scorso 3 novembre, da cui è uscito vincitore Joe Biden. Fino a ieri, l’attuale presidente degli Stati Uniti ha ribadito per l’ennesima volta di aver vinto le elezioni ma i social network e i media americani non la pensano come lui e hanno scelto di inserire degli avvisi nei contenuti rilasciati del presidente uscente.

Twitter

Ogni cinguettio pubblicato dal presidente uscente riceve la stessa sorte: l’oscuramento e/o l’avviso di essere un contenuto “controverso”. Nel suo ultimo tweet, Trump cinguetta un semplice: “Ho vinto le elezioni“; tuttavia Twitter avvisa i suoi utenti che: “Le fonti ufficiali danno un esito diverso delle elezioni“.

Secondo la politica del social network, questi tweet dovrebbero essere rimossi dalla piattaforma ma Trump è un presidente americano, quindi ci sono delle regole “speciali” per chi ricopre questo incarico: i politici con più di 250.000 seguaci sono personaggi di un certo rilievo e non subiscono la censura ma vengono semplicemente oscurati. Questa regola non vale per tutti i politici, ma solo per quelli che ricoprono una carica. Twitter stesso ha confermato ciò a Bloomberg, sottolineando che le regole meno rigide valgono solo per i leader mondiali in carica.

Questo significa che Trump può continuare a pubblicare ciò che vuole sulle elezioni fino al 20 gennaio 2021, quando ci sarà il cambio del presidente e Biden potrà incominciare il suo mandato. Da quel giorno, inoltre, tutti questi tweet “controversi” verranno cancellati poiché permettono il diffondersi delle fake news.

Tuttavia, la libertà di Trump di pubblicare ciò che vuole non limita la libertà del social network di apporre avvisi alla sua utenza. In questi giorni, ha twittato:

Lui (N.d.A. Biden) ha vinto solo per i NEWS MEDIA FALSI. Io non concedo NULLA! Abbiamo molta strada da fare. Queste sono state ELEZIONI TRUCCATE.

Il social dell’uccellino ha immediatamente apposto un’avvertenza sotto: “Questa affermazione riguardo la frode elettorale è controversa“.

Lo stesso avviso è apparso in molti dei recenti tweet pubblicati dal (quasi ex) presidente: in un altro cinguettio, egli aggiunge che ai seggi «non erano ammessi osservatori e il voto è stato “tabulato” da una società privata della Sinistra Radicale, Dominion, che ha una cattiva reputazione e attrezzature inadeguate che non sarebbero neppure ritenute sufficienti in Texas (dove ho vinto di gran lunga)». Ha successivamente ribadito che la notte elettorale sono stati “rubati dei voti” ed ha definito i voti postali “uno scherzo malato“.

Facebook

Trump è solito pubblicare gli stessi contenuti sia su Facebook che su Twitter. Anche sul social network di Zuckerberg le stesse frasi subiscono l’oscuramento e spunta anche qui un avviso all’utenza. Questo recita: “Gli Stati Uniti hanno leggi, procedure e istituzioni che garantiscono l’integrità delle elezioni“.

https://it-it.facebook.com/DonaldTrump/posts/10165823531240725?__xts__%5B0%5D=68.ARAyqEELnSt7qDz9BtjCUe-QlJAIguVJQmWcS5gnrrsx5SLl2SvaPUQg_4_amno9g666EVPg6BG7wvJmgp7uMiuoFQuftgCg-C07nPGUINFxP7fof7-vg4PfVBi1nDgvZ7BPrgYrUdtWfl4nQTCLWC87E2B_WGEv3-k_STrMXAQT34VzJpzuxxVezAB0-mPZHBX9WLWlsOGG52DLQ8qCW0mQUPh9ADNbyQ3dPzMIMVmascnOHAzBdHsXbNidkiAa0C9cXTmzDfBpI4sN37rmahojj98mqIg9YYledQGpMB59CXF4KVYI9Y0mFCZtJJ7gCL455QaY2E_Z6Htl&__tn__=-R

Questo non è l’unico strumento usato da Facebook per combattere la disinformazione trumpiana: sono stati chiusi importanti e numerosi gruppi e pagine pro-Trump che diffondevano teorie e prove fasulle riguardo la vittoria elettorale di Biden. Il più importanti tra questi gruppi era Stop the steal (trad. Fermate il furto) e, una volta chiuso, Facebook ha dichiarato:

In linea con le misure eccezionali che stiamo intraprendendo in questo periodo di rafforzata tensione, abbiamo rimosso il gruppo ‘Stop the steal’, che stava creando eventi nel mondo reale. Il gruppo era organizzato attorno alla delegittimazione del processo elettorale e abbiamo assistito a preoccupanti chiamate alla violenza da alcuni suoi membri.

Facebook non è nuovo nella lotta alle fake news. Nel 2018 ha firmato il “Codice di buone pratiche sulla disinformazione” promosso dalla Commissione europea e ha assunto oltre 35.000 persone che si occupano di sicurezza della piattaforma. L’obiettivo di questo Codice è di contribuire ad aumentare la consapevolezza degli utenti oltre a quello di combattere la disinformazione.

L’oscuramento riguarda anche i media tradizionali

Le sue idee riguardo le elezioni sono state inserite anche nei discorsi trasmessi in diretta TV, ma il tutto si è svolto in maniera insolita e ha dell’incredibile. Canali TV come ABC, CBS e NBC hanno interrotto il collegamento mentre il presidente in carica degli Stati Uniti stava parlando. NBC ha tagliato il collegamento affermando: “Interrompiamo il discorso del presidente perché ciò che sta dicendo, in larga parte, è assolutamente falso. E non possiamo consentire che vada avanti“. Fox News ha trasmesso solo parte del discorso di Trump. La CNN non ha censurato nulla, ma ha definito il discorso “il più disonesto della sua presidenza” e ha aggiunto in sovraimpressione che “senza prove, Trump sostiene di essere vittima di una frode“.

News networks face backlash for cutting away from Trump speech | Daily Mail Online
Gli anchorman di vari canali TV americani che hanno interrotto la diretta di Donald Trump. Fonte: Daily Mail

È la prima volta nella storia degli Stati Uniti che un suo presidente viene censurato in diretta televisiva.

Parler, Free Speech Social Network

Tutto questo oscuramento social non piace però ai fan di Trump che potrebbero aver trovato una via di fuga. Negli Stati Uniti infatti sta spopolando un nuovo social network, “Parler“. È sostanzialmente la copia in rosso di Twitter, senza cuori o like ma con frecce che puntavo verso l’altro. L’obiettivo della piattaforma è quello di rispettare il Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti (quello che tutela la libertà di espressione) e di creare quindi una piattaforma in cui poter pubblicare tutto ciò che si vuole senza subire censure. I repubblicani che sostengono Trump hanno bisogno di uno spazio del genere e, per questo motivo, stanno abbandonando i grandi social per spostarsi su Parler e analizzare e diffondere le loro idee infondate sui brogli elettorali.

5 things to know about Parler, the right-wing-friendly social network - HoustonChronicle.com
Esempio di schermata di Parler, un nuovo social che sta spopolando in America. Fonte: Houston Chronicle.

Piccolo fun fact su questo nuovo social: pare esista un profilo chiamato @mattysalviny con la foto di Matteo Salvini, il leader della Lega. La bio dell’account però esclude il fatto che si tratti del vero Salvini.

Im a girl, pro lgbtq+ rights, blm, kinda acab, fuck ice, pro choice, anti trump and luckily non american. Conservatives are trash

Sono una ragazza, a favore dei diritti lgbtq+, sostenitrice del movimento Black Lives Matter, contro la polizia violenta, contro la violazione dei diritti umani, anti Trump e fortunatamente non americana. I conservatori fanno schifo

 

Sarah Tandurella

Cronache del 2 giugno 1946: quale fu l’esito del referendum a Messina?

La data del 2 giugno rappresenta il Natale del “calendario liturgico laico” della Repubblica Italiana, nata proprio in virtù dell’esito del referendum che si tenne in questo giorno, 74 anni fa. La festività del 2 giugno, istituita nel 1949, fu soppressa nel 1977 e ricollocata alla prima domenica del mese di giugno. Nel 2001 però, in considerazione della notevole importanza di questa data, la festa fu ricalendarizzata secondo la previsione iniziale.

La celebre foto che festeggia la nascita della Repubblica

 

L’Italia diventa Repubblica

La scelta delle giornate del 2 e del 3 giugno 1946 fu effettuata dopo che, a quasi un anno dalla fine della guerra, la cosiddetta “seconda costituzione provvisoria“, emanata da Umberto, figlio di Vittorio Emanuele III e luogotenente del Regno, sancì che la questione istituzionale, ossia la scelta tra Monarchia e Repubblica, fosse rimessa direttamente ai cittadini, tramite referendum, e non, come prima si era stabilito, all’Assemblea Costituente.

L’esito è noto a tutti: la Repubblica prevalse di poco con quasi il 55% dei suffragi. Quello che non tutti sanno, invece, è che l’Italia si spaccò in due zone-geopolitiche: a nord prevalse la Repubblica, al sud prevalse la Monarchia. La quinta circoscrizione elettorale più fedele all’istituto monarchico fu quella di Catania, di cui faceva parte anche la città di Messina.

Geografia del voto del referendum istituzionale sul territorio nazionale diviso in circoscrizioni – Fonte: focus.it

Propaganda e scontri a Messina

Nei mesi antecedenti al voto i messinesi sostenitori della Monarchia erano numerosi e ben strutturati, con una massiccia componente di giovani. Dall’altra parte, i fautori della Repubblica, provenienti prevalentemente dai partiti comunista, socialista e repubblicano, nonostante fossero in netta minoranza, si mobilitarono con volantinaggi e attacchinaggio per tutto il territorio cittadino. Entrambe le fazioni organizzavano comizi e dibattiti, spesso improvvisati, che quasi sempre si trasformavano in scontri, sia verbali che fisici.

Uno di questi episodi avvenne il 29 maggio del 1946 in occasione della visita di Umberto di Savoia, da poche settimane divenuto re Umberto II, in seguito all’abdicazione del padre; questa mossa di Vittorio Emanuele III era volta ad incrementare il consenso per il regime monarchico, ma suscitò le polemiche degli avversari di Casa Savoia. Dopo che il “re di maggio” si affacciò dal balcone della Prefettura, salutò i suoi sudditi messinesi e rivolse loro un sorriso: nel silenzio che seguì gli applausi e le grida festose della folla, da un gruppetto di circa  quaranta infiltrati sostenitori della Repubblica si levò a gran voce un coro abbastanza chiaro: “Buf-fo-ne, buf-fo-ne”. Il re smise di sorridere e si ritirò all’interno del palazzo del Governo; i suoi sostenitori, aiutati dai marinari delle navi da guerra ormeggiate, iniziarono a pestare i contestatori: qualcuno riuscì a fuggire, altri meno fortunati furono gettati in mare, oltre la balaustra della passeggiata.

Un volantino a favore della Monarchia che ritrae Umberto II con la sua famiglia – Fonte: messinaora.it

 

L’esito del referendum a Messina e provincia

La fase che precedette le due giornate fu molto turbolenta perché la posta in gioco era molto alta: oltre a scegliere sulla forma di Stato i cittadini erano chiamati ad eleggere i membri dell’Assemblea Costituente, incaricata di redigere la nuova Costituzione. L’esito a livello nazionale, come abbiamo visto, non fu scontato; un po’ più prevedibile fu la schiacciante vittoria della Monarchia nella città dello Stretto, dove ottenne 78.343 (85,35%) voti a favore contro i 13.446 (14,65%) per la Repubblica.

Messina fu una dei comuni della nostra provincia in cui la Monarchia ottenne le percentuali maggiori di suffragi, ma non fu la più fedele ai Savoia: questo primato spetta all’ex comune di Lanza, ora inglobato nel comune di Malvagna sito nella valle dell’Alcantara, in cui l’istituto monarchico conquistò il 95,95% dei voti. Altri tre comuni superarono l’elevata soglia del 95%:  Oliveri (95,11%), situato nella costa tirrenica, Malfa (95,06%) e Leni (95,54%), entrambi appartenenti all’isola di Salina.

In controtendenza con la quasi totalità della provincia, solo in nove comuni (su 92) prevalse la Repubblica e in tre di essi i suffragi a favore del nuovo regime superarono la soglia del 60%: San Piero Patti (69,37%), Tusa (62,74%) e Mazzarà Sant’Andrea (60,05%), situati nella zona tirrenica.

In generale, il dato a favore della Monarchia relativo alla provincia intera fu meno netto rispetto a quello registrato in città, ma fu superiore rispetto a quello di tutte le altre province della Sicilia (nella provincia di Trapani addirittura prevalse la Repubblica).

 

La scheda del referendum istituzionale – Fonte: fattiperlastoria.it

Le elezioni dell’Assemblea costituente

Contemporaneamente al referendum istituzionale, come già detto, si tennero le prime elezioni politiche dopo il fascismo, le prime dello Stato unitario alle quali parteciparono le donne. Nella circoscrizione in cui era presente Messina si presentarono dodici liste: i partiti che sostenevano la Repubblica, ossia il Partito Comunista (PCI), il Partito Socialista di Unità Proletaria (PSIUP), il Partito Repubblicano (PRI) e il Partito d’Azione; i partiti filo-monarchici, ossia l’Unione Democratica Nazionale (composta dagli esponenti liberali), il Blocco Nazionale delle Libertà e il Fronte dell’Uomo Qualunque; la Democrazia Cristiana (DC), che non diede una specifica indicazione ai suoi elettori sul referendum istituzionale; e i partiti indipendentisti, fra i quali il più importante era il Movimento Indipendentista Siciliano (MIS).

9 delle 12 liste della circoscrizone di Catania – Fonte: elezionistorico.interno.gov.it

 

Il leader del MIS Andrea Finocchiaro Aprile, da sempre avverso alla monarchia sabauda decise di schierarsi a favore di essa per convenienze politiche; addirittura l’ala destra degli indipendentisti avrebbe avuto in mente la restaurazione, tramite colpo di Stato, della Monarchia in una Sicilia indipendente, in caso di vittoria della Repubblica. Come si sa questa ipotesi naufragò, sia per il blando consenso, al di sotto delle aspettative, ottenuto dagli indipendentisti alle elezioni, sia a causa della partenza per l’esilio della famiglia reale.

Nella provincia di Messina la Democrazia Cristiana ottenne i maggiori suffragi, seguita dai partiti filo-monarchici; in città, invece, fu l’Unione Democratica Nazionale, i cui maggiori esponenti erano legati alla città dello Stretto, ad imporsi come prima lista. Dei 23 deputati eletti nella circoscrizione soltanto cinque erano messinesi (non solo di origine): il democristiano Salvatore Attilio, i liberali Gaetano Martino, Guido Basile, Giuseppe Candela e Uberto Bonino. Ad essi si aggiunse il deputato comunista Umberto Fiore, in seguito alla morte di Antonino d’Agata, il 26 febbraio 1947, che lo precedeva nella lista del PCI.

  Da sinistra: Attilio, Basile, Bonino, Candela, Martino e Fiore – Fonte: camera.it

 

Messina città conservatrice?

L’analisi dei dati elettorali ci ha permesso di comprendere quanto fosse conservatrice la città di Messina. È possibile che questo dato sostenga la tesi per la quale le tendenze conservatrici nella città dello Stretto siano state sempre maggioritarie? Ed è possibile che queste tendenze molto spesso abbiano precluso alla comunità messinese lo slancio verso il progresso e il benessere collettivo?

 

 Mario Antonio Spiritosanto

 

Fonti:

https://elezionistorico.interno.gov.it/

http://www.messinaora.it/notizia/2014/06/02/messina-monarchica-anno-1946-ecco-cosa-accadeva-nei-giorni-che-precedettero-il-referendum/29719

Ganci M., L’Italia antimoderata, socialisti, radicali, repubblicani, autonomisti dall’Unità a oggi (Arnaldo Lombardi Editori)

 

 

Pane Nutella e Sardine: guida contro l’indigestione

 

“Cari populisti, lo avete capito. La festa è finita. Per troppo tempo avete tirato la corda dei nostri sentimenti. L’avete tesa troppo, e si è spezzata.”

E’ questo l’incipit del manifesto delle “6000 Sardine” di cui altri estratti sono sparsi lungo l’articolo. Il movimento apartitico e spontaneo nato dall’idea di quattro ragazzi bolognesi, appena un mese fa, oggi conta un totale di più di 100.000 presenze in varie piazze d’Italia. Il flash mob arriva anche a Messina il 21 Dicembre, in Piazza del Municipio.

La prima piazza, a Bologna, il 14 novembre, si riempie contro il contemporaneo comizio di Salvini, a qualche chilometro di distanza, in favore della candidata Lucia Borgonzioni alle regionali emiliane. L’idea funziona a tal punto da diventare virale.

Come luci di Natale altre decine di città si accendono, vogliono far parte del movimento e scendere in piazza. Non solo in Emilia, ma in tutta Italia. E non solo in Italia, ma anche in varie città del mondo tra cui New York, Berlino e Parigi. L’ultima è stata la piazza di Roma, il 14 dicembre, con la partecipazione di più di 35.000 “sardine”.

Roma – Le sardine in piazza il 14 dicembre

Il background.

Andiamo con ordine. Da qualche anno ormai Matteo Salvini incalza la politica italiana con una propaganda perenne. Lo fa tramite la strategia di social marketing più efficace che l’Italia abbia mai visto dai tempi dei social. Decine di foto, post e live su Facebook, Instagram, Twitter e addirittura TikTok. Giornalmente i suoi social inondano il web di attacchi contro chiunque e contro qualsiasi cosa: avversari politici, giornali e giornalisti, immigrati e così via. E lo fa praticando la più lampante e disonesta demagogia.

Slogan che mirano all’emotività e non alla razionalità, soluzioni facili e spesso inverosimili a problemi seri e complessi, attacchi razzisti e denigratori. Tra un “Buongiorno italiani, caffè?” ed un “Se voi ci siete io ci sono, prima gli italiani!” ecco gli attacchi ad personam in base al periodo contro la Boldrini, poi la sorella di Cucchi, poi Saviano, poi Fabio Fazio, vicino Natale spunta la difesa evergreen del presepe ed infine anche contro la Ferrero (perché usa le nocciole turche e non quelle italiane, attacco poi ritirato perché falso). Geniale, senza dubbio, nello sfruttare l’immensa popolarità dei Nutella Biscuits. Ma, come per il resto delle volte, distorce la realtà in suo favore, riesce ad apparire il garante di quei valori sociali ormai persi.

Profilo ufficiale di Matteo Salvini- attacco a Roberto Saviano

Così facendo si è messo alla guida di un immenso pullman che sparpaglia rabbia e raccoglie consensi. Un esercito di milioni di followers che sul web che difendono il loro Capitano con lo stesso modus operandi (chiusura, populismo ed emotività) e che ha un corrispettivo nella vita reale. I sempre più frequenti fatti di razzismo ed odio sociale sono prova del fatto che sia riuscito a legittimarli: oggi, chi è razzista, lo può affermare con orgoglio e a gran voce, chi odia può insultare e denigrare apertamente (e non è mai da solo).

“Per troppo tempo avete spinto i vostri più fedeli seguaci a insultare e distruggere la vita delle persone sulla rete.”

Profilo ufficiale di Matteo Salvini – attacco ai meridionali

Contro questo clima di oppressione nasce il movimento delle Sardine. Venduto come la grande alternativa alla Lega, ha senz’altro avuto la capacità di far breccia nel buio di chi era diventato ormai incapace di approcciare una politica che non lascia scampo a chi contrappone l’uguaglianza e la ragione al razzismo e la demagogia. Buonisti, zecche rosse, piddìni, drogati, servi delle banche: tante sardine sole, sconfortate e perse nel mare aperto.

L’entusiasmo che ha generato il movimento nasce dall’aver contrapposto, per la prima volta, a questa politica urlante, una voce altrettanto forte sia nei modi che nei toni. Un richiamo al quale ogni sardina ha risposto con la propria presenza in una piazza.

“Adesso ci avete risvegliato. E siete gli unici a dover avere paura. Siamo scesi in una piazza, ci siamo guardati negli occhi, ci siamo contati. E’ stata energia pura.”

Poi però succede che il flash mob termina, l’entusiasmo lascia spazio alle considerazioni “a freddo”. Ad ascoltare Mattia Santori, il portavoce del movimento, succede che tutta la positività lascia spazio ad un bel velo di incertezza, come quando ti allontani dalla costa e vedi pian piano un blu sempre più scuro.

Mattia ed i suoi tre collaboratori hanno radunato migliaia di persone contro la politica degli slogan e del populismo adottando una propaganda di slogan e populismo. A chi gli chiedeva delucidazioni sul movimento ha sempre risposto con un’ottima retorica senza mai perdere quell’astrazione e quell’aleatorietà che molti gli contestano. Il movimento ha sì dei paletti ben impostati, quello del rifiuto del razzismo, del fascismo, della demagogia, quello del rispetto e dell’uguaglianza, ma non ha nessuna idea precisa che possa aiutare concretamente quanti adunati in piazza. 

Parigi – Le sardine manifestano sotto la Tour Eiffel

Tre criticità.

Partiamo dal presupposto che il populismo non lo si sconfigge con il populismo. E non perché lo dice chi scrive, ma perché lo testimonia la storia dell’Italia degli ultimi trent’anni: l’antiberlusconismo è stata l’arma più forte che Silvio Berlusconi ha potuto giocare in 20 anni di dominio, ne è stato il carburante; il popolo viola sembrava avrebbe cambiato di lì a poco l’intera politica italiana, oggi nessuno se ne ricorda; il popolo del vaffa si è tramutato nel partito di potere più contraddittorio degli ultimi anni, il M5S, che ha inoltre svuotato di elettori il centro sinistra ed il centro destra per poi gonfiare quelli della destra sociale.

Dobbiamo riconoscere che:

  • non è un’iniziativa nata spontaneamente: nasce cioè con l’obbiettivo preciso delle regionali emiliane del prossimo 26 Gennaio. Il fatto che si sia diffusa spontaneamente nel resto d’Italia è una anomalia: si tratta in sostanza del primo movimento che fa opposizione a chi, al momento, è all’opposizione;
  • si fonda sullo stesso atteggiamento narcisista che è stata la pietra tombale della sinistra italiana. Che sia motivato o meno rimane narcisismo, lo stesso che ha lasciato i temi sociali, propri della sinistra, alla destra populista, che ora può dirsi invece “destra sociale”;
  • convoglia le energie e le speranze di migliaia di ragazzi verso nulla di preciso. E’ lo stesso Mattia Santori a specificare più volte che l’obbiettivo del movimento è il solo messaggio della necessità di una politica diversa da quella del populismo di destra, dell’insofferenza e della ribellione. Porsi come ago di una fantomatica bilancia vuol dire rubare del tempo e delle risorse preziose a chi vuole strutturare una vera strategia politica.
“Primato nazionale”, Pubble – Critica alle sardine

“Noi siamo le sardine, e adesso ci troverete ovunque. Benvenuti in mare aperto.”

Ma è davvero tutto inutile? No. E non lo è perché proprio questi punti critici sono al contempo punti di forza.

Bisogna anzitutto ammettere che la strategia populista, ogni qualvolta si è trovata di fronte alla realtà dei fatti che gli dava torto, si è mostrata indenne. Per quanto una critica fosse stata costruita su fatti lampanti, su errori madornali, questa non è mai stata in grado di arrecare un minimo danno.

Quante volte Salvini si è contraddetto, quante altre ha strumentalizzato persone, divise e tragedie. Ha minacciato la Costituzione, è scappato dai tribunali, ha tradito i suoi stessi elettori. Ma quanto ancora gli stessi elettori lo rivoteranno? Con quale facilità questi fatti sono caduti nell’oblio e quanti ancora finiranno nel dimenticatoio? Un muro di gomma che incassa tutti i colpi che riceve dalla realtà senza restarne scalfito.

Mattia Santori, Andrea Garreffa, Giulia Trappoloni e Roberto Morotti

Tre meriti.

Il primo grande merito delle sardine è stato quello di aver recuperato gli spazi di condivisione, le piazze, e di averlo fatto fisicamente. Una risposta in chiara contrapposizione all’armata da tastiera. Hanno fatto uscire di casa chi ormai, sul web, non poteva far altro che sottostare ai post e agli attacchi dei populisti, pena il linciaggio pubblico. Chi usciva di casa da solo per raggiungere la piazza, poi si ritrovava tra migliaia di altre persone con le stesse necessità e le stesse difficoltà. Il risultato è stato grandioso, lo testimoniano le piazze piene: evidentemente questa è una strada che va perseguita. 

Il secondo grande merito è che proprio nell’essere apartitici riescono ad unire chiunque attorno a denominatori comuni che oggi è sempre più difficile affermare: l’anti-fascismo, l’anti-populismo, l’anti-razzismo, il rispetto, la democrazia, l’uguaglianza e, soprattutto, il riconoscimento della complessità della politica. Questa coerenza di piazza fa sì che, nonostante le sardine abbiano una connotazione dichiaratamente di sinistra, costituisca un’alternativa agli elettori di destra più moderati, che infatti hanno raggiunto le piazze.

Infine, hanno riorganizzato e riformulato la domanda politica, non si sono posti come offerta. E’ vero che il movimento non ha soluzioni, ma non ha mai preteso di averne. Non ha motivo di offrirne ancora, all’indomani del primo mese di vita. Oggi il movimento si pongono come entità intermedia: da un lato la grossa fetta di italiani rassegnati ad una politica d’oppressione psicologica, dall’altra i rappresentanti dell’attuale Governo.

Non sta certamente a Mattia Santori, tantomeno alle varie sardine d’Italia, trovare ora soluzioni alternative a quelle che la destra populista “propone” per ogni problema del Paese. Semplicemente perché al Governo, per il momento, non c’è la destra populista. Il governo giallo-rosso, di contro, non deve e non può lasciare questo movimento al caso, i sondaggi che dimostrano un monopolio salviniano non glielo permettono.

LEFT – Vignetta di Vauro

Le prospettive.

Realisticamente l’entusiasmo scomparirà, e lo farà prima di quanto si possa pensare. Le “6000 Sardine” sono un brand di moda che molti personaggi politici vogliono sfruttare a proprio favore: Salvini per fare del vittimismo con delle simpatiche foto di gattini che mangiano sardine, il PD ed il M5S per cercare un po’ di linfa, idee, energie nuove. 

Ma, e questo è il punto cruciale, qualora anche solo l’1% di tutte le sardine coinvolte in questo mese fosse in grado di costruire, un domani, un’entità politica nella quale riunire tutte le sardine d’Italia, allora il movimento avrà avuto un senso. 

E se invece le varie figure di spicco venissero inglobate da qualche partito pre-esistente? Anche questo è uno scenario possibile, e lo è nella misura in cui queste personalità riescano ad impattare sulla direzione di quel partito portando alla Camera ed al Senato il messaggio delle 6000 sardine: vivere, testimoniare e onorare con la politica gli ideali della Costituzione.

E se ancora decidessero di non schierarsi apertamente? Rimarrebbero l’ago della bilancia acquisendo un peso non indifferente alle prossime elezioni.

Con il nuovo anno, insomma, delle sardine potrà rimanere la lisca, qualche piccolo gruppo sparso, o un gruppo ancor più grande. Comunque vada, il 21 Dicembre sarò in Piazza Municipio con una sardina di carta.

“E’ chiaro che il pensiero dà fastidio, anche se chi pensa è muto come un pesce. Anzi, è un pesce. E come pesce è difficile da bloccare, perché lo protegge il mare. Com’è profondo il mare”. (L. Dalla)

Antonio Nuccio

 

Elezioni di tre rappresentanti del personale Tecnico-Amministrativo

Si aprono le votazioni telematiche per eleggere  di tre rappresentanti del personale Tecnico-Amministrativo e dei lettori e collaboratori esperti linguistici in seno al Senato Accademico, per il triennio 2019/2022.

Si può votare nei giorni 26 e 27 novembre 2019, gli orari di apertura e chiusura dei seggi  va dal numero di  ubicazione dei seggi stessi, nonché alla nomina dei loro componenti, verranno espresse con un successivo Decreto.

Tutti quelli che  intendono proporre la propria candidatura dovranno presentarla con l’apposito  modulo e presentarla presso l’Unità Operativa Procedure Elettorali dell’Ateneo, entro le ore 12 di giovedì 7 novembre 2019. Tutte le richieste presentate saranno ammesse o escluse dalla Commissione Elettorale e gli elenchi degli elettori saranno resi pubblici mediante pubblicazioni sul sito web dell’Ateneo entro venti giorni dalla data del presente Decreto.

Modulo: https://www.unime.it/sites/default/files/D.R._indizione_elezioni_PTA_2019-2022_0.pdf

 

Carmela Caratozzolo

La governance Cuzzocrea: ce la raccontano i rappresentati in Senato Accademico

Ai nastri di partenza la nuova stagione di UniVersoMe. A partire dal prossimo lunedì riprenderanno le pubblicazioni della nostra testata registrata, insieme alle trasmissioni della nostra web radio, rinnovata da un palinsesto ancora tutto da scoprire. Nell’attesa però oggi dedichiamo l’intera giornata al nostro Rettore, il Prof. Salvatore Cuzzocrea. Nel pomeriggio, alle ore 17, andrà in onda l’intervista al Magnifico con Cristina Geraci in regia ed il sottoscritto al microfono. Ciononostante vogliamo rendere anche voi lettori e radioascoltatori, protagonisti di questa giornata; infatti ci aspettiamo di essere inondati dai vostri commenti su Instagram e sotto la puntata su Spreaker, così da poter porre le vostre domande al Rettore dell’Università di Messina. 

Mentre aspettiamo che vi sintonizziate però, abbiamo chiesto ad ognuno dei cinque studenti che ci rappresenta in seno al Senato Accademico di commentarci l’operato svolto dal rettore fin qui. 


Ouahib Droussi
Abbiamo partecipato solamente a tre senati, e anche Il Magnifico si può dire sia ancora all’inizio del mandato quindi potrei solo dare un parere parziale riguardo il suo operato fin qui. Sicuramente si percepisce un certo entusiasmo e una volontà di lasciare il segno nell’amministrazione dell’Università di Messina. Oltre ai tre senati, ci ha convocato per discutere di un impegno che aveva preso in campagna elettorale, ossia quello di aumentare significativamente il peso degli studenti nell’elezione del rettore e dei direttori di dipartimento, peso che è oggi praticamente nullo. Vedremo quanto sarà consequenziale. Ma, a parte questo, i temi con cui si deve misurare sono molteplici. Il primo ed il principale obbiettivo è quello di migliorare la qualità dell’ateneo, della didattica e della ricerca per raggiungere standard formativi di eccellenza, piano dove purtroppo la nostra università sconta una forte arretratezza. Sarà infatti rispetto a questi temi che si potrà valutare l’eventuale successo di questo rettorato.


Andrea Muscarà
È evidente una grande attenzione da parte di questa amministrazione in tema di servizi d’ateneo, dai trasporti (tra cui il nuovo efficiente servizio navette interno al Policlinico in accordo con l’ATM) al servizio di segreteria per gli studenti (con un’estensione dell’orario dell’InfoPoint e l’attivazione del servizio di LiveChat, idea fortemente supportata dalla nostra associazione), fino a una importante riduzione della contribuzione studentesca a vantaggio di molte famiglie approvata nel luglio scorso.
Contiamo sul fatto che alcuni problemi di comunicazione ed informazione tra le diverse segreterie e i dipartimenti, specialmente sui tanti nuovi efficienti provvedimenti adottati, possano trovare risoluzione nel breve termine, così come la riorganizzazione di alcuni benefici come il bando di “Onore al Merito”.


Emanuele Faraone

Avendo trascorso un breve , ma proficuo periodo a stretto contatto con il Magnifico Rettore Salvatore Cuzzocrea , mi sento di dire che egli è una persona sempre disponibile , la cui iniziativa è di grande utilità per la nostra università .
Noi Senatori insieme al Magnifico abbiamo il compito e l’obiettivo di lavorare sempre per garantire il meglio agli studenti.

Calogero Collura
Un Rettore molto concreto ma allo stesso tempo molto discreto. Non ha volutamente agito da protagonista sulla stampa perché, a mio avviso, ha voluto intraprendere rapporti più personali che “ex cattedra”. Ha preferito il lavoro diretto con gli studenti, dimostrando una grande capacità di ascolto, e credo che lo stesso abbia fatto con il Corpo Accademico e con il personale dipendente! E ciò senza mai per questo scendere a compromessi sulla qualità dell’offerta Formativa e sul desiderio di sempre più elevare il livello culturale degli studenti dell’Ateneo. Bilancio molto positivo, ad oggi, ma certo ancora tanto si dovrà fare nel campo della innovazione tecnologica, nell’accoglienza degli studenti e per le attività ricreative e dei servizi offerti agli studenti, soprattutto per i non residenti e gli extracomunitari! In questo la nostra Università deve crescere creando Campus di livello nazionale per essere attrattiva, al pari della formazione, anche per la vivibilità.


Alberto Baldone
Una personale visione dell’operato del Magnifico Rettore riguardo alcune tematiche, quali:

  • Calendario didattico

  • Punteggio di Laurea

  • Contributo studentesco

Inoltre fornisco alcuni spunti che auspico possano essere funzionali alla comunità studentesca.

Più specificatamente, per quanto riguarda il calendario didattico ritengo vada elogiato l’incremento del numero di appelli per quasi tutti i Dipartimenti, portandoli a otto, e il mantenimento di nove appelli per quei Corsi di studio che già li prevedevano; tuttavia una imperfezione può essere considerata quella dell’eccessivo accorciamento, in taluni casi, della finestra temporale nella quale poterli svolgere, così come accaduto per il classico appello di Maggio a Giurisprudenza.

Per quanto riguarda invece le questioni relative alla Laurea, si elogia anche qui l’incremento del numero di sedute di Laurea, fissate al numero di quattro, a partire, così come per il calendario didattico, dall’Anno Accademico 2019-2020; positivi secondo me i nuovi criteri dell’attribuzione del punteggio, anche se poco chiari in alcuni passaggi; un aspetto che forse poteva essere gestito meglio a mio avviso è stato l’emanazione improvvisa del provvedimento, ovvero l’attuazione dal Giugno 2019 per le sedute di Laurea previste per il mese seguente.

Proseguendo, appare ammirevole l’abbassamento dei contributi degli studenti, che presentano una riduzione importante e riguardante quasi tutte le fasce di reddito; così come ammirevoli le numerose agevolazioni previste per gli studenti meno abbienti, sia già presenti come “Casa Unime”, ma anche la “no tax area” e l’esenzione delle tasse per merito. Questa purtroppo si riferisce esclusivamente agli studenti iscritti all’Università degli studi di Messina dall’Anno Accademico 2019-2020, lasciando quindi esclusi da tale provvedimento tutte le coorti di studenti precedentemente iscrittesi presso tale ateneo, lanciando probabilmente un incentivo allo studio per i nuovi iscritti, ma creando una disparità con gli studenti meritevoli dei “vecchi iscritti”.

Auspico che venga portato a termine la ristrutturazione di diversi spazi dell’Università, riguardante tutti e tre i poli (Polo “Policlinico”, Plesso centrale e Polo “Papardo”); auspico inoltre che possa essere fornito un’ulteriore sviluppo ed incremento dell’internazionalizzazione, inteso come sburocratizzazione delle pratiche Erasmus, ma anche inteso come implemento del numero di Università straniere aderenti, così da fornire anche maggiore garanzia di coerenza di piani di studio nei vari anni di corso, come a Medicina e a Giurisprudenza; per quanto riguarda il Policlinico stesso, mi sento di ringraziare il Magnifico per il lavoro svolto nel settore dei trasporti, ma auspico anche un incremento, sia come spazi, sia come orari, per quanto concerne le aree di studio degli studenti al Polo stesso che, in discreta parte fuori sede, possono avere difficoltà ad usufruire degli spazi, messi a disposizione dall’Università stessa, nei pressi del “Rettorato”.

Alessio Gugliotta

Ecco i risultati delle elezioni studentesche 2019

Si sono concluse le votazioni, svoltesi per la prima volta in via telematica, per l’elezione dei rappresentanti degli studenti, specializzandi, dottorandi ed assegnisti.
L’Ateneo messinese è il primo degli atenei pubblici siciliani ad avere adottato la modalità telematica per l’espressione delle preferenze elettorali.
Gli studenti votanti sono stati 6296 (26,63%) sui 23578 aventi diritto.

Per il biennio 2019/2021, si è votato per

a) cinque rappresentanti degli studenti in seno al Senato Accademico;

b) due rappresentanti degli studenti in seno al Consiglio di amministrazione dell’Ateneo;

c) due rappresentanti degli studenti in seno al Comitato sovrintendente alle Attività Sportive Universitarie (CSASU);

d) un rappresentante dei Dottorandi e Assegnisti di ricerca in seno al Senato accademico;

e) un rappresentante degli Specializzandi in seno al Senato Accademico.

Si è votato , inoltre per l’elezione dei rappresentati degli studenti, assegnisti e dottorandi nei Consigli dei Dipartimenti e dei rappresentanti degli studenti nei Consigli dei Corsi di Laurea, di tre rappresentanti degli studenti, dei dottorandi, degli specializzandi e degli iscritti presso le Istituzioni per l’alta formazione artistica e musicale in seno al Consiglio di Amministrazione dell’E.R.S.U. di Messina e dei rappresentanti del CNSU; i risultati delle votazioni del CNSU saranno resi noti successivamente.

Ecco i risultati:

UNIME_Risultati

Elezioni rappresentanze studentesche

Da stamane sono state indette le votazioni dei rappresentati del senato accademico, CDA, ERSU, CSASU, CNSU e dei dipartimenti.

Per chi ancora non avesse avuto l’opportunità di esprimere la propria preferenza, anche domani dalle ore 9.00 fino alle ore 14.00 ci sarà l’opportunità di votare.

 

Le votazioni, per il biennio 2019/2021, prevedono l’elezione di:

  • cinque rappresentanti degli studenti in seno al Senato Accademico;
  • due rappresentanti degli studenti in seno al Consiglio di amministrazione dell’Ateneo;
  • due rappresentanti degli studenti in seno al Comitato sovrintendente alle Attività Sportive Universitarie (CSASU);
  • un rappresentante dei Dottorandi e Assegnisti di ricerca in seno al Senato accademico;
  • un rappresentante degli Specializzandi in seno al Senato Accademico.

Si voterà , inoltre per l’elezione dei rappresentati degli studenti, assegnisti e dottorandi nei Consigli dei Dipartimenti e dei rappresentanti degli studenti nei Consigli dei Corsi di Laurea.

  • L’elettorato attivo è attribuito agli studenti regolarmente iscritti, nell’a.a. 2018/2019, ai Corsi di laurea, laurea specialistica, laurea magistrale o a ciclo unico.
  • L’elettorato passivo è attribuito agli studenti regolarmente iscritti, nell’a.a. 2018/2019, ai Corsi di laurea, laurea specialistica, laurea magistrale o a ciclo unico, per la prima volta e non oltre al primo anno fuori corso.
  • L’elettorato attivo e passivo è attribuito ai dottorandi e agli assegnisti di ricerca in servizio alla data di emanazione dei DD.RR.
  • L’elettorato attivo e passivo è attribuito agli specializzandi regolarmente iscritti ai corsi di specializzazione in servizio nell’anno accademico 2018/2019.

Per una maggiori info su QUANDO, COSA, CHI, DOVE e COME si vota, troverete di seguito un link con una guida esplicativa: https://www.unime.it/sites/default/files/Guida%20votazioni%20Rappresentanti%20studenti%3A%2014%20e%2015%20Maggio%202019_0.pdf

 

Jessica Cardullo