Duello, il nuovo libro di Antonio Talia

La cattura del tamunga

Sono passati ormai 4 anni dall’arresto, questa volta definitivo, del boss latitante Rocco Morabito, esponente di spicco della mafia calabrese, conosciuta anche come ‘ndrangheta. Il boss è riuscito a sfuggire al proprio arresto per oltre vent’anni, fino al 2021, anno in cui è stato arrestato in America Latina. Nel 2024 è stato estradato in Italia. Ma chi è questa persona? E cosa ha fatto di talmente grave? Sono riuscito a intervistare Antonio Talia, giornalista d’inchiesta esperto di criminalità organizzata, che mi ha informato meglio sull’accaduto e, grazie al suo racconto, ho compreso quanto, anche la mafia, sia all’avanguardia nelle tecnologie. 

A tu per tu con l’autore

Come ha seguito questo caso?

Ho letto diversi documenti, sentenze. Sono partito dalla ricostruzione della vicenda su base processuale, quindi principalmente dalla sentenza Fortaleza, ma ho seguito anche altre operazioni riguardanti il clan ‘ndranghetista. Ho collaborato con il colonnello della Ros (Reparto operativo speciale) e il Procuratore Bombardieri. Il boss è stato una figura di spicco della criminalità calabrese. Oggi Matteo Messina Denaro è raccontato come il capo di “Cosa Nostra”, ma non penso sia cosi. Quando lui è stato catturato non gestiva grandi traffici internazionali, aveva una catena di supermercati. Rocco Morabito è una figura diversa.

Il boss Morabito era già stato arrestato nel 2017, dopo 23 anni di latitanza, in America. Insolito, dato che in genere i latitanti trascorrono la loro latitanza a “casa”. Ciò è quanto sostengono le narrazioni.

Morabito da giovane aveva già rapporti con il narcotraffico internazionale. Sua moglie possiede la cittadinanza angolana. Era riuscito a sfuggire all’Operazione Fortaleza ed era protetto in America Latina. Anche in questi ultimi giorni sono stati arrestati due boss calabresi in Germania.

Morabito è riuscito a evadere dal carcere uruguagio nel 2019. C’è un precedente, in quanto anche El chapo, altro noto criminale, è evaso per ben due volte dalle carceri del Sud America, per poi venire finalmente arrestato ed estradato direttamente negli Usa. C’è qualcosa che non torna nelle carceri sudamericane?

Sulla sua fuga ci sono molte teorie, sicuramente ha avuto a disposizione dei particolari telefoni cellulari. Il boss è risultato essere in contatto anche con la famiglia Bellocco, di Rosarno. Ma non sappiamo tutta la verità. L’Uruguay non è un paese completamente sotto il controllo criminale, è anche riuscito a collaborare al successivo arresto del latitante. Molte persone hanno avuto rapporti con il boss, tra queste anche un ex campione della nazionale di calcio uruguagia, Marcelo Saralegui, il quale ha affermato di averlo incontrato ben 17 volte. Ma non si è ancora capito che ruolo abbia avuto Saralegui con il boss.

Ma è possibile che ci sia un collegamento tra il collaboratore di giustizia Vincenzo Pasquino e l’arresto di Morabito? Ricordiamo anche che Pasquino, di recente, ha fatto rivelazioni importanti sui collegamenti tra la mafia calabrese e quella sudamericana.

Vincenzo Pasquino è il responsabile dell’arresto del boss Morabito, altrimenti il boss sarebbe stato arrestato molto tempo dopo. Anche Pasquino aveva contatti con vari cartelli sudamericani. Sulle sue rivelazioni bisogna però attendere i riscontri giudiziari. Pasquino è una figura meno solida di Morabito.

Morabito può contare su molto sostegno, era anche capace di trattare direttamente con la mafia sudamericana. Quanto era pericoloso?

Adesso questo è difficile da capire. Lui rimane tutt’ora rispettato nella mafia ed è divenuto, purtroppo, una figura d’ispirazione per altri criminali. Anche se, probabilmente, nel ruolo che ricopriva è già stato sostituito.

Che cosa sono i criptofonini Encrochat e a cosa servono?

Sono telefonini creati da alcune case di software e sono letteralmente a prova d’intercettazione. I criminali non potevano fare telefonate, ne inviare video o foto, ma potevano solo messaggiare. Questi telefonini erano inizialmente stati inventati per proteggere la privacy. C’era inoltre un pulsante rosso per cancellare i messaggi. Si tratta di telefoni usati da tutti i criminali del mondo, ma il boss Morabito era sempre molto prudente, anche quando utilizzava questi strumenti.

Il procuratore capo della procura di Napoli, Nicola Gratteri, ha lanciato l’allarme su queste nuove tecnologie e su come la mafia sia avanti rispetto alla magistratura. Gratteri ha sostenuto il bisogno, per l’Italia, di investire nel settore delle nuove tecnologie.

Ci sono molte tecnologie sfruttate dalla mafia. Nel campo delle criptovalute, dei token usati per il riciclaggio. Oggi, purtroppo, la ‘ndrangheta è all’avanguardia in questo settore. Anche se, personalmente, non credo che l’Italia sia cosi arretrata. Certo, un aiuto importante nell’operazione che ha portato all’arresto del boss l’ha dato la Francia, questo va riconosciuto. L’Italia deve sicuramente investire di più, ma è sulla buona strada. Per chi vuole approfondire meglio la storia che ha condotto all’arresto del boss Morabito, può leggere il mio ultimo libro, Duello, nelle librerie da domani 18 Febbraio. 

Roberto Fortugno

Fonti:

https://www.corrieredellacalabria.it/2024/12/14/ndrangheta-i-racconti-inediti-di-vincenzo-pasquino-laffiliazione-nel-2011-la-droga-e-il-viaggio