Gli zombie di Nairobi: le droghe per combattere fame e depressione

Nairobi, capitale del Kenya, è una tra le dieci città più grandi dell’intero continente africano, nonché la più grande della parte Orientale con una popolazione pari a 5 milioni di abitanti.
E’ tra le città più importanti dal punto di vista politico, culturale ed economico.
Nonostante sia conosciuta come la capitale mondiale del safari e per la sua ricchezza in tutta l’Africa, Nairobi ospita delle aree, come quelle di Kibera, Mathare, Korogocho in cui sono presenti le ‘’Slum’’, termine che indica le ‘’baraccopoli’’.
Lì vivono circa 2 milioni di persone tra bambini e adulti, in condizioni disumane, tra i rifiuti e la plastica, tra la mala vita e la droga dei poveri.

  1. Contesto sociale nelle Slum di Kibera
  2. Le Slum e la droga dei poveri
  3. La colla
  4.  I COV e le colle
  5. Composizione chimica delle colle
  6. Controindicazioni
  7. Il carburante per gli aerei
  8. Uso comune
https://www.google.com/
https://www.google.com/

Contesto sociale nelle Slum di Kibera

Il nome di Kibera deriva dal nubiano ‘’foresta’’, in quanto presente una fitta area boschiva.
E’ una zona degradata, con una vasta gamma di malattie di tipo endemico, quali HIV, sifilide, malaria e colera. Il disagio è molto, il tasso di povertà elevato così come quello di abusi sessuali e droga.
Le donne “sedano” i loro piccoli così da potersi prostituire per guadagnare qualche soldo e, in queste aree, si vive con poco più di 60 centesimi al giorno.
I bambini vivono tra le discariche alla ricerca di cibo e imparando la legge del più forte, affidandosi già in tenera età ai malavitosi e alle droghe.

Le Slum e la droga dei poveri

Le Slum sono dunque dei luoghi di morte, vissuti da zombie viventi. Per ovviare alla fame, alla depressione e all’ansia, bambini, ragazzi e adulti inalano sostanze tossiche che prendono nel loro complesso il nome di ‘’droga dei poveri’’ o ‘’sniffing’’.
Si tratta della colla usata dai calzolai per riparare le scarpe e, più recentemente, di carburante per gli aerei venduto illegalmente a pochi centesimi.

https://www.ilsuperuovo.it/
https://www.ilsuperuovo.it/

La colla

Già conosciuta per le numerose morti da polineuropatie nelle aziende del settore calzaturiero, la colla per le calzature è usata in diversi Paesi del mondo, specialmente in aree con un importante disagio economico e sociale come a Nairobi, come oppioide per i poveri.

I COV e le colle

Le colle contengono idrocarburi, cioè sostanze composte da idrogeno e carbonio. Gli adolescenti delle Slum inalano volontariamente i fumi di colle allo scopo di stordirsi. Infatti le colle rilasciano sostanze volatili o COV (composti organici volatili). Esempi di sostanze presenti nelle colle sono butanone, cloroformio e acetone. I principali componenti sono invece il benzene, toluene e xilene.

https://www.ilsuperuovo.it/
https://www.ilsuperuovo.it/

Composizione chimica delle colle

Il benzene è il più importante idrocarburo aromatico, con formula C6H6. A temperatura ambiente e a pressione atmosferica costante si presenta come un liquido volatile, incolore e altamente cancerogeno.
Nell’uomo l’esposizione acuta ad elevate concentrazioni causa danni al sistema nervoso.
Il toluene deriva per sostituzione di un idrogeno con un gruppo metilico dal benzene e si presenta in forma liquida. Comporta irritazione agli occhi e al tratto respiratorio, nonché effetti sul sistema nervoso centrale. L’esposizione ad alti livelli potrebbe provocare aritmie cardiache e perdita di coscienza.
Lo xilene, comunemente chiamato xilolo, si può considerare derivato del benzene per sostituzione di due atomi di idrogeno con altrettanti gruppi metilici. Come i due idrocarburi sopra citati, anch’esso causa danni al sistema nervoso. Inoltre, l’esposizione ad alte concentrazioni causa carenza di coordinazione muscolare, vertigini, confusione e alterazioni dell’umore.

Inoltre, sono presenti altri additivi tossici, come metanolo o piombo. Gli idrocarburi ingeriti causano tosse e soffocamento, che consentono alla sostanza di penetrare nelle vie aeree e irritare i polmoni, determinando una condizione di polmonite chimica, che può causare una pneumopatia grave.

Controindicazioni

Questo tipo di uso di sostanze è definito come “huffing”, inalazione diretta da uno straccio imbevuto della sostanza o “bagging”, nel caso in cui l’aspirazione avvenga mediante l’uso di bottiglie di plastica. Questo tipo di inalazione può indurre un’anomalia letale del battito cardiaco o un arresto cardiocircolatorio, specialmente dopo uno sforzo o uno stress. I bambini e i ragazzi delle Slum di Nairobi si presentano come zombie viventi, con scarse capacità cognitive, ripetuti svenimenti e perdita di coscienza, mancato coordinamento degli arti, scarsa e vagheggiante deambulazione.

Il carburante degli aerei

Negli ultimi anni è stato illegalmente introdotto l’uso di un nuovo stupefacente, il carburante per gli aerei. Il costo è di circa 40 centesimi a bottiglietta e vi si accede senza alcun limite di età.
Composto principalmente di cherosene, metossimetanolo e diaminopropanolo, si annovera come nuova droga dei poveri.
Il cherosene o kerosene è ottenuto dalla distillazione del petrolio da 150 °C a 280 °C.
Contiene composti alifatici e aromatici ed è conosciuto principalmente per gli effetti indesiderati e inquinanti in ambiente marino. Come gli altri idrocarburi, è tossico e causa problemi respiratori e a livello nervoso.
Il Metossimetanolo è un alcol tossico e nocivo. Comporta patologie epatiche, respiratorie, ma soprattutto agli organi riproduttivi.

https://it.wikipedia.org/
https://it.wikipedia.org/

Uso comune

Solventi volatili di questo tipo sono presenti in numerosi prodotti per la casa, come adesivi, pittura, detergenti e spray.
Pertanto, bambini e adolescenti, ma anche adulti, possono reperirli facilmente e inalarli, anche se in concentrazioni minori.
Negli Stati Uniti, circa il 10% degli adolescenti ha inalato solventi.
Anche in Italia, in alcuni quartieri umbri, ma più in generale in aree povere del pianeta, sono stati introdotti colle e carburanti a base di kerosene come sostanze stupefacenti.

https://www.puntosicuro.it/
https://www.puntosicuro.it/

Fortunatamente esistono associazioni, come Amani Onlus e Alice for Children, che si impegnano affinché ad almeno alcuni bambini di Nairobi sia permesso di vivere una vita dignitosa.

 

”Tacere è un più lento morire, un assenso che uccide è il male del nostro tempo. Ci sarà sempre un pretesto qualunque, una distrazione invitante per voltare le spalle e non guardare.”
The Sun, Le case di Mosul 

Francesca Umina

Bibliografia:

Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino: top o flop?

“Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” (2021) non sarà al pari di film e romanzo, ma non così mediocre come tutti affermano – Voto UVM: 3/5

Dopo quaranta anni ritorna in scena Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino nella veste di una serie tv disponibile su Amazon Prime Video e Sky Q.

Il film e il libro hanno sconvolto varie generazioni, sono opere entrate a far della storia non solo del cinema, ma anche della società, quindi di tutti noi. Difatti raccontano la vera storia della protagonista Christiane F e del suo periodo buio  nella Berlino degli anni 70, tra droga, discoteche e primi amori col sottofondo musicale della voce indimenticabile di David Bowie.

La serie tv è approdata nella piattaforma streaming il 7 Maggio 2021 ed è il secondo adattamento del romanzo, uscito a puntate nel 1979 sulla rivista tedesca Stern. Questa nuova versione della storia di Christiane F. ha fatto subito parlare di sé, ma non è stata accolta in modo positivo né dalla critica e né dal pubblico. Per quale motivo? Cosa non ha funzionato? Ma soprattutto è davvero così mediocre questa produzione?

La protagonista Christiane F (Jana McKinnon) – IFonte: today.it

Noi, ragazzi dello zoo di Berlino (2021): tre ragioni per guardarla

Si imparava in maniera del tutto automatica che tutto quello che è permesso è terribilmente insulso e che tutto quello che è vietato è molto divertente.

Grande attesa e grandi spersanze si prospettavano, ma la serie non ha avuto la critica sperata: difatti, dopo meno di 24 ore, gli haters più accaniti, come fossero Zorro in prima linea col loro smartphone, si sono riversati sui social e hanno detto la loro: c’è chi ha elogiato la serie, chi l’ha definita una produzione da quattro soldi, c’era anche chi si era svegliato con la luna storta ed era spinto a demolire accompagnato più da un gusto personale che da reale senso critico. O forse, ancor meglio, la maggior  parte degli utenti ha seguito la massa dei pareri negativi.

Ma ora fermiamoci un attimo e immaginiamo: se la serie avesse avuto recensioni positive, gli utenti social l’avrebbero comunque criticata? Io credo di no. Ma voglio dire la mia: Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino (2021) a pieno neanche me, ma, analizzandola nei minimi dettagli, è un’opera che ha il suo perché . Per ben tre ragioni:

1) Si presenta allo spettatore in modo onirico, narra una realtà che non tutti noi possiamo capire se non la viviamo in prima persona o come testimoni diretti.  Come i suoi due “antenati” (film e romanzo), mostra alle nuove generazioni a cosa possa portare la droga e come pian piano possa distruggere non solo il proprio corpo ma anche l’anima.

2) Non c’è solo la storia di Christiane a 360 gradi, ma anche quella degli altri ragazzi. Nel film vediamo nello specifico solo il racconto della protagonista, mentre la serie mostra la storia dei ragazzi dello zoo, dimenticati dai propri genitori, abbondonati per ore e ore in una metropoli come Berlino.

3) C’è un ritorno al passato degli anni ’70, tra rock e mode del momento, niente cellulari e social, ma solo un mondo fatto di maggiore realismo e meno immagini.

I sei “ragazzi dello zoo di Berlino” – Fonte: today.it

Promossa o bocciata?

E’ vero, la serie non presenta quel crudismo dei suoi “predecessori”: non notiamo la sgradevolezza di quei ragazzi distrutti o il disgusto che si riversava nello zoo, ma ci troviamo di fronte a un racconto che si è più adattato alle generazioni attuali.

Forse proprio per questo la serie non rimarrà nella storia: perché è andata a perdere quel senso di empatia che manca alla nostra società attuale. Che lo si voglia o no, ricordiamoci però che mette in scena le vite di quelle persone abbondanate o cacciate di casa, persone che non sanno cosa fare, persone sole, che si rifugiano in un mondo psichedelico perché troppo spaventati da un mondo che non sentono loro, mentre davanti ai loro occhi passano famiglie felici che rientrano nella loro case calde.

Insomma Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino non sarà al passo con i propri “genitori”, ma è comunque una serie che merita di essere guardata e capita fino in fondo.

L’amore è come l’eroina: «che mi fa un solo buco?» e ricadi nella dipendenza totale, «che mi fa un solo sguardo?» ed eccoti qui a piangere di nuovo.

                                                                                    Alessia Orsa

 

 

 

Quanto ci manca John Belushi

Oggi, 38 anni fa, ci lasciava uno degli attori comici più promettenti del cinema e della televisione.

John Belushi per troppo poco tempo ha deliziato il pubblico americano con i suoi sketch ed i suoi personaggi, visto che la morte lo ha colto a soli 33 anni ponendo fine a tutte le aspettative che gli si erano create intorno.

John Belushi durante uno dei suoi sketch al Saturday Night Live – Fonte: pinterest.it

Gli inizi

John Belushi nacque a Chicago nel 1949 da Adam Anastos Belushi e Agnes Demetri Samaras, entrambi di origine albanese. Aveva una sorella più grande di nome Marian e due fratelli più piccoli James Adam, detto Jim ed anch’egli attore (protagonista della serie La vita secondo Jim) e William Adam. Già dalle scuole elementari il piccolo John amava fare scherzi agli adulti per far divertire i suoi compagni, iniziando a manifestare così il proprio talento comico.

Durante il liceo inizia a fare teatro e, incoraggiato dal proprio professore di recitazione, decide di voler intraprendere la carriera nel mondo dello spettacolo. Dopo aver preso parte ad una serie di show, nel 1975 entra a far parte dell’appena nato Saturday Night Live, il quale rivoluzionò il mondo della televisione e portò lo stesso Belushi al successo nazionale.

In quegli anni fa la conoscenza di Bill Murray, Eddie Murphy e soprattutto di Dan Aykroyd con il quale in futuro reciterà nel celebre film The Blues Brothers (1980).

Belushi al cinema

Nel 1978 esce nelle sale cinematografiche Animal House. Per chi non lo conoscesse, si tratta del capostipite di tutti i college-movie, quindi concretamente è il diretto antenato di American Pie. Con un budget di 3 milioni di dollari arrivò ad incassarne ben 141.600.000 ottenendo un successo incredibile.

John Belushi in una scena di Animal House – Fonte: fandango.com

Ma è nel 1980 con l’uscita di The Blues Brothers che Belushi diviene una star di fama mondiale. La pellicola narra la storia dei due fratelli Jack “Joliet” Blues (John Belushi) e Elwood Blues (Dan Aykroyd) che con una serie di concerti, reati ed altri espedienti cercano di raccogliere 5000 dollari per evitare la chiusura dell’orfanotrofio nel quale sono cresciuti. Il film divenne subito un cult, ed i personaggi di Jack ed Elwood con i loro vestiti neri e gli occhiali da sole Ray-Ban Wayfarer diventarono delle icone in tutto il mondo.

La band dei Blues Brothers in realtà nacque già ai tempi del Saturday Night come parte integrante di vari sketch. Negli anni seguenti il gruppo musicale ha pubblicato anche un album e dopo il successo del film tenne concerti in tutto il mondo. Ancora oggi la band è attiva, e nel 2004 si è esibita anche in Italia al festival di Sanremo.

A sinistra Dan Aykroyd e a destra John Belushi nel film The Blues Brothers mentre cantano Everybody needs somebody – Fonte: youtube.com

I problemi con la droga

John Belushi, parallelamente alla sua ascesa nel mondo dello spettacolo, nel 1973 iniziò ad assumere stupefacenti. Durante gli anni del Saturday Night la sua condizione di dipendenza si aggravò al punto tale che John, ogni volta prima di esibirsi con i Blues Brothers, faceva uso di cocaina in quanto riteneva che questa migliorasse le sue prestazioni.

Nonostante tutti gli aiuti ricevuti dalla moglie e dai colleghi, in primis proprio da Dan Aykroyd, la notte del 5 marzo del 1982 John Belushi morì per overdose. La cantante Cathy Evelyn Smith, completamente ubriaca, sbagliò le porzioni delle sostanze e con una siringa gli iniettò uno speedball (mix di cocaina ed eroina) causandone la triste dipartita.

Di lì a poco Belushi avrebbe dovuto prendere parte ad un film scritto dall’amico Aykroyd: Ghostbusters – Acchiappafanstasmi. La sua parte in seguito andrà a Bill Murray.

Destino crudele?

No. Purtroppo John stesso ha contribuito alla propria scomparsa.

Bisogna riconoscergli il talento ed il genio, ammirarne la comicità ed apprezzarne i lavori, ma non si può accettare una morte del genere come spesso sfortunatamente accade a grandi artisti nel mondo del cinema e della musica.

Belushi in soli 7 anni di carriera televisiva e con alcuni film al cinema aveva stupito il mondo, chissà cosa avrebbe combinato in 40 anni…

Vincenzo Barbera

 

 

Insonnia e depressione: la doppia faccia della tecnologia

Che la nostra quotidianità sia ormai pervasa da strumenti elettronici è un dato di fatto.
Negli ultimi anni la digitalizzazione è entrata nelle case di tutti i cittadini, volenti o nolenti, con effetti a volte non sempre benefici.
Siamo connessi, giorno e notte con gli occhi incollati a degli schermi luminosi, incuranti o inconsapevoli del danno che questo spasmodico uso della tecnologia può causare alla nostra salute.
Secondo vari studi svolti dalla National Sleep Foundation, la maggior parte degli americani fa largo uso di dispositivi elettronici prima di andare a dormire, in alcuni casi, paradossalmente, per conciliare il sonno.
Questo, a lungo andare, mina gli equilibri del ritmo sonno-veglia sia a livello fisiologico che psicologico.

 Uno sguardo alla fisiologia

Secondo gli studi, la luce blu artificiale (a bassa lunghezza d’onda) emessa dagli apparecchi, inibisce il rilascio della melatonina, l’ormone fondamentale per la regolazione dell’orologio biologico dell’individuo e senza la quale è inficiata la qualità del sonno.
Inoltre osservare uno schermo instaura un meccanismo di allerta e ritarda l’insorgenza del sonno REM, questo a lungo termine comporta un accumulo di stanchezza cronica che si riflette sulle capacità relazionali.
È chiaro che non tutti siano influenzati in egual misura, ma che ci siano molte variabili in gioco, come i livelli di stress individuali e la predisposizione del soggetto a entrare in stati ansiosi che incidono sul sonno.

Le nuove generazioni

Purtroppo, a pagare il prezzo del progresso sono i più giovani, per i quali a volte lo smartphone o il computer è l’unico mezzo per sfuggire a una realtà ogni giorno più dura.
Cresciuti in quest’epoca di incertezze e basse aspettative per il futuro, è quasi naturale siano più suscettibili di altri a sviluppare patologie psichiatriche.
Dietro il frenetico gesto di aggiornare la pagina home di un social network o di controllare i messaggi, si nasconde un disagio ben più profondo. Il telefono diventa un ancora di salvezza e lo schermo un faro per illuminare l’oscurità di una stanza troppo stretta.
Come accennato, alcuni tentano di addormentarsi con la compagnia magari di un video o un film, ignari che quella luce sia il peggior nemico del loro riposo.

Dati preoccupanti

Le indagini effettuate dipingono un quadro tutt’altro che roseo: sottrarre il cellulare a un soggetto, può causare degli episodi di astinenza, anche molto gravi.
Sudorazioni, vertigini, stato d’ansia crescente e spesso aggressività, sono tutti sintomi che nell’immaginario comune vengono associati all’uso di sostanze stupefacenti e che possono essere ritrovati in queste situazioni.
Sembra proprio che l’eccessivo utilizzo della tecnologia possa essere classificato come un tipo di dipendenza vera e propria.
Tuttavia, è probabile che i dispositivi elettronici siano semplicemente un fattore scatenante per una condizione preesistente nell’individuo e non la vera e propria causa del disturbo.

I rimedi

Come è facile immaginare, smettere di utilizzare il telefono da due ore a trenta minuti prima di andare a dormire migliora considerevolmente la qualità del sonno.
Svolgere attività che non prevedano la presenza di luce artificiale, come leggere un libro per esempio, consentono al soggetto di addormentarsi più facilmente.
Purtroppo molti pensano di riuscire a “disintossicarsi” da questa droga informatica, tuttavia sarebbe più opportuno ricercare un aiuto professionale per il proprio disturbo, nonostante oggi ci sia ancora molta ignoranza riguardo quella che è una vera e propria malattia.

Maria Elisa Nasso