Arriva il “Super Green pass”: ecco cosa cambierà dal 6 dicembre

Il nuovo decreto, in vigore dal 6 dicembre, ha istituito il Super Green pass che spetterà ai vaccinati e ai guariti dal Covid-19. Saranno previste restrizioni per i No Vax e ulteriori regole per la sicurezza.

Super Green pass -Fonte:siviaggia.it

Il Consiglio dei Ministri (Cdm) ha varato, mercoledì 24 novembre, un decreto che sdoppierebbe il certificato verde. La svolta ha come obiettivo l’introduzione di nuove restrizioni per i non vaccinati dal 6 dicembre, attraverso l’attuazione di un provvedimento “salva Natale” che resterà in vigore fino al 15 gennaio 2022, salvo proroghe successive.

Super Green pass

Il provvedimento distingue il classico certificato verde dal “Super Green pass”, posto a disposizione di chi è vaccinato contro il Covid-19 o di chi è guarito dalla malattia ed ha durata di 9 mesi; non spetta a chi risulta negativo a un tampone. Sarà necessario anche per le regioni in zona bianca, oltre che in quelle gialle, arancioni e rosse. In quest’ultime, qualora venissero riapplicate nei territori nazionali, le chiusure varranno anche per i possessori del Super Green pass.

I No Vax verranno tagliati fuori da innumerevoli attività in cui servirà la certificazione rafforzata. Non potranno accedere a: spettacoli, eventi sportivi, bar e ristoranti al chiuso, per entrare alle feste e nelle discoteche. Questi saranno altresì protagonisti di ulteriori limitazioni, previste invece per le eventuali zone arancioni.

Super Green pass: ecco cosa cambia dal 6 dicembre -Fonte:ravennawebtv.it

Dal 15 dicembre, si introdurrà l’obbligo vaccinale per alcune categorie professionali, come per il personale amministrativo della sanità, per docenti e personale amministrativo della scuola, militari, forze di polizia, soccorso pubblico e saranno istituite nuove regole per la sicurezza.

Differenze tra “Green pass”

Green pass base e Super Green pass -Fonte:quotidiano.net

La ramificazione del Green pass in “Green pass base” e “Green pass rafforzato” prevede che:

  • Il Green pass base venga dato a chi si sottopone a tampone molecolare (valido 72h) o antigenico (valido 48h). Questo sarà obbligatorio, dal 6 dicembre, anche per il trasporto ferroviario, sia regionale che interregionale, per il trasporto pubblico locale, per alberghi e spogliatoi e per ogni attività sportiva.
  • Il Green pass rafforzato (Super Green pass) sarà fornito ai vaccinati o ai guariti da Covid 19, con una validità di 9 mesi, calcolato dall’ultima somministrazione di vaccino oppure dal certificato di avvenuta guarigione da Covid-19. Ciò servirà ad accelerare e aumentare il numero dei richiami. Verrà richiesto per l’ingresso a spettacoli, eventi sportivi, bar e ristoranti al chiuso, feste e discoteche, cerimonie pubbliche consentiti in zona bianca e gialla.

Le nuove limitazioni

  • Uso della mascherina: resta obbligatoria al chiuso solo nelle zone bianche. Scatta l’uso della stessa all’aperto dalla zona gialla, senza che vi siano eccezioni.
Norme anti-covid -Fonte:forlitoday.it
  • Palestre e piscine: l’accesso non è precluso a chi non è vaccinato. Per allenarsi basta avere un Green pass in corso di validità, rilasciato anche a seguito di tampone negativo effettuato 48 (nel caso di tampone rapido) o 72 ore (per il tampone molecolare) prima. Questa regola continuerà a valere sia per la zona bianca sia per quella gialla, e sarà così anche con l’entrata in vigore del nuovo Decreto. Dunque, palestre e piscine restano fuori dalle attività per cui è richiesto il Super Green pass, che invece diventerà indispensabile per allenarsi al chiuso solo in zona arancione.
  • Spogliatoi: i non vaccinati possono continuare ad allenarsi anche se posseggono solo la certificazione rilasciata da un tampone negativo. La delibera del Cdm estende però gli ambiti in cui diventa obbligatorio il Green pass base, essenziale per l’accesso agli spogliatoi anche quando l’attività sportiva sia svolta all’aperto.
Impianti sciistici:restrizioni -Fonte:ladige.it
  • Impianti sciistici: servirà in zona bianca e gialla il Green pass base. In zona arancione, invece, vi potrà accedere solo chi possiede il Super Green pass. In zona rossa si prevede altresì la chiusura degli impianti.
Ristoranti al chiuso -Fonte:corriere.it
  • Bar e ristoranti: se attualmente bastava la certificazione di base, dal 6 dicembre, il Green pass rafforzato servirà per accedere a bar e ristoranti al chiuso, discoteche (in zona bianca con capienza del 75% all’aperto e al 50% al chiuso), cinema, teatri, matrimoni, cerimonie pubbliche, concerti, stadi (con capienza al 75% per quelli all’aperto e al 60% per quelli al chiuso).
Trasporti pubblici -Fonte:altroconsumo.it
  • Trasporti: il nuovo Decreto legge renderà obbligatorio il certificato verde su tutti i mezzi di trasporto locali, dunque su bus, tram e metropolitane. Servirà il Green pass base anche per salire sugli autobus o sui convogli della metropolitana.

I controlli del Governo

Mario Draghi -Fonte:ansa.it

L’insistenza dell’Esecutivo sul tema dei controlli servirà a porvi un più generale irrigidimento degli stessi, attraverso l’istituzione di nuove risorse messe a disposizione per tal fine.

Ha così affermato il premier Mario Draghi:

“C’è la sensazione che questi controlli vadano rafforzati, c’è tutta una aneddotica sui mancati controlli, bisogna potenziarli. Tutte le forze di sicurezza, i vigili urbani, saranno impiegati con un impianto diverso dal passato.”

Entro 3 giorni dall’entrata in vigore del Decreto, i Prefetti dovranno sentire il Comitato provinciale ordine e sicurezza, per predisporre e adottare in 5 giorni, un nuovo piano che coinvolga tutte le forze di polizia e che relazioni periodicamente gli accertamenti sul Green pass.

Giovanna Sgarlata

 

Legge di bilancio 2022: una manovra per stimolare la crescita

Il 28 ottobre è stata approvata dal Consiglio dei Ministri la bozza relativa al disegno di legge di bilancio 2022. È stato proprio lo stesso premier Draghi ad annunciarlo, con somma soddisfazione dopo settimane di intenso lavoro svolto, ringraziando in primis il ministro dell’economia, Daniele Franco, e il ministro del lavoro, Andrea Orlando. Draghi definisce il disegno di legge “espansivo”, che accompagna la ripresa economica con l’obiettivo di creare debito buono.
La manovra in questione può sicuramente definirsi molto corposa se si fa riferimento ai fondi stanziati che ammontano a ben 30 miliardi, per un totale di 540 miliardi previsti per i prossimi 15 anni.

 

Divisione dei fondi stanziati – Fonte: Il Giornale

 

Riduzione del cuneo fiscale

La parte maggiore di questo capitale messo a disposizione è riservato alla nuova riforma fiscale volta alla riduzione delle imposte. Una buona notizia per lavoratori ed esercenti visto che è in programma un taglio di tasse significative come Irpef e Irap, che per anni hanno gravato sulle tasche degli italiani.

 

Il nodo pensioni

Un secondo punto molto importante che ha generato pareri contrastanti e contestazioni popolari è la questione pensioni. Si è optato infatti per una soluzione transitoria per quanto riguarda unicamente l’anno 2022: Quota 102, l’espressione usata per intendere la combinazione di età e anni di contributi per poter ottenere i benefici (almeno 64 anni di età e 38 di contributi). La manovra contiene inoltre la proroga fino al 31 dicembre 2022 dell’Ape sociale, con un ampliamento delle tipologie di lavoratori che potrebbero usufruire del provvedimento: sono state aggiunte infatti nuove categorie di lavori gravosi tra cui ad esempio insegnanti di scuola materna e primaria, agricoltori, artigiani, operai, magazzinieri ecc… Estensione della validità per un altro anno anche per quanto riguarda Opzione donna, ma con un inasprimento dei requisiti: se adesso grazie a questo trattamento per raggiungere la pensione sarebbero stati necessari 58 anni di età per lavoratrici dipendenti e 59 per quelle autonome (unitamente a 35 anni di contributi), l’anno prossimo serviranno rispettivamente 60 e 61 anni di età per le medesime categorie. Dal 2023 in poi l’intenzione dello stesso Draghi sarà invece quella di calcolare l’età pensionabile esclusivamente con il metodo contributivo.

 

Il premier Draghi e il ministro Franco – Fonte: Liberoquotidiano.it

 

Reddito di cittadinanza: novità strutturali ma solite polemiche

Fondi decisamente ridotti per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, mai visto di buon occhio dal Governo Draghi. Per l’anno prossimo sarà previsto infatti un “solo” miliardo per tale sostegno economico. Non sarà cancellato, come qualcuno si auspicava, ma saranno presenti alcune novità: un nuovo meccanismo per favorire l’inserimento nel mondo del lavoro, ad esempio l’erogazione andrà a decadere dopo il rifiuto di due offerte lavorative, mentre attualmente è possibile declinare tre proposte. Il tutto condito da controlli più rigorosi nelle richieste, allo scopo di poter eliminare il sussidio a tutti quei precettori non idonei. Questi cambiamenti hanno causato non pochi malumori anche all’interno dello stesso Consiglio dei Ministri, rinnovando lo scontro sul tema tra la destra e il Movimento 5 Stelle.

 

Educazione motoria anche alla scuola primaria

La bozza di governo prevede anche investimenti importanti per quanto riguarda il settore scolastico. Viene infatti introdotto l’insegnamento dell’educazione motoria nella classi quarte e quinte della scuola primaria. L’inizio delle attività è previsto per l’anno scolastico 2022-2023 per le classi quinte e nel 2023-2024 la disciplina verrà estesa alla classi quarte. Senza dubbio un’ottima notizia per i laureati in Scienze Motorie che da anni si trovano nella condizione di far fronte alla saturazione della propria classe di concorso nel mondo scolastico.

 

Il consiglio dei ministri – Fonte: Governo.it

 

Serie di proroghe e qualche modifica per sussidi e incentivi

Degni di nota, senz’altro, sono anche i numerosi incentivi e ammortizzatori sociali. Il Superbonus del 110%, destinato agli interventi di manutenzione e riqualificazione energetica degli edifici, viene prorogato per il 2023. La detrazione scenderà poi al 70% per il 2024 e al 65% per il 2025. Per quanto riguarda lavori edilizi in case unifamiliari o villette la validità del bonus viene rinnovata fino al 31 dicembre 2022, ma sarà riservato solo a famiglie dal reddito non superiore a 25 mila euro annui. Prorogato fino al 2024 il bonus di per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici, ma stavolta il tetto di spesa cala di ben due terzi passando da 16 mila euro del 2021 a 5 mila euro. Esteso di un altro anno anche il bonus facciate, ma con una percentuale ridotta che passa dal 90 al 60%. Infine grandi novità per il mondo dei giovani con le agevolazioni sull’acquisto della prima casa per gli under 36 che vengono prorogate per tutto il 2022. Inoltre è previsto uno sconto sull’affitto per i giovani tra i 20 ai 31 anni provvisti di reddito non superiore ai 15.493,71 euro. Aiuto economico valido a prescindere se il locale in questione sia un appartamento o una stanza singola.
Non resta soltanto che attendere l’approvazione in parlamento di questa manovra che potrebbe favorire la ripartenza dell’economia italiana.

 

Sebastiano Morabito

G20 a Roma: ecco gli incontri tra i leader mondiali e di cosa si parlerà

A poche settimane dall’ultimo – straordinario – incontro dei leader del G20 (per discutere della situazione afghana dopo la presa talebana di Kabul), tra oggi e domani, 30 e il 31 ottobre, si svolgerà a Roma il summit del G20. Si tratta dell’incontro più importante che segna la fine di un anno dedito alle Tre P: Persone, Pianeta, Prosperità. Se non altro, perché l’Italia, nella sua presidenza, ha deciso di vertere fortemente su queste priorità.

Tra le mura di una Roma blindata e sotto l’imperante Nuvola (Roma Convention Center) del quartiere dell’Eur, cambiamento climatico e Global Minimum Tax torneranno al centro del dibattito. Non mancheranno, poi, accenni sui vaccini ed anche sul progetto per la Difesa Europea. Altri importanti temi saranno quelli della lotta alla crisi economica causata dalla pandemia e la situazione afghana. Peraltro, di fondamentale importanza rimane trovare un punto d’incontro sulle strategie di tutela ambientale in vista della COP26, annuale conferenza sul clima organizzata dalle Nazioni Unite.

(fonte: agi.it)

I leader mondiali oggi a Roma

Ad accompagnare il Presidente del Consiglio Mario Draghi in qualità di rappresentante dell’Italia, moltissime figure di spicco: il re Salaman per l’Arabia Saudita, Alberto Fernández per l’Argentina, Scott Morrison per l’Australia, Jair Bolsonaro per il Brasile, Justin Trudeau per il Canada, Xi Jinping da remoto per la Cina, Moon Jae-In per la Corea del Sud, Emmanuel Macron per la Francia, Angela Merkel (accompagnata dal suo vice Olaf Scholz nell’ultimo G20 della Cancelliera), Fumio Kishida in collegamento dal Giappone, Narendra Modi per l’India, Joko Widodo per l’Indonesia, il ministro degli Esteri messicano Marcelo Ebrard che farà le veci del Presidente; Boris Johnson per il Regno Unito, Recep Tayyip Erdoğan per la Turchia, Joe Biden per gli Stati Uniti, Vladimir Putin in collegamento dalla Russia, Cyril Ramaphosa per il Sud Africa, Pedro Sánchez per la Spagna e, da ultimi – ma non meno importanti – la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel a rappresentare l’Unione Europea.

Diversi leader hanno approfittato della permanenza per incontrare le più alte cariche dello Stato, primo tra tutti il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, fotografato ieri in compagnia di Biden. Lo stesso ha intrattenuto un colloquio con Papa Francesco, che Biden ha definito come «Il più grande combattente per la pace che abbia mai conosciuto». I temi del colloquio sono stati quello del clima, della pandemia, ma anche della libertà religiosa e di coscienza.

(ilmessaggero.it)

Per Biden si prepara un altro incontro, questa volta col leader turco Erdoğan: verranno trattate le situazioni in Siria ed Afghanistan, ma anche la questione del supporto di Washington all’YPG in Siria nell’ottica della lotta allo Stato Islamico. La Turchia considera l’YPG (Unità di Protezione Popolare siriana) alleata del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan, un’organizzazione ritenuta terroristica tanto in Turchia quando negli USA e nell’UE).

L’occasione per la ricostruzione del blocco occidentale

In molti hanno fatto notare la similitudine tra le agende del Presidente Biden e Draghi: in particolare, il primo potrebbe trovare un importante supporto nel secondo. Ma anche oltre l’apertura atlantista di Draghi, l’occidente troverebbe un importante alleato democratico nell’India di Modi. Lotta ai cambiamenti climatici, uscita dalla crisi pandemica ed economica, corsa allo spazio sarebbero tutti temi parte dell’agenda di ricostruzione del blocco occidentale in opposizione alle pressioni di Cina Russia.

Valeria Bonaccorso

Sergio Mattarella e il suo ultimo ‘’Ventaglio’’: le origini della cerimonia ed il discorso sulla pandemia

Si è svolta nella serata di ieri, mercoledì 28 luglio, la tradizionale cerimonia di consegna del ‘’Ventaglio’’ – l’ultimo del suo settennato – al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, da parte del Presidente dell’Associazione Stampa Parlamentare, Marco Di Fonzo, alla presenza dei componenti del Consiglio direttivo, degli aderenti all’Associazione e di personalità del mondo del giornalismo.

Il presidente Mattarella alla cerimonia del Ventaglio. Fonte: Interris.it

Durante l’evento – che si tiene annualmente tra la fine di luglio e i primi giorni di agosto presso Palazzo del Quirinale, Palazzo Montecitorio e Palazzo Madama in vista della chiusura per la pausa estiva dei lavori parlamentari – il Presidente Mattarella ha pronunciato un discorso di rimando al tema pandemia intriso di messaggi politici, rimarcando l’importanza della vaccinazione in quanto dovere civico-morale. Successivamente, la consegna del Ventaglio realizzato da Virginia Lorenzetti, studentessa dell’Accademia di Belle Arti di Roma.

Alle origini del ‘’Ventaglio’’ ed il concorso

7 luglio 1893: il Presidente della Camera Giuseppe Zanardelli ricevette dai giornalisti un ventaglio con le loro firme, un regalo pensato per combattere il caldo afoso dell’aula. Un momento che nei decenni è divenuto una cerimonia ufficiale a tutti gli effetti, con il coinvolgimento delle tre massime cariche dello Stato e l’Associazione Stampa Parlamentare.

Se il dono ricevuto da Zanardelli si limitò ad essere un semplice ventaglio di carta, dal 2007 in poi un concorso riservato agli studenti delle Accademie di Belle Arti consente ogni anno di selezionare il migliore design e realizzazione di tre oggetti. Una delle vincitrici di quest’anno è Virginia Lorenzetti, realizzatrice del ventaglio per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dall’Accademia di Roma:

“È emozionante vedere un mio lavoro in un contesto così importante. Ho partecipato spesso a mostre, perché amo confrontarmi con altri artisti, collaborare agli allestimenti, ma questo era uno dei miei primi concorsi davvero importanti”, ha confessato la studentessa ventitreenne all’HuffPost.

Il doppio binario per fronteggiare la crisi

Nel messaggio rivolto al Paese, il Presidente Mattarella ha avvisato circa la prepotente attualità dell’emergenza Covid, definendola come un incubo «che non è ancora alle nostre spalle» e contro il quale, «con uno sforzo straordinario di collaborazione globale», sono stati individuati «due filoni» per incamminarci verso l’uscita dalla crisi.
Il doppio binario di cui parla il Presidente si riferisce alla campagna di vaccinazione ed alla «scelta di mettere in campo ingenti sostegni pubblici per contenere le conseguenze delle chiusure e dei distanziamenti a livello economico, produttivo e occupazionale», sostenendo così gli sforzi di Draghi ed i temi del suo incarico come premier.

Mattarella ricorda che il virus è mutato, rivelandosi ancora più contagioso:

“Più si prolunga il tempo della sua ampia circolazione più frequenti e pericolose possono essere le sue mutazioni. Soltanto grazie ai vaccini siamo in grado di contenerlo. Il vaccino non ci rende invulnerabili ma riduce grandemente la possibilità di contrarre il virus, la sua circolazione e la sua pericolosità. Per queste ragioni la vaccinazione è un dovere morale e civico“, ha detto durante il suo discorso.

 La priorità ad una vita scolastica regolare

In uno scenario disastroso sotto numerosi punti di vista e oramai ben conosciuto dagli italiani, Mattarella ha deciso di evidenziare in particolar modo le conseguenze pagate dal mondo scolastico:

La pandemia ha imposto grandi sacrifici in tanti ambiti. Ovunque gravi. Sottolineo quelli del mondo della scuola. Ne abbiamo registrato danni culturali e umani, sofferenze psicologiche diffuse che impongono di reagire con prontezza e con determinazione. Occorre tornare a una vita scolastica ordinata e colmare le lacune che si sono formate. Il regolare andamento del prossimo anno scolastico deve essere un’assoluta priorità“.

Fonte: ANSA.it

E sempre sul tema del pesante impatto della pandemia, continua dicendo:

“Nessuna società è in grado di sopportare un numero di contagi molto elevato, anche nel caso in cui gli effetti su molta parte dei colpiti non fossero letali. Senza attenzione e senso di responsabilità rischiamo una nuova paralisi della vita sociale ed economica; nuove, diffuse chiusure; ulteriori, pesanti conseguenze per le famiglie e per le imprese”.

Prima di tutto, il ”bene comune del Paese”

Nel corso dell’incontro con la stampa parlamentare, Mattarella ha anche manifestato l’auspicio di una ritrovata consapevolezza e responsabilità collettiva in nome del bene comune della nazione e a difesa dell’autentico senso di libertà:

“Conto che le forze politiche, di fronte a un tempo che sembra volgersi verso prospettive migliori, continuino a lavorare nella doverosa considerazione del bene comune del Paese. Conto che non si smarrisca la consapevolezza della emergenza che tuttora l’Italia sta attraversando, dei gravi pericoli sui versanti sanitario, economico e sociale. Che non si pensi di averli alle spalle. Che non si rivolga attenzione prevalente a questioni non altrettanto pressanti.”

“Auspico fortemente che prevalga il senso di comunità, un senso di responsabilità collettiva. La libertà è condizione irrinunziabile ma chi limita oggi la nostra libertà è il virus non gli strumenti e le regole per sconfiggerlo. Se la legge non dispone diversamente si può dire:” In casa mia il vaccino non entra”. Ma questo non si può dire per ambienti comuni, non si può dire per gli spazi condivisi, dove le altre persone hanno il diritto che nessuno vi porti un alto pericolo di contagio; perché preferiscono dire:” in casa mia non entra il virus”.

Un invito al rispetto degli impegni di spesa

Sul versante degli impegni di spesa il Presidente ha ricordato che:

“Dall’Unione Europea, sono in procinto di giungere le prime risorse del programma Next Generation. Gli interventi e le riforme programmate devono adesso diventare realtà. Non possiamo fallire: è una prova che riguarda tutto il Paese, senza distinzioni. Quando si pongono in essere interventi di così ampia portata, destinati a incidere in profondità e con effetti duraturi, occorre praticare una grande capacità di ascolto e di mediazione. Ma poi bisogna essere in grado di assumere decisioni chiare ed efficaci, rispettando gli impegni assunti“.

Fonte: DiarodelWeb.it

L’appello alla professionalità dei giornalisti

Rivolgendo poi l’attenzione ai giornalisti, Il capo dello Stato augura infine a sé stesso che nel semestre bianco (il periodo di tempo corrispondente agli ultimi sei mesi del mandato del Presidente della Repubblica Italiana), politica e mass-media evitino di chiamarlo «fantasiosamente» in causa, costringendolo a smentire le fake news sul Quirinale, come la notizia di una sua ricandidatura:

Nel “giornalismo affiora, talvolta, l’assioma che un’affermazione non smentita va intesa come confermata”. “Ad esempio, vista la diffusa abitudine di trincerarsi fantasiosamente dietro il Quirinale quando si vuole opporre un rifiuto o di evocarlo quando si avanza qualche richiesta, il Presidente della Repubblica sarebbe costretto a un esercizio davvero arduo e preminente: smentire tutte le fake news, fabbricate, sovente, con esercizi particolarmente acrobatici. Faccio appello, dunque, alla professionalità dei giornalisti e alla loro etica professionale“.

Gaia Cautela

Entrerà in vigore il 6 agosto, è stato deciso: scatta l’obbligo di Green Pass. Le dichiarazioni di Draghi

Nella serata di ieri, il Presidente del Consiglio, Mario Draghi ha tenuto una conferenza stampa assieme ai ministri Cartabia e Speranza per discutere dei temi trattati in Consiglio dei Ministri. Tema centrale è l’approvazione del decreto che, dal 6 agosto, prevede l’obbligo di Green Pass per l’accesso a determinati eventi e strutture.

Durante la conferenza stampa il Presidente ha rinnovato il proprio invito a vaccinarsi, sottolineando i notevoli miglioramenti ottenuti a seguito della campagna vaccinale degli ultimi mesi.

Notevole il calo dei ricoveri contro ogni previsione, che dai precedenti 30.000 sono, ad oggi, circa 1300. «L’invito a non vaccinarsi è un invito a morire o a far morire», ha affermato Draghi nel contesto di una domanda circa le posizioni prese dal leader leghista Matteo Salvini negli ultimi giorni.

Alla fine, dopo diversi scontri politici che hanno animato il dibattito nazionale, il testo del decreto è stato approvato all’unanimità dal Consiglio ed entrerà in vigore sulle orme delle misure adottate dalla Francia e da altri Paesi europei.

Per cosa sarà obbligatorio il Green Pass

Dal 6 agosto, sarà necessario per accedere a determinate attività non essenziali:

  • Green Pass che accerti l’inoculazione della dose vaccinale (o entrambe le dosi) Sars-CoV-2 o l’avvenuta guarigione da meno di 6 mesi dall’infezione da Sars-CoV-2;
  • effettuazione di un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo al virus Sars-CoV-2 (con validità 48 ore).

Il testo del decreto prevede, dunque, l’obbligatorietà della certificazione verde o di un tampone negativo per le seguenti attività:

  • Servizi per la ristorazione svolti da qualsiasi esercizio per consumo al tavolo al chiuso – è escluso il servizio al bancone.
  • Spettacoli aperti al pubblico, eventi e competizioni sportivi: previsti in zona bianca e gialla. In zona bianca potranno svolgersi con una capienza consentita non superiore al 50% di quella massima autorizzata all’aperto e al 25% al chiuso. In zona gialla, il numero massimo di spettatori non può comunque essere superiore a 2.500 per gli spettacoli all’aperto e a 1.000 per gli spettacoli in luoghi chiusi.
  • Musei, altri istituti e luoghi della cultura e mostre;
  • Piscine, centri natatori, palestre, sport di squadra, centri benessere, anche all’interno di strutture ricettive, limitatamente alle attività al chiuso;
  • Sagre e fiere, convegni e congressi;
  • Centri termali, parchi tematici e di divertimento;
  • Centri culturali, centri sociali e ricreativi, limitatamente alle attività al chiuso e con esclusione dei centri educativi per l’infanzia, i centri estivi e le relative attività di ristorazione;
  • Attività di sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò;
  • Concorsi pubblici.

(fonte: horecachannelitalia.it)

Nuovi parametri per la scelta delle zone

Si mette da parte l’indice Rt come criterio guida per la scelta della colorazione delle regioni, affidandosi, invece, a due nuovi parametri:

  • il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da Covid-19;
  • il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da Covid-19.

A tal proposito, si rimarrà in zona bianca qualora si verifichi il requisito di base di un’incidenza settimanale dei contagi inferiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti per tre settimane consecutive. Nel caso manchi questo requisito, si rimarrà in bianca se:

  1. il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da Covid-19 è uguale o inferiore al 15%;
    oppure
  2. il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da Covid-19 è uguale o inferiore al 10%.

Si passerà da zona bianca a zona gialla con un’incidenza settimanale dei contagi pari o superiore a 50 ogni 100.000 abitanti a condizione che siano stati superati i limiti di occupazione dei posti letto di area medica e terapia intensiva prevista per la zona bianca.

Da zona gialla a zona arancione se si verifica un’incidenza settimanale dei contagi pari o superiore a 150 ogni 100.000 abitanti e se, contestualmente, si superano i limiti di occupazione dei posti letto previsti per la zona gialla.

Infine, si entrerà in zona rossa se ci si trova in presenza di un’incidenza pari o superiore a 150 casi per 100.000 abitanti e se contestualmente:

  1. il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da COVID-19 è superiore al 40 per cento;
  2. il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da COVID-19 è superiore 30 per cento.

(fonte: quifinanza.it)

Altre misure previste dal nuovo decreto

STATO DI EMERGENZA – Su proposta del Presidente Draghi e del Ministro Speranza, lo stato di emergenza non terminerà a fine luglio, ma verrà prorogato fino al 31 dicembre 2021.

FONDO DISCOTECHE – Verrà istituito un fondo di circa 20 milioni per concedere ristori alle sale da ballo.

TAMPONI RAPIDI A PREZZO CONTENUTO – Il Commissario straordinario, per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19, studierà un piano d’intesa con le farmacie ed altre strutture sanitarie per la fornitura di tamponi rapidi ad un costo non eccessivo almeno fino al 30 settembre 2021.

SANZIONI – Gli esercenti di servizi ed attività sono tenuti a verificare che gli utenti accedano nel rispetto delle prescrizioni. In caso di violazioni, è prevista una multa che oscilla dai 400 ai 1000 euro sia a carico dell’esercente che dell’utente. In caso di ripetute violazioni (per tre giorni), l’esercizio può essere sottoposto a chiusura da 1 ai 10 giorni.

Il Green Pass non è, al momento, obbligatorio per trasporti (a lunga e breve distanza), scuola e luoghi di lavoro.

Valeria Bonaccorso

Con il Green Pass si tornerà a viaggiare all’estero, ecco come ottenerlo a partire dai prossimi giorni

Alcuni giorni fa l’Europarlamento ha approvato la certificazione digitale “Green Pass” che permetterà gli spostamenti all’interno dell’Unione e dell’area Schengen a partire dal 1º luglio. Ieri, il Premier italiano Mario Draghi ha firmato il decreto contenente le modalità di rilascio della certificazione che sarà valida, da luglio, a livello europeo.

Con il rilascio della certificazione, sarà possibile:

  • A livello nazionale: partecipare ad eventi pubblici (feste, cerimonie, eventi sportivi), accedere alle strutture sanitarie assistenziali (RSA) e gli spostarsi sul territorio nazionale in regioni anche di colore diverso.
  • A livello europeo (dal 1º luglio): viaggiare liberamente tra i paesi dell’Unione Europea e dell’Area Schengen senza dover fare tamponi o sottoporsi a periodi di quarantena. I certificati dovranno essere rilasciati dai vari paesi UE alle medesime condizioni. Non sarà, dunque, possibile applicare ulteriori restrizioni se non in casi eccezionali, come quello di una variante potenzialmente pericolosa.

(fonte: ilfattoquotidiano.it)

 

Green pass digitale e cartaceo, come e dove ottenerlo

Sarà possibile ottenere la certificazione verde in base ad un’avvenuta vaccinazione, guarigione dall’infezione (negli ultimi 6 mesi) o la negatività al virus tramite tampone molecolare o antigenico (nelle ultime 48 ore). Alle tre diverse condizioni corrisponderà un certificato distinto.

Ad occuparsene sarà la Piattaforma – attiva da ieri – nazionale digital green certificate (Piattaforma nazionale-DGC), che raccoglierà i dati riguardanti i vaccini, tamponi e certificati di avvenuta guarigione per poi avvisare, tramite sms o email, il cittadino della possibilità di scaricare il proprio Green Pass. Il processo non è altresì automatico, ma per il servizio della piattaforma (e per l’App Immuni) sarà necessario inserire i dati della tessera sanitaria o i codici identificativi di tampone o certificato di guarigione.

La Certificazione verde COVID-19 conterrà un codice a barre bidimensionale (QR code) con una firma digitale del Ministero della Salute per impedirne la falsificazione.

Con riguardo alle vaccinazioni, si ritiene che le certificazioni ad esse associate saranno disponibili sulla piattaforma entro il 28 giugno.

(fonte: thesocialpost.it)

Vi sono altre modalità per ottenere il Green Pass:

  • App Immuni: anche in questo caso, come accennato, sarà necessario inserire i dati relativi alla propria tessera sanitaria o i codici identificativi di tampone o il certificato di guarigione.
  • Fascicolo Sanitario Elettronico 
  • App IO: coloro che hanno già fatto l’accesso con le proprie credenziali SPID o con la carta d’identità elettronica non avranno bisogno di inserire altri dati.
  • In alternativa al Green Pass digitale, sarà possibile richiedere la certificazione al proprio medico di base, pediatra o in farmacia utilizzando la tessera sanitaria.

Per tutte le informazioni è possibile contattare il Numero Verde della App Immuni 800.91.24.91, attivo tutti i giorni dalle ore 8.00 alle ore 20.00. La certificazione rimane, in ogni caso, gratuita.

Validità del Green Pass e scadenze

La Piattaforma Nazionale-DGC ha specificato, nella propria FAQ, i tempi di validità della certificazione in Italia.

  • In caso di vaccinazione: per la prima dose dei vaccini che ne richiedono due, la Certificazione sarà generata dal 15° giorno dopo la somministrazione e avrà validità fino alla dose successiva.
  • Nei casi di seconda dose o dose unica per pregressa infezione: la Certificazione sarà generata entro un paio di giorni e avrà validità per 270 giorni (circa nove mesi) dalla data di somministrazione.
  • Per i vaccini monodose: la Certificazione sarà generata dal 15° giorno dopo la somministrazione e avrà validità per 270 giorni (circa nove mesi).
  • Nei casi di tampone negativo la Certificazione sarà generata in poche ore e avrà validità per 48 ore dall’ora del prelievo.
  • Nei casi di guarigione da COVID-19 la Certificazione sarà generata entro il giorno seguente e avrà validità per 180 giorni (6 mesi). (fonte)

Infine, gli Stati membri avranno la possibilità di decidere se accettare anche i certificati per altri vaccini autorizzati secondo le procedure nazionali (come per esempio il vaccino russo Sputnik, approvato in Ungheria) o meno, diversamente da come si prevedeva nei giorni precedenti.

Valeria Bonaccorso

Comincia una nuova fase con l’RT Ospedaliero. Sicilia diventa gialla, manca solo l’ufficialità

 

Un’Italia tutta gialla o quasi? Sembra questa la realtà che ci aspetta fra pochi giorni. Da lunedì, stando ai dati finora rilevati, solo la Valle d’Aosta rimarrebbe arancione.

Il presidente Lavevaz (fonte: www.tg24.sky.it)

Il presidente Erik Lavevaz pare abbia, però, chiesto con una lettera inviata al ministro Speranza, di poter passare in zona gialla, ricordando che l’indice Rt della sua regione è sotto la soglia dell’1 da oltre un mese, che l’incidenza dei nuovi casi positivi è intorno a 150 su 100mila abitanti e che gli indici ospedalieri sembrino molto rassicuranti.

Intanto, Sicilia e Sardegna, sembrerebbero destinate alla zona gialla, anzi, è stata fatta l’ipotesi che la seconda possa diventare addirittura bianca, insieme a Molise e Friuli Venezia-Giulia.

Ciò significherebbe non preoccuparsi del coprifuoco alle 22 e poter tornare ad allenarsi in palestra o far shopping nei centri commerciali anche nel fine settimana. Tuttavia questa decisione, anche se parrebbe imminente, non sarà comunque immediata, continueranno a essere monitorati i dati che, per decretare il bianco, dovranno essere stabili per almeno tre settimane consecutive, con tasso di incidenza sotto i 50 contagi ogni 100 mila abitanti.

 Una revisione dell’indice Rt e le altre novità

Da giorni, i governatori delle Regioni stanno insistendo per una revisione dei parametri per il calcolo dell’Rt. È stata anche avanzata la proposta di abolire le fasce per colore. Ad annunciare una possibilità di modifica dei criteri di valutazione del rischio è stato il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, lo scorso 7 maggio.

Di nuovi criteri si discuterà nella cabina di regia, convocata dal presidente del consiglio Mario Draghi per 17 maggio, giorno in cui scatteranno anche i nuovi colori.

La proposta del presidente del Friuli Venezia-Giulia e della Confederazione delle Regioni, Massimiliano Fedriga, di adottare come criterio l’Rt ospedaliero, è stata quella più condivisa dagli altri governatori. Questo indice rivela il numero delle richieste di ospedalizzazione, dato che renderebbe un’immagine più esatta della situazione, escludendo dunque contagi di persone non in gravi condizioni o asintomatiche, senza il bisogno del trattamento ospedaliero.

Massimiliano Fedriga ha proposto di prendere in considerazione l’Rt ospedaliero

A favore, il presidente del Lazio, Nicola Zingaretti, il quale ha dichiarato:

“C’è un dato positivo che è il calo della presenza negli ospedali e nelle terapie intensive e un’attenuazione dei decessi. Questo è legato all’altissima percentuale degli anziani vaccinati. Credo alla luce di queste novità oggettive e strutturali se il Comitato nazionale rifà una valutazione dell’Rt può essere utile.”.

Favorevoli anche altri, tra cui il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che ha sottolineato come gli attuali criteri, introdotti agli inizi, quando ancora non esisteva un vaccino, siano ora superabili, almeno in parte. Dunque, il numero di vaccinati sarebbe, invece, da tenere in considerazione, secondo quest’ultimo.

D’accordo anche il presidente della Liguria, Giovanni Toti, il quale, invece, ha posto l’accento sulla convinzione che l’indice di cui si discute la considerazione è da calibrare in base all’andamento della pandemia, per evitare di usare un criterio poco utile a comprendere realmente la situazione.

Il parametro dei posti letti potrebbe essere introdotto verso la metà di giugno, quando il passaggio in zona rossa dipenderà, a quel punto, dal superamento delle soglie di occupazione del 30% per le intensive e del 40% per i ricoveri ordinari. Si passerà direttamente in zona gialla invece se i dati relativi saranno inferiori al 20% e al 30%.

In quanto all’indice Rt, l’Iss non sarebbe propenso ad eliminarlo del tutto ma ad usarlo in una sorta di pensionamento dall’attività principale, come campanello di allarme per le Regioni quando i dati si starebbero avvicinando troppo al rischio di zona rossa, invitandole a prendere provvedimenti.

I quattro colori per le Regioni, comunque, almeno per il momento, è certo che resteranno, ma saranno vincolati all’indice di contagio. Verrà anche stabilito un numero minimo di tamponi da effettuare, che sia proporzionale alle fasce di colore.

Un’ulteriore proposta avanzata dai governatori è quella di rendere automatiche le riaperture a seconda delle fasce di colore, limitando il coprifuoco soltanto alle zone rosse. Ogni mese, poi, si potrebbe procedere con una valutazione dell’andamento, ma sempre in relazione alle coperture vaccinali raggiunte, oltre che all’evoluzione dello scenario epidemiologico come sempre.

Potrebbe esser formulato un testo condiviso dalle parti, che potrebbe essere chiuso finito proprio entro la fine di questa settimana, per poi includerlo in un eventuale decreto.

Il premier Draghi intanto si è detto ottimista, viste le probabilità della zona bianca per le suddette tre regioni entro fine maggio e l’andamento della situazione generale, nonostante un lieve incremento dell’Rt. Si auspica una più veloce ripresa delle attività economiche e in generale un più vicino ritorno alla normalità, che quasi abbiamo dimenticato.

Inoltre, in vista dell’estate, molto concitamento anche riguardo le misure da riservare ai turisti e il coprifuoco.

Per i primi potrebbe bastare la prova di un tampone molecolare negativo – effettuato entro un certo limite di tempo – o il passaporto vaccinale. Niente quarantena dunque, né per i turisti provenienti dall’Ue, ma neanche per quelli provenienti da alcuni Paesi come Usa o Israele. Queste le proposte che verranno discusse il 17 maggio.

Si discuterà, sempre durante la cabina di regia, anche del coprifuoco che potrebbe esser spostato alle 23, ma non abolito completamente.

La Sicilia torna in zona gialla, manca solo l’ufficialità

Rispetto a una settimana fa, i casi positivi si sono dimezzati e il tasso di positività è crollato dell’1,6%. Questi gli ultimissimi dati rilevati in Sicilia alla vigilia del monitoraggio settimanale.

Un calo specialmente nel capoluogo, dove il bollettino di ieri ha registrato, in 24 ore, soltanto 75 casi in tutta la provincia, sui 607 in tutta la regione. Negli ultimi sette giorni si ha avuto un’incidenza, per 100 mila abitanti, di 92 casi, un numero sotto il limite delle 100 unità: un valore che non si registrava da dicembre.

Purtroppo, la provincia di Catania, invece, mostra un trend negativo, dove ieri erano 247 i nuovi casi e il giorno prima 392.

Confortanti con il passato anche i numeri sui ricoveri e le terapie intensive: gli ospedali siciliani sono molto meno affollati, i guariti hanno oltrepassato quota 20 mila.

Alla luce di ciò, il commissario Covid per la Sicilia, Renato Costa, nel corso delle vaccinazioni agli ospiti della missione Speranza e Carità, ha rilasciato alcune dichiarazioni, sottolineando quanto migliorata sia la situazione della regione, con reparti Covid che chiudono e percentuale dei positivi rilevati presso i drive-in sotto al 2%. Allo stesso tempo, ha ricordato come, comunque, questi siano dati da tenere ben a mente come potenzialmente preoccupanti e per i quali non è ammissibile abbassare la guardia:

Il commissario Renato Costa (fonte: blogsicilia.it)

“Tra il lockdown e il liberi tutti c’è un mondo al quale ci dobbiamo adeguare. Non vorrei che, passando in zona gialla, qualcuno pensasse che è finito tutto, che possiamo rilassarci, che possiamo abbandonare le mascherine. Ovviamente non è così. La nostra bravura sarà quella di mantenercela, questa zona gialla”.

 

Rita Bonaccurso

 

 

“Fedez-Rai gate”: la polemica per il tentativo di censura

«Mi hanno chiesto di omettere dei partiti e dei nomi ed edulcorarne il contenuto. Ho dovuto lottare un pochino, ma alla fine mi hanno dato il permesso per esprimermi liberamente».

Fedez sul palco del concerto del Primo Maggio (fonte: rollingstone.it)

Questo l’incipit dell’ormai super virale monologo del rapper che vanta un seguito di circa 30 milioni di persone sparse in tutto il mondo, diviso con la moglie con la quale è diventato re dei social. Si tratta di Fedez, che, ancora una volta, non ha esitato a chiarire la propria posizione in merito a questioni attualissime, questa volta sul palco del Concertone del Primo Maggio, trasmesso dai Rai Tre, sabato scorso.

Ripercorriamo gli eventi prima di analizzare la polemica che è scoppiata.

Il monologo e la telefonata con i vertici Rai

Fedez, in diretta, ha sin da subito reso noto l’avvenuto tentativo di censura da parte di Rai Tre. La prima parte del suo discorso incentrato sul sottolineare un sempre più forte bisogno di aiuti statali ai lavoratori dello spettacolo ritenuti insufficienti, soprattutto in confronto alle attenzioni riservate al calcio, anche dallo stesso premier Draghi – a cui il cantante si è rivolto direttamente durante l’intervento – scosso dalla polemica sulla Super Lega; poi, la parte che la Rai non ha approvato. Ancora una volta al centro dell’attenzione il Ddl Zan, disegno di legge divenuto strumento per la lotta all’omotransfobia e punto di divisione nel mondo politico e non solo.

Nella seconda parte, infatti, la lista di nomi e cognomi di politici leghisti che, in pubblico, hanno pronunciato frasi offensive, ma che la Rai avrebbe preferito non riportare in una tale occasione, evitando la polemica più aspra. Ma la polemica è scoppiata e più violentemente del previsto, proprio per il tentativo di dissuadere Fedez, prima che salisse sul palco, dall’essere così diretto. Tra l’altro, tutto ciò è stato documentato da un video.

Nel video, si può assistere a una telefonata con i vertici Rai, pubblicata dal rapper dopo che l’emittente televisiva aveva emesso un comunicato, sostenendo che non ci fosse stato questo tentativo di censura, né chiesti «preventivamente i testi degli artisti intervenuti al tradizionale concertone, “per il semplice motivo che è falso, si tratta di una cosa che non è mai avvenuta”.

Un frame del video diffuso da Fedez (fonte: larepubblica.it)

Però, nella telefonata – avvenuta qualche ora prima dell’esibizione – si sentono alcuni membri dell’organizzazione e la vicedirettrice della rete, Ilaria Capitani, chiedere di avere i dettagli dell’intervento e di “adeguarsi a un sistema”.

Censura sì, ma da parte di Fedez?

Nella mattina di domenica, la Rai ha replicato alla diffusione del video, sostenendo che, piuttosto, a usare la censura sia stato proprio Fedez ai danni del video pubblicato e che, dunque, sulla telefonata sia stato fatto un “taglia e cuci”. È stato ribadito di non avere tentato di applicare censura. Ma il cantante ha subito risposto, rendendosi disponibile a rendere pubblica la versione integrale.

“Né la Rai né la direzione di Rai3 hanno mai operato forme di censura preventiva nei confronti di alcun artista del concerto: la Rai mette in onda un prodotto editoriale realizzato da una società di produzione in collaborazione con Cgil, Cisl e Uil, la quale si è occupata della realizzazione e dell’organizzazione del concerto, nonché dei rapporti con gli artisti, Il che include la raccolta dei testi, come da prassi.” si legge nella nota dell’Ad Fabrizio Salini.

Il botta e risposta con Salvini e le diverse reazioni

Già prima del concerto era iniziata una discussione sui social tra Fedez e il leader della Lega. Quest’ultimo non ha aspettato nel dire la sua, subito dopo l’intervento sul palco del rapper, scrivendo su Twitter:

“La Rai non può comprare interventi d’odio a scatola chiusa e non si invochi la censura, perché al rapper non mancano certo spazi per manifestare il suo pensiero, tra l’altro noto anche ai sassi. Viale Mazzini ha ancora qualche ora per rimediare, dopodiché la Lega si muoverà in tutte le sedi competenti. E i sindacati si ricordino che il lavoro appartiene a tutti, non lo si svilisca per regalare qualche like a un cantante milionario.”.

“Un cantante, può porre in essere questi attacchi personali senza possibilità di contraddittorio? Nelle sue parole ho percepito una violenza inaudita.” ha replicato Jacopo Coghe, vice presidente di Pro Vita e Famiglia onlus, definito da Fedez “ultracattolico e antiabortista e amicone del leghista Simone Pillon”.

Non manca neanche la risposta dal Codacons, con cui il rapper ha avuto diversi e asprissimi screzi, finiti in tribunale. Se in prima battuta esso abbia attaccato la Rai, in secondo luogo ha portato l’attenzione su quella che ha accusato essere pubblicità occulta da parte del cantante che ha indossato capi di abbigliamento con marchi ben in vista, motivo per il quale procederà un esposto all’Antitrust e alla Commissione di vigilanza Rai.

Non è mancato l’intervento a favore di Fedez, da parte di Fabrizio Marrazzo, portavoce Partito Gay per i diritti LGBT+, Solidale, Ambientalista e Liberale, il quale ha ribadito essere necessario allontanare la politica dalla Rai, o meglio, da certe situazioni che dovrebbero rimanerne distanti, nel rispetto della libertà di pensiero.

Solidarietà anche da politici, come l’ex premier Giuseppe Conte, che senza molti giri di parole, ha scritto sui propri social “Io sto con Fedez. Nessuna censura.”. Nicola Zingaretti ha espresso tutta la sua indignazione nei confronti delle frasi riportate nel monologo e pronunciate in varie occasioni da politici leghisti, ricordando tutto il suo supporto a Fedez e per l’approvazione al Ddl Zan.

“La musica è libertà, trasmette emozioni e ci aiuta a comprendere, analizzare, maturare. Penso che il rispetto sia la cosa più importante e stia alla base di tutto, significa saper accettare le critiche e le idee diverse dalle nostre. E un Paese democratico non può accettare alcuna forma di censura.”. Queste le parole scritte su Facebook dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, aggiungendo tutta la stima nei confronti di Fedez anche per precedenti vicende.

La censura al Concertone: i precedenti

Alla seconda edizione del Concertone, Elio e le Storie Tese suonarono “Cassonetto differenziato per il frutto del peccato”, ma dopo pochi secondi rivelarono che quello fosse “un depistaggio per i funzionari della Rai” e attaccarono con una versione inedita di “Ti amo”, un pezzo che qualche mese prima avevano suonato per dodici ore consecutive. In quell’occasione, invece, si fermarono a cinque minuti, pure perché il nuovo testo – preparato accuratamente e scritto su un foglio – faceva nomi e cognomi della politica di allora, da Andreotti a Cossiga fino al presidente della Rai Enrico Manca. Così, si interruppe tutto. Un sarcastico e compiaciuto Elio allora esclamò “come Jim Morrison!” e poi si improvvisò un’intervista più “Rai-friendly” con il giornalista Vincenzo Mollica a Ricky Gianco. Un’edizione intensissima quella del ’91, perché anche la band – mai più vista – “I Gang” aveva annunciato di voler cantare Ombre rosse, per poi virare su Socialdemocrazia e annunciare uno sciopero contro Andreotti.

Dopo Elio e le Storie Tese, l’altro vero momento caldo della censura al Primo Maggio, arriva nel 2003, in pieno governo Berlusconi. Daniele Silvestri – all’epoca famosissimo per il brano “Salirò” – puntò l’attenzione sull’ostilità di Berlusconi nei confronti della magistratura italiana. Così, l’edizione del concerto dell’anno successivo fu l’unica andata in onda in differita di 20 minuti, per evitare frasi scomode, “comizi” e slogan politici.

Dunque, se in passato molti provarono a fare come Fedez, è innegabile che i social rendano tutto ancor più risonante, lasciando la possibilità ai singoli italiani di esprimersi in merito. Questa volta moltissimi hanno potuto manifestare ancor di più la propria solidarietà a un artista coraggioso. Ciò che ha colpito particolarmente è, non solo il coraggio, ma la gran empatia di Fedez, chiaramente un “privilegiato”, che invece di starsene tranquillo nel suo mondo dorato, ha comunque scelto di usare il suo privilegio per gli altri.

 

Rita Bonaccurso

Terrorismo: arrestati in Francia sette ex brigatisti. Altri tre ricercati

Questa mattina (28 aprile) sono state arrestate in Francia sette persone, ex membri delle Brigate Rosse, di cui l’Italia aveva già chiesto l’estradizione. Altri tre soggetti sono in fuga e ricercati. I dieci sono accusati di atti di terrorismo risalenti agli anni ’70 e ’80.

La decisione di procedere all’operazione è stata presa direttamente dal presidente francese Emmanuel Macron ad attuazione della “dottrina Mitterrand” che permette di concedere asilo agli ex brigatisti, tranne ai responsabili di reati di sangue.

Gli ex brigatisti arrestati sono in attesa di essere presentati al giudice per la comunicazione della richiesta di estradizione da parte dell’Italia.

Le brigate rosse

Ombre rosse” è il nome del dossier riguardante gli ex terroristi italiani arrestati questa mattina in Francia. I sette erano membri delle brigate rosse, l’organizzazione terrorista attiva in Italia a cavallo tra gli anni Settanta ed Ottanta, di ispirazione «marxista-leninista» e guevarista, che agiva con la finalità di destabilizzare le istituzioni. Fondate nel 1970, pochi mesi dopo la strage di piazza Fontana, ed originariamente dedite ad azioni dimostrative all’interno di alcune fabbriche.

Non passò poco tempo prima che le loro azioni iniziassero a macchiarsi di maggior violenza ed illegalità: nel 1974 vi fu il rapimento del giudice genovese M. Sossi; nel 1975 venne “gambizzato” l’esponente di Democrazia Cristiana M. De Carolis; nel 1976 furono uccisi a Genova il procuratore generale della Repubblica F. Coco e la sua scorta; nel 1977 vennero colpiti vari giornalisti, tra cui, fatalmente, C. Casalegno.

Le B.R. contrastarono in particolare il progetto di compromesso storico, che alla metà degli anni Settanta aveva aperto un intenso dialogo tra DC e Partito Comunista Italiano e che si concretizzò , il 16 marzo 1978, al clamoroso sequestro del presidente della DC Aldo Moro. La prigionia, durata 55 giorni, si concluse con l’assassinio di Moro, cui seguì dopo circa un anno la crisi della solidarietà nazionale.

(fonte: IlFattoQuotidiano)

La successiva scissione in micro-gruppi non impedì il proseguimento dell’attività criminosa. Nel 1989 si assistette agli ultimi processi ed ultime condanne dei residui brigatisti.

Nel 1999 con l’assassinio del prof. M. D’Antona entravano in scena le nuove B.R. Con l’arresto di Lioce  nel 2003 (esponente di spicco delle N.B.R.), in un convoglio del treno regionale Roma-Firenze, è stato poi possibile individuare e smantellare gran parte dell’organizzazione.

La dottrina Mittered

Macron ha deciso di “trasmettere alla Procura i 10 nomi sulla base di domande italiane che riguardavano in origine 200 persone”. Nella nota dell’Eliseo si afferma che la decisione di Macron “si colloca strettamente nella logica della dottrina Mitterrand di accordare l’asilo agli ex brigatisti, eccetto ai responsabili di reati di sangue”.

(fonte: DIRE)

La dottrina prende il nome del presidente socialista francese François Mitterrand ed era diretta a non concedere l’estradizione a persone imputate o condannate, in particolare italiani, ricercati per «atti di natura violenta ma d’ispirazione politica», contro qualunque Stato, purché non diretti contro lo Stato francese. Gli autori di tali atti devono però avere rinunciato a ogni forma di violenza politica, concedendo di fatto un diritto d’asilo a ricercati stranieri che in quel periodo si rifugiarono in Francia.

Questa prassi, basata su dichiarazioni orali di Mitterrand, nel caso di rifugiati italiani, era giustificata con una presunta “non conformità” della legislazione italiana agli standard europei, soprattutto per quanto concerneva le leggi speciali, l’uso della carcerazione preventiva e il rapporto con i collaboratori di giustizia.

Fino a questo momento, infatti, la Francia era stata un rifugio sicuro per molti italiani che negli anni di piombo avevano fatto parte di formazioni terroristiche. Tra coloro i quali hanno goduto della “dottrina Mitterand” basti pensare a Cesare Battisti.

L’Eliseo sottolinea anche come gli arresti di oggi siano “il frutto di un importante lavoro preparatorio bilaterale, durato diversi mesi che ha portato a prendere in considerazione i reati più gravi”. Sempre nella nota si legge: “La Francia, anch’essa colpita dal terrorismo, comprende il bisogno assoluto di giustizia delle vittime”. E la consegna alla giustizia degli ex brigatisti è anche “parte dell’urgente necessità di costruire un’Europa della giustizia, in cui la fiducia reciproca deve essere al centro”.

Irene Terrel, storica avvocata degli ex terroristi italiani in Francia, ha denunciato stamattina un “tradimento senza nome da parte della Francia“; ha proseguito “Sono indignata e non ho parole per descrivere questa operazione che assomiglia a una piccola retata”.

Le operazioni di arresto

L’operazione antiterrorismo in Francia è stata condotta dall’Antiterrorismo della polizia nazionale francese (Sdat) in collaborazione con il Servizio di cooperazione internazionale della Criminalpol, con l’Antiterrorismo della Polizia italiana e con l’esperto per la sicurezza della polizia italiana nella capitale francese.

Combo da sinistra in alto: Giorgio Pietrostefani,Marina Petrella e Enzo Calvitti
da sinistra in basso:Roberta Cappelli e Sergio Tornaghi (fonte: Ansa.it)

Dei 7 fermati, quattro hanno una condanna all’ergastolo: Roberta Capelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi – tutti e tre ex appartenenti alle Brigate Rosse – e Narciso Manenti, dei Nuclei Armati contro il Potere territoriali. Per Giovanni Alimonti ed Enzo Calvitti, anche loro delle BR, la pena da scontare è rispettivamente 11 anni, 6 mesi e 9 giorni e 18 anni, 7 mesi e 25 giorni. Mentre, Giorgio Pietrostefani, fondatore della formazione extraparlamentare Lotta Continua è stato condannato a 22 anni come mandante dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi.

I sette entro 48 ore saranno sentiti dalla procura generale della Corte d’appello di Parigi, prima che un giudice stabilisca le misure cautelari (la conferma dell’arresto o il rilascio condizionale) che rimarranno in vigore fino a che non sarà completato l’esame della richiesta di estradizione.

Nel frattempo, ci sono altre tre persone per cui era stata richiesta l’estradizione e che non sono ancora state arrestate: sono Luigi Bergamin (ex membro di Proletari armati per il comunismo), Maurizio Di Marzio (ex brigatista) e Raffaele Ventura (ex esponente delle Formazioni comuniste combattenti).

“Il governo esprime soddisfazione per la decisione della Francia di avviare le procedure giudiziarie, richieste da parte italiana, nei confronti dei responsabili di gravissimi crimini di terrorismo, che hanno lasciato una ferita ancora aperta” afferma il presidente del Consiglio Mario Draghi.  “La memoria di quegli atti barbarici è viva nella coscienza degli italiani. A nome mio e del governo, rinnovo la partecipazione al dolore dei familiari nel ricordo commosso del sacrificio delle vittime” conclude Draghi.

Manuel De Vita

Conferenza stampa Draghi: riaperture dal 26 aprile e debito buono per ripartire

(fonte: governo.it)

Ieri sera, il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi ha tenuto, assieme al Ministro della Salute Roberto Speranza, una conferenza stampa per illustrare la situazione epidemiologica del Paese e fornire alcune anticipazioni sulle riaperture a partire da giorno 26 aprile.

La data, sicuramente in anticipo rispetto a quanto ci si prospettava, è stata ispirata dall’ottimismo proveniente dall’andamento della campagna vaccinale. Il Ministro Speranza si è detto positivo degli ultimi dati: più di 14 milioni di dosi e l’80% degli over 80 che ha già ricevuto una dose.

(Lo stato delle vaccinazioni secondo quanto appare dal DEF 2021 – fonte: mef.gov.it)

Niente decreto al momento, ma Draghi rassicura: “Si può guardare al futuro con prudente ottimismo e fiducia”. Ed intanto la strategia sarà quella di una road map con riaperture gradualisostegni all’economia ed alle imprese“debito buono” per la ricrescita del Paese. Da coniugarsi, naturalmente, ad un allentamento della curva dei contagi ed un incremento di quella dei vaccini.

Le riaperture dal 26 aprile

Torna a grande richiesta la zona gialla: sarà inoltre possibile spostarsi tra Regioni gialle. Per andare in Regioni di diverso colore si parla di un “pass“: si pensa che sia necessaria la vaccinazione, l’esecuzione recente di un test Covid-negativo, l’avvenuta guarigione da Covid. Tuttavia, dal Presidente non sono stati aggiunti dettagli.

Prevalenza alle attività all’aperto, in base a quanto osservato nelle più recenti analisi sui dati del contagio: «All’aperto riscontriamo una difficoltà molto più significativa nella diffusione del contagio», ha affermato Speranza durante la conferenza. Riapriranno quindi ristoranti e bar con disponibilità all’aperto sia a pranzo che a cena, ma si tiene a sottolineare che oltre alla ristorazione si terrà conto delle altre attività. I ristoranti potranno riaprire anche al chiuso solo a pranzo a partire dal 1° giugno.

Quanto alle attività fisiche, da metà maggio il via alle piscine solo all’aperto e dal primo giugno anche le palestre. Più in avanti torneranno anche le terme, fiere e congressi e parchi tematici. Dal 26 aprile ripartiranno tutte le attività fisiche all’aperto non agonistiche come calcetto, beach volley e basket.

(fonte: lagoleada.it)

Scuole, teatri, cinema e spettacoli

Ritorna la scuola in presenza di ogni ordine e grado per le zone gialle e arancioni, mentre per quelle rosse saranno aperti in presenza gli asili nido e le scuole fino alla prima media; i licei continueranno con la modalità blended. Non si parla, invece, di università. Secondo quanto stabilito dall’ultimo decreto, le zone arancioni e le future zone gialle saranno libere di autogestirsi le riaperture.

Finalmente il via anche a teatri, cinema e spettacoli, ma con particolari misure di prevenzione dettate dal Consiglio tecnico-scientifico e solo in zona gialla. I musei torneranno automaticamente col passaggio in zona gialla.

Sostegno all’economia e ricrescita

Durante la conferenza stampa si è parlato di una decisione fondata su un “rischio ragionato”, basata sul parere degli scienziati. Ed in effetti nelle ultime settimane l’indice Rt del paese è sceso assieme ad un’incidenza dei contagi che, pur rimanendo di alto rischio, è ad oggi pari a 180 contagi per 100,000 abitanti.

Intanto, con l’approvazione del Documento di Economia e Finanza (DEF) 2021, Draghi getta le basi per una ricrescita economica. È il cosiddetto debito buono: 40 miliardi di debito nel 2021 per sostenere l’economia e le imprese assieme ai lavoratori autonomi. Per gli anni 2022-2033 si prevede invece un indebitamento medio annuo di 6 miliardi. Le risorse impiegate in quest’ultimo lasso di tempo, spiega il comunicato stampa, «saranno utilizzate per definire un ulteriore insieme di interventi dedicati essenzialmente agli investimenti complementari al PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che il governo considera centrali per dare impulso alla crescita economica dei prossimi anni».

Si tratta di una vera e propria scommessa che, se vinta, permetterà al Paese di uscire dall’indebitamento per effetto della crescita stessa, senza che sia necessario una manovra correttiva. Così sostiene fermamente il Presidente Draghi.

Quanto agli interventi effettivi, Draghi ha affermato che le risorse gestite tramite il PNRR (ben 191,5 miliardi di euro di cui 69 miliardi a fondo perduto), verranno impiegate per effettuare un’ambizioso programma di riforme. Al momento sono 57 i commissari predisposti per la realizzazione di opere pubbliche concernenti tale programma.

Infine, i sostegni all’economia seguiranno una logica doppia: «un sostegno alle persone e alle famiglie che hanno subito un calo del reddito e non per loro colpa, e un aiuto in favore delle imprese per evitare che chiudano per mancanza di liquidità». Le attenzioni sono rivolte alle famiglie e imprese colpite dalla crisi, ma anche ad aziende e partite Iva.

 

Valeria Bonaccorso