Donne: Forza, Resilienza e Ispirazione

Le suffragette manifestano davanti al Congresso dei Deputati chiedendo il voto femminile
Fonte: https://althistory.fandom.com/es/wiki/Época_Alfonsina_(Utopía_Española)
Le suffragette manifestano davanti al Congresso dei Deputati chiedendo il voto femminile Fonte: https://althistory.fandom.com/es/wiki/Época_Alfonsina_(Utopía_Española)

 

Oggi, nel celebrare la Giornata Internazionale della Donna, è fondamentale riflettere su ciò che significa veramente festeggiare. Spesso, si riduce a un momento di mera celebrazione superficiale, mentre il vero obiettivo è riconoscere le lotte quotidiane e le conquiste delle donne nel mondo intero.

Non c’è limite a ciò che noi, come donne, possiamo realizzare”

affermava Michelle Obama, sottolineando l’importanza di continuare a lottare per l’uguaglianza e i diritti.

Queste donne, pur provenendo da epoche e contesti diversi, hanno tutte contribuito a plasmare l’immagine della donna nella società. Ciascuna di loro ha affrontato sfide uniche e ha tracciato un sentiero per le generazioni future, dimostrando che la forza, la creatività e la resilienza femminili sono elementi fondamentali per il progresso della società.

La storia delle donne è una storia di lotta, passione e trasformazione, un racconto che continua a ispirare e motivare, invitandoci a riconoscere il potere femminile in tutte le sue forme. 

La figura della donna è un affascinante arazzo di storie e coraggio che si dipana attraverso i secoli, forgiando la storia e la cultura del mondo in modi spesso silenziosi ma sempre profondi. Le donne, protagoniste di una narrazione che merita di essere celebrata, hanno lasciato un’impronta indelebile in ogni campo: dalla politica alla moda, dalla guerra all’umanitarismo.

Prendiamo Cleopatra, regina d’Egitto, un simbolo di potere e astuzia che ha saputo navigare le acque tempestose di un’epoca dominata dagli uomini. La sua intelligenza politica e il suo fascino magnetico le hanno permesso di tessere alleanze strategiche, facendola diventare non solo una figura storica, ma l’incarnazione di una femminilità potente e indipendente.

Come scrisse Virginia Woolf:

“Perché non possiamo avere una donna che governi? Il mondo ha bisogno di più donne al potere.”


Coco Chanel, la stilista che ha rivoluzionato la moda nel XX secolo, ha liberato le donne dagli abiti oppressivi del passato, portando un nuovo concetto di eleganza che celebra la comodità e la libertà. La sua vita è la prova tangibile che la moda può essere un potente strumento di espressione e di emancipazione.

“La moda non è qualcosa che esiste solo nei vestiti. La moda è nel cielo, nella strada, la moda ha a che fare con idee, il modo in cui viviamo, ciò che accade”

Sosteneva, sottolineando come la bellezza esteriore possa riflettere una forza interiore.

Diana Spencer, la Principessa del Galles, ha incarnato la complessità della donna moderna, unendo il suo ruolo tradizionale a un impegno sociale senza pari. La sua dedizione a cause umanitarie ha dimostrato che la nobiltà trascende il titolo e il potere, ricordandoci che:

“La vera nobiltà non è di nascita, ma di carattere.”

Elisabetta I d’Inghilterra, regnante in uno dei periodi più luminosi della storia britannica, ha mostrato che una donna può governare con saggezza e determinazione. La sua astuzia e la sua capacità di affrontare le sfide del potere maschile l’hanno elevata a simbolo di sovranità e indipendenza.

Non ho un cuore di donna, e non ho mai avuto

Affermava, rivendicando il suo posto in un mondo ostile.

Giovanna d’Arco, giovane guerriera e santa, incarna il coraggio delle donne nel fronteggiare le avversità. La sua audacia nel combattere per la libertà della sua patria ha ispirato generazioni, dimostrando che la forza e la determinazione possono abbattere ogni barriera.

Non ho paura, ho solo paura di non avere paura

Diceva, esprimendo la potenza dei suoi ideali.

Nel mondo del cinema, Marilyn Monroe è diventata un’icona di bellezza e sensualità, ma la sua vita racconta anche una storia di vulnerabilità e resilienza. Dietro l’immagine scintillante si nascondeva una donna che ha lottato contro le pressioni dell’industria, cercando di affermarsi come artista e persona.

Rivendicando la bellezza dell’autenticità, asserì:

L’imperfezione è bellezza, la follia è genio e meglio essere ridicoli che noiosi.”

Madre Teresa, con la sua dedizione agli ultimi e ai sofferenti, ha incarnato la forza altruista delle donne. La sua vita è stata un esempio di come l’amore e la compassione possano cambiare il mondo, dimostrando che la vera forza risiede nel servizio e nella cura per gli altri.

Non possiamo sempre fare grandi cose nella vita, ma possiamo fare piccole cose con grande amore

Ci ricorda.

E non possiamo dimenticare Anna Bolena, figura tragica della storia inglese, che ci avverte dei rischi legati al potere e all’ambizione. La sua vita e morte ci ricordano le vulnerabilità che le donne affrontano in un mondo dominato dagli uomini, lasciando un’eredità complessa e affascinante.

Fonte: https://www.fashionbubbles.com/wp-content/uploads/2022/03/6_dia_internacional_da_mulher.jpg
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Oggi, più che mai, è fondamentale sostenere e amplificare le voci delle donne, non solo per celebrare ciò che è stato raggiunto, ma per immaginare e lottare per un futuro in cui ogni donna possa vivere liberamente, senza paura e senza limiti. Che questo giorno ci ispiri a essere alleati, a combattere per la giustizia e a riconoscere che la lotta per i diritti delle donne è una lotta per l’umanità intera.
In un mondo che ha bisogno di compassione e di empatia, ricordiamoci che ogni passo verso l’uguaglianza è un passo verso un domani migliore. Celebriamo le donne, non solo oggi, ma ogni giorno, perché il loro coraggio e la loro determinazione ci guidano verso un futuro più luminoso.

La donna-angelo: il topos che ha impoverito la complessità della donna

Esistono miti che sembrano eterni, radicati così profondamente nell’immaginario collettivo da sopravvivere alle epoche, alle rivoluzioni, ai cambiamenti sociali. Alcuni si trasformano, si adattano, cambiano forma per perpetuare la loro influenza. Altri, invece, si sgretolano sotto il peso di un progresso che non può più tollerarne le menzogne. Tra questi, uno dei più longevi e insidiosi, è quello della donna-angelo: eterea, pura, inarrivabile.

Per secoli, la donna è stata relegata a spettro, simulacro immacolato privo di voce e volontà. Il Romanticismo l’ha trasfigurata in icona di struggimento e sacrificio, la Belle Époque l’ha incastonata in un bozzolo di lasciva decadenza, mentre il cinema del Novecento ne ha fatto una dicotomia ingannevole: la femme fatale, avvincente e predatoria, e la casalinga impeccabile, devota e rassicurante. Archetipi opposti, ma ugualmente costrittivi, espressioni di un unico dogma: la donna come superficie riflettente, oggetto da contemplare, mai soggetto autonomo di narrazione.

Oggi, però, non è più ombra evanescente. Ha demolito le barriere che la volevano eco del desiderio maschile, occupando con potenza lo spazio che le è sempre appartenuto. Dall’accademia alla politica, dalla scienza all’arte, le donne hanno sradicato la narrazione che le relegava a comparse, imponendosi come protagoniste.

Eppure, il cadavere della donna-angelo non smette di essere riesumato. Ogni volta che si esige grazia come condizione imprescindibile, ogni volta che la dolcezza viene imposta come filtro della forza, ogni volta che il sacrificio e la devozione si travestono da nobiltà d’animo, si perpetua una narrazione che avrebbe dovuto dissolversi da tempo.

Il linguaggio stesso si fa strumento di controllo: la donna deve essere “forte ma femminile”, “determinata ma gentile”, come se la sua autodeterminazione dovesse sempre essere mitigata, mai feroce, mai destabilizzante.

E il mito non si dissolve, si trasforma. Si insinua nelle rappresentazioni culturali, si rigenera nei media, si annida nelle aspettative sociali. La madre è impeccabile, la “ragazza della porta accanto” è rassicurante, la donna in carriera è brillante ma mai eccessiva. Si esige un equilibrio innaturale, attraverso cui bisogna essere tutto e il suo contrario, senza mai incrinare l’illusione di pura armonia. La società recepisce, assimila, riproduce. Modella aspettative, plasma giudizi, impone codici e comportamenti, proponendo l’ennesimo ideale che, pur riformulato, resta sempre domato.

Ma la donna non è simbolo, non è astrazione, non è un riflesso. È presenza, volontà, irruzione.

Chi si ostina a rimpiangere quell’eterea creatura imbalsamata nella purezza nega una verità ormai ineluttabile: il futuro, piaccia o no, non ha bisogno di ali.

Sylvia Plath: la voce nella tormenta

Sono passati sessant’anni dalla tragica morte della poetessa dall’anima di cristallo, Sylvia Plath, divenuta simbolo di ribellione femminista e pilastro della cultura letteraria americana.

Addentriamoci e ripercorriamo la vita, la poetica e l’arte del genio Plath, rendendo omaggio alla bell’anima senza tempo che continuerà a farci riflettere ed emozionare con i suoi scritti.

Io sono, io sono, io sono…

La poetessa di Boston nasce in un distretto della città da genitori immigrati tedeschi il 27 ottobre 1932. Dal talento precoce, pubblica la sua prima poesia a soli 8 anni, anno in cui perde il padre a causa delle complicazioni dovute al diabete diagnosticato tardi. Questo lutto segnerà l’anima della piccola Sylvia, che in futuro scriverà proprio una poesia dedicata al padre, caricandola di tutto l’odio e dolore che questa perdita comportò per lei.

Papà, ammazzarti avrei dovuto, Tirasti le cuoia prima che ci riuscissi.

Continuò a cercare di far pubblicare le sue poesie, riuscendo ad ottenere un successo marginale, in questo periodo cominciano i suoi gravi disturbi depressivi che l’accompagneranno per tutta la sua vita. Nel 1950, entra a studiare allo Smith College ma, al penultimo anno della sua carriera universitaria, tenta per la prima volta il suicidio. Questa esperienza verrà raccontata nel suo romanzo semi-autobiografico, La campana di Vetro (1963).

Mi sentivo inerte e vuota come deve sentirsi l’occhio del ciclone: in mezzo al vortice ma trainata passivamente

Dopo il tentato suicidio venne ricoverata presso l’istituto psichiatrico Mclean Hospital, dove incontrò la psichiatra che la seguirà per tutta la vita, la dott.ssa Beuscher. Successivamente ottenne una borsa di studio Fullbright per l’università di Cambridge (Inghilterra).

Ogni donna adora un fascista

Fu proprio a Cambridge che conobbe il suo futuro marito, il poeta inglese Ted Hughes, la cui burrascosa storia venne raccontata nei Diari. Dopo gli studi, la giovane coppia visse per due anni negli Stati Uniti, dove la Plath insegnò allo Smith College. Fare l’insegnante le assorbiva tempo ed energie, tanto da non lasciarle il tempo per scrivere, che era la vera ed unica aspirazione di Sylvia.

Voglio scrivere perché sento il bisogno di eccellere in uno dei mezzi di interpretazione ed espressione della vita

Abbandonato il posto da insegnante, optò per un lavoro part-time come receptionist nel reparto psichiatrico del Massachusetts General Hospital. Questa esperienza la portò a scrivere uno dei suoi racconti più famosi, “Johnny Panic and The Bible of Dreams” Ritornati a Boston, la Plath partecipò ai seminari di scrittura creativa di Robert Lowell, che ebbe una profonda influenza sul suo stile e conobbe quella che fu la sua più grande eterna amica/rivale Anne Sexton.

 

Sylvia Plath e il marito Ted Hughes. Fonte: pangea.news

Io sono nevrotica all’ennesima potenza

Alla fine degli anni ’50, visse per un breve periodo alla famosa colonia per artisti Yaddo, in cui Sylvia iniziò a far uscire la sua vera voce poetica, scrivendo molte poesie che verranno contenute nella sua prima raccolta, Il Colosso (1960). Rimasta incinta, tornarono a Londra, luogo dove nacque la prima figlia Frieda Rebecca.

Altra data che comincia a segnare il definitivo declino della Plath, è il febbraio 1961. In seguito all’ennesimo episodio di violenza da parte del marito, subisce un aborto spontaneo, come la stessa Sylvia scrisse in una lettera al suo terapista e come verrà raccontato in più poesie. I coniugi si trasferiscono in campagna ma dopo la fine della relazione con Hughes, la Plath torna a Londra. In queste breve felice periodo, scrive innumerevoli poesie e completa la sua seconda raccolta, Ariel, pubblicata postuma e alterata dal marito nel 1965.

Solo nel 2004, la figlia diede alle stampe la versione originale.

Morire è un’arte, come ogni altra cosa… Ammetterete che ho la vocazione

La mancanza di soldi, la solitudine e la salute cagionevole dei figli spesso malati, segnarono la sua veloce ricaduta nell’oblio della depressione. Si consumò l’ultimo ed estremo gesto della tragica vita di Sylvia Plath. Dopo aver sigillato porte e finestre della cucina, inserì la testa nel forno a gas, lasciandosi morire.

Sylvia aveva lasciato pronta la colazione per i suoi bambini, aveva lasciato la loro finestra aperta, aveva lasciato un  biglietto con scritto il numero di telefono del medico e le parole: “Per favore chiamate il dottor Horder”. Questi segni portarono molti studiosi ad affermare che la Plath non aveva intenzione di uccidersi, ma era solo un’estrema richiesta di aiuto, purtroppo mal riuscita.

 

Sylvia Plath: la voce nella tormenta
Sylvia Plath sorridente al lago. Fonte: eroicafenice.com

Cosa ci resta di Sylvia Plath?

Ridurre Sylvia Plath a mero simbolo di angoscia femminile e leggere le sue opere solo nell’ottica della sofferenza, significa relegarla ancora una volta a tutti quei canoni che ella tentava di fuggire.

I suoi scritti parlano forte e chiaro, di lei e di chiunque riesca ad immedesimarsi nei suoi personaggi, creandosi e  ricreandosi infinite volte. La sua grande capacità di raccontarsi attraverso alter-ego mitici capaci di trascendere il tempo e lo spazio, portando il suo immaginario letterario in moltissime direzioni. Scriveva e sapeva scrivere, a prescindere dalla sua biografia, dall’esperienza dei disturbi mentali e dal suo vissuto di donna.

Sylvia Plath, ancora oggi, viene spesso semplificata sotto la lente ottica della disinformazione e della discriminazione sui temi sociali della malattia mentale e di genere. Eppure, ella è una figura ambivalente, simbolo di ribellione femminile dalla potente scrittura immaginifica, che la rende impossibile da definire in un solo senso. Sylvia Plath era insieme rabbia e rassegnazione, impossibilità e movimento, morte e  sopravvivenza. Nonostante le numerose limitazioni che dovette subire durante tutta la sua vita, in quanto donna affetta da disturbi mentali, non l’hanno fermata da raccontarci svariati mondi i cui limiti non esistono.

Forse è proprio questa la sua più grande eredità che ci ha lasciato e che non siamo pronti ad accogliere.

 

Gaetano Aspa

Inizia il governo di Giorgia Meloni: la prima premier donna alla guida del centrodestra e dell’Italia

Si sono concluse le consultazioni per la formazione del nuovo Governo italiano. Il Capo dello Stato ha affidato la presidenza del Consiglio a Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che aveva dichiarato alla stampa di sentirsi pronta e di voler “procedere nel minor tempo possibile”. Ha accettato l’incarico senza riserva, presentandosi a Mattarella con una puntuale lista dei ministri.

Lo scorso 22 ottobre, nel Salone delle Feste al Quirinale, il nuovo esecutivo ha giurato davanti al Presidente della Repubblica, sancendo così l’inizio del governo più a destra della storia repubblicana. Il consueto passaggio della campanella, tenutosi a Palazzo Chigi, tra l’uscente premier Mario Draghi e la neo-presidente Giorgia Meloni, ha ufficializzato la successione.

fonte: la7

La composizione del nuovo governo: i ministri e i relativi dicasteri

 “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione

Con questa rituale formula, Giorgia Meloni e i suoi ministri hanno giurato fedeltà alla Costituzione italiana. Il nuovo esecutivo è composto da ventiquattro ministri, diciassette uomini e solo sette donne. Nove i membri nominati da Fratelli d’Italia, cinque da Forza Italia, quattro dalla lega mentre sei sono ministri tecnici. Al suo fianco la neo-presidente ha voluto Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture, e Antonio Tajani vicepremier e ministro degli Esteri. È un esecutivo saldamente collocato a destra, che di certo lascia poco spazio ad influenze di diversa provenienza.

Una novità interessante è la nuova denominazione data a ben sette ministeri, ma per ribattezzarli ufficialmente sarà necessario un decreto legge e un dpcm. Ad esempio il ministero per lo Sviluppo economico diventerà ministero delle “Imprese e del Made in Italy”, quello della Transazione ecologica si trasformerà in ministero “dell’Ambiente e della sicurezza energetica”, il ministero “dell’Agricoltura e della sovranità alimentare” sostituisce quello per le Politiche agricole, al ministero dell’istruzione sarà aggiunto il termine “merito”. Inoltre, dei ministeri già presenti nel governo uscente, a cambiare nome saranno il ministero delle Politiche giovanili in “Sport e giovani”, Sud e mezzogiorno diventerà ministero “delle Politiche del Mare”, per concludere al ministero della Famiglia in aggiunta il termine “natalità”.

“Questa volta il tempo è stato breve, è passato meno di un mese dalla data dell’elezioni. È stato possibile per la chiarezza dell’esito elettorale ed è stato necessario procedere velocemente anche in considerazione delle condizioni interne ed internazionali, che esigono un governo nella pienezza dei suoi compiti”.

Questa la breve dichiarazione rilasciata dal Capo dello Stato, che ha messo in chiaro quanto la velocità sia stata necessaria. Quello in cui spera Mattarella è “uno spirito collaborativo”. Dopo aver ringraziato il grande lavoro svolto dal ex-premier Mario Draghi, augura un buon lavoro al nuovo Governo.

 

Il Presidente Mattarella stringe la mano alla neo-presidente Giorgia Meloni, fonte: avvenire.it

 

Giorgia Meloni è la prima premier donna dell’Italia repubblicana

Molti sono stati gli esempi nella storia europea di leadership al femminile. In Francia con il primo ministro Elisabeth Borne, nel Regno Unito l’uscente Liz Truss e tra le più popolari primo ministro al mondo ricordiamo Margaret Thatcher insieme a Theresa May, in Germania la tedesca Angela Merkel alla guida del paese fino al 2021 e molte altre. L’Italia a riguardo sembrerebbe essere stato un paese in ritardo, poiché dal 1946 si sono susseguiti sessantasette governi presieduti solo da uomini.

Per la prima volta nella storia della Repubblica italiana, una donna è alla guida del potere esecutivo. Per molti Giorgia Meloni è la leader dallo slogan “io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana”. La maternità, spesso trattata, è stata un’idea vincente che le ha permesso di avvicinarsi alle persone, per far sparire l’idea di una leader troppo estremista. Per altri una giovane politica con un’intensa carriera alle spalle. Infatti si innamora di questo mondo a soli quindici anni, quando nel 1992 aderisce al Fronte della Gioventù. Nel 2012 si candida alle primarie del Popolo della Libertà, ma assieme a Guido Crosetto, Ignazio la Russa e altri esponenti fonda l’attuale partito di destra “Fratelli d’Italia”. Dopo dieci anni vince le elezioni politiche e oggi  “inaugura un esecutivo di alto profilo, che lavorerà spedito per rispondere alle urgenze della Nazione e dei cittadini”.

 

La nuova premier a Palazzo Chigi, fonte: RaiNews

La Meloni ha fin da subito voluto rassicurare gli osservatori internazionali dichiarando che:

l’Italia con noi al Governo non sarà mai l’anello debole dell’Occidente, la Nazione spaghetti e mandolino tanto cara a molti detrattori. Rilancerà la sua credibilità e difenderà così i suoi interessi”.

Una risposta critica, forse dovuta, alla copertina “Welcome to Britaly” dell’Economist, settimanale politico-economico inglese, che ci ha definiti come “un paese di instabilità politica, bassa crescita e subordinazione ai mercati obbligazionari”.

Le reazioni dall’estero: tra la fiducia nella collaborazione e le congratulazioni da tutto il mondo

È un primato quello di Giorgia Meloni che rimarrà nella storia italiana. Da tutto il mondo molti sono stati i leader che attraverso Twitter si sono congratulati con lei. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky attende “con impazienza una continua e fruttuosa cooperazione– ha affermato- per garantire pace e prosperità in Ucraina, in Italia e nel mondo”.

 

Anche Biden si congratula ritenendo l’Italia come “un vitale alleato Nato”. Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea, in un tweet afferma di essere “pronta e lieta di lavorare insieme al nuovo Governo in modo costruttivo, per rispondere alle sfide che ci attendono”. Persino il monaco buddhista Dalai Lama si è detto “lieto di vedere un presidente donna in Italia”, sostenendo che solo attraverso “gentilezza e compassione” si possono risolvere i problemi di un mondo molto complesso.
Cosa dobbiamo aspettarci ? Solo nei prossimi mesi potremo saperlo!

Marta Ferrato

La legge che difende le donne da chi non è capace di amarle

Il 25 novembre è la giornata internazionale dedicata a combattere la violenza contro le donne.

L’evento storico scatenante fu il 25 novembre del 1960; tre donne attiviste politiche, furono dapprima torturate e poi strangolate dagli agenti del Servizio di informazione militare (SIM) per ordine del dittatore della Repubblica Domenicana Trujillo.

Da quel giorno ha avuto inizio una irrefrenabile corsa alla conquista di una tutela effettiva.

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con una risoluzione 54/134 del 1999, ha sancito il 25 novembre quale giornata dedicata all’eliminazione della violenza contro le donne.

I dati registrati circa i casi -tristemente sempre più in aumento- di donne vittime di violenza non lasciano spazio ad incertezze.

Il progetto EVA e il Codice Rosso

Nel 2017 il Capo della Polizia di Stato Gabrielli ha presentato a Torino il “Progetto EVA”, al fine di gestire in modo rigoroso e operante gli interventi di polizia sulla violenza di genere, dal controllo territoriale alla fase delicata di approccio alle vittime, con il fine di monitorare gli eventi, reperire e registrare più informazioni possibili così da favorire l’operato futuro delle autorità legislative.

Da lì a poco nel 2019 si è registrato il primo intervento normativo significativo in materia di violenza di genere con la legge 19 luglio 2019, n. 69, il c.d. “Codice Rosso”, che ha ampliato l’ambito applicativo di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere.

La legge ha inciso notevolmente in ambito di diritto penale sostanziale e processuale, introducendo quattro nuovi reati:

-Art. 387-bis. Violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa,

-Art. 558-bis. Costrizione o induzione al matrimonio,

-Art. 583-quinquies. Deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso,

-Art. 612-ter. Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti.

La legge, così emanata, si occupa anche della forbice edittale tra un minimo e un massimo di pena incidendo -considerevolmente- all’inasprimento delle sanzioni già previste dal nostro Codice penale in materia di maltrattamenti contro familiari e conviventi, stalking e violenza sessuale.

Ulteriore peculiarità introdotta dal “Codice Rosso” è l’imminente trasmissione, anche in forma orale, dell’acquisizione della notizia reato dalla polizia giudiziaria al Pubblico Ministero.

Le scarpette rosse, simbolo della giornata contro la violenza sulle donne – Fonte: ilrestodelcarlino.it

Donne, violenza e lockdown

Nonostante il repentino intervento normativo, certamente la situazione epidemiologica che ha colpito il nostro Paese, negli ultimi due anni, non ha di certo giocato a favore delle donne esposte a violenza domestica, soprattutto a seguito di un lockdown forzato e di una situazione economica drasticamente mutata.

Dai dati ISTAT emerge, addirittura, che nel 2020, in piena pandemia, si è registrato un picco di chiamate al numero di pubblica utilità 1522 contro la violenza sulle donne e lo stalking ed anche delle vittime (12.942 chiamate e 5606vittime) in confronto al calo delle chiamate e richieste di aiuto via chat nel secondo trimestre 2021.

Il Governo in azione

Tutto ciò ha sollecitato l’animo della Ministra per le pari opportunità e la famiglia della Repubblica Italiana Elena Bonetti, che ha ufficializzato la proposta del Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023, presentato in CDM due  settimane fa, per stabilire un maggiore impegno parlamentare e giuridico così da evitare il fenomeno “della vittimizzazione secondaria”.

I seminari dell’Università degli Studi di Messina

Alla coesiva chiamata di sensibilizzazione contro la violenza di genere, con l’obiettivo di responsabilizzare i giovani ad acuire lo sguardo al dolore di una donna in preda agli atti violenti di un partner e, soprattutto, facendosi portavoce di tutte quelle donne, giovani ragazze e studentesse, anche messinesi (Lorena Quaranta, Alessandra Musarra, Alessandra Zorzin, Anna Cupelloni, Angelica Salis, Vanessa Zappalà…), distrutte da un amore sordo ed egoista, risponde l’Università degli studi di Messina che non rimane estranea al fenomeno ha promosso, dal 22 al 26 novembre, un ciclo di seminari intitolato “Mai più scuse”, nel quale si sono trattati, tra i vari temi, la tutela sanitaria e giudiziaria, la violenza domestica, quella sui luoghi di lavoro, la comunicazione non violenta e l’identificazione delle vittime di violenza.

L’aula magna (con in prima fila il “posto occupato” e lasciato simbolicamente libero per ricordare tutte le donne vittime di violenza) ha ospitato il secondo focus interdisciplinare, organizzato dall’Ateneo in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Un punto alla violenza

È il momento di dire BASTA e mettere un punto alla violenza.

Basta a questa sofferenza, basta a questa dipendenza affettiva, basta a questo amore egoico.

Non è amore chi ti umilia con la brutalità delle parole, non è amore chi ti fa sentire abbandonata inutile e indifesa con la sola forza dello sguardo, non è amore chi ti massacra di botte e poi ti cerca scusa, non è amore chi ti sminuisce per innalzare il suo ego.

Chi ti ama non ti distrugge!

L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male”. (Paolo di Tarso)

 

Elena Zappia

 

Fonti:

https://www.wired.it/attualita/politica/2020/11/25/giornata-contro-violenza-donne-storia-sorelle/

http://documenti.camera.it/_dati/leg17/lavori/stampati/pdf/17PDL0003400.pdf

https://www.dire.it/08-03-2019/306453-video-8-marzo-elina-chauvet-le-mie-scarpe-rosse-hanno-preso-a-calci-i-tabu/

https://questure.poliziadistato.it/it/Bari/articolo/14375942a4098d6fd957175329

https://www.diritto.it/il-codice-rosso-tra-novita-e-critiche/

https://www.altalex.com/documents/leggi/2019/07/26/codice-rosso

https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/01107220.pdf

https://www.istat.it/it/archivio/262039

https://www.dire.it/22-11-2021/687474-violenza-sulle-donne-bonetti-presenta-le-misure-del-governo-in-aumento-vittime-e-denunce/

https://www.unime.it/it/informa/notizie/ciclo-di-seminari-%E2%80%9Cmai-pi%C3%B9-scuse%E2%80%9D-focus-interdisciplinare-sulla-violenza-di-genere

 

 

 

Tracce di Sars-Cov-2 nello sperma: possibile la trasmissione sessuale?

Un team di ricerca cinese ha rilevato RNA virale del Coronavirus SARS-CoV-2 nello sperma di alcuni pazienti affetti da COVID-19. Il virus può essere trasmesso sessualmente? Che rischi corrono i pazienti di sesso maschile? 

In questi mesi, in cui il virus ha destato preoccupazione a livello mondiale, sono stati condotti diversi studi sulle possibili vie di trasmissione: la principale via di trasmissione del virus, secondo l’OMS, in base ai dati attualmente disponibili, avviene attraverso il contatto stretto e diretto con soggetti presentanti l’infezione da SARS-CoV-2.

Ma uno studio, condotto da un team dell’Ospedale Municipale di Shangqiu e pubblicato il 7 Maggio sul Journal of American Medical Association, ha dimostrato la presenza del virus nel liquido spermatico dei pazienti.

Lo studio ha preso in esame tutti i pazienti di sesso maschile e di età posta al di sopra dei 15 anni, ricoverati in ospedale tra il 26 gennaio e il 16 febbraio. Tra 50 potenziali pazienti, lo studio ne ha coinvolti 38 (gli altri 12 pazienti a causa di comorbilità, disfunzione erettile o del coma farmacologico in terapia intensiva non sono stati in grado di fornire il campione biologico).

Su 38 pazienti:

  • 23 (rappresentati il 60,5% del campione totale) erano guariti clinicamente, non presentavano la classica sintomatologia, motivo per il quale si attendeva solo il tampone negativo per le dimissioni;
  • 15 (rappresentanti il 39,5% del campione totale) attraversavano la fase acuta dell’infezione.

Cosa ha dimostrato lo studio?

I risultati del test hanno dimostrato che circa il 16% dei pazienti presentava SARS-CoV-2 nello sperma, nello specifico:

  • il 25% del campione stava affrontando la fase acuta dell’infezione;
  • il 9% stava affrontando la fase di guarigione.

Diangeng Li del Chinese General’s Liberation Army General Hospital di Pechino ha riferito: “Anche se il virus non è in grado di replicarsi nel sistema riproduttivo maschile, può persistere, probabilmente a causa dell’immunità privilegiata dei testicoli”. Immunità privilegiata significa che il sistema immunitario non può raggiungere completamente la regione per attaccare gli invasori virali.

Non è una scoperta sorprendente, in quanto molti virus possono sopravvivere nel tratto riproduttivo maschile; tipici esempi sono forniti dai virus Ebola e Zika che si trovano nello sperma anche a distanza di mesi dopo il recupero del paziente. Lo stesso studio ha dimostrato che le positività o meno al test sullo sperma non erano influenzate dall’età del paziente, da pregresse patologie urogenitali, o dalla fase che il paziente stava affrontando della patologia infettiva.

A cosa può andare incontro un paziente di sesso maschile?

La recente pandemia dovuta al SARS-CoV-2 ha sollevato diverse preoccupazioni nella medicina riproduttiva. La Società Italiana di Andrologia e Medicina Sessuale ha cercato di condurre diversi studi ma, a causa delle prove limitate, non è stato possibile formulare raccomandazioni secondo i criteri Levels of Evidence di Oxford 2011.

Secondo la Società Italiana di Andrologia e Medicina Sessuale diverse caratteristiche molecolari di SARS-CoV-2 possono giustificare la sua presenza all’interno del testicolo e possibili alterazioni della spermatogenesi e della funzione endocrina:

L’orchite è stata segnalata come una possibile complicanza dell’infezione da SARS-CoV-2. Da un punto di vista fisiopatologico, l’orchite potrebbe essere il risultato di una vasculite, in quanto la COVID-19 è stata associata ad anomalie della coagulazione. A questo fattore fisiopatologico, bisogna aggiungere, anatomicamente, la vascolarizzazione segmentaria del testicolo. Inoltre, i dati derivati ​​da pazienti, presentanti l’ infezione, suggeriscono che in caso di guarigione soprattutto in età fertile, i pazienti dovrebbero essere sottoposti alla valutazione della funzione gonadica, compresa l’analisi del seme per confermare (o escludere) la presenza di rischi per i gameti maschili che sono destinati alla crioconservazione in azoto liquido o a tecniche di riproduzione assistita.

A cosa può andare incontro una paziente di sesso femminile?

Il virus modula l’espressione dell’ACE2 nelle cellule ospiti: è un componente fondamentale del sistema renina-angiotensina ed esercita le sue funzioni fisiologiche modulando i livelli di angiotensina II (Ang II). Gli studi disponibili suggeriscono che l’ACE2 sia ampiamente espresso nelle ovaie, nell’utero, nella vagina e nella placenta, regolando lo sviluppo e l’ovulazione del follicolo. Nello specifico, esplicano la loro azione fisiologica modulando l’angiogenesi e la degenerazione luteale e influenzando i cambiamenti regolari nel tessuto endometriale. Considerando queste funzioni, SARS-CoV-2 può influenzare le funzioni riproduttive femminili attraverso la regolazione di ACE2.

Allarme per i rapporti sessuali?

Non è ancora chiaro se il nuovo Coronavirus possa diffondersi sessualmente, in quanto trovare tracce di SARS-CoV-2 nello sperma non significa necessariamente che quest’ultimo sia contagioso. Non è ancora chiara nemmeno la tempistica di sopravvivenza del virus nel liquido spermatico, motivo per il quale gli scienziati consigliano di attuare delle norme preventive comprendenti l’astinenza o l’uso del preservativo.

Caterina Andaloro

Bibliografia:

Ashour HM, Elkhatib WF, Rahman MM, Elshabrawy HA. Insights into the recent 2019 novel coronavirus (SARS-CoV-2) in light of past human coronavirus outbreaks. Pathog (Basel, Switzerland). 2020;9(3):186. doi: 10.3390/pathogens9030186;

Peng X, Xu X, Li Y, Cheng L, Zhou X, Ren B. Transmission routes of 2019-nCoV and controls in dental practice. Int J Oral Sci. 2020;12:9. doi: 10.1038/s41368-020-0075-9;

Cascella M, Rajnik M, Cuomo A, Dulebohn SC, Di Napoli R (2020) Features, evaluation and treatment coronavirus (COVID-19);

19, situation report update at 13 April 2020. https://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4228.

 

Elsa Messina e il SISM in una conferenza sulle mutilazioni genitali Femminili

Sabato 30 marzo 2019. Aula Magna Padiglione NI del Policlino «G. Martino» di Messina. Ore 9.30. Elsa Messina & il SISM (Segretariato Italiano Studenti in Medicina) hanno affrontato una conferenza su un tema delicato: Mutilazioni Genitali Femminili.

Hanno detto un fermo “NO” ad una pratica che, con gli spostamenti migratori, ormai non riguarda solo i Paesi di origine ma anche l’Occidente, l’Europa e quindi l’Italia.

Nonostante i risultati raggiunti dal 2008 ad oggi in molti paesi africani, dell’Asia e del Medio Oriente, anche attraverso il varo di legislazioni nazionali che hanno messo al bando ogni tipo di mutilazione genitale, migliaia di bambine e ragazze ogni anno corrono il rischio di essere sottoposte a questa pratica che lascia segni fisici e psichici spesso indelebili. È un atto violento che causa infezioni, malattie, complicanze durante il parto e in alcuni casi mette a rischio anche la vita.

Una pratica che fino ad appena 25 anni fa, ossia fino alla Conferenza di Vienna del 1993, non era ancora riconosciuta universalmente come una violazione dei diritti umani. Mutilazioni, di cui oggi oltre 200 milioni  sono ancora vittima tante donne e tante bambine in tutto il mondo e che ne stanno soffrendo le drammatiche conseguenze.

La conferenza aperta a tutti gli studenti dell’Ateneo e alla cittadinanza ha riconosciuto 0,25 CFU agli studenti del Dipartimento di Giurisprudenza presso UNIME.

Durante il convegno si sono alternati i seguenti relatori: Prof. Onofrio Triolo, direttore unità operativa complessa di ginecologia e ostetricia; Prof.ssa Carmela Panella, ordinario di diritto internazionale; Prof.ssa Maria Teresa Collica, Ricercatrice e docente di diritto penale; Dott.ssa Serena Scurria,
sssegnista di ricerca presso il dipartimento di Scienze Biomediche, odontoiatriche e delle immagini morfologiche e funzionali; Dott.ssa Costanza Matafù, mediatrice linguistico-culturale. Esperta di violenza di genere nei Paesi Arabi.

Hanno evidenziato che le mutilazioni genitali femminili sono praticate soprattutto in paesi prevalentemente dominati dagli uomini, dove le donne faticano a raggiungere posizioni di spicco e sono generalmente relegate in casa. In questi paesi, il movente religioso e/o culturale si associa alla pressione sociale riguardante la pratica di questa forma di circoncisione femminile. Escluso il motivo religioso, alcuni studiosi, sono propensi a interpretare l’esistenza di queste pratiche come una forma di controllo sociale di donne e ragazze che vivono all’interno di società prevalentemente patriarcali, dove il loro ruolo si riduce a quello di mogli e madri. Spesso queste pratiche vengono giustificate dietro il cosiddetto “relativismo culturale”, secondo il quale è sbagliato imporre idee occidentali volte all’abolizione di queste pratiche strettamente legate alla cultura e alle tradizioni delle popolazioni che le praticano e che solo dai paesi “occidentali” sono definite come violazioni di diritti umani ma sono semplicemente il risultato di:

“Un misto di ignoranza, desiderio di potere e controllo sulla sessualità femminile, uso distorto e malevolo delle scritture e delle interpretazioni religiose fanno di questa pratica una manifestazione dell’odio contro il corpo delle donne e la loro autonomia: dare sostegno a chi le combatte è anche lottare contro una delle forme più orrende di dominio patriarcale che ancora abitano il mondo contemporaneo.”

Gabriella Parasiliti Collazzo

Il MuMe regala alle donne un percorso tutto al femminile

Venerdì 8 e sabato 9 marzo 2019.  Museo Interdisciplinare di Messina in accordo con l’associazione Guide Turistiche Eolie-Messina-Taormina, con a capo Cristina Leone, celebra la Festa della Donna organizzando un percorso tematico dedicato alla figura femminile.
L’evento intitolato “D d’arte” è stato progettato con l’intento di analizzare lo sviluppo della figura femminile nell’arte attraverso la descrizione di 12 opere selezionate. I visitatori, infatti, sono stati accompagnati dalle guide attraverso le collezioni museali, per osservare statue, dipinti e mosaici da una nuova prospettiva: come la donna sia stata protagonista, soggetto e musa ispiratrice nell’arte. Un tour tutto al femminile che si è snodato dalla sezione archeologica fino all’ultima tela scelta per il percorso: un ritratto di fine Ottocento.

 

Ѐ Costanza Rizzo, segretario dell’associazione Guide Turistiche Eolie-Messina-Taormina a spiegarci il perché di un percorso così singolare:

 

“L’idea nasce dal Presidente dall’associazione Cristina Leone. Da anni propone di fare questo tipo di percorso. Sia perché ci piace l’idea di celebrare la donna in modo diverso, infatti, organizziamo tantissime iniziative durante l’anno, sia perché volevamo mostrare alcune opere del Museo che vengono trascurate dai nostri visitatori. Il MuMe è famoso per Antonello, per Caravaggio, per il Montorsoli, ma moltissimi quadri, come il ritratto che fa da copertina alla nostra iniziativa, il ritratto della Donna in Nero, solitamente passano inosservati agli occhi dei visitatori, in quanto è esposto in una delle ultime sale. Proprio per questo abbiamo voluto portare alla ribalta una serie di opere meno note. Abbiamo scelto donne sante, martiri, tutte donne vittime di femminicidio. Infatti l’idea era quella di fare un parallelismo tra il femminicio oggi e quello nei secoli scorsi. Soprattutto perché le donne rappresentate all’interno delle nostre gallerie – dato che le collezioni presenti all’interno del Museo hanno pochi ritratti profani o semplicemente di donne reali- purtroppo raccontano spesso storie di martirii. Tali torture fungevano da esempio per le donne del tempo affinchè fossero dimesse, fossero umili, religiose. Noi abbiamo posto l’accento su questo. Esaltando la bellezza femminile e chiudendo il nostro tour con una donna aristocratica. Una donna consapevole, piena di sé, cinta in un abito mozzafiato che esalta la sua femminilità. Infatti, tengo a precisare che noi aderiamo all’iniziativa del posto occupato, e che, organizzando questa giornata, interamente dedicata alla donna, non intendiamo esaltare nessuna differenza di genere. Anzi. Organizzeremo una giornata tutta al maschile per la festa del papà perché abbiamo tantissime iconografie di uomini presenti all’interno delle sale. ”

 

Per la giornata dell’8 marzo è stato assicurato al gentil sesso, dalle 9 alle 18.30, l’ingresso gratuito, come disposto dall’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’identità siciliana. Affluenza stupefacente. Altissima. Molto più delle aspettative riposte. Affluenza di entrambi i sessi. Uomini e donne.

Il MuMe ha confermato, ancora una volta, gli obiettivi di impulso di crescita sociale e culturale del territorio aderendo al Progetto Nazionale dedicato alle vittime della violenza di genere riservando un Posto Occupato nelle sale museali, davanti al dipinto La Strage degli Innocenti, databile fra il 1609 e il 1610, del messinese Alonzo Rodriquez.

La scelta dell’opera, proposta dalla direttrice della struttura museale Caterina Di Giacomo è stata condivisa per il forte impatto emozionale da Maria Andaloro, ideatrice della significativa e importante iniziativa.

 

Gabriella Parasiliti Collazzo

Convegno “UGUAGLIANZA UOMO – DONNA: STORIA DI UN’INCOMPIUTA”

Diversi sono stati gli interventi che si sono susseguiti durante il secondo giorno della conferenza“Uguaglianza Uomo-Donna: una storia di un’incompiuta” che si è svolto in aula Salvatore Pugliatti presso la facoltà di Giurisprudenza.

A partire dalla diversità e disparità di genere nel diritto di famiglia, nel quale ci si è concentrati sul rapporto tra i principi e valori e la valenza programmatica delle norme. Alla validità delle norme al giorno d’oggi e il tentativo di adeguarle alla realtà e al tenore di vita. Ad esempio per quanto riguarda l’assegnazione del cognome genitoriale.

Segue un intervento riguardo a “Discriminazioni di genere e tutele del lavoro”. Negli ultimi anni si sono fatti diversi passi avanti, per quanto riguarda l’eguaglianza del lavoro (fino a poco tempo fa le donne non potevano esercitare lavori pesanti o in notturno), eguaglianza salariale (parità di rendimento, qualifica e mansione) e diverse leggi di protezione e risarcimento.

Specifiche leggi si sono fatte sia a livello europeo, ad esempio nel 1957 con il Trattato Istitutivo dell’Unione Europea sul Mercato Comune, e poi con il Codice delle Pari Opportunità.
Purtroppo ad oggi, nonostante i passi avanti a livello legislativo, nei fatti la parità non è netta, a partire dal divario retributivo del 13%.
Si sono fatte delle misure a contenuto positivo per le pari opportunità che hanno dato specifici vantaggi. Due azioni positive: risarcitoria e promozionale. A queste si è aggiunta una terza via ovvero la valorizzazione, grazie a specifiche leggi su imprenditoria femminile e quote rosa.

Negli ultimi 50 anni si è assistito ad una evoluzione anche per quanto riguarda le norme contro la violenza di genere.
Dal 1930 gli strumenti contro la violenza sono diversi sin dalla legge 1019 della Convenzione di Istanbul.
Inizialmente la legge non prevedeva la tutela della donna ma una discriminazione diretta. Pensiamo ad esempio alle varie leggi del Codice Penale su adulterio, concubinato, matrimonio riparatorio o al delitto ad onore.

Alla fine degli anni 60 c’è stato un cambiamento nel quale queste forme diventano illegittime. Grazie alla ratifica, alla Convenzione di Istanbul ma anche alle numerose manifestazioni per l’uguaglianza dei sessi.
Nonostante le varie norme di tutela integrata, politica sociale, il superamento della discriminazione e l’incriminazione delle sanzioni, gli atteggiamenti mentali sono ben radicati. A questi sono necessarie delle azioni mirate di sensibilizzazione sociale.
E azioni mirate a salvaguardare la vittima per la tutela dell’integrità psichica, e la reintegrazione in società attraverso la figura del mediatore adeguatamente specializzato.

La legislazione si è nell’ultimo decennio occupata di maltrattamenti in famiglia e stalking. Nel quale la vittima vive uno stato di agitazione e paura per la propria incolumità e dei propri familiari. La violenza non è considerato un comportamento giustificabile che va punito con l’allontanamento dal contesto familiare ma allo stesso tempo con l’ascolto della vittima tramite appositi centri anti violenza.

Dal giorno delle prime elezioni per la Repubblica e dal diritto di voto alle donne le cose sono cambiate. Purtroppo il codice civile non prevedeva le pari opportunità perché la donna era vista in una condizione di debolezza ed incapacità. La donna, da sempre regina delle relazioni interne e familiari non poteva essere vista nell’ambito pubblico. Oggi esiste il libero accesso agli uffici pubblici ed alle cariche elettive. Nonostante oggi si assiste ad una integrazione femminile, si aggiunge una perdita di identità di genere, abbracciando un modello maschile. Forse una via diversa ma più efficace potrebbe essere il raggiungimento di una consapevolezza di genere e quindi di un’eguaglianza a tutti gli effetti.

Se si sono fatti diversi passi in avanti per quanto riguarda le leggi di eguaglianza nel campo lavorativo e misure di protezione e risarcimento in caso di avvenuto danno alla persona, esistono ancora diseguaglianze soprattutto nel campo della professionalità sportiva.

Secondo la Carta Olimpica e i Principi Fondamentali si indica che ogni individuo possa praticare sport secondo le proprie esigenze. Con la Convenzione di New York si elimina ogni discriminazione nei confronti della donna. Purtroppo ancora oggi ci sono poche donne a rappresentare le cariche presidiali del mondo sportivo ma una presenza sempre maggiore. Infatti dalle prime donne che praticavano sport nel 1920, si ha il 50% delle presenze femminili alle olimpiadi di Londra e Rio. Nonostante questo, le federazioni sportive femminili non sono riconosciute dalla forma CONI per la garanzia di professionismo.

L’uguaglianza è di per se un argomento piuttosto vasto, intricato e con tanta strada di fronte a sé. La campagna verso le pari opportunità rimane aperta, il cammino verso l’obiettivo è tortuoso e impegnativo. Anche a livello europeo questo argomento è uno dei più travagliati.

A presiedere e concludere la giornata il prof. Raffaele Tommasini dell’Università di Messina.
Sono intervenuti prof. Giovanni Di Rosa dell’Università di Catania, la prof.ssa Loredana Ferluga e la prof.ssa Tiziana Vitarelli dell’Università di Messina, la dott.ssa Alessia Giorgianni ovvero Sostituto Procuratore presso il Tribunale di Messina, prof.ssa Laura Lorello dell’Università di Palermo, dott.ssa Angela Busacca dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.

 


Marina Fulco