Il ”nuovo” gruppo sanguigno Er: una scoperta iniziata nel 1982

Scoprire un nuovo gruppo sanguigno è importante perché, in questo modo, è possibile effettuare correttamente molte diagnosi. Il gruppo sanguigno più recentemente scoperto è stato quello denominato Er e gli studi su di esso hanno avuto inizio nel lontano 1982 a carico dei ricercatori dell’NHS Blood and Transplant e dell’Università di Bristol. 

Indice dei contenuti

  1. I gruppi sanguigni, gli antigeni e gli anticorpi
  2. Il  nuovo gruppo sanguigno
  3. Perché è importante distinguere i gruppi sanguigni?
  4. L’importanza della scoperta

I gruppi sanguigni, gli antigeni e gli anticorpi

I gruppi sanguigni sono delle componenti ereditarie e si identificano grazie agli antigeni presenti sulla superficie dei globuli rossi. Il Sistema AB0 è il più importante tra i 38 sistemi di gruppi sanguigni umani, ed è composto da quattro gruppi (A, B, AB, 0) a seconda che venga rilevato l’antigene A, il B, entrambi o nessuno.
Gli antigeni sono molecole riconosciute estranee dal nostro organismo. Esse provocano l’attivazione del sistema immunitario, con conseguente formazione di anticorpi destinati  al sangue o ai tessuti.
Gli anticorpi, detti anche immunoglobuline, sono invece delle proteine prodotte dai linfociti B nella loro forma matura di plasmacellule, in grado di combinarsi con una porzione dell’antigene, l’epitopo,  nel corso di una reazione immunitaria. Essi svolgono, infatti, una funzione protettiva nei confronti dell’organismo.

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Il nuovo gruppo sanguigno

La scoperta del gruppo Er  è dovuta a tre nuovi antigeni che non corrispondono a quelli che distinguono i quattro gruppi sanguigni già noti del sistema AB0.
Gli studi hanno avuto inizio quando, durante una gravidanza, due neonati morirono di morte cerebrale. La morte era causata, secondo i medici, da una incompatibilità tra il gruppo sanguigno della madre e quello, appunto, del neonato. Infatti, tale incompatibilità si verifica quando una madre Rh negativa partorisce un figlio Rh positivo come il padre.
Successivamente, il team di ricercatori dell’NHSBT del Regno Unito ha analizzato il sangue di 13 pazienti. Sono stati così identificati cinque varianti degli antigeni Er: Er a, Er b, Er 3, Er 4 e Er 5.
Sequenziando il codice genetico dei pazienti, il team è stato in grado di individuare il gene che codifica per le proteine della superficie cellulare.
Il gene preso in considerazione è il PIEZO1. Questo codifica per una proteina che aiuta le cellule a sentire le variazioni locali della pressione dei fluidi, in questo caso del flusso sanguigno. Ciò è necessario per aggiungere l’antigene Er alla superficie delle cellule ematiche.

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Perché è importante distinguere i gruppi sanguigni?

Quando i globuli rossi espongono sulla superficie della membrana degli antigeni che il nostro corpo ha classificato come non-self, il sistema immunitario si attiva, inviando anticorpi per segnalare la distribuzione delle cellule che contengono l’antigene sospetto.
In rari casi, può succedere che i tessuti del feto vengono riconosciuti come estranei dall’organismo della madre e, quindi, aggrediti. Gli anticorpi della classe G (IgG) che vengono prodotti passano attraverso la placenta, portando alla malattia emolitica nel neonato.

 

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L’importanza della scoperta

Alla luce della recente scoperta è difficile fare delle stime sulla frequenza delle varie versioni, ma sembrerebbe che l’isoforma più rara di Er sia Er b, mentre il Er 5 sembrerebbe quella più comune nelle popolazioni africane, dove darebbe un vantaggio nei confronti della malaria. Sebbene le informazioni sulle ultime tre versioni non sono approfondite, possiamo dire che lo studio ha messo in evidenzia il potenziale-antigenicità anche di proteine molto poco espresse e la loro rilevanza per la medicina trasfusionale.

Sofia Musca

Bibliografia

https://www.repubblica.it/salute/2022/10/11/news/scoperto_nuovo_gruppo_sanguigno-369513886/
https://www.rainews.it/articoli/2022/10/scoperto-un-nuovo-gruppo-sanguigno-si-chiama-er-b225ce8b-67ed-4c54-971f-6e9df949c227.html
https://www.vanityfair.it/article/er-e-stato-scoperto-un-nuovo-sistema-di-gruppi-sanguigni
https://www.pianetachimica.it/mol_mese/mol_mese_2018/07_Piezo1_Canale_Meccanosensibile/07_Piezo1_Canale_Meccanosensibile.htm
https://www.humanitas.it/enciclopedia/anatomia/sistema-immunitario-ematologico/gruppo-sanguigno/
https://www.wired.it/article/gruppi-sanguigni-nuovo-sistema-er-scoperta-utilita-clinica/

Dagli studenti per gli studenti: donazione del sangue cordonale

Il sangue contenuto nel cordone ombelicale (SCO) e raccolto al momento del parto, rappresenta una preziosa sorgente di cellule staminali emopoietiche capaci di generare le cellule del sangue (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine). Può essere utilizzato, come il midollo osseo e le cellule staminali del sangue periferico, per effettuare il trapianto in pazienti affetti da molte malattie ematologiche (leucemie, linfomi) e da malattie genetiche quali ad esempio l’anemia mediterranea o Morbo di Cooley.

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Cos’è il sangue cordonale?

Il cordone ombelicale è l’anello di congiunzione tra la placenta e il prodotto del concepimento. E’ costituito da tre vasi ombelicali(una vena e due arterie), che permettono lo scambio di sangue tra la placenta della madre e il feto durante la gravidanza, al fine di garantire al piccolo l’ossigeno e le sostanze necessarie al suo sviluppo. 
Alla nascita, il cordone ombelicale non è più necessario. Per tale motivo viene bloccato (clampato) con una pinza sterile  per evitare la fuoriuscita di sangue e, subito dopo, tagliato. Non contiene nervi, di conseguenza la recisione non è dolorosa né per il bambino né per la madre.

Perchè è importante donarlo?

La donazione del sangue cordonale è importante perché aumenta le possibilità di cura delle persone affette da patologie trattabili solo attraverso un trapianto di cellule staminali emopoietiche. Può contribuire non solo a curare le malattie tumorali del sangue come la leucemia e i linfomi, ma anche le patologie non tumorali, come la talassemia, l’aplasia midollare e le immunodeficienze congenite.

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Come prepararsi?

Il percorso preparatorio prevede:

  • il colloquio della futura mamma con il personale qualificato dei reparti di Ostetricia e Ginecologia, per verificare che sussistano tutte le condizioni di salute necessarie alla donazione
  •  la firma del Consenso Informato

La donazione è totalmente volontaria, anonima e non retribuita. La scelta di non partecipare o ritirarsi da questo programma non richiederà giustificazioni da parte della paziente né comporterà discriminazioni da parte dei sanitari. Inoltre, non influenzerà in alcun modo le cure necessarie alla diade madre-bambino.
In caso di donazione solidaristica, successivamente alla raccolta, il consenso non potrà essere ritirato e non sarà possibile avanzare alcun diritto sull’unità di sangue cordonale. Nell’ipotesi  in cui dovessero sopraggiungere esigenze di un utilizzo clinico intrafamiliare e disponibilità dell’unità  donata, quest’ultima sarà messa a disposizione, dietro richiesta di un sanitario e riscontro di compatibilità, senza costo alcuno.
La futura mamma ha diritto ad una copia del Consenso Informato. Il materiale biologico donato e tutti i dati relativi alla donazione si intendono utilizzabili esclusivamente per quanto sottoscritto nel Consenso Informato.

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Criteri per poter donare e Consenso Informato

Per donare il sangue cordonale è necessario essere in buone condizioni di salute e compilare un questionario anamnestico.  In Italia il Consenso Informato alla donazione allogenica contiene informazioni relative a:

  • Dati anagrafici della donatrice;
  • Modalità di raccolta e conservazione del sangue cordonale;
  • Modalità di utilizzo del sangue cordonale per trapianto;
  • Possibilità di esercitare la facoltà di ritiro alla donazione fino al momento della raccolta;
  • Consenso all’eventuale uso per ricerca nel caso in cui non possa essere utilizzato per trapianto;
  • Richiamo della donatrice a 6 mesi dal parto, per eseguire un prelievo ematico di controllo e valutare lo stato di salute del bambino

Criteri di esclusione

Come per le donazioni di sangue, esistono condizioni cliniche e comportamenti a rischio che precludono la donazione del sangue cordonale. Le principali condizioni cliniche che precludono la donazione riguardano l’esistenza di patologie a carico dei genitori e/o famigliari quali:

  • Malattie autoimmuni;
  • Malattie cardiovascolari;
  • Malattie organiche del sistema nervoso centrale;
  • Neoplasie;
  • Malattie della coagulazione;
  • Crisi di svenimenti e/o convulsioni;
  • Malattie gastrointestinali, epatiche, urogenitali, ematologiche, immunologiche, renali, metaboliche o respiratorie gravi o croniche e/o recidivanti;
  • Diabete insulinodipendente.
  • Malattie infettive (quali AIDS, epatite)

Altri criteri di esclusione sono di natura ostetrico/neonatale e vengono valutati dal personale medico ostetrico durante la gestazione e al momento del parto quali:

  • Febbre in travaglio (febbre >38°C);
  • Rottura delle membrane da oltre 12 ore;
  • Età gestazionale inferiore alle 37 settimane;
  • Distress fetale;
  • Parto vaginale operativo;
  • Malformazioni congenite del neonato;
  • Liquido amniotico tinto;
  • Tampone vaginale assente o positivo per streptococco β-emolitico.

Escludono inoltre la donazione criteri laboratoristici legati alla modalità di raccolta, che possono esporre l’unità a contaminazione microbica o alla formazione di aggregati capaci di innescare la cascata coagulativa, valori volumetrici o cellulari del campione raccolto non adeguati, eventi avversi nel sistema di trasporto, di manipolazione o di congelamento.

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Come avviene la raccolta?

Il SCO, può essere raccolto esclusivamente in parti spontanei a termine non complicati e nei parti cesarei di elezione. La raccolta richiede pochi minuti e viene effettuata senza modificare le modalità di espletamento del parto. La procedura di raccolta non comporta rischi e prevede il recupero del sangue rimasto nel cordone in un’apposita sacca.
La sacca e tutti i materiali utilizzati sono sterili e validati per l’uso specifico. Il sistema prevede che, per ogni donazione, sia possibile raccogliere una quantità di sangue che va da 70 a 200 ml. Se la raccolta non può essere utile ai fini del trapianto, può comunque rappresentare un’importante risorsa per altre finalità cliniche (colliri, concentrati piastrinici, gel piastrinico) o per la ricerca, in conformità alle norme vigenti in materia.

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Conservazione

L’unità viene trasferita presso la Banca di Raccolta e sottoposta ad una serie di controlli ed esami al fine di definire le caratteristiche del sangue e stabilirne l’idoneità alla conservazione e all’uso terapeutico. Vengono bancate esclusivamente le unità cordonali che rispondono ai requisiti di qualità e sicurezza definiti dalle leggi vigenti. Tutti gli esami infettivologici devono risultare negativi e il numero minimo di cellule deve essere rispettato così rendere utilizzabile il campione a scopo trapiantologico.
Se valutato idoneo, il SCO viene congelato e conservato in azoto liquido a –196°C all’interno di , contenitori di stoccaggio costantemente monitorati tramite un sistema di registrazione e di allarme. la conservazione può avvenire in tali condizioni per oltre 20 anni dal prelievo. Tutte le procedure sono rigorosamente documentate per garantire la rintracciabilità  e la sua immediata disponibilità nel caso di richiesta da parte di un Centro che ha in cura un paziente che necessita di un trapianto di cellule staminali.

Utilizzo

Nel nostro Paese la donazione del sangue cordonale più diffusa è per trapianto allogenico non familiare.
La Banca del Sangue Cordonale detiene i dati genetici e biologici del sangue donato e li trasmette al registro nazionale IBMDRRegistro Italiano Donatori di Midollo Osseo e internazionale BMDWBone Narrow Donor World Wide. In questi due database elettronici, su richiesta del centro trapianti che ha in cura un malato, si esegue la ricerca  delle unità di sangue compatibili e, quindi, trapiantabili. Le donatrici vengono informate per iscritto del destino del sangue donato.
E’ possibile anche un’altra donazione, quella per trapianto allogenico familiare per curare un consanguineo del neonato (fratello, sorella…). La conservazione per uso autologo (cioé per un eventuale uso a favore del bambino stesso che lo ha donato), in Italia, è vietata poiché non è sostenuta da evidenze scientifiche.

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Rischi

La donazione non è dolorosa e non si sono mai registrati casi in cui donare il sangue cordonale abbia causato problemi di salute alla madre o al neonato. La donazione non sottrae al bambino in alcun modo risorse di sangue: infatti, in assenza della donazione, il sangue contenuto nel cordone reciso viene smaltito.
Al momento del parto e a distanza di 6-12 mesi verranno effettuati alla mamma dei prelievi per test infettivologici obbligatori per legge, al fine di confermare l’idoneità del sangue prelevato e contemporaneamente sarà eseguita al bambino una visita pediatrica per escludere la presenza di patologie ereditarie.

www.asp.rg.it

Conclusioni

Informarsi sulla donazione e conservazione del sangue del cordone ombellicale è fondamentale e rappresenta una reale speranza e un’importante possibilità di cura per chi è affetto da gravi malattie.
Donare fa bene al cuore.

Alice Pantano

Bibliografia

donazione-del-sangue-del-cordone-ombelicale

donare-il-sangue-cordonale/

donazione_sangue_cord_omb.pdf

www.saperidoc.it

https://www.ibmdr.galliera.it/ibmdr/info/iscrizione

 

 

 

 

Il latte materno: come l’oro, conservato in banca

Quando pensiamo alla donazione ci viene in mente quella del sangue o  degli organi.  Tuttavia è opportuno conoscere una delle forme più semplici ma essenziali di donazione: quella del latte materno.

Importanza dell’allattamento al seno

Il latte materno è, quando possibile, l’alimento da favorire per la nutrizione del neonato, poiché è completo di tutto ciò che serve per il suo accrescimento

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda l’allattamento al seno per almeno sei mesi. Secondo le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità, dell’Unicef e dell’Unione Europea, recepite anche dal Ministero della Salute, l’allattamento al seno dovrebbe poi continuare per due anni e oltre, secondo il desiderio della mamma e del bambino.

Alcune componenti del latte umano che il  bambino riceve ad ogni poppata sono:

  • Milioni di cellule vive: globuli bianchi, ad esempio, che aiutano a rinforzare il suo sistema immunitario e cellule staminali che favoriscono lo sviluppo e l’eventuale guarigione degli organi.
  • Più di 1.000 proteine che sostengono la crescita e lo sviluppo, ne attivano il sistema immunitario e favoriscono lo sviluppo e la protezione dei neuroni cerebrali.
  • Oltre 200 zuccheri complessi, gli oligosaccaridi, che fungono da prebiotici, introducono “batteri buoni” nell’intestino del bambino. Questi, inoltre, prevengono il rischio di infezioni del sangue e riducono il rischio di infiammazione cerebrale.
  • Più di 40 enzimi che facilitano la digestione del bambino e ne rafforzano il sistema immunitario, oltre a favorire l’assorbimento del ferro.
  • Vitamine e minerali, sostanze nutritive in grado di favorire una crescita sana e il corretto funzionamento degli organi oltre che a promuovere lo sviluppo dei denti e delle ossa.
  • Anticorpi, anche detti immunoglobuline. Esistono cinque forme principali di anticorpi e il latte materno le contiene entrambe. Proteggono il bambino da malattie e infezioni, neutralizzando batteri e virus.
  • Acidi grassi a catena lunga che svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo del sistema nervoso.

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Fasi del latte

Il primo latte che i  seni producono dopo il parto è il colostro. Questo è denso e appiccicoso. Viene spesso chiamato “oro liquido“, non soltanto per il suo colore giallo-arancione, ma anche perché è importantissimo per la nutrizione e la protezione del neonato ancora vulnerabile. Inizialmente vengono prodotti 40 o 50 ml ogni 24 ore, che sono però sufficienti al bambino poichè presenta uno stomaco grande quanto una biglia.

Durante la prima settimana di vita , tra il secondo e il quarto giorno circa, la quantità del latte materno cambia: si verifica la così detta  “montata lattea”. Il terzo giorno il bambino è in grado di consumare dai 300 ai 400 ml di latte materno ogni 24 ore, che diventeranno 500-800 ml entro il quinto giorno.

Tra il quinto e il 14° giorno il latte è chiamato latte di transizione. Come suggerisce il nome, da colostro si sta trasformando in latte maturo. La consistenza e il colore diventano più cremosi e il contenuto in grassi, calorie e lattosio aumenta. Entro le quattro settimane di vita del neonato il  latte sarà completamente maturo.

Quando l’allattamento al seno materno non è possibile o non lo è nell’immediato perché il bimbo ha bisogno di passare qualche giorno nella terapia intensiva neonatale o ancora perché è la mamma ad avere problemi, è comunque possibile nutrirlo con il latte materno grazie alle banche del latte e alla donazione del latte umano.

Cosa sono le banche del latte?

Le banche del latte sono strutture sanitarie correlate in genere ai reparti di terapia intensiva (tin) e di patologia neonatale presenti in ospedali pubblici. Hanno una duplice funzione, cioè di promuovere la donazione del latte materno e il suo utilizzo nei centri di neonatologia e nelle tin e di diffondere in generale l’allattamento materno.

Le BLUD (banca del latte umano donato) raccolgono, conservano, controllano, trattano e distribuiscono gratuitamente il latte ai bambini che ne hanno bisogno, su motivata indicazione medica.

Se per un bambino nato sano il latte materno è il nutrimento ideale, per tanti bimbi, soprattutto quelli nati pretermine o con determinate patologie, è da considerarsi un vero e proprio supporto terapeutico.

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Ricevente del latte

Il latte umano è utile soprattutto per i neonati  pretermine e con problemi di salute. Purtroppo le mamme con un figlio ricoverato in terapia intensiva subiscono spesso un distacco prolungato e sono soggette ad uno stress elevatissimo. Tali condizioni possono provocare una riduzione della lattazione fino a farla cessare.

La disponibilità di latte di banca è la soluzione migliore, in questo caso per due principali motivi. Infatti, pur essendo latte di un’altra mamma, è da preferire a quello artificiale perché rimane comunque specie-specifico. Inoltre, nonostante i trattamenti di sanificazione che lo rendono più povero rispetto al latte fresco, contiene molte sostanze preziose per la funzione dei vari organi e apparati e per la protezione da varie malattie.

Secondo diverse società scientifiche, il latte umano donato può essere considerato come un vero e proprio farmaco essenziale. Concetto, avvalorato dalle linee di indirizzo del Ministero della Salute  e da diversi studi scientifici che sottolineano la riduzione del rischio di enterocolite necrotizzante, condizione che causa  il 30% di morte neonatale. Altri vantaggi derivanti dall’utilizzo del latte umano donato nell’alimentazione dei neonati pretermine, soprattutto per quelli di peso molto basso alla nascita, sono la ridotta incidenza di sepsi, infezioni, displasia broncopolmonare. Oltre ai bimbi prematuri, possono trarre benefici dal latte umano donato altre categorie di lattanti, per esempio bambini con malattie gastrointestinali, metaboliche, cardiache, renali. Il latte umano donato è indicato anche in situazioni quali:

  • deficit immunitari;
  • diarrea intrattabile;
  • sindromi con grave malassorbimento;
  • gravi allergie alimentari;
  • insufficienza renale cronica.

Le banche del latte sono indispensabili anche nei rari casi di neonati a termine che per brevi periodi non possono essere allattati dalla propria mamma.

Mamme donatrici

Le mamme donatrici sono coloro che hanno una produzione di latte superiore al fabbisogno del proprio figlio. Bisogna riconoscere che si tratta pur sempre di un prodotto fisiologico e come tale può essere veicolo di agenti dannosi per i piccoli riceventi. Per questo, le banche del latte, seguendo specifiche linee guida formulate dalla Società Italiana di Neonatologia e dal Ministero della Salute, sottopongono le aspiranti donatrici ad un accurato controllo medico per verificare  tutti i requisiti necessari per la donazione. Inoltre, viene proposta la compilazione di un questionario per individuare situazioni che non permettono la donazione a causa del pericolo di trasmissione di agenti tossici e/o infettivi.

La donazione può avvenire se:

  • la donna è in buona salute e non riferisce comportamenti o condizioni che rischino di trasmettere, con il latte, sostanze tossiche come droghe, farmaci, fumo di sigaretta.
  • gli screening infettivologici (per HIV, epatite B e C, sifilide), effettuati con prelievo di sangue prima della donazione, sono negativi.

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Chi non può donare

Le situazioni che secondo le Linee guida del Ministero della Salute costituiscono motivo di esclusione dalla donazione risultano essere, madri:

  •  Fumatrici o che fanno uso di prodotti medicinali contenenti nicotina.
  •  Che fanno uso di droghe;
  • Che assumono abitualmente quantità molto elevate di sostanze contenenti xantine, ad esempio caffè, tè, cola, cacao;
  • Che assumono quotidianamente quantità uguali o superiori a 30-40 cc di superalcolici o ad un bicchiere di vino (circa 100 ml) o a 200 ml di birra;
    • Hanno avuto, nei 6 mesi precedenti la donazione del latte, rapporti sessuali non protetti con partners sconosciuti o che hanno fatto uso di droghe, che sono HCV, HIV, HBV positivi, affetti da malattie veneree o che sono stati trasfusi con sangue od emoderivati;
  • Si sono sottoposte, nei 6 mesi precedenti la donazione del latte, a piercing e tatuaggi (se non praticati con strumenti a perdere), ad agopuntura (se non praticata da un medico autorizzato e con l’utilizzo di aghi a perdere);
  •  Hanno ricevuto, nei 6 mesi precedenti la donazione del latte, trasfusioni di sangue o derivati, o trapianti d’organo. 

Raccolta del latte

Una volta accertata la salute della madre donatrice, quest’ultima verrà informata sulla corretta modalità di estrazione e conservazione del latte. Prima dell’estrazione, ad esempio, è importante lavare le mani e le mammelle con l’acqua corrente. l’estrazione può essere eseguita con la spremitura manuale o con un tiralatte fornito gratuitamente dalle banche del latte.  il prodotto viene raccolto e conservato in biberon sterili monouso, opportunamente etichettati, forniti anch’essi gratuitamente dalle BLUD. La maggior parte delle banche del latte effettua la raccolta programmata a domicilio.

Una volta giunto presso le banche, il latte viene sottoposto a test batteriologici e, per garantire il miglior compromesso tra sicurezza e qualità biologica, viene sempre pastorizzato e conservato a una temperatura di – 20°C. Solo a questo punto è pronto all’uso e può essere conservato per un periodo non superiore ai 3 mesi.

Quanto latte si dona e per quanto tempo dura la donazione

Ogni donna può donare per il tempo desiderato, anche se le donatrici ideali sono quelle che garantiscono una certa continuità di rapporto e una produzione complessiva accettabile, visti i costi sostenuti per le procedure di arruolamento, raccolta domiciliare ecc.

Il medico pediatra, Profeti, spiega in un suo articolo: “La quantità di latte fornita varia molto da donna a donna, poiché dipende dalla produzione e dal tempo che può essere dedicato all’estrazione. Ma ogni goccia è importante, specialmente se è di madre che ha partorito prima del termine o da poche settimane. Infatti,  Il latte, in questi casi, ha caratteristiche ottimali per le esigenze dei neonati più fragili.”

www.mammemagazine.it

Dove sono le banche del latte

Nel mondo si contano oltre 750 banche del latte umano donato che ogni anno forniscono questo alimento a circa 800.000 neonati. Quasi la metà di queste banche è ubicata in Europa (270 banche operative). L’Italia ne ospita 39, seguita dalla Francia che ne conta 36.

In Sicilia risultano attualmente attive le banche al P.O. Garibaldi-Nesima di Catania, A.O.U. Policlinico di Messina e l’ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli di Palermo.

Come si fa ad usufruire del latte umano donato

Un concetto da chiarire è che il latte donato non è una “comoda alternativa” all’allattamento materno, ma va dato solo a chi ne ha effettivo bisogno. Considerati i costi elevati e la ridotta disponibilità, il latte donato viene destinato attualmente solo a neonati pretermine o patologici ricoverati in ospedale e a pazienti dimessi, ma in casi selezionati. Per questo viene distribuito dalle banche in base a una scala di priorità, per il periodo strettamente necessario e in modo assolutamente gratuito.

Per poter garantire il latte a un numero maggiore di neonati, ad esempio per quelli fisiologici in attesa della montata lattea materna, servirebbe che le donatrici aumentassero, ma purtroppo per via della pandemia le donazioni alle banche del latte hanno subito una forte riduzione. Ad esempio, la Banca “Nutrici” della Mangiagalli a Milano ha registrato un calo delle donatrici del 47%, mentre la Banca del Latte dell’Ospedale Sant’Anna a Torino del 23% e la Banca del Latte dell‘Ospedale Bambino Gesù di Roma dell’8%.

www.aiblud.com

Conclusioni

“La gioia di far crescere un figlio grazie esclusivamente al proprio corpo è immensa. Le donne che non lo fanno per i propri neonati ma lo donano per altri compiono un gesto d’amore superiore che merita grande rispetto. Donate, donate, donate il latte materno”.

Sono le parole preziose e toccanti dell’appello di Simona Izzo rivolto a tutte le mamme italiane e che parte da Messina. Tra gli artisti testimonial al Teatro Vittorio Emanuele di Messina del “Gran Gala Blud ” organizzato nel 2021 e finalizzato alla raccolta fondi per la Banca del latte umano donato

Alice Pantano

www.medela.it

www.nostrofiglio.it

www.sin-neonatologia.it