Dazi, la nuova politica commerciale di Trump

Al via la guerra commerciale scatenata da Donald Trump. Il 2 aprile il presidente americano ha annunciato l’introduzione di nuovi dazi commerciali su oltre cento paesi. L’obiettivo dichiarato è “proteggere l’economia americana” , il più grande intervento dai tempi della Grande Depressione. Un giorno simbolico, il “Liberation day” che vorrebbe sancire l’abbandono, da parte degli Stati Uniti della strada del libero scambio per adottare misure protezionistiche.

La mossa protezionistica, motivata dalla Casa Bianca con la necessità di difendere l’industria nazionale e ridurre il deficit commerciale, ha immediatamente scatenato una spirale di ritorsioni da parte dei principali partner commerciali di Washington. Questo ha innescato un’ondata di vendite sui mercati finanziari e ha aperto scenari di elevata incertezza per il futuro del commercio internazionale.

La mossa di Trump

Le misure hanno colpito praticamente tutte le principali economie del mondo, inclusi storici alleati come l’Unione Europea, il Canada e il Giappone. In particolare, Bruxelles ha ricevuto una tariffa del 20% su tutte le esportazioni verso gli Stati Uniti, un colpo durissimo per l’industria europea già in difficoltà. La Cina, invece, è stata bersaglio di una risposta ben più dura: dazi iniziali al 34%, poi aumentati drasticamente fino al 125% il 9 aprile, in risposta alle ritorsioni di Pechino. Una mossa per correggere anni di abusi commerciali, che ha scatenato una reazione a catena: crolli  in borsa, tensioni diplomatiche e allarme tra gli analisti economici.

Le immediate contromisure

La Cina e l’Unione Europea, perciò, non restano a guardare il tragico scenario. La Cina, con la sua rapida imposizione di tariffe equivalenti sui beni americani, ha lanciato un chiaro segnale di non voler cedere alle pressioni. L’Unione Europea, pur mostrando inizialmente apertura al dialogo, ha preparato una lista di contromisure mirate,  approvando nuovi dazi del 25% su una serie di prodotti americani. Per esempio  prodotti alimentari, elettrodomestici, colpendo anche la Harley Davidson, la casa motociclistica e simbolo statunitense.

Una tregua strategica

Ma il colpo di scena è arrivato il 9 aprile. Dopo una settimana di alta tensione e un sensibile peggioramento della situazione sui mercati finanziari globali, Trump ha annunciato una sospensione temporanea di 90 giorni dei dazi per la maggior parte dei paesi colpiti. “Ho pensato che la gente stesse diventando un po’ spaventata”, così Trump motiva la sua decisione della pausa sui dazi. La tregua è stata definita una finestra per negoziare accordi più equi.  L’esclusione della Cina dalla tregua e il mantenimento delle tariffe pregresse su alcuni settori chiave suggeriscono che la determinazione di Trump a perseguire la sua agenda commerciale rimane intatta.

Resta da vedere se questa pausa rappresenti un reale ripensamento strategico o una semplice manovra tattica per esercitare ulteriore pressione sui partner commerciali. Che dietro la facciata della negoziazione si celi la volontà di Trump di imporre condizioni unilaterali? La scommessa di Trump è alta, con un rischio di isolamento crescente degli Stati Uniti sulla scena commerciale internazionale. Intanto, il mondo osserva con crescente preoccupazione il gioco economico messo in atto dal tycoon, che potrebbe ridefinire gli assetti economici del futuro.

 

Elisa Guarnera