UniMe: ospiti domani al Rettorato la Ministra Cartabia ed il Presidente emerito della Corte Costituzionale Silvestri

L’Università degli Studi di Messina ospiterà domani 21 gennaio un incontro-dibattito sul tema “Giustizia costituzionale e Diritti fondamentali nel contesto della integrazione europea” organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza, dal Dottorato in Scienze Giuridiche e dalle cattedre di Diritto Costituzionale. Durante l’incontro interverranno la Ministra della Giustizia Professoressa Marta Cartabia ed il Presidente emerito della Corte Costituzionale, Professore Gaetano Silvestri.

La locandina

La locandina dell’evento.

Protagonisti dell’incontro

Prenderanno parte al dibattito:

  • Professore Salvatore Cuzzocrea, Rettore dell’Ateneo peloritano;
  • Professore Francesco Astone, Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza;
  • Professoressa Giusi Sorrenti, ordinario di Diritto Costituzionale;
  • Professore Antonio Saitta, ordinario di Diritto Costituzionale
  • Ricercatori, Dottori di ricerca e Dottorandi: A. Amato, A. I. Arena, G. Donato, A. Fusco, E. La Fauci, C. Lotta, R. Ravì Pinto, D. Scopelliti, F. Torre.

Chi può partecipare 

All’incontro-dibattito potranno assistere:

  • studenti, ai quali saranno assegnati 0.25 CFU;
  • Avvocati, ai quali saranno assegnati 3 crediti formativi, di cui 1 in materia deontologica.

Come partecipare

L’incontro si svolgerà con due modalità:

  1. in presenza presso l’Aula Magna del Rettorato nella giornata di venerdì 21 gennaio alle ore 17. Essendo previsto un numero contingentato di partecipanti, gli interessati per poter accedere dovranno prenotarsi entro e non oltre le ore 12:00 del 21/01/2022 al seguente link: clicca qui per effettuare la prenotazione.
  2. a distanza seguendo la diretta Facebook che sarà trasmessa sulle pagine UniMe e Voci Costituzionali. (clicca qui per seguire la diretta).

Al fine di consentire una più ampia partecipazione degli interessati, in caso di esaurimento dei posti, saranno allestite la Sala dell’Accademia Peloritana dei Pericolanti e l’Aula 5 del Dipartimento di Giurisprudenza con collegamenti tramite proiettori. Anche in questo caso sarà necessaria la prenotazione al seguente link: clicca qui per effettuare la prenotazione .

N.B. Vi comunichiamo che i posti in Aula Magna sono già esauriti.

Come ottenere i CFU

Tutti gli studenti interessati all’ottenimento di 0,25 CFU dovranno seguire l’evento e compilare sia in entrata che in uscita il modulo presente al seguente link: Modulo google

Solo così la procedura di riconoscimento dei crediti formativi sarà accettata.

Elidia Trifirò

Libertà fondamentali e Coronavirus: ecco perchè il mondo non può non protestare

L’emergenza Covid-19 ha riscritto molte regole sociali e della vita quotidiana.

Siamo stati costretti a rinunciare a molte attività e la quarantena ha modificato i ritmi del mondo.

Restano però molti ambiti che non hanno ancora una chiara ri-scrittura.

Questi non possono che essere quelli in cui sono coinvolte un gran numero di persone, dove il rischio di un incremento del contagio è altissimo.

Gli “assembramenti” veri e propri, consentiti e sicuri, sono ancora molto lontani dalle nostre possibilità.

Le libertà di riunione e manifestazione sono ancora da limitare, se vogliamo evitare il disastro.

Ma cosa accade quando l’esercizio di queste libertà si fa impellente e necessario?

Riunirsi e manifestare è una diretta conseguenza di ciò che accade nella società.

È una risposta agli eventi che, in determinati casi, può costituire l’unica modalità di esercizio del potere.

In questi giorni sono diversi gli eventi che hanno riportato a galla questa necessità.

In diverse occasioni la gente si è riversata in strada, sia rispettando sia violando le disposizioni di sicurezza.

Sembrano surreali le immagini di folle numerose per le strade dopo tutti questi mesi di quarantena.

Il pericolo di quelle azioni è palpabile attraverso uno schermo e temiamo che l’incubo abbia di nuovo inizio.

 Ma dove si è riversata in strada la gente?

Ad Hong Kong già dall’inizio di maggio

Hong Kong aveva una situazione difficile già da prima della pandemia.

Molte manifestazioni sono avvenute nei mesi precedenti, per difendere quello che chiamano “Una Cina, due sistemi”.

Il loro obiettivo è difendere la propria autonomia e contestare la sempre più preponderante influenza del governo cinese.

Dopo la pandemia una delle prime manifestazioni, pacifica ma non autorizzata, è avvenuta in un centro commerciale, dove si è creato un assembramento.

In questi giorni invece le proteste stanno tornando nelle strade cittadine, dove la repressione della polizia si è fatta più intensa.

Negli Stati Uniti, per la morte di George Floyd

È avvenuto martedì l’omicidio di George Floyd da parte della polizia del Minnesota.

Un poliziotto bianco ha soffocato col suo ginocchio l’afroamericano Floyd, sommando l’accaduto alla numerosa collezione di episodi di razzismo da parte di agenti di polizia bianchi.

In questi giorni sono molte le manifestazioni del movimento Black Lives Matter.

Ci sono episodi di marce pacifiche ma sono numerosi gli scontri e gli atti di vandalismo, che in queste ore si stanno scontrando con le forze di polizia.

I Gilet Arancioni, in Italia

In queste ore l’indignazione per aver ignorato le misure di sicurezza sta sommergendo il web.

In diverse città italiane, ma soprattutto a Milano, sono avvenute delle manifestazioni dai toni un po’ estremisti.

Il movimento infatti chiedeva un ritorno alla lira italica e un governo votato al popolo.

Questi, i tre maggiori episodi di riunione e manifestazione.

 

Cosa possiamo dedurre?

Ognuna di queste manifestazioni ha un suo perchè impellente. Talmente forte da superare la paura per un nuovo contagio, sia che si tratti di eventi autorizzati o meno. 

L’emergenza Covid ha reso necessaria la limitazione delle libertà fondamentali.

E chiedersi fino a che punto questo sia possibile è legittimo.

Il diritto ci risponde sostenendo che è necessario attuare un bilanciamento tra interessi costituzionalmente rilevanti.

Per citare il nostro riferimento costituzionale potremmo ricordare l’articolo 16 della Costituzione, il quale afferma che la legge può stabilire limitazioni per motivi di sanità o sicurezza.

È tuttavia necessario riflettere sui motivi che hanno portato alle tre grandi mobilitazioni di cui abbiamo parlato.

Scendere in piazza a volte può essere l’unico strumento di esercizio del potere popolare contro un’entità più grande, come nel caso di Hong Kong, in cui è minacciata la libertà stessa di una nazione.

Oppure, come nel caso americano, l’unico modo affrontare collettivamente una piaga sociale (quella delle discriminazioni razziali in questo caso).

E infine, anche se per motivi concretamente estremisti, la discesa in piazza può figurativamente essere espressione di mesi di legittima “repressione” per evitare il contagio, e quindi un monito a non dimenticare che la normalità è esercitare liberamente i propri diritti.

In questa sede non si intende affatto giustificare le ragioni delle manifestazioni soprattutto la violazione delle misure di sicurezza.

 Tuttavia è necessario renderci conto che, senza la giusta accortezza, quella a rimanere più indebolita da questo virus potrebbe essere proprio la democrazia.

 

Angela Cucinotta