Donne di Messina: storie di coraggio e devozione

Messina è una città ricca di storie di donne straordinarie che, con la loro forza e determinazione, hanno lasciato un segno indelebile nel panorama socio-culturale della città in riva allo Stretto.

 

Dina e Clarenza: eroine dei Vespri Siciliani

Dina e Clarenza - donne di Messina
Dina e Clarenza, Duomo di Messina – Fonte: commons.wikimedia.org

Simboli di sacrificio e devozione, Dina e Clarenza si distinsero, durante i Vespri Siciliani, per il loro coraggio e la loro resistenza contro la dominazione angioina. Dina avvertì del pericolo imminente, mentre Clarenza suonò le campane per radunare il popolo alla difesa della città. Il loro eroismo è, ancora oggi, sinonimo di amore e attaccamento dei cittadini verso la città di Messina.

 

Nella sua “Historia Sicula”, Bartolomeo di Neocastro descrive come, nella notte dell’8 agosto 1282, Dina e Clarenza riuscirono a sventare un attacco dei francesi: “[…] Ma una donna di nome Dina con un grande masso colpisce alcuni assalitori e li stende a terra mentre un’altra di nome Clarenza martellando a stormo le campane galvanizza la gente e chiama alle armi”.

 

Margherita d’Aragona, principessa dell’umiltà

Margherita d’Aragona, principessa appartenente alla dinastia degli Aragona di Sicilia, scelse di consacrare la sua vita a Dio dopo essere rimasta vedova. Fondò il monastero di Santa Chiara a Messina, dedicandosi in toto alla cura dei poveri e dei malati. Con l’amore e la devozione della stessa Margherita, il monastero divenne porto sicuro per i bisognosi, garantendo loro conforto e assistenza. Il suo altruismo rappresenta, tuttora, fonte di ispirazione per il popolo messinese.

 

Santa Eustochia Smeralda Calafato

Beata Eustochia
Eustochia Smeralda Calafato – Fonte: diocesimessina.it

Proveniente da una famiglia agiata, Eustochia Smeralda Calafato abbandonò qualsiasi ricchezza materiale per abbracciare l’ascetismo come monaca tra le Clarisse. Nel 1464 fondò il monastero di Montevergine, grazie anche al contributo della madre e della sorella. L’anno successivo fu eletta badessa. La sua vita fu caratterizzata da una particolare devozione per i luoghi santi, pur non avendo mai avuto la possibilità di visitarli. Eustochia aveva, inoltre, particolarmente a cuore la salute dei malati messinesi, tant’è vero che la stessa Messina la rappresentava come sua patrona e protettrice.

È indubbio che la badessa abbia lasciato un’impronta indelebile nella storia religiosa della città: il 22 agosto di ogni anno, infatti, le autorità cittadine si recano alla Chiesa di Montevergine per assistere alla Santa Messa e rendere omaggio a Santa Eustochia.

 

Rosa Donato: L’Artigliera del Popolo

Rosa Donato – Fonte: visitme.comune.messina.it

Conosciuta come l’artigliera del popolo, Rosa Donato incarna perfettamente i simboli della resistenza e del patriottismo. Partecipò attivamente alla rivoluzione siciliana del 1848-49 contro il governo borbonico e per il suo eroismo fu promossa caporale. Dopo la riconquista borbonica di Palermo, fu arrestata, torturata e imprigionata per 15 mesi. Intellettuali come Giuseppe La Farina e Gaetano Oliva raccontano l’estremo coraggio che Rosa dimostrò anche solo “con un piccolo cannone arrugginito”, esaltando la sua grande determinazione e il suo spirito indomito.

 

 

Maria Accascina e la rinascita del Museo di Messina

Maria Accascina
Maria Accascina – Fonte: oadi.it

Intellettuale di spicco del XX secolo, Maria Accascina ha giocato un ruolo indispensabile nella rinascita culturale di Messina dopo il terremoto del 1908. Nata a Napoli, fu trasferita a Messina nel 1949 per dirigere il Museo Regionale, che oggi porta il suo nome. Fondamentali furono le sue ricerche e pubblicazioni che contribuirono ad arricchire la comprensione dell’arte siciliana.

In un articolo del 1938 la stessa Accascina scriveva: «Più si procede nel tempo, più noi limitiamo e mutiliamo il nostro passato, non soltanto per quanto riguarda interesse scientifico ma per quanto riguarda l’esistenza reale dei monumenti; lasciamo distruggere castelli e palazzi, chiese ed affreschi e nel tarlo le stoffe, i legni nell’umido, nella polvere i quadri, nel fango dell’indifferenza le cose dilette e sacre per la memoria della nostra terra».

 

Giusy Lanzafame

 

Fonti:

https://visitme.comune.messina.it/it/luoghi/dina-e-clarenza

https://www.causesanti.va/it/santi-e-beati/eustochia-smeralda-calafato.html

https://eustochia.jimdofree.com/santa-eustochia/

https://visitme.comune.messina.it/it/luoghi/rosa-donato

http://www.oadi.it/la-figura-di-maria-accascina/

 

 

 

 

…due donne, Dina e Clarenza, salvarono Messina durante l’assedio angioino?

Avete mai fatto caso alle due statue in bronzo dorato che battono le ore e i quarti nel campanile del Duomo? Alte tre metri, rappresentano due donne: non figure angeliche, come potrebbe sembrare, né personaggi casuali. Si tratta di due donne che hanno a che fare con la storia di Messina e a cui la città è stata tanto grata da renderle immortali, rappresentandole su uno dei suoi monumenti più famosi. I loro nomi sono Dina e Clarenza e per raccontare la loro storia dobbiamo fare un lungo passo indietro, fino al XIII secolo.
Era il 1282: il 30 marzo, lunedì dell’Angelo, scoppiò a Palermo la rivolta contro gli odiati dominatori francesi, gli Angioini. L’insurrezione, passata alla storia con l’espressione “Vespri siciliani”, si propagò ben presto in tutta la Sicilia. Il 28 aprile, anche Messina, che era rimasta l’ultimo baluardo dei francesi, si ribellò al giogo straniero.
Non riuscendo a sedare la rivolta, Carlo I d’Angiò decise di intervenire militarmente. Forte di 200 navi e 75mila uomini, a luglio, prese d’assalto la città dello Stretto, considerata la chiave della Sicilia: caduta questa, era convinto che l’intera isola sarebbe capitolata. Ebbe così inizio lo storico assedio di Messina, durato sino alla fine di settembre, durante il quale la popolazione peloritana mostrò straordinario coraggio nel resistere e combattere contro il feroce nemico.
L’8 agosto, accadde che una parte delle mura, presso il colle della Caperrina, rimase scoperta perché gli uomini di guardia erano andati a mettersi al riparo da un terribile temporale. I francesi ne approfittarono e in poco tempo riuscirono ad oltrepassare le mura. I messinesi, però, immediatamente accorsi, li respinsero e subito dopo ripristinarono le barricate. Quella notte, poi, sulle mura le donne presero il posto degli uomini, stremati.
Due di esse, Dina e Clarenza, erano di guardia proprio presso la Caperrina e quando videro che i francesi si avvicinavano, mirando ad attaccare nuovamente in quel punto, si adoperarono per allertare i concittadini. Al grido di “all’arme”, Dina iniziò a rotolare massi per rallentare l’avanzata dei nemici, mentre Clarenza di corsa raggiunse la torre campanaria del Duomo e suonò le campane a stormo. La popolazione si precipitò sul colle e in poco tempo ricacciò le truppe angioine.
Alle due donne, dunque, venne riconosciuto il merito della salvezza della città.
Due vere e proprie eroine, di cui la storia ci ha tramandato solo i nomi, ma che nel tempo sono state celebrate in versi e canti popolari, oltre che rappresentate, appunto, nel campanile del Duomo e, inoltre, sulla facciata lato nord di Palazzo Zanca in due grandi bassorilievi.

Francesca Giofrè