Un altro capitolo del caso Biot: espulso un diplomatico italiano dalla Russia

E’ arrivata la “risposta” russa al caso Biot. Il Ministero degli Esteri russi ha lasciato solo 24 ore di tempo a Curzio Pacifici, per lasciare il Paese. Definito “persona non grata”, Pacifici, è funzionario dell’ambasciata italiana a Mosca, che lavorava come assistente addetto alla Difesa e addetto navale.

Curzio Pacifici (fonte: il Messaggero)

La decisione è arrivata come risposta alle “misure ostili e infondate delle autorità italiane”, riguardo al recente scandalo scoppiato in Italia: due ambasciatori russi sono stati espulsi dall’Italia perché coinvolti nel caso di spionaggio di Walter Biot.

L’inizio di tutto: il caso Biot

Walter Biot, 56 anni, accusato di aver fornito informazioni top secret ai funzionari russi. Fonte: Il Fatto Quotidiano.Walter Biot, 56 anni, ha iniziato la sua carriera nella Marina Militare come ufficiale, qualificandosi inizialmente come «guida caccia», figura che indirizza gli aerei da guerra verso degli obiettivi. Imbarcato per anni su caccia torpedinieri e sulla portaerei Garibaldi, nel 2010 era passato all’ufficio stampa della Marina per poi finire nello staff dell’ufficio Relazioni Esterne della Difesa, svolgendo compiti come la gestione di dossier “top secret” riguardanti le ambasciate straniere e i comandi alleati.

Facendo un passo indietro, ricorderemo che, lo scorso 30 marzo, Biot è stato arrestato a Roma con l’accusa di aver passato documenti Nato (circa 181) ai servizi segreti russi, organizzando degli incontri in un parcheggio della Capitale. Secondo quanto si è appreso, il modus operandi dell’ufficiale consisteva nel trasmettere, attraverso un pennetta USB, tali documenti che poi consegnava al suo contatto russo, incontrato già diverse volte.

Ben 5mila euro (contenuti in piccole scatole) è la somma intascata per l’operazione dal capitano di fregata italiano, adesso sotto accusa per rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio, procacciamento di notizie segrete, esecuzione di fotografie, procacciamento e rivelazione di notizie di carattere riservato.

Le dichiarazioni

La detenzione, confermata il 23 aprile, presso il Regina Coeli fino ad oggi, quando ha ottenuto il trasferimento nel carcere carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. In sede di tribunale ha rilasciato dichiarazioni spontanee: «Ho passato cose di poco conto, non ho passato segreti, non ho mai messo in pericolo l’Italia e non sono un traditore”. Ha giustificato il gesto così: “Sono un uomo disperato, pieno di debiti e con una figlia malata».

 

La tensione tra Ministeri degli Esteri russo e italiano

Un caso, dunque, pieno di tensioni che non danno segno di svanire, tanto che il Ministero degli Esteri russo ha precisato le motivazioni alla base del provvedimento contro Pacifici:

“Il 26 aprile l’ambasciatore italiano a Mosca Pasquale Terracciano è stato invitato al ministero degli Esteri russo, dove gli è stata consegnata una nota del ministero relativa alla dichiarazione di persona non grata dell’assistente dell’addetto per la difesa e addetto alla Marina e all’Esercito dell’ambasciata della Repubblica Italiana nella Federazione Russa C. Pacifici in risposta alle misure ostili e infondate delle autorità italiane nei confronti dell’ufficio dell’addetto alla Difesa presso l’ambasciata russa a Roma. Al funzionario è stato ordinato di lasciare il territorio della Federazione Russa entro 24 ore“.

Luigi di Maio, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Fonte: Huffington Post.

La risposta della Farnesina non si è fatta attendere:

“Abbiamo appreso con profondo rammarico della decisione della Federazione Russa. Consideriamo la decisione infondata e ingiusta perché in ritorsione ad una legittima misura presa dalle Autorità italiane a difesa della propria sicurezza”.

 

Alessia Vaccarella

Il caso di Assia Montanino: il confine tra invidia e “presunte” raccomandazioni

Risultati immagini per di maio segretaria

Altre turbolenze in vista per i pentastellati; a far adirare l’opinione pubblica questa volta è la nomina di Assia Montanino, da parte del vicepremier Luigi Di Maio, come capo segreteria dei ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico; con uno stipendio lordo annuale di 72mila euro. Le critiche rivolte alla neo segretaria sono la totale assenza di curriculum ed il fatto di essere concittadina del leader di MS5. La giovane si è difesa dalle accuse sui social asserendo: “Lavoro al Ministero del Lavoro come Capo segreteria. Stesso ruolo ricoprirò a breve al Ministero dello Sviluppo economico. Due ministeri, uno stipendio solo, pur avendo diritto a due stipendi – spiega -. La cifra netta che prendo mensilmente, pari a circa tremila e trecento euro, copre un impegno che va ben oltre i tempi previsti nel contratto, e che si protrae 7 giorni su 7, senza limiti di orario. E con responsabilità importanti. Il fatto di avere ‘solo’ 26 anni credevo che fosse un elemento positivo e non di demerito, in un Paese in cui non si fa altro che dire: ‘Largo ai giovani’. Vengo dallo stesso paese del ministro Di Maio e questa è stata senza dubbio una ‘fortuna’ – sottolinea – perché così lui ha conosciuto diversi anni fa mio padre, che si era appena ribellato contro gli usurai, e mi ha dato un’opportunità, come l’ha data ad altri studenti universitari per uno stage presso la vicepresidenza della Camera. Mi sono guadagnata stima e fiducia di tutti lavorando sodo per anni. E così continuerò a fare con grande serenità”.  Pensavo che i tempi bui in cui un ex Ministro del lavoro accusava i giovani di essere dei buoni a nulla fossero passati, invece noto che è una mentalità diffusa, sia in ambienti che si definiscono di destra, sia in ambienti che si professano di sinistra”. Come donna, ha poi osservato, che in molti articoli e fotografie private pubblicate ‘c’è un sessismo nemmeno troppo velato’. Purtroppo certi media contribuiscono non solo a diffondere falsa informazione, ma anche a inchiodare l’Italia a un medioevo culturale”.

Che l’Italia non fosse un Paese per giovani lo si era capito da tempo, ma arrivare ad accusare e screditare una giovane ragazza solo perché è riuscita a trovare un lavoro non sarà esagerato? Più che indignati, questa volta non saremo forse un po’ troppo invidiosi? Quasi certamente molti di voi penseranno che queste parole sono inappropriate; poiché il modus operandi di tale assunzione è probabilmente ambiguo, altri che non vi è l’esperienza necessaria per ricoprire il ruolo assegnatole; ma in fondo questo mal costume, tutto italiano, non ci è nuovo. Tuttavia in questo breve intervento, l’intenzione non è quella di giustificare o tanto meno di giudicare quanto accaduto, ma di informare i cittadini come vengono spesi i soldi pubblici. Se sia giusto o meno lasciamo che sia il tempo a dirlo, il quale ha l’indissolubile capacità di far venire tutti i nodi al pettine. Non ci resta che attendere e sperare di poter smentire tutti quegli “invidiosi”.

 

Santoro Mangeruca

Il Governo, i media ed una carneficina anticipata. Che fa male solo all’Italia

Giallo-verde, giallo-blù. Per qualcuno giallo-nero, per altri solo nero. Come il futuro dell’Italia. Con ottantasette – mica bruscolini – giorni di ritardo, dallo scorso 1º giugno l’Italia ha finalmente un Governo. Di un colore che, magari, ad alcuni non riesce proprio ad andar giù ma che va rispettato. Se non altro, per il semplice fatto che quest’esecutivo, forse male assemblato, forse non fattivamente convenzionale, rappresenta l’insindacabile volontà del popolo italiano. E, dopo quattro legislature di fatto auto-proclamatesi, ce n’era davvero bisogno.

Nei primi quattordici giorni dell’era Conte, però, s’è assistito ad un gioco al massacro degno della miglior – o peggior – propaganda. E non da parte degli elettori, che, alla fine dei conti, ne avrebbero avuto anche il diritto. Bensì da parte di televisioni, radio e giornali. Fa specie, in particolare, che anche le più grandi testate ed aziende mediali italiane si siano piegate ad un giochino così becero, frutto di un retro-pensiero ormai scevro di qualsivoglia velo o limite d’imparzialità, che paradossalmente danneggia più loro stesse che il bersaglio designato.

Sia chiaro. Salvini, Di Maio, Conte e i loro fratelli sbaglieranno. Perchè, come diceva Prezzolini, “non si può promettere di non sbagliare, perchè, in un certo senso, ciò è impossibile”. Lo hanno già fatto e, di certo, lo rifaranno e, magari, anche più volte. Ma quanto commetteranno i loro errori, lo faranno con l’obbligo di prendersi essenziali e doverose responsabilità di fronte ad un popolo di elettori di circa 15 milioni di unità. Che, a conti fatti, rappresentano il 25% di un Paese, allo stato attuale, messo in ginocchio.

Crocifiggere mediaticamente i nuovi incaricati non è sicuramente il modo migliore per aiutare una Nazione che, in primis, non riesce a dare e produrre posti di lavoro. Una situazione figlia di un domino politico che vede la prevalenza di lotte assolutamente partitiche rispetto al reale interesse dei cittadini. Se, come sta accadendo ora, il quarto potere rincara la dose, mettendo in evidenza un braccialetto calcistico nel giorno del giuramento o la “comprensibile” emozione nel primo discorso da Premier – da parte di un soggetto che politico non è – si rischia solamente di far male agli abitanti dello stivale. Che, oggi più che mai, vorrebbero semplicemente uscire da una crisi che sembra non avere fine.

Matteo Occhiuto