Torneranno le province! Già sul tavolo la riforma: ecco quando si voterebbe

Tornerà l’elezione diretta dei presidenti delle Province e dei sindaci metropolitani! Tornerà anche l’elezione dei consiglieri e la nomina degli assessori provinciali! Almeno, questa sembra essere la volontà della maggioranza di governo, che già da qualche mese sta tracciando la direttiva per concretizzare il cambiamento. Intanto gli animi dei candidabili si scaldano; secondo il decreto in uscita: quali organi potrebbero votare i cittadini? E quando?

Province, la bozza della legge elettorale

Riporta le informazioni La Gazzetta del Sud. Nel corso degli ultimi mesi sono stati depositati ben nove disegni di legge riguardo la riforma sulle province, ma è nei giorni appena passati che l’indirizzo governativo è stato completamente esplicito per l’elaborazione di una bozza a opera del Comitato ristretto della Commissione Affari costituzionali al Senato. 

Secondo il testo più recente, il presidente della Provincia verrebbe eletto, dai cittadini della Provincia, tra i candidati che ottengano il maggior numero di voti: entro il primo turno previo raggiungimento di almeno il 40% delle preferenze o tramite ballottaggio ai turni successivi.

I consiglieri provinciali sarebbero sempre a elezione cittadina. Verrebbero votati nelle varie circoscrizioni elettorali, ovvero nei vari territori provinciali, ripartiti in collegi plurinominali con un numero di seggi compreso fra tre e otto (secondo l’estensione territoriale).

La soglia di sbarramento è attualmente fissata al 3% e non è prevista la possibilità di esprimere un voto disgiunto. 

Elezioni in primavera: perché sarebbe vantaggioso

Le province sarebbero chiamate ad agire principalmente nei seguenti ambiti: valorizzazione dei beni culturali; gestione della viabilità e dei trasporti; protezione della flora e della fauna; garanzia servizi sanitari; organizzazione dello smaltimento di rifiuti; tutela e valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche; promozione, coordinamento e organizzazione delle attività economiche e produttive di interesse locale; etc.
Di fronte a tutto questo, l’opposizione in primis pone il dubbio della necessità in rapporto ai costi. Vale la pena ricreare e rifinanziare le istituzioni provinciali? Conviene, nell’ottica di un investimento, oppure sarebbe solo uno spreco di denaro pubblico?
Non è semplice farsi un’idea a proposito, si discute pure dell’imprevedibile. Neanche guardare al passato può essere sufficiente: molto può cambiare nei tempi e nei tempi.  
Gabriele Nostro

Francia e Italia discutono. Il problema? I migranti

Non è una novità che Italia e Francia si scontrino: il Ministro dell’interno francese Gérald Darmanin accusa la premier Giorgia Meloni, sostenendo che l’Italia sia alle prese con una «gravissima crisi migratoria».

Durante la messa in onda del programma Les grandes gueules dell’emittente televisiva Rmc, Darmanin ha così esposto le sue preoccupazioni:

Meloni, come Le Pen, è stata eletta dicendo “vedrete questo, vedrete quello” e poi quello che vediamo è che l’immigrazione non si ferma e sta crescendo

Il problema si pone anche in Tunisia:

La verità è che in Tunisia c’è una situazione politica che porta soprattutto molti bambini a risalire attraverso l’Italia e che l’Italia è incapace di gestire questa pressione migratoria

Il ministro dell’Interno francese Gerald Darmanin, attacca Giorga Meloni in un’intervista su Rmc. Fonte: Today

L’inizio dei problemi tra Francia e Italia

Tutto ha avuto origine lo scorso novembre, quando l’Italia si è rifiutata di accogliere i migranti a bordo della Ocean Viking, dando però per scontato che l’aiuto venisse da parte della Francia. Dopo due settimane di navigazione, la nave della Ong francese Sos Mediterranée è approdata a Tolone, nel sud della Francia.

A seguito dell’aumento di sbarchi nel suolo francese, Elisabeth Borne – Primo Ministro francese – ha dichiarato che la Francia si appresta a schierare 150 poliziotti in più al confine con l’Italia così da controllare il flusso irregolare di migranti.

Tajani annulla la visita a Parigi

Antonio Tajani – Ministro degli Esteri – era atteso a Parigi per incontrare Catherine Colonna ma l’incontro è saltato. Tajani si è così giustificato:

Non andrò a Parigi per il previsto incontro con la ministra Catherine Colonna. Le offese al governo ed all’Italia pronunciate del ministro Gérald Darmanin sono inaccettabili. Non è questo lo spirito con il quale si dovrebbero affrontare sfide europee comuni

Non si è fatta attendere la risposta della ministra degli esteri francese Catherine Colonna:

Ho parlato col mio collega Antonio Tajani al telefono. Gli ho detto che la relazione tra Italia e Francia è basata sul reciproco rispetto, tra i nostri due paesi e tra i loro dirigenti. Spero di poter accoglierlo presto a Parigi

Decreto Cutro diventa legge

E mentre Darmanin “attacca” l’operato del governo Meloni, la Camera dei Deputati ha approvato la fiducia alla conversione in legge (con 179 voti favorevoli, 111 contrari e tre astenuti) del decreto migranti detto anche decreto Cutro – chiamato così perché varato dal Consiglio dei ministri che si riunì a Cutro dopo la strage dei migranti.

Cosa prevede?

Il decreto limita l’applicazione della protezione speciale

  • non potrà essere convertita in permesso di soggiorno per ragioni lavorative;
  • potrà essere rinnovato solo per sei mesi;
  • viene esclusa la concessione per ‘gravi condizioni psicofisiche’;
  • i richiedenti asilo sono esclusi dal sistema di Accoglienza Integrazione, sarà riservato solo a chi ha già ottenuto lo status di rifugiato;

Potenziamento dei CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio):

  • raddoppia il tempo di permanenza nei CPR;
  • aumenta il numero di CPR (previsto uno per regione);

Inasprite le pene per gli scafisti, con la novella al Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e la condizione giuridica dello straniero (D. Lgs. 286/1998) che puniva «promuova, diriga, organizzi, finanzi o effettui il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato», che porta la pena fino a due ai sei anni di reclusione.

Inoltre, viene previsto un nuovo reato aggravato dall’evento in caso di «morte o lesioni come conseguenza di delitti in materia di immigrazione clandestina», con pene dai 20 ai 30 anni di reclusione.

Infine, è previsto l’arresto in flagranza, anche differito, per reati commessi durante il soggiorno in un centro di prima accoglienza.

Gabriella Pino

Approvato il progetto del ponte sullo stretto, opera strategica… o forse no

Lo scorso 16 marzo il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto per riesumare la Società Stretto di Messina S.P.A. e dare il via alla realizzazione del fatidico ponte sullo stretto. La società è nata nel 1981, ma solo nel 2003 aprì il suo primo cantiere con il governo Berlusconi, per poi essere bloccata dopo 10 anni dal governo Monti, che decise di metterla in stato di liquidazione.

Tempo fa ci eravamo chiesti che fine avesse fatto questo progetto sul ponte e forse adesso avremo una risposta. Non c’è ancora un programma ufficiale, poiché verrà perfezionato entro e non oltre il 31 luglio 2024. Solo in seguito partirà l’opera, almeno secondo quanto dichiarato dal governo Meloni. Un ponte di circa 3,2 chilometri a campata unica tra Villa San Giovanni e Messina, nelle le relative zone di Cannitello e Ganzirri, dovrebbe emergere per rivoluzionare il nostro paese, ma sarà davvero così?

Ponte sullo stretto: una vita tormentata tra le diverse reazioni politiche

Dopo cinquant’anni di chiacchiere, questo Consiglio dei Ministri approva il ponte a campata unica, il quale unisce la Sicilia all’Italia e al resto dell’Europa.

Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, la definisce come una delle opere più green al mondo, un vero e proprio «gioiello dell’ingegneria italiana nel mondo». Anche Berlusconi, che 20 anni fa aveva stanziato 30 milioni di euro per l’apertura di un primo cantiere fallendo miseramente, si dichiara entusiasta:

Questo è un progetto che rappresenta l’idea di un futuro che abbiamo sempre avuto. Questa volta non ci fermeremo!

L’Unione Europea con Adina Valean, commissaria europea per i Trasporti, aveva già in precedenza teso un mano per la realizzazione del progetto. Dichiarandosi disponibile a finanziarne la prima parte, in attesa di un «progetto solido». Mentre le dichiarazioni da parte di Giuseppe Provenzano, vicepresidente dei deputati del PD, sono differenti:

Un ponte immaginario (e salvo intese), per far passare l’autonomia differenziata che frantuma l’Italia e affossa il Mezzogiorno.

Ponte sullo stretto: tra vantaggi e sfide

Ci chiediamo tutti se questa possa essere la volta buona, dopo mille progetti e promesse. Prima di tutto, però, bisognerebbe partire dalle basi, guardare ai costi ed ai possibili benefici economici. Ad oggi, il ponte – pur non esistendo ancora – è già costato tanto. Lo Stato si trova, ad esempio, a dover adempiere a delle richieste di risarcimento pendenti da parte di alcune società e il costo delle sue casse potrebbe salire a circa 1,2 miliardi. Ad esempio, Eurolink (società che aveva vinto l’appalto per la costruzione nel 2005) chiede oggi 657 milioni di euro, per illegittimo recesso. La mancanza di un collegamento stabile costa alla Sicilia 6,5 miliardi di euro annui. Invece, il costo previsto per la realizzazione del ponte è di 7 miliardi di euro complessivi, di cui 3 per l’opera e 4 per i servizi aggiuntivi.

Il ponte dovrebbe essere a sei carreggiate e porterebbe dei vantaggi anche in termini di trasporti ferroviari. Negli ultimi anni, grazie anche al PNRR, sono stati stanziati 25 miliardi per potenziare le infrastrutture ferroviarie e stradali tra Sicilia e Calabria. Il ponte renderebbe il viaggio verso la Sicilia, dal resto della penisola e non solo, più facile da raggiungere in treno.

Ad esempio, secondo alcune stime, la tratta Roma-Messina che oggi dura otto ore, si ridurrebbe a quattro. Si parla anche di maggiore occupazione che esso porterebbe, con la creazione di 150 mila posti di lavoro. Si parla di una riduzione delle emissioni di anidride carbonica (di circa 312.000 tonnellate). Ma si pensi anche ai traghetti che percorrono ogni anno lo stretto 95.600 volte, contribuendo così all’inquinamento.

Ma dall’altro lato non mancano le sfide progettuali, poiché lo stretto di Messina è un’area soggetta ad alta sismicità. In più, il tratto di mare arriva fino a 250 metri di profondità, quindi i piloni del ponte non possono essere costruiti nel tratto centrale. La distanza da collegare è molta e le faglie geologiche sono in continuo movimento, tra raffiche di vento e forti correnti.

Ma sicuramente bisognerà andar contro ogni tipo di corruzione e fenomeno mafioso, pericoli non solo appartenenti al Mezzogiorno.

Non sono tutte rose e fiori: per molti quest’opera è una “minaccia”

Un’opera fallimentare, che porterebbe elevatissimi ed insostenibili costi ambientali, sociali ed e economico-finanziari.

Questo è quanto dichiara il WWF Italia, che più volte si è pronunciato sul tema. Non ritengono che questa possa essere un progetto“green”, anzi, secondo l’ONG bisognerebbe porci sopra una pietra tombale. Ma le preoccupazioni non vengono a mancare, soprattutto dai cittadini delle aree interessate: molti siciliani si chiedono come e dove avverrà la localizzazione e l’estensione dei 30 cantieri previsti, da Contesse a Torre Faro.

Da pochi giorni si è formato un comitato di opposizione al collegamento stabile tra Sicilia e Calabria. Si tratta del Comitato No Ponte Capo Peloro, che si sta impegnando a diffondere, tramite social e assiduo volantinaggio, tutte quelle informazioni finora strette nell’ombra. Come si legge in una loro nota:

Il comitato nasce per cercare di svolgere un lavoro di informazione e contro-informazione su di un’opera che minaccia di travolgere case, terreni, attività produttive, la nostra stessa vita quotidiana e di cui purtroppo non si ha ancora piena consapevolezza.

La preoccupazione, secondo il Comitato, è che l’alterazione dell’assetto ambientale potrebbe mettere a dura prova anche lo splendido lago di Ganzirri. Questi dubbi e perplessità di certo non sono gli unici e nemmeno i primi. Nel sentire generale c’è entusiasmo, ma c’è la possibilità che anche queste parole che ancora sono al vento (e nonostante l’approvazione) rimangano fiato sprecato.

 

Marta Ferrato

Rave a Modena: il governo Meloni emana un decreto contro i rave e scoppia la polemica

Rave a Modena interrotto dalle forze dell’ordine per volontà del ministro dell’Interno. I raver defluiscono in modo pacifico (fonte: rainews.it)

Rave in un capannone abbandonato

Tra sabato 29 e lunedì 31 ottobre, circa 3mila, o forse 5mila, si sono radunate presso un capannone abbandonato, nella periferia di Modena, in prossimità dell’autostrada A1. Giunti lì da ogni parte d’Italia, ma anche da molti angoli di Europa, con camper e auto, hanno dato inizio al raveWitchtek 2k22” (dall’inglese “witch”, strega), in occasione della prossima notte di Halloween.

Però, proprio il 31 ottobre, è arrivato l’ordine del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, di interrompere l’evento.

Sopraggiunte le forze dell’ordine, queste sono rimaste al di fuori del capannone, iniziando le trattative con gli organizzatori. Seicento gli agenti schierati intorno al perimetro dello stabile.

«Non abbiate paura, non entriamo: la polizia non entra. Siamo qui perché la struttura è pericolosa, non per voi».

A proferire queste parole, tramite megafono, è stato il dirigente della polizia di Modena, Domenico De Iesu, che da subito ha voluto chiarire l’intento di voler metter fine all’evento senza alcuna tensione.  La preoccupazione, infatti, er innanzitutto, per l’incolumità delle migliaia di giovani.

In quel momento, aveva iniziato ad esser chiaro a tutti che la situazione si sarebbe risolta senza troppe difficoltà, come poteva, invece, accadere, considerato l’alto numero di presenti e le dinamiche di contesti analoghi. Dopo ventiquattro ore, la massa ha iniziato a defluire dall’edificio: l’azione di sgombero forzato è stata evitata.

«Abbiamo reagito nella maniera giusta, nessuno ha alzato le mani, non vogliamo lo scontro» ha detto una partecipante del rave tra coloro che hanno parlato ai microfoni dei giornalisti sopraggiunti sul luogo.

 

 

Sgombero completato in maniera pacifica

Più di 1300 le persone identificate dalla Questura di Modena a seguito dell’interruzione del rave, denunciate quattordici, riconosciute come gli organizzatori, di cui tredici italiani e un olandese.

Le operazioni di sgombero pacifico si sono concluse proprio nella serata del 31 ottobre, che avrebbe dovuto essere il culmine dei festeggiamenti. Tramite i social, gli organizzatori avevano annunciato che il rave avrebbe dovuto protrarsi fino al martedì dopo la ricorrenza.

Ieri mattina, 1 novembre, sono stati apposti i sigilli al capannone sfruttato per l’evento, abbandonato e pericolante, successivamente al completamento della messa in sicurezza dell’intera area abbandonata.

Sequestrati quattordici autocarri, strumenti musicali, mixer e casse, per un totale di oltre cento pezzi e un valore stimato di almeno 150mila euro di attrezzatura. Poi, coloro che sono stati individuati dalle forze dell’ordine sono stati sottoposti ad obbligo di “ripristino dell’ordine nei luoghi dove si sono svolti i rave”.

Tutto si è svolto, dunque, con calma, senza tensioni. “La linea del dialogo è sempre quella vincente“, ha commentato il prefetto di Modena, Alessandra Camporota, lodando il funzionario De Iesu e la sua capacità di mediazione nel tranquillizzare i raver.

Il sindaco di Modena, Gian Carlo Muzzarelli, aveva chiesto di “garantire nei tempi più rapidi possibili il ripristino della legalità, tutelando l’ordine pubblico e l’incolumità di tutte le persone, agendo senza forzature“, quindi di chiudere la situazione al più presto, ma senza forzature, ponendosi così sulla stessa linea del capo della polizia locale.

Anche lo stesso ministro Piantedosi aveva chiesto rigore, ma soprattutto tutela dell’incolumità pubblica e calma, anche se nella stessa mattina del 31 ottobre erano stati segnalati dei disagi, come la chiusura, per sicurezza, delle uscite autostradali di Carpi e Campogalliano, sull’A22, Modena Nord e Sud, sull’A1, e poi blocchi del traffico, code e disagi nella zona nord della città, coinvolta anche nell’iniziativa “SkiPass”, salone degli sport invernali.

Però, tutto si è risolto nel migliore dei modi con l’intervento della polizia.

 

 

Il disagio tra i giovani

«Veniamo qui solo per fare festa, ma non diamo fastidio a nessuno», aveva detto uno dei tantissimi raver, riassumendo le intenzioni di tutti gli altri. Le migliaia di giovani accorse a Modena si erano dati appuntamento per un momento di evasione.

Certo, non sono mancanti alcool, fumo e sostanze stupefacenti ad accompagnare i raver nelle ore di musica immersione nella musica assordante.

Ancora una volta, queste le strade intraprese per rincorrere un po’ di evasione. Ancora una volta il motivo è stato quello della ricerca dell’evasione da una realtà a tratti e soprattutto per alcuni troppo pesante.

Per questo, nonostante la discutibilità di costumi adottati durante il rave, anche dall’esterno sono arrivati commenti permeati di una sorta di comprensione per i raver: nonostante l’infrazione della legge, c’è chi sostiene che i raver non abbiano, fondamentalmente, arrecato danni a persone o cose esterne.

Alla luce di ciò, l’emanazione di un decreto appositamente contro i rave, stilato dal governo nelle ultimissime ore, è stato giudicato, anche dall’opposizione, non necessario.

Il decreto sui rave e la polemica

Fino a 10mila euro di multa e la detenzione fino a 6 anni per chi prende parte a un raduno pericoloso: queste le misure che entrano in atto con il nuovo decreto Rave” emanato dal governo Meloni, proprio in seguito all’ultimo evento di questo tipo, organizzato appunto a Modena.

Ciò ha allertato immediatamente l’opposizione politica e non solo. Il leader pentastellato, Giuseppe Conte, ha definito la manovrada Stato di polizia”, alzando i toni del malcontento.

In breve, la paura diffusa è quella che con tale decreto possano essere limitate qualsiasi tipo di manifestazione, anche quelle non potenzialmente davvero pericolose, per la mancanza di un’esaustiva chiarezza sulla definizione di sicurezza pubblica, nell’articolo 5 del decreto, che prevede: l’introduzione del reato di invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine, la salute e l’incolumità pubblica, con sanzioni sia per gli organizzatori che per i partecipanti stessi.

«Esistono una serie di reati ben più gravi di colletti bianchi puniti con pene minori e per i quali proprio il centro destra vietò le intercettazioni – tuona Conte – Creare uno nuovo reato, costruito tutto su una struttura di pericolo, modificando il codice penale, ha conseguenze enormi. Il rischio è che venga utilizzato come strumento repressivo con cui gestire il controllo sociale a ogni livello, considerato che sarebbe applicabile anche nelle scuole, università e fabbriche».

«È assolutamente inaccettabile che la vicenda del rave di Modena venga usata dal governo come pretesto per comprimere il diritto di manifestare». Così chiude il leader del M5S al riguardo.

Su questo punto, insistono il Pd e +Europa, ribadendo essere pericoloso non definire i criteri per stabilire in maniera definitiva la pericolosità degli eventi che di volta in volta verranno sottoposti a quanto previsto dal decreto, perché potrebbero subire la stesse pene previste anche i partecipanti i scioperi sindacali, manifestazioni pacifiche e perfino occupazioni scolastiche.

La pena definitiva è stata a mettere in allerta i penalisti, anche se per i soli partecipanti è prevista una riduzione della pena, e, in particolare, anche la questione delle intercettazioni telefoniche e telematiche.

Anche lo stesso ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani, le intercettazioni, in questa particolare fattispecie, rappresenterebbero uno strumento d’indagine eccessivamente invasivo.

La premier Giorgia Meloni aveva dichiarato, in realtà, di non aver dato il via libera alle intercettazioni per questo reato, ma una pena di oltre 5 anni di reclusione, come quella prevista dal decreto in questione, ne permette di fatto il ricorso.

 

 

 

Rita Bonaccurso

 

Aiuti, Accise e Iva: il Governo Draghi stanzia 14 miliardi per contenere i costi del conflitto in Ucraina

Il premier Mario Draghi vuole provare a fare miracoli per l’Italia e per farlo nella giornata di ieri il Consiglio dei ministri ha approvato un pacchetto di misure dal valore di ben 14 miliardi. Lo scopo è quello di contenere il rincaro prezzi causato dal conflitto in Ucraina il quale, sommato ai due anni di pandemia e alla crisi generale, sta mettendo da tempo in ginocchio l’economia nel nostro Paese.

Il premier Draghi durante la cabina di regia di ieri ha dichiarato che il governo è pronto a tutto per aiutare l’Italia (fonte: zazoom.it)

Tentare di sostenere famiglie e imprese

Come detto, l’azione del governo è volta a sostenere le famiglie e le imprese nel far fronte al caro energia e carburante. Parallelamente, per non dovere nuovamente ricorrere a misure temporanee, l’esecutivo sta studiando dei metodi per ridurre la dipendenza italiana nei confronti del gas russo, unico vero fattore di ricatto per l’Europa da parte di Putin.

Solo poche settimane fa gli italiani si accalcavano in folte folte code presso le stazioni di rifornimento, per accaparrarsi carburante prima dell’annunciato rincaro del costo del petrolio. Poi, l’arrivo di bollette dell’energia dalle cifre duplicate, a parità di consumo con i mesi precedenti. Scenari questi che non hanno fatto altro che rincarare difficoltà già sussistenti dal periodo della pandemia.

«Nel clima di grandissima incertezza che c’è il governo cerca di far il possibile per poter dare un senso di direzione, di vicinanza a tutti gli italiani» ha dichiarato Draghi per spiegare le ragioni dei provvedimenti varati.

Secondo i dati, non si tratterebbe ancora di recessione dell’economia, ma di una fase di rallentamento pari a -0,2% nel trimestre. In ogni caso, c’è stato bisogno di un intervento del governo, il quale sarebbe pronto anche ad altro, a qualsiasi misura necessaria, in caso di peggioramento.

 

Due i decreti approvati

Due sono stati i decreti approvati per dare l’ok a tutto il pacchetto di misure da 14 miliardi, senza scostamento di bilancio. Inizialmente, era stata preventivata una cifra di 6-7 miliardi attraverso l’aumento della tassazione degli extraprofitti guadagnati dall’aziende dell’energia. Gli altri 8 miliardi sono stati “trovati” solo dopo, grazie a ulteriori manovre.

Nella tarda mattinata di ieri, dopo un confronto con i sindacati, il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto “Accise e Iva” per la proroga dello sconto sul carburante fino all’8 luglio, che altrimenti nella stessa giornata sarebbe scaduto.

Nel pomeriggio, poi, la riunione con i capidelegazione di maggioranza e il via libera al secondo, il decreto “Aiuti”, riguardante aiuti alle famiglie e all’economia, gli interventi pubblici a sostegno alle imprese e anche l’emergenza profughi per la guerra.

 

Il Decreto legge “Accise e Iva”: contegno dei prezzi e il pericolo della speculazione

Dopo una brevissima tregua, sono tornati a crescere i prezzi dei carburanti in tutta Italia. I dati rilevano una media nazionale del prezzo della benzina in modalità self sale a 1,798 euro/litro, mentre ancora più alta per il diesel a 1,815 euro/litro. Ovviamente i costi del servito sono più consistenti mentre il Gpl resta elevatissimo.

Con il decreto “Accise e Iva”, che conta un solo articolo e vale due miliardi, viene prorogato, come suddetto, il taglio delle accise e dell’Iva sui carburanti. Inoltre, sarà previsto un monitoraggio anti-speculazione, condotto dal Garante per la sorveglianza dei prezzi con l’aiuto della Guardia di Finanza. Saranno sottoposti a controllo anche i prezzi relativi alla vendita al pubblico.

Per Federconsumatori i costi sono ancora troppo alti e soprattutto privi di alcuna giustificazione. I provvedimenti potrebbero non servire a molto e a ciò si aggiunge l’ombra della speculazione.

Il Codacons spiega che, nonostante i tagli, ma anche il calo delle quotazioni in borsa del petrolio, gli italiani continuino a pagare i rifornimenti il 20% in più rispetto allo scorso anno e che per questo servirebbero interventi sui listini.

 

Il Dl “Aiuti”

Ben più numerosi (cinquanta) gli articoli del decreto “Aiuti”. Il principale intervento è quello ancora sul caro bollette. Verrà sfruttata l’estensione del credito d’imposta per le imprese energivore e il bonus Energia” (gas e luce) diventa retroattivo, venendo applicato dall’1 gennaio: l’eventuale pagamento di somme eccedenti sarà automaticamente compensato in bolletta una volta presentata l’Isee, la quale dovrà essere sotto i 12mila euro per poter ottenere il bonus.

Sta per essere messo a punto un fondo di 200 milioni che finanzia contributi a fondo perduto alle imprese più colpite dalle ripercussioni della guerra, le quali, per questo, hanno subito perdite di fatturato dovute alla flessione della domanda, dall’interruzione di contratti, progetti e dalla carenza di materie prime.

Verrà finanziato nuovamente il fondo di sostegno per gli affitti per il 2022, con 100 milioni. Per il Servizio sanitario, in arrivo 200 milioni per compensare i maggiori costi per l’aumento dell’energia. Infine, le garanzie sui prestiti bancari saranno estese fino al 31 dicembre.

 

Gli altri “Aiuti” approvati e il braccio di ferro sul termovalorizzatore della Capitale

Oltre a ciò, verrà anche corrisposto un contributo di 200 euro a lavoratori e pensionati con reddito medio-basso per contrastare l’inflazione. I rincari delle materie prime, invece, hanno spinto il Cdm a stanziare 3 miliardi nel 2022, 2,5 nel 2023 e 1,5 per 2024 e 2026, per contrastare il caro appalti, il quale mette a rischio anche il Pnrr.

Prorogato, inoltre, al 30 settembre il termine per poter accedere al Superbonus 110% da destinare alle villette unifamiliari.

Aiuti previsti anche per l’emergenza profughi. I Comuni che accolgono i minori non accompagnati in fuga dall’Ucraina verranno rimborsati dei costi sostenuti fino a un massimo di 100 euro al giorno pro capite.

Infine, per ridurre la dipendenza dalle importazioni di gas russo – uno dei temi più attenzionati – si guarda ancor di più alle fonti di energia rinnovabile. Verranno nominati uno o più commissari di governo per i rigassificatori galleggianti. Il mondo delle energie rinnovabili, però, fatica a causa dei lunghi iter per le autorizzazioni: ben undici i passaggi che gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili devono fare per avere il consenso per i progetti. A questo proposito, intanto, si partirà dalla definizione di criteri uniformi per la valutazione dei progetti degli impianti.

Sul tema ambiente, peraltro, si è discusso ampiamente in cabina di regia, a causa di una norma sul termovalorizzatore per Roma, approvata nonostante il rifiuto del Movimento 5 Stelle.

 

Rita Bonaccurso

Da domani, 1 maggio, diremo addio alla mascherina. O quasi.

Ci siamo. Da domani, 1 maggio, avrà inizio una fase che tutti noi attendavamo sin dal marzo 2020, ma che nessuno sapeva quando sarebbe realmente arrivata: fra circa 24 ore, diremo addio all’obbligo di mascherina, non dappertutto, ma in molti contesti.

A sancire il cambiamento delle regole finora attive, è l’ultimo decreto Covid del 24 marzo. Quest’ultimo avrebbe abolito totalmente l’uso – fatta eccezione per ospedali e Rsadelle mascherine, da domani, 1° maggio, ma il ministro della Salute, Roberto Speranza, il 28 aprile scorso, ha firmato un’ordinanza, con la quale si è stabilita la proroga dell’uso dei dispositivi di protezione in alcuni luoghi al chiuso, fino al 15 giugno.

Addio all’obbligo della mascherina in alcuni luoghi al chiuso (fonte: open.online)

Quando e dove continuare a usare la mascherina

Resterà in vigore l’obbligo di indossare le mascherine, fino al 15 giugno, solo per:

  • aerei, treni, navi, tram, metropolitane e autobus, dunque, su tutti i mezzi di trasporto locale e a lunga percorrenza;
  • sale teatrali e da concerto, cinema, teatri;
  • eventi e competizioni sportive al chiuso, come, ad esempio, quelle che si svolgano in palazzetti;
  • locali di intrattenimento e musica dal vivo e altri locali assimilati;
  • per lavoratori, utenti e visitatori di strutture sanitarie ed Rsa.

Per gli altri luoghi al chiuso, quali negozi, palestre e discoteche decadrà l’obbligo. Ciò varrà anche per i posti di lavoro, senza distinzione tra pubblico e privato. Per il privato, resterà possibile, per i singoli datori di lavoro, poter scegliere se, invece, continuare a mantenere la regola.

A scuola, invece, i dispositivi di sicurezza dovranno esser mantenuti fino alla fine dell’anno scolastico, previsto per l’8 giugno, ma anche durante gli esami di terza media e di maturità, dunque fino all’inizio di luglio, da tutti coloro che saranno coinvolti: studenti, ma anche docenti, personale Ata e altre persone che entreranno negli ambienti scolastici in quei giorni.

Per i luoghi religiosi, nonostante verrà meno anche in questi casi l’obbligo, la Conferenza Episcopale Italiana (Cei) ha raccomandato l’uso della mascherina in chiesa e per lo svolgimento di tutte le attività che prevedono la partecipazione dei fedeli in spazi al chiuso, come per le catechesi.

Uso Ffp2: dove rimane attivo il divieto della mascherina di tipo chirurgico

Negli ultimi mesi, era stato introdotto l’obbligo specifico di indossare la mascherina di tipo Ffp2, con il conseguente divieto di usare quella chirurgica, in diversi contesti. Tale disposizione rimarrà attiva, fino al 15 giugno, per tutti i mezzi di trasporto, locali e non, sale teatrali e da concerto, teatri, cinema, eventi e competizioni sportive al chiuso, locali di intrattenimento e musica dal vivo.

Inoltre, dal Ministero della salute è contemporaneamente giunta la raccomandazione di valutare di indossare i dispositivi, preferendo quelli di tipo Ffp2, in situazioni di rischio assembramento in luoghi dove l’obbligo non sarà più attivo.

 

Green pass, obbligo vaccinale e le regole per i viaggi

Le novità riguardano anche il Green pass e l’obbligo vaccinale. Sarà quasi la fine per la certificazione verde, la quale non dovrà essere più esibita per poter accedere a tutti i luoghi al chiuso dove finora l’accesso era regolato proprio dalla stessa. Di seguito ricordiamo quali, nello specifico:

  • bar;
  • ristoranti;
  • feste;
  • ricevimenti;
  • discoteche;
  • trasporto pubblico locale;
  • trasporto a lunga percorrenza;
  • palestre;
  • stadi;
  • concorsi pubblici;
  • sale gioco;
  • centri benessere;
  • centri universitari;
  • mense;
  • palazzetti dello sport;
  • tutti i luoghi di lavoro pubblici e privati.

Sottolineiamo che la decadenza dell’obbligo nei suddetti casi riguarda sia il Green pass (3-4 dosi) “rafforzato” che quello “base” (due vaccinazioni, guarigione o tampone negativo), mentre l’obbligo rimane per accedere a ospedali e Rsa. La certificazione necessariamente richiesta sarà quella che attesti un ciclo vaccinale completo, di tre dosi di vaccino anti-Covid, quindi il Super Green pass. L’obbligo è stato esteso fino al prossimo 31 dicembre.

In caso di viaggi a lunga percorrenza, potrebbe essere necessario essere in possesso della certificazione, ma basterà quella base. Le regole variano a seconda dei Paesi di destinazione, ma per l’ingresso nei Paesi Ue rimane, a livello generale, obbligatorio esibire la certificazione verde all’arrivo.

 

L’attenuazione delle limitazioni in nome della fiducia ai cittadini

Il ministro Speranza (fonte: tpi.it)

Lungo e pieno di confronti all’interno dell’esecutivo è stato il percorso fino alla firma da parte del ministro Speranza, il 28 aprile. Quest’ultimo puntava a mantenere lo stesso livello di prudenza per le prossime settimane, così consigliato anche dal suo consulente, il dottor e docente di Igiene Pubblica all’Università Cattolica, Walter Ricciardi , che aveva messo un freno all’ipotesi di liberarsi in modo definitivo di uno dei principali strumenti per la protezione dal covid.

ma altri, tra i quali lo stesso sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, spingevano per una linea di maggior libertà:

«L’inizio di questa fase nuova – ha commentato Costa- è coerente con la responsabilità dimostrata dagli italiani che hanno imparato a convivere con il virus con grande consapevolezza. Si tratta di un atteso messaggio di fiducia per tutti.».

Alla fine, dunque, il compromesso è stato trovato tra le due posizioni, in nome di quella fiducia nel buon senso dei cittadini italiani, i quali sembra abbiano dimostrato prudenza, la stessa che non si deve abbandonare proprio ora, nel primo vero passo verso il ritorno a una vita senza limitazioni.

 

Rita Bonaccurso

 

“Decreto Riaperture”: abbandono progressivo di mascherine e Green Pass. Tutte le novità dall’1 aprile

Il 17 marzo il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il nuovo decreto avente ad oggetto le misure di contrasto alla pandemia da Covid-19. A differenza dei decreti emanati nel corso degli ultimi due anni sulla stessa materia stavolta la sensazione è quella di essere veramente arrivati alla fine di un percorso. Il Governo ha infatti delineato una “road map” che accompagnerà l’Italia attraverso la fase finale della pandemia, predisponendo un progressivo allentamento delle misure attualmente in vigore.

Il premier Mario Draghi e il ministro della salute Roberto Speranza, fonte: purelyfact.com

“Con il Consiglio dei ministri di oggi facciamo passi fondamentali verso la riapertura. Osserviamo con grande attenzione l’andamento della curva epidemica e siamo pronti ad adattare il nostro apparato alla sua evoluzione, anche in senso più espansivo, se è il caso. Ma attualmente abbiamo preso questi provvedimenti”.

Dal 1 aprile: green pass, uffici pubblici e scuola

Con la fine dello stato di emergenza Covid il Comitato tecnico scientifico (Cts) e la struttura del Commissario straordinario per l’emergenza, carica attualmente ricoperta dal generale Figliuolo e precedentemente da Domenico Arcuri, verranno definitivamente soppressi. Al loro posto, per la gestione delle rimanenti misure della campagna vaccinale e fino alla definitiva cessazione della pandemia, verrà costituita un’unità operativa ad hoc posta dapprima sotto la gestione del ministero della Difesa (fino al 31 dicembre) e successivamente a quello della Salute (dall’1 gennaio 2023). Terminerà anche il sistema dei colori delle regioni. Non sarà più necessario il possesso del Green Pass per entrare in uffici pubblici, negozi, banche, poste, tabacchini e (solo per gli stranieri) nei ristoranti. Permarrà l’obbligo del certificato base per i luoghi pubblici ad alta probabilità di assembramento, ad esempio gli stadi, che però non saranno più sottoposti a limiti di capienza. Sui mezzi di trasporto pubblici rimane l’obbligo di mascherina (almeno fino al 30 aprile) ma non sarà più necessario il possesso del certificato verde di base. Terminerà anche l’obbligo del Green Pass rafforzato sul luogo di lavoro per gli over50: chi ne sarà sprovvisto verrà multato ma non più sospeso dallo svolgimento della normale attività lavorativa. Infine stop alle quarantene da contatto positivo poiché, indipendentemente se si è vaccinati o meno, basterà il regime di autosorveglianza ed indossare una FFP2.

(fonte: ideawebtv.it)

Con particolare focus sulla scuola, dal primo aprile non sarà più obbligatorio indossare la mascherina in classe e in caso di positività rimarrà a casa, in didattica a distanza, solo il contagiato. In più, riparte la possibilità di svolgere attività sportive e gite scolastiche.

Tutte le altre date della road map, dagli obblighi vaccinali alle mascherine

La certificazione verde rafforzata continuerà ad essere richiesta fino al 30 aprile per le sole attività di ristorazione, centri benessere, sale gioco, discoteche, congressi ed eventi sportivi al chiuso. Mentre per alcune attività come mense, concorsi pubblici e colloqui in carcere, oltre ai trasporti a lunga percorrenza, sarà ancora obbligatorio in versione base. Dal 1 maggio terminerà l’obbligo di mascherina al chiuso nonché di Green Pass quasi ovunque. Un mese e mezzo dopo, dal 15 giugno, cesserà l’obbligo vaccinale per il personale scolastico e, in generale, per tutte le figure professionali per cui precedentemente era stato previsto (militari, agenti di polizia, soccorso pubblico, polizia locale etc…). Oltre questa data le uniche figure per cui continuerà a rimanere obbligatoria la vaccinazione sono il personale sanitario e gli impiegati delle Rsa. Per questi la situazione rimarrà invariata sicuramente sino a fine anno. Analogamente, e per intuibili necessità di tutela dei soggetti più fragili, le visite da parte di familiari e visitatori alle persone ricoverate all’interno di ospedali e Rsa saranno consentite solo con il Super Green Pass (sempre sino a fine anno).

(fonte: blitz quotidiano)

I ringraziamenti di Mario Draghi

Il premier Mario Draghi e il ministro della salute Roberto Speranza, nel corso della conferenza stampa successiva all’approvazione del decreto, hanno parlato di una nuova fase pensata e incentrata principalmente su due obiettivi: la definitiva ripresa dell’economia nazionale e la limitazione dell’esperienza della didattica a distanza al minor uso possibile. Il premier si è voluto dunque soffermare sul merito da attribuire ai cittadini italiani.

“Voglio ringraziare anche tutti gli italiani per l’altruismo e la pazienza dimostrata in questi anni: noi siamo spesso percepiti con scarso senso civico e invece siamo stati bravissimi in questa pandemia, occorre andare fieri”.

Un ringraziamento, a margine, anche ai membri del Cts: “se uno esamina la situazione di questi anni il Cts ha dato un supporto straordinario a decisioni difficilissime prese da questo e dal precedente governo. Ha dato il supporto psicologico per dire che le decisioni erano prese con il supporto della scienza, non sulla base di sensazioni. Questo per chi prende decisioni è essenziale”.

Filippo Giletto

DL festività, le misure restrittive per Natale e Capodanno

ARTICOLO AGGIORNATO

Il Natale è alle porte e la variante Omicron rappresenta ormai il 28,2% dei positivi. Il governo ha annunciato nuove misure restrittive per arginare la nuova ondata di casi legati al Covid e non rendere vano il vantaggio che l’Italia ha fin qui accumulato grazie alla somministrazione dei vaccini. Il CdM ha approvato ildl festività“, ovvero il decreto legge del governo per reagire all’impennata di contagi in vista delle feste di Natale e Capodanno.

E’ stato deciso di non estendere l’obbligo vaccinale ai dipendenti della Pubblica Amministrazione né ad altre categorie. Non si potranno organizzare eventi in luoghi pubblici all’aperto, come feste in piazza; le discoteche saranno chiuse fino al 31 gennaio e niente più caffè al bancone dei bar per i non vaccinati.

Sarà obbligatorio il super green pass per andare in un museo o in palestra; mascherine Ffp2 obbligatorie sui mezzi pubblici e non solo, anche per andare allo stadio o al cinema.

Le mascherine all’aperto 

L’Esecutivo esclude qualsiasi forma di lockdown e, per questo motivo, ha optato per l’obbligatorietà della mascherina all’aperto anche in zona bianca, fino al termine dello stato di emergenza, fissato al 31 marzo. L’obbligo sarà in vigore dalla pubblicazione del decreto in Gazzetta e fino al 31 gennaio 2022. Inoltre, il dl introduce l’obbligo della Ffp2, come suddetto, sui mezzi pubblici, teatri, cinema, locali all’aperto.

Green pass valido 6 mesi 

Dal 1 febbraio 2022 il green pass durerà 6 mesi e non più 9. Inoltre, con ordinanza del Ministro della salute, il periodo minimo per la somministrazione della terza dose sarà ridotto da 5 a 4 mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario.

Super green pass per bar, musei e palestre

Fino al termine dello stato di emergenza, l’obbligo del Green Pass rafforzato sarà esteso alla ristorazione per il consumo anche al banco in bar e ristoranti; al chiuso per piscine, centri benessere, centri termali, palestre e sport di squadra, ma anche per musei e mostre, parchi tematici e di divertimento,  centri culturali, centri sociali e ricreativi (esclusi i centri educativi per l’infanzia) al chiuso e per sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò. Il decreto prevede un rafforzamento delle misure anti-contagio anche per accedere alle strutture residenziali, socio-assistenziali, socio-sanitarie: potranno entrare solo le persone con Super Green Pass e tampone negativo oppure vaccinati già con la terza dose.

Stop alle feste in piazza e in discoteca 

Stop al Capodanno in strada; il decreto prevede innanzitutto lo stop a tutti gli eventi e le feste previste in piazza e i concerti all’aperto fino al 31 gennaio in tutta Italia per evitare assembramenti. Una misura che uniforma le varie decisioni che erano state già adottate da regioni e sindaci. Chiuse anche le discoteche e i locali da ballo. Al contrario dello scorso anno, non sono stati previsti limiti al numero di ospiti da ricevere in casa il 24, 25, 26 e 31 Dicembre. Nessun obbligo, ma tante raccomandazioni da parte dei virologi, epidemiologi, igienisti che invitano a tavolate contenute, con invitati vaccinati, possibilmente già conviventi.

Controlli a chi entra in Italia

Il governo ha optato per una piccola mossa per contenere la diffusione del virus in Italia: chi entra in Italia, per turismo, lavoro o altre ragioni, potrà essere sottoposto a test antigenici o molecolari a campione. I controlli saranno effettuati in porti, aeroporti, stazioni e frontiere. Isolamento fiduciario per un periodo di dieci giorni se il tampone dovesse dare esito positivo.

 

Elidia Trifirò 

Arriva il “Super Green pass”: ecco cosa cambierà dal 6 dicembre

Il nuovo decreto, in vigore dal 6 dicembre, ha istituito il Super Green pass che spetterà ai vaccinati e ai guariti dal Covid-19. Saranno previste restrizioni per i No Vax e ulteriori regole per la sicurezza.

Super Green pass -Fonte:siviaggia.it

Il Consiglio dei Ministri (Cdm) ha varato, mercoledì 24 novembre, un decreto che sdoppierebbe il certificato verde. La svolta ha come obiettivo l’introduzione di nuove restrizioni per i non vaccinati dal 6 dicembre, attraverso l’attuazione di un provvedimento “salva Natale” che resterà in vigore fino al 15 gennaio 2022, salvo proroghe successive.

Super Green pass

Il provvedimento distingue il classico certificato verde dal “Super Green pass”, posto a disposizione di chi è vaccinato contro il Covid-19 o di chi è guarito dalla malattia ed ha durata di 9 mesi; non spetta a chi risulta negativo a un tampone. Sarà necessario anche per le regioni in zona bianca, oltre che in quelle gialle, arancioni e rosse. In quest’ultime, qualora venissero riapplicate nei territori nazionali, le chiusure varranno anche per i possessori del Super Green pass.

I No Vax verranno tagliati fuori da innumerevoli attività in cui servirà la certificazione rafforzata. Non potranno accedere a: spettacoli, eventi sportivi, bar e ristoranti al chiuso, per entrare alle feste e nelle discoteche. Questi saranno altresì protagonisti di ulteriori limitazioni, previste invece per le eventuali zone arancioni.

Super Green pass: ecco cosa cambia dal 6 dicembre -Fonte:ravennawebtv.it

Dal 15 dicembre, si introdurrà l’obbligo vaccinale per alcune categorie professionali, come per il personale amministrativo della sanità, per docenti e personale amministrativo della scuola, militari, forze di polizia, soccorso pubblico e saranno istituite nuove regole per la sicurezza.

Differenze tra “Green pass”

Green pass base e Super Green pass -Fonte:quotidiano.net

La ramificazione del Green pass in “Green pass base” e “Green pass rafforzato” prevede che:

  • Il Green pass base venga dato a chi si sottopone a tampone molecolare (valido 72h) o antigenico (valido 48h). Questo sarà obbligatorio, dal 6 dicembre, anche per il trasporto ferroviario, sia regionale che interregionale, per il trasporto pubblico locale, per alberghi e spogliatoi e per ogni attività sportiva.
  • Il Green pass rafforzato (Super Green pass) sarà fornito ai vaccinati o ai guariti da Covid 19, con una validità di 9 mesi, calcolato dall’ultima somministrazione di vaccino oppure dal certificato di avvenuta guarigione da Covid-19. Ciò servirà ad accelerare e aumentare il numero dei richiami. Verrà richiesto per l’ingresso a spettacoli, eventi sportivi, bar e ristoranti al chiuso, feste e discoteche, cerimonie pubbliche consentiti in zona bianca e gialla.

Le nuove limitazioni

  • Uso della mascherina: resta obbligatoria al chiuso solo nelle zone bianche. Scatta l’uso della stessa all’aperto dalla zona gialla, senza che vi siano eccezioni.
Norme anti-covid -Fonte:forlitoday.it
  • Palestre e piscine: l’accesso non è precluso a chi non è vaccinato. Per allenarsi basta avere un Green pass in corso di validità, rilasciato anche a seguito di tampone negativo effettuato 48 (nel caso di tampone rapido) o 72 ore (per il tampone molecolare) prima. Questa regola continuerà a valere sia per la zona bianca sia per quella gialla, e sarà così anche con l’entrata in vigore del nuovo Decreto. Dunque, palestre e piscine restano fuori dalle attività per cui è richiesto il Super Green pass, che invece diventerà indispensabile per allenarsi al chiuso solo in zona arancione.
  • Spogliatoi: i non vaccinati possono continuare ad allenarsi anche se posseggono solo la certificazione rilasciata da un tampone negativo. La delibera del Cdm estende però gli ambiti in cui diventa obbligatorio il Green pass base, essenziale per l’accesso agli spogliatoi anche quando l’attività sportiva sia svolta all’aperto.
Impianti sciistici:restrizioni -Fonte:ladige.it
  • Impianti sciistici: servirà in zona bianca e gialla il Green pass base. In zona arancione, invece, vi potrà accedere solo chi possiede il Super Green pass. In zona rossa si prevede altresì la chiusura degli impianti.
Ristoranti al chiuso -Fonte:corriere.it
  • Bar e ristoranti: se attualmente bastava la certificazione di base, dal 6 dicembre, il Green pass rafforzato servirà per accedere a bar e ristoranti al chiuso, discoteche (in zona bianca con capienza del 75% all’aperto e al 50% al chiuso), cinema, teatri, matrimoni, cerimonie pubbliche, concerti, stadi (con capienza al 75% per quelli all’aperto e al 60% per quelli al chiuso).
Trasporti pubblici -Fonte:altroconsumo.it
  • Trasporti: il nuovo Decreto legge renderà obbligatorio il certificato verde su tutti i mezzi di trasporto locali, dunque su bus, tram e metropolitane. Servirà il Green pass base anche per salire sugli autobus o sui convogli della metropolitana.

I controlli del Governo

Mario Draghi -Fonte:ansa.it

L’insistenza dell’Esecutivo sul tema dei controlli servirà a porvi un più generale irrigidimento degli stessi, attraverso l’istituzione di nuove risorse messe a disposizione per tal fine.

Ha così affermato il premier Mario Draghi:

“C’è la sensazione che questi controlli vadano rafforzati, c’è tutta una aneddotica sui mancati controlli, bisogna potenziarli. Tutte le forze di sicurezza, i vigili urbani, saranno impiegati con un impianto diverso dal passato.”

Entro 3 giorni dall’entrata in vigore del Decreto, i Prefetti dovranno sentire il Comitato provinciale ordine e sicurezza, per predisporre e adottare in 5 giorni, un nuovo piano che coinvolga tutte le forze di polizia e che relazioni periodicamente gli accertamenti sul Green pass.

Giovanna Sgarlata

 

Entrerà in vigore il 6 agosto, è stato deciso: scatta l’obbligo di Green Pass. Le dichiarazioni di Draghi

Nella serata di ieri, il Presidente del Consiglio, Mario Draghi ha tenuto una conferenza stampa assieme ai ministri Cartabia e Speranza per discutere dei temi trattati in Consiglio dei Ministri. Tema centrale è l’approvazione del decreto che, dal 6 agosto, prevede l’obbligo di Green Pass per l’accesso a determinati eventi e strutture.

Durante la conferenza stampa il Presidente ha rinnovato il proprio invito a vaccinarsi, sottolineando i notevoli miglioramenti ottenuti a seguito della campagna vaccinale degli ultimi mesi.

Notevole il calo dei ricoveri contro ogni previsione, che dai precedenti 30.000 sono, ad oggi, circa 1300. «L’invito a non vaccinarsi è un invito a morire o a far morire», ha affermato Draghi nel contesto di una domanda circa le posizioni prese dal leader leghista Matteo Salvini negli ultimi giorni.

Alla fine, dopo diversi scontri politici che hanno animato il dibattito nazionale, il testo del decreto è stato approvato all’unanimità dal Consiglio ed entrerà in vigore sulle orme delle misure adottate dalla Francia e da altri Paesi europei.

Per cosa sarà obbligatorio il Green Pass

Dal 6 agosto, sarà necessario per accedere a determinate attività non essenziali:

  • Green Pass che accerti l’inoculazione della dose vaccinale (o entrambe le dosi) Sars-CoV-2 o l’avvenuta guarigione da meno di 6 mesi dall’infezione da Sars-CoV-2;
  • effettuazione di un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo al virus Sars-CoV-2 (con validità 48 ore).

Il testo del decreto prevede, dunque, l’obbligatorietà della certificazione verde o di un tampone negativo per le seguenti attività:

  • Servizi per la ristorazione svolti da qualsiasi esercizio per consumo al tavolo al chiuso – è escluso il servizio al bancone.
  • Spettacoli aperti al pubblico, eventi e competizioni sportivi: previsti in zona bianca e gialla. In zona bianca potranno svolgersi con una capienza consentita non superiore al 50% di quella massima autorizzata all’aperto e al 25% al chiuso. In zona gialla, il numero massimo di spettatori non può comunque essere superiore a 2.500 per gli spettacoli all’aperto e a 1.000 per gli spettacoli in luoghi chiusi.
  • Musei, altri istituti e luoghi della cultura e mostre;
  • Piscine, centri natatori, palestre, sport di squadra, centri benessere, anche all’interno di strutture ricettive, limitatamente alle attività al chiuso;
  • Sagre e fiere, convegni e congressi;
  • Centri termali, parchi tematici e di divertimento;
  • Centri culturali, centri sociali e ricreativi, limitatamente alle attività al chiuso e con esclusione dei centri educativi per l’infanzia, i centri estivi e le relative attività di ristorazione;
  • Attività di sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò;
  • Concorsi pubblici.
(fonte: horecachannelitalia.it)

Nuovi parametri per la scelta delle zone

Si mette da parte l’indice Rt come criterio guida per la scelta della colorazione delle regioni, affidandosi, invece, a due nuovi parametri:

  • il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da Covid-19;
  • il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da Covid-19.

A tal proposito, si rimarrà in zona bianca qualora si verifichi il requisito di base di un’incidenza settimanale dei contagi inferiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti per tre settimane consecutive. Nel caso manchi questo requisito, si rimarrà in bianca se:

  1. il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da Covid-19 è uguale o inferiore al 15%;
    oppure
  2. il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da Covid-19 è uguale o inferiore al 10%.

Si passerà da zona bianca a zona gialla con un’incidenza settimanale dei contagi pari o superiore a 50 ogni 100.000 abitanti a condizione che siano stati superati i limiti di occupazione dei posti letto di area medica e terapia intensiva prevista per la zona bianca.

Da zona gialla a zona arancione se si verifica un’incidenza settimanale dei contagi pari o superiore a 150 ogni 100.000 abitanti e se, contestualmente, si superano i limiti di occupazione dei posti letto previsti per la zona gialla.

Infine, si entrerà in zona rossa se ci si trova in presenza di un’incidenza pari o superiore a 150 casi per 100.000 abitanti e se contestualmente:

  1. il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da COVID-19 è superiore al 40 per cento;
  2. il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da COVID-19 è superiore 30 per cento.
(fonte: quifinanza.it)

Altre misure previste dal nuovo decreto

STATO DI EMERGENZA – Su proposta del Presidente Draghi e del Ministro Speranza, lo stato di emergenza non terminerà a fine luglio, ma verrà prorogato fino al 31 dicembre 2021.

FONDO DISCOTECHE – Verrà istituito un fondo di circa 20 milioni per concedere ristori alle sale da ballo.

TAMPONI RAPIDI A PREZZO CONTENUTO – Il Commissario straordinario, per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19, studierà un piano d’intesa con le farmacie ed altre strutture sanitarie per la fornitura di tamponi rapidi ad un costo non eccessivo almeno fino al 30 settembre 2021.

SANZIONI – Gli esercenti di servizi ed attività sono tenuti a verificare che gli utenti accedano nel rispetto delle prescrizioni. In caso di violazioni, è prevista una multa che oscilla dai 400 ai 1000 euro sia a carico dell’esercente che dell’utente. In caso di ripetute violazioni (per tre giorni), l’esercizio può essere sottoposto a chiusura da 1 ai 10 giorni.

Il Green Pass non è, al momento, obbligatorio per trasporti (a lunga e breve distanza), scuola e luoghi di lavoro.

Valeria Bonaccorso