C’erano una volta i Maneskin: “RUSH!” sinonimo di esagerazione?

I Maneskin questa volta hanno osato troppo, facendo notare la loro mancanza di creatività. – Voto UVM: 2/5

 

Eccentrici, profondi, creativi e per nulla scontati: questi sono i Maneskin, o meglio, lo sono stati ai tempi dell’uscita del loro primo album, Il ballo della vita (2018).

All’epoca erano dei semplici kids from Rome appena usciti da X-Factor, con tante idee e con la voglia di “prendersi tutto”. Ora invece si sono presi tutto ma non hanno più idee. Dove sono finiti i nostri coatti e simpaticissimi Maneskin? A quanti, come me, mancano quei ragazzi?

“Se lo prendi con leggerezza, per quel che è, Rush! è un giro in una di quelle feste orgiastiche”. – (da un articolo di Rolling Stone)

È un po’ curioso il fatto che ascoltando RUSH! venga subito in mente Babylon, l’ultimo film di Damien Chazelle (qui la nostra eccentrica recensione). Quindi mi sono chiesto cosa mai possano avere in comune questi due prodotti, oltre a raccontare di orge intendo…

Capitolo 1: Marlena torna a casa…che il “brutto” qua si fa sentire!

Mi sorprende di come la band made in Rome sia passata dal fare canzoni come Torna a casa o Le parole lontane a pezzi tipo BLA BLA BLA (no, purtroppo non è quella di Gigi Dag)

“I wanna fuck, let’s go to my spot
But I’m too drunk and I can’t get hard”

Il brano altro non è che un imbarazzante susseguirsi di versi, di “fuck” e di “cock”. Insomma, siamo ormai lontani dai tempi in cui i Maneskin si facevano portavoce di sogni e di paure, d’amore e di libertà. Siamo lontani dai tempi in cui cantavano di Marlena.

E se dal punto di vista dei testi l’album è poco fantasioso anche musicalmente non rende. Detto ciò, mi trovo costretto a fare, nemmeno a metà recensione, un plauso all’assenza di creatività che è davvero di altissimo livello! L’unica canzone, forse, in grado di alzare l’asticella del disco poteva essere GOSSIP, che vanta il featuring di Tom Morello alla chitarra. Ma purtroppo, la collaborazione si limita ad un assolo di nemmeno 20 secondi.

Fa un po’ sorridere il fatto che l’unica sperimentazione forse mezza decente di tutto l’album sia stata KOOL KIDS. Una canzone dal retrogusto punk e con un intro di basso abbastanza convincente (brava Victoria), ma che purtroppo non è per niente in linea col resto dell’album!

Capitolo 2: Maneskin con o contro il sistema?

“Sarai qualcuno se resterai
diverso dagli altri”

Era il 2020 quando il fidanzato di Giorgia Soleri (ora sono pari) e la sua banda recitavano queste parole in VENT’ANNI, un altro dei loro successi inserito poi in Teatro d’ira – Vol. 1 (2021). Per molti l’album della ribalta, per me e pochi altri l’inizio del tracollo.

Damiano & Co, all’epoca usciti vittoriosi dal Festival di Sanremo e poi anche dall’Eurovision Song Contest, se le sarebbero dovute tatuare queste parole, dato che già ad un primo ascolto, la maggior parte delle canzoni di RUSH! danno la sensazione di essere un qualcosa di già sentito. E non me ne vogliate se ritengo che TIMEZONE sembri proprio la brutta copia di una canzone di Billie Eilish.

Sarà una conseguenza del fatto che ormai da tempo i Maneskin puntano al mercato internazionale, cercando di creare un nuovo tipo di pubblico. E non a caso la produzione dell’album è stata affidata proprio a Max Martin (già producer di Britney Spears, Taylor Swift, Lady Gaga, Katy Perry, ecc).

Capitolo 3: “RUSH!” è anche peggio di un film di Baz Luhrmann

Lo sapevate che i Maneskin si sono sposati? Ottima come strategia di marketing per l’album, – se solo ne fosse valsa la pena, – e ottimo anche per dimostrare a tutto il mondo (ancora?) quanto il look, quello esagerato, sia importante per loro.

Damiano e Thomas nella parte degli sposi, Victoria ed Ethan in quella delle mogliettine dall’abito bianco! Alla festa c’erano proprio tutti, dai Ferragnez a Paolo Sorrentino, e non poteva di certo mancare lui: Baz Luhrmann, che di recente se n’è uscito con un biopic su Elvis (se neanche questo è stato di vostro gradimento leggete qua), per cui i Maneskin hanno realizzato la canzone If I Can Dream.

E proprio come Luhrmann con i suoi film, i Maneskin con RUSH! hanno osato troppo. E anche IL DONO DELLA VITA, che dovrebbe essere la ballata per eccellenza dell’album, sulla falsa riga di Torna a casa e CORALINE, non convince abbastanza: troppo spinta per vestire i panni di una ballad.

Epilogo: siamo tutti (o quasi) troppo vecchi per i Maneskin… 

A differenza di molti altri artisti che presenziano l’odierna scena musicale, i Maneskin non devono dimostrare niente a nessuno, l’hanno già fatto in passato. Ora possono continuare a fare musica senza porsi nessun limite e soprattutto possono farlo a modo loro, divertendosi, come se fossero ad una festa di Damien Chazelle.

Anzi, abituatevi all’idea di ascoltare questi pezzi ovunque. Del resto, per le nuovissime generazioni i Maneskin continueranno ad essere rock e originali. Per il semplice fatto che questi giovani non hanno sperimentato il rock puro, non hanno nessun punto di riferimento. Questa per loro è vera musica perchè è l’unica che conoscono.

 

Domenico Leonello

Babylon: gli eccessi della Hollywood dei roaring twenties

Babylon è tutto: eccentrico, a tratti eccessivo, fedele alla realtà, ma soprattutto mantiene salda l’attenzione dello spettatore. Voto UVM: 5/5

 

In un turbinio di luci, musica, balli e piaceri, Babylon è un’esperienza audiovisiva che porta lo spettatore in un’epoca di sfarzo e lussuria: la Hollywood degli anni ’20. Scritto e diretto Damien Chazelle, più giovane vincitore del premio Oscar per miglior regia fino ad ora (Whiplash, La La Land), Babylon è, con i suoi 189 minuti, un’opera imponente. Il film ha riscontrato già da subito una buona accoglienza da parte della critica, aggiudicandosi numerose candidature ai Golden Globe, Critics’ Choice Awards e BAFTA. Ciononostante, la pellicola non ha riscontrato il successo sperato in fatto di incassi, probabilmente per via del grande successo di Avatar- la via dell’acqua.

Nel cast si ritrovano alcune delle più grandi stelle del cinema Hollywoodiano contemporaneo: Brad Pitt (Mr e Mrs Smith) nei panni di Jack Conrad, Margot Robbie (Amsterdam) nel ruolo di Nellie Leroi e Tobey Maguire in quello di James McKay.

Babylon
Nellie Leroi in una scena del film. Fonte: Paramount Pictures, Marc Platt Productions, Material Pictures, Eagle Pictures

Babylon: dal cinema muto all’avvento del sonoro

Il film si apre nel culmine degli eccessi: in una strabiliante festa. Tutta la ricca Hollywood si rifugia la sera in un circolo di droghe di ogni tipo, libertà sessuale ed eccessi di ogni tipo; qui si intrecciano le storie di tre figure focali del film. Jack Conrad è una stella del cinema muto, con una certa passione per l’alcol ed alcuni problemi nelle relazioni di coppia; Manuel Torres è un giovane cameriere di origini messicane, con l’ambizione di lavorare nel cinema, di sentire di far parte di qualcosa di più grande. Come Manuel anche Nellie Leroi, bella e determinata, vuole farsi strada nel mondo del cinema, fino a diventare una star.

Proprio nel quieto devasto dopo la festa, Nellie otterrà il suo primo ruolo, trampolino di lancio per la sua carriera. Anche Manny (Manuel) ottiene un biglietto di entrata al parco giochi, che è il set cinematografico, grazie allo stesso Conrad, che lo prende in simpatia e lo aiuta a raggiungere le sue aspirazioni. Ma in una società che cambia, in un cinema che cambia con l’avvento del sonoro, anche le grandi star possono tramutarsi in stelle cadenti e finire nel dimenticatoio.

La parabola del successo

“Ti è stato fatto un dono, avevi i riflettori. Vivrai per sempre nella pellicola.” – Elinor St John a Jack Conrad

Babylon presenta quattro differenti storie di successo: quattro figure che, una volta raggiunto l’apice, decadono miseramente dimenticate dal pubblico. Prima fra tutte Jack Conrad; attore desiderato da tutti i registi, star del cinema muto, non riesce ad adattare il suo talento con l’avvento del sonoro. Determinante è la scena in cui Conrad, osservando gli spettatori in una sala di un cinema guardare un momento particolarmente commuovente della pellicola, semplicemente ridono. La stessa critica amica dell’attore Elinor St John (Jean Smart) lo abbandona, dipingendolo come una star decaduta. La St John considera il destino di Conrad ormai segnato: ciò nonostante, pur avendo perso il suo successo, l’attore rimarrà impresso nella storia del cinema grazie ai suoi film.

La stessa Nellie non riesce a sopportare il peso delle critiche e finisce in un vortice di alcol, droga e gioco d’azzardo, trasportando con sé Manny, innamorato di lei. L’unico che si mantiene indenne dalle influenze dell’ambiente hollywoodiano è il trombettista Sidney Palmer (Jovan Adepo).

Babylon
Manny e Nellie alla festa. Fonte: Paramount Pictures, Marc Platt Productions, Material Pictures, Eagle Pictures.

Da Babilonia ad una società moralista

Un altro fattore focale in Babylon è l’evoluzione che si crea nella Hollywood dagli anni ’20 agli inizi degli anni ’30. Se prima vigevano gli eccessi e la libertà assoluta nei piaceri, si nota come, con l’avvento del sonoro, anche la società tende a modificarsi. Il pubblico stesso inizia a richiedere una maggiore moralità nel cinema e negli attori, e molte figure, come Nellie, hanno difficoltà ad adattarsi ad una nuova società moralista ed ipocrita. Pur cercando di modificare il proprio comportamento, considerato ora rozzo e volgare, l’attrice finirà per rigettare la nuova moralità.

Il cambio di rotta a Hollywood si può notare ancora più chiaramente dagli eventi: se prima le feste erano tanto sfarzose da sembrare quasi delle sorta di orge, in un secondo momento si preferiscono eventi più pacati, caratterizzati da una visione snob e classista.

Un tripudio di colori

In questa lunga dedica alle origini del cinema, Babylon è costellato da varie tecniche cinematografiche e sperimentazioni da parte del regista, che rendono il film alquanto originale. Le scene delle vecchie pellicole mute vengono portate sul grande schermo in bianco e nero, rispettando le inquadrature e lo stile dell’epoca.

Ma ciò che rende veramente unica la pellicola è il finale: senza fare alcuno spoiler, si anticipa solamente la presenza di una totale esplosione di colori, con una sequenza di scene che hanno fatto la storia del cinema. Come dice la stessa St John a Conrad nel film “ è più grande di te, è più grande di tutti noi”: non si tratta di un singolo attore, o di una singola pellicola, ma del cinema in se.

A dare un tocco di colore in più contribuisce anche la grande performance di Margot Robbie nel ruolo di Nellie: l’attrice costruisce una nuova diva, dalla bellezza magnetica ed accattivante, ma pur sempre autonoma nelle proprie scelte e dall’animo forte e determinato.

Babylon: tratto da una storia vera

Ciò che rende la pellicola di Chazelle ancora più strabiliante ed un po’ sconvolgente per lo spettatore è il fatto che ci sia un certo grado di verità nei fatti del film. Si pensi alla figura di Nellie Leroi: lo stesso regista ammette di aver costruito la figura della star sul modello della diva Clara Bow. Altro esempio di personaggio realmente esistito è la scrittrice Elinor St. John, nella realtà Elinor Glyn, mentre l’attore Jack Conrad sembra essere ispirato all’attore John Gilbert.

Ma ciò che sorprende più di tutto è la veridicità della Hollywood-Babilonia: questa espressione, coniata dal regista Kenneth Anger, sembra rappresentare la realtà di una Hollywood fuori controllo. Dopo lo scandalo che coinvolse il comico Fatty Arbuckle per l’omicidio di un’attrice durante una festa, gli studios decisero di cambiare rotta, ristabilendo l’ordine. Il sentimento per un maggiore contegno da parte delle star sfociò infine in un vero e proprio Codice di produzione.

 

Ilaria Denaro