Cus Unime-Pallavolo femminile, l’inizio della preparazione

Il roster già al completo è composto da sedici atlete. Confermate il capitano Giulia Venuto e la giovane Clara D’Arrigo in cabina di regia. I liberi Federica Currò e Martina Giglio, le centrali Giusy Giannetto, Giulia Maisano, Paola Alibrandi e Federica Sgambati. Il gruppo dei volti noti è chiuso dalle schiacciatrici Noemi Pace, Laura Chiofalo e Marika Arena.

Tra i nuovi arrivi in casa cussina ecco invece Fiorenza Raccuia, Sonia Giuffrida e Maria Cristina Gambadoro. Dal settore giovanile ecco aggregarsi le schiacciatrici Silvia Migale e Simona Salvato.

Un gruppo giovane e affiatato quello costruito dal coordinatore tecnico cussino Salvatore De Domenico, che punta con decisione alla salvezza affidatosi all’esperienza delle “veterane”, che già hanno calcato il palcoscenico della serie C, oltre alle indubbie potenzialità delle ragazze provenienti dal settore giovanile.

Il tecnico cussino Leandri ha affermato che: “Il gruppo è giovanissimo e per molti elementi si tratta della prima volta in un campionato di serie C. Ciò nonostante le ragazze hanno voglia di ben figurare in questa loro esperienza e di puntare con decisione alla salvezza. Prenderemo per buono tutto quello che verrà, giocando partita dopo partita con la determinazione della squadra che vuol raggiungere la salvezza il prima possibile”.

Queste le squadre che prenderanno il via al prossimo campionato di C:Cus Unime, Team Volley Messina, Messina Volley, Stefanese, Volley96, Polisportiva Nino Romano, Saracena Volley, Tremonti Free Time, Letojanni, Nebrodi Volley School, Amici del Volley, Pedara Volley.

Earthset: quattro chiacchiere con la Band

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Provenienti da varie parti d’Italia, formatisi nell’ambiente musicale dell’underground bolognese durante gli anni universitari e reduci dal loro primo tour, Ezio Romano (chitarra e voce principale), Luigi Varanese (basso e cori), Costantino Mazzoccoli (chitarra e cori) e Emanuele Orsini (batteria e percussioni), hanno presentato al pubblico italiano il loro LP “In A State Of Altered Uncosciousness”.

Nella musica degli Earthset c’è davvero di tutto. Era vero quello che mi disse Luigi il bassista quando parlammo prima della loro esibizione nell’anfiteatro della cittadella universitaria: “noi abbiamo smesso da tempo di chiederci che genere facciamo” e, d’altra parte, che importa catalogare, dare un’etichetta.

Loro punto di forza è una musica instancabile, innovatrice figlia della tradizione, un’energia che percorre ogni loro pezzo e un senso di panico, come se questo mondo, come se la loro stessa musica stesse stretto agli Earthset. Proprio questo mi porta a profetizzare una rapida ascesa di cui questo punto di partenza, questo loro primo lavoro, ha posto le basi.

Già dall’intro “Ouverture” si intuiscono atmosfere intimiste che faranno eco in tutto l’album; segue una sezione di ballads progressive e fortemente melodiche: “Drop”, “The absence theory” e “rEvolution of the Species”, in cui si incontrano atmosfere Gothic, Post-Punk e Brit Pop.

Le sonorità mutano invece in “Epiphany” che si apre con un lungo arpeggio di Ezio ed un cantato romantico e travolgente, fino alla potente scarica finale. Sentirete un grande riff di basso che aprirà l’unico pezzo cantato quasi interamente da Luigi, “So What”: un punk sbronzo e caotico, che ricorda Dead Kennedys, il movimento anarchico anni ’80, e la New Wave degli Smiths. E’ il pezzo più accattivante e che mi ha fatto pensare di definirli “gli Hendrix del Punk”. Ma il pezzo non finisce in un silenzio imbarazzante, bensì in due note dissonanti di basso che saranno poi l’intro di “Skizofonia”, personalmente il mio pezzo preferito, una prova di maturità incredibile per una band appena al primo album.

Sicuramente è anche il pezzo più sperimentale, un vero “stato di alterata incoscienza”. Sviluppato sopra l’atmosfera oscura di un basso distorto e del delay martellante della chitarra, dall’acustico al noise vibrato e potente, per poi chiudere nel caos puro di uno splendido riff di basso su un tappeto indefinito e ipnotico, splendidamente ritmato da una lenta batteria, e da due voci di chitarra e i “canti dell’anima” che tanto ricordano “the Great Gig in the Sky”.aa

Gone è invece il pezzo più Hard Rock, dalle sonorità dei Guns ‘n Roses al Pop Punk, pur non disdegnando la consueta composizione multiforme, giovanile e rivoluzionaria, che chiude con complesse parti in dispari, per lasciar spazio al lungo arpeggio di apertura di A.S.T.R.A.Y., in cui Ezio può dar prova delle sue eccellenti capacità canore e chitarristiche, in uno splendido assolo finale. Non  a caso è un pezzo di cui è spesso stato richiesto il bis live. Pezzo impreziosito da stacchi “rumorosi” e acustici, prodigiosamente scanditi dalla predominanza del rullante di Emanuele, e di crescendo di batteria sempre al posto giusto.

E chi pensa al rock e alla letteratura horror come può non pensare a “the Call of Chtulu” del secondo album dei Metallica. Ebbene dimenticatelo, perché l’iniziale piano riverberato di chitarra, è ancora più precisamente in linea con le atmosfere orride e bizzarre di Lovecraft. Ed è proprio questo il nome della perla espressionista degli Earthset; una vera chicca di progressione ritmica claustrofobica e ossessionante, con seconde voci disturbanti di Costantino nel sottofondo della voce piangente e disperante di Ezio. Qui Emanuele e Luigi sembrano in trance musicale, grandi interpreti degli arpeggi che risuonano in tutto il pezzo, per poi alla fine lasciare lo spazio a Costantino per uno dei Riff-Solo più azzeccati che mi sia mai capitato di sentire.

Un viaggio nel sentiero della follia che porta all’addio struggente di “In A State Of Altered Uncosciousness”, una ballata dissonante e tormentata di nome “Circle Sea”, dimostrazione di maturità musicale e di scrittura nella perfetta metrica del testo, inscindibile dall’apparato musicale. Sognante e spaziale al contempo. Una poesia in musica, che come suggerisce il nome “mangia se stessa” nel finale, confuso e melodico al contempo. Nel perfetto gioco circolare del serpente che si morde la coda e rimanda all’ Ouverture iniziale.

xx

Ma adesso è tempo di parlare direttamente con loro.

R: Ciao a tutti ragazzacci!

D: Siete in tour per la promo del vostro primo lavoro in studio. Avete suonato avete già avuto 4 date in Sicilia, tra cui una all’Horcynus Orca ed una a Giardini Naxos. Ezio è messinese, quindi già ha avuto a che fare con la realtà siciliana: che impressione ha lasciato invece su voi tre questa Sicilia e il suo contesto musicale? E quali differenze notate col la vostra Bologna, in genere l’Emilia e il resto d’Italia?

Luigi: Beh dal punto  di vista estetico, sicuramente un’isola splendida, una regione bellissima in cui non ero mai stato. Dal punto di vista musicale invece delle realtà interessanti esistono e si sente buona musica. Bologna ha una scena musicale fin troppo attiva per certi versi, che rischia di divenire dispersiva.

Costantino: Possiamo infatti citare il Music House 17 a Trecastagni, che è una piccola realtà, nata da poco, molto interessante sia come sala Prove, che di registrazione, che di negozio di strumentazione, oltre che come Live House.

Emanuele: invece al nord di posti come questo è più immediato trovarne, non sono così tanti come a Bologna, che è una città dove si fa e si respira molta cultura, ma se si cerca bene si possono trovare ovunque. Qua ho notato tanti ragazzi che hanno voglia di cambiare e conoscere cose nuove rispetto al quotidiano. Molto attivi. È la prima cosa che ho notato.

Ezio: Concordo, la realtà che ho lasciato quando me ne andai da qui si è evoluta. Vi ho ritrovato Giovani propositivi che tentano di portare avanti un discorso musicale non prettamente commerciale.

 

D: “The place where grows this kind of tune

And you can see the Earth-set from the moon…”

“Il luogo dove cresce questo tipo di tonalità e puoi vedere la terra tramontare dalla luna” : recita così uno dei versi più belli della vostra “A.S.T.R.A.Y.” , nona traccia del vostro “In A State Of Altered Uncosciousness”.

Il paragone è d’obbligo con Floyd, che amarono prendere un frammento di Brain Damage per dare un nome ad uno degli album più importanti della storia: Dark side of the moon.

E la prima cosa che si nota ascoltando il vostro album, è che c’è di tutto: dai Tool, ai Floyd, ai Muse, ai Rush, senza però mai ridursi ad un semplice copia incolla di altri artisti. Tutto ha sapore di nuovo e di “antico”. Gli Earthset sono qualcosa di nuovo. Mi chiedo dunque cosa significhi per voi “Earthset”, cosa “In a State of Altered Uncosciousness”?

Ezio:  Earthset è un’immagine che viene da quella lirica citata che è in sé un omaggio ai Pink Floyd ed utilizza la stessa rima di Eclipse, perché è un brano sull’ispirazione artistica, e chi più dei Floyd ha ispirato le generazioni successive. Anche questa rappresentazione di trovarsi sul suolo lunare a vedere la terra che tramonta è tutto una meta-citazione di Dark Side Of The Moon.

Earthset raccoglie in una sola parola quello che per noi è l’esperienza artistica, cioè il porsi in una prospettiva diametralmente opposta rispetto a quella ordinaria. E’ la nostra prospettiva sul mondo, sulla musica, sull’arte.

“In A State Of Altered Uncosciousness” è invece un verso di “rEvolution of the species” , anche per questa nostra voglia di dare una coerenza ai nostri lavori e non essere un’accozzaglia di canzoni, come può essere in certe produzioni più commerciali. E’ il concept dell’album: lo stato di alterata incoscienza che esprime lo stato in cui molti di noi vivono le proprie esistenze sia in positivo che in negativo, una vox media. Ti trovi in questo stato nel momento in cui vivi in modo apparentemente cosciente alla società, ma sei incosciente verso te stesso e viceversa. Un concetto anche un po’ psicoanalitico di contrapposizione tra Sé e Collettività. Bisogna avere il coraggio di mettere in dubbio le proprie certezze, le recite della società, per svelare le sovrastrutture che sembrano il tuo Io, ma che in realtà non ti ritraggono e ti ingabbiano, incosciente a te stesso.

D: oltre al lavoro strettamente musicale, c’è una ricerca anche cinematografica (lo si può vedere dai vostri Videoclip, reperibili su youtube ) e poetica nei vostri testi, misto di esistenzialismo e ermetismo. Come la musica si fonde ai vostri testi per creare un prodotto così composto? E da dove nasce l’ispirazione per scriverli?

Luigi: Un testo sicuramente può nascere da ogni cosa, filtrata però attraverso l’esperienza personale. Così come Ezio racconta in “the Absence Theory” un suo momento privato, la canzone dove canto io, “so What”, è un racconto stilizzato di una mia serata di sbronza un po’ presa a male. Inoltre in quel periodo ero in fissa con un libro russo, un viaggio nell’estasi alcolica, un racconto tragicomico, per cui ci sono sicuramente influenze letterarie e musicali. Prendi “Lovecraft” ad esempio, dedicato all’omonimo scrittore, che è una trasposizione della novella “i Sogni Nella Casa Stregata”, che vi consiglio di leggere.

Emanuele: “rEvolution Of the Species” fa riferimento al periodo politico che stavamo vivendo, il governo Monti. Ci dava fastidio l’idea che se il sistema capitalistico fallisce e dimostra di essere pesantemente in crisi, vi sia la pigrizia mentale di non provare a trovare delle soluzioni,  ma si cerchi in tutti i modi di salvare il sistema coi suoi propri mezzi che già hanno dimostrato di essere fallaci.

Costantino: Dobbiamo metterlo in discussione questo sistema. Ed è proprio durante le nostre discussioni che ci facciamo i viaggioni e scriviamo i testi. Insomma la nostra musica nasce dal dialogo.

D: State già lavorando ad un nuovo Progetto?

Costantino: si,  abbiamo già prodotto del materiale che sarà condensato in un EP sul quale stiamo già lavorando. La produzione artistica sarà sempre di Carlo Marrone, Enrico Capalbo e Claudio Adamo. Per le batterie avremo alla produzione un altro produttore. Dovrebbe essere un EP a 4-5 Tracce, con brani che già suoniamo anche dal vivo.13442489_1195250337160438_1578367912385154853_o

D: cosa vedete nel futuro del panorama musicale italiano? Si va sempre più verso un sterilizzazione musicale, che porta alla celebrità burattini senza idee o sentite vento di cambiamento nell’aria?

Ezio: l’Italia è un mercato estremamente difficile, è un mercato in cui c’è poca attenzione verso le produzioni indipendenti a livello di grande pubblico. Il grande pubblico è quello del mainstream, dei talent, delle Major e purtroppo questo nei prossimi anni non lo vedo come una cosa in mutamento. Certo la scena indipendente sta crescendo anche se rimane in una cerchia ancora ristretta e appannaggio per lo più di certa critica del settore e appassionati del genere.

Luigi: purtroppo sono i sistemi di informazione principali ad avere il controllo, fin da piccoli siamo influenzati da quelli.

Costantino: Si infatti! Quello che interessa alle major è avere un ritorno economico, vendere. Quindi che loro abbiano uno o due artisti, anche se dureranno solo un anno, loro sanno che per quell’album rientreranno nelle spese e ci guadagneranno pesantemente, anche se poi scomparirà nel nulla.

Ezio: non vorrei buttarla sulla critica ai talent, ma si sa che sono il canale principale delle nuove proposte, per cui un ambiente indie, come quello in cui ci muoviamo noi arranca. La rete spezza molto e aiuta le realtà indipendenti, ma ancora non è abbastanza forte per supportare un mercato rivale di quello delle major, come magari avviene all’estero, prendi il caso di Grimes, artista canadese, a livello internazionale conosciutissima.

Luigi: si parla comunque di un tipo di prodotto più facilmente accostabile a quello che viene mandato dalle major, per cui è anche più facile. Comunque l’epoca delle rockstar col jet privato è bello e finito, non tornerà più. Dimenticatela.

Emanuele: un piccolo inciso, Alan Moore diceva che tutto ciò che ha un pubblico è classificabile, ma non fa sempre massa. L’underground non vuole essere troppo ristretto a livello di pubblico, anzi ha un pubblico molto vasto e non parlo solo di musicisti, ma di artisti, writers, DJ, non quelli da discoteca, ma i grandi producer. Certamente il mainstream è più visibile, ma la proporzione rimane su 60 e 40.

Luigi: io ho una teoria su questa cosa e penso che ogni 30 anni ci sia una rivoluzione musicale. La prima l’hanno fatta i Beatles, la seconda i Nirvana, fra un’altra decina di anni ne aspetto un’altra.

Ezio: dobbiamo essere pronti!

Luigi: eh, noi saremo già bell’e vecchi…

Emanuele: …ma soprattutto belli!

Luigi: insomma se uno pensa agli anni 90 per cui una scena indie minuscola diventa commerciale, grazie all’esplosione dei Nirvana a caso, e non si sa come siano arrivati a vendere così tanto. Però sono essenzialmente i nuovi Beatles. Hanno cambiato anche le sonorità pop che venne dopo. Fu una cosa imprevedibile, alla fine erano tre che nemmeno sapevano suonare bene, con dei suoni cacofonici, anche se degli ottimi interpreti.

D: se poteste salvare un pezzo ciascuno (o più di uno) quali salvereste?

Emanuele: lo so! “Maquiladora” dei Radiohead. È un pezzo bellissimo che non conosce nessuno! L’ho conosciuto da un loro live del ’94. Poi per ora lo ascolto ogni giorno, più volte, e siccome scegliere un pezzo in assoluto è impossibile, tanto vale scegliere quello con cui sei in fissa al momento.

Ezio: Non mi uccidete, ma io salverei Bach il corale della cantata 147, “Jesus Bleibet Meine Freude”. Costantino?

Costantino: Se dovessi salvare qualcosa dalla catastrofe universale, io devo andare per forza sui Pink Floyd. Lo prendo come un unico brano, ma per me è come se lo fosse: The Wall, nella sua integrità.

Luigi: io salvo “When the Music is Over” dei The Doors perché è il mio pezzo preferito che conosco da quando ero  bambino perché lo ascoltava mio padre e rimane nel mio cuore.

Ezio: posso aggiungere le “Variazioni Goldberg” sempre di Bach?

Costantino: sottoscrivo!

D: ho voluto fare questa intervista perché credo davvero nelle vostra capacità ed è sempre bello parlare con qualcuno della propria passione, i propri sogni. Earthset è un nome di cui spero sentiremo parlare, e consiglio a tutti gli amanti della musica l’ascolto di “In A State Of Altered Uncosciousness”. Questo spazio finale lo lascio a voi, per dire qualsiasi cosa vi salti in mente, dalla citazione alla confessione, alla lista della spesa.

Luigi: posso dire una cosa seria? Noi ci siamo conosciuti in ambito musicale, un consiglio che mi sento di dare a te e a tutti i musicisti è di sforzarsi di fare pezzi propri, di non aver paura. Anche da soli, a caso, ormai si riesce a registrare anche in camera! Non importa se i suoni fanno cagare, è il processo creativo che è importante. Quello che sta succedendo è che si scinde il processo creativo dal concetto di musica, cosa sbagliata.

Ezio: la musica è creatività! Anche se il mercato vi dice che facendo musica di altri riuscite a fare qualche serata in più, mettete in moto la  vostra creatività anche per una questione di soddisfazione personale.

Luigi: anche io ho iniziato da autodidatta in un gruppo cover e mi divertivo tantissimo, ma la soddisfazione che hai dopo che scrivi un tuo album, anche se poi i pezzi fanno schifo, è qualcosa in più.

Costantino: Perché è tua, semplicemente.

Ezio: Non fermate la musica, grazie di cuore a tutti.

Angelo Scuderi

 

 

University Basket Cup: Patologia Umana è la prima finalista

Partita senza storia tra Ingegneria e Patologia Umana, valida per la semifinale del torneo interdipartimentale di basket, che ha visto questi ultimi avere la meglio con il punteggio di 75 a 49, ed assicurarsi un posto valido per la finale del 16 giugno.

Primo quarto a senso unico

La differenza di potenziale tra le due squadre si nota già dalle prime battute di gara con Corazzon che infila il primo canestro della partita, a cui seguono due bombe consecutive dalla distanza di Andrea Buono, autentico mattatore dell’incontro. Nonostante Gulletta e Greco provino ad arginare, è ancora Buono a dettare legge con un altro tiro dall’arco (chiuderà la partita con 6 triple a bersaglio su 8 tentativi) e un canestro di prepotenza scaturito da un rimbalzo offensivo dopo l’1 su 2 dalla lunetta di Trimarchi. Due stoppate di Corazzon e un contropiede di De Giulio chiudono il primo quarto sul 23 – 5.

Secondo quarto sulla falsa riga del primo

Il secondo quarto si apre come si era chiuso il primo: ennesima tripla di Buono. Il viaggio in lunetta di Antonio Perrone, capitano e trascinatore di Ingegneria, frutta i primi 2 punti della gara a cui ne seguiranno altri 5 di fila con una tripla e un canestro in transizione. Panuccio si fa notare con un fallo e canestro prima e con una tripla poi, sfornando un assist per De Giulio, a cui seguono i primi due punti della gara per Gugliotta. Greco e Gulletta provano a pungere i ragazzi di Patologia che però con una tripla di De Giulio prima e con Trimarchi poi sigillano il risultato sul 46 – 14.

Terzo quarto: il tentativo di ripresa

Una tripla di Greco, un pregevole arresto e tiro in contropiede da tre di Perrone a cui seguono due comodi appoggi di Gulletta e Greco fanno sperare in una ripresa di gioco più scoppiettante e meno unidirezionale del match, e dopo i 2 punti di Brancati Patologia è costretta a chiamare il timeout. Corazzon decide che è il momento di riprendere le vecchie abitudini e regala un assist dietro la schiena per Gugliotta. C’è spazio anche per una tripla di Trimarchi, a cui seguirà a breve quella del solito Buono. Corazzon decide che non è serata per gli avversari e rifila la terza stoppata della partita, e Perrone chiude la terza frazione con una tripla “buzzer beater a fil di sirena, con un punteggio parziale di 21 – 15 in favore di Ingegneria, nonostante un passivo complessivo di 26 punti.

Quarto quarto senza emozioni

Con la partita già da tempo archiviata, il quarto quarto diventa territorio del “garbage time”, e le due squadre non si pungono più di tanto. C’è spazio per chi ha giocato meno e per Corazzon, che incrementa il proprio bottino di punti arrivando a quota 8.

Patologia aspetta l’avversaria del 16 giugno

Il finale recita Patologia 75 – Ingegneria 49. MVP della gara Andrea Buono con 24 punti, 6 su 8 dall’arco e 2 recuperate. Perrone mette a referto 22 punti e una prestazione solida. Corazzon l’uomo chiave della difesa di Patologia Umana. Appuntamento alla prossima semifinale, che attribuirà il secondo pass disponibile per la finale del 16 giugno.
Segui l’evoluzione dei tornei interdipartimentali di calcio e basket su UniVersoMe alla pagina http://portale.unime.it/universome/torneointerdipartimentale

Tabellino

Ingegneria

Perrone 22, Gulletta 12, Greco 11, Fugazzotto 2, Brancati 2, Accordino, Randazzo, Munafò.

Patologia Umana

Buono 24, Panuccio 18, Trimarchi 9, Corazzon 8, Gugliotta 8, De Giulio 7, Guardavalle 2.

 

Salvo Bertoncini

Economia 2, rimonta e batte la favorita Ingegneria

Non sono di certo mancate le emozioni nell’ultimo quarto di finale. Ad affrontarsi Economia 2 ed Ingegneria, entrambe posizionate seconde nei rispettivi gironi. I pronostici della vigilia vedono, però, la squadra di Ingegneria leggermente favorita vista l’alta qualità dei componenti della rosa e un cammino nella fase a gironi che l’ha vista sconfitta una sola volta. Dall’altro lato Economia 2, che nel girone è stata guidata dal suo bomber Alessi e che è riuscita a tenere un buon ritmo di vittorie, parte leggermente sfavorita.

L’inizio di partita sembra dare ragione ai pronostici. Ingegneria sembra scatenata e passa subito in vantaggio nei primi minuti andando avanti di 3 reti in poco tempo. Nonostante la partita sembrasse in discesa i ragazzi di Economia 2 non si danno per vinti e riescono alla fine del primo tempo ad accorciare le distanze e a sperare nella ripresa. Ripresa che consacra la rimonta di Economia 2 che raggiunge Ingegneria sul risultato di 3-3 grazie anche ad un grandissimo gol in mezza rovesciata di Alessi. La rimonta si completa qualche minuto dopo sempre grazie alla firma di Alessi. Ingegneria però non ci sta e trova il pareggio a pochi minuti dalla fine. A regalare la vittoria alla squadra di Economia 2 ci pensa un calcio di rigore negli attimi finali di partita e al triplice fischio può esplodere la festa per i ragazzi di Economia 2 che riescono nell’impresa di battere Ingegneria grazie ad una partita di cuore e continuando a crederci fino alla fine.

Tabellino (fonte: livinplay.com)

Economia 2 – Ingegneria  5-4

Economia 2: Bruno, Alessi, Ienco, Canturi, Amendola, Salvo, Poletti

Ingegneria: Alizzi, Barone, Gliliberti, Pergolizzi, Foti, Galletta, Gugliotta

Marcatori:

1° tempo 5’ Giliberti (Ing), 11’ Giliberti (Ing), 12’ Foti (Ing), 19’ Salvo (Eco2)

2° tempo 2’ Alessi (Eco2), 5’ Ienco (Eco2), 6’ Alessi (Eco2), 15’ Alizzi (Ing), 19’ Amendola (R) (Eco2)

Best of the match: Mirko Alessi

Nicola Ripepi

 

Infermieristica 1 vince il derby e vola in semifinale

I quarti di finale del torneo interdipartimentale entrano nel vivo ed è subito derby. Le due squadre di infermieristica si sono date battaglia ieri pomeriggio presso i campi di calcio del Cus, sotto un caldo asfissiante. In campo si è visto molto agonismo da parte di tutte e due le squadre che non si sono tirate indietro su nessun pallone, senza però rinunciare al fair play. A spuntarla sono stati i ragazzi di infermieristica 1 che, dopo un’ottima performance nei gironi, sono riusciti a battere anche i colleghi di infermieristica 2.

Infermieristica 2 che esce comunque a testa altissima dalla competizione e che ha patito anche la scarsità di uomini che hanno costretto la squadra a giocare tutta la partita con il quintetto base. Dall’altra parte i vincitori hanno dimostrato di essere un’ottima squadra e si candidano prepotentemente per la vittoria finale. Questo grazie ad un gruppo di ragazzi che può contare grande affiatamento e ottime individualità. Durante la partita, infatti, non è emerso un vero trascinatore ma la vittoria è stata ottenuta grazie ad un lavoro di squadra fatto di possesso palla, solidità difensiva e verticalizzazioni improvvise.

Tabellino (fonte: livinplay.com)

Infermieristica 1 – Infermieristica 2 10-2

Infermieristica 1: Mangano, Lombardo, Amodeo, Bisbano, Nicolò, Scarfone, Fernando

Infermieristica 2: Di Cataldo, Fucarino, Cascone, Costa, Margani

Marcatori:

1° tempo 8’ Nicolò (Inf1), 9’ Amodeo (Inf1), 11’ Lombardo (Inf1), 16’ Margani (Inf2), 17’ Scarfone (Inf1), 23’ Bisbano (Inf1)

2° tempo 2’ Costa (Inf2), 3’ Scarfone (Inf1), 4’ Scarfone (Inf1), 10’ Bisbano (Inf1), 17’ Nicolò (Inf1), 20’ Amodeo (Inf1)

Best of the match: Daniele Scarfone

Nicola Ripepi

University Football Cup 2016: Giurisprudenza1 vola in semifinale

Partita senza storia quella disputata presso il polo universitario sportivo tra Giurisprudenza1 e Farmacia, valida per l’accesso alle semifinali della University Football Cup 2016.

La partita vede subito la formazione di Farmacia pericolosa, me è bravo l’estremo difensore Parisi (Giurisprudenza1) a fermare l’azione. Ancora Farmacia a rendersi pericolosa poco dopo con Pandolfino, il cui diagonale però, finisce a lato. Dalla parte opposta Giurisprudenza1 sfortunata, con un palo preso da Messina a porta vuota. Latteri per Giurisprudenza prova in diagonale, ma la palla finisce out. Su rinvio sbagliato di Molonia (Farmacia), la palla giunge sui piedi di Lo Forti (Giurisprudenza1), la quale però, ricalcia la sfera addosso al portiere avversario. Dopo i ritmi tenuti alti, è proprio Lo Forti che fa passare in vantaggio i suoi in pieno contropiede. Farmacia non ci sta, prova la reazione, ma l’azione termina in un nulla di fatto. Dopo varie azioni da un lato e dall’altro, Giurisprudenza1 trova il raddoppio con Messina, bravo a trovare il 7 da fuori area. La partita vede poi il gol di Iraci che riporta sotto Farmacia.

Nella ripresa, è subito Giurisprudenza1 a farsi pericolosa, ma è Latteri (Farmacia), che trova il gol del pari 2-­2. Dopo il palo di Lo Forti, è Fragale che riporta Giurisprudenza in vantaggio (3­-2). Sugli sviluppi di un corner, è Colevita che allunga il parziale di 4­-2 per Farmacia1, che poco dopo con Messina, gol di tacco, trova anche il 5-­2. Lo scambio fra Messina e Colavita, dopo una traversa di Farmacia, chiude di fatto il match (6­-2) il punteggio. Sembra finita la gara ma farmacia ha ancora la forza di siglare altre due reti: entrambe siglate la Lo Forti. Nell’intermezzo però, arriva la rete di Farmacia, ma il Gol di Rifici serve solo per levare l’amaro di bocca.

In semifinale vola dunque Giurisprudenza, brava a non sprecare le occasioni avute. Farmacia invece, saluta il torneo con un pizzico di amaro in bocca, anche se alcune disattenzioni difensive le son costate care.

Pietro Genovese

 

CUS UniMe, We Sport ed UniVersoMe. Nasce la partnership in occasione dei tornei Interdipartimentali di calcio e basket

wesport1Già avviata dal mese di aprile, UniVersoMe (testata giornalistica universitaria dell’Ateneo peloritano), il Centro Universitario Sportivo di Messina e WeSport, Associazione Sportiva Dilettantistica specializzata nell’organizzazione e nell’approfondimento di eventi sportivi, consolidano la collaborazione per seguire i tornei Interdipartimentali di calcio e basket, organizzati dal Cus Unime.

Con il concludersi dei tornei, la partnership si consolida ancora di più. I ragazzi della testata giornalistica universitaria peloritana “UniVersoMe”, seguiranno, in modo diretto le due competizioni, grazie all’ausilio di WeSport, che, per l’occasione, fornirà con il supporto video, un contributo maggiore agli articoli.

Per il torneo di calcio, organizzato dal CUS in collaborazione con We Sport, si seguiranno Quarti di finale , Semifinali e Finale, quest’ultima prevista alla Cittadella Universitaria il 16 giugno, mentre per il basket, organizzato dal CUS in collaborazione con il rappresentante degli studenti Alessio Gugliotta, si seguiranno Semifinali e Finale, anche questa prevista nella data del 16 giugno, al PalaNebiolo.

In basso sulla destra troverete il nostro spazio appositamente dedicato.

Piero Genovese

 

 

CUS SPORT: PALLAVOLO FEMMINILE U16 ALLE FINALI REGIONALI, LA PALLANUOTO MASCHILE AI PLAYOFF PROMOZIONE

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Le giovani pallavoliste della rappresentativa Under 16, dopo aver vinto in torneo interprovinciale a discapito della Voge Volley Gela, sarà presente alle finali del torneo regionale che andranno di scena a Ragusa nei giorni 12 e 13 maggio.

Le ragazze allenate da mister Valentina Leandri hanno faticato non poco per raggiungere questo obiettivo. Contro Gela la gara di andata è finita 3-1 in favore delle cussine, che nell’occasione, erano partite anche male, subendo nel primo set (andato in favore delle avversarie), la pressione psicologica del match.

Al ritorno, gara disputata il 28 aprile al PalaNebiolo, le cussine faticano non poco per il raggiungimento della conquista del titolo interprovinciale. Nella gara di ritorno, il testa a testa tra le due compagini pallavoliste, è durato fino al quarto set, con le peloritane che ottengono la vittoria solo all’ultimo parziale con il punteggio di 25-15.

Grazie a quella vittoria è stato di fatto ottenuto il pass per le finali regionali, sperando che la formazione del Centro Universitario Sportivo possa aggiungere anche questo trofeo all’interno della propria bacheca.

Soddisfazione in casa Cus anche per il risultato ottenuto dai ragazzi della pallanuoto. Grazie infatti alla vittoria nel derby contro la Waterpolo Catania, ottengono il pass per i playoff promozione. Al di là del risultato finale di 9-8, ai catanesi và il merito di aver lottato fino alla fine.

I messinesi scendono in acqua con il piglio giusto, determinati ad archiviare presto la pratica e nel primo quarto si portano subito avanti con un secco 3-0. La verve agonistica dei padroni di casa diminuisce nel secondo tempo, quando un gol per parte mantiene invariate le distanze tra le due squadre: prima accorcia Catania con Castagna, poi Trocciola segna il 5-3.

Nel terzo e penultimo parziale di gioco, i cussini rimettono la freccia fissando a +5 il proprio parziale finale. Nell’ultimo decisivo quarto, i messinesi allentano la pressione subendo un calo di concentrazione. Le reti rossoblu di Castagna, Piazza e Punzio non creano problemi agli uomini di mister Naccari che ottengono così altri tre punti fondamentali e il pass per i playoff promozione.

Pietro Genovese

Dietro le quinte: vi racconto di Radio UniVersoMe

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Se ci mettiamo a parlare in una stanza buia, le parole assumono improvvisamente nuovi significati.

Marshall McLuhan

 

Era il 5 maggio 2015, quando ci siamo ritrovati tutti nell’ufficio stampa del rettorato dell’Università di Messina per iniziare questo coinvolgente percorso che ha portato alla creazione del progetto UniVersoMe.

È passato quasi un anno da quel giorno e tra ostacoli, tempi che si sono allungati all’infinito e problemi di ogni genere, siamo riusciti a diventare qualcosa di concreto, di visibile: una testata multiforme di cui ogni studente può fare parte e può usufruire. Informazione, cultura, eventi, comicità: abbiamo tutto.

Quando mi sono trovata catapultata in questo mondo mi sentivo un po’ zoppa, un po’ spaesata. Un pesce fuor d’acqua, per così dire. La mia esperienza nell’ambito della scrittura, del giornalismo, si riduceva ad un puro hobby, un passatempo amatoriale giusto per scaricare lo stress. Circondata dai miei colleghi che stanno seguendo un corso di studi per diventare Giornalisti con la G maiuscola, ho pensato: ‘’ ma che ci faccio qua?’’. La risposta è arrivata da sé, è proprio questo il bello della scrittura, tutti possono scrivere. Basta farlo con piacere. C’è chi diventerà qualcuno, chi invece, come me, ne trarrà sempre solo sensazioni piacevoli e soddisfazione personale.

E così eravamo noi 9 che costruivamo, mattoncino su mattoncino, tutto questo. Poi un giorno, a Dicembre, Alessio mi chiama e dice: ‘’Ele, te lo ricordi che hai dato la tua disponibilità anche per il canale Radio? Deve partire a breve’’. Tatatan. Ho iniziato a sudare freddo. Per la voglia di fare, e fare il più possibile, avevo dato la mia disponibilità sia per il giornale che per la radio. Non potevo tirarmi indietro, per orgoglio, per sfida, per fare da spola tra i due canali. E così, rimbocchiamoci le maniche, facciamo partire il canale radio.

Siamo partiti in tre e ci siamo ritrovati in otto, otto persone che a malapena si conoscevano e che buttarono giù un programma con la consapevolezza che tutto, all’inizio, sarebbe stata la simulazione di sapere cosa stavamo facendo, andando a braccio nella speranza di essere assistiti da una sana botta di culo. Sai, ti ritrovi a dover fingere di conoscere la persona con la quale intrattieni il pubblico, devi trovare quella scintilla di affinità che vi faccia andare d’accordo o litigare, che mantenga viva l’attenzione.

Senza darlo a vedere, ero abbastanza preoccupata. Avevo fatto Radio, ma una cosa è farla guidata dal tuo maestro e insegnate del mestiere, un colosso con un’esperienza incommensurabile alle spalle, una cosa è farla con altri pulcini imbranati come te. Poi quando mi hanno comunicato che mi sarei occupata di sport con Panebianco ho stilato un elenco con centinaia di possibili scuse per lavarmene le mani, ma questa è un’altra storia.

La radio è un mondo a sé stante. Qualsiasi cosa che sia scritta, pure se si ha una finestra limitata di tempo per scriverla, la si può correggere, rivedere, aggiustare, rendere il più corretta possibile, sfiorando la perfezione. La radio Logo_radiono.

La radio è una botta e risposta continuo, sei tu e un’altra persona, due microfoni e una stanza. Si ha davanti un pc e una consolle e tu devi essere così attento e coordinato da saper fare partire e fermare al momento giusto le canzoni, ricordare di spegnere e accendere i microfoni, far sparire qualsiasi tipo di rumore esterno.

In tutto ciò devi pure essere spigliato, non farti bloccare dalla paura del microfono. Sembra banale, ma ci si sente da una parte quasi stupidi a parlare da soli, dall’altra lo sai che ci sono persone che ti ascoltano, togliendosi del tempo per farlo, e quindi sale l’ansia da prestazione, non puoi commettere errori.

Parli. Parli per dare informazione, per distrarre le persone, per comunicare qualcosa. Deve essere una conversazione normale con un amico, ma non è normale: i tempi verbali devono essere precisi, non puoi dire corbellerie riguardo all’argomento che stai trattando, devi cercare di tenere un ritmo scorrevole. Non puoi parlare sopra al tuo co-conduttore. Questo è particolarmente difficile: io e le mie amiche riusciamo a parlare tutte contemporaneamente di cose diverse capendoci, succedesse durante la trasmissione sarebbe solo un gran caos. Da quando indossi le cuffie e clicchi play sei fregato: o la va o la spacca.

Radio UniVersoMe oggi compie 3 settimane. Considerando che la fase embrionale dura 4 settimane, siamo ancora molto piccoli ed immaturi ma non troppo. Devo dire che non me l’aspettavo proprio il calore che si è creato, all’interno e all’esterno della bolla radiofonica. Noi come gruppo siamo diventati solidi, tutti sulla stessa linea d’onda, amici. E da voi, pubblico che ci leggete e ascoltate, arriva qualcosa, quel qualcosa che ci spinge a migliorarci di settimana in settimana, che ci sprona a fare sempre meglio. Con un perfetto equilibrio tra teste calde e razionalità, battibecchi, prese in giro, serietà e serenità stiamo concretamente facendo qualcosa che rimanga nelle mani della nostra università e degli studenti che arriveranno dopo di noi.13016758_10209141176276161_599495794_o

Questa è la nostra storia, la storia di alcuni ragazzi che vogliono dare voce all’università e che vi aspettano tutti i Lunedì e i Mercoledì (alle 15:00 e alle 17:00) eccitati come bambini di poter parlare con voi.

Elena Anna Andronico

Recensione del libro “Noi siamo Infinito” (Ragazzo da Parete)

Vi è mai capitato di incontrare uno sconosciuto, magari sul treno o alla fermata dell’autobus, e di raccontargli cose che magari non raccontereste nemmeno al vostro migliore amico? Non è più facile parlare con qualcuno che sapete non rincontrerete più?
Charlie, protagonista di Noi Siamo Infinito, affida pensieri e racconti di vita quotidiana, attraverso un serie di lettere, a qualcuno di cui aveva sentito “parlare bene”.
 
Ragazzo da Parete (The perks of being a wallflower, titolo originale), divenuto Noi Siamo Infinito dopo il successo del film, è un romanzo epistolare scritto da Stephen Chbosky e pubblicato nel 1999, che narra, in prima persona, le vicende di Charlie (pseudonimo usato nelle lettere dal protagonista  per non farsi riconoscere) che si affaccia allo spaventoso mondo liceale, ambientato tra il 1991 e 1992.
 
Il titolo “Ragazzo da Parete” (wallflower) si rifà allo stesso Charlie, quel ragazzo che ad una festa non si scatena in pista, ma sta appoggiato ad una parete, scrutando il mondo. Vedremo attraverso i suoi occhi, ascolteremo attraverso le sue orecchie, proveremo i sentimenti  che lui prova nel susseguirsi delle lettere, perchè Charlie non è un tipo che parla, ma che guarda, ascolta e pensa, tanto.
Il linguaggio è semplice, la lettura è scorrevole. Inizieremo a leggere la lettera del 25 Agosto 1991 (la prima), e senza rendercene conto, tra colpi di scena, pianti e risate, ci ritroveremo a quella del 25 Agosto 1992 (l’ultima).
 
Verranno affrontati temi delicati (sesso, droga, omosessualità, suicidio), ma quasi non ce ne accorgeremo, perchè Ragazzo da Parete è scritto con l’ingenuità e l’intelligenza di quel ragazzo sedicenne che sa pensare e capire.
 
Marta Picciotto