L’OSPE, il precursore delle moderne coworking?

Come avrete intuito dal titolo, questo articolo non si vuole limitare a raccontare una parentesi della storia messinese. Ci sono infatti delle pillole di conoscenza che andrebbero rinfrescate per fornire spunti di riflessione, guardando al presente ed al futuro della città dello Stretto.

La nascita dell’OSPE

Una di queste pillole riguarda la storia dell’OSPE, una piccola libreria del centro messinese esistita tra gli anni ’50 e gli anni ’80. Quel luogo, nella sua semplicità, è stato testimone del passaggio di numerosi artisti e scrittori, attratti da un ignoto centro gravitazionale che rendeva quelle quattro mura un luogo sicuro in cui dare libero sfogo alla creatività.

La libreria, sita in origine in via Tommaso Cannizzaro n.100, prendeva il nome dall’acronimo O.S.P.E., Organizzazione Siciliana Propaganda Editoriale (un’agenzia di distribuzione di giornali operante nel ventennio fascista). L’agenzia fu rilevata e trasformata da Antonio Saitta, gentiluomo d’altri tempi, libraio e poeta messinese. Intorno a lui sono nati numerosi movimenti ed iniziative culturali, come la galleria del Fondaco e l’Accademia della Scocca.

L’OSPE, liberatosi dell’acronimo, pochi anni dopo trovò la sua collocazione definitiva a Piazza Cairoli, in posizione attigua all’attuale Bar Santoro.

Gli accademici della Scocca. Fonte: Villaroel G., Messina anni 50′

La galleria del Fondaco

Il Fondaco è stato un punto di ritrovo in cui pittori emergenti e di ogni età potevano mostrare i propri quadri, i quali venivano tenuti esposti nel retrobottega dell’OSPE, frequentato dai curiosi che volessero immergervisi, ma anche dagli affezionati amici del libraio Saitta. Tra questi, in particolare il Professor Salvatore Pugliatti era stimato con affetto dai molti artisti e poeti di passaggio a Messina, che non mancavano di fare tappa all’OSPE.

Lo ricorda lo stesso Salvatore Quasimodo nella sua lirica Vento a Tindari : “Tindari mite ti so / fra larghi colli pensile sull’acque […]/ E la brigata che lieve m’accompagna / s’allontana nell’aria […]/ Soave amico (ecco Pugliatti, n.d.r.) mi desta“.

Nell’attività del Fondaco si annoverano anche numerosi premi, come la Tavolozza d’Oro, riconosciuto ad artisti siciliani che non avessero esposto in altre mostre nazionali.

Salvatore Quasimodo fotografato dentro l’OSPE. Fonte: D’Arrigo C., Antonio Saitta, OSPE: la scocca della cultura.

L’Accademia della Scocca

La libreria dell’OSPE non fu solo un luogo d’incontro tra intellettuali ed artisti, bensì un’occasione per stringere nuovi legami, vere e proprie amicizie per la vita. È così che tra una poesia ed un quadro, tra uno scaffale impolverato e la contabilità del negozio, nacque nel piano interrato dell’OSPE, un vero e proprio convivium, in cui gli assidui frequentatori della libreria si recavano per banchettare, ma anche per organizzare le iniziative future, viaggi di gruppo, in un’atmosfera di totale leggerezza e fraternità.

È in quest’ambiente che nacque una vera e propria “accademia”. Una scocca di amici, come si sarebbero definiti di lì a poco, tanto bastava a far rivivere lo spirito goliardico che animava quegli anni. Ai membri dell’accademia (tra i quali comparivano Vann’Antò, Pugliatti, Quasimodo, Saitta e molti altri) venivano conferite delle onorificenze ad personam con i quali i commensali si appellavano con scherno (come Gran Collare dell’Ordine dei Fichi d’India, Cavaliere dell’Abbacchio, Cigno della Scocca, Cocca della Scocca e così via).

La fine dell’OSPE (?)

Come il Sole d’estate, di cui si desidera rimandare il tramonto, così la felice esperienza dell’OSPE dovette pian piano volgere al termine. La scomparsa di alcuni compagni della Scocca, in particolare del Prof. Pugliatti, determinò il venir meno di quella magica atmosfera che si veniva a creare nel retrobottega della libreria. Il poeta libraio Antonino Saitta, ormai anziano, era riuscito a costruire un ambiente culturale e di confronto che difficilmente sarebbe sopravvissuto senza qualcuno che ne rifondesse la linfa vitale.

Eppure, da quella piccola bottega di Piazza Cairoli, sommersa dai corsi di gestione, l’essenza dell’OSPE ha lasciato i confini materiali della libreria per trascendere in qualcosa di più ampio, nel pieno spirito del suo fondatore. Se infatti la libreria non esiste più (i locali sono stati acquistati dal vicino bar), a permanere è una forte voglia di rivalsa e di rilancio. In un mondo che oggi va ad una velocità ben diversa da quegli anni, la cultura non è più qualcosa di elitario, ma è libera di spostarsi dai confini del passato grazie alle moderne tecnologie ed ai nuovi lavori, sempre più trasversali e creativi.

Una moderna coworking in cui i content creator si trovano per lavorare, studiare o prendere una piccola pausa.- Fonte: www.sharedspace.work

La voglia di mettersi in gioco, incontrandosi e creando nuovi legami, sono tutti aspetti che erano incarnati dalle sagge menti che vollero creare – dopo il buio del secondo dopoguerra – un mondo migliore di quello che si lasciavano alle spalle. Questo spirito si spiega bene con la parola inglese serendipity, che indica “l’occasione di fare felici scoperte per puro caso” e anche “il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un’altra”.

Forse la vecchia libreria dell’OSPE oggi non esiste più, se non nei ricordi di chi ha avuto la fortuna di viverla ormai tanti anni fa. Tuttavia, quel luogo di fortunato incontro continua a rivivere tutte le volte in cui persone così diverse avranno modo d’incontrarsi, dialogare, in qualche modo unendosi in una sinfonia di scienze e di arti, dettata dalla seducente imprevedibilità del caso.

 

Salvatore Nucera

Fonti:

D’Arrigo C., Antonio Saitta. OSPE: la scocca della cultura, 2016, Messina. 

Grasso S., La libreria inghiottita dal bar, in Corriere della Sera, 21.12.1988

 

UniMe-Stone: come funziona?

Si è tenuto giorno 1 dicembre alle ore 10, sulla pagina Facebook dell’Università di Messina, l’evento di lancio di UniMe-Stone, piattaforma a disposizione degli studenti per l’apprendimento delle lingue straniere.

La piattaforma è agganciata al famoso portale Rosetta Stone, leader mondiale nel settore dell’insegnamento delle lingue straniere in modalità e-learning.

Il Prorettore alla Didattica Gioacchino Francesco La Torre durante la diretta ha dichiarato:

La convinzione profonda dalla quale siamo partiti è quella che, oggi come oggi, la padronanza e la conoscenza delle lingue straniere siano un elemento assolutamente indispensabile nella formazione trasversale di tutti gli studenti, le lingue straniere sono uno strumento fondamentale di comunicazione indispensabili per qualsiasi tipo di attività lavorativa.

Informazioni generali

L’obiettivo principale di questo upgrade dell’Ateneo Peloritano è quello di sviluppare ed estendere lo studio delle lingue straniere a tutti gli studenti, aumentare ulteriormente l’employability, promuovere lo scambio internazionale e l’interculturalità.

La piattaforma permetterà  allo studente di modulare in modo interattivo il corso, basarlo sulle proprie conoscenze e scegliere gli obiettivi. Il fine ultimo non sarà solo la necessità di conseguire dei crediti formativi previsti dal proprio corso di studio, ma anche migliorare la padronanza della lingua in base alle proprie esigenze. Inoltre sarà possibile svolgere l’attività da casa, superando gli ostacoli imposti dalle restrizioni nazionali in fatto di mobilità.

Sulla piattaforma ci saranno tutte le lingue presenti in tutti i corsi di studio dell’ateneo per l’anno accademico 2020/2021.

Come Iscriversi?

Le iscrizioni saranno aperte da giorno 1 dicembre. Lo studente dovrà collegarsi sulla piattaforma tramite:

Pagina personale Cruscotto. In rosso l’area dedicata ad UniMeStone

L’iscrizione richiederà:

  • le credenziali istituzionali: codicefiscale@studenti.unime.it ;
  • la password utilizzata dallo studente per accedere ad Esse3.

La frequenza e la partecipazione alle attività in piattaforma faranno ottenere CFU:

  • curriculari, per il conseguimento delle idoneità linguistiche previste dal proprio piano di studi;
  • liberi, per attività a scelta;
  • extracurriculari, per arricchire il percorso accademico e per i fini interni alla carriera universitaria.

È necessario un esame finale per il riconoscimento dei CFU?

  1. Per un monte crediti minore o uguale a 4 CFU non sarà necessario un esame finale, basterà frequentare le attività della piattaforma fino al completamento degli obiettivi.
  2. Per un numero di CFU che va da 5 a 8 si dovranno completare gli obiettivi, al termine dei quali lo studente obbligatoriamente dovrà sottoporsi ad un test di progresso, sempre tramite piattaforma, ma su un laboratorio linguistico del proprio dipartimento. Si tratta di un esame di 180 quesiti in 90 minuti che servirà a confermare il livello raggiunto.

Avviata la piattaforma

  • Dopo aver fatto il login, la piattaforma permette di impostare i propri obiettivi.
  • Gli obiettivi dovranno essere completati uno alla volta in non meno di 15 giorni, pena la perdita
    e l’azzeramento della rendicontazione delle attività svolte fino a quel momento.
  • Si raccomanda per chi è interessato all’ottenimento di CFU di completare l’obiettivo prima di chiuderlo.
  • Si ricorda che è necessario un microfono per svolgere le attività.

Diversi livelli disponibili

  • Una volta iniziato il corso, lo studente sarà sottoposto ad un questionario di entrata per testare le conoscenze iniziali ed essere collocato poi nel livello più adatto.
  • Proprio per questo motivo è consigliabile svolgerlo con molta attenzione, perché sarà necessario per scegliere il livello da cui partire, ma non sarà assolutamente valutato alla fine del corso. Il questionario avrà una parte di grammatica, una parte di listening e una di reading.
  • I livelli andranno da A1 “foundation con elementi molto basilari per iniziare la lingua e sviluppare il vocabolario, fino a C2.
  • I corsi punteranno sullo sviluppo del writing, reading, listening e speaking: the 4 Basic Language Skills, completando lo studio a 360°.

Cosa è possibile fare?

Possiamo individuare tre macroaree:

  1. Imparare una lingua (studio personale). Permette di scegliere una lingua a piacere presente nel catalogo di Rosetta Stone per studiarla ad uso personale.
    Se si sceglie questa opzione NON saranno conteggiate le ore di attività ai fini dell’ottenimento del credito formativo.
  2. Idoneità linguistica. Si potrà selezionare una lingua tra quelle disponibili: English (American) e English (British), la differenza tra le due è che English (American) avrà più termini specialistici. Si dovrà verificare la corrispondenza dei CFU con quanto richiesto dal proprio piano di studio sulla propria pagina personale. Nel caso in cui non ci sia corrispondenza (o assenza dell’obiettivo) è necessario contattare il supporto amministrativo didattico del proprio Dipartimento (trovi la lista in fondo all’articolo). Dopo aver selezionato la lingua e impostato l’obiettivo, si passerà nello status “in Corso” e verrà rendicontato dalla piattaforma (ore svolte/ore totali).
  3. Riconoscimento CFU liberi: con questa modalità si potrà scegliere una lingua a piacere presente nel catalogo di Rosetta Stone e scegliere il numero di CFU che si vuole raggiungere. Nella schermata successiva verranno conteggiate le ore necessarie per il raggiungimento dei CFU(1 CFU → 25 ore fino ad un massimo di 6 CFU → 150 ore).

Una volta fissato l’obiettivo basterà cliccare sul bottone Avvia Rosetta Stone e si verrà indirizzati alla piattaforma Rosetta Stone®, i primi report saranno visibili dopo i primi 15-20 giorni dall’inizio del corso.

L’attestato non è valido fuori dall’Ateneo di Messina

L’attestato ottenuto sarà valido solo all’interno dell’Ateneo, non è valido come certificato ufficiale di lingua, ma la preparazione può essere utilizzata ai fini del conseguimento di un certificato fruibile.

Le domande degli studenti

Avendo conseguito la materia inglese per il corso di studi è possibile continuare ad acquisire CFU liberi sempre sulla lingua inglese, magari più avanzato?

Sicuramente si. È possibile acquisire fino ad un massimo di 6 CFU liberi per le lauree triennali, 6 CFU liberi per le lauree magistrali e 12 CFU liberi per le lauree magistrali a ciclo unico.

Come faccio per avere l’attestazione di un livello?

L’attestato viene rilasciato soltanto dopo aver superato un test di verifica. È possibile effettuare un test di verifica a fine percorso (obbiettivo raggiunto) soltanto per coloro che avranno scelto un numero minimo di 5 CFU, altrimenti (scegliendo un percorso di CFU inferiore a 5) non si avrà un’attestazione finale del livello raggiunto.

La piattaforma UniMe-Stone è gratuita?

Si, è tutto gratuito. Si può usufruire di qualsiasi parte del catalogo presente sulla piattaforma finché si è immatricolati all’Università di Messina.

Come si comporterà ogni corso di laurea verso questa piattaforma?

Ogni dipartimento e corso di laurea avrà la capacità di decidere se e come integrare questa piattaforma nel percorso didattico.

È possibile studiare italiano in questa piattaforma per studenti che non sono italiani ?

Si. Tutti gli studenti non italiani iscritti all’Università di Messina hanno la possibilità di studiare la lingua italiana su questa piattaforma.

C’è un livello minimo di conoscenza iniziale ?

No, il test d’ingresso iniziale serve soltanto a inserire lo studente in un livello adeguato per poter seguire meglio le proprie necessita. Si consiglia nel caso in cui non si sappia la risposta di non darla a caso, ma lasciarla in bianco. Il test iniziale misura lo stato di conoscenza della lingua, ed è importante cominciare lo studio dal proprio stato per poter seguire un percorso adeguato alle proprie capacità e necessità.

È possibile scegliere più di un obbiettivo per volta?  C’è un tempo limite per raggiungere i propri obbiettivi?

No, non è possibile attivare più di un obbiettivo alla volta, bisogna prima completare un obiettivo per poterne attivare un secondo. Non è previsto nessun tempo limite per il suo raggiungimento.

Maggiori informazioni

Esiste un indirizzo email per ogni dipartimento dove possono essere inviate particolari domande a cui non è stato trovata una risposta nella guida:

 

Giuseppina Simona Della Valle, Georgiana Florea 

Guida all’utilizzo di UniMeStone

Il musicale dell’Ainis in protesta. L’intervista: “Vogliamo quel 25%. La videocamera uccide la musica.”

(fonte: gazzettadelsud.it)

Arrivano nuove reazioni alle misure restrittive imposte, a partire dal 24 ottobre, dall’ultimo DPCM e dalle ordinanze dei vari consigli regionali. Avevamo già parlato qui delle proteste dei lavoratori; oggi sono le scuole a prendere la parola.

In particolare, gli studenti dell’indirizzo musicale del Liceo Emilio Ainis di Messina si sono assentati per due giorni, 26 e 27 ottobre, dalle lezioni in via telematica in segno di protesta contro la D.A.D. (Didattica a Distanza). Hanno inoltre emesso un comunicato, firmato da 87 degli studenti in questione, che è stato pubblicato da diverse testate giornalistiche.

Per approfondire meglio la questione, abbiamo deciso di ascoltare i pareri di alcuni dei diretti interessati.

Come nasce l’iniziativa

“Tengo a sottolineare che è un iniziativa degli studenti del musicale e non sono stati affatto indirizzati dai docenti. Dal punto di vista logistico, ci sono delle discipline che presuppongo il contatto diretto con lo strumento, della presenza dell’insegnante che fa strumento o musica d’insieme, forme laboratoriali per cui hanno delle difficoltà in più.”

Afferma il professore Cesare Natoli, insegnante di storia e filosofia presso l’indirizzo musicale del Liceo Ainis.

“Noi viviamo di musica e fare una lezione di strumento in D.A.D. non è la stessa cosa. In primo luogo perché sarebbe necessaria una strumentazione costosissima, dal momento che le classiche attrezzature tendono a ‘tagliare’ frequenze, sia alte che basse, per comprimere il suono. Dunque, non si sentirebbe allo stesso modo. Le materie che più ne risentono, oltre Strumento, nell’ambito musicale sono – ad esempio – tecnologie musicali. Anche Teoria di analisi e composizione è una materia che necessita di un approccio di presenza.”

Aggiunge lo studente Emanuele Arena, rappresentante degli studenti del Liceo Emilio Ainis.

Le richieste degli studenti

Quando gli abbiamo chiesto a cosa mirasse la loro iniziativa, la risposta è stata secca:

“Noi puntiamo tutto su quel 25%. Uno schermo, una videocamera uccidono la musica.”

Ed in effetti, il 25% è la percentuale che il DPCM aveva concesso per le lezioni in presenza. Gli istituti superiori siciliani si sono tuttavia dovuti conformare all’ordinanza regionale del presidente Musumeci che prevede un 100% di D.A.D. fino al 13 novembre. La richiesta è proprio quella di adeguarsi alla normativa nazionale. D’altro canto, una recente comunicazione del Presidente Regionale prevede che, per motivi logistici di particolare esigenza (e potrebbe rientrarvi il caso del liceo musicale) e per gli studenti con gravi disabilità sia possibile svolgere la didattica in presenza. Sarebbe per loro un risultato già significativo.

Alla protesta dei ragazzi si sono uniti anche molti genitori e professori, che continuano ad accompagnarli in questa situazione di criticità. A tal proposito, il professor Natoli, portavoce del gruppo ‘Scuola in presenza’, assieme ai colleghi intende organizzare una manifestazione di protesta che si svolgerà – nel rispetto delle misure anti-covid – giorno 7 novembre presso Piazza Unione Europea (Municipio). I dettagli sono reperibili sull’omonimo gruppo Facebook. Essa intende coinvolgere il mondo della scuola (docenti, studenti, personale ATA, genitori), dell’università e gli operatori culturali del teatro e della musica (ricordiamo le associazioni concertistiche messinesi come l’Accademia Filarmonica, la Filarmonica Laudamo e l’Associazione Bellini. Questi ultimi settori, colpiti dall’ultimo DPCM, sono stati costretti a chiudere dopo aver compiuto molti sacrifici per adattarsi alle misure anti-virali promosse negli ultimi mesi dal Ministero della Salute e dal comitato tecnico scientifico.

“Il fatto che siano stati minati i centri di cultura come i teatri, per noi che amiamo la musica e lo spettacolo e tutto ciò che è annesso, è stato un colpo. Noi rendiamo di questo, dopotutto.”

Continua Emanuele, tenendo in considerazione anche i risvolti che tali misure potrebbero avere sul futuro lavorativo di questi studenti.

(fonte: tg24.sky.it)

Il futuro della società e l’importanza dell’arte

Il professore si abbandona poi ad una riflessione: “Quale umanità stiamo difendendo?”, si domanda, prendendo spunto dalla riflessione di uno dei maggiori filosofi italiani, Giorgio Agamben.

“Il bios, il restare in vita, è senza dubbio sacrosanto. Tuttavia, non possiamo limitarci solo a questo poiché l’umano eccede il bios, va oltre il semplice restare in vita. Se tutto il resto viene trascurato, allora ci stiamo degradando. Il covid, probabilmente, ha semplicemente scoperchiato la questione. Ma si tratta di un processo che affonda le proprie radici lontano nel tempo.”

(fonte: stateofmind.it)

Nell’esprimere la propria preoccupazione per il futuro della cultura e dell’uomo come animale sociale, il professore ha offerto anche una propria visione di quelli che potranno essere i possibili scenari di una società post-covid. Ad una visione (considerata ‘idilliaca’) del ritorno alla normalità si accosta la possibilità che, da scelte così drastiche e necessarie, derivino conseguenze altrettanto importanti anche per la vita in società.

“Bisogna fare in modo che l’emergenza rimanga emergenza”

Ossia che non si trasformi in normalità. Fondamentale è ben soppesare i rischi derivanti da un non adeguato controllo dell’epidemia ai rischi derivanti da altre cose, come le questioni legate allo sviluppo relazionale dell’individuo.

Ed in tal senso, si sa, l’arte ha la straordinaria capacità di unire oltre ogni barriera.

“L’arte è libertà d’espressione.”

Afferma, infine, Emanuele alla domanda su cosa essa rappresenti per un qualsiasi ragazzo.

Guai a dimenticare il valore dell’arte, linguaggio universale capace di unire i popoli laddove l’incomprensione li divide.

 

Valeria Bonaccorso

“Il Dams in sala”: dal 6 ottobre il cinema restaurato alla Multisala Iris

Da martedì 6 ottobre arriva la IV edizione de “Il Dams in sala” rassegna  cinematografica curata dal prof. Federico Vitella, docente di Storia del Cinema al Dipartimento di Scienze Cognitive, in collaborazione con la Multisala Iris di Messina e la prestigiosa Cineteca di Bologna, che ogni anno distribuisce alcuni tra i capolavori cinematografici in versione restaurata.

In programma 8 lungometraggi, tra i più importanti della storia del cinema, da Pier Paolo Pasolini a Godard. Ad aprire la rassegna “The Elephant Man” di David Lynch.

Le proiezioni de “Il Dams in sala” si terranno alla Multisala Iris con doppio turno:

  • alle 18:00 e alle 21:00

Il Dams in Sala all’Iris

Una rassegna cinematografica pensata per gli studenti e presentata dagli studenti. I ragazzi del Dams, infatti, salgono in cattedra per confrontarsi sui capolavori cinematografici in programma. Dal nuovo cinema italiano alla Nouvelle vague, dal Cinema classico hollywoodiano al Cinema d’autore americano ed europeo.

La rassegna:

  • 6 e 7 ottobre: The Elephant Man di David Lynch (1980)
  • 20 e 21 ottobre: Caro Diario di Nanni Moretti (1993)
  • 24 e 25 novembre: Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard (1960)
  • 12 e 13 gennaio: Quando eravamo re di leon Gast (1976)
  • 9 e 10 febbraio: Gli spostati di John Huston (1961)
  • 2 e 3 marzo: Accattone di Pier Paolo Pasolini
  • 13 e 14 aprile: Serpico di Sidney Lumet (1973)

(Il calendario potrebbe subire delle variazioni)

Informazioni Utili

  • Le proiezioni sono aperte a tutti;
  • Gli studenti universitari avranno delle agevolazioni: singolo biglietto a 3,50 euro, abbonamento per tutta la rassegna a 20 euro. L’abbonamento darà diritto anche alla sottoscrizione gratuita della University Card, che permette di avere sconti sia sui biglietti sia al bar tutti i giorni.

 

La rassegna ha il suo destinatario ideale negli stessi studenti dell’Università di Messina, di qualsiasi corso di laurea essi siano, ma è aperta pure alla cittadinanza, nella convinzione che sia quantomai urgente riannodare il filo con la grande cultura cinematografica del Novecento. Al tempo dello streaming di massa, nella congiuntura complicata in cui ci troviamo, vedere un film al cinema rischia di essere un’esperienza inattuale. Ma la sala cinematografica non è il museo del cinema, quanto il luogo deputato al consumo naturale del film. Questo, per i più giovani, non è più scontato.

 

Interverranno gli studenti: Alessia Caridi, Alice Soffia, Chiara Longo, Emanuela Licciardelli, Federica Giglia, Francesca Longo, Giorgia Scaltrito, Giovanna Manetto, Greta Olivo, Ilaria Lipari, Ludovica Larocca, Maria Luisa Cucinotta, Marco Castiglia, Martina Foti, Marzia Morale, Samuele Tripodi, Sara Ragusi, Simonetta Pisano, Valeria Barbera.

 

La locandina dell’evento

Mappa per raggiungere il luogo dell’evento:

Immagine in evidenza via: Coming Soon 

Estate, cultura ed eventi: ecco cosa sta organizzando l’amministrazione comunale

Messina intende ripartire, e vuole farlo in vista dell’estate 2020.
L’amministrazione comunale su questo ha le idee chiare: l’obiettivo è trasformare Messina da città di passaggio a città meta.

A questo proposito gli Assessori Vincenzo Caruso (cultura) e Dafne Musolino (attività produttive) stanno lavorando in sinergia per valorizzare quanto la città può offrire.

La prima mossa è un appello alla cittadinanza con il progetto “VISIT-ME”, un censimento di tutti i siti e luoghi di interesse storico, turistico e naturalistico.
L’obiettivo è fare il punto della situazione su quanto la città possiede, al fine di poter creare dei pacchetti per la promozione del territorio.

Come fare a segnalare un particolare sito o luogo utile allo scopo?

L’appello è rivolto a Associazioni Culturali, Cooperative Sociali, Enti Istituzionali ed Imprenditori titolari o concessionari di siti di interesse turistico (musei, siti storici, palazzi istituzionali), di lidi balneari e referenti di escursioni originali.

Se rientri in queste categorie o conosci qualcuno che vi rientra, è necessario inviare entro lunedì 15 giugno una scheda tecnica all’indirizzo e-mail: vincenzo.caruso@comune.messina.it
Trovate il modello della scheda in questo post, relativo all’ordinanza.

Venerdì 5 giugno invece si è tenuto l’evento digitale “La città dell’estate 2020“, realizzato da E – Motion S.r.l, in diretta su ME Style.

Nella diretta sono stati definiti quelli che saranno gli spazi destinati agli eventi estivi. La regola del distanziamento sociale impone infatti l’utilizzo di spazi aperti.
Si pensa infatti di realizzare due isole pedonali, una in via San Filippo Bianchi e una in via Laudamo.

Altri spazi saranno invece le arene di Villa Dante, Don Blasco e Sperone.
Ancora da definire è invece l’utilizzo dei forti.

Per quanto riguarda gli eventi in sé si pensa alla realizzazione di un percorso turistico, per creare l’opportunità di un particolare giro per le vie cittadine.

A proposito della Vara invece è chiaramente ovvia l’impossibilità di svolgerne le celebrazioni. Tuttavia si pensa di voler montare in maniera statica la struttura sacra e porla alla vista della cittadinanza, in modo da non negare una tradizione così tanto sentita.

Per quanto riguarda le spiagge si insiste sul necessario rispetto delle regole di sicurezza e si sta lavorando a tal proposito.

Infine, un ruolo fondamentale, nell’estate messinese, lo avrà il Teatro Vittorio Emanuele nella creazione di eventi culturali in tutta sicurezza per i mesi estivi.

Intanto gli eventi in streaming continuano.
Ricordiamo la Festa della musica il 21 giugno, ancora in fase di definizione, la quale vedrà protagonisti la musica classica, il Conservatorio Corelli e la banda della Brigata Aosta.

Angela Cucinotta

La ripartenza culturale di Messina: le ricchezze della città

Tanti sono gli stati d’animo che accompagnano già da adesso la Fase 3, e tra questi forte è una voglia di ripartenza. Anche le varie città cominciano a domandarsi come e da cosa cominciare. Per quanto riguarda la nostra città, l’assessore alla Cultura Enzo Caruso ha le idee chiare: Messina riparte dal turismo. Parte di questa iniziativa sono le Serate per la cultura in tv, nate con lo scopo di portare i luoghi e le ricchezze della città nelle case dei siciliani.

Il 15 Maggio sull’emittente TCF  nello speciale Malalingua sono stati approfonditi insieme, tra i tanti, proprio all’assessore Caruso e allo storico Nino Principato, alcuni luoghi che fanno parte della nostra ricchezza culturale e che rimangono ancora troppo poco conosciuti. Scopriamone insieme alcuni.

Museo della “Cultura e Musica Popolare dei Peloritani”

Il museo nasce nel 1996 a Gesso (anticamente Ibbisu, piccolo villaggio a 16 km da Messina, sul bracciante tirrenico) grazie all’impegno di Mario Sarica, per conto dell’Associazione culturale Kiklos, che tuttora gestisce e cura questa realtà unica in Sicilia. La struttura raccoglie il patrimonio culturale e musicale dei Peloritani, tratto identitario di una comunità.

Troviamo all’interno del museo strumenti di vario tipo, dai cordofoni (violini, chitarre, mandolini) a strumenti arcaici come le trombe di conchiglia, anticamente adoperate in ambino marinaro con funzioni segnaletiche e oggi utilizzate durante feste e cerimonie (come il tradizionale Carnevale di Saponara).

 

Museo della “Cultura e Musica Popolare dei Peloritani” – Fonte: Ialmo.it

 

Gli strumenti forse più caratteristici sono però quelli definiti “primari”, gli aerofoni pastorali delle antiche civiltà mediterranee (flauti, clarinetti), suonati proprio dai pastori sia in ambito lavorativo che durante le feste. Tra questi strumenti è importante ricordare la zampogna a paro, o ciaramedda (tipica della zona dei Peloritani e così chiamata per le sue canne di pari lunghezza), utilizzata ancora oggi nel periodo natalizio.

I “Ciaramiddari” (zampognari) – Fonte: messina.gazzettadelsud.it

Oggi il Museo si mostra non solo come luogo di memorie e tradizione incentrato sul turismo ma punta anche sulla didattica, sullo studio – in collaborazione con i numerosi esperti e con i vari istituti messinesi – ed è inoltre luogo di espressione artistica, spazio di incontro tra suonatori, poeti, specialisti del campo, spaziando, come afferma lo stesso Sarica, “dall’ambito didattico a quello della ricerca e delle produzioni culturali, fino alle performance artistiche di varia espressione”.

L’enoteca di S.Placido Calonerò

L’enoteca occupa oggi parte del monastero benedettino di S.Placido, opera del Rinascimento italiano terminata del 1486 e situata nei pressi di Pezzolo (frazione del comune di Messina, a circa 24 km dal centro).

Monastero di S.Placido Calonerò – Fonte: viaggimperfetti.com

La struttura ospitò nel 1535 l’imperatore Carlo V e conserva ancora oggi un busto proprio in ricordo dell’importante evento. La posizione strategica del monastero comportò inoltre la costruzione, durante la Seconda Guerra Mondiale, di un muro d’ascolto, un luogo cioè dal quale poter captare l’arrivo degli aerei per dare l’allarme.

Custodisce oggi tesori storici e architettonici, ma non solo: viene utilizzata come sede dell’Istituto agrario “Pietro Cuppari” di Messina, il quale ne gestisce il patrimonio enogastronomico ed appunto l’enoteca. Dai vigneti antistanti la struttura nasce infatti  il famoso Faro DOC, vino prodotto proprio dagli alunni dell’istituto.


Vigneti e muro d’ascolto di S.Placido Calonerò – Fonte: messina.gazzettadelsud.it

Il palazzo della Camera di Commercio

Costruita tra il 1926 ed inaugurata il 28 ottobre 1929, la Camera di Commercio di Messina si presenta come una delle architetture più raffinate dell’eclettismo del primo novecento. Realizzata dall’architetto Camillo Puglisi Allegra (1884, Messina – 1961, Roma), il turista sorpreso ed il cittadino curioso possono liberamente varcarne la soglia durante gli orari di apertura istituzionali ed apprezzarne le bellezze artistiche, nonché gli ampi spazi.

 

IL PALAZZO DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI MESSINA

IL PALAZZO DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI MESSINA

Pubblicato da Camera di Commercio Messina su Domenica 17 maggio 2020

 

L’ingresso trionfale presenta le statue bronzee realizzate dallo scultore Antonio Bonfiglio (1895, Messina – 1995, Condrò), raffiguranti illustri messinesi (F. Maurolico, G. Seguenza, M. Jurba, G. delle Colonne, F. Juvarra, A. da Messina), figure che hanno portato lustro alla città in vari periodi storici.

Entrando nel Palazzo – percorrendone la sontuosa scalinata ed esplorandone i corridoi – ci si potrà soffermare sui numerosi dettagli legati ad elementi naturali e mestieri del commercio navale e terriero. Non solo, il Palazzo è ricco di quadri riguardanti tanto figure della vita quotidiana quanto momenti di rimarcabile rilevanza storica, facendo di esso un vero e proprio museo istituzionale.

 

Una delle opere più celebri visitabili nel Palazzo: La resa della cittadella di Gregorio Panebianco.

 

Le bellezze dello stile eclettico del Palazzo trovano massima espressione nella Sala della Borsa. Ultimata dal Puglisi Allegra nel 1933, è una sala particolarmente spaziosa ed illuminata da lampadari dalle forme ricercate, tipiche dello stile del tempo.

Il Palazzo, utilizzato per numerosi convegni ed incontri istituzionali, ha anche ospitato l’ultima edizione della mostra di creazioni artigianali di artisti messinesi, creando un’occasione d’incontro e convivialità che ben si sposa con l’idea dinamica del commercio, rievocata nella stessa sala dalla rappresentazione allegorica dei caducei, simbolo di Mercurio, messaggero degli Dei.

 

Foto della mostra di creazioni artigianali di artisti messinesi, 15 Dicembre 2019 – ©: Salvatore Nucera

 

Messina è pronta ad una ripartenza culturale e a noi non resta che seguire sulle varie emittenti locali tutte le ricchezze della nostra città e scoprirle attraverso le parole degli esperti, per poi visitarle e lasciarci travolgere dalla bellezza di questa città, spesso ancora troppo sottovalutata.

Cristina Lucà, Salvatore Nucera

Fonti:

arcadeisuoni.org

lescalinatedellarte.com

Il coronavirus non fermerà il turismo a Messina. Il piano dell’assessore Caruso: “La nostra città dovrà diventare una meta per i siciliani”

L’emergenza Coronavirus ha modificato la nostra quotidianità, costringendoci a rinunciare a molte attività anche se adesso, in piena fase due, si pensa già a tornare alla normalità.  Gli esercizi commerciali tornano in attività, noi possiamo iniziare a uscire di casa.

Tuttavia rimangono delle complicazioni, soprattutto a livello economico. In particolare, il settore del turismo è quello che ha subito l’impatto più schiacciate e che continuerà ad assorbirne gli effetti ancora per molto tempo: l’impossibilità di effettuare spostamenti penalizza quelle attività legate all’accoglienza di visitatori, ma non solo.

Per questo abbiamo contattato l’assessore alla Cultura, al Turismo e al Brand Messina Enzo Caruso per farci spiegare come l’amministrazione messinese si stia preparando ad affrontare la questione.

Tutto ha inizio dalle Serate della cultura in TV (ne abbiamo parlato qui): l’iniziativa di mostrare, su diverse emittenti locali, dei documentari a proposito di luoghi (anche inediti) della nostra città.

L’idea iniziale parte dal fatto che dopo tanti mesi passati in casa abbiamo bisogno di una “cura”ha sottolineato l’assessore. Se una persona non ha la possibilità di svagarsi, la cultura dovrebbe essere una cura dello spirito. Per risollevare un po’ gli animi, insomma.

Le serate della cultura in TV sono state pensate nell’ottica del servizio alla persona, in questo momento difficile. E anche per sopperire alla mancanza degli eventi dal vivo veri e propri.

Tuttavia, se questa era una delle funzioni manifeste dell’iniziativa, quella latente è ben più articolata. L’assessore spiega infatti che: 

Stiamo per lanciare la campagna pubblicitaria del turismo a Messina: vogliamo portare i siciliani a Messina, conosciuta ormai da tutti come città di passaggio. Vorremmo farla diventare una meta.

Quest’anno non sarà semplice organizzare le vacanze, con tutte le limitazioni in termini di spostamento che stiamo vivendo. In ogni caso, gli spostamenti all’interno della regione sembrerebbero essere consentiti e molti siciliani si sposteranno da una città ad un’altra.

Noi stessi diventiamo consapevoli di quello che abbiamo da offrire. Abbiamo un “tesoro” che non è mai stato sviluppato e messo a sistema – ha aggiunto.

Le nostre spiagge, le nostre colline, i borghi, l’architettura, le fontane, le chiese, le fortificazioni. Il centro storico stesso è sempre stato identificato solo con il campanile. Ma abbiamo tante altre cose che noi stessi non abbiamo mai conosciuto e apprezzato.

Messina si trovava in difficoltà anche prima dell’emergenza Covid-19: la città si spopola sempre più, minando l’economia del territorio.

Messina si è svuotata, e non solo di giovani.

Con la chiusura di tanti uffici pubblici, intere famiglie si sono trasferite. La città è fatta ormai di impiego pubblico, i nostri figli vanno a cercare lavoro fuori. E chi riempie i negozi della città? L’obiettivo è popolarli di gente che viene da fuori per i grandi eventi.

Si pensi alla Vara, al ferragosto messinese o al Natale. L’obiettivo è sfruttare questi eventi come attrattivi: la gente viene a visitare la città e sosta anche per qualche giorno.

In questo modo l’economia di ristoratori, albergatori e imprenditori del settore turismo aumenterebbe.

C’è, poi, anche la questione della tassa di soggiorno che viene usata per sviluppare il settore turistico. Si tratta, nello specifico, di un’imposta di carattere locale applicata a carico delle persone che alloggiano nelle strutture ricettive di territori classificati come località turistica o città d’arte (Wikipedia).

Quella messinese non ha fruttato molto (solo 250 mila euro) e con l’emergenza sanitaria si prevedono scenari peggiori.

Far ricrescere l’economia per ottenere più fondi, da investire poi in turismo: è questo l’obiettivo principe dell’amministrazione comunale messinese che, tra l’altro è l’unica in Italia ad aver promosso la delega dell’assessorato allo sviluppo e promozione delle fortificazioni, pezzi di storia troppo spesso rimangono poco conosciuti. Sul sito del Comune di Messina c’è un’apposita sezione dedicata al Brand Messina, tra cui un percorso di conoscenza dei nostri forti.

Vogliamo far diventare queste fortificazioni dei grandi attrattori, perché sono le più belle terrazze sullo stretto di Messina, ha concluso l’assessore.

Noi di UniVersoMe ringraziamo l’assessore Enzo Caruso per la disponibilità e ricordiamo che nei prossimi giorni ci sarà un nuovo appuntamento su TCF per visitare luoghi inediti della città.

Angela Cucinotta

Una storia siciliana: tra speranza e miracolo

Come spesso ci capita durante questo periodo di riflessione, anche oggi la nostra rubrica decide di mettere in moto la macchina del tempo, con un occhio al presente.

Vi abbiamo già raccontato di come l’Università di Messina fosse stata chiusa in circostanze straordinarie.

In questo articolo vi racconteremo un’altra grande epidemia del passato: ma, soprattutto, vi narreremo cosa rimane ancora oggi come segno tangibile, radicato nella nostra cultura, della ferita che l’epidemia lasciò sul nostro territorio.

Religioni e fatti della storia, seppur dal punto di vista laico come è giusto che sia: questa storia racconta ed enfatizza il suo aspetto più naturale, ovvero la speranza. Ad ogni modo resta nella nostra memoria culturale la straordinarietà di ciò che fu il Miracolo di liberazione del Colera dalla provincia Messinese e di tanti figli messinesi sparsi per ogni dove durante l’epidemia di quel tempo, che colpì la Sicilia e la nostra provincia nel XVII secolo.

Correva l’anno 1854, Messina e il suo territorio ebbero un miracolo accertato che portò alla guarigione della signora Vadalà: signora che, rifugiandosi in provincia a Castroreale dove il marito risiedeva per ragioni di pubblico impiego (Castroreale fu seconda solo alla fraterna Messina per importanza amministrativa, religiosa e culturale), fu miracolata dal Cristo Lungo.

Il nome è dovuto al palo sul quale venne eretto, affinché fosse visibile anche dai piani delle case posti più in alto: fu portato in processione proprio per scacciare il colera dalla cittadina e passando accanto al balcone della signora ormai moribonda, all’inginocchiarsi del marito in richiesta di grazia, questo la guarì dal male che la opprimeva.

Oltre al carattere religioso della vicenda e alle considerazioni mediche sull’andamento della malattia nella singola persona, ciò che ci colpisce è la resistenza: ancora oggi, infatti, quel Cristo passa per le strade, in barba al tempo e alle generazioni.

La festa del Cristo Lungo (in dialetto locale “U Signuri Longu” o nella variante di alcuni villaggi limitrofi – oggi comuni autonomi – “U Cristu Longu”) è una festa che ricorre il 23, 24 e 25 agosto di ogni anno.

È un evento religioso a carattere fortemente folkloristico, oltre che di fede sentita per i credenti: un momento da vedere almeno una volta nella vita, del tutto particolare e carico di significato, come abbiamo visto. Il Cristo viene posto in processione ed inalberato su un lungo palo in legno per rievocare e commemorare in forma di gratitudine, l’estinzione dei focolai dell’epidemia di Colera del 1854.

Ancora oggi il significato è lo stesso: il Cristo venne inalberato per far sì che la sua benedizione potesse arrivare dall’alto su tutti i tetti delle case a tutti gli abitanti della città, finanche a tutta la popolazione delle campagne e dei villagi vicini: da Capo Calavà, Capo Tindari, Capo Milazzo e sua piana inclusa, a guardar verso Messina e le Isole Eolie. 

Comune di Castroreale

Da nord a sud e da est ad ovest, proprio dall’alto del colle torace (altura 394 metri sul livello del mare, così denominata per la forma caratteristica) ubicazione della cittadina madre del Santissmo Crocifisso.

Ma c’è di più: questa storia si riallaccia a un’altra sentitissima tradizione messinese. Infatti, l’ideatore della vara del Cristo e del palo per l’inalberazione fu lo stesso ideatore della famosa Vara di Messina celebrata il 15 di agosto ogni anno, tanto cara a noi tutti Messinesi.

La speranza, la fede, la scienza: qualsiasi sia il nostro appiglio, rimane la resilienza di ognuno di noi, con la quale dobbiamo necessariamente andare avanti.

E chissà se, quando tutto sarà finito, avremo anche storie come queste da raccontare e tramandare, da rivivere tutti insieme di anno in anno.

Filippo Celi 

… soltanto a Messina si potevano coniare monete in Sicilia?

A Messina è consuetudine far due passi in centro lungo il viale San Martino o, nelle belle e fresche sere di qualsiasi stagione, in piazza Duomo e per finire in Piazza Cairoli, nonchè in tantissimi altri posti ormai da tempo valorizzati.  Così, chiacchierando con qualche amico, i due passi diventano oltre mille e si conversa per qualche ora.

Uno degli argomenti sui cui spesso si discute, tra i tanti, è “la cultura a Messina”. Cultura generalmente parlando, senza entrare mai nello specifico.

Ognuno di noi dice la sua su cosa si dovrebbe fare, su cosa si è fatto, in un continuo susseguirsi di “si dovrebbe, forse, mi sa” e di inesperienza sull’argomento, specie in molti giovani coetanei.

La realtà è che non si fa e non si è fatto nulla in termini di conoscenza, come dimostra la sostanziale ignoranza che la maggior parte dei cittadini mostra sull’argomento.

Proprio nell’ottica di favorire lo sviluppo culturale e riscoprire la storia della città di Messina, partiamo da uno spunto: il Ripostiglio Monetale, di notevole valore, noto come  Tesoretto di Castroreale.

Castroreale, fonte: Wikipedia

Correva l’anno 2002: in occasione del 188° anniversario della fondazione dell’Arma dei Carabinieri, è stato presentato a Palazzo Zanca, per la prima volta al pubblico, il “Tesoretto di Castroreale“.

Questo fu ritrovato in contrada Serro di Castroreale (borgo nell’area metropolitana della città di Messina) nel lontano 9 dicembre 1934, durante i lavori agricoli in un appezzamento di terreno da tale Mazzeo Francesco di anni 42.

Il ripostiglio di monete antiche risalenti ad un periodo compreso tra il 1625 e il 1736, consta complessivamente di 48 pezzi(44 d’argento e 4 di lega bronzea).

La dottoressa Maria Amalia Mastelloni, ex dirigente del Museo Regionale di Messina, ha curato il restauro delle monete e ha pubblicato un articolo dettagliato in proposito.

Attualmente il Ripostiglio Monetale è esposto nel Museo Interdisciplinare Regionale di Messina.

Dettaglio monete

Ma quale insegnamento possiamo trarre da un evento così fortuito?

Nel medagliere del Tesoretto, il pezzo più antico è una moneta del 1625, coniata dalla Zecca di Messina nel periodo di Filippo IV di Spagna.

Dettaglio monete

Infatti, fin dai tempi dei Greci è documentata la produzione di monete nella città dello Stretto, punto di snodo commerciale fondamentale all’interno del Mediterraneo.

Ma il massimo sviluppo si ebbe sotto il regno normanno: tra i vari privilegi concessi alla città da re Ruggero II di Sicilia, all’atto della sua incoronazione (1130), è riportato che “soltanto in Messina potesse battersi moneta”.

Il diritto di coniazione per il regno di Sicilia resisterà e sarà più volte riconfermato durante le successive dominazioni (svevi, aragonesi, angioini) fino a seguire l’inarrestabile declino della monarchia Spagnola, cessando definitivamente nel 1754.

Di fatto, l’unico “requisito ideale” che mancò alla capitale Palermo fu proprio il privilegio di Messina: quando il vicerè duca di Alcalà aprì a Palermo un’altra zecca nel 1635, i messinesi fecero ricorso proprio a Filippo IV, il quale ordinò che la nuova zecca fosse chiusa e persino che le monete circolanti fossero raccolte e nuovamente coniate.

Filippo IV di Spagna in un ritratto del 1656 di Diego Velázquez

Di particolare interesse storico sono anche due monete (scudo stretto) della Repubblica Genovese (1679 e 1682), le quali attestano il ruolo dominante negli scambi commerciali dei due importanti porti, messinese e genovese.

A tal proposito ricordiamo che, proprio a cavallo del  XVII e XVIII secolo, molte furono le famiglie liguri e genovesi che si trasferirono in Sicilia e in particolare nell’area del messinese.

I genovesi assunsero in Sicilia una presenza pressoché continua, come testimoniano i nomi delle nobili famiglie che abitarono Messina, ancora oggi riscontrabili nella popolazione messinese: Grimaldi, Ventimiglia, Vento, Marini, Marino, Costa, Ferrari, Ferrara, Conte e tante altre.

Questo è solo un esempio di quanto accadde, ed è ancora oggi riscontrabile, a Messina: ho scelto di raccontare la semplice storia di queste monete, nella speranza che l’amico dei due passi in centro conosca sempre più la nostra e quindi la propria città.

L’excursus su questo piccolo tesoretto rappresenta una testimonianza della nobile storia messinese: un’impronta di ciò che Messina è stata e che dovrà tornare necessariamente ad essere.

Una città realmente centrale nel panorama italiano e internazionale.

Filippo Celi

Bibliografia:

Articolo n. 48  Annali dell’Istituto Italiano di Numismatica, Maria Amalia Mastelloni (è possibile consultare tale pubblicazione nella Biblioteca Universitaria di Messina, collocazione “M.C/MISC/B/2869”)

Fatti memorabili delle Istorie Messinesi, Giacomo Crescenti

I Diritti Conquistati dalle Donne

 

Le Donne hanno incominciato ad avere Diritto di voto, quando fu esteso il Suffragio Universale Femminile, ricordandoci questo movimento, femminista con le “Sufraggette”.
La Donna incomincia ad avviarsi come “Cittadina” del mondo, sia nell’ambito sociale che nell’ambito politico da come ci narra la storia .

Ma sfortunatamente tutt’oggi, il ruolo della Donna nell’ambito “Sociale –politico” viene rappresentata come “Antagonista” della sua vita, dimenticandosi che essa ha un ruolo “Storico –Rivoluzionario”

Un genere che ha sempre lottato per i suoi Ideali e che tutt’oggi , ogni giorno affronta le piccole “Disuguaglianze” che ancora la nostra società rileva in maniera eccessiva, senza notare che il “Ruolo Femminile” resterà sempre quella rivelazione che nessuno si aspettava prima d’ora .

Hanno intrapreso battaglie per un futuro migliore. Essere Donna non significa essere diverse ma essere unicamente forti.

 

Dalila De Benedetto