Estate, cultura ed eventi: ecco cosa sta organizzando l’amministrazione comunale

Messina intende ripartire, e vuole farlo in vista dell’estate 2020.
L’amministrazione comunale su questo ha le idee chiare: l’obiettivo è trasformare Messina da città di passaggio a città meta.

A questo proposito gli Assessori Vincenzo Caruso (cultura) e Dafne Musolino (attività produttive) stanno lavorando in sinergia per valorizzare quanto la città può offrire.

La prima mossa è un appello alla cittadinanza con il progetto “VISIT-ME”, un censimento di tutti i siti e luoghi di interesse storico, turistico e naturalistico.
L’obiettivo è fare il punto della situazione su quanto la città possiede, al fine di poter creare dei pacchetti per la promozione del territorio.

Come fare a segnalare un particolare sito o luogo utile allo scopo?

L’appello è rivolto a Associazioni Culturali, Cooperative Sociali, Enti Istituzionali ed Imprenditori titolari o concessionari di siti di interesse turistico (musei, siti storici, palazzi istituzionali), di lidi balneari e referenti di escursioni originali.

Se rientri in queste categorie o conosci qualcuno che vi rientra, è necessario inviare entro lunedì 15 giugno una scheda tecnica all’indirizzo e-mail: vincenzo.caruso@comune.messina.it
Trovate il modello della scheda in questo post, relativo all’ordinanza.

Venerdì 5 giugno invece si è tenuto l’evento digitale “La città dell’estate 2020“, realizzato da E – Motion S.r.l, in diretta su ME Style.

Nella diretta sono stati definiti quelli che saranno gli spazi destinati agli eventi estivi. La regola del distanziamento sociale impone infatti l’utilizzo di spazi aperti.
Si pensa infatti di realizzare due isole pedonali, una in via San Filippo Bianchi e una in via Laudamo.

Altri spazi saranno invece le arene di Villa Dante, Don Blasco e Sperone.
Ancora da definire è invece l’utilizzo dei forti.

Per quanto riguarda gli eventi in sé si pensa alla realizzazione di un percorso turistico, per creare l’opportunità di un particolare giro per le vie cittadine.

A proposito della Vara invece è chiaramente ovvia l’impossibilità di svolgerne le celebrazioni. Tuttavia si pensa di voler montare in maniera statica la struttura sacra e porla alla vista della cittadinanza, in modo da non negare una tradizione così tanto sentita.

Per quanto riguarda le spiagge si insiste sul necessario rispetto delle regole di sicurezza e si sta lavorando a tal proposito.

Infine, un ruolo fondamentale, nell’estate messinese, lo avrà il Teatro Vittorio Emanuele nella creazione di eventi culturali in tutta sicurezza per i mesi estivi.

Intanto gli eventi in streaming continuano.
Ricordiamo la Festa della musica il 21 giugno, ancora in fase di definizione, la quale vedrà protagonisti la musica classica, il Conservatorio Corelli e la banda della Brigata Aosta.

Angela Cucinotta

La ripartenza culturale di Messina: le ricchezze della città

Tanti sono gli stati d’animo che accompagnano già da adesso la Fase 3, e tra questi forte è una voglia di ripartenza. Anche le varie città cominciano a domandarsi come e da cosa cominciare. Per quanto riguarda la nostra città, l’assessore alla Cultura Enzo Caruso ha le idee chiare: Messina riparte dal turismo. Parte di questa iniziativa sono le Serate per la cultura in tv, nate con lo scopo di portare i luoghi e le ricchezze della città nelle case dei siciliani.

Il 15 Maggio sull’emittente TCF  nello speciale Malalingua sono stati approfonditi insieme, tra i tanti, proprio all’assessore Caruso e allo storico Nino Principato, alcuni luoghi che fanno parte della nostra ricchezza culturale e che rimangono ancora troppo poco conosciuti. Scopriamone insieme alcuni.

Museo della “Cultura e Musica Popolare dei Peloritani”

Il museo nasce nel 1996 a Gesso (anticamente Ibbisu, piccolo villaggio a 16 km da Messina, sul bracciante tirrenico) grazie all’impegno di Mario Sarica, per conto dell’Associazione culturale Kiklos, che tuttora gestisce e cura questa realtà unica in Sicilia. La struttura raccoglie il patrimonio culturale e musicale dei Peloritani, tratto identitario di una comunità.

Troviamo all’interno del museo strumenti di vario tipo, dai cordofoni (violini, chitarre, mandolini) a strumenti arcaici come le trombe di conchiglia, anticamente adoperate in ambino marinaro con funzioni segnaletiche e oggi utilizzate durante feste e cerimonie (come il tradizionale Carnevale di Saponara).

 

Museo della “Cultura e Musica Popolare dei Peloritani” – Fonte: Ialmo.it

 

Gli strumenti forse più caratteristici sono però quelli definiti “primari”, gli aerofoni pastorali delle antiche civiltà mediterranee (flauti, clarinetti), suonati proprio dai pastori sia in ambito lavorativo che durante le feste. Tra questi strumenti è importante ricordare la zampogna a paro, o ciaramedda (tipica della zona dei Peloritani e così chiamata per le sue canne di pari lunghezza), utilizzata ancora oggi nel periodo natalizio.

I “Ciaramiddari” (zampognari) – Fonte: messina.gazzettadelsud.it

Oggi il Museo si mostra non solo come luogo di memorie e tradizione incentrato sul turismo ma punta anche sulla didattica, sullo studio – in collaborazione con i numerosi esperti e con i vari istituti messinesi – ed è inoltre luogo di espressione artistica, spazio di incontro tra suonatori, poeti, specialisti del campo, spaziando, come afferma lo stesso Sarica, “dall’ambito didattico a quello della ricerca e delle produzioni culturali, fino alle performance artistiche di varia espressione”.

L’enoteca di S.Placido Calonerò

L’enoteca occupa oggi parte del monastero benedettino di S.Placido, opera del Rinascimento italiano terminata del 1486 e situata nei pressi di Pezzolo (frazione del comune di Messina, a circa 24 km dal centro).

Monastero di S.Placido Calonerò – Fonte: viaggimperfetti.com

La struttura ospitò nel 1535 l’imperatore Carlo V e conserva ancora oggi un busto proprio in ricordo dell’importante evento. La posizione strategica del monastero comportò inoltre la costruzione, durante la Seconda Guerra Mondiale, di un muro d’ascolto, un luogo cioè dal quale poter captare l’arrivo degli aerei per dare l’allarme.

Custodisce oggi tesori storici e architettonici, ma non solo: viene utilizzata come sede dell’Istituto agrario “Pietro Cuppari” di Messina, il quale ne gestisce il patrimonio enogastronomico ed appunto l’enoteca. Dai vigneti antistanti la struttura nasce infatti  il famoso Faro DOC, vino prodotto proprio dagli alunni dell’istituto.


Vigneti e muro d’ascolto di S.Placido Calonerò – Fonte: messina.gazzettadelsud.it

Il palazzo della Camera di Commercio

Costruita tra il 1926 ed inaugurata il 28 ottobre 1929, la Camera di Commercio di Messina si presenta come una delle architetture più raffinate dell’eclettismo del primo novecento. Realizzata dall’architetto Camillo Puglisi Allegra (1884, Messina – 1961, Roma), il turista sorpreso ed il cittadino curioso possono liberamente varcarne la soglia durante gli orari di apertura istituzionali ed apprezzarne le bellezze artistiche, nonché gli ampi spazi.

 

IL PALAZZO DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI MESSINA

IL PALAZZO DELLA CAMERA DI COMMERCIO DI MESSINA

Pubblicato da Camera di Commercio Messina su Domenica 17 maggio 2020

 

L’ingresso trionfale presenta le statue bronzee realizzate dallo scultore Antonio Bonfiglio (1895, Messina – 1995, Condrò), raffiguranti illustri messinesi (F. Maurolico, G. Seguenza, M. Jurba, G. delle Colonne, F. Juvarra, A. da Messina), figure che hanno portato lustro alla città in vari periodi storici.

Entrando nel Palazzo – percorrendone la sontuosa scalinata ed esplorandone i corridoi – ci si potrà soffermare sui numerosi dettagli legati ad elementi naturali e mestieri del commercio navale e terriero. Non solo, il Palazzo è ricco di quadri riguardanti tanto figure della vita quotidiana quanto momenti di rimarcabile rilevanza storica, facendo di esso un vero e proprio museo istituzionale.

 

Una delle opere più celebri visitabili nel Palazzo: La resa della cittadella di Gregorio Panebianco.

 

Le bellezze dello stile eclettico del Palazzo trovano massima espressione nella Sala della Borsa. Ultimata dal Puglisi Allegra nel 1933, è una sala particolarmente spaziosa ed illuminata da lampadari dalle forme ricercate, tipiche dello stile del tempo.

Il Palazzo, utilizzato per numerosi convegni ed incontri istituzionali, ha anche ospitato l’ultima edizione della mostra di creazioni artigianali di artisti messinesi, creando un’occasione d’incontro e convivialità che ben si sposa con l’idea dinamica del commercio, rievocata nella stessa sala dalla rappresentazione allegorica dei caducei, simbolo di Mercurio, messaggero degli Dei.

 

Foto della mostra di creazioni artigianali di artisti messinesi, 15 Dicembre 2019 – ©: Salvatore Nucera

 

Messina è pronta ad una ripartenza culturale e a noi non resta che seguire sulle varie emittenti locali tutte le ricchezze della nostra città e scoprirle attraverso le parole degli esperti, per poi visitarle e lasciarci travolgere dalla bellezza di questa città, spesso ancora troppo sottovalutata.

Cristina Lucà, Salvatore Nucera

Fonti:

arcadeisuoni.org

lescalinatedellarte.com

Il coronavirus non fermerà il turismo a Messina. Il piano dell’assessore Caruso: “La nostra città dovrà diventare una meta per i siciliani”

L’emergenza Coronavirus ha modificato la nostra quotidianità, costringendoci a rinunciare a molte attività anche se adesso, in piena fase due, si pensa già a tornare alla normalità.  Gli esercizi commerciali tornano in attività, noi possiamo iniziare a uscire di casa.

Tuttavia rimangono delle complicazioni, soprattutto a livello economico. In particolare, il settore del turismo è quello che ha subito l’impatto più schiacciate e che continuerà ad assorbirne gli effetti ancora per molto tempo: l’impossibilità di effettuare spostamenti penalizza quelle attività legate all’accoglienza di visitatori, ma non solo.

Per questo abbiamo contattato l’assessore alla Cultura, al Turismo e al Brand Messina Enzo Caruso per farci spiegare come l’amministrazione messinese si stia preparando ad affrontare la questione.

Tutto ha inizio dalle Serate della cultura in TV (ne abbiamo parlato qui): l’iniziativa di mostrare, su diverse emittenti locali, dei documentari a proposito di luoghi (anche inediti) della nostra città.

L’idea iniziale parte dal fatto che dopo tanti mesi passati in casa abbiamo bisogno di una “cura”ha sottolineato l’assessore. Se una persona non ha la possibilità di svagarsi, la cultura dovrebbe essere una cura dello spirito. Per risollevare un po’ gli animi, insomma.

Le serate della cultura in TV sono state pensate nell’ottica del servizio alla persona, in questo momento difficile. E anche per sopperire alla mancanza degli eventi dal vivo veri e propri.

Tuttavia, se questa era una delle funzioni manifeste dell’iniziativa, quella latente è ben più articolata. L’assessore spiega infatti che: 

Stiamo per lanciare la campagna pubblicitaria del turismo a Messina: vogliamo portare i siciliani a Messina, conosciuta ormai da tutti come città di passaggio. Vorremmo farla diventare una meta.

Quest’anno non sarà semplice organizzare le vacanze, con tutte le limitazioni in termini di spostamento che stiamo vivendo. In ogni caso, gli spostamenti all’interno della regione sembrerebbero essere consentiti e molti siciliani si sposteranno da una città ad un’altra.

Noi stessi diventiamo consapevoli di quello che abbiamo da offrire. Abbiamo un “tesoro” che non è mai stato sviluppato e messo a sistema – ha aggiunto.

Le nostre spiagge, le nostre colline, i borghi, l’architettura, le fontane, le chiese, le fortificazioni. Il centro storico stesso è sempre stato identificato solo con il campanile. Ma abbiamo tante altre cose che noi stessi non abbiamo mai conosciuto e apprezzato.

Messina si trovava in difficoltà anche prima dell’emergenza Covid-19: la città si spopola sempre più, minando l’economia del territorio.

Messina si è svuotata, e non solo di giovani.

Con la chiusura di tanti uffici pubblici, intere famiglie si sono trasferite. La città è fatta ormai di impiego pubblico, i nostri figli vanno a cercare lavoro fuori. E chi riempie i negozi della città? L’obiettivo è popolarli di gente che viene da fuori per i grandi eventi.

Si pensi alla Vara, al ferragosto messinese o al Natale. L’obiettivo è sfruttare questi eventi come attrattivi: la gente viene a visitare la città e sosta anche per qualche giorno.

In questo modo l’economia di ristoratori, albergatori e imprenditori del settore turismo aumenterebbe.

C’è, poi, anche la questione della tassa di soggiorno che viene usata per sviluppare il settore turistico. Si tratta, nello specifico, di un’imposta di carattere locale applicata a carico delle persone che alloggiano nelle strutture ricettive di territori classificati come località turistica o città d’arte (Wikipedia).

Quella messinese non ha fruttato molto (solo 250 mila euro) e con l’emergenza sanitaria si prevedono scenari peggiori.

Far ricrescere l’economia per ottenere più fondi, da investire poi in turismo: è questo l’obiettivo principe dell’amministrazione comunale messinese che, tra l’altro è l’unica in Italia ad aver promosso la delega dell’assessorato allo sviluppo e promozione delle fortificazioni, pezzi di storia troppo spesso rimangono poco conosciuti. Sul sito del Comune di Messina c’è un’apposita sezione dedicata al Brand Messina, tra cui un percorso di conoscenza dei nostri forti.

Vogliamo far diventare queste fortificazioni dei grandi attrattori, perché sono le più belle terrazze sullo stretto di Messina, ha concluso l’assessore.

Noi di UniVersoMe ringraziamo l’assessore Enzo Caruso per la disponibilità e ricordiamo che nei prossimi giorni ci sarà un nuovo appuntamento su TCF per visitare luoghi inediti della città.

Angela Cucinotta

Una storia siciliana: tra speranza e miracolo

Come spesso ci capita durante questo periodo di riflessione, anche oggi la nostra rubrica decide di mettere in moto la macchina del tempo, con un occhio al presente.

Vi abbiamo già raccontato di come l’Università di Messina fosse stata chiusa in circostanze straordinarie.

In questo articolo vi racconteremo un’altra grande epidemia del passato: ma, soprattutto, vi narreremo cosa rimane ancora oggi come segno tangibile, radicato nella nostra cultura, della ferita che l’epidemia lasciò sul nostro territorio.

Religioni e fatti della storia, seppur dal punto di vista laico come è giusto che sia: questa storia racconta ed enfatizza il suo aspetto più naturale, ovvero la speranza. Ad ogni modo resta nella nostra memoria culturale la straordinarietà di ciò che fu il Miracolo di liberazione del Colera dalla provincia Messinese e di tanti figli messinesi sparsi per ogni dove durante l’epidemia di quel tempo, che colpì la Sicilia e la nostra provincia nel XVII secolo.

Correva l’anno 1854, Messina e il suo territorio ebbero un miracolo accertato che portò alla guarigione della signora Vadalà: signora che, rifugiandosi in provincia a Castroreale dove il marito risiedeva per ragioni di pubblico impiego (Castroreale fu seconda solo alla fraterna Messina per importanza amministrativa, religiosa e culturale), fu miracolata dal Cristo Lungo.

Il nome è dovuto al palo sul quale venne eretto, affinché fosse visibile anche dai piani delle case posti più in alto: fu portato in processione proprio per scacciare il colera dalla cittadina e passando accanto al balcone della signora ormai moribonda, all’inginocchiarsi del marito in richiesta di grazia, questo la guarì dal male che la opprimeva.

Oltre al carattere religioso della vicenda e alle considerazioni mediche sull’andamento della malattia nella singola persona, ciò che ci colpisce è la resistenza: ancora oggi, infatti, quel Cristo passa per le strade, in barba al tempo e alle generazioni.

La festa del Cristo Lungo (in dialetto locale “U Signuri Longu” o nella variante di alcuni villaggi limitrofi – oggi comuni autonomi – “U Cristu Longu”) è una festa che ricorre il 23, 24 e 25 agosto di ogni anno.

È un evento religioso a carattere fortemente folkloristico, oltre che di fede sentita per i credenti: un momento da vedere almeno una volta nella vita, del tutto particolare e carico di significato, come abbiamo visto. Il Cristo viene posto in processione ed inalberato su un lungo palo in legno per rievocare e commemorare in forma di gratitudine, l’estinzione dei focolai dell’epidemia di Colera del 1854.

Ancora oggi il significato è lo stesso: il Cristo venne inalberato per far sì che la sua benedizione potesse arrivare dall’alto su tutti i tetti delle case a tutti gli abitanti della città, finanche a tutta la popolazione delle campagne e dei villagi vicini: da Capo Calavà, Capo Tindari, Capo Milazzo e sua piana inclusa, a guardar verso Messina e le Isole Eolie. 

Comune di Castroreale

Da nord a sud e da est ad ovest, proprio dall’alto del colle torace (altura 394 metri sul livello del mare, così denominata per la forma caratteristica) ubicazione della cittadina madre del Santissmo Crocifisso.

Ma c’è di più: questa storia si riallaccia a un’altra sentitissima tradizione messinese. Infatti, l’ideatore della vara del Cristo e del palo per l’inalberazione fu lo stesso ideatore della famosa Vara di Messina celebrata il 15 di agosto ogni anno, tanto cara a noi tutti Messinesi.

La speranza, la fede, la scienza: qualsiasi sia il nostro appiglio, rimane la resilienza di ognuno di noi, con la quale dobbiamo necessariamente andare avanti.

E chissà se, quando tutto sarà finito, avremo anche storie come queste da raccontare e tramandare, da rivivere tutti insieme di anno in anno.

Filippo Celi 

… soltanto a Messina si potevano coniare monete in Sicilia?

A Messina è consuetudine far due passi in centro lungo il viale San Martino o, nelle belle e fresche sere di qualsiasi stagione, in piazza Duomo e per finire in Piazza Cairoli, nonchè in tantissimi altri posti ormai da tempo valorizzati.  Così, chiacchierando con qualche amico, i due passi diventano oltre mille e si conversa per qualche ora.

Uno degli argomenti sui cui spesso si discute, tra i tanti, è “la cultura a Messina”. Cultura generalmente parlando, senza entrare mai nello specifico.

Ognuno di noi dice la sua su cosa si dovrebbe fare, su cosa si è fatto, in un continuo susseguirsi di “si dovrebbe, forse, mi sa” e di inesperienza sull’argomento, specie in molti giovani coetanei.

La realtà è che non si fa e non si è fatto nulla in termini di conoscenza, come dimostra la sostanziale ignoranza che la maggior parte dei cittadini mostra sull’argomento.

Proprio nell’ottica di favorire lo sviluppo culturale e riscoprire la storia della città di Messina, partiamo da uno spunto: il Ripostiglio Monetale, di notevole valore, noto come  Tesoretto di Castroreale.

Castroreale, fonte: Wikipedia

Correva l’anno 2002: in occasione del 188° anniversario della fondazione dell’Arma dei Carabinieri, è stato presentato a Palazzo Zanca, per la prima volta al pubblico, il “Tesoretto di Castroreale“.

Questo fu ritrovato in contrada Serro di Castroreale (borgo nell’area metropolitana della città di Messina) nel lontano 9 dicembre 1934, durante i lavori agricoli in un appezzamento di terreno da tale Mazzeo Francesco di anni 42.

Il ripostiglio di monete antiche risalenti ad un periodo compreso tra il 1625 e il 1736, consta complessivamente di 48 pezzi(44 d’argento e 4 di lega bronzea).

La dottoressa Maria Amalia Mastelloni, ex dirigente del Museo Regionale di Messina, ha curato il restauro delle monete e ha pubblicato un articolo dettagliato in proposito.

Attualmente il Ripostiglio Monetale è esposto nel Museo Interdisciplinare Regionale di Messina.

Dettaglio monete

Ma quale insegnamento possiamo trarre da un evento così fortuito?

Nel medagliere del Tesoretto, il pezzo più antico è una moneta del 1625, coniata dalla Zecca di Messina nel periodo di Filippo IV di Spagna.

Dettaglio monete

Infatti, fin dai tempi dei Greci è documentata la produzione di monete nella città dello Stretto, punto di snodo commerciale fondamentale all’interno del Mediterraneo.

Ma il massimo sviluppo si ebbe sotto il regno normanno: tra i vari privilegi concessi alla città da re Ruggero II di Sicilia, all’atto della sua incoronazione (1130), è riportato che “soltanto in Messina potesse battersi moneta”.

Il diritto di coniazione per il regno di Sicilia resisterà e sarà più volte riconfermato durante le successive dominazioni (svevi, aragonesi, angioini) fino a seguire l’inarrestabile declino della monarchia Spagnola, cessando definitivamente nel 1754.

Di fatto, l’unico “requisito ideale” che mancò alla capitale Palermo fu proprio il privilegio di Messina: quando il vicerè duca di Alcalà aprì a Palermo un’altra zecca nel 1635, i messinesi fecero ricorso proprio a Filippo IV, il quale ordinò che la nuova zecca fosse chiusa e persino che le monete circolanti fossero raccolte e nuovamente coniate.

Filippo IV di Spagna in un ritratto del 1656 di Diego Velázquez

Di particolare interesse storico sono anche due monete (scudo stretto) della Repubblica Genovese (1679 e 1682), le quali attestano il ruolo dominante negli scambi commerciali dei due importanti porti, messinese e genovese.

A tal proposito ricordiamo che, proprio a cavallo del  XVII e XVIII secolo, molte furono le famiglie liguri e genovesi che si trasferirono in Sicilia e in particolare nell’area del messinese.

I genovesi assunsero in Sicilia una presenza pressoché continua, come testimoniano i nomi delle nobili famiglie che abitarono Messina, ancora oggi riscontrabili nella popolazione messinese: Grimaldi, Ventimiglia, Vento, Marini, Marino, Costa, Ferrari, Ferrara, Conte e tante altre.

Questo è solo un esempio di quanto accadde, ed è ancora oggi riscontrabile, a Messina: ho scelto di raccontare la semplice storia di queste monete, nella speranza che l’amico dei due passi in centro conosca sempre più la nostra e quindi la propria città.

L’excursus su questo piccolo tesoretto rappresenta una testimonianza della nobile storia messinese: un’impronta di ciò che Messina è stata e che dovrà tornare necessariamente ad essere.

Una città realmente centrale nel panorama italiano e internazionale.

Filippo Celi

Bibliografia:

Articolo n. 48  Annali dell’Istituto Italiano di Numismatica, Maria Amalia Mastelloni (è possibile consultare tale pubblicazione nella Biblioteca Universitaria di Messina, collocazione “M.C/MISC/B/2869”)

Fatti memorabili delle Istorie Messinesi, Giacomo Crescenti

I Diritti Conquistati dalle Donne

 

Le Donne hanno incominciato ad avere Diritto di voto, quando fu esteso il Suffragio Universale Femminile, ricordandoci questo movimento, femminista con le “Sufraggette”.
La Donna incomincia ad avviarsi come “Cittadina” del mondo, sia nell’ambito sociale che nell’ambito politico da come ci narra la storia .

Ma sfortunatamente tutt’oggi, il ruolo della Donna nell’ambito “Sociale –politico” viene rappresentata come “Antagonista” della sua vita, dimenticandosi che essa ha un ruolo “Storico –Rivoluzionario”

Un genere che ha sempre lottato per i suoi Ideali e che tutt’oggi , ogni giorno affronta le piccole “Disuguaglianze” che ancora la nostra società rileva in maniera eccessiva, senza notare che il “Ruolo Femminile” resterà sempre quella rivelazione che nessuno si aspettava prima d’ora .

Hanno intrapreso battaglie per un futuro migliore. Essere Donna non significa essere diverse ma essere unicamente forti.

 

Dalila De Benedetto

La Filarmonica Laudamo e il conservatorio Corelli in concerto su brani di compositori italiani emigrati in America

“La musica sull’Oceano. Quando gli emigranti eravamo noi: compositori di origine italiana in America”: questo il titolo del concerto, tenutosi Domenica 12 Maggio nell’Auditorio Palazzo Della Cultura Antonello Da Messina.

Orchestra di Fiati del Conservatorio Corelli di Messina, direttore d’Orchestra: Lorenzo della Fonte

Protagonisti la Filarmonica Laudamo con Orchestra di Fiati del Conservatorio Corelli di Messina, con direttori d’Orchestra: Lorenzo Della Fonte ed Eugene Migliaro Corporon.
Corporon, personaggio di fama mondiale nel campo della Musica per orchestre di Fiati, è stato ospite d’onore insieme a  Vincenzo Paci, primo clarinetto al Teatro la Fenice di Venezia.

Le musiche erano di compositori americani di origine Italiana, Vincent Persichetti, Frank Ticheli, Michael Gandolfi, John Corigliano.

Abbiamo intitolato questo concerto a queste figure per non dimenticare che a volte si parte per il bisogno, per la necessità, per la disperazione. A volte le partenze fanno crescere qualcosa di importante dall’altra parte. Noi italiani abbiamo portato parte della musica negli Stati Uniti. Dobbiamo essere orgogliosi di questo, e soprattutto abbiamo anche trovato un popolo, una nazione che ci ha accolto tutti.

Queste le parole di introduzione del Direttore d’Orchestra, Lorenzo Della Fonte.

Dietro le quinte intervistando i grandi Maestri….

Intervista a Vincenzo Paci:

Cos’è per lei la musica?

La musica è divertimento, divertirsi e far divertire! È qualcosa che viene da dentro, non solo note: è passione, amore per i suoni e per lo strumento, energia.

Come mai tra tanti strumenti ha prediletto proprio il clarinetto?

Perché da bambino a 8 anni nel mio paesino in provincia di Agrigento è venuto un trio del Teatro Massimo di Palermo: clarinetto, flauto e fagotto. Il fagotto era troppo basso e non si sentiva, per il flauto era necessario tanto fiato. Ho scelto il clarinetto perché era quello che si sentiva di più. In seguito ho conseguito una serie di studi.

Ho studiato a Palermo, in Germania, a Roma, per specializzarmi e non avere mai angoli oscuri nella musica, nella conoscenza dello strumento.

Tutto deve esser chiaro nella nostra mente, prima di donarlo agli altri. Io mi considero un attore. Il musicista è un attore, interpreta qualcosa, come un attore di prosa, di cinema.

Lei ha suonato in diversi Grandi Teatri del mondo: a Parigi, in America, in Cina. L’emozione è diversa in teatri più piccoli? Le batte ancora il cuore prima di entrare in scena? 

È sempre emozionante suonare ovunque. Si cerca sempre di suonare al massimo anche in posti piccoli e con pochi spettatori.

Bisogna dare il massimo principalmente per sé stessi.

Mi batte ancora il cuore, certamente! Se non si provano emozioni non è possibile donarle. 

Qual è il suo brano preferito? 

La Bohème di Puccini, la Traviata, Le Sinfonie di Beethoven. Non ho un brano in particolare. Tutta la musica mi piace. In ogni frase cerco sempre qualcosa di bello che mi appartiene.

Nei periodi della vita son cambiati un po’ i miei gusti. Tutti i compositori mi attraggono. Da qualche anno ho scoperto Mozart, più degli anni passati. Ogni periodo ha la propria musica, dipende anche dagli studi conseguiti, dalla propria maturità artistica.

Per comprendere la musica classica ci vuole una certa maturità. Più si va avanti con gli anni, più si capiscono alcune cose, si colgono i dettagli e si apprezzano i differenti autori.

Intervista al Direttore d’Orchestra Lorenzo Della Fonte, che con brevi e concise parole risponde con eleganza e risolutezza.

Qual è stato il suo primo incontro con la musica?

In banda, come credo per quasi tutti. Quando avevo 8 anni, ho iniziato a suonare il clarinetto.

Che cos’è per lei la musica?

È una domanda difficile. È un modo di sopravvivere alle cose brutte del mondo.

Secondo lei cosa rende eccellente un direttore d’Orchestra?

È necessaria una grande dose di tecnica per non sbagliare e non mettere in difficoltà gli strumentisti.

Oltre alla tecnica serve qualcosa da comunicare; i grandi direttori d’orchestra hanno qualcosa da comunicare, trasmettono quel qualcosa. Spero di averlo anche io.

Cosa consiglia ad un giovane che sogna di diventare direttore d’orchestra?

Bisogna studiare musica, composizione, sapere come funziona la musica nel dettaglio. Consiglio di affidarsi ad un bravo maestro che sia in grado di insegnare la tecnica, paragonata a qualsiasi strumento.

Poi è importante essere curiosi, leggere tanti libri, vedere tante mostre di dipinti e balletti; e soprattutto star in mezzo alle cose belle.  

Direttore d’orchestra Eugene Migliaro Corporon

 

Intervista al Maestro Eugene Migliaro Corporon:

Che cos’è per lei la musica?

Una risposta semplice: la musica è vita, umanità, energia, anima.

Il significato della musica in un concerto è comunicare alla gente, ispirare e connettersi. La musica è sempre un’opportunità di connessione spirituale.

Quando ha deciso di fare della musica una carriera vera e propria?

Ero veramente molto giovane, la musica mi ha parlato. Quando suonavo ho capito che era quello che volevo fare, lo sentivo. So che può sembrare folle. Ero un bambino molto appassionato e facevo seriamente già da piccolo.

Si ricorda la prima volta che ha incontrato la musica? Vuole parlarcene?

La prima volta? Era prima della mia nascita. Quando ero ancora nel grembo di mia madre. Lei suonava il piano e mio padre cantava.

Cosa suggerisce ai giovani che sognano di diventare direttori d’orchestra?

Suonare veramente bene uno strumento. Il pianoforte aiuta moltissimo a divenire un bravo musicista. Guardare e ascoltare la musica nei concerti, e poi studiare il corpo del pezzo, dei brani. Sa, ci sono molte donne che conducono orchestre!

C’è un brano che le piace in particolare, che ci consiglia ascoltare?

I miei pezzi preferiti sono quelli su cui io lavoro, quelli che dirigo nelle mie orchestre. Io scelgo di condurre solo quelli veramente belli. Ci sono veramente grandi performance su YouTube: le bande, le orchestre. Sono facili da trovare, per ascoltare buona musica.

Daniela Cannistrà

Messina che Vale: vetrina di eccellenza a Palazzo Mariani

Domenica 5 maggio 2019. Palazzo Mariani – ex palazzo delle poste – sede delle Segreterie Studenti dell’Università. Messina. Dalle ore 10:30 alle 13:00 e dalle 16:30 alle 20:00 si è svolta, grazie all’associazione Idee X Me, la quarta edizione di Messina che vale: abili artigiani hanno esposto le loro creazioni, mentre i ragazzi dell’IIS Verona Trento hanno esposto i loro più recenti elaborati. Durante la kermesse sono stati narrati racconti della tradizione messinese e si è potuta degustare una vasta gamma di prodotti locali per suggellare meglio il connubio tra cibo e cultura. Diversi gli intrattenimenti previsti per i bambini. La partecipazione all’evento è stata fruibile a titolo gratuito.

Idee X Me è un’associazione che ha costruito il suo percorso con sacrificio, studio, professionalità e vuole investire in questa città, senza arrendersi all’idea che Messina diventi la città “dei morti viventi”. Proprio per questo la presidente dell’associazione, Luciana Salvato, dichiara che servono iniziative come queste. Ove in uno spazio ristretto, ma, dalla cornice bellissima, si riescano a far emergere le eccellenze della nostra terra, per far capire che nella nostra città si può fare. Si può restare. Non bisogna andare.

Una vera e propria full immersion nella cultura, nel senso più totale del termine. Grande Successo per Trash Art Messina, Emanuele Fichera e Salvatore Roberto, due giovanissimi artisti Messinesi, provenienti da studi artistici, con competenze nel settore orafo, realizzano sculture con parti di scarto tecnologiche dando vita a delle vere e proprie opere d’arte.

Scarto è un termine generico ed è irresponsabile usarlo. Quando smetteremo di impiegarlo, ci renderemo conto del numero di differenti materiali da cui è formato e quindi tratteremo la questione in maniera diversa. Si può vedere questa roba come scarto, posto lì, sulla spiaggia, oppure nelle discariche in attesa di essere smaltito. Oppure, si può iniziare a pensarci sopra, a lavorarci sopra. Ogni elemento può diventare indispensabile. Dipende da noi.

Un percorso dal forte pathos che si è snodato dalle creazioni 3D di Calogero Fiumicello, passando dalle varie opere d’arte, come il ricamo, i ferri, o i vari Olio su tela, finendo a nuove realtà cittadine come i Quattrocalici vino e gastronomia urbana. Un locale, nato dall’idea di Alessandra Strazzeri, all’interno del mercato muricello – Largo la Corte Cailler – che vende vini e birre esclusivamente siculi, valorizzando le piccole aziende e i piccoli produttori ancora non ben noti della nostra Isola.

 

Gabriella Parasiliti Collazzo

“MessinArcana”: alla scoperta delle bellezze meno note della città

L’associazione No Profit Puli-AMO Messina, nata nell’agosto del 2015 come collettivo spontaneo di cittadini, rappresenta oggi la più importante realtà messinese nell’ambito della rigenerazione urbana. Dichiaratamente apolitica e apartitica, le azioni promosse dall’Associazione mirano alla valorizzazione del territorio a partire dai luoghi della “non-memoria”: tasselli del tessuto urbano di fondamentale importanza storica, artistica o culturale, ma spesso in stato di forte degrado e abbandono.

Ed è proprio per questo che nelle giornate del 4,11 e 19 Maggio 2019 l’ha vista e la vedrà promotrice di MessinArcana, cioè l’apertura al pubblico di siti culturali solitamente inaccessibili, sconosciuti o non sufficientemente valorizzati come: il dietro le quinte del Teatro Vittorio Emanuele II; il Palazzo Samonà, meglio conosciuto come Palazzo dell’INPS; la camera di commercio; il Salone dei Mosaici alla Stazione Marittima; il santuario di Cristo Re, delle mura di Carlo V e delle prigioni. Tre fine settimana totalmente immersi nella bellezza e nell’arte.

Le visite, malgrado le condizioni meteo avverse e il giorno feriale, hanno registrato grande consenso con circa 250 accessi. La manifestazione ha coinvolto e coinvolgerà numerosi enti ed istituzioni che in questi mesi hanno collaborato attivamente nella realizzazione del progetto. MessinArcana realizzatrice di tour del tutto innovativi e inediti, dei tour multimediali. Si tratta di affidare la guida dei luoghi interamente alle mani dei visitatori grazie a delle visite virtuali accessibili tramite apposite applicazioni per smartphone attivabili per mezzo dei QRCode installati nei vari siti d’interesse. I proventi ricavati dalla svariate visite saranno devoluti per l’opera di riqualificazione di un monumento cittadinouna nuova illuminazione artistica della fontana del Nettuno.

Il prossimo appuntamento sarà sabato prossimo, giorno 11 maggio dalle ore 10.30 alle ore 18.00. Si raccomanda lo smartphone alla mano, le cuffiette e il lettore QRCode!

Gabriella Parasiliti Collazzo

Messina: un panorama “Stretto”

Fonte: Lo Stretto di Messina- traghetti

 

 

Si dice che chi nasce vicino al mare, abbia la salsedine nel sangue, la schiuma delle onde impressa nel DNA e una vista, azzurro terso, sempre presente nello sguardo; anche quando è lontano, persino quando non può vederlo.

Messina è una città affacciata ad uno Stretto corridoio di mare, attraverso cui, sebbene piccolo, passano giornalmente dozzine di Navi da crociera, Navi cargo e traghetti.

Traghetto, una parola chiave per i messinesi.

C’è di chi versa fiumi di lacrime, dal traghetto, guardando casa allontanarsi, c’è chi è entusiasta di salirvici su, invece, diretto a quello che si prospetta essere un futuro più prospero.

Ma in qualunque situazione, chi guarda Messina diventare sempre più piccola, alle proprie spalle, sente attanagliarsi una certa malinconia, una sorta di tristezza senza volto.

Casa è dove qualcuno ti aspetta.

Per noi messinesi, casa è già quell’attimo in cui vediamo lo stretto, anche di scorcio.

Che siano le luci dopo l’alba, quando il sole fulgido e splendente da Est, colpisce la città quasi come una luce divina.

Che siano le ore del tramonto, quando il sole ha sorpassato i nostri monti e Messina si trova già in penombra, rischiarata da raggi arancione scuro.

Eppure, credo di non essere in fallo, dicendo che la vista dello Stretto di notte, quando il resto è buio pesto e le luci della città illuminano tutto fino a far splendere i propri riflessi sull’acqua, sia il preferito di tutti.

 

Fonte: tripadvisor- stretto di Messina

 

 

Messina è una città di mare e di laghi, torrenti e mareggiate. Una città d’acqua, vera e propria. Tinteggiata d’azzurro in qualunque stagione.

Noi messinesi ne godiamo la vista da ogni punto accessibile della città, sebbene conosciamo i punti strategici che permettono le visuali migliori e i panorami più emozionanti.

Il piazzale di Cristo Re ne è un esempio, dove i giovani hanno preso l’abitudine, o per meglio dire, il rituale di “stappare” ai propri compleanni; il che non significa altro se non aprire una bottiglia di spumante e scattare foto ricordo con le luci dello Stretto come sfondo.

La bellissima spiaggia del quartiere di Torre Faro, già presa d’assalto dalla gioventù e dai turisti sin dai primi di Aprile, è un altro punto di incontro per poter godere della vista mozzafiato che la città offre.

 

Fonte: Capo Peloro- pilone

 

 

Messina è la brezza fresca, dato costituente del punto geografico e strategico in cui la città sorge.

Messina è guardare al dirimpetto, dove inizia la Calabria, Villa San Giovanni e Reggio; scrutare i monti di Gambarie e immaginare, talvolta, cosa ci può essere più in là.

Messina è il suo panorama Stretto, così tanto che a volte sembra opprimere e innestare la voglia di scappare; andar via e cambiare aria.

E’ questo lembo di terra, cantato da millenni, inserito, protagonista, vittorioso e vittima, in storie antiche e poemi senza tempo.

Messina è lo Stretto, precisamente come lo Stretto è la città. Un unico, inscindibile, tratto geografico dell’Italia del Sud.

Messina non è altro che una città e le sue acque, correnti torbide ed eclettiche, che la bagnano. Nessun messinese è in grado di immaginare la propria vita senza lo Stretto, proprio come se fosse “indispensabile”.

                                                                                                                         Ilaria Piscioneri