La Madonna della Lettera: tradizioni e verità di un culto identitario

Quella che vi presentiamo è una storia che troppe persone, purtroppo, soprattutto delle nuove generazioni, sconoscono anche completamente; a prescindere dal sentimento religioso d’ogni messinese, essa costituisce un elemento risolutivo della nostra identità stessa, che non si può spazzare via. Ci riferiamo alla Madonna della Lettera che oggi si celebra, alla sua leggenda, alla sua tradizione e alla sua travagliatamente discussa autenticità.

Chiedo al pubblico che legge di accostarsi serenamente all’argomento, dimenticando, per qualche momento, la propria affiliazione religiosa o la mancanza d’essa. Se aprite il vostro cuore, troverete ciò che segue affascinante.

Fonte: immaculate.one

La lettera venuta dall’Oriente

Ecco cosa narrano gli aedi cristiani…

San Paolo apostolo si trovò a passare dallo Stretto, in semplice viaggio missionario oppure durante la sua deportazione a Roma; scese dalla nave nel porto di Messina, o forse nell’antico approdo di Briga Marina ove oggi ancòra si conserva la pietra sulla quale salì per predicare; e così Paolo parlò ai Messinesi del suo Gesù, crocifisso e risorto un decennio prima, convincendoli a convertirsi al Cristianesimo; consacrò anche il primo Vescovo di Messina, Bacchilo.

Secondo la pia tradizione, l’intera Città di Messina si convertì alla nuova religione, a cominciare dal Senato che la governava in ossequio dei patti con Roma. La popolazione fu talmente colpita dalla figura di Maria madre di Gesù che il Senato decise di mandarle un’ambasciata per incontrarla e chiederne la benedizione. Una tradizione più tarda consegna anche i nomi dei quattro inviati: Geronimo Origgiano, Marcello Bonifacite, Brizio Ottavio e Centurione Mulè.

L’ambasceria, giunta a Gerusalemme, cercò Maria nella casa dell’apostolo Giovanni, ove viveva secondo l’ultima richiesta del figlio morente, e là la trovò. Sull’incontro che avvenne non sappiamo molto, talvolta s’immagina una presentazione dei quattro uomini da parte di Paolo; ciò che sappiamo è che Maria scrisse di proprio pugno una lettera ove accordava a Messina una benedizione perpetua ed elezione a sua città protetta, con la quale gli ambasciatori fecero ritorno in città, accolti trionfalmente dalla popolazione.

Era il 3 Giugno del 42 d.C. quando la lettera fu mandata. Il resto è storia, del culto di quella che divenne nota come Gran Madre della Lettera.

Fonte: immaculate.one

Qual è la verità sulla Sacra Lettera?

Viene da domandarsi quali prove possediamo; nessuna veramente solida, ahimè. Come se non bastasse, il racconto predetto contiene svariate contraddizioni storiche, e per giunta lo stesso testo pervenutoci della Sacra Lettera non sembra affatto scritto in quel tempo e da quella mano. Ora discutiamo tutti gli argomenti, per il bene della più savia conoscenza.

I primi problemi riguardano il vettore della conversione: Paolo di Tarso. Non risulta che l’Apostolo abbia viaggiato oltre l’Egeo prima del 60 d.C., quando fu condotto a Roma per essere processato, figuriamoci nel 42! Anche affermare che la predicazione a Messina avvenne durante l’ultimo viaggio è sbagliato, giacché questo appunto fu attorno al 60.

Poi, appare assurda la conversione al Cristianesimo d’un’intera città nel 42 d.C., già considerando che il Cristianesimo per com’inteso non nacque se non molto tempo dopo la morte di Cristo; prima, era soltanto una corrente eretica dell’Ebraismo. I Gesuani erano ancòra traumatizzati dalla morte del loro Messia (ebraico, non “cristiano”), e aspettavano di vederlo in qualunque momento ritornare in terra per la vittoria finale sui peccatori. La propagazione della nuova dottrina poteva avvenire soltanto in ambienti ove fosse radicata una comunità ebraica, autoctona o immigrata, che eventualmente l’avrebbe accolta (ma non tutta la città, men che meno il Senato).

Quanto ai nomi dei quattro ambasciatori: appaiono più tardi che bizantini, altro che I secolo d.C.! Difatti, furono introdotti nel XVII secolo d.C. da suor Maria Roccaforte, la quale affermò d’averli saputi mediante una visione (taccio).

Il testo della lettera invece evidenzia problematiche strettamente inerenti la sua presunta autrice. Ella parla già come se si fosse instaurata una Chiesa come non la si vedrà fino al Concilio di Nicea (325 d.C.): si proclama vergine, madre di Gesù crocifisso, il quale è sia dio che uomo… tutte cose che non facevano assolutamente parte della mentalità ebraica dei protocristiani, e perdipiù l’ipotetica Maria si attribuisce già il potere di proteggere. Inoltre, la data è, testualmente, il “42° anno dal Figlio”, praticamente con l’Anno Domini inventato da Dionigi il Piccolo (VI secolo d.C.)!

Per finire, possiamo affermare che un chiaro culto della Madre della Lettera non esistesse prima del 1490 d.C., quando fu recuperata e tradotta dal greco al latino la Sacra Lettera dal grande letterato Costantino Lascaris, che molti – ingiustamente! – indicano come vero autore del documento.

Non è un mistero che Messina, dal XV secolo d.C. in poi, cercasse in ogni modo di dimostrare la propria superiorità sulle altre città siciliane, anche facendo carte false, nella lotta spietata per il titolo di capitale del Regno di Sicilia; tra tutte, Messina era indubbiamente la più fiera e i vanti maggiori sono stati suoi.

Fonte: lecodelsud.it

Eppur non può non essere vero!

Di sicuro, la coscienza della propria elezione mariana sin dalle origini del Cristianesimo è stata motore primo della grandezza di Messina nell’ultimo mezzo millennio.

A tutte queste concretissime e giustissime contestazioni, ci sono degli argomenti fondamentali che bisogna contrapporre, ancorché vaghi, per tentare di chiudere la falla.

È vero, la versione della pia tradizione sembra stravagante e antistorica, ma nel corso del XVII secolo d.C. sono fioccate in diverse biblioteche del Mediterraneo delle copie della Sacra Lettera, in diverse lingue e in versioni diverse, anche nelle località più insospettabili (in Siria, perfino!). Viene da domandarsi: sono tutte state scritte e sparse in giro da falsarî al soldo di Messina?, o forse il Senato di Messina pagò eruditi stranieri affinché affermassero d’avere trovate le benedette copie?, o peggio ancòra, furono gl’intellettuali messinesi che riportarono le notizie dei ritrovamenti a inventarsi tali fatti di sana pianta? Sono ipotesi improbabili.

Oso aggiungere una verifica che sento sempre d’applicare in materia religiosa: il “criterio della buonafede”. Partiamo dal presupposto che nel passato la schiacciante maggioranza delle persone credeva davvero e in ogni particolare alla propria religione: mentire per ottenere potere, inventare qualcosa di sana pianta e soprattutto mettere in mezzo la Santa Madre, sarebbe apparso certamente come un terribile peccato mortale con conseguente pena. Solamente una reale convinzione avrebbe potuto generare certe affermazioni.

I devotissimi aggiungerebbero come prove molti miracoli, ma quelli non sono di nostra competenza.

Fonte: strettoweb.com

In conclusione dobbiamo ammettere che qualcosa di vero debba esserci, che gli eruditi del passato non abbiano mentito, ma abbiano soltanto tentato di ricostruire i fatti, eventualmente falsandoli “in buonafede”. Ma la ricerca non può fermarsi qui, deve continuare, affinché sempre più parti di verità possano riemergere.

Buona Solennità della Madonna della Lettera!

 

Daniele Ferrara

 

Per approfondire:

Marco Grassi, La Devozione a Maria SS. della Sacra Lettera – Patrona Principale della Città di Messina, EDAS 2021

Immagine in evidenza:

La Madonna della Lettera – Fonte: messinatoday.it

Santa Maria Alemanna… o Iside Germanica?

La Chiesa di Santa Maria degli Alemanni – che tutta la popolazione messinese chiama in realtà Santa Maria Alemanna – è uno splendido esempio di architettura gotica, come pure il suo epiteto sembra volere intendere. Infatti, appartenne all’Ordine Teutonico dal 1220 d.C., prima di subire vicissitudini varie che l’hanno traghettata nel presente.

Un edificio che appare evidentemente gotico parrebbe semplicemente essere stato costruito nel periodo in cui questo tipo d’arte andava in voga; attualmente difatti l’opinione comune dà il sito per “medievale”, e in effetti non ci pervengono prove fisiche di utilizzi più antichi, di antecedenti strutture. Eppure, in un tempo non troppo lontano (fino a un secolo e mezzo fa) era piuttosto diffusa (meno frequente oggi) l’opinione ch’esso – e proprio con alcuni dei particolari che tutt’ora presenta – fosse in origine un tempio dedicato a un culto egizio.

Un chiarimento: per tempio egizio non s’intende un tempio costruito da mano egizia, ma un tempio dedicato a un culto egizio, cosa non infrequente nel periodo ellenistico e romano anche in Sicilia (specialmente Iside era amatissima nella costa ionica). L’ipotesi che una precedente versione del tempio ospitasse tali funzioni risulta perciò tutt’altro che inverosimile.

La teoria nei documenti

Di questa teoria abbiamo dettagliate esposizioni da parti di due grandissimi eruditi messinesi grazie ai quali noi conosciamo in maniera pressoché minuziosa la storia di Messina: l’ecclesiastico Placido Samperi e lo storico Caio Domenico Gallo.

Nell’Iconologia della gloriosa Vergine Madre di Dio Maria protettrice di Messina (1644 d.C.) affermò Samperi: “[…] à mio giudicio, è fra gli antichi antichissimo, fin da’ primi secoli de’ Gentili, come si può dagli eruditi agevolmente argomentare dalle orme gentilesche, che sin al presente si scorgono, & in particolare nella porta […], la quale dal lavoro, e dalla scultura dimostra chiaramente la sua antichità. Veggonsi intorno all’arco di essa due ordini di scolpite statuette quasi di tutto rilievo, maltrattate dal tempo, e rotte in diverse guise; nella metà della parte destra dell’ordine superiore, sono alcuni stromenti di suono di quei secoli, e nella metà della parte sinistra dell’istesso ordine le Imagini d’alcuni favolosi numi famosi appresso i Poeti, come di Giove, che uccide Saturno, e simili. Mà nell’ordine inferiore diverse sorti di animali, di Centauri, di Chimere, di Grifi, & altri geroglifici degli antichi Egittij, dal che chiaramente si coniettura, che non da’ Christiani, mà da’ Gentili fosse stato ad alcuno de’ falsi Dei dedicato questo Tempio; e si aggionge di più, che poco meno della metà di questa porta è sepolta nella terra, e nelle rovine, scendendosi per mezzo d’alcuni gradini dentro al Tempio.”.

Negli Annali della Città di Messina Capitale del Regno di Sicilia (1756 d.C.) Gallo riprese e convalidò il predecessore: “Altro Tempio, che ancor si stima essere stato dedicato alle antiche Deità dei Gentili […], il quale per vedersi quasi sotterra la sua Porta Maggiore, che viene adornata da molti Geroglifici Egizj e da figure di diverse antiche Deità favolose, credesi essere stato anche uno di essi.”; e ancòra: “In essa non vi è cosa di singolare se non se le reliquie di una grande antichità, ed i Geroglifici, che ancor si veggono scolpiti sul fregio delle Porte descritte, e rapportate dal Padre Samperi, quali ci dimostrano, che possa essere stato Tempio dei Gentili.”.

Naturalmente non condividiamo alcune affermazioni sgradevoli dei nostri autori verso le antiche religioni (“falsi Dei”, “Deità favolose”), ma comprendiamo che dovettero scriverle per evitare fin troppo facili accuse d’apostasia per non aver criticate le verità alternative al Cristo.

Un tempio più antico…

Sia Gallo che Samperi definiscono Santa Maria Alemanna un “tempio dei Gentili”, cioè grecoromani, non-cristiani. Teniamo presente che questi stessi studiosi e molti altri attribuivano precise dedicazioni d’epoca romana a chiese molto antiche, mentre altre vengono date per costruzioni cristiane, e a questa invece non si azzardarono a dare una dedica nemmeno ipotetica, dunque è abbastanza probabile che le loro affermazioni fossero sincere, non motivate dall’intento di nobilitare detti templi cristiani.

Ora, bisogna comprendere che all’epoca non era facile reperire le informazioni, e oltretutto non si sapeva come leggere i geroglifici, perciò tutte queste affermazioni vanno attentamente vagliate per non cadere nella stessa trappola dei padri. Ecco, ora voi starete già immaginando deità teriomorfe, e giunchi, e serpenti, e tutto ciò che si potrebbe trovare nelle pareti dei templi in Egitto; ma nulla di tutto ciò vedrete, giacché (fortunatamente!) le sculture delle quali parlavano Samperi e Gallo si sono conservate. Il portale di cui si parla è quello che potete vedere in fotografia qui, e di persona se vi recate in posto.

Quelli che vediamo scolpiti sugli stipiti di quell’ingresso sono motivi floreali e animali di chiaro stile gotico, non egizio; per quanto riguarda le figure antropomorfe scolpite sull’arco, vediamo quelli che sembrano essere angeli d’iconografia evidentemente cristiana nell’ordine inferiore, e in quello superiore personaggi sbiaditi ma riconducibili allo stesso periodo; la metà dell’ordine superiore che raffigurava il presunto “combattimento tra Giove e Saturno” invece è andata perduta e non ci è possibile riesaminarla. In buona fede, i nostri dotti sapienti devono essersi confusi, scambiando elementi decorativi d’un passato recente di pochi secoli per quelli di ben duemila anni prima, ma non c’è da stupirsene del tutto: la Stele di Rosetta che diede inizio allo studio della scrittura egizia fu rinvenuta sessant’anni dopo che scrisse Gallo (!), e già dal IV secolo a.C. gli stessi Egizî non sapevano quasi più leggere i geroglifici e d’allora si credette che fossero semplicemente disegni con significato esoterico, oltretutto fino a quel momento l’arte egizia era nota soltanto tramite descrizioni per chi non aveva a disposizione quei rari reperti autentici.

Un’osservazione dei due autori però va presa seriamente in considerazione: entrambi evidenziano nella loro argomentazione che la chiesa risultava sottomessa al piano stradale già quando la vedevano loro (dettaglio che non riportano invece sull’analoga Chiesa dei Catalani, pur essa Tempio di Poseidone), cosa che effettivamente fa pensare che l’Alemanna potesse essere stata ricavata da una costruzione precedente, come tante altre a Messina, ma sfortunatamente non abbiamo ora prove per decifrarne l’identità.

Un Pantheon per tutti i culti

Pare proprio che travisare il significato di un’immagine e reinterpretarla come qualcosa di completamente diverso sia abbastanza semplice, in determinate condizioni, ossia l’assenza del corretto cifrario interpretativo: se non si ricorda più che cosa rappresenta qualcosa ed è caduto il ponte tra noi e il suo significato originario, essa diviene come una cosa nuova. Un antico tempio diviene un chiesa cristiana, che poi viene creduta un tempio egizio. Con ciò si può giungere a una riflessione.

Santa Maria Alemanna è una delle poche chiese sconsacrate di Messina ancòra in piedi (un altro esempio è la Badiazza); attualmente la si usa per conferenze e cerimonie, mai per il culto. Decisamente uno spreco, viste quante sono a Messina le religioni prive d’un proprio luogo di culto, che spesso devono organizzare incontri privati in luogo di autentiche celebrazioni!

Non se ne parla mai, quasi fosse tabù, ma a Messina e nel suo territorio sono molte e anche ben seguite le religioni differenti da quella cristiana (Buddismo, Islam, Mormonismo…). Esse non hanno veri luoghi di culto, e le persone che le praticano dunque riescono a riunirsi soltanto nel privato; una situazione che enfatizza l’esclusione di determinate realtà religiose dalla vita comune e ostacola gravemente la seria e serena ricerca spirituale di chi non si trovi nel Cristianesimo, che a quel punto per raggiungere una diversa spiritualità deve intrufolarsi in un contesto più “chiuso” con tutte le difficoltà del caso.

Sarebbe più che mai opportuno, in una terra come la nostra che da sempre si fonda sulla libertà religiosa, offrire alle nostre religioni (perché sono nostre!) dei luoghi in cui poter celebrare ed essere praticate da chi lo voglia senza impedimenti di natura pratica, anche e soprattutto ricavandoli da vecchie chiese. Infatti, a Messina non è mai stato infrequente che i templi cambiassero religione, molti secoli fa, e questo potrebbe essere fatto anche oggi, senza tuttavia applicare dannose modifiche.

Fintantoché non vengano identificati plurimi spazî di culto per le diverse religioni, sarebbe interessante discutere d’un sistema grazie al quale le varie fedi possano celebrare e riunirsi in giorni diversi nella stessa Santa Maria Alemanna, facendone, a tutti gli effetti, un pantheon dei tempi moderni, che avrebbe il primo esempio al mondo in Messina.

 

Daniele Ferrara

Fonti:

Caio Domenico Gallo, Annali della Città di Messina Capitale del Regno di Sicilia, Francesco Gaipa Regio Impressore 1756

Placido Samperi, Iconologia della Gloriosa Vergine Madre di Dio Maria protettrice di Messina, Giacomo Matthei Stampatore Camerale 1644

Immagine in evidenza:

La Chiesa di Santa Maria degli Alemanni – Fonte: siciliafan.it