Crisi Ucraina: la Russia corre il rischio di andare in default. Fuga delle multinazionali

Con l’inizio dell’invasione russa in Ucraina, è diventata sempre più concreta la possibilità che la Russia vada in default, cioè che non sia più in grado di ripagare il suo debito. Sarebbe un evento straordinario, le cui conseguenze sono piuttosto difficili da prevedere: per avere un’idea dei suoi effetti – sia sull’economia russa sia sui creditori occidentali – bisognerà aspettare di capire come questo probabile default sarà gestito, e soprattutto se si limiterà ai titoli di stato o si estenderà anche ai bond societari, cioè ai debiti che le imprese russe hanno con i creditori internazionali. In merito alla questione, il Presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che:

La priorità adesso è adattare il sistema economico alle circostanze, dobbiamo sostenere i cittadini e le imprese in questo periodo di turbolenze

 

Banca centrale della Federazione russa (fonte: ansa.it)

 

Cos’è il default

Si definisce “default” lo stato di insolvenza in cui il governo di un Paese non è in grado di pagare in tutto o in parte il proprio debito. Un caso analogo è stato quello della Grecia. Per la Russia, sarebbe il primo default su debiti detenuti da creditori internazionali dagli anni successivi al 1917, quando il governo bolscevico appena istituito si rifiutò di pagare i debiti dello zar. La Russia era andata in default anche nel 1998, ma per 40 miliardi di dollari di debiti detenuti internamente e fu proprio a seguito a quella crisi, peraltro, che il presidente russo Vladimir Putin fu eletto, con la promessa di risollevare l’economia. Allo stato attuale, tecnicamente, la Russia non è ancora in default poiché dall’inizio della guerra, non ha dovuto ripagare scadenze o interessi sul debito. Le cose, però, potrebbero cambiare nel giro di poche settimane. Il 16 marzo scade il termine per il pagamento di 107 milioni di dollari di interessi agli investitori stranieri, anche se per questi pagamenti è concesso un “periodo di grazia” di 30 giorni, nel corso dei quali il debitore non è ancora considerato insolvente. Se però il pagamento non arriverà entro il 15 aprile, allo scadere del “periodo di grazia”, la Russia sarà ufficialmente in default.

 

Cosa è cambiato dopo le sanzioni occidentali

Fino a poche settimane fa, comprare titoli di stato russi era considerato un buon investimento. Il paese ha un debito basso, un eccellente rapporto tra il debito e il PIL e – prima della guerra – più di 640 miliardi di dollari in riserve di oro e valute straniere conservate dalla Banca centrale, che rendevano il pagamento del debito praticamente garantito. Le cose sono cambiate radicalmente con l’invasione e dopo l’imposizione delle durissime sanzioni occidentali. Nel giro di pochi giorni, il governo russo è passato da avere una grande disponibilità teorica di liquidi a esserne a corto: le sanzioni hanno ridotto le disponibilità economiche della Russia sia tagliando varie fonti di ricavo sia bloccando più della metà delle riserve che la Banca centrale russa deteneva in valuta straniera. A seguito di ciò, la Russia non può ottenere prestiti da otto delle dieci più grandi economie mondiali e, anche senza le sanzioni, la guerra e la crisi economica hanno spaventato grandemente i creditori.

La fuga delle multinazionali e le probabili perdite dei creditori internazionali

 

Punto vendita McDonald’s a Mosca (fonte: repubblica.it)

Un altro problema che influisce sul bilancio economico della Russia, è che le sanzioni dei governi sono seguite dalla fuga delle multinazionali. McDonald’s ha chiuso 850 punti vendita su tutto il territorio federale. Amazon ha deciso di terminare le operazioni. L’Oreal, Unilever, Coca Cola e Pepsi hanno fatto lo stesso. Per lo Stato significa meno entrate del fisco e più uscite per politiche sociali. Al riguardo dei creditori internazionali, essi detengono una cifra pari a 40 miliardi di dollari di debito russo denominato in dollari ed euro e una pari a 28 miliardi di dollari denominati in rubli. A seguito di ciò, il Presidente Putin ha emanato un decreto che obbliga a pagare in rubli i creditori che appartengono a paesi “ostili”. Ciò significa che i creditori riceverebbero il pagamento presso la cassa di compensazione russa. Stando a quanto dichiarato sul sito dell’Avvenire, i soldi sarebbero di loro proprietà, ma non sarebbero accessibili, dato che con le sanzioni non è possibile cambiare in dollari o in euro quel denaro. Per i creditori sarebbe una grave perdita, ed è probabile che ci saranno dispute legali sulle questioni.

A fronte di questa situazione, la Russia, senza potersi rifinanziare sui mercati e con una costosa guerra in corso, rischia uno dei peggiori collassi economici degli ultimi decenni. Se spera di reintegrarsi nell’economia globale, dovrà ristabilire la fiducia dei mercati e trovare il modo di pagare i propri debiti.

 

Federico Ferrara

Webinar “L’altra Pandemia”: la testimonianza dell’Associazione Orione

“Ascoltare l’opinione degli esperti è importante, perché consente agli ascoltatori di entrare in contatto con notizie attendibili, conformi alla verità scientifica dei fatti, preservando in tal modo la collettività, e in particolare i giovani, dalle conseguenze negative della “cattiva informazione” e dal diffondersi incontrollato di interpretazioni errate e suggerimenti nocivi.”

Queste le parole di Roberta Mele, che riassumono il leitmotiv del webinar “L’altra pandemia”. L’iniziativa, svoltasi in diretta Facebook e sulla piattaforma online Teams, è stata organizzata, in collaborazione con l’Università di Messina, dall’Associazione studentesca Orione.

La sanità, il mondo del lavoro, e l’economia sono pesantemente segnati da difficoltà dettate da carenza di organico, scarsi investimenti e scarsa capacità di programmazione. Il Coronavirus, oltre a mettere in luce una situazione già precaria, sta lasciando cicatrici molto profonde su settori già pesantemente danneggiati ancor prima dell’emergenza sanitaria.

L’incontro è stato diviso in tre momenti di approfondimento, prendendo in considerazione tre temi principali:

  • Gli aspetti medico-sanitari, con riferimento alle difficoltà che il sistema sta incontrando nel garantire l’attività ordinaria, sono stati affrontati dal Prof. Navarra, ordinario di Chirurgia Generale dell’Ateneo di Messina e presidente della Società italiana di Ricerche in Chirurgia, e in seguito dal Prof. Melazzini, Amministratore Delegato di ICS – Istituti Clinici Scientifici Maugeri, componente del Consiglio di Amministrazione del CNR ed ex direttore generale AIFA.
  • La tematica relativa alla crisi del settore sociale, affrontata dal Prof. Perconti, ordinario d’Ateneo di Filosofia del Linguaggio e Direttore del Dipartimento COSPECS e dal Mons. Raspanti, vescovo di Acireale e vicepresidente della Conferenza episcopale italiana.
  • Gli effetti che la pandemia ha avuto sulla già precaria economia e sul mercato del lavoro, infine, affrontati con gli interventi: del Prof. Limosani, ordinario d’Ateneo e direttore del Dipartimento di Economia e del Prof. Nannicini, Senatore della Repubblica Italiana e ordinario di Economia Politica all’Università Bocconi.

É stata, inoltre, molto ampia la partecipazione degli studenti, a cui l’evento è stato rivolto con l’obiettivo di stimolare la riflessione sul tema.

“Gli interventi durante il webinar hanno contribuito a chiarire in noi studenti le prospettive future nei tre settori presi in esame. Il sistema sanitario può ripartire- afferma Luciana Siragusa – ma servirà incentivare i giovani e l’assistenza nel territorio. Il settore economico richiede importanti investimenti, ma c’è il rischio di sbagliare. L’obiettivo deve rimanere quello di supportare i settori lavorativi più in difficoltà. Infine, sarà anche necessario un adattamento sociale da parte di tutti: la pandemia inevitabilmente lascerà una profonda eredità nella nostra cultura.”

Come superare questo momento storico e come far fronte ai problemi sopracitati, sono quesiti che oltre noi giovani studenti, il mondo intero si sta ponendo, trovando misure e ipotesi diverse, perché mai nulla di simile era accaduto prima.

“A mio parere l’incontro ha permesso di definire un pensiero condiviso: la pandemia lascerà un’eredità diversa dal modello di società cui eravamo abituati- spiega Vincenzo Signoriello – la Sanità era già precedentemente in difficoltà a causa dell’inadeguatezza delle risorse, richiedendo agli operatori un impegno straordinario. Per quanto concerne l’economia la Covid ha inciso in senso depressivo determinando una riduzione del PIL e accentuando le povertà e le fragilità sociali già esistenti. Nell’ambito del lavoro si è verificata l’impossibilità nell’espletare alcune attività con il conseguente calo di produttività e di impiego. Ci sono stati però anche dei vantaggi: il fenomeno ha incentivato lo smart working, spingendo anche le pubbliche amministrazioni ad elaborare nuove forme di organizzazione del lavoro da remoto. Occorrerà molta resilienza e sarà necessario interrogarsi sulle cause e sul senso di tutto ciò. Come affermato da uno dei nostri ospiti, sarà necessario partire dal presupposto che quando parliamo di pandemia non parliamo di castighi divini o di sfortuna. Il senso di questa situazione è insito nel concetto stesso di realtà, che non è per forza ordinata e felice.”

Oggi la sfida è governare l’incertezza. Le informazioni critiche sulle caratteristiche del Covid-19 e i suoi impatti sull’attività economica italiana e globale sono difficili da valutare e possono cambiare rapidamente. Ma tutti noi dobbiamo strutturare risposte che siano in grado di gestire la nostra società ora, nelle settimane e nei mesi a venire.

Cristina Geraci