App Immuni, analisi della documentazione: garantirà l’anonimato, le immagini ufficiali

Analisi funzionamento App Immuni
App Immuni: analisi del funzionamento

È stata recentemente pubblicata su GitHub la documentazione di Immuni, l’App per il tracciamento dei contatti già preannunciata che potrebbe diventare un alleato importante nella lotta al virus. Il governo annuncia che la sperimentazione potrebbe partire da fine Maggio, ma non manca un certo scetticismo da parte della popolazione. L’attenzione è infatti rivolta alla tematica privacy, tanto che sarà necessario il via libera da parte del Garante per la Privacy che ha già esternato delle perplessità.

Dalle informazioni pubblicate emerge subito l’attenzione posta da parte degli sviluppatori al fine di rispettare la privacy degli utilizzatori. Analizziamo quindi il funzionamento dell’applicazione per comprendere l’importante lavoro svolto per tutelare i dati sensibili degli utenti. Discuteremo anche alcuni potenziali punti deboli su cui sono a lavoro gli sviluppatori.

Immuni non accede al GPS e quindi non registra la nostra posizione geografica

L'App non si serve del GPS bensì del Bluetooth
L’App utilizza il Bluetooth, quindi non registrerà posizioni geografiche

Al contrario di quanto si potrebbe pensare l’applicazione non avrà accesso alla nostra posizione tramite GPS. Immuni funzionerà anche con servizio GPS spento utilizzando il Bluetooth, sfruttando in particolare la tecnologia BLE (Bluetooth Low Energy) che tutelerà la durata della batteria. L’App quindi non registrerà mai i vostri spostamenti nel corso della giornata o la vostra posizione assoluta geografica, ma soltanto i contatti con altri dispositivi con l’applicazione in funzione. È necessario quindi che molti utenti installino l’App e la tengano in funzione. Da qui si deduce un potenziale fattore limitante: una scarsa diffusione ridurrà l’efficacia dello strumento.

Esempio di funzionamento: nessuna generalità sull’utente ma solo codici temporanei

L’utente non condividerà con altri dispositivi o con il server centrale alcun dato relativo alle proprie generalità. Ecco un esempio schematico del funzionamento. L’applicazione dell’utente genererà una chiave temporanea giornaliera ogni ventiquattro ore, senza nessuna informazione sensibile. A partire dalla chiave verranno ricavati dei codici identificativi che il dispositivo aggiornerà ogni quindici minuti. Questi sono i codici che verranno scambiati al momento del contatto con l’applicazione di un altro utente, e salvati nei dispositivi di ciascuno. Nessuno dei codici fin’ora citati contiene riferimenti personali all’utente o al dispositivo dell’utente che li ha generati.

Al momento del contagio servirà l’intervento da parte di un operatore sanitario, ma l’utente deciderà se condividere

L'App richiede la presenza di un operatore sanitario
L’App richiede la presenza di un operatore sanitario per confermare e comunicare l’eventuale contagio

Se l’utente risulterà contagiato dal virus dovrà comunicare un codice all’operatore sanitario che confermerà la positività del test, per evitare false segnalazioni. A questo punto soltanto l’utente potrà autorizzare la comunicazione dei dati ad un server centrale. I dati, anche in questo caso, non comprendono informazioni anagrafiche o geografiche. Verranno caricati, oltre al risultato del test, i codici casuali dell’utente ed informazioni di natura epidemiologica. Tra questi la Provincia che avrà solo una valenza statistica e comunque non rappresenta nulla in più rispetto a quanto già giornalmente comunicato dalla Protezione Civile.

L’organizzazione da parte della sanità locale e nazionale sarà fondamentale. Il sistema da solo non basterà a garantire la gestione dei contatti dei soggetti positivi, quindi i test diagnostici dovranno essere resi disponibili e gli utenti seguiti da personale sanitario.

I contatti verranno avvisati e saranno invitati ad attuare strategie di prevenzione

I contatti dei contagiati saranno avvisati in forma anonima dall'applicazione
I contatti dei contagiati saranno avvisati in forma anonima dall’applicazione

Le applicazioni installate nei dispositivi degli utenti contatteranno periodicamente il server e verificheranno se hanno stabilito un contatto negli ultimi tempi con un soggetto segnalato come positivo. In questo caso l’App segnalerà all’utente il contatto (senza specificare informazioni temporali) attraverso una notifica. Quindi lo inviterà a mettersi in contatto con un operatore sanitario e a segnalare la presenza di eventuali sintomi.

I dati saranno gestiti dallo Stato e verranno eliminati periodicamente

Il sistema prevede che la società ideatrice non abbia accesso ai server su cui saranno immagazzinati i dati. I server saranno infatti localizzati nel territorio nazionale e gestiti da Sogei, SPA Informatica del Ministero dell’Economia. Tutti i dati raccolti dal sistema, sui dispositivi e sui server saranno eliminati quando diventeranno epidemiologicamente irrilevanti (quindi entro qualche settimana). Ciò avverrà comunque non oltre il 31 Dicembre di quest’anno. Il ministero della Sanità avrà il pieno controllo sulle modalità di gestione dei dati e sul loro utilizzo, che comunque avranno la sola finalità di contenimento del contagio e di ricerca.

I “punti in sospeso” degli sviluppatori

Come evidenziato dalla documentazione gli sviluppatori sono ancora al lavoro per ottimizzare ogni aspetto. Uno dei principali punti deboli potrebbe essere rappresentato dal traffico scambiato mediante Bluetooth. Infatti potrebbe essere rilevato da parte di utenti esterni. Un altro rischio potrebbe essere l’accesso da parte di malintenzionati al server in cui sono contenuti i dati. Gli sviluppatori confermano l’intenzione di mantenere al minimo possibile la richiesta di dati personali dell’utente, che comunque non verranno mai scambiati o raccolti sul server.

In relazione alla tecnologia BLEla stima della distanza è soggetta ad errori, in quanto il segnale dipende da fattori come l’orientamento dei due dispositivi l’uno rispetto agli altri e gli ostacoli tra di essi“. Quindi verrà preso in considerazione il tempo di contatto: “Un contatto che dura solo un paio di minuti a diversi metri di distanza sarà considerato a basso rischio. Tale modello però potrebbe evolversi man mano che saranno disponibili ulteriori informazioni sul virus” sottolineano gli sviluppatori.

Sui dispositivi degli utenti verranno conservati dati relativi alla salute dell’utilizzatore, per lo più basati sulla registrazione dei sintomi. In caso di furto/smarrimento del dispositivo un’efficiente protezione dei dati sarà necessaria al fine di evitarne qualsiasi tentativo di accesso.

La community su cui è stata pubblicata la documentazione è costantemente attiva nella segnalazione di eventuali punti deboli o spunti che possano spingere gli sviluppatori ad apportare dei miglioramenti.

Non solo un’iniziativa italiana: il contact tracing informatico è un’iniziativa globale per un ritorno alla “normalità”

L’intero funzionamento dell’applicazione si basa su una spina dorsale ideata dalla collaborazione tra Apple e Google. I due giganti del mondo informatico hanno sviluppato un framework che permetterà ai Paesi di sviluppare le proprie applicazioni per il contenimento del contagio. Ciò garantirà degli aggiornamenti puntuali che correggeranno eventuali falle che dovessero emergere. Permetterà inoltre il funzionamento su tutti i dispositivi Android e Apple forniti di Bluetooth con i massimi standard di sicurezza. L’Italia si sta quindi adeguando a quella che, con ogni probabilità, diventerà un’iniziativa globale.

Paesi come la Corea del Sud ci hanno insegnato come un’efficace implementazione di strumenti sanitari, diagnostici e informatici possa garantire un’efficiente riduzione della circolazione del virus. Seppur la tutela della privacy di questi Paesi possa aver fatto discutere, al contrario l’attenzione posta dagli sviluppatori italiani è innegabile e garantisce all’utente che non verranno diffuse generalità o informazioni geografiche.

Viviamo in un periodo storico in cui è prassi condividere i propri contenuti sui Social Network, usare assistenti vocali e tracciare le proprie attività sportive o i propri viaggi in auto. Dobbiamo davvero dubitare e ostacolare la diffusione di un’applicazione che potrebbe contribuire concretamente al contenimento dell’epidemia, anche nella malaugurata eventualità di una seconda ondata estiva o autunnale? A voi la risposta! La certezza è che, eventualmente, non bisognerà farci trovare nuovamente impreparati.

Antonino Micari

La Sicilia riparte ma a modo suo. Tutto quello che si può fare (e non si può fare) da oggi secondo l’ordinanza regionale

La Sicilia cerca di tornare alla normalità, che mai prima d’ora, era sembrata così sconnessa dalla quotidianità.

Dalla giornata di oggi riaprono gli esercizi commerciali di vendita al dettaglio, parrucchieri, barbieri, centri estetici, ristoranti, bar, pizzerie, pub, gelaterie e centri commerciali.

Ieri sera, il decreto che disciplina le modalità di riapertura non era ancora stato comunicato a Palazzo d’Orléans; il Presidente della Regione Nello Musumeci ha atteso il completamento con firma dell’ordinanza, che prevede l’apertura estesa della maggior parte delle attività commerciali sopra citate, relativa alla condizione sanitaria sufficientemente stabile dell’Isola.
“La Sicilia è pronta alla ripartenza, nella responsabilità di ognuno”, aveva comunicato, a conclusione del suo intervento serale, il Governatore siciliano.

 

La Sicilia tenta di ripartire con maggiore margine e con più rapidità.

L’obiettivo amministrativo di Musumeci è accelerare un po’ rispetto al quadro delle disposizioni nazionali, attraverso per esempio il via libera graduale ai centri commerciali: una ripartenza mediata da controlli serrati ad esempio sui parcheggi, e con lo stop agli ingressi liberi di Domenica.

E’ stata inoltre disposta la riapertura dei fiorai la Domenica, che era stata finora esclusa.

L’estensione che, più di tutte ha acceso la piazza delle polemiche, è quella relativa alla riapertura delle discoteche (effettivamente prematura e non in linea con quelle le disposizione emanate dal Dpcm), e la ripartenza di eventi e spettacoli a partire dall’8 giugno.

L’autorità di Pubblica sicurezza, ove necessaria la relativa autorizzazione, dovrà monitorare il numero dei partecipanti alla manifestazione pubblica, in rapporto proporzionale con gli spazi utilizzati e in relazione alla distanza di sicurezza interpersonale non inferiore ad un metro correlata all’obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.

Riapertura in sicurezza di Musei e Parchi archeologici.

Prevista per il 25 maggio la riapertura in Sicilia di musei, parchi archeologici: i siti culturali più conosciuti come la Valle dei Templi di Agrigento, il Parco Archeologico di Selinunte e quello di Naxos-Taormina che comprende anche il Teatro Antico.
Si dovranno disporre tutte le misure necessarie contro il contagio da Covid-19: prenotazione elettronica per evitare assembramenti alle biglietterie, tornelli, termoscanner all’ingresso, percorsi e visite guidate.

Disposte le misure di sicurezza per i lidi balneari e obbligo di mascherina

E’ scattato il via libera per quanto concerne l’apertura di lidi, stabilimenti balneari e spiagge per l’estate 2020.
Confermata dunque la possibilità di rivedere gli ombrelloni aperti anche per la bella stagione che sta per arrivare, ma con regole ben precise e delineate.
La riapertura ufficiale (prevista nel Dpcm già da Maggio) potrà avvenire in Sicilia a partire dal 3 Giugno: gli ombrelloni che avranno a disposizione 10 metri quadrati, ovvero un distanziamento tra l’uno e l’altro di almeno 3,5 metri, tra lettini dovrà essere rispettata la distanza di almeno 1,5 metri.

In ogni luogo aperto al pubblico, anche non al chiuso, continueranno ad essere strettamente obbligatorie la mascherina o gli altri presidi di sicurezza per naso e bocca.

Estesa la fascia oraria di apertura degli esercizi commerciali.

Gli esercizi commerciali la domenica continueranno ad essere chiusi (eccezion fatta per bar, pizzerie e ristoranti) ma potranno estendere, secondo l’ordinanza di Musumeci, l’orario di apertura della propria attività fino alle 23:30 in chiara relazione ad un’accoglienza complessiva di clienti maggiore.

Per il resto valgono le regole concordate da Musumeci con gli altri presidenti delle Regioni e successivamente vagliate e condivise con il premier Giuseppe Conte.

L’impresa eccezionale è tornare ad essere normali, tentare di ridare alla quotidianità la parvenza di ordinarietà che il coronavirus, con cattiveria e sadismo invisibili, c’ha tolto.

Più che una ripartenza, per l’Italia, si attende una rinascita.

Antonio Mulone

 

Insonnia ai tempi del Covid19: perché accade e come rimediare

Alla data del 10 maggio 2020 a livello mondiale sono stati confermati 3.884.434 casi di COVID-19 e 272.859 morti. A quanto ammonta il “costo sociale” di questo virus? Conoscere la risposta a tale interrogativo è fondamentale per migliorare il nostro benessere psicofisico attuale e futuro.


A chi in questo periodo non è capitato dopo aver dormito poco e male? Il coronavirus può davvero avere impattato negativamente anche sulla salute mentale dei soggetti che si sentivano al sicuro barricati tra le mura domestiche durante il lockdown?

Recenti indagini dimostrano le ripercussioni del COVID-9 sulla salute mentale della popolazione. In Cina dall’analisi di un campione di 1.210 persone sono emersi elevati tassi di depressione e insonnia rispettivamente del 30% e del 17%.

Risultati affini sono quelli relativi al nostro Paese: una ricerca condotta dall’Università Tor Vergata di Roma ha dimostrato che il 37% degli intervistati presenta sintomi da stress post traumatico, il 21% stress, il 20% ansia severa, il 17% depressione, il 7% insonnia.

I soggetti maggiormente esposti sono: i giovani, le donne, i contagiati, le persone che hanno subito un lutto o che hanno dovuto interrompere la loro attività lavorativa a causa del Covid.
Lo studio delle suddette evidenze ha dimostrato che l’insonnia non è un sintomo del Covid-19, tuttavia le condizioni generate dalla particolare circostanza potrebbero provocare difficoltà a lasciarsi rapire dalle forti e dolci braccia di Morfeo.

Diventa così attuale più che mai l’ultimo slogan del World Sleeping Day: “Sonno Migliore, Vita Migliore, Un Pianeta Migliore”.

Il neurologo Hernando Pérez, specialista del Centro de Neurología Avanzada de España, spiega che il sonno ha due principi regolatori: la stanchezza e il ciclo luce-oscurità.

Se si mantiene il corpo attivo durante il giorno, la sera si percepirà una sensazione di stanchezza; contrariamente, il mancato coinvolgimento in varie attività inciderà sul sonno.

Se durante la quarantena ci si sveglierà più tardi si perderanno ore di luce solare essenziali affinché il cervello sappia che tra 12 o 14 ore arriverà il momento di dormire.

L’insonnia influisce negativamente sull’esistenza condizionando l’aspetto cognitivo, fisico e relazionale dell’individuo.

Tra i suoi effetti si annoverano:
– la compromissione del sistema immunitario;
– l’aumento del rischio di diabete e obesità, in quanto la mancanza di sonno altera i livelli di leptina e grelina, ormoni che controllano la sensazione di fame e sazietà;
– disturbi di concentrazione e apprendimento, perché durante il sonno i neuroni memorizzano e consolidano le informazioni apprese durante il giorno;
– la compromissione delle emozioni: possono insorgere sbalzi di umore improvvisi;
– la manifestazione di ansia, paranoia, depressione, irritabilità è dovuta alla deprivazione del sonno nel tempo;
– il maggior rischio di ictus e infarti: dormire male incide anche sulla possibile comparsa di malattie cardiache con pericolose alterazioni del sistema cardiovascolare.

È evidente che il sonno sia di vitale importante per l’intera umanità, pertanto diverse associazioni tra queste l’ Associazione ltaliana di Medicina del Sonno (AIMS) e la Società Spagnola di Neurologia (SEN) si sono occupate dell’emergenza COVID: la prima lanciando un servizio telematico di supporto, la seconda individuando dieci raccomandazioni per un buon sonno ristoratore ai tempi del covid.

Le strategie da adottare sarebbero le seguenti:
– mantenere una routine giornaliera;
– esporsi al sole;
– non preoccuparsi a letto;
– evitare di leggere o svolgere altre attività a letto affinché il cervello sviluppi l’associazione letto-riposo;
– evitare i riposini pomeridiani e nel caso in cui ciò non fosse possibile fare in modo che non superino i trenta minuti;
– non usare tablet o cellulari a letto, perché non solo la luce del display inibisce la secrezione di melatonina (ormone importantissimo per rilassarsi e dormire), anche perché si possono trovare in internet informazioni o messaggi che aumentano i livelli di ansia e incertezza;
– evitare l’esercizio fisico poco prima di andare a dormire;
– provare a rilassarsi prima di andare a letto ascoltando musica, meditando;
– anche  in assenza di impegni lavorativi o di studio non alterare i ritmi sonno-veglia, in quanto correggere il ciclo del sonno non è semplice;
– consultare uno specialista se i problemi di insonnia si protraggono nel tempo.

In conclusione: quando il sonno è profondo, salute e felicità abbondano!

Daniela Cannistrà

Bibliografia:

Coronavirus: How to get to sleep during lockdown, https://www.bbc.com/news/newsbeat-52311643 

Extensive and divergent effects of sleep and wakefulness on brain gene expression, https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14715133 

Coronavirus: por qué la pandemia de covid-19 nos está afectando el sueño (y cómo puedes prevenirlo), https://www.bbc.com/mundo/noticias-52196490 

#LottaCoronaVirusMondo Verso i 4 mil di contagi I paesi coinvolti sono 208 e quasi 280mila morti (10/05/2020 ore 16.30) , https://www.welfarenetwork.it/lottacoronavirusmondo-verso-i-4-mil-di-contagi-i-paesi-coinvolti-sono-208-e-quasi-280mila-morti-10-05-2020-ore-16-30-20200316/ 

Coronavirus: por qué la pandemia de covid-19 nos está afectando el sueño (y cómo puedes prevenirlo), https://www.bbc.com/mundo/noticias-52196490 

COVID-19 medical staff experience insomnia and higher stress, https://www.medicalnewstoday.com/articles/covid-19-medical-staff-experience-insomnia-and-higher-stress 

Insomnio en niños y adolescentes. Documento de consenso Insomnia in children and adolescents. A consensus document, https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1695403316302090 

Por qué duermes mal y padeces insomnio durante el confinamiento, según dos expertos del sueño, https://www.businessinsider.es/expertos-explican-duermes-mal-tienes-insomnio-confinamiento-623867 

Prevalence of depression, anxiety, and insomnia among healthcare workers during the COVID-19 pandemic: A systematic review and meta-analysis, https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S088915912030845X 

Quarantena e problemi di insonnia? Il sostegno dell’Associazione Italiana di Medicina del Sonno, https://magazine.unibo.it/archivio/2020/04/07/quarantena-e-problemi-di-sonno-il-sostegno-dellassociazione-italiana-di-medicina-del-sonno   

Sleep Guidelines During the COVID-19 Pandemic, https://www.sleepfoundation.org/sleep-guidelines-covid-19-isolation   

(Video) Coronavirus e insomnio: ¿por qué dormimos mal?, https://www.nacion.com/ciencia/salud/video-coronavirus-e-insomnio-por-que-dormimos/654b6dda-a6b0-48c7-9896-9d8f8fbb9ef8/video/   

Why it’s important to get a good night’s sleep during the coronavirus outbreak, https://www.uchicagomedicine.org/forefront/coronavirus-disease-covid-19/advice-for-sleeping-well-during-the-covid-19-outbreak

Tradizioni messinesi: la festa di Sant’Annibale

L’emergenza Covid-19 ha modificato drasticamente il nostro stile di vita andando ad intaccare anche le nostre tradizioni. Una di queste, che interessa sia credenti che non, è la festa in memoria di Sant’Annibale. Prima di parlare della festa ripercorriamo le tappe significative della storia del “Santo dei poveri” e vediamo insieme da dove sorge l’amore che tuttora la città di Messina nutre nei suoi confronti.

Biografia in breve

Nasce a Messina il 5 luglio 1851 da famiglia nobile. Ebbe quella che può essere definita «intelligenza del Rogate», facendo suo il versetto del vangelo: «La messe è molta ma gli operai sono pochi. Pregate [Rogate] dunque il Padrone della messe, perché mandi operai nella sua messe» che divenne uno strumento importante per l’evangelizzazione.

Sant’Annibile in mezzo alla sua gente (disegno) – Fonte: difrancia.net

 

Un evento significativo della sua vita fu l’incontro con il cieco Zancone che lo mise in contatto con la situazione difficile vissuta nelle “Case Mignuni” (Case Avignone), uno dei quartieri più poveri della città di Messina (nei pressi di Zaera). Proprio a quel quartiere dedicò gran parte della sua vita.

Dopo il terremoto del 1908, il papa S. Pio X donò una chiesa-baracca. Nel 1921 venne posta poi la prima pietra per la costruzione dell’attuale Santuario di Sant’Antonio, che occupa oggi l’area dell’antica chiesa.

Il Santuario di Sant’Antonio – Fonte: torrese.it

 

Per realizzare i suoi progetti missionari fondò due nuovi ordini religiosi: la Congregazione delle figlie del Divino Zelo e la Congregazione dei Rogazionisti. Questi sono tuttora diffusi in tutto il mondo, con l’intento di mettere in pratica la filosofia di vita del Santo: l’evangelizzazione e l’aiuto concreto, sul campo, a poveri ed indigenti.

Muore a 76 anni nel 1927. “Andiamo a vedere il Santo che dorme”, erano le parole della gente, omaggio all’uomo che era stato e all’aiuto concreto che aveva portato. La teca contenente il corpo del Santo si trova tutt’oggi nel Santuario di Sant’Antonio.

I funerali di Sant’Annabile – Fonte: difrancia.net

 

Processo per la Beatificazione e Canonizzazione

Già nel 1934 Luigi Orione richiese l’avvio immediato per il Processo per la Beatificazione e di Canonizzazione del suo caro amico. Dopo 35 anni l’arcivescovo Mons. Cannavò aprì il processo che portò Padre Annibale a diventare prima Venerabile (1989) e poi Beato (1990), grazie all’intercessione per la miracolosa guarigione della giovane Gleida Danese (primo miracolo seguito poi da quello che interessò la piccola Charisse Nicole Diaz, decisivo per concludere la causa di la santificazione).

Così, il 16 maggio 2004 papa Giovanni Paolo II lo iscrisse ufficialmente nell’albo dei Santi, adempiendo alla richiesta a gran voce dell’intera città di Messina.

La canonizzazione di Sant’Annibale (Piazza San Pietro, 16 maggio 2004) – Fonte: villaggiomatera.it

 

La particolare storia della festa di Sant’Annibale

La festa di S. Annibale Maria Di Francia si celebra il 16 maggio, e nei giorni antecedenti, presso il santuario di S. Antonio, Messina. La scelta di questa data, e non della morte (come avviene di regola per tutti i Santi), ha una storia particolare.

Il 1 giugno (data della sua morte) la Chiesa celebra la memoria di San Giustino, Santo patrono dei filosofi, che riveste un ruolo importante per tutta la Chiesa cattolica. La Congregazione dei Rogazionisti aveva deciso inizialmente di spostare la celebrazione di San Giustino al giorno successivo. A Messina, però, il 2 giugno è la vigilia della memoria della Madonna della Lettera, Patrona della città dello Stretto.

Per questo motivo alla diocesi di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela è stato concesso di celebrare la memoria liturgica di Sant’Annibale il giorno dell’anniversario della sua canonizzazione.

La celebrazione a Messina: ieri e oggi

Le celebrazioni in memoria del “Santo dei poveri” cominciano nei giorni antecedenti, solitamente con un triduo di preghiere e di messe in suo onore. Il 16 si celebrano le Sante Messe nella cripta, dove è presente il corpo del Santo, e la solenne Messa nella Basilica,  arricchita, negli ultimi anni, dalla presenza del Piccolo Coro Antoniano “Placido Vitale”.

La Messa si conclude con la celebre benedizione delle gardenie e la processione per le vie cittadine con le Reliquie del Cuore di Sant’Annibale.

Il percorso della processione interessa i luoghi principali in cui in vita il Santo messinese ha operato: le vie in cui sorgeva il quartiere Avignone, la Chiesa del Carmine (ricostruita dopo il terremoto) e Piazza del Popolo. Proprio sotto i portici dell’attuale Piazza Lo Sardo generalmente viene distribuito il pane “padre Francia”.

Oltre alla festa di giorno 16 maggio viene celebrata la solennità liturgica giorno 1 giugno, con manifestazioni tra cui l’omaggio floreale al monumento cittadino di Sant’Annibale, situato nell’omonima piazza.

La processione delle Reliquie di Sant’Annibale – fonte: tempostretto.it

 

Quest’anno a causa delle restrizioni dovute all’emergenza Covid-19, le celebrazioni religiose si terranno a porte chiuse e le manifestazioni civili sono state annullate. Per permettere la partecipazione a distanza dei fedeli saranno previste le dirette streaming su Facebook e su YouTube delle preghiere delle Messe, sia del triduo che del 16 maggio.

Locandina della festa in onore Sant’Annabile (2020)

 

Insomma, anche in tempi difficili si può trovare un modo per mantenere vivo il ricordo di un Santo che alla città di Messina ha dedicato tutta la sua vita.

Cristina Lucà, Mario Antonio Spiritosanto

 

Fonti:

difrancia.net

basilicaantoniana.it

siciliainfesta.com

torrese.it

Si ringrazia Padre Orazio Anastasi, in particolare per le informazioni sulla calendarizzazione della celebrazione

Cos’è il Quantitative Easing e perchè la Corte Costituzionale tedesca si è messa contro la BCE durante la pandemia

La Corte Costituzionale tedesca ha dato 3 mesi di tempo alla Banca centrale europea per difendere la proporzionalità del Quantitative Easing, mettendo in dubbio il rispetto del mandato e del Trattato del programma di acquisti di titoli pubblici, il celebre Pspp (Public sector purchase programme), avviato dalla BCE dal mese di marzo del 2015 per rilanciare l’economia europea (e non solo) dopo il freno causato dalla crisi del 2008. L’intervento della Corte Costituzionale ha inevitabilmente, in modo implicito,  gettato dei dubbi anche sulle recenti misure adottate dalla BCE per aiutare i Paesi europei ad affrontare l’imminente nuova crisi economica generata dal Covid19.

Ma procediamo per gradi.

  • Cos’è il debito pubblico

Lo Stato necessita di  denaro per garantire i servizi necessari ai propri cittadini, sostenere la crescita economica attraverso continui investimenti e finanziare il proprio deficit, in caso di prevalenza delle spese sulle entrate. Denaro che viene richiesto da parte dello Stato, sotto forma di prestito, quando non dispone delle risorse necessarie per coprire il proprio fabbisogno. Il debito pubblico può essere inteso pertanto come il debito che lo Stato contrae o ha contratto nel passato verso i creditori, ovvero verso tutti quei soggetti che hanno contribuito al suo finanziamento. I titolari del suddetto debito sono soggetti sia pubblici che privati, interni o esterni alla nazione, inglobando quindi all’interno della cerchia dei creditori: singoli risparmiatori o investitori, ma anche imprese piuttosto che banche o altri Stati.

Gli strumenti finanziari impiegati dallo Stato per finanziare il proprio debito pubblico sono molteplici, tuttavia l’emissione di obbligazioni a medio-lungo termine o a breve scadenza è considerato lo strumento finanziario più ricorrente per ottenere il denaro necessario.

Le obbligazioni corrispondono ai famosi ‘’Titoli di Stato’’ emessi in Italia dal Ministero del Tesoro e spesso al centro del dibattito internazionale, soprattutto quando si verificano forti impennate dello spread (differenziale di rendimento tra i BTP italiani e BUND tedeschi), la cui crescita repentina incute timore agli investitori e mette a serio rischio la stabilità finanziaria dei Paesi che già di per sé  non godono di una sana salute finanziaria.

  • Cos’è lo spread

La Germania viene identificata di frequente come benchmark per il confronto con gli altri Paesi, per la sua spiccata solidità finanziaria nella zona euro. Proprio per questo motivo, ogniqualvolta il differenziale di rendimento tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi cresce in modo esponenziale, si interpreta come un campanello di allarme. Significa infatti che la solidità finanziaria dell’Italia sta correndo un rischio. È quello che è successo agli inizii della diffusione della pandemia, tristemente nota a noi tutti, come COVID-19, che ha gettato l’Italia in una situazione di estrema emergenza, inizialmente non percepita in modo proattivo dal resto del resto dell’Unione Europea, salvo poi accorgersi del grave rischio a cui si stava andando in contro.

L’aumento dello spread provoca un significativo aumento del rischio percepito, che si traduce in un aumento dei tassi di interessi sui singoli prestiti contratti tra lo Stato Italiano e i suoi creditori. Aumento dei tassi di interesse significa che diviene più difficile, nonché più oneroso, per lo Stato Italiano accedere al credito e finanziare la propria spesa pubblica, poichè sarà costretto a sostenere un costo di interessi ancora più alto, che incrementano il valore del debito contratto.

  • Il ruolo della BCE durante la pandemia

In effetti, la BCE il suo contributo lo ha dato in diversi modi, primo fra tutti il famoso e ingente piano di quantitative easing (QE), ovvero il programma per l’emergenza pandemica di acquisti netti di attività per 750 miliardi lanciato a fine marzo, noto con l’acronimo Pepp — Pandemic Emergency Purchase Programme — il programma di acquisto titoli per far fronte all’emergenza pandemia, attraverso l’immissione di liquidità nel sistema finanziario europeo.

I programmi di QE sono stati oggetto di critiche fin dal loro primo esordio, specie tra i paesi dell’eurozona che hanno sempre sostenuto di avere i propri conti pubblici in ordine, come la Germania. La Bce compra titoli di stato sul mercato secondario, ovvero i titoli già emessi dagli stati e in possesso delle banche, aumentando così la base monetaria disponibile nell’eurozona con l’obiettivo di fornire liquidità agli istituti in modo che dispongano delle condizioni per continuare e ampliare la concessione di crediti, stimolando al tempo stesso le attività economiche e in particolare l’aumento dell’inflazione. Da sempre la Bce giustifica gli acquisti con la necessità di riportare il tasso d’inflazione dell’eurozona vicino alla soglia del 2%, riconosciuto l’obiettivo primario dell’istituto. La profonda recessione verificatasi in seguito alla crisi del 2008, infatti, aveva portato il tasso d’inflazione vicino allo zero, sfiorando le soglie della deflazione, una condizione sostanzialmente prossima al collasso dell’economia.

Nonostante le motivazioni dettate dalla crisi del 2008, il 5 maggio 2020 i giudici della corte di Karlsruhe hanno dichiarato ‘’parzialmente incostituzionali’’ i programmi di QE che sono stati messi in atto nel 2015, sotto la presidenza di Mario Draghi. Il pronunciamento sembrerebbe non riguardare il nuovo programma di acquisti PEPP, sopracitato. Tuttavia ciò che viene messo in discussione rimane comunque il modus operandi  della BCE e lo strumento messo in atto, è lo stesso che è stato adottato per arginare le conseguenze economiche della pandemia: non si possono pertanto escludere delle ripercussioni future. L’incipit della sentenza sarebbero alcuni ricorsi, secondo i quali queste operazioni risulterebbero un finanziamento diretto ai bilanci pubblici dei paesi dell’eurozona, un’operazione vietata dall’articolo 123 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. La Corte Costituzionale tedesca aveva già affrontato la questione nel 2017, rimandando il tutto alla Corte di giustizia dell’Unione europea, dal momento che la Bce è un’istituzione comunitaria. La corte di Lussemburgo non aveva accolto i ricorsi, ma con la sentenza del 5 maggio Karlsruhe ha di fatto rigettato la decisione.

I giudici tedeschi in realtà hanno confermato che il QE della presidenza Draghi non viola i trattati europei. Ciò che la Corte contesta è il fatto che la loro attuazione non rispetta i criteri di proporzionalità e adeguatezza rispetto ad altri ambiti del sistema economico. Il riferimento esplicito riguarda gli effetti sul bilancio pubblico tedesco e soprattutto sul risparmio, che sarebbe stato penalizzato dai bassi tassi d’interesse (se i tassi di interesse sono estremamente bassi non avrebbe senso per i risparmiatori depositare i propri soldi presso i conti correnti della Banche, poiché non crescerebbero). La sentenza ha ordinato alla Bundesbank, la banca centrale tedesca, di cessare l’acquisto dei titoli e di prepararsi a vendere quelli già acquistati. Alla Bce vengono concessi 3 mesi, per fornire una documentazione dettagliata e dimostrare che i suoi programmi in realtà non hanno violato i criteri di proporzionalità e adeguatezza.

  • La risposta di Lagarde non ha tardato ad arrivare.

In una videoconferenza organizzata da Bloomberg sulla imminente e necessaria riapertura dell’economia e sulla protezione della salute pubblica, Lagarde, ha infatti dichiarato che la Bce ha già un organo al quale riferisce sulle misure intraprese e gli strumenti utilizzati, e questo è il Parlamento europeo.

Solo di fronte al Parlamento, la Bce ha l’obbligo istituzionale di spiegare come «analizza, soppesa, misura» gli strumenti che utilizza per la sua politica monetaria. Una minore quota di debito detenuta dal settore privato riduce nell’immediato il rischio associato a un certo livello di debito pubblico, in termini di possibili crisi sul mercato dei titoli di Stato. Aumenta però la dipendenza dalle istituzioni europee che hanno finanziato l’Italia e, in particolare, dalla BCE. Quest’ultima continuerà a finanziare l’Italia e gli altri paesi “stampando moneta”. In questa situazione, e assumendo un’ottica di medio termine, se il settore privato manterrà volontariamente i più elevati livelli di liquidità, il finanziamento monetario dei deficit pubblici non dovrebbe comportare particolari conseguenze inflazionistiche: gli elevati deficit pubblici, causati dalla pandemia, sarebbero finanziati in modo permanente dalla BCE attraverso il cosiddetto “signoraggio”, con cui si intende l’insieme dei redditi derivanti dall’emissione di moneta. Se invece la liquidità esistente nel sistema fosse mobilizzata in modo massiccio nel medio periodo (attraverso il canale del credito bancario) potrebbero insorgere problemi.

L’Osservatorio sui conti pubblici italiani (OCPI) evidenzia tuttavia, che, in presenza di pressioni inflazionistiche, se la BCE dovesse vendere sul mercato i titoli italiani e di altri paesi europei per assorbire l’enorme liquidità creata negli ultimi anni, incluso quest’anno, i tassi di interesse sui titoli di Stato italiani tornerebbero a crescere, così come aumenterebbe il peso del maggiore debito pubblico creato (inevitabilmente) nel corso di quest’anno.

Marco Bavastrelli

Seminario “Emergenza COVID19: impatto sanitario e risvolti economici e sociali della pandemia”

Le Associazioni Figli d’Ippocrate, clAud e Orione con il patrocinio dell’Ateneo organizzano un Seminario che si terrà oggi, giorno 11 Maggio dalle ore 16:00 alle 18:30 sul tema “Emergenza covid19: impatto sanitario e risvolti ecomici e sociali della pandemia”. I lavori saranno  moderati dal Prorettore Vicario Prof. Giovanni Moschella.

Interverranno il Prof. Giuseppe Nunnari – Risvolti sanitari della pandemia nel breve e nel medio termine: possibili prospettive terapeutiche; il  Prof. Antonio Versace – Organizzazione e gestione del Covid Center di un Policlinico Universitario; la Prof.ssa Maria Caruso – Ruolo del personale sanitario e risvolti assistenziali nella gestione della pandemia;  il  Prof. Giacomo Oteri – Odontoiatria e Covid-19: precauzioni da adottare e protocolli di prevenzione dell’infezione; la  Prof.ssa Giovanna Spatari – Gestione degli ambienti di lavoro: le nuove “regole”; la Prof.ssa Maria Quattropani – Risvolti psicologici della pandemia; la Prof.ssa Domenica FarinellaRisvolti sociologici della pandemia nel breve e nel medio termine; il Prof. Gustavo BarresiRisvolti economici della pandemia: il controllo manageriale e le sue  indicazioni. La Relazione conclusiva sarà a cura del Rettore Prof. Salvatore Cuzzocrea.

Il Webinar verrà trasmesso in diretta streaming  sulla pagina Facebook Università degli Studi di Messina: https://m.facebook.com/messinauniversity/

Sarà possibile porre delle domande ai Relatori. Verranno riconosciuti a tutti gli studenti Unime 0,25 CFU per la partecipazione all’evento.

Per il riconoscimento cfu sarà necessario seguire la procedura tramite questi link.
La registrazione in entrata si può effettuare dalle ore 15:30 alle ore 16:30 dello stesso giorno.
La registrazione in uscita si può effettuare entro e non oltre 30 minuti dopo la fine del seminario.

LINK REGISTRAZIONE IN ENTRATA:
https://forms.microsoft.com/FormsPro/Pages/ResponsePage.aspx?id=RZ1nhEaDI06MhKcwTtunfy2dwi6xppBCsT1TNHciyrNUOUVPOUxBMU0yUE1SNldBRFRHQTdUVDlRSi4u

LINK REGISTRAZIONE IN USCITA:
https://forms.microsoft.com/FormsPro/Pages/ResponsePage.aspx?id=RZ1nhEaDI06MhKcwTtunfy2dwi6xppBCsT1TNHciyrNUMjY5NDNUQUhLNlc1MlBGM1FEMjhGTlZPWC4u

Per maggiori informazioni contattateci via mail:
AssociazioniunimeFCO@gmail.com

O tramite i canali social:
– Figli d’Ippocrate;
– Claud-Associazione;
– Associazione universitaria Orione.

Tutte le nuove terapie sperimentali approvate in Italia contro la COVID-19

Innumerevoli titoli sensazionalistici si sono susseguiti, su giornali e riviste non strettamente scientifiche, durante questa emergenza: dalle possibili panacee per tutti i mali alle cure più bizzarre, spesso risulta difficile orientarsi con cognizione di causa in questo labirinto di informazioni.

Oggi parliamo di tutte le novità in campo terapeutico e cerchiamo di comprendere quali potrebbero essere i farmaci più promettenti.

Sarilumab e siltuximab

Come ormai abbiamo imparato, la COVID-19 ha qualcosa in comune con l’artrite reumatoide (AR), patologia infiammatoria che colpisce le articolazioni. Già la scienza ha preso in prestito da questa malattia un farmaco, il tocilizumab, che già ha mostrato qualche risultato interessante, alcuni ancora non pubblicati, sopratutto nei pazienti gravi.

Se per il sarilumab ancora siamo agli albori, cosa ha spinto l’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) ad approvare studi a riguardo?

Entrambi (come potete notare anche dalla somiglianza dei nomi) sono anticorpi monoclonali: altro non sono che proteine prodotte in laboratorio, le quali legano specifiche molecole responsabili delle patologie delle quali stiamo parlando, in questo caso il recettore dell’interleuchina 6 (IL-6). Quest’ultima è una citochina (proteina prodotta in corso di infiammazione) che è molto rappresentata in pazienti affetti sia da AR che da COVID-19: per agire, l’IL-6 deve legare a sua volta il suo recettore, in modo tale da innescare processi che portano al proseguire dell’infiammazione e del danno a tessuti.

Immagine che mostra come il Kevzara (nome commerciale del sarilumab) lega il recettore dell’IL-6 (m IL-6R e sIL-6R) impedendo l’azione della stessa – Fonte:kevzarahcp.com

Questo aumento ingente delle citochine si verificherebbe soprattutto nei pazienti più gravi, che ad oggi devono pertanto affidarsi a farmaci in sperimentazione.

Attualmente sono in corso due studi: uno pilota su un piccolo numero di pazienti e senza confronto con altre terapie, e uno molto più ampio (AMMURAVID) nel quale saranno confrontati ben 7 diversi protocolli terapeutici. Tra questi spunta anche il siltuximab, che agisce direttamente contro l’IL-6.

L’ormai assodata intuizione sulla correlazione alto grado di infiammazione-gravità della COVID19 fa ben sperare: oltre – chiaramente – al meccanismo comune con l’ormai noto Tocilizumab.

Baricitinib

Altro farmaco in prestito dall’artrite reumatoide. Senza scendere troppo nei dettagli, questa volta il meccanismo è un po’ diverso: innanzitutto il farmaco è somministrabile anche per bocca (i precedenti sono utilizzati endovena); inoltre, agisce dopo che il legame molecola-recettore è già avvenuto, bloccando questa volta piccole proteine (JAK), sempre coinvolte nella sintesi delle citochine infiammatorie.

Il vantaggio potrebbe risiedere nella maggiore maneggevolezza; inoltre, se i precedenti si focalizzano solo su IL-6 e il suo recettore, le proteine JAK si trovano coinvolte in molti altri meccanismi che causano infiammazione, nonché (come abbiamo imparato) il peggioramento del paziente. Una sorta di effetto multiplo che potrebbe risultare più efficace.

Vari meccanismi d’azione del Baricitinib (ed altre molecole simili) – Fonte: Lancet

Ma c’è di più. Secondo uno studio pubblicato su Lancet, questo farmaco agirebbe anche su un altro fronte: l’ingresso del virus nella cellula. Come è ormai noto, la porta di ingresso del virus è il recettore ACE2: l’entrata del virus è tuttavia possibile solo se interviene anche un’altra proteina (AAK1) la cui funzione è inibita dal baricitinib.

Insomma, un’intuizione non da poco che, se si dimostrerà efficace, agirà su più fronti rispetto ad altri farmaci attualmente in possesso. Non a caso, l’Aifa ha autorizzato due studi, dei quali uno è il già citato AMMURAVID.

Selinexor

Questa volta cambiamo tipologia di farmaco: il selinexor è stato recentemente approvato negli USA nella terapia di casi molto resistenti di mieloma multiplo, tumore di interesse ematologico (ovvero che coinvolge cellule sanguigne, nello specifico le plasmacellule). L’approvazione è stata addirittura accelerata, in quanto questi pazienti non rispondono ad altre terapie e il farmaco si è dimostrato abbastanza efficace.

Ma cosa hanno in comune un’infezione virale ed un tumore?

Sembrerebbe strano tentare di utilizzare lo stesso farmaco, ma il selinexor induce la morte cellulare (apoptosi) delle cellule tumorali, così come potrebbe indurla nelle cellule infettate dal virus. Qualche cenno al meccanismo: anche qui abbiamo una doppia azione, mediata dall’inibizione di un processo chiamato “esportazione nucleare“; questa è svolta, tra le altre proteine, dall’esportina 1. 

Schematica descrizione dell’azione  antitumorale del selinexor: in questo caso, le proteine “bloccate” sono quelle che promuovono la crescita e sopravvivenza delle cellule tumorali

Quanto le proteine implicate nell’infiammazione, tanto quelle virali hanno bisogno dell’esportina 1 per svolgere la loro funzione correttamente. Da questo dato, è stato impostato uno studio che coinvolge 40 centri a livello internazionale.

Piccola nota sull’AMMURAVID: tutti i farmaci testati saranno associati alla terapia standard (idrossiclorochina) e confrontati non solo tra loro, ma anche con l’uso della sola idrossiclorochina stessa. Per questo motivo, lo studio promosso dalla Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, potrebbe fornire informazioni molto interessanti per focalizzare la ricerca sulle cure realmente migliori rispetto ad altre, selezionando il farmaco più efficace.

Nell’attesa che questi studi dimostrino – come ci auguriamo – l’efficacia di nuove terapie, una cosa è certa: la scienza non si ferma, nemmeno di fronte ad un virus e ad una malattia totalmente nuovi.

Quello che possiamo fare attualmente, essendo il vaccino un’opzione più tardiva, è affinare al meglio la strategia terapeutica, grazie a due elementi fondamentali: l’intuito e le conferme inequivocabili dei dati scientifici.

Emanuele Chiara

 

Bibliografia:

https://www.aifa.gov.it/sperimentazioni-cliniche-covid-19

https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1002/jmv.25964

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7137985/

Plasma iperimmune vs vaccino: tra scienza e complottismo

Riceviamo e pubblichiamo il contributo di Roberto Palazzolo, studente del VI di Medicina e Chirurgia presso l’Università di Messina, circa la differenza tra la terapia con plasma di soggetti guariti da Covid-19 ed il vaccino.

Negli ultimi giorni ha avuto molto risalto mediatico la notizia sul “Plasma iperimmune” per curare i malati di Covid19. La trasfusione di plasma non è una terapia nuova: viene utilizzata a esempio nelle ustioni, negli stati di shock emodinamico per sopperire alla mancanza di: liquidi, proteine importanti per la pressione oncotica del sangue come l’albumina, sali minerali.

È pure noto che tra le proteine del plasma vi siano gli anticorpi, molecole prodotte dai linfociti B che servono a contrastare gli agenti patogeni (virus, batteri, funghi, protozoi) con cui siamo già stati in contatto in una precedente infezione, per cui si è pensato che questi anticorpi potessero avere un ruolo importante nel trattamento dei malati di Covid19.
Diversi pazienti hanno già usufruito di questa terapia sperimentale a base di plasma donato dai soggetti guariti dall’infezione, con buoni risultati. [1]

La domanda sorge spontanea: è stata trovata la cura al Covid19? La risposta ahimè è assai complessa, ecco perché.

Purtroppo, per il trattamento di una sola persona, ci vogliono circa 2 sacche di plasma, ovvero da 3 a 6 donazioni (per ottenere una sacca di plasma valida sono necessari dai 2 ai 3 donatori). [2]
Ora, una persona può donare solamente una volta ogni 30 giorni il plasma [3], per curare un singolo malato ci vogliono 3 guariti che donano.

Punto primo: si può obbligare la gente a donare? No, è vietato dalla legge, non si può obbligare nessuno a donare o in generale a ricevere trattamenti medici contro la propria volontà. [4]

Punto secondo: attualmente ci sono circa 96.000 contagiati, supponendo che solo 1000 siano in terapia intensiva, significa che ci vorrebbero circa 1500-2000 sacche, ovvero 3.000-6000 guariti che donino, che poi per i successivi 30 giorni non potrebbero donare. [5]

Punto terzo: la cura col plasma inoltre potrebbe non garantire l’immunità futura, visto che si usano anticorpi di altre persone ed il proprio sistema immunitario non viene stimolato a produrre i propri (un esempio lo abbiamo tra la vaccinazione antitetanica ed il siero antitetano [6]).
In parole povere: si potrebbe guarire, ma ci si potrebbe riammalare poco dopo.

Punto quarto: è necessaria la compatibilità tra i gruppi sanguigni, cosa che riduce il numero di donatori per i pazienti con gruppi sanguigni meno rappresentati nella popolazione [7], i macchinari e la procedura per purificare il plasma costano tanto, la plasmaferesi (procedura che serve a separare il plasma dal resto del sangue) dura parecchio, ci sono pochi macchinari per fare un’operazione del genere su vasta scala. [8]

Punto quinto: le malattie. Ricevere plasma significa ricevere una trasfusione di sangue, con tutti i rischi che ne conseguono: se ad esempio si fosse in fase di latenza da HIV [9], non c’è modo di sapere se il proprio sangue è infetto, questo comporterebbe che chi ricevesse il plasma di un infetto da HIV in fase di latenza, diventerebbe sieropositivo, dovendo curarsi a vita. Per cui, vista la mole di plasma che sarebbe richiesto se esso fosse l’unica cura al Covid19, non potrebbe essere garantito il periodo finestra di 4 mesi (intervallo dall’ultimo rapporto sessuale non protetto ndr) utile ad evidenziare se un donatore è sieropositivo o meno. [9]

Questi sono i principali motivi che mi vengono in mente per dire che sì, la terapia con plasma è utile per i malati gravi di Covid19, tuttavia essa non può essere utilizzata come cura per un elevato numero di persone, mentre l’utilizzo di un vaccino sarebbe più idoneo nella prevenzione dell’infezione da Covid19.

Come funziona un vaccino?

Con il vaccino si usano parti del virus, chiamate epitopi, per sviluppare anticorpi propri. Iniettato l’epitopo del virus, con sostanze adiuvanti (sostanze che servono a scatenare una risposta immunitaria più potente, per coinvolgere un maggior numero di Linfociti) si attiverà nell’organismo un sistema di allarme (PAMP), il quale a sua volta recluterà le cellule immunitarie (cellule di Langherans, Linfociti T e B) con il fine ultimo di produrre protezione immunitaria duratura.                                                                                          Infatti, se quella stessa parte di virus venisse di nuovo a contatto con il nostro organismo, si risveglierebbero le cellule B della memoria, create grazie al vaccino, che in poco tempo comincerebbero a produrre anticorpi andando a contrastare il virus velocemente ed efficacemente.  [Abbas – Immunologia] 

Meglio il plasma o il vaccino?

Una volta trovata la giusta sequenza di epitopi (costituiti da sequenze di amminoacidi, come un codice), accertata la non pericolosità del vaccino (attraverso le sperimentazioni dapprima laboratoristiche, poi animali, infine umane), produrlo non costerebbe che pochi euro a dose, potendo garantire una protezione anticorpale a tutta la popolazione (cosa impossibile da fare col plasma, visto che per proteggere l’Italia, 60 milioni di abitanti, ci vorrebbero 180 milioni di donatori, e peraltro non sarebbe una protezione duratura). Gli anticorpi dati dal vaccino invece, durerebbero 1-2 anni [10], garantendo la protezione a tutti e senza rischi ed i costi legati alle trasfusioni.

I rischi del vaccino?


Una reazione allergica (curabile con antistaminico e cortisone) o in rarissimi casi (probabilmente 1/100.000 o più) reazioni crociate immunitarie tali da avere qualche caso di reazioni autoimmuni (curabili anch’esse col cortisone o immunomodulanti). [11]

Appare evidente che il confronto tra i due sia a netto favore del vaccino, per cui prima di gridare al complotto, che sostiene che la cura con il plasma venga nascosta per favorire la creazione di un vaccino da parte delle case farmaceutiche, come ahimè si può notare negli ultimi giorni sui social media, sarebbe meglio informarsi. Tutte le testate giornalistiche hanno infatti riportato l’efficacia della cura sperimentale con il plasma, non ci sarebbe alcun motivo per nasconderlo al mondo intero (né sarebbe possibile). Piuttosto, come spiegato sopra, è inverosimile che la cura al plasma possa essere risolutiva nel contesto di una pandemia globale.

Porgo ai lettori una riflessione: la scienza richiede anni e anni di studio, un video su internet pochi minuti, più facile quindi affidarsi al secondo. Quindi attenzione: quando la soluzione appare ovvia e immediata, probabilmente è falsa e frutto di chi ci vuol lucrare o vuole prendervi in giro!

06/05/2020

Roberto Palazzolo

[1] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/32281317 

[2] https://www.ilpost.it/2020/05/01/plasma-convalescenti-covid-19-coronavirus-italia/ e http://www.simti.it/donazione.aspx?id=1  

[3] https://www.avis.it/donazione/i-tipi-di-donazione/ 

[4] http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DDLMESS/0/1062643/index.html?part=ddlmess_ddlmess1-articolato_articolato1&spart=si&parse=si 

[5] http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioContenutiNuovoCoronavirus.jsp?area=nuovoCoronavirus&id=5351&lingua=italiano&menu=vuoto 

[6] https://medicinaonline.co/2018/03/03/differenza-tra-vaccino-ed-immunoglobuline/ 

[7] https://www.avis.it/wp-content/uploads/userfiles/file/News/febbraio%202013/Girelli.pdf 

[8] http://www.gestionerischio.asl3.liguria.it/pdf/sole%2024%20ore%20Regione%20Veneto%20tutti%20i%20costi%20delle%20trasfusioni.pdf 

[9] https://www.paginemediche.it/medicina-e-prevenzione/disturbi-e-malattie/aids 

https://avisemiliaromagna.it/2015/03/01/sessualita-e-donazione/ 

[10] https://time.com/5810454/coronavirus-immunity-reinfection/ 

[11] https://www.epicentro.iss.it/vaccini/ReazioniAvverse 

Covid-19, quali mascherine per la Fase 2: chirurgiche, FFP2 e “Fai da te”

Indossare delle mascherine può aiutare a proteggere se stessi e gli altri dal contagio da SARS-CoV-2? Quali tipi di mascherine possono essere utili, come vanno indossate, rimosse e sanificate qualora le si voglia riutilizzare?

Il nuovo Coronavirus (denominato SARS-CoV-2) è un virus respiratorio che si diffonde fondamentalmente attraverso il contatto stretto con una persona infetta. I coronavirus hanno dimensioni di 100-150 nanometri di diametro (600 volte più piccoli di un capello), motivo per il quale tra le principali vie di trasmissione bisogna annoverare le goccioline (droplets) delle secrezioni di naso e bocca che vengono emanate durante la normale respirazione, quando si parla, e in grandi quantità in caso di tosse e starnuti (In particolare, lo starnuto può spingere queste goccioline ad una distanza di 4 metri). In casi rari il contagio può avvenire attraverso contaminazione fecale e normalmente le malattie respiratorie non si trasmettono attraverso gli alimenti, rispettando le corrette pratiche igieniche ed evitando il contatto fra alimenti crudi e cotti.

Tra le norme emanate dal Ministero della Salute, per far fronte all’epidemia da SARS-CoV-2 , vi è l’uso delle mascherine, queste ultime si dividono in due categorie:

  1. Mascherine chirurgiche, progettate per proteggere il paziente dalla contaminazione da parte degli operatori sanitari;
  2. FFP1, FFP2 e FFP3 (o N95, N99 e N100 nella normativa americana), progettate per proteggere gli operatori dalla contaminazione esterna e per questo denominate Dpi (Dispositivi di protezione individuale). 

MASCHERINE CHIRURGICHE

Le mascherine chirurgiche presentano due o tre strati di “tessuto non tessuto” (Tnt) costituito da fibre di poliestere o polipropilene:

  1. Lo strato che entra in contatto con l’esterno presenta un materiale di tipo spun bond (un tessuto non tessuto usato nel settore automobilistico e industriale) che, con l’effettuazione di un trattamento idrofobo, ha la funzione di conferire resistenza meccanica alla mascherina e proprietà idrofoba.
  2. Lo strato intermedio è costituito da Tnt prodotto con tecnologia melt blown e costituito da microfibre di diametro 1-3 micron, motivo per il quale svolge la funzione filtrante.
  3. Un eventuale terzo strato, tipicamente in spun bond, è a contatto con il volto e protegge la cute dallo strato filtrante.

Le mascherine chirurgiche sono contraddistinte da una capacità filtrante quasi totale verso l’esterno, superiore al 95% per i batteri, mentre hanno una ridotta capacità filtrante verso l’interno, ovvero verso chi le indossa (circa il 20%) non solo per l’aderenza al volto non particolarmente elevata ma anche per la mancata capacità di trattenere particelle fini o molto fini. Pertanto, se ben indossate, sono molto efficaci nell’impedire a chi le indossa di contagiare altre persone, ma non garantiscono una protezione elevata nei confronti dei virus che provengono dall’esterno.

MASCHERINE FFP1, FFP2 e FFP3

«Sono dispositivi di protezione individuale pensati per un uso industriale per proteggere da polveri, fumi e nebbie» spiega Pierpaolo Zani, General Manager di Bls, azienda italiana specializzata nella produzione di prodotti per la protezione respiratoria. I filtranti facciali vengono impiegati anche in ambito sanitario, nei reparti di malattie infettive per la loro elevatissima capacità di filtraggio dell’aria. Sono realizzati con tessuti-non-tessuti con proprietà e funzionalità differente:

  1. Lo strato esterno della mascherina protegge dalle particelle di dimensioni più grandi;
  2. Lo strato intermedio è solitamente in tessuto melt blown e filtra le particelle più piccole;
  3. Lo strato interno, a contatto con il volto, ha la doppia funzione di mantenere la forma della maschera e di proteggere la maschera dall’umidità prodotta con il respiro, tosse o starnuti.

La loro elevata capacità filtrante è associata agli strati filtranti che agiscono meccanicamente (come un setaccio) per particelle fino a 10 micron di diametro. Sotto queste dimensioni, l’effetto più importante è quello elettrostatico: la fibre cariche elettrostaticamente attirano e catturano le particelle. Tutte aderiscono bene al viso, e tutte sono disponibili in versione con e senza valvola.

 

DA COSA CI PROTEGGONO LE FFP1?

Le maschere respiratorie della classe di protezione FFP1 sono adatte per ambienti di lavoro nei quali non si prevedono polveri e aerosol tossici o fibrogeni. Queste filtrano almeno l’80% delle particelle che si trovano nell’aria fino a dimensioni di 0,6 μm e possono essere utilizzate quando il valore limite di esposizione occupazionale non viene superato di oltre 4 volte. Vengono particolarmente utilizzate nel settore edile o nell’industria alimentare.

DA COSA CI PROTEGGONO LE FFP2?

Le maschere respiratorie della classe di protezione FFP2 sono adatte per ambienti di lavoro nei quali l’aria respirabile contiene sostanze dannose per la salute e in grado di causare alterazioni genetiche. Queste devono catturare almeno il 94% delle particelle che si trovano nell’aria fino a dimensioni di 0,6 μm e possono essere utilizzate quando il valore limite di esposizione occupazionale raggiunge al massimo una concentrazione 10 volte superiore. Le maschere respiratorie della classe di protezione FFP2 vengono utilizzate nell’industria metallurgica o nell’industria mineraria in cui i lavoratori entrano in contatto con aerosol, nebbie e fumi.

DA COSA CI PROTEGGONO LE FFP3?

Le maschere respiratorie della classe di protezione FFP3 offrono la massima protezione possibile dall’inquinamento dell’aria respirabile. Con una perdita totale del 5% max. e una protezione necessaria pari almeno al 99% dalle particelle con dimensioni fino a 0,6 μm, sono inoltre in grado di filtrare particelle tossiche, cancerogene e radioattive. Queste maschere respiratorie possono essere utilizzate in ambienti di lavoro nei quali il valore limite di esposizione occupazionale viene superato fino a 30 volte il valore specifico del settore (industria chimica).

Le mascherine si possono utilizzare più di una volta?

Le mascherine chirurgiche sono monouso e non ci sono procedure, scientificamente validate, per la loro «disinfezione» in quanto  disinfettanti o vapori di aria calda potrebbero danneggiarne il tessuto, con successiva perdita dell’ azione di barriera. Considerando la scarsa disponibilità di mascherine chirurgiche, in assenza di una nuova mascherina, si può lasciare la mascherina già utilizzata all’aria aperta per almeno 12 ore prima di riutilizzarla o almeno 4 giorni (per spegnere un’eventuale traccia del virus), facendo attenzione a non toccare la parte interna della mascherina. In caso di riutilizzo bisogna ulteriormente mantenere le distanze di sicurezza con la consapevolezza di una riduzione dell’efficacia della capacità di barriera.

I filtranti facciali FFP1, FFP 2 e FFP 3 possono essere riutilizzati se non vi è usura del materiale. I trattamenti possibili di rigenerazione sono tre:

  1. Esposizione ad alta temperatura (superiore a 60°) in ambiente umido (come indicato dall’istituto statunitense NIOSH per il SARS-CoV-2);
  2. Esposizioni ai raggi ultravioletti;
  3. Trattamento con soluzioni idroalcoliche al 60/70%. Esso è il trattamento più efficace ai fini del mantenimento delle proprietà meccaniche, inclusa la forma.
    Tuttavia, sulla validità di questi metodi non vi è accordo scientifico.

Le mascherine “fai da te” sono davvero utili?

In uno studio, condotto dal Departments of Civil and Environmental Engineering and Marine and Environmental Sciences Northeastern University of Boston, sono state valutate 10 mascherine di stoffa realizzate con tessuti di provenienza locale di diversi design, e 3 mascherine di tipo chirurgico. Le mascherine chirurgiche standard, se indossate con un filo metallico di regolazione sul naso, hanno avuto un’efficienza media del 75%. Le mascherine di stoffa hanno avuto tassi di efficienza filtrante inferiori (tra il 38% e il 96%) rispetto alle mascherine chirurgiche (3M considerate come punto di riferimento e livello base). Nessun modello ha avuto risultati pari a quelli dei respiratori N95 e in genere le mascherine di tessuto fornivano la metà della protezione rispetto alle maschere chirurgiche standard. I ricercatori hanno provato a “migliorare” le mascherine di stoffa sovrapponendo uno strato di calza di nylon per ridurre la perdita di aderenza attorno ai bordi del volto e migliorare l’efficienza filtrante delle particelle. Lo stesso studio ha dimostrato che l’aggiunta della calza in nylon ha migliorato l’efficienza da 15 a 50 punti percentuali.

Caterina Andaloro

Bibliografia:

https://www.uvex-safety.it/it/know-how/norme-e-direttive/respiratori-filtranti/significato-delle-classi-di-protezione-ffp/

http://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus?gclid=Cj0KCQjwy6T1BRDXARIsAIqCTXoNTiwj7C120buZEM-vTSvDR5bhw5kWW8boFOmZQlNEWTFW-6-QHXEaAonJEALw_wcB

https://www.suva.ch/it-CH/materiale/Sched-tematiche-factsheet/i-dpi-delle-vie-respiratorie

 

UNIME: Esami, tirocini e scadenze durante la fase 2. Ecco tutte le novità della Teledidattica

Il rettore, prof. Salvatore Cuzzocrea, ha avviato nelle ultime ore una serie di incontri con i docenti, il personale e i sindacati al fine di concertare le modalità per la fase 2.

E’ on line, inoltre,  la nuova dashboard per la formazione a distanza, dove si trovano elencati i teams creati per le lezioni, e tutti i riferimenti a guide, numeri telefonici e contatti. Alla nuova dashboard si può accedere anche cliccando  prima su Login in Home page e poi su Teledidattica.

Di seguito tutte le informazioni utili per la TeleDidattica:

ESAMI DI PROFITTO:

Tutti gli esami di profitto per tutti i corsi di studio, fino a nuova disposizione, si svolgeranno in modalità telematica mediante piattaforma Microsoft Teams in uso all’Ateneo dal 7 marzo 2020, nel rispetto dei principi in materia di trasparenza e pubblicità: la forma pubblica della seduta d’esame sarà garantita permettendo agli altri studenti iscritti all’esame, l’accesso alla piattaforma. Per l’ultimo esaminando, verrà assicurata la presenza virtuale di almeno 2 (due) testimoni, precedentemente individuati, su base volontaria, dalla Commissione.

Agli studenti con diagnosi di disturbo specifico dell’apprendimento o con disabilità certificata è assicurato lo svolgimento a distanza degli esami, con l’ausilio delle misure normativamente previste, previa verifica degli adattamenti necessari in collaborazione con l’articolazione competente;

Non sono al momento programmabili gli esami da svolgere in forma scritta: tale tipologia d’esame sarà riorganizzata in forma orale.

La prenotazione degli esami da parte degli studenti è consentita sulla procedura informatica Esse3 fino a 48 ore prima della data dell’esame.

Nel periodo dell’emergenza sanitaria, ai fini dell’assolvimento degli obblighi di frequenza sarà tenuto conto della sospensione della frequenza delle attività delle attività formative svolte con modalità frontale;

L’appello di esami di profitto di Maggio 2020, già riservato ai fuoricorso, verrà esteso alla totalità degli studenti di tutti i Corsi di Studio dell’Ateneo, ad esclusione degli insegnamenti del secondo semestre attualmente in fase di erogazione per l’anno accademico 2019/2020.

ASSOLVIMENTO DEGLI OFA (OBBLIGHI FORMATIVI AGGIUNTIVI):
Per gli immatricolati all’a.a. 2019/20, si potrà considerare colmato il debito OFA se risulti superato l’insegnamento identificato quale determinante per verificare il recupero del debito, anche per gli studenti che non hanno potuto sostenere il TOLC per la verifica della preparazione in ingresso.
Ogni CdS, qualora non già previsto, dovrà individuare uno o più esami di profitto che possano attestare il recupero del debito OFA e garantire, in questa fase critica, un numero superiore di appelli utili per sostenere questi insegnamenti.
Il recupero del debito OFA, e quindi l’accertamento di un’adeguata preparazione di base, potrà essere attestato dal Docente titolare dell’insegnamento, anche in caso di mancato superamento dell’esame utile per valutare il debito.
Nel caso in cui il debito OFA non venga colmato entro il primo anno di corso e, comunque, fino al termine ultimo dell’iscrizione all’anno successivo, lo studente sarà iscritto al primo anno ripetente.  

ESAMI FINALI DI LAUREA:
Fino a nuova disposizione, si svolgeranno in modalità telematica tramite la piattaforma online Microsoft Teams, secondo lo schema pubblicato sul sito istituzionale d’Ateneo (Visualizza calendario sedute di laurea ) utilizzando la formula di rito con l’attribuzione del voto di laurea.
Laureati nella sessione straordinaria per l’A.A. 2018-2019 (marzo 2020), entro 15 giorni dalla data del conseguimento del titolo, possono immatricolarsi per l’A.A. 2019-2020 ad un Corso di Studio (Laurea/Laurea Magistrale) dell’Ateneo senza il pagamento della mora per immatricolazione oltre i termini e con la possibilità di presentare ISEE valido per lo studio universitario entro tale data, senza applicare la mora per tardiva sottoscrizione della DSU.
In ottemperanza alle disposizioni governative, i Direttori dei Dipartimenti potranno valutare l’opportunità di prevedere una ulteriore sessione straordinaria di Laurea per l’Anno Accademico 2018-19 entro il 15 giugno 2020. Resta inteso che potranno beneficiare della proroga esclusivamente gli studenti che hanno superato tutti gli esami del proprio piano di studi entro il 31/12/2019.

SERVIZI DI RICEVIMENTO AL PUBBLICO:
Gli Uffici dei Dipartimenti amministrativi che curano la gestione delle carriere di studenti, specializzandi e dottorandi, fino a nuova disposizione, garantiranno i servizi di ricevimento dell’utenza esclusivamente con modalità telematica. A tal fine, sono già stati potenziati i servizi di comunicazione digitale quali Live chat d’Ateneo e Conference Call con studenti mediante Teams.

PROROGA SCADENZE DELLE RATE DELL’IMPORTO DEL CONTRIBUTO OMNICOMPRENSIVO ANNUALE A.A. 2019-2020 PER STUDENTI, SPECIALIZZANDI E DEI DOTTORANDI:
Le scadenze delle rate dell’importo del Contributo Omnicomprensivo Annuale A.A. 2019-2020 per studenti, specializzandi e dei dottorandi sono prorogate come da schema.

TIROCINI CURRICULARI E EXTRACURRICULARI:
Possono essere attivati solo i tirocini in modalità a distanza. Per le nuove attivazioni, il soggetto ospitante dovrà inviare la richiesta di autorizzazione a svolgere il tirocinio in modalità a distanza, unitamente al progetto formativo. Per i tirocini che saranno attivati o proseguiranno in modalità a distanza, l’ente ospitante dovrà garantire la supervisione costante delle attività da parte del tutor:

Pertanto, sono sospese le attività formative di tirocinio curriculare ed extracurriculare anche all’estero, previste dai Regolamenti dei corsi di studio.

Nel caso in cui tali attività sono state realizzate nella misura del 60% del totale delle ore previste, il periodo effettuato sarà equiparato – a tutti gli effetti – al completamento dell’intero tirocinio previsto dal Corso di Studio e considerato valido per l’acquisizione dei crediti previsti. Ove non sia stato raggiunto il 60% delle ore previste, le ore di tirocinio potranno essere completate fino al raggiungimento di detta percentuale, concordando con il tutor universitario e/o con quello aziendale prove/attività sostitutive a distanza quale, a titolo di esempio, un’integrazione consistente in una riflessione scritta sul/i processo/i di lavoro osservato/i durante il tirocinio diretto. Questa integrazione confluirà nella relazione finale, se prevista, o in un elaborato scritto che verrà validato dal docente referente, prima di procedere alla valutazione e alla compilazione dei documenti di chiusura del percorso.

Per i tirocini dei Corsi di Studio delle professioni medico-sanitarie, al fine di garantire il pieno rispetto delle disposizioni in tema di sicurezza sanitaria e impedire l’assembramento nei reparti e nelle strutture sanitarie, gli studenti dei predetti Corsi di laurea potranno svolgere l’attività di tirocinio anche a distanza, attraverso modalità di tele-medicina o tutorial organizzate dal Corso di laurea e autorizzate dal Coordinatore.

Gli studenti dei Corsi di Studio diversi da quelli delle professioni medico-sanitarie che, per potersi laureare nella sessione estiva dell’A.A. 2019-2020, devono acquisire i CFU relativi al tirocinio curriculare, ove non già svolto nella misura del 60%, potranno sostituirlo fino al raggiungimento di detta percentuale con altre attività anche di tipo pratico (casi studio, esercitazioni, relazioni, seminari etc.) organizzate dal proprio Corso di Laurea e autorizzate dal Coordinatore. Eventuali specifiche valutazioni e determinazioni dovranno garantire agli studenti di poter proseguire il loro percorso formativo nelle tempistiche previste e senza significative ricadute.
Per particolari tirocini curriculari, quali – ad esempio – quelli previsti per i corsi di Laurea Magistrale a ciclo unico in Farmacia, di Chimica e Tecnologia Farmaceutiche (CTF) e di Medicina Veterinaria, che si svolgono, di norma nel corso del penultimo o ultimo anno, obbligatoriamente presso strutture esterne (professionisti coordinati dai relativi ordini professionali, scuole, laboratori), nelle more di un intervento ministeriale, saranno verificate le singole posizioni degli studenti interessati, per adottare soluzioni idonee a contemperare gli interessi emergenti, salvaguardando il percorso di studio condotto.
In ogni caso, a conclusione del periodo emergenziale, l’Ateneo si impegna a riorganizzare tutte le attività formative attraverso una ricalendarizzazione dei tirocini.
Sono, altresì, sospese, fino a nuova disposizione, le attività di tirocinio extracurriculari di formazione e orientamento di cui alla Conferenza Stato-Regioni del 15 maggio 2017 per i quali l’Ateneo è soggetto promotore, che non possono essere svolte a distanza.

PERCORSO DI SPECIALIZZAZIONE SUL SOSTEGNO, IV CICLO:
In linea con le indicazioni ministeriali, il Percorso di Specializzazione sul Sostegno, IV Ciclo, sarà completato in via telematica. Dal 27 aprile al 6 maggio 2020 si svolgeranno gli esami finali di specializzazione.

DISPOSIZIONI MUR LAUREA MAGISTRALE A CICLO UNICO IN MEDICINA E CHIRURGIA
In ottemperanza alle disposizioni di cui al D.L. n. 18/2020, la Laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e Chirurgia è abilitante all’esercizio della professione di Medico Chirurgo. Pertanto, gli studenti laureatisi dopo l’entrata in vigore di tali disposizioni, sono considerati abilitati alla professione se in possesso del giudizio di idoneità del tirocinio pratico valutativo ex D.M. n.58/2018, secondo le indicazioni e le modalità di cui alla nota ministeriale del 25 marzo 2020.
Il regolamento didattico di Ateneo disciplinante l’ordinamento del corso di studio della Classe LM/41-Medicina e Chirurgia è in fase di adeguamento secondo le indicazioni fornite dal Decreto del Ministro della Università e della Ricerca relativo all’ordinamento Didattico della classe LM/41.
Per gli studenti appartenenti ad ordinamenti didattici diversi dalla classe LM/41 si attendono ulteriori ed eventuali disposizioni da parte del Ministero competente.

Una volta terminata la fase emergenziale le misure organizzative sopra richiamate saranno, se del caso, riconsiderate.