Tempeste geomagnetiche: il sistema Sole-Terra tra incanto e tragedia.

Il sistema che porta alla formazione di una tempesta geomagnetica è ricco di dettagli e, con essi, si realizzano alcuni dei fenomeni di cui sempre più spesso sentiamo discutere.

La scoperta da cui tutto prende forma

Secondo alcuni studiosi, una delle caratteristiche peculiari del Sole è il suo campo magnetico, il denominatore comune di molti degli eventi riguardanti la sua attività.
Fu George Hale, nei primi del Novecento, a comprenderne per la prima volta l’esistenza. Egli osservò che il Sole era permeato a tutte le scale da tale campo e che la sua manifestazione più evidente risiedeva nelle macchie solari. Esse erano note per la loro forte attività magnetica e per la diversa emissività termica rispetto alle regioni che le circondano, giungendo alla conclusione che il Sole fosse una stella magnetica
È l’osservazione delle macchie solari che permette di fare previsioni sull’arrivo o meno di una tempesta geomagnetica.

Fonte: conoscenzalconfine.it

Cos’è una macchia solare?

Le macchie solari sono gigantesche strutture magnetiche che appaiono sul disco solare come regioni scure. La loro costituzione è molto particolare.
La parte più interna e più scura è caratterizzata da temperature più basse rispetto a quelle raggiunte nelle regioni più esterne che risultano essere più luminose (6000 K).  Sono varie le situazioni a cui il campo può essere soggetto. Ad esempio, in alcuni casi potrebbe essere influenzato da accumuli di plasma caldo che prendono il nome di “light bridges”, e che si pensa rappresentino segnali di decadimento della macchia. E ancora, potremmo osservare intrusioni di “umbral dots”, anche questi luoghi dove il plasma emerge per poi ricadere in basso.

Il Sole: una fonte di variabilità

Il moto del Sole attorno al suo asse di rotazione non è uniforme. Conosce diverse velocità a seconda di quale punto si consideri. Questo fa sì che il campo magnetico si avvolga con più rapidità attorno all’equatore, raggiungendo un momento in cui, per la forte intensità, il plasma che lo circonda viene “espulso”, formando così una sotto-densità. Il plasma in questa zona avrà una densità più bassa di quello che la ricopre: esso galleggerà sino alla fotosfera. È qui che creerà le macchie solari. Le variazioni che coinvolgono il campo magnetico solare si ripercuotono sull’intero sistema, il quale lega ciò che avviene sul Sole a ciò che potrebbe avvenire sulla Terra.

 

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Fonte: focus.it

Oltre le macchie solari: altri cambiamenti osservati

Ulteriore conseguenza delle variazioni è osservabile nella forma della corona solare, che passa dall’essere regolare nei periodi di minima attività solare, all’essere irregolare e abbastanza estesa in quelli di massima. Questa  instabilità porta al rilascio di grandi quantità di energia. È ciò che avviene attraverso i “flares” (brillamenti), seguiti da un eventuale espulsione della massa coronale nello spazio interplanetario.
Questo evento avviene durante un massimo solare, e in prossimità delle macchie solari. Un ciclo solare comincia con un numero minimo di macchie, che aumenteranno sino al massimo, per poi ridiminuire.
Se teniamo conto del numero delle macchie presenti possiamo comprendere quanto sia possibile che si realizzi una nuova espulsione.

 

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Fonte: kasi.re.kr 
Fonte:blueplanetheart.it

Verso la formazione della tempesta geomagnetica

Il flusso di particelle cariche prodotto dal Sole (“vento solare”)  riesce ad annullare la “schermata” magnetica della Terra. Penetra nell’atmosfera terrestre e si producono le GIC, le correnti elettriche indotte geomagneticamente.
Queste fluiranno nelle zone con conducibilità elevata e ad alta latitudine.
Ma le conseguenze di una tempesta geomagnetica potrebbero essere talmente dannose che anche i Paesi localizzati a latitudini medio-basse hanno ormai iniziato a seguire gli studi in merito.

Fonte: geoscienze.blogspot.com

Gli impatti sulla natura e sulla quotidianità

L’impatto che la tempesta geomagnetica può avere su alcuni animali interessa il loro senso dell’orientamento.
Lo scorso 19 giugno è stata osservata la scomparsa di alcune centinaia di Columbidi dal Sud del Galles e dal Nord-Est dell’Inghilterra. Non sono mancati coloro che hanno ricondotto tale fenomeno a una tempesta geomagnetica.
Una situazione simile si ebbe nel 2015, quando due tempeste disorientarono alcuni cetacei del Mare del Nord, facendoli arenare.

Recente è poi la notizia di una tempesta abbattutasi sull’America Latina lo scorso 29 ottobre, causando un potente black-out radio. Per il giorno seguente era stata annunciata la cosiddetta “tempesta di Halloween”, che si sarebbe abbattuta sull’Europa alla velocità di 1.260 km/s.

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Fonte: meteoweb.eu

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Fonte: meteo.com

Le grandi tempeste geomagnetiche del passato

Nel 1859 la tempesta di Carrington portò a un guasto dei telegrafi durato 14 ore e alla produzione di un’aurora boreale che fu visibile in aree inusuali, come a Roma e a Cuba.
Altra tempesta molto forte fu quella del 1989, in Québec: la popolazione restò al buio per giorni.
Ancora, nella notte tra il 18 e il 19 settembre 1941, si registrò una delle tempeste geomagnetiche più violente a basse latitudini. Nel clima teso della Seconda Guerra Mondiale, in cielo apparvero aurore in diversi luoghi del mondo. Molte navi, illuminate dalle aurore, furono scoperte, e si pensa che per tale motivo un sommergibile tedesco riuscì ad affondare la nave canadese SC44 Corvette HMC Levis.

 

Riproduzione artistica delle macchie solari sull’Illinois State Journal,21 settembre 1941. Fonte: blueplanetheart.it

L’aurora boreale

L’ aurora boreale, australe o polare,  è un fenomeno ottico dell’atmosfera terrestre. Esso è caratterizzato principalmente da bande luminose di diverse forme e colori rapidamente mutevoli, che suscitano nello spettatore stupore e meraviglia. Si formano dall’interazione tra le particelle cariche di origine solare con gli strati più esterni dell’atmosfera; una tempesta geomagnetica rappresenta quindi il momento perfetto per la loro comparsa.
Alcuni studiosi pensano che proprio la presenza di un’aurora boreale sia stato uno dei motivi per cui il Titanic affondò.

«Non c’era la Luna, ma l’aurora boreale risplendeva come raggi lunari sparati all’impazzata dall’orizzonte settentrionale»

Queste furono le parole scritte da James Bisset, ufficiale della RMS Carpathia, una delle navi giunte in aiuto.
La ricercatrice Mila Zinkova  ritiene inoltre che la tempesta di cui si discute potrebbe aver interferito con la bussola della nave.

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Fonte: viagginews.com

Conclusioni

Oggi si sta provando ad approfondire il più possibile le dinamiche delle tempeste geomagnetiche, a tutte le latitudini. Si sta capendo come a esserne coinvolto sia tutto il mondo. Studiarne più a fondo gli effetti rappresenta il solo modo per proteggere la Terra.

 

Giada Gangemi

Tra mito e scienza: le due facce di Messina

La Sicilia è da sempre terra di miti e leggende: ci siamo mai chiesti però cosa ci sia alla loro origine?

Fin dalla notte dei tempi l’uomo si pone delle domande, molte delle quali aventi oggi risposte scientifiche. È chiaro però che lo stesso non accadesse per gli antichi, che trovavano nei racconti mitologici un modo per rispondere a moltissimi quesiti, soprattutto riguardanti fenomeni naturali inspiegabili.

Vediamo insieme come alcune delle leggende siciliane più famose siano proprio nate da un’esigenza di trovare delle risposte e come invece, oggi, proprio queste risposte siano state date.

Scilla e Cariddi

Presenti già nei poemi omerici, queste due figure vengono descritte come mostri marini presenti nello Stretto di Messina. Sulla costa calabra si trovava Scilla, ninfa trasformata dalla maga Circe in mostro marino dalle sei teste, mentre lungo la costa sicula si trovava Cariddi, figura mitologica trasformata da Zeus in mostro marino dalla gigantesca bocca e punita così per la sua voracità. Si pensava che Cariddi ingoiasse le navi per poi rigettarle in mare contro Scilla.

Fenomeno dell’Upwelling. Fonte: Tempostretto

Oggi sappiamo che Scilla non è altro che uno scoglio presente nella costa calabrese, mentre Cariddi un gorgo (vortice creato dalle correnti). Infatti, le correnti dello Stretto causavano parecchi problemi alle imbarcazioni più antiche, tali da dare origine alle due figure mitologiche.

Nello Stretto si incontrano il Mar Ionio e il Mar Tirreno, bacini con acque completamente differenti che creano quindi particolari fenomeni idrodinamici: quando l’uno presenta l’alta marea rigetta le sue acque nel bacino vicino, che si trova invece in fase di bassa marea, e viceversa. Questo fenomeno è noto come “Upwelling”.

La fata Morgana

Frederick Sandys, La fata Morgana

Il personaggio, legato alla mitologia anglosassone, è presente anche in una versione Normanna, che vede la fata stabilita proprio nello Stretto di Messina. Si raccontava che questa si divertisse a ingannare tutti coloro che volessero giungere in Sicilia dalla Calabria. Tra questi, un re arabo che si trovava sulle coste calabre quando la fata gli fece credere di poter quasi toccare la terra siciliana facendo anche un solo passo: le coste gli apparvero quindi molto più vicine e il re decise di gettarsi in acqua per raggiungere l’altra sponda finendo così per annegare.

Fonte: Il Messaggero

Questa leggenda si rifà a un fenomeno atmosferico:  quando la temperatura dell’aria vicina al suolo è minore di quella sovrastante si crea una differenza che fa sì che la luce non segua la sua direzione usuale ma venga rifratta, creando così un effetto ottico o miraggio che fa apparire gli oggetti lontani molto più vicini.

Questo fenomeno è conosciuto ancora oggi come fenomeno della Fata Morgana proprio in riferimento alla leggenda normanna.

La grotta dei Ciclopi a Milazzo

La leggenda vuole che sia ambientata proprio a Milazzo la scena dell’Odissea in cui Ulisse incontra Polifemo. Questa credenza veniva confermata sia dalla presenza di una grotta, sia dall’ipotesi che gli antichi abitanti siculi avessero trovato degli scheletri con un foro al centro del cranio, al tempo attribuiti a una possibile origine ciclopica.

In realtà, i crani appartenevano a una particolare specie preistorica, gli elefanti nani. Le dimensioni ridotte rispetto alle altre specie sono dovute al cosiddetto “nanismo insulare”: fenomeno diffuso nelle zone con comunità isolate, nelle quali i continui incroci tra consanguinei sono la regola.  I siciliani del tempo non riuscendo però a spiegarsi a chi potessero appartenere i reperti, scambiarono il foro per la proboscide con l’occhio centrale del ciclope e giunsero a questa bizzarra conclusione.

Colapesce

Soffitto del Teatro Vittorio Emanuele (Messina),  Renato Guttuso. Fonte: Normanno

Un’altra famosissima leggenda è quella di Colapesce, un giovane siciliano, Nicola, che amava trascorrere le sue giornate in mare alla ricerca di tesori. Per questo motivo il re Federico II lo volle mettere alla prova, lanciando in mare oggetti preziosi e chiedendo al ragazzo di riportarli indietro. Durante uno di questi tentativi Colapesce, così soprannominato per la sua abilità nel destreggiarsi in acqua, si accorse che la Sicilia poggiava su tre colonne, una delle quali, vicino a Messina, consumata. Egli rimase dunque in mare a sorreggere quella colonna: si pensava che a far tremare la terra tra Messina e Catania in alcuni giorni fosse appunto il giovane che cambiava il lato della spalla sul quale poggiava la colonna, stanco per la fatica.

Oggi esistono numerosissimi studi sulla sismicità della zona messinese. Uno in particolare, pubblicato su Nature Communications, mostra anche una correlazione tra attività sismica ed eruzioni vulcaniche.

“Le faglie lungo le quali risale il mantello della Tetide”, spiega la coordinatrice della ricerca Alina Polonia,  “controllano anche la formazione del Monte Etna, dimostrando che si tratta di strutture in grado di innescare processi vulcanici e causare terremoti. Queste faglie, infatti, sono profonde e lunghe decine di chilometri, e separano blocchi di crosta terrestre in movimento reciproco”.

Nonostante quanto detto trovi ormai una spiegazione scientifica, queste leggende e credenze continuano ad essere raccontate e tramandate: forse perché per secoli hanno contribuito alla formazione di un’identità culturale, o forse perché hanno ancora oggi la capacità di affascinare coloro i quali si soffermino ad ascoltarle.

Cristina Lucà