Il comizio di Trump è flop. Sospetto sistema di boicottaggio partito da TikTok

A Tulsa, in Oklahoma, doveva andare in scena il ritorno in pompa-magna del Presidente Trump ai comizi, con 1 milione di persone registrate (secondo il suo staff). Ma se ne sono presentate molto meno, anche per l’ingegnosa trovata di alcuni utenti di TikTok

Tenendo fede al suo stile, il Presidente degli Stati Uniti ce l’aveva messa tutta per fare del suo ritorno in campo un momento di tensione: oltre alle parole incendiarie e provocatorie delle scorse settimane sulle manifestazioni contro il razzismo, c’era stata la scelta della data per il primo comizio dall’inizio della crisi coronavirus, e cioè il 19 giugno, che era parso uno sfregio al movimento Black Lives Matter e agli afroamericani, poichè proprio il “Juneteenth” – ovvero il giorno che commemora la liberazione degli schiavi dopo la Guerra civile – e proprio a Tulsa, nel 1921 una folla di suprematisti bianchi avevano massacrato dozzine di neri nel quartiere di Greenwood.

Troppe le polemiche, alle quali il presidente col ciuffo bizzarro c’ha da sempre abituato, che hanno fatto sì che l’evento venisse spostato al 20, il giorno seguente.

Brad Parscale, il manager della campagna di Donald Trump, aveva annunciato raggiante che per la convention di Tulsa erano arrivate un milione di prenotazioni virtuali, sebbene i contagi fossero in aumento sensibile in tutto lo stato ed ai partecipanti non fosse richiesto né il distanziamento fisico né le mascherine.

Sembrava la serata perfetta per l’inizio della riscossa trumpiana dopo mesi durissimi. E invece Trump non è neanche riuscito a riempire l’arena indoor da 19mila posti: la parte superiore delle tribune era completamente vuota. Un flop, ammesso anche dai repubblicani, che l’ha costretto ad annullare il discorso programmato su un grande palco allestito all’esterno, predisposto per i 40 mila partecipanti che non ce l’avrebbero dovuta fare a entrare.

L’episodio ha del sorprendente se lo si considera alla luce del fatto che l’Oklahoma è uno degli stati americani più conservatori e, dunque, un territorio chiave in vista delle elezioni di novembre.

Fattore scatenante dell’accaduto sarebbero giovanissimi utenti di TikTok –la piattaforma social più in voga al momento tra la generazione 2.0- che avrebbero fatto incetta di prenotazioni gratuite per l’evento, scegliendo poi di non presentarsi sabotando l’attesissimo comizio.

Un’azione boicottatrice, nei confronti di colui che viene appellato proprio sulle piattaforme social come “incitatore all’odio”, coordinata da adolescenti che a colpi di like avrebbe ridotto i 100mila partecipanti attesi al Bank of Oklahoma Center a poco di meno di un quinto, per la gioia dei giornali anti-Trump entusiasti per questo scacco matto al re.

L’unica cosa certa è che molti utenti di TikTok, nei giorni antecedenti al comizio di Tulsa, hanno iniziato a pubblicare video in cui confessavano con toni beffardi di essersi iscritti all’evento, invitando altri follower a fare altrettanto. Post simili su Instagram e Twitter hanno registrato migliaia di like e di condivisioni. All’indomani dello scherzo, mentre questi messaggi sobillatori sono spariti per non lasciare traccia, diverse testate hanno riferito di adolescenti che si sarebbero uniti a quest’azione di trolling.

C’è però un fatto da precisare su quanto successo a Tulsa: i biglietti prenotati dagli utenti, essendo gratuiti e illimitati, non hanno di fatto impedito a nessuno di entrare fisicamente nell’arena, in quanto rappresentano soltanto un sistema di monitoraggio che le campagne usano per tastare i flussi delle folle che potrebbero partecipare all’evento.

Dallo staff di Trump hanno fatto sapere di aver già scremato le prenotazioni da quelle giudicate false, eppure qualcosa è andato storto.

Un presunto ruolo decisivo nella campagna di disturbo l’avrebbero giocato anche gli ascoltatori del pop sudcoreano: una vera forza sui social network coinvolta anch’essa nel blitz virtuale a favore della giustizia sociale contro Trump.

All’inizio del mese, ad esempio, i fan del K-pop avevano fatto proprie le battaglie antirazziste, attraverso meme e slogan.
È vero anche che per ora i dati certi sull’efficacia di questa azione collettiva non esistono, ma di certo un qualche impatto c’è stato.

Uno dei primi video di TikTok che invitava a prenotare i biglietti per il comizio e lasciare Trump “in piedi da solo sul palco” è stato realizzato dalla Alexandria Ocasio-Cortez, deputata dei Democratici:

“Ti sei appena beccato una sberla dagli adolescenti su TikTok”, ha twittato al presidente..

Lo staff del presidente ha scaricato la colpa sui media, rei di aver spaventato i suoi supporter con i rischi di contagio, che peraltro erano reali, ed inoltre sui dimostranti accusati infondatamente di aver impedito l’accesso ai sostenitori politici.

I repubblicani trumpiani comunque respingono categoricamente l’ipotesi di una rivolta a colpi di Tik Tok. Parscale, ha evidenziato che i troll di sinistra “non sanno di cosa stanno parlando o come funzionano i nostri comizi”, perché in realtà ogni partecipante sarebbe stato contattato sul suo numero di cellulare dopo un’accurata cernita di iscrizioni e che il vero deterrente che avrebbe causato la mancata partecipazione di massa, come ha sostenuto Tim Murtaugh – il portavoce della campagna di Trump – sarebbe stato il timore di proteste violente.

La dinamica della vicenda dunque non è ancora chiara, ma l’unico dato certo è che: TikTok 1 – Donald Trump 0.

Antonio Mulone

Infezione da Sars-Cov-2 negli animali: incidenza e trasmissione

Dall’inizio della pandemia si è spesso discusso del ruolo degli animali domestici nella diffusione del virus. Ad oggi però non esiste ancora nessuna evidenza che affermi che essi abbiano un compito attivo a riguardo. In ogni caso alcuni studi sperimentali dicono che ne sono occasionalmente suscettibili. La suscettibilità al virus, per quanto se ne sappia ad oggi, può influenzare l’animale quasi esclusivamente se i proprietari di esso siano infetti e, pertanto, l’animale domestico si trova costantemente in un ambiente in cui è presente una forte circolazione viraleIn queste condizioni non è così strano se anche il gatto o il cane di casa arrivino a contrarre l’infezione. Al fine di non creare allarmismi è bene però sottolineare che la possibilità che un animale domestico infetti un umano non è ancora stato dimostrato e, a oggi, non è mai avvenuto. Al contrario, seppur in pochi casi, è stato riscontrato che alcuni umani abbiano infettato i loro animali. Per ridurre i rischi al minimo sarebbe opportuno evitare di lasciare che altre persone, al di fuori della propria famiglia, prendano contatto con i propri amici a quattro zampe, a meno che essi abbiano bisogno di cure veterinarie. E’ importante applicare il distanziamento sociale non solo agli umani ma anche agli animali.

L’infezione nei cani

Ad inizio giugno, il National Veterinary Services Laboratories del dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha confermato un caso di Coronavirus in un pastore tedesco a New York. Al cane sono stati prelevati dei campioni dopo che esso ha mostrato alcuni problemi respiratori, i quali sono poi migliorati di giorno in giorno. Si è scoperto che uno dei proprietari del cucciolo era positivo al virus ancora prima che la Covid-19 colpisse il pastore tedesco.

Un secondo cane della stessa famiglia, tuttavia, non ha riscontrato alcun sintomo, ma nonostante ciò gli sono stati rilevati anticorpi, suggerendo quindi che abbia contratto il virus proprio come il suo compagno di giochi, seppur con un esito diverso. Ad oggi, dati i pochi casi, non si è ancora capito se il virus sia in grado di causare gravi danni al migliore amico dell’uomo.

E’ però certo che non esiste alcuna prova che affermi che i cani possano infettare le persone.

L’infezione nei gatti

Sempre ad inizio giugno è stata accertata la positività di un gatto nel Minnesota. Qui il veterinario ha deciso di capire l’eventuale positività al virus del felino in quanto esso presentava una temperatura corporea elevata ed aveva problematiche respiratorie simili a quelle causate dalla Covid-19. Inoltre il suo proprietario era risultato positivo alla malattia già una settimana prima, e quindi anche in questo caso sembra che il virus sia stato trasmesso dall’uomo all’animale. Proprio per quanto riguarda i gatti però, una lettera sul Journal of Medicine del New England ha fatto notare che per questo animale domestico è possibile trasmettere il Coronavirus ad altri esseri viventi della sua specie.Per questo motivo nelle zone ad elevato rischio contagio si consiglia di isolare il proprio gatto dagli altri felini.A livello globale sono stati riscontrati pochi altri animali domestici risultati positivi al SARS-CoV2.

Cosa è consigliato fare se sono malato di Covid-19, o se sospetto di esserlo?

In questo caso al fine di preservare la salute dell’animale, bisogna limitare il contatto con esso.Sarebbe opportuno chiedere a qualcuno di fiducia di occuparsi del proprio cane o gatto che sia.Se non si conosce nessuno a cui chiedere un favore simile, è bene continuare a prendersi cura del proprio animale domestico tramite alcune precauzioni come lavarsi le mani prima e dopo essere entrati in contatto con lui ed utilizzare una mascherina quando si è in sua presenza. Come abbiamo visto non c’è assolutamente bisogno di creare allarmismi al riguardo. Solo in alcuni casi è bene prendere un paio di accorgimenti al fine di garantire la loro buona salute.

Possiamo quindi continuare a godere della buona amicizia che ci offrono senza preoccupazioni!

Roberto Cali’

Bibliografia

https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-animali-domestici

https://www.oregonvma.org/care-health/zoonotic-diseases/coronavirus-faq

https://content.govdelivery.com/accounts/USDAAPHIS/bulletins/28eae2e

https://www.startribune.com/carver-county-pet-cat-tests-positive-for-coronavirus/570963412/?refresh=true

https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMc2013400

Fase 3, l’ordinanza della Regione: ecco cosa cambia in Sicilia

Con l’ordinanza n.25 dello scorso 13 giugno la Sicilia recepisce le disposizioni nazionali in merito all’organizzazione e l’attuazione della fase 3, dopo l’emergenza Coronavirus.

L’ordinanza, firmata dal presidente della Regione Nello Musumeci, è entrata in vigore già da ieri 15 giugno.

Ecco di seguito le novità e i cambiamenti;

A partire dal 15 giugno potranno riprendere le attività:

  • sale giochi, sale scommesse e sale bingo;
  • sale da ballo, discoteche e locali assimilati, all’aperto o al chiuso, nonché le fiere e i congressi;
  • centri benessere, centri termali, centri culturali e centri sociali;
  • comprensori sciistici;
  • servizi ristorazione;
  • le attività dei servizi alla persona;
  • stabilimenti balneari e spiagge di libero accesso
  • commercio al dettaglio;
  • attività ricettive;
  • commercio al dettaglio su aree pubbliche (mercati e mercatini degli hobbisti);
  • uffici aperti al pubblico;
  • piscine;
  • palestre;
  • manutenzione del verde;
  • musei, archivi e biblioteche;
  • strutture ricettive all’aperto (campeggi);
  • rifugi alpini;
  • attività fisica all’aperto;
  • noleggio veicoli e altre attrezzature;
  • informatori scientifici del farmaco;
  • aree giochi per bambini;
  • circoli culturali e ricreativi;
  • formazione professionale;
  • cinema e spettacoli dal vivo;
  • parchi tematici e di divertimento;
  • sagre e fiere locali;
  • professioni della montagna (guide alpine e maestri di sci) e guide turistiche

Chiaramente, tutte devono rispettare le regole di prevenzione e diffusione del virus, come indicato nelle linee guida.

Per quanto riguarda i servizi per l’infanzia e per l’adolescenza si dovrà ancora aspettare un decreto attuativo, previsto per il 21 giugno. Tale scelta aveva fatto allarmare gli operatori del settore per cui si è comunicato, con apposita circolare, che dal 15 giugno saranno consentite le attività ludiche, ricreative ed educative dei centri estivi (sia al chiuso che all’aria aperta).
Sarà tuttavia necessaria la presenza di operatori con la responsabilità di mantenere i protocolli di sicurezza

Le attività invece possono prolungare il proprio orario di apertura (senza mai andare oltre le 23:30) e possono anche rinunciare alla chiusura settimanale.

A partire dal 20 giugno sarà consentito, inoltre, lo svolgimento degli sport di contatto, nel
rispetto delle disposizioni di prevenzione del contagio.

In materia di spostamenti invece sono finalmente consentiti gli spostamenti infra ed interregionali, nel rispetto delle regole di sicurezza e con previ controlli.
I lavoratori pendolari per attraversare lo Stretto dovranno compilare un’apposita dichiarazione che accerti lo status di soggetto pendolare ed inviarla alla mail  lavoratoripendolari@protezionecivilesicilia.it mentre sarà obbligatoria la registrazione alla web app Sicilia SiCura per chi viene da altre regioni in visita nella nostra regione. 


L’obiettivo è quello di sensibilizzare l’utente sulla necessità di comunicare il proprio stato di salute. Ogni giorno infatti l’app invia un sms per ricordare all’utente di contattare il sistema regionale sanitario in caso di malessere.

L’ordinanza si esprime anche in merito all’uso della mascherina, affermando che “l’impiego della mascherina è previsto nei luoghi pubblici e nei locali dove non sia possibile garantire continuativamente il mantenimento della distanza di sicurezza interpersonale”.
Sono esclusi dall’utilizzo di mascherina i bambini al di sotto dei sei anni e i soggetti con forme di disabilità che ne rendano incompatibile l’uso.
Chi pratica attività sportiva non ha alcun obbligo di indossarla durante l’attività, a patto che si mantenga la distanza di sicurezza da altri soggetti.

Angela Cucinotta

Accordo vaccino Oxford-Pomezia: 400 milioni di dosi per la popolazione europea entro fine anno

In attesa dei risultati finali della sperimentazione, ormai alle soglie della fase II-III, l’Italia, insieme a Francia, Germania e Olanda, ha firmato un accordo con AstraZeneca che distribuirà il candidato vaccino elaborato dalla collaborazione Oxford-Pomezia.

L’annuncio è arrivato dalla pagina Facebook del ministro della Salute, Roberto Speranza che ha espresso molto entusiasmo per la potenziale cura, che in tempistiche così ridotte sembrava impossibile.

Il contratto con AstraZeneca, multinazionale svedese del settore farmacologico, prevede l’approvvigionamento di circa 400 milioni di dosi di vaccino da destinare a tutta la popolazione europea.

La soluzione vaccinica potenziale nasce dagli studi dell’Università di Oxford , che coinvolgerà nella fase di sviluppo e produzione anche importanti realtà italiane.

Il vaccino sviluppato dallo Jenner Institute-Università di Oxford consiste in un adenovirus (il virus del raffreddore degli scimpanzé) svuotato del suo patrimonio genetico, quindi privato della capacità di infettare, e riempito della proteina Spike sintetizzata, cioè prodotta chimicamente in laboratorio. La Spike è indispensabile per il Sars-CoV-2 in quanto gli permette di entrare nella cellula umana. Il vaccino ha la funzione di stimolare nell’organismo attaccato dal Sars-CoV-2 la produzione di anticorpi contro la proteina e di prevenire la malattia. (fonte Corriere.it) 

L’impegno prevede che il percorso di sperimentazione, già in stato avanzato, si concluda in autunno con la distribuzione della prima tranche di dosi entro la fine del 2020.

Arriva dunque un primo promettente passo avanti per l’Italia e per l’Europa nella corsa al vaccino, unica risposta definitiva al Covid-19.

“All’Italia, che è stata la prima in Europa a conoscere da vicino questo virus, oggi è stato riconosciuto di essere tra i primi Paesi a dare una risposta adeguata. Dimostriamo che vogliamo essere in prima linea nella ricerca di un vaccino  e nelle terapie che allo stato attuale risultano essere più promettenti”, così ha commentato con la consueta pacatezza il Premier Conte.

Il candidato vaccino in questione, sperimentato sui macachi e già inoculato a volontari tra cui alcuni ricercatori, sarà testato in Brasile, oltre che in Inghilterra.

Il composto, al quale sta lavorando l’Università di Oxford in collaborazione con l’azienda Advent Irbm di Pomezia, coinvolge 5000 volontari sani nel Regno Unito, già selezionati, ed altrettanti nel paese sudamericano.

Allo Jenner Institute della Oxford University sono in corso i test al momento più avanzati in Europa.
Secondo il protocollo, la seconda e terza fase di sperimentazione prevedono la somministrazione ad un campione molto più ampio, per un totale di circa 10.000 volontari sani.

Dell’importanza di sviluppare uno o più vaccini per prevenire Covid-19 si sta parlando ormai da mesi; sarebbe sicuramente importante averne la disponibilità nel caso in cui dovesse arrivare la temuta seconda ondata.

I primi a ricevere il vaccino saranno i lavoratori della sanità e le persone a rischio, per età o perché colpite da certe patologie, e le forze dell’ordine.

Lo afferma il consulente del ministero della Salute Walter Ricciardi che in una intervista a Repubblica traccia la strategia per immunizzare il paese dopo l’annuncio dell’accordo con AstraZeneca per la produzione del vaccino.

La campagna di vaccinazione, infatti, verrà organizzata dal ministero della Salute e sarà gratuita, un po’ come succede con il vaccino antiinfluenzale che viene offerto alla categorie a rischio (over 65 e malati cronici).

Gli occhi preoccupati del mondo, e non solo, da mesi sono puntati su Oxford e sulla azienda AstraZeneca che nelle settimane scorse ha annunciato una capacità di produzione di 1 miliardo di dosi nel 2021 e che avrebbe avviato le prime consegne a Settembre, periodo nel quale sono attesi i risultati finali della fase III.

I primi a stipulare un accordo erano stati i britannici con la prelazione di 30 milioni di dosi; la compagnia aveva reso noto che stava lavorando ad accordi in parallelo con altri governi europei, per assicurare una ampia ed equa fornitura del vaccino nel mondo in risposta all’emergenza pandemica.

La società riconosce che il vaccino potrebbe anche non funzionare, ma che ha sicuramente contribuito nel progresso rapido del programma clinico e dell’avanzamento scientifico nella lotta al Covid-19.

L’Azienda ha fatto sapere che starebbe incrementando ulteriormente la sua capacità produttiva e che è aperta alla collaborazione con altre aziende al fine di rispettare l’impegno di sostenere l’accesso al vaccino senza alcun profitto durante la pandemia.

Grandi speranze scientifiche che nei prossimi mesi si potrebbero tradurre in importante realtà.

Antonio Mulone

Dietrofront del Governo: le discoteche apriranno il 14 luglio

Dopo un primo annuncio delle riaperture delle discoteche previsto per il prossimo 15 giugno, il governo ci ripensa e slitta la data al 14 luglio.  Un dietrofront che ha stupido molti. Dietro la decisione del governo ovviamente l’impossibilità di garantire il distanziamento sociale e le varie misure di sicurezza all’interno delle piste. Una decisione saggia per alcuni, “discutibile” per altri che sostengono come ormai il distanziamento sociale non sia rispettato più da nessuno, soprattutto dai giovani, come si è potuto vedere in diversi  servizi televisivi che mostrano piazze affollate, pub presi d’assalto, gente ammucchiata l’una all’altra senza nessun tipo di protezione. Insomma la movida tra i giovani non sembra essersi fatta attendere poi così tanto e non sembra curarsi delle norme previste dalla Fase 2.Coronavirus fase 3, da lunedì l'app Immuni. Dal 25 giugno ok a ...

Nel testo del nuovo dpcm in vigore dal 15 giugno 2020 si legge:

“Restano sospesi gli eventi che implichino assembramenti in spazi chiusi o all’aperto quando non è possibile assicurare il rispetto delle condizioni di cui alla presente lettera. Restano comunque sospese sino al 14 luglio 2020 le attività che abbiano luogo in sale da ballo e discoteche e locali assimilati, all’aperto o al chiuso, le fiere e i congressi.

È stata però inserita una clausola che prevede che le Regioni potranno autonomamente decidere di aprire prima. È il caso della Liguria:

“Il governo prevede che discoteche e locali da ballo ripartano il 15 luglio, ma dà anche la possibilità alle Regioni di farlo in anticipo, cosa che abbiamo intenzione di fare”, detto il governatore ligure, Giovanni Toti, in una diretta Facebook dopo la Conferenza delle Regioni.

REGOLE DA RISPETTARE  NELLE DISCOTECHE

La ripartenza delle strutture dedite al ballo è stato oggetto di scontro tra regioni e governo nazionale, ovviamente le prime sono molto interessate alle riaperture, soprattutto nelle zone dove si concentrano i tassi più alti di turismo durante la stagione estiva, con mete fisse tra i giovani come Gallipoli, Taormina, Ischia, Tropea, Forte dei marmi, Riccione, Jesolo ecc. Se si pensa già alla ripartenza del settore, le limitazioni non arrivano a tardare:

  • si potrà ballare solo all’aperto
  • numero ridotto di partecipanti, in relazione all’ampiezza del locale
  • obbligatoria la mascherina per il personale e per i clienti
  • vietati baci, abbracci e ogni tipo di contatto ravvicinato, ad eccezione dei conviventi
  • misurazione della temperatura corporea e obbligo di negare l’ingresso a chi presenta una temperatura superiore a 37.5 gradi

Queste sono solo alcune delle disposizioni che trapelano dal dpcm del governo, si aggiunge il mantenimento della distanza sociale di almeno un metro se si è fermi nel locale, e due mentre si balla. Per il consumo di bevande è vietato stare in fila al bancone o alla cassa, è solo consentito il servizio al tavolo.

Regole alquanto difficili da rispettare nel lungo tempo, che penalizzano economicamente le discoteche, dove non sempre si dispone di spazi all’aperto o si hanno grandi dimensioni, motivi per cui sarebbe difficile garantire la distanza di un metro l’uno dall’altro, ma anche avere un ritorno dal punto di vista finanziario (ricordiamo che la maggior parte delle discoteche guadagna sulla quantità, sui grandi numeri).Discoteche e locali notturni: situazione grave, imprenditori dell ...

SANIFICAZIONE E PRENOTAZIONI ONLINE

Si dovrà provvedere alla sanificazione degli ambienti e alla riorganizzazione delle strutture secondo le norme nazionali. Tutte le discoteche dovranno essere attrezzate di tavolini e sedie per la consumazione al tavolo, in modo tale da evitare assembramenti e garantire il distanziamento come nei bar e ristoranti. Bisognerà organizzare percorsi differenti di entrata e uscita e si consiglia la prenotazione online o telefonica per evitare lunghe file e assembramenti fuori dal locale. Inoltre in ogni locale ci dovrà essere un servizio di sorveglianza per limitare gli ingressi.

Eleonora Genovese

Twitter continua la lotta al mondo fake: cancellati migliaia di profili falsi creati per la propaganda cinese

  • I social contro la disinformazione: Twitter etichetta i contenuti ...

In Cina è la solita e vecchia storia. Un governo antidemocratico, antiliberale, anacronistico e immune da ogni forma di cambiamento e che cerca di imporre i propri valori e le proprie credenze oltre che con la forza (vedi le violenti proteste delle scorse settimane contro il Governo di Hong Kong) anche attraverso le nuove tecnologie. In particolare sono i social network ad essere protagonisti e vittime poiché nell’ultimo decennio hanno sempre più inciso sulle idee, sui gusti e persino sugli orientamenti politici di tutta la popolazione mondiale.
A tal proposito Twitter dichiara di aver smascherato decine di migliaia di profili falsi utilizzati per fare propaganda e disinformazione. Nello specifico, sono stati disattivati ben 23.750 account collegati alla Cina che diffondevano ingannevolmente messaggi favorevoli al governo cinese, connessi a circa 150.000 altri account che fungevano da “amplificatori”. Gli account cinesi contenevano tweet legati alle proteste di Hong Kong:

teorie geopolitiche favorevoli al Partito comunista cinese e teorie fuorvianti sulle dinamiche politiche di Hong Kong”, ha spiegato Twitter.

Molti contenuti hanno contribuito a promuovere le opinioni di Pechino sulla lotta al coronavirus (criticandone in particolare la gestione da parte di Taiwan) e le proteste antirazziste negli Stati Uniti. Atteggiamento diverso, invece, quello promosso da Facebook di cui avevamo già parlato in un nostro recente (articolo).

La domanda prima del tweet: «Hai letto l'articolo?» - Ticinonline

Questa “farsa” a favore della disinformazione, non è stata architettata con grande ingegno se pensiamo al fatto che molti dei suddetti account non erano abbastanza sofisticati da far credere agli utenti di essere persone reali: pochi sono riusciti a raggiungere più di 10 followers prima di essere rimossi. Inoltre gran parte di essi non avevano biografie e twittavano principalmente in cinese e in russo. Tuttavia la piattaforma non è raggiungibile in Cina, se non tramite connessioni private, le cosiddette VPN (Virtual Private Network) che si concentravano essenzialmente sui cinesi che vivono all’estero.

Quest’ultima però è solo la più grande delle tre reti smantellate, a cui si aggiungono una russa e una turca. Quella turca contava 7.340 account, impegnati in una narrazione favorevole al presidente Erdogan e al suo partito, l’Akp. Mentre quella russa era composta da poco più di un migliaio di account legati a Current Policy, un sito d’informazione che fa propaganda per conto del governo. Tra le attività della rete c’era la promozione di Russia Unita, il partito del presidente Vladimir Putin, e l’attacco ai dissidenti politici. (Fonte Rai News)

La lotta alle fake news di Twitter continua

Anche nel contrastare le fake news il social network di casa Dorsey ha dimostrato di avere grande attenzione, soprattutto durante l’emergenza Covid-19. L’ultimo escamotage, adesso, sarebbe quello di scoraggiare la condivisione di un articolo senza averlo letto. Infatti la piattaforma a breve testerà una funzione per gli utenti smartphone android, la quale a detta di Jack Dorsey servirà ad «aiutare a promuovere una discussione informata». Non è la prima volta che Twitter dimostra sensibilità riguardo la trattazione trasparente e veritiera delle notizie. Sinonimo che forse si può ancora credere ai valori positivi e originari con cui questi social network erano nati. (Fonte Il Post)

Santoro Mangeruca

Arriva l’app “Sicilia SiCura”: la Regione dice sì al turismo ma con la salute a portata di smartphone

La Sicilia non segue l’isola gemella sulle restrizioni per gli arrivi turistici in vista della stagione estiva e prova ripartire e rilanciarsi puntando sul tracciamento a portata di smartphone.

Abbandonata dunque l’idea, che sarebbe stata si complessa realizzazione, del passaporto sanitario per chi arriverà sull’isola.
Al passaporto è stata preferita una app da scaricare volontariamente che permetta un contatto più diretto con il sistema sanitario regionale.
Un servizio di cooperazione (su base informatica) ed ausilio per le autorità sanitarie al fine limitare la temuta seconda ondata.

Nello specifico si tratta della app “Sicilia SiCura”, che mediante un monitoraggio veloce ed efficace permetterà a chi arriva nell’isola siciliana di poter essere assistito dal personale medico dell’Unità sanitaria turistica in caso di bisogno, come ha dichiarato il presidente Nello Musumeci.

L’app sarà scaricabile gratuitamente, con poche e semplici mosse direttamente sul proprio smartphone o su qualunque device personale, da una piattaforma web dedicata messa a disposizione dalla Regione Sicilia.

Sono oltre 3.000 i download di “SiciliaSiCura” registrati dalla Regione siciliana in appena 48 ore dal lancio dell’applicazione che rientra all’interno del protocollo sicurezza, pianificato grazie al supporto della Protezione Civile.

Un sistema informatico discreto ed invisibile per i turisti, ma che garantirà serenità e tutela anche ai siciliani.

All’inizio del soggiorno turistico in Sicilia, l’applicazione invierà un SMS di promemoria per invitare l’utente, che abbia preventivamente scaricato l’app e che si sia correttamente registrato, ad informare le autorità sanitarie sul suo stato di eventuale malessere respiratorio e febbrile. 

Il funzionamento dell’app richiede l’inserimento dei dati relativi al proprio stato di salute, agli spostamenti, all’eventuale presenza di casi di Covid-19 all’interno del proprio nucleo familiare, ed alla segnalazione di sintomi o insorgenza di febbre durante la permanenza in Sicilia.

Fondamentale evidenziare la facoltatività di download dell’applicazione, già utilizzata da tutti coloro che avevano ricevuto l’obbligo di auto-quarantena una volta rientrati in Sicilia.

L’app, poi convertita dai tecnici addetti alle nuove modalità di funzionamento ed alle nuove esigenze di fruizione, stando alle prime analisi di monitoraggio ed operatività, pare funzioni bene.

I dati e le previsioni che arrivano dalla regione evidenziano che l’app Sicilia SiCura lavorerà a pieno regime dal 1° Luglio e verrà utilizzata con ogni probabilità fino alla fine di Settembre.

Non ci saranno né test né limitazioni all’ingresso dei flussi turistici, ma soltanto verifiche della temperatura corporea (attraverso i termoscanner) nelle stazione ferroviarie e negli aeroporti, come dichiarato negli ultimi giorni dal governatore siciliano Nello Musumeci.

La situazione sanitaria in Sicilia, che intanto si appresta ad accogliere turisti da tutte le parti d’Italia, continua ad essere sotto controllo; ciò chiaramente incoraggia le autorità regionali alla spinta ed alla ripresa più o meno totale delle attività e dell’economia legate al turismo isolano.

Tutti i siciliani sperano che l’estate, da sempre sinonimo di libertà, faccia tornare un po’ di normalità nel quotidiano anche e soprattutto attraverso il turismo.

Antonio  Mulone

Tracce di Sars-Cov-2 nello sperma: possibile la trasmissione sessuale?

Un team di ricerca cinese ha rilevato RNA virale del Coronavirus SARS-CoV-2 nello sperma di alcuni pazienti affetti da COVID-19. Il virus può essere trasmesso sessualmente? Che rischi corrono i pazienti di sesso maschile? 

In questi mesi, in cui il virus ha destato preoccupazione a livello mondiale, sono stati condotti diversi studi sulle possibili vie di trasmissione: la principale via di trasmissione del virus, secondo l’OMS, in base ai dati attualmente disponibili, avviene attraverso il contatto stretto e diretto con soggetti presentanti l’infezione da SARS-CoV-2.

Ma uno studio, condotto da un team dell’Ospedale Municipale di Shangqiu e pubblicato il 7 Maggio sul Journal of American Medical Association, ha dimostrato la presenza del virus nel liquido spermatico dei pazienti.

Lo studio ha preso in esame tutti i pazienti di sesso maschile e di età posta al di sopra dei 15 anni, ricoverati in ospedale tra il 26 gennaio e il 16 febbraio. Tra 50 potenziali pazienti, lo studio ne ha coinvolti 38 (gli altri 12 pazienti a causa di comorbilità, disfunzione erettile o del coma farmacologico in terapia intensiva non sono stati in grado di fornire il campione biologico).

Su 38 pazienti:

  • 23 (rappresentati il 60,5% del campione totale) erano guariti clinicamente, non presentavano la classica sintomatologia, motivo per il quale si attendeva solo il tampone negativo per le dimissioni;
  • 15 (rappresentanti il 39,5% del campione totale) attraversavano la fase acuta dell’infezione.

Cosa ha dimostrato lo studio?

I risultati del test hanno dimostrato che circa il 16% dei pazienti presentava SARS-CoV-2 nello sperma, nello specifico:

  • il 25% del campione stava affrontando la fase acuta dell’infezione;
  • il 9% stava affrontando la fase di guarigione.

Diangeng Li del Chinese General’s Liberation Army General Hospital di Pechino ha riferito: “Anche se il virus non è in grado di replicarsi nel sistema riproduttivo maschile, può persistere, probabilmente a causa dell’immunità privilegiata dei testicoli”. Immunità privilegiata significa che il sistema immunitario non può raggiungere completamente la regione per attaccare gli invasori virali.

Non è una scoperta sorprendente, in quanto molti virus possono sopravvivere nel tratto riproduttivo maschile; tipici esempi sono forniti dai virus Ebola e Zika che si trovano nello sperma anche a distanza di mesi dopo il recupero del paziente. Lo stesso studio ha dimostrato che le positività o meno al test sullo sperma non erano influenzate dall’età del paziente, da pregresse patologie urogenitali, o dalla fase che il paziente stava affrontando della patologia infettiva.

A cosa può andare incontro un paziente di sesso maschile?

La recente pandemia dovuta al SARS-CoV-2 ha sollevato diverse preoccupazioni nella medicina riproduttiva. La Società Italiana di Andrologia e Medicina Sessuale ha cercato di condurre diversi studi ma, a causa delle prove limitate, non è stato possibile formulare raccomandazioni secondo i criteri Levels of Evidence di Oxford 2011.

Secondo la Società Italiana di Andrologia e Medicina Sessuale diverse caratteristiche molecolari di SARS-CoV-2 possono giustificare la sua presenza all’interno del testicolo e possibili alterazioni della spermatogenesi e della funzione endocrina:

L’orchite è stata segnalata come una possibile complicanza dell’infezione da SARS-CoV-2. Da un punto di vista fisiopatologico, l’orchite potrebbe essere il risultato di una vasculite, in quanto la COVID-19 è stata associata ad anomalie della coagulazione. A questo fattore fisiopatologico, bisogna aggiungere, anatomicamente, la vascolarizzazione segmentaria del testicolo. Inoltre, i dati derivati ​​da pazienti, presentanti l’ infezione, suggeriscono che in caso di guarigione soprattutto in età fertile, i pazienti dovrebbero essere sottoposti alla valutazione della funzione gonadica, compresa l’analisi del seme per confermare (o escludere) la presenza di rischi per i gameti maschili che sono destinati alla crioconservazione in azoto liquido o a tecniche di riproduzione assistita.

A cosa può andare incontro una paziente di sesso femminile?

Il virus modula l’espressione dell’ACE2 nelle cellule ospiti: è un componente fondamentale del sistema renina-angiotensina ed esercita le sue funzioni fisiologiche modulando i livelli di angiotensina II (Ang II). Gli studi disponibili suggeriscono che l’ACE2 sia ampiamente espresso nelle ovaie, nell’utero, nella vagina e nella placenta, regolando lo sviluppo e l’ovulazione del follicolo. Nello specifico, esplicano la loro azione fisiologica modulando l’angiogenesi e la degenerazione luteale e influenzando i cambiamenti regolari nel tessuto endometriale. Considerando queste funzioni, SARS-CoV-2 può influenzare le funzioni riproduttive femminili attraverso la regolazione di ACE2.

Allarme per i rapporti sessuali?

Non è ancora chiaro se il nuovo Coronavirus possa diffondersi sessualmente, in quanto trovare tracce di SARS-CoV-2 nello sperma non significa necessariamente che quest’ultimo sia contagioso. Non è ancora chiara nemmeno la tempistica di sopravvivenza del virus nel liquido spermatico, motivo per il quale gli scienziati consigliano di attuare delle norme preventive comprendenti l’astinenza o l’uso del preservativo.

Caterina Andaloro

Bibliografia:

Ashour HM, Elkhatib WF, Rahman MM, Elshabrawy HA. Insights into the recent 2019 novel coronavirus (SARS-CoV-2) in light of past human coronavirus outbreaks. Pathog (Basel, Switzerland). 2020;9(3):186. doi: 10.3390/pathogens9030186;

Peng X, Xu X, Li Y, Cheng L, Zhou X, Ren B. Transmission routes of 2019-nCoV and controls in dental practice. Int J Oral Sci. 2020;12:9. doi: 10.1038/s41368-020-0075-9;

Cascella M, Rajnik M, Cuomo A, Dulebohn SC, Di Napoli R (2020) Features, evaluation and treatment coronavirus (COVID-19);

19, situation report update at 13 April 2020. https://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4228.

 

Polemica dopo le dichiarazioni di Zangrillo: ” Il Coronavirus clinicamente non esiste più”

È aspra polemica dopo le parole del direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano, Alberto Zangrillo. Il medico, intervenuto in collegamento durante un programma tv, aveva affermato che

“In realtà il virus dal punto di vista clinico non esiste più, questo lo dice l’università Vita e Salute San Raffaele, lo dice uno studio del direttore dell’Istituto di virologia Clementi, lo dice il professor Silvestri della Emory University di Atlanta”.

Parole dal peso specifico sicuramente rilevante, soprattutto in questa fase di ripresa zoppicante ed incerta, dalle quali sia il ministero della Salute che il Comitato tecnico scientifico hanno subito preso le distanze, affermando con rigore scientifico che “il virus circola ancora”.

Anche il viceministro Sileri ha commentato l’intervento, seppur in modo molto più cauto:

“Zangrillo ha detto che chi è sul campo non vede più malati gravi in terapia intensiva. Ma dobbiamo continuare a usare prudenza”

Massimo Clementi – chiamato in causa come direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia del San Raffaele e professore all’Università Vita-Salute – ha voluto però precisare che lo studio da lui coordinato avesse evidenziato il fatto che la capacità replicativa del virus a Maggio sia fortemente indebolita rispetto a quella che rilevata a Marzo nei pazienti ricoverati affetti da Covid-19.

Più che una malattia diversa, un cambiamento della carica virale che non implica necessariamente la mutazione patogena del virus.

“Possiamo dire, in base ai risultati dell’indagine e a quello che vediamo in ospedale, che è cambiata la manifestazione clinica forse anche grazie alle condizioni ambientali più favorevoli”, ha precisato Clementi.

Una tesi quella di Zangrillo subito considerata fuorviante e pericolosa dallo pneumologo Richeldi, componente del Comitato tecnico-scientifico, il quale ha accusato il direttore di diffondere messaggi che potrebbero confondere gli italiani e che non invitano alla prudenza, necessaria come non mai in questi primi giorni di ponderato rilancio.

Ha espresso durezza e dissenso anche il Presidente del Consiglio Superiore di Sanità Locatelli, che si è detto sorpreso e sconcertato per le dichiarazioni rese dal professor Zangrillo, gravi perchè provenienti da un rappresentante della comunità medico-scientifica.

Zangrillo, durante l’intervista, aveva anche sostenuto che ci sono tutte le dimostranze affinché l’Italia potesse tornare a condurre una vita normale.

Dunque secondo il direttore della terapia intensiva del San Raffaele continuare inutilmente a “terrorizzare” il Paese è da irresponsabili. Ciò non vuol dire – ha precisato- avere espresso consenso ad assembramenti e piena normalità, ma che il “terrore” promosso dalla comunità scientifica va bene solo per un determinato periodo di tempo.

E’ indubbiamente vero e rassicurante il fatto che la pressione sugli ospedali si sia drasticamente ridotta nelle ultime settimane, non va però assolutamente scordato che questo è il risultato delle decisive misure di contenimento della circolazione virale adottate con coraggio dall’Esecutivo guidato da Conte.

Confondere le idee e conseguentemente gli atteggiamenti degli italiani, potrebbe risultare rischioso per la nostra salute ed inoltre potrebbe minare gli sforzi compiuti finora.

E’ chiaro, anche a occhi non esperti, che la gestione clinica dei malati oggi è certamente facilitata dal minor numero di casi rispetto a quelli osservati nei giorni di picco e dal maggiore numero di posti di terapia intensiva.

La parola chiave rimane, dunque, prudenza, nell’attesa che la comunità scientifica produca la soluzione vaccinica.

Antonio Mulone

 

Libertà fondamentali e Coronavirus: ecco perchè il mondo non può non protestare

L’emergenza Covid-19 ha riscritto molte regole sociali e della vita quotidiana.

Siamo stati costretti a rinunciare a molte attività e la quarantena ha modificato i ritmi del mondo.

Restano però molti ambiti che non hanno ancora una chiara ri-scrittura.

Questi non possono che essere quelli in cui sono coinvolte un gran numero di persone, dove il rischio di un incremento del contagio è altissimo.

Gli “assembramenti” veri e propri, consentiti e sicuri, sono ancora molto lontani dalle nostre possibilità.

Le libertà di riunione e manifestazione sono ancora da limitare, se vogliamo evitare il disastro.

Ma cosa accade quando l’esercizio di queste libertà si fa impellente e necessario?

Riunirsi e manifestare è una diretta conseguenza di ciò che accade nella società.

È una risposta agli eventi che, in determinati casi, può costituire l’unica modalità di esercizio del potere.

In questi giorni sono diversi gli eventi che hanno riportato a galla questa necessità.

In diverse occasioni la gente si è riversata in strada, sia rispettando sia violando le disposizioni di sicurezza.

Sembrano surreali le immagini di folle numerose per le strade dopo tutti questi mesi di quarantena.

Il pericolo di quelle azioni è palpabile attraverso uno schermo e temiamo che l’incubo abbia di nuovo inizio.

 Ma dove si è riversata in strada la gente?

Ad Hong Kong già dall’inizio di maggio

Hong Kong aveva una situazione difficile già da prima della pandemia.

Molte manifestazioni sono avvenute nei mesi precedenti, per difendere quello che chiamano “Una Cina, due sistemi”.

Il loro obiettivo è difendere la propria autonomia e contestare la sempre più preponderante influenza del governo cinese.

Dopo la pandemia una delle prime manifestazioni, pacifica ma non autorizzata, è avvenuta in un centro commerciale, dove si è creato un assembramento.

In questi giorni invece le proteste stanno tornando nelle strade cittadine, dove la repressione della polizia si è fatta più intensa.

Negli Stati Uniti, per la morte di George Floyd

È avvenuto martedì l’omicidio di George Floyd da parte della polizia del Minnesota.

Un poliziotto bianco ha soffocato col suo ginocchio l’afroamericano Floyd, sommando l’accaduto alla numerosa collezione di episodi di razzismo da parte di agenti di polizia bianchi.

In questi giorni sono molte le manifestazioni del movimento Black Lives Matter.

Ci sono episodi di marce pacifiche ma sono numerosi gli scontri e gli atti di vandalismo, che in queste ore si stanno scontrando con le forze di polizia.

I Gilet Arancioni, in Italia

In queste ore l’indignazione per aver ignorato le misure di sicurezza sta sommergendo il web.

In diverse città italiane, ma soprattutto a Milano, sono avvenute delle manifestazioni dai toni un po’ estremisti.

Il movimento infatti chiedeva un ritorno alla lira italica e un governo votato al popolo.

Questi, i tre maggiori episodi di riunione e manifestazione.

 

Cosa possiamo dedurre?

Ognuna di queste manifestazioni ha un suo perchè impellente. Talmente forte da superare la paura per un nuovo contagio, sia che si tratti di eventi autorizzati o meno. 

L’emergenza Covid ha reso necessaria la limitazione delle libertà fondamentali.

E chiedersi fino a che punto questo sia possibile è legittimo.

Il diritto ci risponde sostenendo che è necessario attuare un bilanciamento tra interessi costituzionalmente rilevanti.

Per citare il nostro riferimento costituzionale potremmo ricordare l’articolo 16 della Costituzione, il quale afferma che la legge può stabilire limitazioni per motivi di sanità o sicurezza.

È tuttavia necessario riflettere sui motivi che hanno portato alle tre grandi mobilitazioni di cui abbiamo parlato.

Scendere in piazza a volte può essere l’unico strumento di esercizio del potere popolare contro un’entità più grande, come nel caso di Hong Kong, in cui è minacciata la libertà stessa di una nazione.

Oppure, come nel caso americano, l’unico modo affrontare collettivamente una piaga sociale (quella delle discriminazioni razziali in questo caso).

E infine, anche se per motivi concretamente estremisti, la discesa in piazza può figurativamente essere espressione di mesi di legittima “repressione” per evitare il contagio, e quindi un monito a non dimenticare che la normalità è esercitare liberamente i propri diritti.

In questa sede non si intende affatto giustificare le ragioni delle manifestazioni soprattutto la violazione delle misure di sicurezza.

 Tuttavia è necessario renderci conto che, senza la giusta accortezza, quella a rimanere più indebolita da questo virus potrebbe essere proprio la democrazia.

 

Angela Cucinotta