Dimissioni De Luca: o me o La Paglia. E denuncia un commerciante

(fonte: messinatoday.it)

Si apre un nuovo capitolo della lotta tra Cateno De Luca e l’ASP di Messina, il servizio locale adibito alla lotta contro il Coronavirus.

Infatti, già settimane fa il sindaco metropolitano aveva richiesto la rimozione del direttore generale dell’ASP Paolo La Paglia “a fonte di gravi e reiterate omissioni” che avrebbero comportato la cattiva gestione dell’emergenza.

De Luca ha così annunciato, tramite una diretta Facebook avvenuta nel pomeriggio del 14 gennaio, di volersi dimettere. Lo fa leggendo il testo integrale della lettera da lui redatta, ma avvisa: saranno valide tra 20 giorni. Tre settimane per ritirarle, a patto che La Paglia venga rimosso dal proprio incarico e l’ordinanza (ritirata alcuni giorni fa) rientri in vigore.

È questo l’ultimatum offerto dal sindaco alla fine di una battaglia che egli dichiara come persa. Sulla pagina Facebook del primo cittadino, su uno sfondo con immagine del generale Che Guevara, si legge:

Ho lottato ed ho perso! Ma chi ha vinto?

(fonte: facebook.com, Cateno De Luca Sindaco di Messina)

Una diretta piena di contenuti

Tuttavia, il sindaco non si è limitato a rassegnare le dimissioni. Nelle quasi due ore di trasmissione, ha trattato alcuni post di Facebook dell’ex deputato regionale Pd Franco De Domenico e del sindacalista della Uil Michele Barresi, indicandoli come propri avversari.

Poi l’attacco a Ferdinando Croce, sostenitore dell’ex avversario Dino Bramanti, e che secondo il sindaco potrebbe candidarsi per il centro destra. “A Croce non consento di fare il depistatore. Domenica ci ha depistato sull’apertura dei barbieri e parrucchieri. Oggi si dice fiducioso sulla gestione dei rifiuti da parte del Comune. Peccato che Messina servizi ha avuto ieri l’elenco dei soggetti in isolamento A1, mentre ancora aspettiamo dall’ASP quelli della categoria A” (Tempostretto)

Da pochi giorni, il servizio di raccolta dei rifiuti Covid è passato nelle mani di Messinaservizi. L’avv. Croce ha dichiarato che l’ASP non riesce a gestire la situazione rifiuti per via dell’aumento dei contagi, ma garantirà un rimborso al Comune e la vaccinazione dei suoi dipendenti, secondo quanto disposto dall’Ufficio straordinario per l’emergenza Covid diretto dalla Dott.ssa Marzia Furnari.

Il primo cittadino lamenta la mancanza dei dati delle utenze dei rifiuti Covid, dei contagiati e dei vaccini che dovrebbero giungere direttamente dall’ASP.

Non manca, infine, l’attacco al Consiglio Comunale diretto dal presidente Cardile:

Hanno concordato una riunione contro di me, ma non mi sottraggo al confronto

(il sindaco De Luca e Ferdinando Croce – fonte: messinatoday.it, vocedipopolo.it)

La denuncia al commerciante di Facebook

Nella medesima diretta, De Luca ha dichiarato di essere intenzionato a denunciare il commerciante Campanella, reo di aver pubblicato su Facebook un proprio sfogo contro le restrizioni imposte dall’ordinanza del sindaco.

Ho dato mandato di denunciare chiunque mi minacci o attacchi me.

Dichiara il sindaco, giustificando la propria denuncia in base all’odio nei suoi confronti che quel video avrebbe suscitato: il commerciante avrebbe invitato chi come lui a scendere in piazza per protestare contro le misure di restrizione.

Ma non indietreggia di un solo passo: infatti la sua ordinanza rientrerà in vigore con misure ancor più drastiche, tra cui la chiusura totale.

“Io chiuderò il mio mandato prendendomi la responsabilità d’interrompere questa catena di contagi. Io non ho paura e farò l’ordinanza e farò di tutto per farla rispettare. Lego il mio destino al risultato del provvedimento. Se la mia ordinanza fallirà io tolgo il disturbo”. (Tempostretto)

I due volti di Messina

Intanto, l’intera città è divisa in due grandi schieramenti: chi offre la totale fiducia al sindaco e chi si ritiene molto più scettico al riguardo. I commenti alle sue dirette, ma anche ad altri tipi di post, evidenziano due atteggiamenti totalmente polarizzati. In tutto ciò, il sindaco sembra fare particolare affidamento sui propri sostenitori.

Lo «scarica barile» tra ASP Messina ed il sindaco De Luca è tutt’altro che concluso e rimane senza esclusione di colpi, lasciando aperto un grande interrogativo: in quali mani giace il futuro dei messinesi? 

Valeria Bonaccorso

Approvato il Recovery Fund. Ecco come sarà articolato

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è stato approvato dal Governo. E potrebbe essere l’ultimo piano approvato dall’esecutivo così composto. A seguito dell’astensione di Teresa Bellanova ed Elena Bonetti sul Recovery plan in Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi ritira le sue due ministre e annuncia l’uscita dal governo da parte di Italia Viva, generando la crisi di governo che sta angosciando ulteriormente un paese in estrema sofferenza.

 

Incontro sul Recovery Fund –Fonte:it.notizie.yahoo.com

La riunione del Consiglio dei ministri, tenutasi nella notte tra martedì e mercoledì, presieduto dal premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, ha portato come esito positivo l’approvazione della bozza del Piano Nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che definisce l’investimento del denaro che arriverà in Italia dall’Unione Europea attraverso il programma Next Generation Eu, abitualmente riconosciuto come Recovery Fund. Ciò servirà per integrare il Quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027.
Sono previsti 222 miliardi di cui 144,2 saranno destinati a nuovi interventi.

Recovery Fund: ecco come funziona

Si tratta di un fondo di recupero, presupposto per la crescita “necessaria e urgente” per far fronte alla crisi infiammata dalla pandemia da coronavirus nel 2020. Consiste nell’emanazione del Recovery bond, ossia legame di recupero, con la garanzia del bilancio UE. La liquidità raccolta con questo meccanismo, verrà distribuita nei paesi che si trovano ad affrontare le maggiori difficoltà, come aveva precisato il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel a maggio dello scorso anno.

Recovery Fund: cos’è, come funziona –Fonte:strettoweb.com

Complessivamente, il Recovery fund consiste in un progetto da 750 miliardi di euro, i cui fondi sono articolati in sovvenzioni e prestiti.

Il PNRR dell’Italia

Recovery Fund, il piano italiano –Fonte:ilmessaggero.it

Il Piano è ripartito in 6 aree tematiche chiamate “missioni” le quali sono:

  • digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura: 45,1 miliardi di euro;
  • rivoluzione verde e transizione ecologica: 67,5 miliardi di euro;
  • infrastrutture per una mobilità sostenibile: 32 miliardi di euro;
  • istruzione e ricerca: 26,1 miliardi di euro;
  • inclusione e coesione: 21,3 miliardi di euro;
  • salute: 18 miliardi di euro.

In queste, sono raggruppati sedici componenti funzionali alla realizzazione degli obiettivi economico-sociali delineati dalla strategia del Governo. A sua volta si interverrà, per promuovere la ripresa, alla loro ramificazione in 47 linee di intervento per progetti omogenei e coerenti. Gli aiuti sono veicolati in particolar modo ad incidere sull’economia e sul lavoro con maggiore impatto.

La strategia del Governo

Le risorse ripartite nelle “sei missioni” del PNRR sono pari a circa 210 miliardi di euro, a loro volta distribuiti in:

  • 144,2 miliardi per “nuovi progetti”
  • 65,7 miliardi destinati per “progetti in essere”, che otterranno un’accelerazione dei profili temporali di realizzazione e di spesa

L’intento dell’Esecutivo è di massimizzare le risorse destinate agli interventi pubblici che tocca una quota superiore al 70%, affiancati dagli investimenti privati del 21%.

Recovery Fund: la strategia italiana –Fonte:3i-partners.com

Non essendo ancora programmate le risorse Nazionali del Fondo di sviluppo e coesione si sono potuti aumentare gli investimenti di circa 20 miliardi per nuovi disegni nei settori che investono la rete ferroviaria veloce, la portualità integrata, il trasporto locale sostenibile, la banda larga e il 5G, il ciclo integrale dei rifiuti, l’infrastrutturazione sociale e sanitaria del Mezzogiorno.

Durata del piano

Entro la fine del 2022 verrà accaparrato il primo 70% delle sovvenzioni che dovrà essere speso entro il 2023. Il restante 30% sarà erogato tra il 2023 e il 2025. Per riuscire a mantenere una livello elevato di investimenti e pagamenti è necessario che i prestiti totali siano in aumento in confronto all’andamento tendenziale. Infatti nel primo triennio i finanziamenti riguarderanno principalmente i “nuovi progetti”, mentre nel biennio 2024-2026 si assisterà ad un cambiamento di rotta, in cui la quota maggiore delle agevolazioni verrà presa dalle somme per i piani aggiuntivi.

Occupazione femminile

Focus principale del Recovery fund riguarda proprio la trascrizione di un documento per promuovere la crescita dell’occupazione femminile e conseguentemente il PIL. Per il loro raggiungimento saranno necessarie le risorse europee e il riordino della spesa nazionale. Nel Manifesto ci si attende

  • Assunzioni nei servizi pubblici di donne e giovani;
  • Sostegno all’imprenditorialità femminile;
  • Affiancamento e formazione delle titolari delle nuove imprese femminili nei primi tre anni;
  • Riduzione consistente dei contributi provvidenziali per lavoratrici autonome totali e parziali;
  • Parità salariale e di assunzione;
  • Educazione contro gli stereotipi;
  • Premi per le imprese che mettono in pratia l’uguaglianza di genere per ridurre il gender gap, ossia quel divario che esiste tra uomini e donne in diversi ambiti, che compromette profondamente la vita quotidiana.
Un Recovery Fund a dimensione di donna –Fonte:huffingtonpost.it

Obiettivi del PNRR

Recovery Fund, riforme strutturali –Fonte:ednh.news

Il piano Nazionale di ripresa e resilienza entrerà in collisione positivamente con le principali variabili macroeconomiche, come la crescita potenziale, la creazione di posti di lavoro e la capacità dello Stato di reagire sia economicamente che socialmente, su temi come equità e sviluppo sostenibile. Complessivamente gli investimenti, le riforme e gli incentivi genereranno un effetto “leva” per le innumerevoli linee progettuali che potranno essere realizzati quando l’Esecutivo emanerà per tutti i disegni proposti delle riforme necessarie a renderli decisivi e incisivi.

Cosa potrebbe accadere dopo l’approvazione del Recovery Fund

A seguito dell’astensione di Teresa Bellanova ed Elena Bonetti sul Recovery plan in Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi ritira le sue due ministre e annuncia l’uscita dal governo

“Non consentiremo a nessuno di avere pieni poteri. C’è una crisi aperta da mesi.”

Crisi di Governo –Fonte:fanpage.it

Nel corso della conferenza stampa tenutasi nel pomeriggio del 13 gennaio, il leader di Italia Viva ha formalmente aperto la crisi, sebbene poco prima il Capo di Stato Sergio Mattarella a gran voce aveva lanciato l’appello affinché non perdurasse il clima di incertezza in relazione alla situazione epidemiologica che l’Italia si trova ad affrontare. Grande dispiacere traspare nelle parole del Presidente del Consiglio

“Sono sinceramente rammaricato, e credo di potere interpretare anche i vostri pensieri. Ho provato fino all’ultimo minuto utile a evitare questo scenario, e voi siete testimoni degli sforzi fatti in ogni sede, ad ogni livello di confronto”

Benchè il premier Conte abbia annunciato di lavorare ad un patto di legislatura, si dovrà ancora attendere per conoscere le sorti finali del Governo italiano.

 

Giovanna Sgarlata

Silicon Valley: come la pandemia sta cambiando la culla della tecnologia. Hp e Tesla verso il Texas

Quartier generale di Google. Fonte: https://www.viaggi-usa.it/silicon-valley-california/

La Silicon Valley californiana, culla della tecnologia per eccellenza, si è negli ultimi mesi collocata al centro di un dibattito molto noto e altrettanto antico tra gli esperti di industria tecnologica negli Stati Uniti, circa il suo futuro: riuscirà a rendere la minaccia della pandemia una sfida stimolante? Non sarebbe infatti la prima volta che la regione più innovativa al mondo esce rafforzata da una crisi. Ciononostante, tra gli osservatori c’è chi ritiene che stiamo assistendo al preludio della sua fine.

A consolidare simili previsioni sarebbe un fenomeno di più lungo periodo, riguardante l’inizio di una preoccupante migrazione di note aziende e grandi imprenditori (tra cui Elon Musk) dal polo tecnologico verso il Texas, che sta da tempo emergendo come allettante alternativa.

Il valore della prossimità fisica messo a rischio dalla pandemia

È certamente diffusa la consapevolezza di come l’economia mondiale sia stata messa in ginocchio da un nemico invisibile universalmente riconosciuto sotto il nome di Covid-19 e la Silicon Valley – sede di numerose start-up (imprese emergenti) e società internazionali specializzate in tecnologia – non è rimasta esente da ciò.

La pandemia ha portato con sé la necessità di una riorganizzazione del lavoro, svuotando gli uffici e privilegiando il lavoro dei dipendenti da casa e questo, a detta dei più pessimisti, si traduce in una messa in discussione del modello innovativo propriamente caratteristico di tali aziende. Le preoccupazioni nascono dall’idea che la prossimità fisica tra persone con un certo tipo di conoscenza ed esperienza (imprenditori, programmatori e investitori) rappresenti un valore aggiuntivo in termini di innovazione e produttività, che rischierebbero altrimenti di venir meno.

Politica e opinione pubblica in accordo sulla limitazione della libertà imprenditoriale

Come evidenzia un articolo del ‘’Post’’ risalente a due giorni fa, dall’ultimo studio trimestrale delle società di consulenze NVCA Venture Monitor e PitchBook è stato rilevato un leggero calo nel tasso di investimento del venture capital, vale a dire una forma di investimento ad alto rischio in start-up potenzialmente di successo. Pare inoltre che il modello di sviluppo della Silicon Valley sia minacciato anche sul fronte della politica da Stati Uniti ed Europa, che si mostrano sempre più decisi a ridurre quella grande libertà imprenditoriale che nel ventesimo secolo ha consentito la fortuna della Silicon Valley. Si sta ad esempio pensando ad un’eventuale eliminazione o riscrittura della Sezione 230 del Communications Decency Act, una legge americana che esenta i proprietari dei siti web dalla responsabilità editoriale:

“Nessun fornitore o utente di un servizio informatico interattivo dovrà essere trattato come l’editore o il responsabile di qualunque tipo di informazione pubblicata da un altro soggetto”, recita il testo. 

L’opinione pubblica nei confronti dell’industria tecnologica è altrettanto severa e ritiene che essa abbia <<troppo potere>>.

Dove si trova la Silicon Valley e perché è così famosa?

Silicon Valley è il soprannome che viene geograficamente attribuito alla parte meridionale della regione della baia di San Francisco, in California. L’espressione veniva inizialmente usata per le sole contee di San Mateo e Santa Clara ma, in seguito all’espansione dell’industria in tutta la regione, ha finito oggi con il ricomprendere un’area ben più ampia, città di San Francisco inclusa.

Geografia della Silicon Valley. Fonte: Expedition Earth

Essa deve principalmente la sua fama ai garage, veri e propri rifugi per giovani studenti-ingegneri dalle cui menti scaturirono brillanti idee, le stesse che in poco tempo sarebbero divenute il punto di partenza di tecnologie di cui oggi non sapremmo fare a meno. È in questo modo che nascono infatti le più importanti multinazionali high-tech del pianeta, come Apple e Google. Non deve quindi sorprendere se quest’area della California è continuamente protagonista di film e libri, oltre che meta ambita da imprenditori, come pure da turisti semplicemente curiosi, provenienti da tutto il mondo.

I motivi dei trasferimenti: da Packard a Musk

La pandemia da coronavirus, insieme con i devastanti incendi che ogni anno martoriano la California, stanno contribuendo al peggioramento della qualità di vita californiana e alla conseguente perdita di fascino della Silicon Valley. Non è un caso, quindi, se giganti del settore tecnologico quali Oracle e Hewlett Packard Enterprise hanno di recente lasciato la California per spostare in Texas, più precisamente ad Austin, le loro sedi principali. Ad incidere sulle scelte dei big dell’industria tecnologica il minor costo della vita e politiche fiscali più favorevoli, ragion per cui è possibile supporre che il cambiamento in atto sia stato semplicemente accelerato – e non causato primariamente – dal massiccio uso dello smart working, che rende sempre meno necessarie mastodontiche sedi fisiche.

Anche Elon Musk, il CEO (amministratore delegato) di Tesla e uno degli esponenti più importanti del settore tecnologico americano, si è da poche settimane trasferito nel grande stato meridionale degli Stati Uniti, annunciandolo durante una conferenza organizzata dal quotidiano internazionale ‘’Wall Street Journal’’ , tenutasi lo scorso 9 dicembre.

Elon Musk. Fonte: ilsole24ore.com

Le previsioni negative potrebbero essere azzardate

Malgrado tutto ciò, è bene tenere presente che autorevoli aziende come Google e Apple sono ben radicate nella Silicon Valley con i loro enormi campus e non hanno alcuna intenzione di trasferirsi; così come il presunto fallimento della regione potrebbe essere frutto di un’esagerazione, che non tiene in alcun modo conto della cultura positiva del fallimento come esperienza educativa di un territorio che per ben due volte – nel 2000 e nel 2008 – è riuscito a superare i propri limiti in tempi di crisi. 

Gaia Cautela

Nuovo DPCM: tutte le disposizioni in vigore a partire dal 7 gennaio

Oggi e domani, giorno dell’Epifania, l’Italia è in zona rossa, come previsto dal decreto del 18 dicembre. È così che si concludono le disposizioni “natalizie”. E adesso cosa succederà? Di quale e di quanti colori sarà l’Italia?

Proprio ieri, lunedì 4 gennaio, alle 21.00, si è riunito il Consiglio dei ministri per fare il punto sulle nuove restrizioni da adottare in Italia a partire dal 7 gennaio e fino al 15 di gennaio.

(fonte:IlNuovoDiarioMessaggero)

Le Disposizioni sempre valide

Il governo ha deciso dunque di approvare un nuovo DPCM che prevede nuove restrizioni per contenere la pandemia da coronavirus, il cui testo non è ancora stato pubblicato, ma di cui è stata presentata una prima bozza tramite comunicato stampa del governo.

  • Il testo prevede «il divieto, su tutto il territorio nazionale, di spostarsi tra regioni o province autonome diverse, tranne che per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute».
  • Sempre consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione, ad eccezione degli spostamenti verso le seconde case ubicate in altra regione o provincia autonoma.
  • Resta sempre attivo il coprifuoco dalle 22 alle 5.

La suddivisione in colori

  • Il 7 e l’8 gennaio l’Italia sarà zona gialla, ciò comporterà l’apertura dei negozi fino alle 21, bar e ristoranti dalle 5 alle 18 e dei centri sportivi
  • Per quanto riguarda il fine settimana del 9-10 gennaio, considerato critico per l’andamento della pandemia, si prevede l’applicazione su tutto il territorio nazionale delle misure previste per la cosiddetta zona arancione, dunque: negozi aperti fino alle 21, ristoranti e bar aperti solo per asporto e domicilio, centri sportivi sempre aperti. Sarà dunque vietata la possibilità di spostarsi fuori dal comune, salvo per lavoro, salute, visite a parenti ed amici (servirà comunque l’autocertificazione), mentre sarà liberamente possibile muoversi all’interno del proprio comune, a differenza di quanto previsto dalla zona rossa. Il governo specifica che saranno consentiti gli spostamenti dai comuni con popolazione di massimo 5.000 abitanti ed entro 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia.
  • Dall’ 11 gennaio tornerà una suddivisione per colori eterogenea basata sui dati dell’andamento epidemiologico. Il Consiglio dei ministri ha anche annunciato la rivalutazione dei criteri per l’individuazione degli scenari di rischio, sulla base dei quali saranno applicate le restrizioni più o meno stringenti, ma al momento non ha diffuso maggiori informazioni a riguardo. Si prevede per territori che verranno inseriti nella zona rossa, la possibilità di spostarsi, per una sola volta al giorno ed in un massimo di due persone, verso una sola abitazione privata che si trova nella propria regione. La persona o le due persone che si spostano potranno accompagnare i figli minori di 14 anni, od altri minori di 14 anni sui quali le stesse persone esercitino la potestà genitoriale, e le persone disabili o non autosufficienti conviventi.                                                                                                                                             

Vietati comunque gli spostamenti tra regioni.

(fonte: Huffington Post)

La scuola ed il vaccino

Scartata l’ipotesi di un rientro in presenza a scuola il 7 gennaio; si prevede infatti, per le scuole superiori, una ripresa, solo per il 50% degli studenti, ma da lunedì 11 gennaio. Anche se Veneto, Friuli Venezia Giulia e Marche hanno autonomamente deciso di slittare ulteriormente la riapertura al prossimo 31 gennaio.

Per quanto riguarda la possibilità di vaccinarsi, il decreto dedica ampio spazio alla questione del libero consenso: qualora il paziente non fosse in grado di esprimerlo e non avesse un tutore legale, il giudice tutelare dovrà rinviare la decisione al direttore sanitario oppure al medico responsabile.

Nel nostro ordinamento, infatti, si prevede all’Articolo 32 della Costituzione che: nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge; tuttavia numerose sono le esortazioni da parte di personaggi illustri e politiche ad effettuare tale vaccino per una questione di buon senso

(fonte : Ansta.it)

“Vaccinarsi è un dovere, io lo farò appena possibile”, ha detto il presidente Mattarella durante il tradizionale discorso augurale di fine anno.

 

Manuel De Vita

 

 

 

 

Vaccine day: da oggi si va verso la vittoria nella lotta contro il Covid-19. I numeri, i nomi e le proiezioni di questa giornata

Vaccine Day in tutta Europa, 27 dicembre 2020. Inizio vaccinazioni contro il Covid (fonte: ilfriuli.it)

E’ arrivato l’attesissimo “Vaccine Day” detto anche “V-Day” per tutta l’Europa e l’Italia. Un giorno di svolta, che segna l’inizio della rimonta contro la pandemia. Per inaugurare simbolicamente la distribuzione vera e propria che, in realtà, inizierà da domani, sono state destinate all’Italia 9.750 dosi del vaccino Pfizer-Biontech contro il Covid-19.

“Partiamo dagli operatori sanitari e dalle fasce più fragili per poi estendere a tutta la popolazione la possibilità di conseguire l’immunità e sconfiggere definitivamente questo virus.”. Così il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha scritto oggi su Twitter.

I primi tre italiani ad esser vaccinati

Vaccinazioni allo Spallanzani (fonte: Ministero della Salute)

La direttrice del laboratorio di virologia dell’Istituto nazionale malattie infettive (Inmi) Maria Rosaria Capobianchi, l’infermiera Claudia Alivernini e l’operatore sociosanitario Omar Altobelli dell’ospedale simbolo nella lotta al virus, lo Spallanzani di Roma, sono stati i primi in tutta Italia ad essere vaccinati, alle 7.20 di questa mattina. Poi altri due del personale dell’Inmi. Presenti il commissario Domenico Arcuri, il ministro della Salute, Roberto Speranza, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio d’Amato e il direttore sanitario dello Spallanzani, Francesco Vaia. Zingaretti ha commentato:

 “Oggi è una giornata di speranza, una giornata simbolica. Ma non dobbiamo abbassare la guardia, ci aspettano mesi di dura battaglia in una fase nuova”.

E’ arrivato attraverso la frontiera del Brennero, proveniente dal Belgio, il furgone con le 9.750 dosi per l’Italia, portate prima tutte allo Spallanzani. Da qui, l’esercito le ha poi prelevate per distribuirle in tutte le altre regioni del Paese.

 

Le successive dosi – come previsto dal “Piano Vaccini” – saranno consegnate direttamente dalla casa farmaceutica Pfizer ai 300 “siti di somministrazione”, individuati dalla Struttura commissariale in accordo con le stesse Regioni, che diventeranno 1.500 in primavera, quando le vaccinazioni dovranno essere di massa. A questi si aggiungeranno le unità mobili.

Infermiera Lucia Premoli riceve il vaccino nel V-Day (fonte: ansa.it)

Primi vaccini anche a Codogno, città del paziente 1

Giornata particolarmente sentita a Codogno, città colpita duramente all’inizio della pandemia, la prima zona rossa d’Italia. Lucia Premoli, infermiera della Rianimazione dell’ospedale della città, tra gli operatori che hanno assistito ilpaziente 1“, è la prima ad essere stata vaccinata nel presidio ospedaliero del Lodigiano simbolo della pandemia. Annalisa Malara, l’anestesista dello stesso ospedale che per prima scoprì la presenza del Covid in Italia che ha commentato gli avvenimenti di oggi dicendo che “con la giornata di oggi si chiude finalmente un cerchio”. La dottoressa non ha potuto vaccinarsi subito perché da poco sottopostasi al vaccino antinfluenzale, ma ha dichiarato di farlo appena possibile perché il vaccino “un’arma fondamentale”.

 

Il trasporto delle dosi per le regioni “più lontane”

Cinque aerei militari, dall’hub nazionale di Pratica di Mare, hanno trasportato le dosi nelle regioni più periferiche per permettere di far partire le vaccinazioni simultaneamente in tutta Italia, mentre per le altre è bastato il trasferimento via terra. Il primo aereo è atterrato in Sardegna pochi minuti prima delle 22 di ieri, 26 dicembre, poi gli altri a Bari e Palermo.

Qualche minuto prima delle 23.30 è atterrato nel capoluogo siciliano, il C27J dell’Aeronautica militare con a bordo le 685 dosi destinate alla Sicilia, delle quasi diecimila per tutto il Paese. Il carico è stato preso in consegna dal Reggimento logistico “Brigata Aosta” e, con due furgoni scortati dai carabinieri, trasferito alla Caserma “Scianna”. Poi la consegna all’ospedale Civico di Palermo. Alla prima somministrazione – effettuata alle 11.30 nel padiglione 24 presenti il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, e l’assessore alla Salute, Ruggero Razza. Vaccinati 9 rappresentanti dell’Ordine dei medici, uno per ogni provincia, cinque medici di medicina generale, 5 pediatri di libera scelta, 5 medici di continuità assistenziale e 10 operatori del 118, tra medici, infermieri e autisti soccorritori.

“Questo giorno lo dedico a tutte le famiglie e ai defunti che abbiamo avuto in questi mesi. Il pensiero in questo momento va a loro. Dopo quello che ho visto non si può pensare di non vaccinarsi.” ha detto Rosalba Setticasi, coordinatore infermieristico della Rianimazione Covid che ha vissuto in prima linea l’emergenza in Sicilia.

Dal 28 al il 30 dicembre delle delegazioni delle Aziende sanitarie delle altre province siciliane giungeranno nel capoluogo, per essere anch’esse vaccinate.

V-Day a Palermo (fonte: blogsicilia.it)

L’obiettivo per la Sicilia

La Sicilia è la seconda regione d’Italia, dopo la Toscana, ad avere attivato un form di registrazione per la “Fase 1” della vaccinazione, che avrà luogo dal 4 gennaio fino a marzo 2021, lanciata sul portale “siciliacoronavirus.it”.

L’assessore Razza ha illustrato in conferenza stampa alcuni dettagli, indicando come obiettivo il numero di 141.084 persone per questa fase secondo quanto stabilito nel Piano nazionale. Il target previsto è così suddiviso: 79.385 professionisti della sanità e personale che opera in ambito ospedaliero; 21.551 ospiti e 10.463 operatori delle 1.465 RSA censite sul territorio regionale; 8.600 operatori della sanità privata; 3.092 operatori del 118; 4.721 tra medici di base e pediatri; 1.455 collaboratori degli studi dei medici di base e dei pediatri; 2.956 operatori di Medicina emergenza territoriale; 4.527 unità di personale assunto per l’emergenza Covid; 800 studenti dei corsi di medicina generale e 3.534 specializzandi.

A Messina arrivate le prime dosi destinate alle strutture Bonino Pulejo e Papardo.

Anche se oggi è stata una giornata importante, tutte le autorità invitano a non abbassare la guardia, perché ancora ci vorranno mesi prima di poterci considerare fuori pericolo. Però, oggi per gli italiani è, comunque, un giorno in cui la speranza si è riaccesa dopo mesi di buio.

 

Rita Bonaccurso

Webinar “L’altra Pandemia”: la testimonianza dell’Associazione Orione

“Ascoltare l’opinione degli esperti è importante, perché consente agli ascoltatori di entrare in contatto con notizie attendibili, conformi alla verità scientifica dei fatti, preservando in tal modo la collettività, e in particolare i giovani, dalle conseguenze negative della “cattiva informazione” e dal diffondersi incontrollato di interpretazioni errate e suggerimenti nocivi.”

Queste le parole di Roberta Mele, che riassumono il leitmotiv del webinar “L’altra pandemia”. L’iniziativa, svoltasi in diretta Facebook e sulla piattaforma online Teams, è stata organizzata, in collaborazione con l’Università di Messina, dall’Associazione studentesca Orione.

La sanità, il mondo del lavoro, e l’economia sono pesantemente segnati da difficoltà dettate da carenza di organico, scarsi investimenti e scarsa capacità di programmazione. Il Coronavirus, oltre a mettere in luce una situazione già precaria, sta lasciando cicatrici molto profonde su settori già pesantemente danneggiati ancor prima dell’emergenza sanitaria.

L’incontro è stato diviso in tre momenti di approfondimento, prendendo in considerazione tre temi principali:

  • Gli aspetti medico-sanitari, con riferimento alle difficoltà che il sistema sta incontrando nel garantire l’attività ordinaria, sono stati affrontati dal Prof. Navarra, ordinario di Chirurgia Generale dell’Ateneo di Messina e presidente della Società italiana di Ricerche in Chirurgia, e in seguito dal Prof. Melazzini, Amministratore Delegato di ICS – Istituti Clinici Scientifici Maugeri, componente del Consiglio di Amministrazione del CNR ed ex direttore generale AIFA.
  • La tematica relativa alla crisi del settore sociale, affrontata dal Prof. Perconti, ordinario d’Ateneo di Filosofia del Linguaggio e Direttore del Dipartimento COSPECS e dal Mons. Raspanti, vescovo di Acireale e vicepresidente della Conferenza episcopale italiana.
  • Gli effetti che la pandemia ha avuto sulla già precaria economia e sul mercato del lavoro, infine, affrontati con gli interventi: del Prof. Limosani, ordinario d’Ateneo e direttore del Dipartimento di Economia e del Prof. Nannicini, Senatore della Repubblica Italiana e ordinario di Economia Politica all’Università Bocconi.

É stata, inoltre, molto ampia la partecipazione degli studenti, a cui l’evento è stato rivolto con l’obiettivo di stimolare la riflessione sul tema.

“Gli interventi durante il webinar hanno contribuito a chiarire in noi studenti le prospettive future nei tre settori presi in esame. Il sistema sanitario può ripartire- afferma Luciana Siragusa – ma servirà incentivare i giovani e l’assistenza nel territorio. Il settore economico richiede importanti investimenti, ma c’è il rischio di sbagliare. L’obiettivo deve rimanere quello di supportare i settori lavorativi più in difficoltà. Infine, sarà anche necessario un adattamento sociale da parte di tutti: la pandemia inevitabilmente lascerà una profonda eredità nella nostra cultura.”

Come superare questo momento storico e come far fronte ai problemi sopracitati, sono quesiti che oltre noi giovani studenti, il mondo intero si sta ponendo, trovando misure e ipotesi diverse, perché mai nulla di simile era accaduto prima.

“A mio parere l’incontro ha permesso di definire un pensiero condiviso: la pandemia lascerà un’eredità diversa dal modello di società cui eravamo abituati- spiega Vincenzo Signoriello – la Sanità era già precedentemente in difficoltà a causa dell’inadeguatezza delle risorse, richiedendo agli operatori un impegno straordinario. Per quanto concerne l’economia la Covid ha inciso in senso depressivo determinando una riduzione del PIL e accentuando le povertà e le fragilità sociali già esistenti. Nell’ambito del lavoro si è verificata l’impossibilità nell’espletare alcune attività con il conseguente calo di produttività e di impiego. Ci sono stati però anche dei vantaggi: il fenomeno ha incentivato lo smart working, spingendo anche le pubbliche amministrazioni ad elaborare nuove forme di organizzazione del lavoro da remoto. Occorrerà molta resilienza e sarà necessario interrogarsi sulle cause e sul senso di tutto ciò. Come affermato da uno dei nostri ospiti, sarà necessario partire dal presupposto che quando parliamo di pandemia non parliamo di castighi divini o di sfortuna. Il senso di questa situazione è insito nel concetto stesso di realtà, che non è per forza ordinata e felice.”

Oggi la sfida è governare l’incertezza. Le informazioni critiche sulle caratteristiche del Covid-19 e i suoi impatti sull’attività economica italiana e globale sono difficili da valutare e possono cambiare rapidamente. Ma tutti noi dobbiamo strutturare risposte che siano in grado di gestire la nostra società ora, nelle settimane e nei mesi a venire.

Cristina Geraci

Reazioni avverse al vaccino per il covid, qual è la verità?

Che dall’inizio del 2020 ci sia stata una vera e propria corsa alla scoperta del vaccino per il SARS-cov-2, è sotto gli occhi di tutti.
Fin dai primi mesi dell’epidemia, la nostra rubrica si è occupata di informare i lettori sugli sviluppi relativi alla ricerca.
Ci sembra giusto, a ridosso dell’imminente arrivo delle dosi anche negli ambulatori italiani, fare chiarezza nel mare di informazioni fuorvianti che, purtroppo, a volte arrivano anche da persone “di scienza”. 

Partiamo dal principio: com’è composto il materiale genetico del SARS-cov-2?

Il nuovo coronavirus è un beta-coronavirus. Una volta infettata la cellula ospite, la utilizza per sintetizzare le proprie proteine.
Le proteine, a loro volta, replicano il genoma virale, in questo caso l’RNA a singolo filamento, e si assemblano in nuove particelle di virus. Praticamente il virus sfrutta la cellula ospite come una catena di montaggio per creare nuove copie di se stesso.
Nonostante ci siano ancora molti sostenitori di questa teoria, SARS-cov-2 non si integra nel genoma cellulare e non lo modifica, poiché non possiede una proteina fondamentale chiamata trascrittasi inversa.
La trascrittasi inversa trasforma l’RNA in DNA, ma è propria soltanto di alcuni retrovirus e batteri, che nulla hanno a che vedere con il nuovo coronavirus.
Questa proteina inoltre, è assente anche nelle cellule umane.

Quanti vaccini ci sono e come sono stati realizzati 

Al momento sono tre i vaccini candidati a condurre l’occidente fuori da questo periodo buio: quello della Pfizer, quello della Moderna e quello della Astrazeneca.
Tutti quanti hanno raggiunto la fase tre della sperimentazione (su un bacino di almeno 40000 volontari a testa) e sono dunque pronti, dopo le dovute autorizzazioni, ad essere immessi sul mercato. I vaccini Pfizer e Moderna utilizzano la tecnica ad mRNA, mentre Astrazeneca è il classico vaccino a vettore, ma l’antigene comune a tutti è sempre la proteina Spike del SARS-CoV-2.
Sui primi due sono nate molte perplessità, alcune fondate, altre assolutamente fuori da qualunque logica. Cercheremo quindi di spiegare in parole semplici come funzionano.

Cos’è la tecnologia a RNA messaggero?

L’mRNA contiene le istruzioni per la sintesi di nuove proteine.
Di solito trasporta le informazioni genetiche del DNA fino al citoplasma, dove queste sono usate per assemblare le proteine.
Un processo fondamentale, a cui l’organismo è abituato.
Una volta somministrato il vaccino, le cellule ricevono l’mRNA incapsulato in particelle lipidiche e questo viene utilizzato per replicare la suddetta proteina Spike.
Da sola essa è innocua, poiché manca tutto il resto del virus, ma è abbastanza per stimolare la risposta del sistema immunitario.
Successivamente, quando il soggetto incontrerà il SARS-cov-2, avrà già gli anticorpi per combatterlo prima che causi la malattia.
Questo processo di realizzazione è più veloce, più semplice e meno costoso di quello tradizionale, e potrà aprire la strada all’utilizzo degli mRNA anche nella cura di altre malattie.

Reazioni avverse ai vaccini: attenzione agli allarmismi

Tra i tanti dubbi che la pandemia ci ha lasciato, una cosa è certa: ha inasprito ancora di più le divergenze e i dissapori all’interno della comunità scientifica.
Alcuni hanno visto la malattia da coronavirus come un modo per guadagnare popolarità attraverso dichiarazioni discutibili.
Come sempre, invitiamo i nostri lettori a fare dei controlli incrociati sulle notizie, anche se sembrano arrivare da fonti illustri.
Ogni farmaco, ogni sostanza che viene somministrata non è esente da rischi, ma bisogna saper discernere tra ciò che è verosimile e ciò che non lo è.

Infertilità femminile

Ad oggi non esiste alcuna evidenza di una correlazione tra l’infertilità femminile e il vaccino per il SARS-cov-2 . L’idea si era diffusa a partire da un articolo, oggi disponibile solo in archivio, che ipotizzava la presenza di analogie tra la proteina Spike (usata come antigene nei tre vaccini) e la sincitina umana.
La sincitina è una proteina implicata nello sviluppo della placenta.
La preoccupazione era che ci potesse essere una risposta anomala del sistema immunitario contro di essa, scatenata dal vaccino.
Il punto, però, è che queste proteine non hanno nulla a che vedere l’una con l’altra a livello biochimico.
Inoltre, se ci fosse un vero legame tra infertilità e cross reazione di Spike e
sincitina, questo dovrebbe avvenire anche con la malattia da coronavirus, ma così non è.

Risposta immunitaria eccessiva e modificazioni genetiche

Una reazione da amplificazione della risposta immunitaria era già stata ipotizzata, vista la natura stessa della patologia da coronavirus. I test clinici però non hanno mostrato questo effetto.
Sempre lo stesso articolo parlava di una sostanza presente nel vaccino, il polietilen-glicole, capace di scatenare una reazione autoimmune.
Il Peg, però, è presente in moltissimi farmaci e vaccini clinicamente approvati e, in egual modo a ogni sostanza esistente, può provocare reazioni allergiche in soggetti predisposti.
Se ci fossero reazioni allergiche frequenti a questo componente, sarebbero venute alla luce molto prima del suo utilizzo nel vaccino del SARS-cov-2. 

Tiriamo le somme

Perché alcune persone subiscono degli effetti collaterali?
Alcuni, come la febbre, sono dovuti alla stimolazione del sistema immunitario.
Per quanto riguarda quelli più gravi, possono essere causati da variazioni genetiche, o da una particolare predisposizione dell’individuo.
Altri ancora hanno un meccanismo non ben chiarito.
Sappiamo anche di non poter prevedere la presenza di effetti a lungo termine, ma questo è un rischio intrinseco a ogni vaccino, a ogni farmaco, se vogliamo.

Ci sentiamo però di dire, per rassicurare i lettori, che le segnalazioni di reazioni gravi durante i trial clinici sono state ben poche.
Inoltre, queste reazioni avvengono solitamente in tempi molto brevi a partire dalla somministrazione.
Sembra dunque improbabile che si verifichino problematiche future correlate al vaccino.
Non vi è alcuna volontà delle case farmaceutiche a mettere in commercio un prodotto nocivo, che potrebbe scatenare su scala mondiale una enorme richiesta di risarcimenti.
In ultimo, dalla scoperta dei vaccini in poi, la medicina ha compiuto dei balzi in avanti inimmaginabili in termini di sicurezza ed efficacia.
Ribadiamo, come sempre, l’invito ad informarsi solo da fonti attendibili e a mantener salda, o recuperare, la fiducia nella scienza.

Maria Elisa Nasso

Una nuova mutazione del coronavirus in Inghilterra. E’ molto più contagiosa: massima prudenza in Europa

Il Primo ministro Boris Johnson annuncia le nuove restrizioni (fonte: ilpost,it)

L’Europa si prepara a una nuova sfida contro il coronavirus. In Inghilterra è stata riscontrata, attraverso la sorveglianza genomica della Public Health England, una nuova mutazione del virus che preoccupa l’Oms.

L’allarme in Inghilterra

Nuove restrizioni e lockdown per Londra, il Sud-Est e l’Est dell’Inghilterra. L’allerta è stata innalzata al livello 4, il più severo mai adottato nel Paese. L’annuncio era stato dato già nel pomeriggio del 19 dicembre, dal primo ministro Boris Johnson, provocando un allarmante esodo di persone da Londra verso altre parti del Paese meno colpite da Covid. La speranza delle autorità è che questo non si traduca in più casi in quelle regioni.

(fonte: Financial Times)

Subito dopo, è stato comunicato il dispiegamento di poliziotti in tutto il Paese per un maggior controllo sugli spostamenti.

“Se siete in una zona livello quattro, la legge prescrive che rimaniate a casa e non potete trascorrere la notte fuori. – ha dichiarato Grant Shapps, sottosegretario responsabile per i viaggi – Per favore, seguite le indicazioni e non recatevi in una stazione a meno che non abbiate il permesso di viaggiare. Saranno dispiegati agenti aggiuntivi per garantire che solo chi deve fare viaggi essenziali possa viaggiare in sicurezza.”.

Il 60% delle nuove infezioni nella capitale inglese è stata causata proprio da questa variazione. Secondo alcuni studi preliminari, pare che questa stia velocemente rimpiazzando i vecchi ceppi, da tempo in circolazione.

Il parere degli esperti sui primi dati

Al momento, si sa veramente poco. Inizialmente, gli esperti britannici avevano rivelato che questa mutazione fosse stata già ritrovata anche in altri due Paesi, ma non rivelando di quali si trattasse. Poche ore dopo accertata la diffusione in Danimarca, Olanda e Australia.

Secondo diversi esperti, una variante scoperta in Sud Africa, mesi fa – causa di una seconda ondata esplosiva nell’emisfero meridionale e dell’80-90% delle nuove infezioni nel Paese – sia uguale alla mutazione rilevata in Inghilterra, essendo parte di un ceppo che continua ad essere distinto da quest’ultimo.

Il primo consulente del governo inglese, Patrick Vallance, ha ammesso sono state identificate 23 mutazioni nella variante che tanto preoccupa, un numero decisamente alto rispetto al solito. Alcune di queste riguardano la proteinaSpike”, tramite la quale il virus si attacca alle cellule dell’organismo ospite. Inoltre, quasi tutti i vaccini sviluppati finora sono stati ideati sfruttando questa proteina.

“Più che una variante, si tratta di una famiglia di varianti. Tutte le mutazioni riguardano la regione esposta della proteina Spike, cioè le parti riconosciute dagli anticorpi. Sono probabilmente tentativi riusciti del ceppo virale di scappare dagli anticorpi di chi ha sviluppato immunità e – spiega Giorgio Gilestro, neurobiologo e professore associato dell’Imperial College di Londra – sono immuni, ad esempio, alla terapia al plasma”.

La mutazione riscontrata non sembra pregiudicare l’efficacia del vaccino, neanche di quelli in sperimentazione, ma fermare la diffusione di questa, significa bloccare una serie di altre eventuali variazioni potenzialmente pericolose. Non ci sono neanche evidenze che suggeriscano un tasso di mortalità più alto, sebbene siano in atto ulteriori verifiche. Ora, l’importante continua ad essere cercare di ridurre la trasmissione del coronavirus, che con questa mutazione avviene più velocemente del 70%.

In ogni caso, non è la prima volta che il virus muta. Proprio nei giorni scorsi, uno studio pubblicato da un team internazionale di 28 scienziati guidato da Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Campus Biomedico di Roma, ha rivelato che in Italia sono stati rilevati, sin dall’inizio della pandemia, 13 ceppi diversi.

In Italia si sceglie la via della massima prudenza

Il ministro Speranza sceglie la via della precauzione e firma una nuova ordinanza (fonte: liberoquotidiano.it)

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha annunciato di aver firmato una nuova ordinanza sul blocco – dalle 16.54 di ieri – dei voli e sulle nuove misure per chi è transitato sul territorio inglese:

“Chiunque si trovi già in Italia, in provenienza da quel territorio, è tenuto a sottoporsi a tampone antigenico o molecolare contattando i dipartimenti di prevenzione. La variante del Covid, da poco scoperta a Londra, è preoccupante e dovrà essere approfondita dai nostri scienziati. Nel frattempo scegliamo la strada della massima prudenza.”.

In un primo momento, lo stop ai collegamenti – previsto, per ora, almeno fino alle 23.59 del 6 gennaio – si pensava sarebbe scattato alle ore 00.01 di lunedì 21 dicembre, ma, per l’articolo 2 dell’ordinanza, è entrato in vigore immediatamente. Molta confusione, dunque, si è generata ieri pomeriggio. Addirittura, il volo Alitalia AZ204 Roma Fiumicino-Londra Heathrow delle 14.25 è, poi, decollato alle 15.12 con 55 passeggeri a bordo, ma l’Airbus A320, di ritorno da oltremanica, invece di imbarcare i connazionali è ripartito vuoto perché era intanto scattato il blocco.

Il coronavirus è già mutato

Ieri, è stato trovato positivo alla suddetta mutazione un italiano. Lo ha annunciato tramite una nota, il Ministero della Salute: il Dipartimento Scientifico del Policlinico Militare del Celio, che collabora con l’Istituto Superiore della Sanità, ha sequenziato il genoma del coronavirus contratto dal nostro connazionale. Quest’ultimo e il suo convivente, rientrato negli ultimi giorni dal Regno Unito con un volo, sono in isolamento e hanno seguito, insieme agli altri familiari e ai contatti stretti, tutte le procedure.

Oltre l’Italia, anche altri Paesi europei hanno preso provvedimenti: Olanda, la prima a bloccare i voli per e dalla Gran Bretagna fino all’1 gennaio e il Belgio anche i treni in arrivo via Francia; Austria, Germania e anche Francia e Irlanda che hanno predisposto, al momento per 48 ore, il blocco di treni e aerei. La Spagna, invece, chiede che si formuli una linea di azione unica e coordinata a livello europeo.

 

Rita Bonaccurso

Covid-19: gli asintomatici non sono sani

Asintomatici sani? “Pericolosa bugia”. Esordisce così Roberto Burioni sul blog scientifico Medical Facts. Ma cosa spinge l’esperto, come molti altri del settore, a sbilanciarsi in maniera così netta su un argomento considerato dai più poco chiaro? Partendo dalla definizione, sappiamo che in medicina si considera asintomatico un paziente portatore di una malattia o di un’ infezione che non presenta sintomi solitamente associati a tali condizioni. Da qui la risposta alla prima e più comune domanda: “l’asintomatico è considerato malato”? Sì, lo è. 

Molti studi hanno già dimostrato che gli infetti asintomatici, in assenza di tosse e febbre, sono in grado di diffondere il virus. Ma c’è dell’altro su cui bisogna fare chiarezza. Dai dati più recenti emerge non solo che in questi pazienti sembri non esserci un quadro polmonare di assoluta normalità ma che, dato ancora più sorprendente, molti di essi abbiano addirittura una carica virale più alta rispetto ai sintomatici.

HRCT ed ecografia: due metodiche a confronto

HRCT

Uno tra i primi approcci per identificare una polmonite, oltre l’esame clinico, è sicuramente quello dato dalla diagnostica per immagini. Metodica più comune e sicuramente più diffusa tra le tecniche di imaging polmonare è l’ HRCT polmonare, utilizzata sfruttando l’elevato contenuto aereo del polmone normale.

Una polmonite interstiziale causa una riduzione degli scambi gassosi, portando alla riduzione del contenuto aereo e di conseguenza alla attenuazione della fisiologica radiotrasparenza polmonare. Ciò porta ad un aumento dell’opacità polmonare, motivo per cui il quadro radiologico più comunemente osservato nei pazienti Covid è quello dell’opacità a vetro smerigliato (GGO).
Il prezioso apporto dato dall’HRCT ha spianato la strada verso un singolare studio condotto dal Care Centre in Kashmire  (India) che è partito arruolando una popolazione di 137 pazienti asintomatici e sottoponendoli ad un primo esame CT, tramite il quale si poteva avere contezza del quadro polmonare dei singoli malati, quindi ad una o più CT di follow-up per monitorare l’andamento della patologia.

Immagine CT di un paziente asintomatico, la figura “a” mostra la presenza di una vistosa consolidazione nel polmone destro al momento del ricovero. La figura “b” mostra invece l’attenuazione del quadro sei giorni dopo la prima acquisizione.

Nella popolazione di 137 pazienti circa la metà aveva lesioni polmonari alla prima CT. I pazienti con lesioni sono stati ulteriormente divisi in quattro gruppi in base al quadro che mostravano nei successivi follow-up: completa risoluzione, parziale risoluzione, quadro stabile, quadro in peggioramento, che coincideva poi con lo sviluppo di sintomatologia conclamata.

Nonostante una prevalenza nel 79% dei casi di opacità a vetro smerigliato, è stato possibile osservare una discreta eterogeneità. Circa il 15% dei pazienti presentava una situazione ancora più complessa con il pattern crazy paving, caratterizzato dalla presenza di aree di GGO sovrapposte ad ispessimento liscio dell’interstizio interlobulare ed intralobulare; il 3% presentava consolidazioni irregolari; solo il 2% minime consolidazioni regolari.

Evoluzione del quadro polmonare in paziente asintomatico di 29 anni. La figura “a” mostra la presenza di opacità a vetro smerigliato a livello subpleurico nel polmone sinistro, la figura “b” mostra la CT di follow-up rilevata solo cinque giorni dopo, nella quale è presente un evidente peggioramento del quadro con evoluzione in franco consolidamento.

Ecografia

Questo è tutto? Niente affatto! Se da un lato è vero che la CT rappresenta il gold standard nella diagnostica polmonare, informazioni preziose provengono anche da un’altra metodica di imaging, ovvero l’ecografia polmonare.
Che l’ecografia polmonare fosse un’arma vincente per il monitoraggio del paziente Covid lo si era già intuito nel lontano marzo, quando uno studio cinese aveva riscontrato la validità scientifica dell’ultrasonografia per la diagnosi e il monitoraggio del Covid-19.

Ma quali sono i motivi che spingono all’utilizzo dell’ecografia? Prima di tutto, quello di essere una metodica prontamente disponibile ed eseguibile al letto del malato o a domicilio, una metodica non invasiva, quindi un crocevia diagnostico fondamentale, tramite il quale in numerosi pazienti asintomatici non sottoposti a CT sono state evidenziate lesioni parenchimali. Ma, soprattutto, risulta essere una metodica con estrema sensibilità nell’individuazione delle lesioni polmonari. Infatti, sappiamo che il polmone sano non viene identificato ecograficamente perché l’aria contenuta ne ostacola la visione. E’ perciò necessaria una qualsivoglia affezione polmonare che modifichi il contenuto aereo per mettere in risalto eventuali alterazioni parenchimali o pleuriche.

Ecografia polmonare normale

Proprio per questa singolare caratteristica, in ambito di ecografia polmonare si parlerà di semeiotica artefattuale, che individua cioè artefatti tra cui il più comunemente visibile è quello dato dalla pleura. Quest’ultima, una volta investita dal fascio di ultrasuoni, da vita alle fisiologiche linee A, nell’imaging linee orizzontali equidistanti tra loro di ecogenicità inferiore rispetto a quella della pleura, che sono indice di un polmone normalmente aerato.

Quando il polmone comincia a perdere la sua fisiologica quantità di aria a discapito, ad esempio, di un’aumentata quantità di liquido, ciò è indice di un coinvolgimento interstiziale, che va dalla più comune polmonite virale fino ad arrivare a quella da Covid-19.
La semeiotica artefattuale comincerà così a modificarsi e inizierà ad esserci una patologica accentuazione delle linee B, ovvero linee verticali che si dipartono sempre dalla linea pleurica e riducono vistosamente l’ecogenicità del parenchima polmonare, classico indice di polmonite interstiziale in fase iniziale.

Da qui l’altissima specificità nell’individuare in fase asintomatica un paziente, ma anche altre emergenze internistiche importanti quali l’edema polmonare acuto cardiogeno fino ad arrivare al quadro di white lung (polmone bianco) tipico di una grave polmonite da Covid che evolve in ARDS.

Ecografia polmonare di un paziente Covid asintomatico. Nelle tre figure si vedono linee B che cancellano progressivamente le linee A. Un quadro del genere va costantemente monitorato in ecografia per la possibilità di evoluzione in white lung.

Appare evidente, quindi, come l’approccio di imaging tramite diverse metodiche, che hanno comunque numerosi aspetti sovrapponibili, ci permetta non solo di fare diagnosi e monitorare il paziente, ma anche di individuare lesioni nell’asintomatico impercettibili con il solo esame obiettivo, ma soprattutto insospettabili dato l’apparente stato di benessere.

Fonte: Giornale italiano di cardiologia

La carica virale non deve trarci in inganno

Recentissimo è inoltre uno studio pubblicato sulla rivista Infezione, che mette in luce il ruolo della diffusione asintomatica nella pandemia da SARS-CoV-2. Lo studio si è basato sulla raccolta di 360 campioni rinofaringei, orofaringei, rettali, urinari ed ematici prelevati da 60 pazienti, tra i quali il 25% era asintomatico, mentre il 75% presentava sintomi. I ricercatori hanno sottolineato che la carica virale dei pazienti asintomatici era più alta rispetto ai pazienti sintomatici ed è stata osservata una riduzione della stessa all’aumentare della gravità della malattia. Come se non bastasse, tutti i fattori legati ad una prognosi infausta, tra cui l’età, le opacità a vetro smerigliato e la bassa conta dei linfociti sono tutte correlate ad una bassa carica virale.

In conclusione, abbiamo visto che l’imminente arrivo del vaccino non può permettere un totale abbassamento della guardia. Con molte persone che non presentano i sintomi dell’infezione, per evitare di essere infettati dal virus è fondamentale come non mai l’utilizzo dei DPI, il distanziamento, l’igiene delle mani e mantenere sempre alta l’attenzione.

                                                                                                                                                                           Saro Pistorìo

Per approfondire:

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32166346/

https://www.birpublications.org/doi/10.1259/bjro.20200033

 

Firmato il nuovo Dpcm: Conte frena sulle festività natalizie

Numerose restrizioni sono state promosse per le festività natalizie. Dal 21 dicembre al 6 gennaio saranno in vigore nuove misure per tutta l’Italia.

Nuovo Dpcm del 4 dicembre – Fonte:cremonaoggi.it

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha firmato il nuovo Dpcm  per fronteggiare l’emergenza sanitaria, estendendone la sua validità dagli attuali 30 giorni a 50.

Confermate le divisioni in fasce gialle, arancioni e rosse delle regioni.

“È un sistema che si sta rivelando efficace. Continuando in questo modo, è ragionevole prevedere che nel giro di qualche settimana, e quindi in prossimità delle festività natalizie, tutte le regioni saranno gialle”

Il premier sottolinea che nelle prossime settimane i colori potrebbero cambiare su decisione del ministro della Salute Roberto Speranza come è già avvenuto in precedenza.

 

Mobilità

Sarà vietato spostarsi tra regioni, comprese le provincie autonome di Trento e Bolzano, ad eccezione che avvenga per comprovati motivi di lavoro, situazioni di necessità o di salute. Nello stesso arco temporale sarà garantito il rientro nella propria residenza, domicilio o abitazione. È proibito inoltre muoversi nelle seconde case che si trovino in regioni diverse dalla propria.

Nuovo Dpcm, giornata decisiva. Mobilità tra Regioni e lockdown – Fonte:ilfattoquotidiano.it

Le festività di Natale e Capodanno saranno “blindate” entro i confini comunali. Dalle ore 22:00 alle 5:00 del giorno successivo sarà previsto il coprifuoco su tutto il territorio nazionale. Per la notte del 31 dicembre è prevista un’espansione dello stesso fino alle 7:00 del mattino. Resta fortemente consigliato di non spostarsi con mezzi pubblici o privati salvo situazioni di bisogno.

Gli italiani che invece si troveranno all’estero, al loro rientro, se successivo al 20 dicembre, dovranno sottoporsi a quarantena. Per il presidente del Consiglio si tratta di una “misura dissuasiva” che avrà valenza anche per gli stranieri che soggiorneranno nel territorio nazionale.

Commercio al dettaglio

Dpcm per Natale – Fonte:tuttolavoro24.it

Il commercio al dettaglio sarà consentito fino all’Epifania, con limite di orario alle 21:00, per evitare la formazione di code all’esterno dei locali e assembramenti. Dal 4 dicembre al 15 gennaio rimarranno chiusi gli esercizi commerciali dentro mercati, centri, gallerie, parchi, aggregazioni di esercizi commerciali e di altre strutture assimilabili, nei giorni festivi e prefestivi. Sono escluse da queste misure restrittive le farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, generi alimenti, prodotti agricolo e florovivaistici, tabacchi ed edicole.

 Incentivazioni Piano cashless

Per incrementare l’acquisto nei negozi locali, il Governo ha previsto che da giorno 8 al 31 dicembre entrerà in vigore il piano extra cashback di Natale: chiunque pagherà con carte o app per qualsiasi acquisto, alimentare o di servizi, riceverà un rimborso del 10% su tutti i pagamenti fino ad un massimo di 150 euro (qui il nostro articolo). Sono esclusi gli acquisti online.

Piano Italia Cashless Extra Cashback di Natale – Fonte:dropnews.it

 Attività di ristorazione

Nelle zone gialle, bar, ristoranti, pub, pizzerie, gelaterie e pasticcerie potranno esercitare la loro attività, con consumo al tavolo, dalle ore 5:00 alle 18:00 tutti i giorni, comprese le festività di Natale e Santo Stefano. Ogni tavolo però potrà ospitare al massimo 4 persone, ad eccezione dei conviventi. Dopo le 18:00 è vietato consumare cibi e bevande nei locali o per strada.

In quelle arancioni e rosse è confermata la possibilità dell’asporto fino alle 22:00 e la consegna a domicilio.

Covid: divisione Italia in zone gialle, arancioni e rosse – Fonte:tg24.sky.it

In tutta Italia, gli alberghi resteranno aperti, ma la sera del 31 dicembre sarà proibito l’organizzazione di veglioni e cene; attivo, dalle 18:00 solo il servizio in camera.

Per pranzi e cene in casa, Conte ha così argomentato:

“In un sistema liberaldemocratico noi non possiamo entrare nelle case delle persone e imporre delle stringenti limitazioni e per questo possiamo limitarci a introdurre una forte raccomandazione”

Solo parenti stretti, con un numero massimo di 6 o 8 persone, possibilmente distanziati. Si fa appello al buon senso e alla responsabilità degli italiani per il rispetto delle regole anti contagio.

Divieti imposti dal Dpcm

Divieto a:

  • Qualsiasi riunione in piazze e strade dei centri urbani. Può essere disposta per tutta la giornata o in fasce orarie la chiusura al pubblico per evitare che si creino situazioni di assembramento, fatta esclusione per gli esercizi commerciali aperti e per le abitazioni private.
  • Alle vacanze sulla neve
  • A crociere in partenza, scalo o arrivo in porti italiani fino al 6 gennaio 2021
  • Sale giochi e scommesse, sale bingo e casinò
  • Spettacoli aperti al pubblico, come sale da concerto e sale cinematografiche
  • Discoteche, sale ballo e locali assimilati all’aperto o al chiuso
  • Feste, cerimonie civili e religiose
  • Convegni, congressi e altri eventi; fatta eccezione per quelle che si svolgono a distanza
  • Mostre e servizi di apertura al pubblico di musei e di altri istituti e luoghi della cultura

Eventi sportivi

Si potranno svolgere solo incontri e gare di “alto livello”, riconosciuti dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI) e dal Comitato italiano paralimpico (CIP). Il nuovo Dpcm coinvolge gli sport individuali e di squadra, organizzate entro le proprie federazioni, le discipline sportive associate, gli entri come organismi sportivi internazionali purchè avvengano entro strutture senza la presenza del pubblico.

Gli impianti sciistici possono essere usati solo da atleti professionisti e non, che siano riconosciuti a livello nazionale per permettere loro una preparazione finalizzata allo svolgimento delle competizioni. Dal 7 gennaio, l’apertura degli stessi sarà estesa a tutti gli sciatori amatoriali. Le misure assunte dovranno essere conformi alle linee guida di regioni e province autonome secondo le disposizioni dei Cts (Centri Territoriali di Supporto).

Decreto coronavirus, impianti sciistici chiusi – Fonte:montagna.tv

Disposizioni sulla didattica

Sono previste forme flessibili per le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado nell’organizzazione della didattica. Si prevede che dal 7 gennaio 2021 al 75% della popolazione studentesca sarà garantita l’attività in presenza. I servizi educativi di infanzia, la scuola dell’infanzia e il primo ciclo di istruzione continuerà a svolgersi integralmente entro le proprie strutture scolastiche.

Università, didattica ed esami – Fonte:catania.liveuniversity.it

Le università invece devono sottostare al Comitato Universitario Regionale di riferimento, che sulla base dell’andamento epidemiologico predispongono di piani di organizzazione della didattica conformi alla sicurezza sanitaria. Sono consentite in presenza le sole attività formative degli studenti dei primi anni dei corsi di studio, quelle laboratoriali, nonché quelle curriculari come esami, prove e sedute di laurea. Qualora vi siano delle impossibilità di partecipazione in presenza, deve essere garantito lo svolgimento delle stesse con modalità a distanza.

Giovanna Sgarlata