Coronavirus: quali attività riaprono e cosa si potrà fare da oggi in Sicilia

Il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci ha emanato una nuova ordinanza, entrata in vigore dalla mezzanotte di ieri e disposta fino al 3 maggio, che di fatto proroga in Sicilia le misure restrittive più stringenti.
Recepite ed accolte le disposizioni previste dall’ultimo Dpcm, emanato dal Premier Conte nella solita conferenza stampa serale sull’emergenza Coronavirus.

E’ prevista dunque la riapertura di cartolibrerie, librerie, e negozi di abbigliamento per neonati e bambini.

Il Governatore della Sicilia ha poi confermato con fermezza: la chiusura dei negozi di generi alimentari la Domenica e nei giorni festivi (come del resto è avvenuto per Pasqua e pasquetta), il divieto di attività motoria e delle ormai famose passeggiate con  figli anche nelle vicinanze della propria abitazione.

Ribadito anche “l’obbligo elastico” dell’uso della mascherina, che nei giorni scorsi aveva fatto sì che si alzasse il solito polverone di polemiche.

Piccola postilla per quanto riguarda i servizi di consegna a domicilio, vietati anche la Domenica e nei giorni festivi, ad eccezione di farmaci, prodotti editoriali (quotidiani, magazine, riviste), e combustibili d’uso domestico.

Negli esercizi commerciali di vendita e distribuzione di generi alimentari (anche all’aperto) gli operatori sono tenuti all’uso della mascherina, all’utilizzo di guanti protettivi monouso o, in alternativa, al frequente lavaggio delle mani con detergente disinfettante.

Evidenziato, con rigore e chiarezza per l’ennesima volta, il tema del numero possibile di uscite per l’approvvigionamento di prodotti di prima necessità, che ad eccezione di quello per i farmaci, viene limitato ad una sola volta al giorno e ad un solo componente del nucleo familiare.

L’ultimo Dpmc del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, comunicato il 10 Aprile, l’esecutivo ha deciso con ponderazione di ampliare la lista delle attività produttive consentite inserendo: l’uso delle aree forestali e la silvicoltura, la fabbricazione dei computer, la cura e la manutenzione del paesaggio, le opere idrauliche, il commercio all’ingrosso di carta e cartone.

Tutte queste attività produttive saranno consentite anche in Sicilia.

Per i negozi, gli esercizi e le attività produttive che hanno riaperto nella giornata di oggi, vi sono delle regole fondamentali da seguire: il distanziamento (minimo 1 metro), la pulizia degli ambienti lavorativi due volte al giorno con un’attenzione particolare al ricambio d’aria, la disponibilità e l’accessibilità ai disinfettanti per le mani, mascherine obbligatorie nei luoghi o negli ambienti chiusi e all’interno dei quali non può essere garantito il distanziamento.

Gli accessi nei negozi andranno organizzati secondo le seguenti modalità: ampliamenti delle fasce orarie, per locali fino a quaranta metri quadrati si potrà accedere una persona alla volta, per i locali di dimensioni superiori l’accesso è regolamentato in relazione agli spazi disponibili ed alle possibilità di percorsi di entrata e uscita differenti.

Importante, affinchè venga garantito il distanziamento dei clienti in attesa di entrata, che le suddette informazioni vengano comunicate proprio all’ingresso dei negozi.

Ci attendono, probabilmente, le settimane più impegnative e decisive nella lotta al nemico invisibile; se saremo responsabili e coesi potremo dapprima convivere ed in seguito sconfiggere il virus.

Antonio Mulone

Perché il professore ci ha dato una lezione

Non fatevi infervorare subito dal mero titolo, anche se so che già vi siete fatti un’idea di ciò che sto per scrivere. In realtà, la questione merita una complessa e completa disamina, oltre ogni campanilismo e sensazione del momento.

Un uomo, coadiuvato dalla sua squadra governativa, Parlamento ed istituzioni di ogni ordine e rango, si è trovato di fronte alla più grande crisi sanitaria ed economica, oserei dire “umanitaria”, che la memoria di chi legge riesca a ricordare: ma pur sempre un uomo. Partiamo da questo dato – incontrovertibile – e vediamo come il nostro Premier sia arrivato alla ormai famosa conferenza del 10 aprile, che tanto clamore ha destato nell’opposizione, direttamente nominata, e nei suoi sostenitori.

Iniziamo proprio da Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Leader così simili come idee e modi di fare, esponenti di quella che definirei metapolitica, sostenuta dai potenti mezzi che i social network offrono al giorno d’oggi: sembra impensabile non correlare la loro ascesa e popolarità alla larghissima diffusione dei nuovi mezzi di comunicazione, visto l’uso “compulsivo” che i due (e i loro staff) ne fanno.

Con tutta l’attenzione del Paese, Conte ha dichiaratamente accusato Meloni e Salvini di diffondere menzogne, senza che potessero replicare nella medesima – gigantesca per visibilità – sede.

Fonte: Il Riformista

La prima domanda che viene istintivamente in mente è: lo avrebbero fatto anche loro a parti invertite?

La risposta, con buoni margini di verità, è : questo al contempo vuol dire poco; al massimo può invalidare il piagnisteo scatenatosi nelle ore e giorni successivi. Ma ai “cambio idea” dell’ultimo minuto ci hanno abituati ormai: migliaia di immagini circolano puntuali in seguito a loro affermazioni, confrontando post di tempi diversi totalmente (oltre ogni ragionevole accettabilità) in disaccordo.

Probabilmente – aggiungo – avrebbero fatto di peggio. In tempi di Coronavirus, i due leader si sono limitati a fare – purtroppo – quello che in genere fanno in tempi di pace: proclami, diffusione di fake news, complottismi, rappresaglie prive di utilità, se non alla loro perenne campagna elettorale. Specchio di ciò, il loro contributo, in termini di proposte accolte, è stato praticamente nullo.

Colpa dei cattivoni al governo? Chi vuol rispondere di sì lo faccia, ho poco da dire a loro. Basta scorrere i profili Facebook dei due leader, riascoltare le interviste rilasciate, per scorgere in ogni proposta un tentativo più che di essere d’aiuto, di dire che si sta contribuendo. Dai famosi “soldi direttamente sul conto” della Meloni (verificate la falsità delle cifre ed il riferimento alla Svizzera) al “riaprire le Chiese perché la scienza non basta” (?) di Salvini, ennesimo richiamo all’elettorato cattolico. Roba da far impallidire anche Papa Francesco.

Tabella tratta da “il Fatto Quotidiano” del 12/04/2020. Dati Agcom

Forse, se nessuna proposta è stata accolta è perché non si tratta più di fare politica con la P maiuscola, concetto che – sia chiaro – non ritrovo pienamente espresso in nessun partito odierno: si tratta di fare a gara a chi la spara più grossa, a chi urla più forte, anche quando una proficua collaborazione e un dibattito serio sarebbero stati utilissimi. Per intenderci, non si può lasciare soltanto alla maggioranza, dal punto di vista prettamente ideologico, un peso così grande: e senza dubbio, ne sono fermamente convinto, tutti i provvedimenti presi erano e saranno perfettibili. Ma mi chiedo come, se ormai il dibattito politico è stato sostituito da post e tweet. Non scorgo nessun “fare le pulci al governo”, sacrosanto compito dell’opposizione, come ha detto qualche editorialista più esperto di me.

Sicuramente in politica ognuno tira acqua al suo mulino, come è giusto che sia. Però, si può essere così abietti da applicare questo principio – e limitarsi solo ad esso – anche in una situazione del genere? La risposta, a quanto dicono i fatti, sembra essere sì. Non solo a livello nazionale, state bene attenti.

Ma torniamo al nostro uomo: perché le parole di Conte ci avrebbero dato una lezione? Di cosa? Certamente non di correttezza politica, vista la modalità monopolistica che ha adottato per porre il suo attacco. Ma, mi chiedo, avevamo bisogno di una tale lezione? E soprattutto, Meloni e Salvini che insegnamenti ci hanno dato a riguardo? Ben pochi. Ecco perché io – e come me tantissimi altri – non mi sento di biasimare il Premier.

Di tutt’altro avviso il direttore del TgLa7, Enrico Mentana, attacca i metodi del Premier Conte

Chi mastica social, chi è esposto costantemente ad una arena virtuale, vetrina delle più disparate e bizzarre informazioni, conosce le insidie e le crepe di questi strumenti del terzo millennio. E vede continuamente insinuarsi in tali crepe, allargandole fino a farle diventare voragini, personaggi di ogni tipo, non ultimi – sicuramente per importanza – politici. Un regno fatto di bit, dove le fake news dilagano e i complotti attirano sempre più persone. In questo labirinto di informazioni è facile perdersi. A maggior ragione se qualcuno ti elimina i punti di riferimento, ti spinge verso gli angoli più sperduti e bui. E siamo veramente più che stanchi di una totale mancanza di strumenti che frenino questa ondata di ignoranza, ma sopratutto di chi – l’ondata – la cavalca.

Ci hanno dato uno strumento senza che tutti – ahimè sopratutto i più grandi – fossero pronti ad utilizzarlo. Piattaforme sulle quali con un click puoi: arrivare costantemente ed immediatamente a milioni di persone, eliminare e censurare chi lascia feedback negativi, creare ed utilizzare profili falsi per far sembrare che qualcuno sostenga le tue idee.

Internet in veste di strumento accolto come “la vera democrazia diretta” (di certo non risparmio altri leader e partiti in questa analisi) ma che di democratico ha veramente poco. A corredo di tutto ciò, la crescente ed opprimente impossibilità non solo di un vero dibattito politico, ma anche di un confronto interpersonale con alcuni figli di queste contraddizioni.

Piattaforma online utilizzata dal Movimento 5 Stelle, acclamata come espressione di vera democrazia diretta

Impensabile avviare un dialogo se dietro tutto ci sono sempre “i poteri forti” se ogni cosa è detta perché “qualcuno vuole farcelo credere”. Metodi di verifica dei fatti e delle fonti ufficiali sembrano miraggi, sconosciuti spesso a giornali e giornalisti, quanto più alle persone comuni. Postate una qualsiasi bufala su Facebook e vedrete come un gruppo folto di persone – anche politici – vi daranno seguito se fa comodo o se semplicemente vogliono avere qualcosa da dire su argomenti che non conoscono minimamente.

Ecco perché chi ha un minimo di competenza in qualsiasi campo, non trova spesso nel web un mezzo adeguato per fare informazione reale e puntuale. Ed ecco perché Conte ha bacchettato in diretta nazionale chi più di tutti avrebbe dovuto semplicemente avere la sensibilità, in un momento così buio, di non spegnere le poche certezze che le fonti ed i dati ufficiali ci danno quotidianamente. Giornalisti scorretti, accalappiatori di consensi, spacciatori di fake news: il Coronavirus non ha fermato nessuno di loro.

Francisco Goya, Il sono della ragione genera mostri – Fonte: Wikipedia

Le parole di Conte, seppur avvertite come evitabili, in realtà non erano più rinviabili: esito di questo meccanismo perverso di informazione che se nelle mani sbagliate può accecare e soggiogare le masse, spingendoci nelle tenebre dell’intelletto, nel sonno della ragione. E questo governo non lavora con il favore delle tenebre, abbiamo imparato. Ecco quindi che l’uomo, il professore, il Premier Giuseppe Conte, ci ha dato una lezione ben più grande di quanto ci aspettassimo e di quanto lui stesso immaginasse, seppur in modo poco leale. Ma in questo si intravede la fragilità dell’essere umano.

L’uomo che sotto mille pressioni non si può permettere di combattere anche con le menzogne, ha lanciato un monito su chi fa un uso meschino e scorretto delle informazioni, anche grazie ai mezzi che abbiamo oggi. Ha dato voce ai tantissimi che si sono stancati di questo meccanismo.

Ed ora si respira un’aria nuova.

Emanuele Chiara

Il nuovo DPCM: riaperture, proroghe e quel messaggio all’Europa

Ripartire ma con cautela”, queste le parole usate dal Premier Giuseppe Conte nel corso della conferenza stampa tenutasi a Palazzo Chigi nella serata di ieri.

 

Il 13 Aprile scadrà il DPCM del 22 Marzo e, con l’entrata in vigore del nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, inizierà la cosiddetta “Fase 2”. Così è stata definita dal governo quella fase transitoria durante la quale, successivamente al blocco totale disposto con le precedenti disposizioni, i principali settori del tessuto economico e sociale inizieranno gradualmente a ripartire.

Dopo più di un mese di lockdown appare chiaro che il ritorno alla normalità non potrà essere immediato. Nonostante i numeri della protezione civile non manchino di sottolineare un trend positivo, numerosi esperti avvertono che il rischio derivante da un calo dell’attenzione generale, dovuto alla falsa percezione che la fase acuta sia ormai alle spalle, sia un pericolo attuale e concreto.
Eliminare le restrizioni o ridurle drasticamente comporterebbe quasi sicuramente un “contagio di ritorno”, ipotesi resa ancor più concreta dalla presenza nel mese di aprile dei tradizionali esodi di Pasqua e del ponte del 1° Maggio, momenti di ritrovo che si assommeranno alle tante privazioni che questo 2020 ci ha imposto.

Il nuovo DPCM entrerà in vigore il 14 Aprile e prorogherà le misure di isolamento fino al 3 Maggio.

Non mancano però, come detto, le novità. Inizieranno una serie di riaperture in alcuni settori specificatamente individuati tra quelli a basso rischio: le librerie e le cartolibrerie, i negozi di vestiti per bambini e neonati, le lavanderie e le macchine per la distribuzione delle bevande. Anche imprese legate alle filiere produttive essenziali (alimentare, farmaceutica e sanitaria). Dovranno però essere rispettate le misure di sicurezza previste per contenere il contagio da coronavirus e che già da un mese trovano attuazione nei supermercati: gli ingressi dovranno essere scaglionati, all’interno dei locali la distanza tra le persone dovrà essere di almeno un metro e mezzo e la dotazione di guanti e mascherine per il personale, che lavora a contatto col pubblico e per quello addetto agli atti amministrativi, sarà obbligatoria.
Ancora, le attività di silvicoltura e varie attività forestali tra cui l’industria del legno, la fabbricazione di macchine per l’agricoltura, il commercio all’ingrosso di fertilizzanti e di altri prodotti chimici per l‘agricoltura.

Per gli spostamenti, in particolar modo sui mezzi pubblici, continueranno a rimanere in vigore le regole sul distanziamento sociale attualmente vigenti e che dovranno essere rispettate in tutti i luoghi.
Le scuole, invece, rimarranno chiuse il più a lungo possibile, dando prioritaria attenzione all’individuare soluzioni specifiche per lo svolgimento degli esami di maturità e la valutazione di studenti con eventuali insufficienze. Gli acquisiti online potranno essere effettuati senza limitazioni.

Rimarranno chiusi bar, ristoranti, pub e discoteche. Niente eventi e attività sportive, anche gli allenamenti dei professionisti.

Infine, a margine della conferenza stampa, il Premier Conte ha voluto sottolineare l’impegno del governo italiano in Europa. In particolar modo chiarendo la posizione dell’esecutivo sul MES (Meccanismo Europeo di Stabilità): quest’ultimo infatti non sarebbe lo strumento adatto a fronteggiare – come invece sostenuto da Germania e Paesi Bassi- il difficile impegno economico che i Paesi dell’UE debbono affrontare. Ribadisce inoltre come solo l’ipotesi della costituzione di un fondo finanziato unicamente dagli, oramai famigerati, Eurobond potrebbe effettivamente garantire una risposta coesa da parte di tutta l’Eurozona.

Filippo Giletto

Coronavirus, quarantena almeno fino al 18 Aprile: le prime proiezioni

Un nuovo Dpcm dovrebbe estendere le misure restrittive almeno fino al 18 aprile, chiaramente in relazione all’andamento dei contagi ed alle indicazioni dei virologi, dovrebbe scattare una graduale riapertura delle attività in cui non vi sono assembramenti di persone. Per un ipotetico ritorno alla normalità, poi, si dovrà aspettare almeno la fine di maggio. 

Ad oggi appare inevitabile il prolungamento delle misure restrittive, a dirlo il presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli:

non siamo in una fase marcatamente declinante ma in una fase, sia pure incoraggiante, di contenimento; dovremo immaginare alcuni mesi nei quali adottare disposizioni attente per evitare una ripresa della curva epidemica.

Una fase fondamentale nell’ottica di un allentamento della stretta imposta dall’esecutivo riguarderà, nelle prossime settimane, il calo dei casi nell’indice di contagiosità.
Prima di allentare la morsa all’intero paese, il dato numerico riportato dall’indice dovrà scendere sotto l’uno, ossia un soggetto positivo che infetti meno di una persona.

L’assoluta rilevanza di questo parametro è confermata anche dalle parole del presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «Bisogna ragionare in termini di proporzionalità», ha evidenziato a proposito della riapertura delle attività attualmente sospese a causa dell’emergenza Coronavirus.

Sul tema caldissimo in termini socio-economici della chiusura prolungata delle attività commerciali, il premier ha risposto che questa è stata l’ultima e più drastica delle misure e, dunque, sarà anche la prima ad essere sciolta. Per le scuole e le università, invece si potranno apportare modifiche e migliorare il sistema al fine di far perdere agli studenti l’anno scolastico o gli esami universitari.

Ad una possibile apertura dell’Italia prima della fine della pandemia, Conte ha replicato:

Quando il comitato scientifico dirà che la curva inizia a scendere potremo studiare delle misure di rallentamento. Però dovrà essere molto graduale.

Il rischio, che l’Italia non può di certo permettersi, di una riapertura non calibrata e ponderata potrebbe determinare un drastico nuovo aumento dei casi, vanificando i risultati raggiunti con estremi sacrifici.

L’idea più razionale pare quella di una riapertura parziale di alcune fabbriche probabilmente quelle che operano in contesto di “vicinanza lavorativa” alla filiera agroalimentare e sanitaria, e quella meccanica e logistica.

Le progressive misure di ripartenza potrebbero interessare anche alcuni negozi, mentre tutte le attività caratterizzate dalla concentrazione di persone in spazi chiusi (bar, ristoranti, locali per il divertimento, cinema, teatri, stadi) andrebbero automaticamente in coda.

La graduale riapertura verrà monitorata  da un’intensa attività di controlli da parte delle forze dell’ordine, per verificare che le persone non escano più di quanto necessario.

Nella giornata di sabato i soggetti sottoposti a controlli sono stati 203.011, gli “irregolari” sono stati 4.942.

Cittadini che, nonostante i divieti, hanno ignorato tutte le misure di contenimento spostandosi dalla propria abitazione.  Cinquanta di questi sono usciti di casa nonostante fossero in quarantena, perché risultati positivi al Covid-19, adesso rischiano di essere processati per epidemia colposa.

Le settimane che seguiranno saranno sicuramente quelle decisive nella prospettiva di una vittoria che, in questo momento appare ancora lontana, ma raggiungibile se l’Italia tutta si dimostrerà coesa, determinata, responsabile e consapevole.

Occorre che i cittadini investano le ultime energie emotive rimaste, affinché il nemico invisibile e beffardo che ha sconvolto la vita e le abitudini radicate di miliardi di persone possa essere finalmente abbattuto.

Antonio Mulone

 

Conte:”la crisi piú difficile dal dopoguerra”

Nella drammatica giornata di ieri , il premier Conte si é nuovamente espresso attraverso una diretta facebook dopo le ore 23, per annunciare nuove misure restrittive contro il covid-19. Le misure  momentaneamente sono previste dal 23 marzo fino al 3 aprile. La cruciale decisione annunciata in tarda serata dal premier, risulta necesseria a seguito dei dati  critici sul piano dei contagi e dei morti.

Sotto l’azione sempre piú insistente da parte di regioni, sindacati e dall’opposizione, il premier dà il via ad ulteriori restrizioni estese a tutto il territorio italiano.

Questa é la sfida piú difficile dal dopoguerra” premette. Per poi annunciare:

chiuderanno tutte le attivitá produttive non cruciali. Ma resteranno aperti supermercati alimentari, farmacie e parafarmacie. Saranno garantiti i servizi essenziali: bancari, postali, assicurativi, finanziari e i trasporti”.

A premere su questa drastica decisione sono state soprattutto le spinte da parte delle regioni. I rispettivi governatori della Lombardia e del Piemonte Attilio fontana e  Alberto Cirio in precedenza si erano giá espressi, firmando delle ordinanze per ulteriori misure restrittive.

Il presidente del Piemonte Cirio ha dichiarato: “chiudiamo tutto quello che é possibile chiudere con i poteri delle regioni.” Nel caso della Lombardia chiusi uffici pubblici,studi professionali,cantieri e attivitá all’aperto.

Il resoconto dei dati sui contagiati di coronavirus in Italia risulta essere negativo. Si registra un ammonto totale di 42.681 casi positivi e un numero di vittime  attualmente pari a 4.825. É fondamentale -pertanto – la decisione del premier Giuseppe Conte della scorsa notte di procedere alla chiusura totale delle attivitá non essenziali.

Le nuove disposizioni del covid-19

Le nuove disposizioni  prevedono l‘apertura dei negozi alimentari, discount , ipermercati  senza limiti di orario, rispettando le misure precauzionali del metro di distanza e indossando le apposite mascherine con guanti monouso poiché devono essere garantiti  normalmente i generi alimentari per il fabbisogno quotidiano dei cittadini.

Non sono previsti cambiamenti sulla produzione, sul trasporto e l’acquisto di medicinali. Farmacie e parafarmacie, dunque, resteranno aperte.

Edicole e tabbacai continueranno ad essere aperti, ma con l’obbligo di accesso ad una sola persona per  volta.

Blocco totale per il gioco del lotto,gratta e vinci  e le rispettive  attivitá svolte online.

Per quanto riguarda i trasporti non rientrano nello stop i trasporti ferroviari di persone e merci, quello di passeggeri in aeree urbane , i taxi, il trasporto di merci su gomma, quello marittimo e aereo.

Tra i servizi considerati essenziali rientrano anche le coltivazioni agricole; industrie alimentari; fabbricazione di spago, carta funi e reti; fabbricazione di carta; fabbricazione di strumenti e forniture mediche e dentistiche; fornitura di energia elettrica ; raccolta e trattamento dei rifiuti; Servizi postali; Servizi veterinari.

Resteranno attive le imprese produttrici di gomma; le raffinerie di petrolio indispensabili per il funzionamento dei trasporti.

Consapevole dell’ulteriore sforzo che viene chiesto ai cittadini, il premier invita a mantenere la calma. Bisogna evitare gli accaparammenti e rispettare le norme dettate.

Uno sforzo necessario per il bene futuro dei cittadini accompagnato da misure ancora piú stringenti per combattere un nemico apparentemente invisibile.

Conte continua dichirando:

Mai come ora la nostra comunitá deve stringersi forte come una catena a protezione del bene piú importante,la vita. Se dovesse cedere un solo anello di questa catena saremo esposti a pericoli piú grandi per tutti”.

Adesso piú che mai i cittadini sono chiamati a rispettare le nuove misure. Solo attraverso impegno quotidiano, coscienza sociale e rispetto per il prossimo, inizieremo a vedere i primi passi verso l’abbattimento del virus che sta piegando il mondo. Uniti ce la faremo.

Eleonora  Genovese

La Cina pronta ad aiutare l’Italia: in arrivo team di medici specializzati e materiale tecnico

Importanti novità che fanno ben sperare sul fronte degli aiuti.

Il governo cinese, in seguito al colloquio telefonico tra il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ed il ministro Luigi Di Maio, si impegna concretamente nella battaglia contro il Coronavirus nella quale sarà fondamentale lavorare in sinergia al fine sconfiggere o quantomeno tamponare questa emergenza sanitaria.

La Cina, nei prossimi giorni, fornirà all’Italia 1000 ventilatori polmonari, 100mila mascherine di ultima tecnologia e 20 mila tute protettive.

La fornitura prevede anche l’invio di 50 mila tamponi per effettuare nuovi test che ci faranno capire se le nuove restrizioni imposte negli ultimi giorni dal Presidente del Consiglio Conte avranno rallentato l’avanzare del virus.

Altro dato assolutamente rivelante nell’asse collaborativo Cina-Italia nato nelle ultime ore è l’arrivo di medici altamente specializzati del Chinese Center for Disease Control and Prevention che per primi hanno affrontato il picco dell’emergenza Coronavirus.

Ficcanti e significative in tal senso sono state le parole espresse nelle ultime ore dal leader del Movimento 5 Stelle Di Maio:

“In futuro ci ricorderemo di tutti i Paesi che ci sono stati vicini in questo momento”.

Il Governo Italiano, conscio della contestuale emergenza economico-finanziaria venutasi a sviluppare, ha poi comunicato nella giornata di oggi lo stanziamento di 25 miliardi di euro.
Lo ha annunciato Conte: “Abbiamo stanziato una somma straordinaria da non utilizzare subito ma da  per far fronte a tutte le difficoltà di questa emergenza. Siamo lieti del clima che si sta definendo a livello europeo”.

“Obiettivo prioritario è tutelare la salute dei cittadini ma non dimenticare gli altri interessi in gioco”, ha concluso il Presidente del Consiglio dei Ministri in chiaro riferimento ai danni che il tessuto economico e finanziario stanno subendo.

Il governo si è inoltre reso disponibile a potenziare la macchina organizzativa sanitaria, dunque l’acquisizione e la distribuzione delle forniture per la terapia intensiva e le protezioni individuali, mediante la nomina di una persona (un commissario) che possa coordinare al meglio le direttive imposte dall’emergenza.

 

L’Italia condividerà informazioni con l’UE affinché aumenti l’efficacia del contrasto alla diffusione del virus, procedendo verso un’azione sinergica che possa migliorare i nostri sistemi sanitari nazionali.

“Lavoreremo in coordinamento, manderemo i nostri scienziati per creare una task force europea per promuovere la ricerca e combattere questo virus ignoto”, ha spiegato il premier.

Mai come oggi la parola d’ordine dovrà essere unione, di intenti e di forze, solo così nelle prossime settimane si potrà con concretezza opporre resistenza al nemico comune preservando la salute pubblica, che mai come oggi, è stata messa in pericolo.

Antonio Mulone

Continua l’emergenza migranti: Il caso Malta

I 450 migranti presenti sul barcone partito, probabilmente, da Zuara sono stati trasbordati su due navi militari questa mattina.
Il ministro Salvini mantiene ferma la sua posizione e insiste perché vengano mandati a Malta o tornino in Libia, poiché come ha spiegato in un colloquio con il premier Conte:

“In Italia si arriva solo con mezzi legali. Occorre un atto di giustizia, rispetto e coraggio per contrastare i trafficanti di esseri umani e stimolare un intervento europeo. I migranti si nutrono e si curano tutti a bordo, mettendo in salvo donne incinte e bambini. Non possiamo cedere, la nostra fermezza salverà tante vite e garantirà sicurezza a tutti. Da quando siamo al governo, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, ci sono stati oltre 27.000 sbarchi in meno. Se vogliamo mantenere questi risultati positivi, non possiamo mostrare debolezze”

Il trasbordo dei 450 migranti è avvenuto questa mattina a Linosa: 176 persone sono state messe sul pattugliatore inglese “Protector” inserito nel dispositivo Frontex, e altre 266 sul “Monte Sperone” della Guardia di Finanza.
Alcune donne e bambini sono stati trasportati a Lampedusa per motivi sanitari.
Le condizioni di salute sono infatti particolarmente gravi per alcuni di loro, dopo estenuanti giorni di viaggio.

Le due navi militari sono ancora in attesa di conoscere il Pos, cioè il porto dove approdare e sbarcare. La Capitaneria di porto di Porto Empedocle sta attendendo notizie dal Centro di coordinamento di Roma.

Dopo lunghe trattative con Malta, che si era occupata coordinamento del soccorso senza però mandare navi e senza dare disponibilità per l’accoglienza sull’isola dei migranti, il governo italiano ha fatto intervenire il pattugliatore della finanza e la capitaneria per scortare il peschereccio.

Benedetta Sisinni

Migranti ed Ue: Ecco l’accordo dei 28 leader

Dopo 13 ore di negoziazioni estenuanti, alle 4.41 del mattino, il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk annuncia l’intesa dei 28 leader politici europei sulla questione migranti. Il risultato è un accordo redatto in dodici punti, che dovrebbe servire ai paesi membri per gestire le nuove ondate migratorie fino alla definitiva, e ormai ampiamente preannunciata, modifica del Trattato di Dublino.

Tra i primi a esultare per il risultato del summit è stato lo stesso premier italiano Giuseppe Conte in prima linea insieme al presidente francese Macron ed al gruppo di Viségrad (alleanza che comprende Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia), per il sostegno alla distribuzione obbligatoria di tutti i migranti e per una gestione condivisa da parte di tutti i paesi membri degli stessi. Ma si tratta di una euforia che dura poco e che, altrettanto velocemente, mostra quanto questo accordo sia stato, in realtà, deludente proprio per il paese che l’ha maggiormente richiesto, l’Italia appunto. E a mostrare immediatamente il suo velato disappunto è stato proprio il Ministro dell’Interno Matteo Salvini che durante un’intervista a Radio Capital ha affermato “Non mi fido delle parole, vediamo i fatti”. 

Il vertice di Bruxelles si sblocca a notte fonda: accordo di tutti i 28 leader anche sui migranti

Le richieste fatte dal governo italiano erano sintetizzabili nella riapertura dei porti da parte degli altri paesi europei, la ridistribuzione obbligatoria di tutti i migranti richiedenti asilo – politici ed economici – illegali, e il versamento di capitali a favore del Trust Fund Africa, fondo da utilizzare per una serie di progetti Ue sul suolo africano; ma, in realtà, il risultato è stato completamente diverso: la ridistribuzione avverrà su base volontaria da parte dei paesi che intendono farlo e nei numeri da loro scelti; si useranno i centri chiusi, istituiti volontariamente dai paesi ospitanti, come luogo in cui accogliere i migranti per il periodo necessario allo svolgimento delle procedure di riconoscimento degli stessi. In sintesi, una sconfitta netta, anche se sapientemente velata, da parte della delegazione italiana. A questo va aggiunto inoltre il fatto che l’Italia sia obbligata alla costruzione di questi centri (i famosi hotspot molto criticati dallo stesso Salvini in campagna elettorale), in quanto solo i paesi che presenteranno queste strutture sul proprio territorio avranno accesso alla redistribuzione dei richiedenti asilo.

Risultati immagini per merkel migrantiAd uscirne sollevata è, invece, la cancelliera tedesca Angela Merkel che riesce a strappare agli altri leader la negoziazione sugli accordi dei movimenti secondari, ovvero l’obbligo, da parte del paese che ha compiuto la prima registrazione del migrante, di riprendere sul proprio territorio tutti quegli individui fuggiti sul territorio di un altro stato membro. Con questa decisione, infatti, placa la crisi interna al governo tedesco mossa dal Ministro Horst Seehofer del Csu, dando però, anche in questo caso, un duro colpo all’Italia che è uno degli stati interessati maggiormente da questo fenomeno. Le motivazioni di questa scelta sono state ricondotte al rischio di mandare in crisi Schengen.

Comune a tutti i leader che hanno partecipato al summit è invece la volontà di rinforzare la struttura della Guardia Costiera libica, riducendo in questo modo il numero di interventi necessari al salvataggio dei migranti in mare da parte delle autorità portuali dei paesi europei che si affacciano direttamente sul Mediterraneo.Risultati immagini per migranti

“Da oggi l’Italia non è più sola. Da questo Consiglio europeo esce un’Europa più responsabile e più solidale” ha affermato subito dopo l’uscita dal consiglio il premier Conte, ma ciò che si può comprendere da una prima analisi dell’accordo redatto è proprio quanto la situazione non sia cambiata . Si aspetta quindi di capire quando e come verrà modificato il Trattato di Dublino, sperando che la situazione riesca ad essere gestita nel migliore dei modi per evitare ulteriori e ormai, ahi noi, quotidiane morti inutili nel nostro mare.

Giorgio Muzzupappa

 

 

Il Governo, i media ed una carneficina anticipata. Che fa male solo all’Italia

Giallo-verde, giallo-blù. Per qualcuno giallo-nero, per altri solo nero. Come il futuro dell’Italia. Con ottantasette – mica bruscolini – giorni di ritardo, dallo scorso 1º giugno l’Italia ha finalmente un Governo. Di un colore che, magari, ad alcuni non riesce proprio ad andar giù ma che va rispettato. Se non altro, per il semplice fatto che quest’esecutivo, forse male assemblato, forse non fattivamente convenzionale, rappresenta l’insindacabile volontà del popolo italiano. E, dopo quattro legislature di fatto auto-proclamatesi, ce n’era davvero bisogno.

Nei primi quattordici giorni dell’era Conte, però, s’è assistito ad un gioco al massacro degno della miglior – o peggior – propaganda. E non da parte degli elettori, che, alla fine dei conti, ne avrebbero avuto anche il diritto. Bensì da parte di televisioni, radio e giornali. Fa specie, in particolare, che anche le più grandi testate ed aziende mediali italiane si siano piegate ad un giochino così becero, frutto di un retro-pensiero ormai scevro di qualsivoglia velo o limite d’imparzialità, che paradossalmente danneggia più loro stesse che il bersaglio designato.

Sia chiaro. Salvini, Di Maio, Conte e i loro fratelli sbaglieranno. Perchè, come diceva Prezzolini, “non si può promettere di non sbagliare, perchè, in un certo senso, ciò è impossibile”. Lo hanno già fatto e, di certo, lo rifaranno e, magari, anche più volte. Ma quanto commetteranno i loro errori, lo faranno con l’obbligo di prendersi essenziali e doverose responsabilità di fronte ad un popolo di elettori di circa 15 milioni di unità. Che, a conti fatti, rappresentano il 25% di un Paese, allo stato attuale, messo in ginocchio.

Crocifiggere mediaticamente i nuovi incaricati non è sicuramente il modo migliore per aiutare una Nazione che, in primis, non riesce a dare e produrre posti di lavoro. Una situazione figlia di un domino politico che vede la prevalenza di lotte assolutamente partitiche rispetto al reale interesse dei cittadini. Se, come sta accadendo ora, il quarto potere rincara la dose, mettendo in evidenza un braccialetto calcistico nel giorno del giuramento o la “comprensibile” emozione nel primo discorso da Premier – da parte di un soggetto che politico non è – si rischia solamente di far male agli abitanti dello stivale. Che, oggi più che mai, vorrebbero semplicemente uscire da una crisi che sembra non avere fine.

Matteo Occhiuto

Fermato il sospettato per l’omicidio di Soumayla Sacko

Era la notte del 2 Giugno quando a San Calogero, in provincia di Vibo ValentiaSoumayla Sacko, ventinovenne maliano, attivista sindacale dell’Usb (Unione sindacale di base), ed altri suoi due compagni di ventisette e trent’anni sono stati colpiti da quattro colpi di fucile mentre cercavano di recuperare delle lamiere dall’ex Fornace, una fabbrica abbandonata, per riparare parte del loro accampamento nella tendopoli di San Ferdinando.

“Si è fermata una Fiat Panda bianca vecchio modello ed è sceso un uomo con un fucile che ci ha sparato contro quattro volte…”

Quattro colpi di fucile di cui uno ha colpito alla testa Sacko che è deceduto poco dopo nonostante il trasporto all’ospedale di Reggio Calabria, dove però non è servito a nulla l’immediato intervento dei medici. L’altro colpo ha ferito alla gamba un altro dei ragazzi, mentre gli altri due non hanno colpito il bersaglio, lasciando illeso il terzo e più giovane di loro che ha così potuto osservare il “cecchino” e informare immediatamente le forze dell’ordine.

Immagine correlataOggi, dopo cinque giorni di indagini sembra essere arrivata la svolta in questo caso con l’arresto da parte dei Carabinieri di Vibo Valentia, di Antonio Pontoriero, 42enne che le autorità avevano immediatamente posto nella lista dei sospettati dopo aver ricevuto la testimonianza dei due amici del sindacalista ucciso, che oltre ad aver fornito il colore ed il modello della macchina dell’assassino, erano stati in grado di dare anche informazioni sui vestiti che l’uomo indossava (una maglia nera ed un pantalone grigio) ed un frammento del numero di targa. È bastato poco, quindi, ai Carabinieri ed al pm Luca Ciro Lotoro individuare il presunto colpevole, nella casa del quale sono stati ritrovati i vestiti pronti per essere lavati e l’automobile indicata dalle vittime. Le manette sono scattate in anticipo proprio per evitare una possibile fuga di Pontoriero che adesso sta aspettando i risultati delle analisi balistiche e dello stub per capire a quale pena potrà andare incontro.

Ma questo è solo l’ultimo di una lunga lista di casi simili che ciclicamente si ripetono nella zona della piana di Gioia Tauro, dove gli immigrati vengono sfruttati nei campi per raccogliere frutta e ortaggi a paghe che non superano l’euro e cinquanta l’ora. Sono circa 3500 quelli che abitano – sopravvivono – nella tendopoli di San Ferdinando, nata nel 2010 dalla protesta degli stessi migranti per le pessime condizioni in cui erano lasciati a vivere; ma la situazione non è cambiata e quella che doveva essere solo una “soluzione temporanea”, per molti si sta  trasformando in una solida e tremenda realtà da portare avanti.  Soumayla Sacko era uno di quelli che però non ci stava, voleva lottare per un futuro che regolarmente gli spettava (sia lui che i suoi 3 compagni erano in possesso di un valido permesso di soggiorno) dopo essere scappati dalla guerra nei loro paesi d’origine, e per questo si era avvicinato all’Usb facendosi portavoce di tutti gli altri che si trovavano nella sua stessa condizione, in una terra sotto il controllo della ‘Ndrangheta.

E dopo parecchi giorni dall’accaduto, a rompere un silenzio che aveva destato scalpore e indignazione, è intervenuto il Premier Conte che, due giorni fa in Senato, ha parlato dell’omicidio del sindacalista malianoRisultati immagini per conte al senato

“Non siamo affatto insensibili. Sacko Soumayla è stato ucciso con un colpo di fucile. Era uno tra i mille braccianti con regolare permesso di soggiorno che ogni giorno nel nostro Paese si recano al lavoro in condizioni che si collocano sotto la soglia di dignità. A loro e ai loro familiari dobbiamo tutti un commosso pensiero […] la politica deve farsi carico del dramma di queste persone e garantire percorsi di legalità, che costituiscono la stella polare del nostro programma di governo”

Ancora nulla, invece, è stato detto dal neo eletto Ministro dell’Interno Matteo Salvini, oggetto di numerose critiche a pochi giorni dalla sua affermazione di voler tagliare 5mld di euro destinati precedentemente proprio alla questione migranti.

Intanto le proteste nella tendopoli continuano giorno dopo giorno, dando luce ad una situazione, già ampiamente conosciuta, ma troppo spesso taciuta a livello nazionale. Risultati immagini per Soumayla Sacko

“Noi siamo qui per lavorare. Ma ci ammazzano come animali, ci picchiano, ci maltrattano solo perché siamo africani”

Giorgio Muzzupappa