Il nuovo Dpcm tra conferme e nuove disposizioni.

(fonte: ilfattoquotidiano.it)

Entrerà in vigore il 4 dicembre il Dpcm che riscrive le regole per il contenimento dei contagi da Covid-19 in vista delle feste.

Alcuni dei divieti attualmente in vigore saranno nuovamente confermati, tra i quali la divisione in fasce di diversi colori dell’Italia: regioni gialle, arancioni e rosse. L’obiettivo preposto per le prossime settimane, comunque, è quello che tutte le regioni possano rientrare nella fascia gialla per le festività natalizie.

Di seguito le novità che il Governo introdurrà nei prossimi giorni con il nuovo decreto.

Le nuove disposizioni

  • Divieto di spostamento tra Regioni;
  • Coprifuoco alle 22 nei giorni di Natale e Capodanno;
  • Chiusi gli impianti sciistici;
  • Quarantena obbligatoria per chi proviene dall’estero dopo il 20 dicembre.

Il divieto allo spostamento tra Regioni

Anche tra le Regioni che si trovano in fascia gialla sarà vietato lo spostamento, dal 20 dicembre all’Epifania. La scelta è stata fatta per limitare il più possibile i trasferimenti che, come accaduto la scorsa estate, hanno veicolato il virus in tutto il Paese.

Sarà consentito il ritorno presso la propria residenza o domicilio. Vi potrebbero essere permessi per i fuori sede universitari, che potranno rientrare a casa anche dopo il 20 dicembre. Si sta, invece, ancora discutendo se concedere, per evitare che gli anziani trascorrino le festività da soli, deroghe anche solo a un parente stretto, per permettergli di muoversi appositamente.

Tra le deroghe discusse la scorsa notte, c’è quella che scioglierebbe il dubbio sulle seconde case: queste potranno essere raggiunte anche se si trovano fuori dalla propria regione, purché in un territorio in fascia gialla.

Il punto sugli spostamenti è quello che ha creat maggiori tensioni a palazzo Chigi. I capi di delegazione hanno deciso di scrivere un decreto ad hoc, che andrà nella Gazzetta Ufficiale insieme al nuovo Dpcm e che servirà a coprire, dal punto di vista costituzionale, la limitazione delle libertà personali.

Ancora nessuna decisione sul rientro a scuola.

I limiti di orario per le attività e il coprifuoco

(fonte: tg24.sky.it)

I negozi chiuderanno alle 21 e i centri commerciali potranno rimanere aperti nel fine settimana e nei giorni festivi prima del 20 dicembre. Dovranno restare chiusi, invece, durante i giorni di festività veri e propri.

I ristoranti continueranno ad avere l’imposizione della chiusura alle ore 18; dopo quest’orario sarà consentita solo la vendita da asporto e la consegna a domicilio.

Dopo una lunga discussione si è stabilito che nei giorni di festività, i ristoranti potranno rimanere aperti perché, secondo gli esperti, si potrebbero evitare i pranzi con un numero alto di commensali all’interno delle case favorendo gli incontri in luoghi che adottano regole ferree.

Il coprifuoco rimane alle 22 e durerà per tutto il tempo delle festività. La scelta del governo è volta a evitare che si creino assembramenti ed evitare spostamenti dopo le 22 la sera di Natale e Capodanno.

Le funzioni religiose dovranno terminare entro un orario che permetta il rientro a casa dei fedeli prima del coprifuoco. Rimane l’ipotesi di fornire un’indicazione riguardo alla Messa di Natale, che potrebbe essere celebrata in anticipo, alle ore 20.

Chiusi gli impianti e piste da sci per evitare soggiorni oltre confine

Caduta l’ipotesi di poter raggiungere un accordo in sede europea, l’Italia ha deciso, di fermare le vacanze in montagna. Il governo aveva deciso di chiudere anche gli alberghi di montagna, ma la discussione è ancora aperta dopo le perplessità espresse dal premier Conte.

Inoltre, per scoraggiare i soggiorni all’estero, in Paesi che adottano misure anti Covid-19 meno stringenti – Svizzera e Slovenia – è stato stabilito che, per chi ritorna dall’estero dopo il 20 dicembre, ci sarà l’obbligo di effettuare la quarantena. Per coloro i quali tornano prima di tale data sarà sufficiente sottoporsi solo al tampone.

Appare fondamentale la gestione del periodo delle festività per evitare l’avvento di una terza ondata di contagi e le conseguenze che ne deriverebbero. Per ora vi è un andamento che vede un miglioramento, seppur minimo, della curva dei contagi, a tutti i costi da preservare, anche se, purtroppo, il numero dei decessi continua ad essere drammaticamente alto.

Maria Cotugno

 

Si chiude la ricerca del nuovo Commissario per la Sanità calabrese

Guido Longo (fonte: repubblica.it)

C’è voluto molto tempo e cinque tentativi andati a vuoto, perché si arrivasse alla designazione di un nuovo Commissario alla Sanità in Calabria. È stato scelto Guido Longo, uomo delle Forze dell’Ordine in pensione dal 2018. Molti, forse troppi giorni di tensioni, tra nomine respinte e passi indietro. Il governo ha accelerato per mettere la parola fine ad una situazione aggravata dall’emergenza sanitaria attuale. Così ha proceduto con la nomina, arrivata in concomitanza del passaggio della Calabria da zona rossa a regione arancione.

Un deficit enorme  e 26 compiti da portare a termine

Tutelare la salute di quasi 2 milioni di cittadini nonostante i numeri impressionanti dovuti ai feroci tagli degli ultimi dieci anni e l’aumento incontenibile dei costi da sostenere. Questa è la situazione che si pone davanti al neo Commissario e che ha spaventato i precedenti candidati.

Nel 2009 si era raggiunta la soglia dei 239 milioni di debito. L’anno successivo si diede inizio a un piano di rientro del deficit e solo dopo, progressivamente si raggiunsero i 30,6 milioni nel 2013. Quello che sembrava un traguardo più vicino, all’improvviso è tornato ad essere di nuovo lontanissimo: fatti di nuovo i conti, si è scoperto che molte voci iscritte a bilancio erano inesatte così come i calcoli eseguiti. Ad esempio, solo il Policlinico di Catanzaro ha un disavanzo di 154 milioni. Il debito, nel 2019, perciò, è risultato nettamente superiore, ammontando a 116 milioni di euro.

Numerosi i tagli dalle conseguenze disastrose, tra cui quelli ai posti letto negli ospedali, diminuiti del 40%, passati, quindi, da 3 ogni mille abitanti nel 2013 a 1,95 nel 2018. Cinque ospedali chiusi nella provincia di Reggio Calabria, sei in quella di Cosenza, uno a Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia. A questo corrisponderebbe un taglio del personale pari a 3.800 dipendenti. 300 milioni spesi dalla Regione per far curare i suoi cittadini in strutture di altre regioni, lo scorso anno.

I commissari incaricati di rimettere ordine al dissesto dell’azienda sanitaria di Reggio Calabria – sciolta per infiltrazioni mafiose nel 2019 – scrissero, in una loro relazione, di una manifesta e reiterata incapacità di gestione e dell’assenza di approvazione dei bilanci dal 2013.

I compiti del nuovo Commissario, dunque, sono in tutto 26. Vanno dalla riorganizzazione della rete ospedaliera alla razionalizzazione della spesa sanitaria, dalla definizione dei tetti per i contratti con i privati, alla completa implementazione dei flussi informativi in termini di completezza e qualità.

La Calabria diventa regione arancione (fonte: strettoweb.it)

Un uomo di giustizia pronto per un nuovo compito

“Un uomo delle istituzioni, che ha già operato in Calabria, sempre a difesa della legalità», ha scritto il presidente del Consiglio Conte su Longo. «Ho accettato come atto d’amore verso la Calabria, la regione in cui mi sono formato professionalmente. Il mio è anche un dovere istituzionale verso il Governo, che mi ha scelto e che ringrazio.” ha risposto Longo.

Nessuna esitazione da parte sua né della sua famiglia nel lasciarlo accettare. La moglie, poliziotta, a differenza della consorte di Eugenio Gaudio, ex rettore della Sapienza, finita nella polemica per aver detto di non volersi trasferire a Catanzaro, è pronta a sostenere Longo.

Catanese, molti incarichi e una carriera iniziata e chiusa proprio in Calabria, dalla prima nomina nella mobile di Reggio al ruolo di prefetto a Vibo Valentia. Famoso nella lotta alla criminalità organizzata, è detto Ghostbusters (acchiappafantasmi) per i tanti latitanti arrestati. Figura chiave della mobile di Palermo per la cattura dell’assassino di Libero Grassi, Salvatore Madonia. Capo della Dia di Napoli quando fu incastrato Angelo Nuvoletta, il mandante dell’omicidio di Giancarlo Siani. Ha avuto il compito di guidare il gruppo Yanez che arrestò il boss Francesco Schiavone, detto Sandokan, appena venne fuori dal suo bunker. Come questore di Palermo vietò, per motivi di ordine pubblico, i funerali del boss Bernardo Provenzano.

“Io non ho paura, non l’ho mai avuta nella mia vita di uomo delle Istituzioni e sono sempre andato là dove lo Stato mi ha chiesto di andare. Sarà così anche questa volta” ha detto commentando i tentativi falliti prima per la designazione di un Commissario, la fermezza ha contraddistinto le sue prime dichiarazioni.

Consapevole della grande interferenza della ‘ndrangheta nelle questioni calabresi è altrettanto convinto dell’onestà di moltissimi altri calabresi, per cui vuole lavorare sodo e riprendere da dove aveva lasciato. La Calabria è un posto che conosce bene e il suo ultimo incarico lo ha svolto proprio a Vibo Valentia. Uno dei suoi ultimi obiettivi è stato, proprio, far in modo che venisse costruito un nuovo ospedale in questa città, per cui convocò anche un tavolo tecnico. Dalla sanità ripartirà per un nuovo capitolo della sua vita da uomo di Stato:

“Nel 2018 andai in pensione. Ma ora sono tornato”.

 

Rita Bonaccurso

Calabria rossa ma non per contagi. L’assurda vicenda da Cotticelli a Zuccatelli

Il commissario che non sapeva di essere commissario

Il Commissario alla Sanità non sapeva di essere l’incaricato a fare un “Piano Covid” non conosceva il numero dei posti letto di terapia intensiva della regione a lui affidata, finché non l’ho appreso dall’usciere. Stiamo parlando della triste vicenda di cui protagonisti sono la Calabria e il Commissario alla Sanità, Saverio Cotticelli.

Calabria zona rossa. L’inizio della vicenda

Tutto è iniziato con la firma del Dpcm del 3 novembre con il quale si è decretata la divisione dell’Italia in regioni gialle, arancioni e rosse, secondo 21 parametri e l’indice Rt. Tra quest’ultime proprio la Calabria insieme a Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta. Tutte regioni con un elevato numero di contagi, men che la Calabria, che all’inizio di novembre si ritrovava con 200 contagiati circa.

La motivazione è stata ritrovata nella mancanza di posti letto nelle terapie intensive, rischiosissima nell’eventualità di un incremento vertiginoso dei malati, e della generale inadeguatezza dell’intera macchina sanitaria. Il numero di contagiati in proporzione alla popolazione complessiva di 2 milioni, era e continua ad essere bassa. Poco prima dello scoppio della pandemia erano 107 i posti letto nelle terapie intensive, diventati poi 161, di cui solo 57 dedicati ai malati di coronavirus.

Con il Decreto Rilancio di maggio, il Governo aveva predisposto nuove risorse per tutte le regioni, in modo che riorganizzassero i sistemi sanitari, tra cui l’implemento dei posti letto, fino a che fossero circa 0,14 ogni mille abitanti ovunque nella Penisola.

Alla Calabria, per questo, sono stati riservati circa 65 milioni di euro affinché divenissero 280, in vista dell’autunno, mai usati.

L’intervista delle rivelazioni

La strana situazione, che qualche giorno fa ha iniziato a destare un malcontento generale tra i Calabresi, è arrivata all’attenzione dell’intero Paese a causa di unintervista televisiva. Il giornalista Walter Molino della trasmissione di Rai Tre “Titolo Quinto”, dopo . Subito dopo la rabbia e le dure parole del premier Conte:

“Cotticelli va sostituito con effetto immediato perché i calabresi meritano subito un nuovo commissario pienamente capace di affrontare la complessa e impegnativa sfida della sanità.“.

Cotticelli durante l’intervista (fonte: ilVibonese.it)

Un’imbarazzante escalation di risposte assurde da parte di Cotticelli.

Campano, 69 anni, generale dei Carabinieri in pensione, è stato nominato il 7 dicembre 2018, dall’allora ministro dell’Economia Tria, la ministra della Salute, Grillo, e la ministra degli Affari Regionali, Stefani, poi confermato da Conte il 19 luglio 2019. Una lunga carriera nell’Arma, che lo ha visto ricoprire anche incarichi di rilievo, non solo in Campania; dieci anni fa l’onorificenza di Commendatore, Ordine al Merito della Repubblica Italiana e nel 2012 la Presidenza del Cocer interforze. Un uomo con grande esperienza, che è finito nel ciclone di una polemica di proporzioni enormi.

Solo con le domande del giornalista di Rai Tre, Cotticelli ha appreso di esser stato designato responsabile della redazione del Piano Covid per la Calabria, dunque non la Regione. Sebbene questo sarebbe bastato a delineare una brutta figura – anzi una tragedia di cui le vittime sono i calabresi – la sua seconda gaffe è stata quella di capire, pochi momenti dopo, di aver anche organizzato e presentato un piano al Governo, da cui giungono le conferme sulle date: il potenziamento della rete ospedaliera fu predisposto dallo stessa struttura commissariale il 18 giugno scorso e integrato il 3 luglio, poi addirittura approvato dal Ministero della Salute il 16 luglio e inviato al commissario straordinario nazionale per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri.

Il problema è che tutto ciò è rimasto sulla carta e non è diventato realtà, entro il termine del 3 novembre.

Le dichiarazioni shock

Cotticelli dà la sua versione da Giletti (fonte: ecodellojonio.it)

Subito dopo le dimissioni, Cotticelli ha anche giocato d’anticipo rispetto le mosse di Montecitorio. La vicenda, però, ha continuato a riservare colpi di scena ai limiti dell’assurdo: l’ormai ex Commisario alla Sanità calabrese ha detto di aver rivisto le immagini di quell’intervista e di non essersi riconosciuto.

Infatti, domenica sera, invitato nella trasmissione “Non è l’Arena” di Massimo Giletti ha dichiarato di aver trovato di pensare di esser stato addirittura drogato:

“Sto ricostruendo quello che è accaduto il giorno dell’intervista, è tutto molto strano. Gli orari, le modalità… non torna nulla.”

Cotticelli sospetta, dunque, di esser stato vittima di un boicottaggio e di esser stato reso capro espiatorio di una vicenda in cui c’entrerebbero “forze” esterne.

La versione di Cotticelli (fonte: liberoquotidiano.it)

Un nuovo Commissario alla Sanità, ma si scopre che è stato un no mask

Poco dopo revoca del suo mandato è stato nominato un nuovo commissario. Una notizia che ha generato del sollievo, durato, però pochissimo, prima dell’ennesima svolta verso l’assurdo. Giuseppe Zuccatelli, il nuovo commissario, si è scoperto esser stato scelto più per una logica di vicinanza politica. Infatti, quest’ultimo è in buoni rapporti con il ministro della Salute, Roberto Speranza.

Ciò che ha, però, sconvolto nuovamente i calabresi è stato venire a conoscenza di una dichiarazione, di cui vi è anche un video, fatta lo scorso maggio, che ha dipinto il nuovo commissario come un no mask:

“ti becchi il virus solo se ficchi la lingua in bocca ad uno per 15 minuti. La mascherina non serve a un c***o”.

Il nuovo Commissario Zuccatelli (fonte: zoom24.it)

Speriamo che, come dichiarato dallo stesso Zuccatelli, questo sia stato dovuto ad una confusione nelle prime fasi della pandemia riguardo i comportamenti da tenere per contenere i contagi, anche perché ciò che veramente non serve ai calabresi è un altro anno di cattiva gestione della Sanità, dopo dieci anni di commissariamento e un debito di 160 milioni non ancora risanato.

Rita Bonaccurso

Nuovo Dpcm e malessere dei lavoratori: Conte promette nuovi aiuti economici. Ecco le misure in arrivo

Scongiurare un secondo lockdown con un mini-lockdown.

“Situazione preoccupante, ma non lasciamo soli chi è penalizzato dalle nuove misure.”.

Nel pomeriggio di ieri, il presidente del Consiglio Conte, ha annunciato le misure che da oggi, 26 ottobre, saranno in vigore con il nuovo Dpcm detto che prende il nome di “Decreto Novembre”. L’obiettivo è contenere la crescita della curva epidemiologica per proteggere il sistema sanitario, ma allo stesso tempo anche l’economia. L’una non può resistere, se non resiste l’altra.

Le proteste dei lavoratori più colpiti

Proteste a Napoli (fonte: ilFattoQuotidiano)

Tra le varie restrizioni, quella del coprifuoco prevista nella bozza del Dpcm, il quarto finora – poi escluso dalla stesura ufficiale – ha generato, nei giorni scorsi, molti malumori, sfociati in proteste a Roma e Napoli. I lavoratori colpiti più duramente di altri, già dal lockdown di primavera, come i ristoratori, hanno deciso di scendere in strada. L’intenzione era quella di una protesta pacifica e rispettosa delle regole. Purtroppo sostenitori di correnti politiche estremiste, sia di destra che di sinistra, e affiliati alla criminalità organizzata hanno interferito, generando disordine. Però, oltre le tremende immagini di scontri tra soggetti che hanno creato scompiglio e forze dell’ordine, bisogna ricordare delle pacifiche, seppur sentite, dichiarazioni dei lavoratori – che nulla c’entravano con le frange più violente delle proteste – i quali hanno manifestato nel rispetto delle regole generali.

Conte non vuole lasciare indietro nessuno

Di loro, il premier Conte ha assicurato di non essersi dimenticato. Durante la conferenza stampa delle 13.30 di ieri, ha annunciato l’arrivo di aiuti per tutte le categorie di lavoratori in difficoltà, anche per chi era stato escluso dai sussidi di marzo e i mesi successivi. Questi aiuti negli scorsi mesi hanno subito dei ritardi, inoltre, le coperture sono state molto limitate rispetto alle perdite di fatturato. Ora l’aspettativa è alta. L’Inps – che ha erogato i bonus da 600 euro di marzo, aprile e maggio – ha dichiarato che tali problemi possono essere stati provocati da diverse cause, a volte non dipendenti dalla volontà dell’Istituto e dei suoi uffici. In particolare per la Cig, sono capitati casi di Iban e codici fiscali errati o di comunicazione difficile con alcune aziende rispetto ai procedimenti.
Con il nuovo Dpcm, sono stati disposti contributi a fondo perduto, in arrivo già a metà novembre, stando alle dichiarazioni del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri.

L’iter burocratico per farne richiesta rimarrà uguale e, quindi, chi ha già usufruito dei precedenti aiuti in primavera non dovrà ripeterlo, anzi ritroverà gli incentivi sul proprio conto corrente. Previsti anche il credito d’imposta sugli affitti per i prossimi tre mesi, un’ulteriore mensilità del Reddito di Emergenza, la cancellazione della seconda rata Imu e la continuazione della Cig-Covid. Il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, a tal proposito, aveva detto che il governo avrebbe finanziato, o quantomeno cercato di finanziare, la Cig per altre 10 settimane, garantendo una copertura fino al mese di gennaio alle imprese che esauriranno il sussidio a metà novembre. L’indennizzo dovrebbe riguardare 300-350mila aziende ed esser superiore a quelli precedenti, ammontando a 1000 euro. Più cospicui saranno anche i bonus per alcune categorie di lavoratori, tra cui stagionali, personale per lo sport e lavoratori dello spettacolo, i quali dovrebbero ricevere 800 euro e non 600 come prima. Rientreranno nelle categorie da sostenere altri lavoratori prima esclusi.

Il ministro dell’Economia Gualtieri (fonte: ilGiornale.it)

“Approveremo il decreto per sostenere con misure straordinarie – aveva dichiarato Spadafora – tutto questo mondo, che con una seconda chiusura rischia di non riaprire più.”.

Per il mondo sport Spadafora si è augurato che possa riprendere il prima possibile

“perché, oltre al lato economico, è fondamentale per il benessere fisico e psicologico, e per tante ragazze e ragazzi rappresenta oltre che uno sfogo positivo e una passione anche un argine alla marginalità e all’illegalità”.

Riassumendo le misure a sostegno saranno:

  • 800 euro di indennità per il mese di novembre;
  • 50 milioni di euro a fondo perduto per ASD e SSD, da erogare entro novembre;
  • contributi a fondo perduto, in automatico, per le società sportive dilettantische con codici Ateco che avevano già usufruito dei bonus precedenti.

Gli aiuti erogati da marzo finora

Dunque, circa 4-5 miliardi di euro in totale per questa partenza. Atteso anche un fondo speciale da 4 miliardi, previsto nella legge di bilancio. Ricordiamo che l’Italia, con un’economia meno solida di altri Paesi, in Europa è stata tra i primi a erogare aiuti. La Germania, ad esempio, ci ha preceduto, ma si è mossa quando ancora la curva dei contagi non era in impennata. Dall’inizio della pandemia sono stati erogati un totale di circa 20 milioni di prestazioni di cassa integrazione, in particolare 12 in modo diretto e 8 a conguaglio dopo anticipo delle aziende, a beneficio di 6,5 milioni di lavoratori. In questi mesi l’Inps ha erogato: 4,1 milioni di bonus per autonomi/partite Iva; 1,15 milioni di bonus e congedi per famiglie; 212mila bonus domestici; 600mila redditi di emergenza ad altrettanti nuclei familiari e ha sostenuto un incremento del 25% di accessi al reddito di cittadini. Circa 14,3 milioni di cittadini serviti in totale, fino ad oggi, per l’emergenza Covid. La spesa stimata è di 26,2 miliardi di euro.

 

Rita Bonaccurso

Dalla movida alle scuole: cosa prevede il nuovo DPCM

A soli cinque giorni dall’ultimo decreto adottato, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nel corso della conferenza stampa andata in onda nella tarda serata di ieri, ha firmato il nuovo DPCM contenente le misure per il contrasto e il contenimento dell’emergenza da Covid-19. Essendo quest’ultimo una modifica al decreto del 13 ottobre 2020 resterà in vigore, salvo proroghe, fino al 13 novembre 2020.

Il Presidente Conte firma il Dpcm, fonte: il Governo
Il Presidente Conte firma il Dpcm, fonte: il Governo

Il governo intensifica le misure di contenimento contro la seconda ondata di Coronavirus.

Il nuovo decreto prevede ulteriori restrizioni volte a scongiurare un nuovo lockdown generalizzato, scenario che potrebbe compromettere ulteriormente la salute economica e sociale del paese, e far fronte all’aumento dei nuovi casi positivi.

 

Le attività scolastiche

Le attività scolastiche proseguiranno di presenza. Le scuole resteranno aperte con una didattica a distanza integrata. Per i licei verranno favorite modalità flessibili di organizzazione dell’attività didattica al fine di non creare ulteriori assembramenti nei mezzi pubblici come per esempio l’ingresso degli alunni a partire dalle ore 9. Per le università, invece, dovranno essere in grado di adattarsi in funzione delle esigenze formative.

 

(Fonte: Il fatto quotidiano)

Sport: libera attività motoria all’aperto

Uno dei punti principali del nuovo DPCM è il no di attività amatoriali se non individuali e il divieto di tutti gli sport di contatto. Sono consentiti soltanto eventi e competizioni riguardanti sport individuali o di squadra considerati di interesse nazionale e regionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato italiano paraolimpico (CIP) e dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva, ovvero organizzati da organismi sportivi internazionali. Per le palestre e per le piscine il Premier ha dato una sorta di ultimatum: “una settimana di tempo per adeguare i protocolli e rispettare le norme sulla sicurezza, e in caso di verifiche insoddisfacenti la loro attività sarà sospesa”.

Movida: ristoranti e bar sotto la supervisione dei sindaci

Tutte le attività di ristorazione possono aprire dalle 5 e chiudere alle 24 con consumo al tavolo e fino alle 18 senza posti a sedere. Si potrà stare per un massimo di 6 persone per singolo tavolo. Per i bar sarà obbligatoria la consumazione solo al tavolo dalle 18 in avanti. Viene inoltre ribadito l’utilizzo obbligatorio della mascherina e l’affissione del cartello con il numero massimo di persone ammesse.

I sindaci potranno chiudere al pubblico vie e piazze

Viene riconosciuta facoltà ai sindaci di chiudere vie e piazze dove si possono creare assembramenti dopo le 21 e consentendo l’accesso unicamente ai residenti e a chi svolge attività professionali. Vengono sospese le attività convegnistiche e le fiere a meno che non siano di livello nazionale o internazionale.

(Fonte: Il Corriere)

 

App Immuni

L’aumento dei contagi e il ritorno a scuola sono due fattori che stanno facendo crescere i download dell’applicazione Immuni. Secondo quanto affermato dal Premier Conte, Immuni si sta rivelando uno uno strumento importante poiché facilita il contact tracing. Il programma fornisce la possibilità al nostro sistema di essere più efficiente e dunque di prevenire possibili scenari di focolai.

Scaricare l’applicazione immuni “è un dovere morale verso gli altri”. Lo ha detto Dario Franceschini, ministro dei Beni Culturali e del Turismo. Il virus -ha spiegato- non si ferma da nessuna parte del mondo. Servono attenzione e rigore, far capire alle persone che i comportamenti individuali giocano un ruolo determinante alla lotta al coronavirus, nemico comune di tutti. Franceschini, durante il congresso di cardiologia del Centro lotta contro l’infarto “Conoscere e curare il cuore” alla Fortezza da Basso di Firenze, ha riportato quanto affermato dalla Organizzazione mondiale della sanità (OMS) che riconosce che l’Italia ha agito bene, mostrando grande senso di responsabilità. Per tale ragione è bene mantenere buonsenso e non vanificare gli sforzi posti in essere durante il lockdown.

Le precauzioni più efficaci restano quelle di  base: mascherina, distanziamento e igiene delle mani. Una maggiore attenzione è consigliata nelle situazioni in cui “abbassiamo la guardia”, con parenti e amici. Proprio in queste situazioni occorre massima precauzione e impegno.

Maria Cotugno

Proroga stato di emergenza e nuovo decreto devono aspettare: troppi assenti alla camera e slitta il Cdm

Ormai certo lo slittamento, senza tuttavia alcuna comunicazione ufficiale, del Consiglio dei ministri previsto originariamente per oggi, martedì 6 ottobre, e convocato per l’approvazione del DPCM in merito a quanto discusso ieri in seno al consiglio dei Ministri su un prolungamento dello stato d’emergenza fino al 31 gennaio 2021, ossia ad un anno esatto dalla sua prima emanazione, e sulle nuove misure restrittive da adottare.

Il comitato tecnico scientifico a seguito di un’analisi sull’andamento dei contagi in Italia e nei Paesi vicini ha reputato opportuno un prolungamento dello stato d’emergnza, attualmente in vigore fino al 15 ottobre.

Lo slittamento a domani del Consiglio si lega alla sospensione della seduta parlamentare di oggi dovuta all’assenza di ben 41 deputati della maggioranza posti in quarantena fiduciaria e da una decisione di destra e centrodestra di non prendere parte al voto, non appena appresa tale assenza.

L’evento è stato accompagnato da pungenti osservazioni, fra cui in primis anche Matteo Salvini 

Maggioranza allo sbando, litigiosa e assente, perfino quando si parla di virus

A tal punto al Governo restano due opzioni:

  1. aspettare il termine del periodo di isolamento e slittare di diversi giorni tale approvazione, con il potenziale probelam di resare per qualche giorno privati dei poteri garantiti da uno stato di emergenza
  2. avvalersi della clausola prevista dal “decreto COVID” la quale prevede la possibilità di approvare un DPCM qualora sussistano comprovato ragioni d’emergenza

Cosa comporta lo stato d’emergenza

Medici – Fonte:AssoCareNews.it

Lo stato di emergenza indica la possibilità di emanare DPCM, decreti della presidenza del Consiglio dei ministri, rappresentata da Giuseppe Conte, in deroga a numerosi aspetti della vita pubblica, essendo infatti emanabili SOLO in stato d’emergenza, e ordinanze del ministro per la Salute, ad oggi Roberto Speranza.

  • Consente sia ai dipendenti pubblici sia a quelli privati, condizioni permettendo, di ricorrere al telelavoro, o come ormai conoscuto in Italia smart working, ossia un lavoro da casa al fine di limitare i contatti tra le persone e garantire il distanziamento sociale.
  • Le Regioni possono continuare a firmare ordinanze ma nel rispetto delle linee guida stabilite dal governo, a cui dunque è affidata una funzione direttiva, e solo con misure anti contagio più restrittive, al fine di operare secondo una linea comunque, ma differenziandola tenendo conto della differente situazione epidemiologica nelle diverse aree.
  • Proseguirà il monitoraggio settimanale del ministero della Salute in base ai dati forniti dalle Regioni, al fine di gestire eventuali focolai e di regolare le aperture e le chiusure, nonchè particolari misure di restrizioni, in queste zone.
  • Sarà possibile prendere provvedimenti sulla limitazione dell’ingresso nel Paese di soggetti provenienti da altri Stati.

Cosa prevederà il nuovo DPCM

Mascherine all’Aperto- Fonte: Castelfranco Piandiscò

Utilizzo obbligatorio delle mascherine anche all’aperto con sanzioni i caso di violazione dai 500 ai 3000 euro; obbligo già vigente in diverse Regioni, tra cui anche la Sicilia.

  • Al fine di assicurare il massimo rispetto saranno effettuati ingenti controlli, specialmente nei luoghi di assembramento, da parte delle forze dell’ordine e delle forze armate, quali l’esercito.
  • No alla chiusura anticipata di locali, palestre e ristoranti entro le 22 o le 23 ( come si era ipotizzato) ma resta in vigore l’obbligo di garanzia del rispetto del distanziamento sociale, per evitare potenziali assembramenti; inoltre gli ingressi nei negozi saranno regolati in base alla disponibilità di spazi; chiusura assoluta per le discoteche.
  • Confermata la limitazione al pubblico fino ad un numero di 200 persone per gli eventi al chiuso quali cinema, teatro, concerti e matrimoni mentre un limite di 1000 partecipanti per gli eventi all’aperto; tetto massimo di 1000 spettatori per i più importanti eventi sportivi all’aperto, quali incontri di Serie A, escluse invece le categorie minori; fissato il limite di passeggeri all’80% di capienza massima nei mezzi di trasporto pubblici.
  • Maggior tempo concesso ai commercianti, tramite il decreto agosto, approvato qualche giorno fa, per mettere sul mercato la merce invenduta a causa del lockdown tramite una “vendita in liquidazione“, ossia scontata, per i beni non alimentari immagazzinati.

Elemento sul quale si vuole far leva risulta l’app Immuni; dal capodelegazione M5S Alfonso Bonafede è stata lanciata l’idea di sensibilizzare i cittadini italiani tramite una maratona televisiva per discutere ed esporre riflessioni sull’utilità di quest’ultima.

Conte sul Dereto – Fonte: corriere.it

l premier Conte da Assisi afferma: “Il nemico non è stato ancora sconfitto, siamo consci che non possiamo disperdere i sacrifici compiuti”. Dichiarazione che esprime la necessità di ulteriore sforzo.

Manuel De Vita

Accordo vaccino Oxford-Pomezia: 400 milioni di dosi per la popolazione europea entro fine anno

In attesa dei risultati finali della sperimentazione, ormai alle soglie della fase II-III, l’Italia, insieme a Francia, Germania e Olanda, ha firmato un accordo con AstraZeneca che distribuirà il candidato vaccino elaborato dalla collaborazione Oxford-Pomezia.

L’annuncio è arrivato dalla pagina Facebook del ministro della Salute, Roberto Speranza che ha espresso molto entusiasmo per la potenziale cura, che in tempistiche così ridotte sembrava impossibile.

Il contratto con AstraZeneca, multinazionale svedese del settore farmacologico, prevede l’approvvigionamento di circa 400 milioni di dosi di vaccino da destinare a tutta la popolazione europea.

La soluzione vaccinica potenziale nasce dagli studi dell’Università di Oxford , che coinvolgerà nella fase di sviluppo e produzione anche importanti realtà italiane.

Il vaccino sviluppato dallo Jenner Institute-Università di Oxford consiste in un adenovirus (il virus del raffreddore degli scimpanzé) svuotato del suo patrimonio genetico, quindi privato della capacità di infettare, e riempito della proteina Spike sintetizzata, cioè prodotta chimicamente in laboratorio. La Spike è indispensabile per il Sars-CoV-2 in quanto gli permette di entrare nella cellula umana. Il vaccino ha la funzione di stimolare nell’organismo attaccato dal Sars-CoV-2 la produzione di anticorpi contro la proteina e di prevenire la malattia. (fonte Corriere.it) 

L’impegno prevede che il percorso di sperimentazione, già in stato avanzato, si concluda in autunno con la distribuzione della prima tranche di dosi entro la fine del 2020.

Arriva dunque un primo promettente passo avanti per l’Italia e per l’Europa nella corsa al vaccino, unica risposta definitiva al Covid-19.

“All’Italia, che è stata la prima in Europa a conoscere da vicino questo virus, oggi è stato riconosciuto di essere tra i primi Paesi a dare una risposta adeguata. Dimostriamo che vogliamo essere in prima linea nella ricerca di un vaccino  e nelle terapie che allo stato attuale risultano essere più promettenti”, così ha commentato con la consueta pacatezza il Premier Conte.

Il candidato vaccino in questione, sperimentato sui macachi e già inoculato a volontari tra cui alcuni ricercatori, sarà testato in Brasile, oltre che in Inghilterra.

Il composto, al quale sta lavorando l’Università di Oxford in collaborazione con l’azienda Advent Irbm di Pomezia, coinvolge 5000 volontari sani nel Regno Unito, già selezionati, ed altrettanti nel paese sudamericano.

Allo Jenner Institute della Oxford University sono in corso i test al momento più avanzati in Europa.
Secondo il protocollo, la seconda e terza fase di sperimentazione prevedono la somministrazione ad un campione molto più ampio, per un totale di circa 10.000 volontari sani.

Dell’importanza di sviluppare uno o più vaccini per prevenire Covid-19 si sta parlando ormai da mesi; sarebbe sicuramente importante averne la disponibilità nel caso in cui dovesse arrivare la temuta seconda ondata.

I primi a ricevere il vaccino saranno i lavoratori della sanità e le persone a rischio, per età o perché colpite da certe patologie, e le forze dell’ordine.

Lo afferma il consulente del ministero della Salute Walter Ricciardi che in una intervista a Repubblica traccia la strategia per immunizzare il paese dopo l’annuncio dell’accordo con AstraZeneca per la produzione del vaccino.

La campagna di vaccinazione, infatti, verrà organizzata dal ministero della Salute e sarà gratuita, un po’ come succede con il vaccino antiinfluenzale che viene offerto alla categorie a rischio (over 65 e malati cronici).

Gli occhi preoccupati del mondo, e non solo, da mesi sono puntati su Oxford e sulla azienda AstraZeneca che nelle settimane scorse ha annunciato una capacità di produzione di 1 miliardo di dosi nel 2021 e che avrebbe avviato le prime consegne a Settembre, periodo nel quale sono attesi i risultati finali della fase III.

I primi a stipulare un accordo erano stati i britannici con la prelazione di 30 milioni di dosi; la compagnia aveva reso noto che stava lavorando ad accordi in parallelo con altri governi europei, per assicurare una ampia ed equa fornitura del vaccino nel mondo in risposta all’emergenza pandemica.

La società riconosce che il vaccino potrebbe anche non funzionare, ma che ha sicuramente contribuito nel progresso rapido del programma clinico e dell’avanzamento scientifico nella lotta al Covid-19.

L’Azienda ha fatto sapere che starebbe incrementando ulteriormente la sua capacità produttiva e che è aperta alla collaborazione con altre aziende al fine di rispettare l’impegno di sostenere l’accesso al vaccino senza alcun profitto durante la pandemia.

Grandi speranze scientifiche che nei prossimi mesi si potrebbero tradurre in importante realtà.

Antonio Mulone

Spostamenti fra regioni dal 3 Giugno: linee guida e criticità

Il 3 Giugno è una data chiave nella calendarizzazione e nell’organizzazione della Fase 2 che prevederà, se tutto andrà bene, la riapertura dei confini tra le Regioni.

È un traguardo importante ed allo stesso tempo delicato, che allarma il governo ed i governatori delle regioni.

Il margine d’errore è davvero minimo, bisognerà arrivare preparati e con tutti i dati del monitoraggio in ordine.

I presidenti delle Regioni continuano ad esprimere preoccupazione per le riaperture, disposte dal 18 maggio, che potrebbero innalzare tragicamente la curva dei contagi.

Le linee guida per le regioni sono state approvate all’unanimità nella Conferenza della Regioni e ponderate insieme al premier Giuseppe Conte e ai ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia.

L’obiettivo prefissato e tanto auspicato da governo e cittadini è la libera circolazione inter-regionale prevista da lunedì 3 giugno, cruciale per il rilancio dell’economia e del turismo.

In queste ore vige l’assoluto riserbo, nessun Ministro infatti si è sbilanciato nel confermare il “liberi-tutti”.

Affinché la ripresa degli spostamenti tra confini regionali possa essere ristabilita senza rischi è indispensabile che l’indice di contagio rimanga controllato e stabile in tutte le zone d’Italia, ovvero che il livello Rt – non salga sopra lo 0,8.

L’indice di trasmissibilità (RT) rappresenta il numero medio delle infezioni prodotte da ciascun individuo infetto dopo l’applicazione delle misure di contenimento della pandemia di Covid-19.

ome ha confermato il Ministro agli Affari Regionali Boccia:

Il criterio per la riapertura sarà il numero dei contagi.  Finora stiamo ottenendo risultati straordinari grazie ai sacrifici fatti dagli italiani. Noi ci auguriamo che ci sia un basso rischio in tutta Italia altrimenti sarà inevitabile prendere il tempo che serve. Mercoledì, giovedì e venerdì il ministro Speranza farà le sue valutazioni e poi ci sarà un Cdm per un’ultima valutazione sulla mobilità tra le regioni.

L’Esecutivo guidato dal Premier Conte continua a valutare l’andamento dei dati, forniti dalle aziende sanitarie, per intervenire tempestivamente ed evitare di creare squilibri importanti fra regioni.

Si rinnovano gli appelli volti ad evitare assembramenti o comunque contesti sociali che possano far nuovamente aumentare i contagi.

In relazione all’evoluzione dello scenario epidemiologico le misure prescrittive potranno essere rimodulate, anche in senso restrittivo; a comunicarlo è stato il Comitato tecnico scientifico che dovrà analizzare e valutare quanto accaduto sino ad ora, esaminare i dati relativi ai vari settori commerciali che hanno riaperto e stabilire se ci siano «correzioni» da fare.

La giornata decisiva in termini decisionali ed organizzativi sarà Venerdì 29 Maggio, quando arriveranno i dati sui contagi e sullo stato delle strutture regione per regione elaborati dal Ministero della Salute.

Tre le opzioni che Conte e i Ministri stanno vagliando: aprire su scala nazionale mediante un’azione programmatica; differenziare la riapertura fra regioni; qualora dovesse essere necessario, creare delle “zone rosse”; oppure impedire l’ingresso a chi transita da Regioni che non hanno livello di contagio pari o consentirlo solo a quelle confinanti.

L’ipotesi di consentire spostamenti  solo tra regioni con lo stesso livello di contagio (indice Rt) appare  probabilmente la più complessa da mettere in piedi.

Un puzzle complicato da incastrare se, ipotizziamo, da una regione a rischio alto o moderato, per esempio, non ci si potrà spostare in una a rischio basso.

Le criticità nel caso di una scelta del genere sono dietro l’angolo e peraltro il numero di forze dell’ordine da mettere in campo sui confini regionali per i controlli stradali in tal caso sarebbe eccessivo.

Insomma pare che la Fase 2 si stia rivelando ben più complessa, nell’approccio e nella conseguente gestione, rispetto alla Fase 1 sicuramente dura, ma facile da interpretare.
 
Antonio Mulone
 

Fase 2: ecco come e perchè le Regioni si schierano contro la linea di Palazzo Chigi

Da quando il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato che il 4 maggio avrebbe avuto inizio la Fase 2 sono state numerose le critiche rivolte alla strategia del Governo. Alcuni Presidenti di Regione hanno infatti deciso di contestare pubblicamente il contenuto di alcuni punti del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri rivendicando una più ampia sfera di autonomia decisionale.

Tali proteste si sono tradotte, nelle scorse settimane, in una aperta “sfida” verso le posizioni dell’esecutivo. Basti pensare al documento firmato dai Presidenti di Regione espressione di forze politiche opposte a quelle della maggioranza parlamentare (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria e Veneto, Provincia Autonoma di Trento) in cui si richiede una revisione dell’ultimo DPCM datato 26 Aprile.

Proprio in quest’ultimo è importante sapere che il Governo riconosce agli enti locali la capacità di adottare misure maggiormente restrittive, rispetto a quelle aventi carattere nazionale, ove si rendessero necessarie.

Ciò che le Regioni chiedono è, però, l’esatto opposto ovvero la possibilità, sulla base di valutazioni autonome, di allentare tali misure riconoscendo quindi una maggiore apertura.

La sfida più azzardata è partita poi dalle dichiarazioni di Jole Santelli, la neoeletta governatrice della Calabria, che ha approvato un’ordinanza con cui autorizza, nella sua regione, la riapertura di bar e servizi al tavolo all’aperto prima ancora della fine della fase 1,  in netto contrasto con la linea di Palazzo Chigi.

Il Presidente Conte ha respinto le richieste delle Regioni definendo queste azioni come illegittime, profilando dunque l’ipotesi di un ricorso davanti al Tribunale Amministrativo competente, e il Presidente della Camera Fico non ha mancato di sottolineare come, in un periodo straordinario come quello che stiamo vivendo, qualsiasi decisione circa l’allargamento delle maglie delle restrizioni deve essere frutto di una decisione centrale.

Le Regioni, sebbene godano nel nostro ordinamento di un grado di autonomia più o meno intenso a seconda del settore di riferimento, della natura del loro statuto e di apposite previsioni della Costituzione, sono comunque enti derivati che trovano il fondamento delle loro attribuzioni in un sistema che ha nello Stato la sua istituzione più elevata.

Questa “sfida” al Governo, oggetto di interviste, prese di posizione e servizi televisivi, smuove l’opinione pubblica e suscita acceso dibattito tra i cittadini o sulla necessità di una pronta riapertura per non fare soffrire l’economia o sull’importanza di congelare le nostre vite in favore di un’immediata difesa della salute. Ma, facendo ben attenzione a superare gli “ami” della politica e le battaglie fondate sulla ricerca del consenso, si rimane con una trista realizzazione: l’assenza di un progetto nazionale che si basi, oltre che sugli appelli alla responsabilità dei cittadini, su una vera strategia comune.

In Sicilia il Presidente Nello Musumeci, ha più volta ricordato che, con l’arrivo della stagione estiva, la riapertura del Paese possa comportare un nuovo esodo, di portata ben maggiore di quello avvenuto cinque settimane fa, sposando dunque una linea di chiusura con il resto della penisola.

E quindi, se per Luca Zaia “il Veneto potrebbe riaprire già domani” e il Presidente della Lombardia, Attilio Fontana, riapre i mercati all’aperto, se il Governatore della Campania “chiude i confini” e in Calabria vengono riaperti i bar perché la stagione estiva è alle porte, a noi cittadini non ci resta che aspettare che interessi più grandi si allineino con i nostri.

Filippo Giletto

Il 4 maggio il via alla fase due: distanza sociale e graduale ripartenza

Forza, coraggio, metodo e rigore.

Sono queste le parole-chiave con le quali il Presidente del Consiglio Conte ha esordito nella conferenza stampa di ieri sera convocata per l’annuncio del nuovo attesissimo Dpcm.

Rivolgendosi, come forse mai aveva fatto direttamente ai cittadini, il Premier ha esposto le misure, le disposizioni e le prescrizioni relative alla «fase 2» dell’emergenza coronavirus, la fase della convivenza con il nemico invisibile.

Evitare il rischio (scellerato e che non possiamo permetterci) che arrivi una seconda ondata di contagi: questo il “claim” fondamentale che ha attraversato in parallelo tutto il discorso trasmesso in diretta nazionale.

Conte ha ribadito la stringente necessità di rispettare le precauzioni, anche nelle relazioni con i propri familiari.
L’unico modo responsabile ed efficace per convivere con il virus è di mantenere la distanza sociale almeno un metro: «se vuoi bene all’Italia devi evitare la diffusione del contagio».

Le diposizioni del nuovo Dpcm per la Fase 2 saranno valide dal 4 al 17 maggio 2020; alle imprese che potranno riaprire verrà permessa la ripartenza mediante attività propedeutiche a partire dal 27 aprile.

Sarà possibile spostarsi, all’interno della propria regione, anche per visitare i propri familiari, nel rispetto delle distanze e con l’utilizzo delle mascherine. Resta in vigore l’autocertificazione.

E’ consentito tornare alla propria residenza, fare sport lontano da casa purché si rispetti la distanza di due metri.

Non sarà però ancora possibile spostarsi in altre regioni, eccezion fatta per urgenti motivi di salute o di lavoro.

Graduale ed appannata ripartenza anche per il settore della ristorazione, dove sarà aggiunta alle attività di servizio a domicilio anche la possibilità  di asporto.

Dal 4 Maggio, inoltre, potranno riaprire parchi e giardini pubblici (nel consueto rispetto della distanza di sicurezza); si potranno celebrare funerali con la partecipazione di non più di 15 persone (dotate dei presidi di sicurezza).

Confermato con rigore il divieto assoluto per tutte le modalità di assembramento in luoghi pubblici e privati.

 

Per la vendita al dettaglio ed i luoghi di cultura (musei, istituti d’arte) dovremo pazientare fino al 18 maggio.

Più dure e rigorose le misure prescrittive per le attività che si prestano naturalmente allo sviluppo di dinamiche di relazione sociale come bar, esercizi commerciali legati alla ristorazione e centri estetici potranno tornare ad essere frequentati dal 1 giugno.

Quanto alle scuole, Conte ha spiegato che tenere chiuse le scuole significa seguire con rigore e lungimiranza le indicazioni scientifiche degli esperti; riaprire irresponsabilmente gli istituti scolastici ed universitari comporterebbe una potenziale nuova esplosione di contagi, che rischierebbe di vanificare gli sforzi ed i sacrifici prodotti dagli italiani.

Il presidente del Consiglio ha dedicato un passaggio del suo discorso anche al tema caldissimo dell’Unione Europea.

Conte ha parlato del Recovery Fund come di un risultato storico, che adesso va traslato in termini di lavoro tecnico, affinché si eviti che questo strumento si trasformi in una macchina crea-debito.

L’arma della ragionevolezza, della pacatezza lucida e della lungimiranza pare stia iniziando a dare i suoi frutti nel contesto delle trattative europee.

Seguiranno sicuramente settimane difficili ma che, se affrontate con responsabilità e senso civico, potrebbero rivelarsi decisive nella prospettiva di una lenta e difficile guerra al coronavirus che pare, purtroppo, solo all’inizio.

Antonio Mulone