48 ore per decidere sul destino del Governo: maggioranza o elezioni?

Dimissioni Conte: prima o dopo della relazione al Senato?

Quarant’otto ore è il tempo a disposizione per la scelta del Governo: rischiare la sconfitta in Senato o presentare le dimissioni prima e puntare a nuova maggioranza per la formazione di Conte-ter.

La prova decisiva è prevista mercoledì, quando il Guardasigilli Alfonso Bonafede (M5S) procederà in Senato con la relazione sullo stato della giustizia, assicurando su tempi certi del processo, possibile decreto sulla giustizia civile e cancellazione della prescrizione (su cui il 70% dei parlamentari esprime contrarietà).

La “prova” Bonafede

Centrodestra e Italia Viva compatti sulla bocciatura. “Leggi indigeribili su prescrizione e intercettazioni, proposte inadeguate sui processi civile e penale, una cultura giustizialista tollerata dagli alleati del momento. Per liberali e garantisti, dire no all’azione del ministro Bonafede non è tattica politica, ma un dovere morale” afferma Mara Carfagna (FI).

Alfonso Bonafede, Ministro della Giustizia, presenterà mercoledì la relazione in Senato decisiva per la stabilità del governo Conte. Fonte: The Italian Times.

Già martedì alle 16 il Ministro della Giustizia dovrà render conto alla Camera, dove tuttavia il rischio non sembra essere dietro l’angolo. 156 sono infatti i numeri (se pur risicati) sulla fiducia, contro la rischiosa minoranza di 148 previsti al Senato. Una mancata risoluzione sulla maggioranza, in seguito allo strappo di Italia Viva, porterebbe infatti a una sconfitta preannunciata per il Governo Conte.

Disperata la ricerca di otto o dieci senatori “responsabili” in grado di confermare una maggioranza su Conte che, altrimenti, è costretto a lasciare l’incarico. Il premier nei giorni scorsi ha aperto alla possibilità di un Conte-ter, non prima però di aver trovato un nuovo gruppo.

Renzi o non Renzi?

Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha aperto la crisi di Governo nei giorni scorsi ritirando le ministre Bonetti e Bellanova. Fonte: L’Espresso.

O c’è una maggioranza o si va al voto” tuona Di Maio, che mette il veto su Renzi. Ferma anche la posizione del capogruppo reggente del Movimento, Vito Crimi, che ribadisce l’inesistenza di margini che possano ricucire lo strappo operato dal leader di Italia Viva, che definisce “inaffidabile”.

Ipotesi che tuttavia ha evidentemente fatto breccia nel cuore di “dissidenti” grillini. Infatti, in una intervista al Corriere Emilio Carelli parla della necessità di “parlare con Renzi per un rimpasto e un accordo di fine legislatura.” Aggiungendo: “So di essere in contrasto con le posizioni ufficiali, ma molti parlamentari M5S la pensano come me”.

Si leva a gran voce la richiesta da parte del Pd di un dialogo “con tutti”. Detto altrimenti, con Renzi. Primo fra tutti, il capogruppo al Senato Andrea Marcucci che invita a fermare la guerra per sedersi insieme intorno a un tavolo. Il dem Goffredo Bettini ribadisce a Omnibus su La7 “Serve una fase nuova, ma Conte rimane imprescindibile. Ora Matteo Renzi dimostri effettivamente di avere il senso non dell’errore ma un po’ del salto nel buio che lui ha procurato e incominci in Parlamento a dare qualche segnale, se ci sono delle aperture”.

Il Ministro degli Affari Regionali Boccia, ospite ad Agenda, dichiara di non vedere passi indietro sul fronte renziano. Rassicura però la risoluzione di questa crisi solo in Parlamento, evitando l’ipotesi di un governo con la destra.

Forza Italia torna al centro del dibattito con Berlusconi, il quale scommette sulla volontà di tutte le forze in campo di scongiurare le elezioni per puntare su un esecutivo costituito dai partiti che al Parlamento Europeo hanno votato a favore di Ursula Von der Leyen, di cui fa parte Pd, M5S e Ppe, e che conterebbe al senato circa 220 voti in grado di garantire stabilità. Ma come potrebbe il M5S spiegare ai suoi elettori l’ennesima alleanza controversa, stavolta con Berlusconi?

Un invito che si leva da più parti contro la pistola del voto che Renzi ha puntato alle tempie del governo. “Noi abbiamo la pistola? Ma il premier ha in mano un idrante. E tocca a lui usarlo” è la risposta dal quartier generale renziano, che non arretra di fronte a una decisione che deve passare da Conte. Intanto, il premier sembra cercare altre soluzioni ed emerge sempre più incerta l’ombra di un ritorno alle urne che avrebbe dovuto essere lontana dalla preoccupazione pubblica, ancora in piena pandemia.

Alessia Vaccarella

Natale anti Covid: pronti per la campagna di vaccinazione e nuove restrizioni in arrivo

Le numerose scene di assembramenti a cui abbiamo assistito nell’ultimo fine settimana e l’aumento del rapporto tamponi-positivi sarebbero le cause di una rinnovata necessità da parte del Governo di imporre nuove misure restrittive in vista delle festività natalizie.

La riunione con le Regioni 

Già nella prima mattinata di oggi si è svolta la riunione con le Regioni, alle 12.30 quella con i capi delegazione. Alla prima presenti anche il ministro della salute Roberto Speranza, che ha ricordato l’efficacia dei risultati nelle zone rosse a discapito di quelle gialle. Presenti anche il commissario straordinario all’emergenza Coronavirus Domenico Arcuri e il direttore della Protezione civile, Angelo Borrelli. Ferma la posizione del presidente degli Affari regionali Boccia:

“La decisione che si aspetta riguarda tre giorni, ovvero 25, 26 e 31 dicembre, tutto il resto del periodo è già sottoposto a prescrizioni molto chiare. Ritengo che dalle giornate prefestive fino al 6-7 gennaio sia più utile chiudere per tutti. Vogliamo chiudere il più possibile. La mia posizione e quella di Speranza sono note, vogliamo condividerle con le Regioni.”

Lazio, Friuli Venezia Giulia, Molise, Marche sono favorevoli alla posizione del governatore del Veneto Zaia che, nel corso della riunione, ha richiesto la zona rossa per tutta Italia fino all’Epifania tuonando: “Se non lo fa il governo, lo facciamo noi”. Continua poi: “Se non chiudiamo tutto adesso ci ritroveremo a gennaio a ripartire con un plateau troppo alto”. Posizione condivisa anche da Speranza e Boccia.

Gli assembramenti verificati negli ultimi giorni nelle maggiori città italiane hanno fatto preoccupare i vertici del Governo che stanno discutendo su ulteriori misure restrittive in vista delle vacanze natalizie. Fonte: Corriere.

Il Comitato tecnico scientifico

La linea di massima sicurezza rimane prerogativa fondamentale anche per il Comitato tecnico scientifico che tuttavia, nel documento presentato stamane, ribadisce la responsabilità della politica nella decisione ultima da compiere. Agostino Miozzi, medico e coordinatore del Cts in un’intervista al Messaggero afferma: “Bisogna capire che non esiste rapporto familiare sicuro, che un tampone negativo non basta per dare sicurezza sulla contagiosità”.

Alla luce di quanto affermato, Conte non ha lasciato dubbi sulle modifiche ulteriori da apportare in vista del Natale, rassicurando su un nuovo piano anti-Covid già predisposto.

“Il sistema delle regioni colorate sta funzionando, abbiamo evitato un lockdown generalizzato come in Germania. Con misure calibrate e ben circoscritte stiamo reggendo bene questa seconda ondata” ha osservato il Premier.

Le ipotesi: zona rossa o arancione?

Diverse le ipotesi sul tavolo. Il Governo potrebbe optare per un mini-lockdown dal 24 dicembre al 7 gennaio oppure solo nei giorni festivi (24-25-26-31 dicembre, 1-5-6 gennaio) sul modello del lockdown tedesco.

Nessuna decisione ufficiale è stata ancora presa. Alle 12.30 vertice di maggioranza per rivedere le soluzioni riguardo gli spostamenti tra piccoli comuni nelle giornate del 25 e 26 dicembre e 1 gennaio. All’incontro assente Italia Viva per via di un incontro della ministra Bellanova, che rientrerà solo in serata da Bruxelles dopo una conferenza sul Made in Italy agroalimentare.

Chiaro il punto di vista di Renzi che si dice pronto a sostenere le decisioni di governo purché si diano chiare e immediate disposizioni ai cittadini.

Sul vaccino

L’importanza “di essere pronti con i piani regionali” garantisce, secondo Speranza, anche la via più veloce verso la somministrazione del vaccino che, rispetto alle valutazioni fatte in precedenza, è pronto a partire addirittura con alcuni giorni di anticipo. Il ministro della Salute sui social afferma:

“Quella del vaccino covid è la sfida più importante dei prossimi mesi. L’Italia ha sempre lavorato perché il percorso di approvazione di Ema fosse al tempo stesso rigoroso, trasparente e veloce. È una buona notizia che tale processo possa completarsi già prima di Natale. Significherà che avremo finalmente a disposizione un vaccino efficace e sicuro. Ho proposto, insieme ai ministri di altri 7 Paesi Europei, tra cui Francia e Germania, che le vaccinazioni partano lo stesso giorno già nel mese di dicembre. Ci vuole ancora cautela e prudenza nei prossimi mesi, finché non avremo raggiunto una copertura vaccinale sufficiente, ma la strada è giusta e finalmente si vede la luce in fondo al tunnel”.

Il ministro della salute Roberto Speranza
“Finalmente si vede la luce in fondo al tunnel” afferma Roberto Speranza in un post Facebook dopo la notizia sui vaccini. Fonte: IVG.it

Segnali positivi anche dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen durante l’intervento alla plenaria del parlamento europeo: “Iniziamo quanto prima con la campagna di vaccinazione insieme, noi 27, iniziamo lo stesso giorno”. Continua poi il portavoce della commissione europea: “La Commissione è pronta a sostenere un inizio della vaccinazione nello stesso momento per tutti gli stati membri. Se l’Ema dà la sua raccomandazione positiva il 21 dicembre, la Commissione farà in modo di dare l’autorizzazione in due giorni ed è in contatto permanente con i Paesi membri per lanciare la campagna di vaccinazione il prima possibile”.

Alessia Vaccarella

 

Proroga stato di emergenza e nuovo decreto devono aspettare: troppi assenti alla camera e slitta il Cdm

Ormai certo lo slittamento, senza tuttavia alcuna comunicazione ufficiale, del Consiglio dei ministri previsto originariamente per oggi, martedì 6 ottobre, e convocato per l’approvazione del DPCM in merito a quanto discusso ieri in seno al consiglio dei Ministri su un prolungamento dello stato d’emergenza fino al 31 gennaio 2021, ossia ad un anno esatto dalla sua prima emanazione, e sulle nuove misure restrittive da adottare.

Il comitato tecnico scientifico a seguito di un’analisi sull’andamento dei contagi in Italia e nei Paesi vicini ha reputato opportuno un prolungamento dello stato d’emergnza, attualmente in vigore fino al 15 ottobre.

Lo slittamento a domani del Consiglio si lega alla sospensione della seduta parlamentare di oggi dovuta all’assenza di ben 41 deputati della maggioranza posti in quarantena fiduciaria e da una decisione di destra e centrodestra di non prendere parte al voto, non appena appresa tale assenza.

L’evento è stato accompagnato da pungenti osservazioni, fra cui in primis anche Matteo Salvini 

Maggioranza allo sbando, litigiosa e assente, perfino quando si parla di virus

A tal punto al Governo restano due opzioni:

  1. aspettare il termine del periodo di isolamento e slittare di diversi giorni tale approvazione, con il potenziale probelam di resare per qualche giorno privati dei poteri garantiti da uno stato di emergenza
  2. avvalersi della clausola prevista dal “decreto COVID” la quale prevede la possibilità di approvare un DPCM qualora sussistano comprovato ragioni d’emergenza

Cosa comporta lo stato d’emergenza

Medici – Fonte:AssoCareNews.it

Lo stato di emergenza indica la possibilità di emanare DPCM, decreti della presidenza del Consiglio dei ministri, rappresentata da Giuseppe Conte, in deroga a numerosi aspetti della vita pubblica, essendo infatti emanabili SOLO in stato d’emergenza, e ordinanze del ministro per la Salute, ad oggi Roberto Speranza.

  • Consente sia ai dipendenti pubblici sia a quelli privati, condizioni permettendo, di ricorrere al telelavoro, o come ormai conoscuto in Italia smart working, ossia un lavoro da casa al fine di limitare i contatti tra le persone e garantire il distanziamento sociale.
  • Le Regioni possono continuare a firmare ordinanze ma nel rispetto delle linee guida stabilite dal governo, a cui dunque è affidata una funzione direttiva, e solo con misure anti contagio più restrittive, al fine di operare secondo una linea comunque, ma differenziandola tenendo conto della differente situazione epidemiologica nelle diverse aree.
  • Proseguirà il monitoraggio settimanale del ministero della Salute in base ai dati forniti dalle Regioni, al fine di gestire eventuali focolai e di regolare le aperture e le chiusure, nonchè particolari misure di restrizioni, in queste zone.
  • Sarà possibile prendere provvedimenti sulla limitazione dell’ingresso nel Paese di soggetti provenienti da altri Stati.

Cosa prevederà il nuovo DPCM

Mascherine all’Aperto- Fonte: Castelfranco Piandiscò

Utilizzo obbligatorio delle mascherine anche all’aperto con sanzioni i caso di violazione dai 500 ai 3000 euro; obbligo già vigente in diverse Regioni, tra cui anche la Sicilia.

  • Al fine di assicurare il massimo rispetto saranno effettuati ingenti controlli, specialmente nei luoghi di assembramento, da parte delle forze dell’ordine e delle forze armate, quali l’esercito.
  • No alla chiusura anticipata di locali, palestre e ristoranti entro le 22 o le 23 ( come si era ipotizzato) ma resta in vigore l’obbligo di garanzia del rispetto del distanziamento sociale, per evitare potenziali assembramenti; inoltre gli ingressi nei negozi saranno regolati in base alla disponibilità di spazi; chiusura assoluta per le discoteche.
  • Confermata la limitazione al pubblico fino ad un numero di 200 persone per gli eventi al chiuso quali cinema, teatro, concerti e matrimoni mentre un limite di 1000 partecipanti per gli eventi all’aperto; tetto massimo di 1000 spettatori per i più importanti eventi sportivi all’aperto, quali incontri di Serie A, escluse invece le categorie minori; fissato il limite di passeggeri all’80% di capienza massima nei mezzi di trasporto pubblici.
  • Maggior tempo concesso ai commercianti, tramite il decreto agosto, approvato qualche giorno fa, per mettere sul mercato la merce invenduta a causa del lockdown tramite una “vendita in liquidazione“, ossia scontata, per i beni non alimentari immagazzinati.

Elemento sul quale si vuole far leva risulta l’app Immuni; dal capodelegazione M5S Alfonso Bonafede è stata lanciata l’idea di sensibilizzare i cittadini italiani tramite una maratona televisiva per discutere ed esporre riflessioni sull’utilità di quest’ultima.

Conte sul Dereto – Fonte: corriere.it

l premier Conte da Assisi afferma: “Il nemico non è stato ancora sconfitto, siamo consci che non possiamo disperdere i sacrifici compiuti”. Dichiarazione che esprime la necessità di ulteriore sforzo.

Manuel De Vita