Vitamina D e COVID-19: le basi scientifiche della sua integrazione

Nei giorni scorsi si è molto dibattuto sul ruolo della vitamina D nel ridurre il rischio di infezione da SARS-CoV2. Inoltre, un recente report dell’ISS riporta anche una possibile efficacia nel trattamento di due sintomi tipici della COVID-19, l’anosmia e l’ageusia, ossia la perdita dell’olfatto e del gusto. Ma quali sono le basi per cui la vitamina D sarebbe efficace?

Cos’è la Vitamina D e quali sono le sue funzioni biologiche

La vitamina D comprende un gruppo di ormoni liposolubili dato da 5 vitamine. Le principali sono la D2, assunta con alimenti di origine vegetale, e la D3, di origine animale o prodotta dall’epidermide sotto azione dei raggi solari. Questi precursori sono trasportati e modificati nel fegato e poi nel rene ottenendo il calcitriolo, la forma ormonale attiva.

Il calcitriolo esercita le sue azioni tramite il recettore nucleare VDR, che a sua volta lega il recettore X dell’acido retinoico, il quale lega specifiche sequenze del DNA determinando modificazioni dell’espressione genica. Il VDR è presente in modo praticamente ubiquitario e si stima che da 200 a 2000 geni possano rispondere all’azione della vitamina D.

Anche se famosa per la sua azione a livello osseo, si tratta di un ormone estremamente versatile, con numerose azioni in ogni distretto. Ed ha anche un’importante influenza sul Sistema Immunitario.

Il recettore VDR è presente su cellule dendritiche, linfociti e macrofagi. La vitamina D favorisce l’integrità delle barriere cutanee e mucose contro l’ingresso dei microbi e la produzione di catelicidine e defensine, peptidi ad azione antibatterica, antifungina e antivirale. Inibisce l’attivazione delle cellule dendritiche da parte del lipopolisaccaride batterico. Riduce il rilascio di citochine pro-infiammatorie da parte dei linfociti T e inibisce la proliferazione delle cellule T. Potenzia perfino l’azione delle cellule NK contro le cellule tumorali.

In sintesi, ha una funzione fondamentale di modulazione del sistema immunitario.

Il SARS-CoV2 infetta le cellule in modo mai visto prima

Un recentissimo studio pubblicato il 28 maggio sulla prestigiosa rivista Cell ha analizzato come il SARS-CoV-2 infetta le cellule bersaglio e soprattutto come funziona la risposta immunitaria al virus. Il prestigio dello studio si basa su una serie di punti di forza:

  • Non è stato analizzato solo il SARS-CoV-2, ma in parallelo è stato paragonato a SARS-CoV-1, MERS-CoV, RSV (Virus Respiratorio Sinciziale), virus dell’influenza A e HPIV3 (virus umano para-influenzale 3), per valutare le precise differenze.
  • La ricerca ha previsto studi su colture di differenti linee cellulari, utilizzando diverse cariche virali in diversi esperimenti, per mimare al meglio in vitro ciò che si verifica nel nostro organismo.
  • Ma le condizioni ottenibili in una coltura cellulare non possono essere paragonabili al complesso microambiente dei nostri polmoni. Per questo un ulteriore step è stata la sperimentazione in vivo sul modello animale del furetto (si, ci somiglia molto!).
  • Quindi, sono state effettuate delle verifiche su polmoni umani, ottenuti post-mortem da soggetti COVID-19 positivi. Trattandosi di un numero ridotto di campioni, sono state infine condotte analisi su un elevato numero di prelievi sierici di pazienti affetti da COVID-19.

Tralasciando i tecnicismi, i risultati sono stati sorprendentemente sovrapponibili in ogni fase dello studio.

Le ricerche si sono concentrate sui pattern di attivazione genica determinati dal virus nelle cellule bersaglio e del sistema immunitario. Affermano i ricercatori: “i nostri dati hanno dimostrato che l’impronta trascrizionale dell’infezione da SARS-CoV-2 è ben distinta rispetto agli altri coronavirus altamente patogeni e ai comuni virus respiratori.”

Sostanzialmente, tramite complessi meccanismi molecolari, il virus determina una netta riduzione di Interferon I e III ed una abnorme produzione delle citochine IL-6 e IL1RA, tanto da permettere un parallelismo tra la COVID-19 e la Sindrome da tempesta citochinica. Si tratta dell’evidenza scientifica che giustifica l’efficacia di farmaci già sperimentati, come il tocilizumab o l’anakinra, che agiscono proprio contro tali citochine.

Semplificando, il virus inibisce la produzione di Interferon e rende inefficace la risposta immunitaria, impedendo la risoluzione dell’infezione e determinando una anomala ed eccessiva produzione di citochine, responsabili dei gravi danni polmonari e delle complicanze sistemiche della COVID-19.

In soggetti giovani e sani, rispetto a soggetti anziani con una risposta immunitaria già compromessa, una piccola percentuale di cellule resisterebbe al meccanismo di inibizione virale e i livelli residui di Interferon permetterebbero la corretta risposta all’infezione.

Perché la supplementazione di Vitamina D fa intravedere nuove speranze

Chiariti a grandi linee i meccanismi molecolari della COVID-19 e le funzioni biologiche della vitamina D, è intuitivo che la funzione modulatrice della vitamina D non possa che essere d’aiuto per affrontare efficacemente l’infezione. Ostacola l’ingresso del virus tramite le barriere fisiche, riducendo il rischio di contagio. Sopprime la sintesi di svariate citochine pro-infiammatorie e stimola quelle anti-infiammatorie. Il risultato finale è di sopperire a quei punti deboli che il virus sfrutta per determinare la patologia.

I benefici della supplementazione non sarebbero però rivolti a tutti, ma a coloro che hanno di base livelli ridotti di vitamina D. Condizione, questa, tutt’altro che infrequente.

Un’importante ricerca del 2019 ha dimostrato come il deficit di vitamina D sia estremamente comune in Europa. Interessa quasi il 20% della popolazione del Nord Europa, il 30-60% in Europa occidentale e del Sud e addirittura l’80% nei Paesi dell’Europa orientale. I gruppi maggiormente a rischio sono bambini/adolescenti e donne in gravidanza (che hanno un aumentato fabbisogno) e soprattutto, non a caso, soggetti anziani.

Prevalenza della carenza di vitamina D in Italia.

Una meta-analisi di 25 studi con quasi 11 mila partecipanti ha già dimostrato come il supplemento di vitamina D abbia un effetto protettivo contro infezioni acute delle vie respiratorie.

Inoltre, uno studio pubblicato lo scorso 6 maggio ha messo in evidenza la relazione tra bassi livelli di vitamina D e incidenza e mortalità per COVID-19.

Ad oggi, sono stati approvati ben 11 trials clinici con l’obiettivo di testare la supplementazione vitaminica in pazienti con COVID-19, sia a dosi alte che standard, in associazione agli altri farmaci.
Nella speranza di compiere ulteriori passi in avanti, non ci resta che attendere il conforto di un’evidenza scientifica.
Nel frattempo, prendere un po’ di sole non può che far bene!

Davide Arrigo

 

Bibliografia:

https://www.cell.com/cell/pdf/S0092-8674(20)30489-X.pdf?_returnURL=https%3A%2F%2Flinkinghub.elsevier.com%2Fretrieve%2Fpii%2FS009286742030489X%3Fshowall%3Dtrue
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1931312820301876
https://eje.bioscientifica.com/view/journals/eje/180/4/EJE-18-0736.xml
https://www.bmj.com/content/356/bmj.i6583
https://link.springer.com/article/10.1007/s40520-020-01570-8
https://journals.physiology.org/doi/full/10.1152/ajpendo.00185.2020
https://www.iss.it/news/-/asset_publisher/gJ3hFqMQsykM/content/covid-19-carenza-di-vitamina-d-e-perdita-dell-olfatto-e-del-gusto
https://www.researchgate.net/publication/320010685_CONSENSUS_VIS_Vitamine_Integratori_Supplementi

Coronavirus: calo dei contagi al nord e si riduce l’esodo al sud. I numeri dei rientri in Sicilia

Quella che si è appena aperta sarà una settimana cruciale nella lotta al virus che sta mettendo in ginocchio il mondo. L’ultimo report diffuso dalla Protezione civile sull’emergenza corona-virus appare come una speranza flebile ma dal valore simbolico ed emotivo enorme, soprattutto per il Nord d’Italia. Al Sud, invece, il numero dei contagi sembra andare in tutt’altra direzione.

Il dato nazionale dei nuovi contagi è 3.957, comunque tanti, ma meno rispetto ai 4.921 casi del giorno prima. Cala lievemente anche il numero dei nuovi decessi: nella giornata di domenica 142 in meno rispetto al giorno precedente.

L’importante rallentamento di decessi e contagi si registra soprattutto in Lombardia – regione in prima linea nella lotta al virus – è un dato che, se confermato dai prossimi bollettini, dovrebbe portare tra una settimana anche a un primo ma decisivo decongestionamento delle terapie intensive lombarde, vere e proprie trincee di guerra presiedute da medici ed infermieri, eroi del quotidiano.

Il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli negativo tra l’altro al tampone effettuatogli, parla di dati in controtendenza ma prega di  non abbassare la guardia.

Il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli definisce il dato “in lieve deflessione” ma invita severamente a “non farsi prendere da facili entusiasmi” né “a sopravvalutare questa tendenza” perchè questa  settimana sarà  assolutamente cruciale.

L’impatto concreto delle severe misure, dunque, lo potremo valutare solo a fine mese, non da un giorno all’altro, anche perchè se al nord il virus potrebbe allentare la presa, al sud sembra essere appena iniziata la lotta al virus, con una consistente accelerazione dei contagi.

L’annuncio del premier Giuseppe Conte sull’ulteriore stretta alle attività produttive ritenute non di primaria importanza ed il nuovo decreto che blocca tutti gli spostamenti dal comune dove si risiede hanno arginato i rientri ma, di fatto, l’esodo al sud non sembra essersi esaurito del tutto.

Nonostante le misure disposte sia dall’Esecutivo che dalla Regione Sicilia, gli sbarchi di questi giorni nelle città dello Stretto confermerebbero l’inarrestabilità del flusso dal nord d’Italia e dall’estero, anche se – comunque- si è registrato un calo consistente dei rientri.

 

Le code createsi agli imbarchi che ieri sera hanno allarmato la popolazione sarebbero dovute solo ai severi controlli e al termoscanner effettuato sui passeggeri.

Di seguito vi riportiamo i numeri contenuti nel report diffuso dal Gruppo Caronte & Tourist – l’azienda che gestisce il transito sullo Stretto in merito alla situazione di questi giorni agli imbarchi per la Sicilia.

Domenica sono partiti da Villa San Giovanni verso la Sicilia 551 passeggeri, in netto calo rispetto ai 739 del giorno prima, ai 729 di venerdì e ai 923 di giovedì.

Sono state 239 le auto imbarcate, secondo i dati di Caronte & Tourist. Il giorno prima, sabato, le auto erano state 319 per 739 passeggeri.

A tutti i viaggiatori è stata misurata la temperatura.

In poco più di una settimana, dal 13 marzo a ieri, sono stati 12.265 i siciliani rientrati su 3.869 auto. Ma nello stesso periodo sono partiti per Villa San Giovanni 8.877 passeggeri su 2.407 auto.

La situazione resta comunque poco serena al sud dove negli ultimi giorni l’effetto dei “contagi da rientro” delle scorse settimane sta, tra l’altro, esponenzialmente aumentando.  

“Siamo arrivati al massimo delle misure di prevenzione del contagio in termini di attività sociali e lavorative”, ha spiegato Ranieri Guerra dell’OMS che aggiunge, “è importante frenare il contagio inter-familiare, l’altro grande motore di diffusione del virus”.

L’appello è rivolto in particolare ai 23.000 positivi che si trovano in isolamento domiciliare: “occorre limitare i contatti esterni per interrompere la catena di trasmissione”, ha osservato Guerra.

Bisogna tenere duro, è questo l’appello lanciato dalle nostre autorità.

Mai come in questo momento sono necessari buon senso e responsabilità, solo così si potrà abbattere questo nemico invisibile.

Antonio Mulone

Martina Galletta

Aggiornamenti Coronavirus: l’Italia è in pericolo?

Si tratta del primo caso di un italiano positivo al Covid-19 senza essere stato in Cina. Il 38enne lombardo, abitante di Codogno, è attualmente ricoverato in terapia intensiva in prognosi riservata all’ospedale della sua città nel Lodigiano.

Il contagio

L’uomo avrebbe cenato con un collega rientrato da poco dal Paese asiatico. In seguito alla comparsa dei primi sintomi, si è presentato al pronto soccorso la sera di mercoledì 19 febbraio, con febbre molto alta e insufficienza respiratoria. Il personale medico ha subito ritenuto molto grave la sua condizione e ha immediatamente effettuato i test previsti dal protocollo che, purtroppo, hanno confermato il contagio. 

Da quel momento in poi, sono stati fatti tutti gli accertamenti diagnostici necessari anche su medici e infermieri della struttura ospedaliera, distribuite le mascherine, gli accessi al pronto soccorso sono stati interrotti e sono stati dimessi tutti i pazienti in condizioni stabili. Sono stati inoltre predisposti i kit diagnostici per tutti i familiari, i colleghi e le persone entrate in contatto con il 38enne infettato.

 

Secondo quanto riporta l’Ansa, altre due persone hanno sicuramente contratto il virus: si tratta della moglie incinta del 38enne e del collega, il “paziente zero” con cui l’uomo aveva cenato, entrambi ricoverati in isolamento all’ Ospedale Sacco di Milano. Per quest’ultimo si ritiene che si possa trattare di un contagio asintomatico, ma sono in corso accertamenti che possano confermarlo. 

La possibile diffusione del contagio

Dopo aver ricostruito gli spostamenti del 38enne lodigiano, risultano essere circa settanta le persone certe di essere entrate in contatto con lui e per le quali è stata disposta la quarantena. Tuttavia, questo numero è destinato ad aumentare poiché, prima del ricovero, il paziente contagiato avrebbe incontrato diverse persone durante varie cene, un corso di primo soccorso della Croce Rossa, una partita di calcetto, una gara podistica oltre ad aver continuato ad andare a lavoro.

Non è ancora stato definito dove verranno trascorsi i giorni di quarantena, se nelle proprie abitazioni o in una struttura ad hoc. Il ministero della Difesa ha previsto la possibilità di adibire strutture militari a centri per salvaguardare la salute dei cittadini. Nel frattempo gli abitanti di due interi paesi, Codogno e Castiglione d’Adda, sono stati invitati dall’assessore alla salute Giulio Gallera a rimanere in casa e ad evitare contatti sociali a scopo precauzionale.

Inoltre, tutti i controlli sanitari necessari sono stati avviati anche sul territorio emiliano per verificare gli eventuali contatti del “paziente zero” con i dipendenti dell’azienda di Fiorenzuola d’Arda, nel Piacentino, per cui l’uomo lavora.

La situazione attuale in Italia

Oltre al 38enne di Codogno, alla moglie e al collega, sono altri tre i connazionali contagiati: il ricercatore 29enne emiliano, rientrato da Whuan lo scorso 3 febbraio e i due passeggeri della nave da crociera Diamond Princess, rimasta in quarantena a Yokohama in Giappone. Sulla nave sono oltre 600 i contagiati, ma per gli altri 30 italiani a bordo della nave i primi test sono risultati negativi: se anche il secondo test confermasse il risultato potranno essere rimpatriati.

Probabilmente alloggeranno nella cittadella militare di Cecchignola, dove è appena finito il periodo di quarantena dei 55 italiani rientrati dalla Cina, durato 18 giorni, durante i quali sono stati sotto stretta osservazione. Restano ricoverati all’Istituto Spallanzani di Roma il 17enne di Grado rientrato da Wuhan e risultato negativo ai test e la coppia di turisti cinesi in lieve miglioramento.

E’ inevitabile che, in seguito ai casi accertati di positività al Covid-19 della giornata odierna, nel Lodigiano, e non solo, cresca l’apprensione dei cittadini che, preoccupati di sapere come agire, quali presidi utilizzare per scongiurare qualsiasi possibilità di contagio, si rivolgono ai loro medici o a chi di competenza possa aiutarli.

Il Governo rassicura gli italiani, affermando di aver adottato fin da subito una linea di massima precauzione al fine di evitare qualsiasi allarmismo sociale e panico generale, invitando a riporre fiducia nelle indicazioni del Ministero della Salute.

Le notizie positive

In un clima di allarmismo, di continue notizie su nuovi casi, di numeri che spaventano, non mancano i segnali di speranza e le notizie che, di fronte ad una minaccia globale come quella del Coronavirus, meritano di essere diffuse e conosciute.

Come dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, per la prima volta da fine gennaio, in Cina è stato registrato un calo del numero dei contagi: solo 349 nuovi casi nella giornata di mercoledì, ben sei volte in meno rispetto ai 1749 del giorno prima. Inoltre, le guarigioni dal Covid-19 hanno superato per la prima volta il numero di nuovi contagi.

Il bilancio mondiale attuale è di 2.247 morti e 75.498 contagiati, ma la situazione resta complessa. Proprio l’OMS ha parlato di “punta dell’iceberg” per i casi constatati all’estero, non facendo mistero sul possibile acceleramento dell’epidemia nelle prossime settimane.

La prima mappa 3D del virus

Le buone notizie arrivano anche dal mondo della scienza. E’ stata ricostruita la prima mappa 3D del coronavirus SarsCoV2 che riproduce la struttura molecolare di una delle proteine della superficie, definite “spike”, che il virus usa come arma per entrare nelle cellule del sistema respiratorio umano e moltiplicarsi. Conoscerla è importante per mettere a punto farmaci e vaccino. Questo dimostra la celerità con cui si muove la macchina mondiale della ricerca e della sanità ai fini di trovare al più presto una soluzione efficace a preservare la salute dell’intera popolazione mondiale.

Federica Nuccio