Un vaiolo dalle scimmie: “Monkeypox virus”. Preoccupazione in Europa, ma gli esperti rassicurano

Il Monkeypox virus visto al microscopio (fonte: roma.corriere.it)

L’Italia e l’Europa di nuovo preoccupate per un virus: si tratta di un vaiolo proveniente dalle scimmie, “Monkeypox virus”. Si invita a mantenere alta l’attenzione, ma la malattia virale non provocherebbe complicazioni gravi.

Diffuso soprattutto in Africa, in particolare in Ghana e Nigeria, tra scimmie e roditori, il Monkeypox virus non è paragonabile al vaiolo umano, diffusosi negli anni ’80 e molto più grave di questa malattia di origine animale.

Ancora non molto si sa dell’agente patogeno di questo virus. Le indagini sono già iniziate e l’attenzione a livello internazionale sia altissima, ma si tratta di prudenza, poiché non vi è una reale preoccupazione per i sintomi. Sappiamo che una rassicurazione come questa non sia realmente d’aiuto, poiché lo spettro del Covid-19 alleggia ancora sulle nostre teste.

Diagnosticato sporadicamente in Europa, negli ultimi anni, e in altre zone delle Americhe, il vaiolo delle scimmie è stato di solito contratto da viaggiatori provenienti da zone endemiche, aree in cui esso è normalmente diffuso.

La malattia, quindi, non è sconosciuta e non ha mai causato allarmi. Perciò le autorità sanitarie di tutto il mondo invitano a rimanere attenti, ma calmi.

L’Istituto superiore di sanità, l’Iss, ha costituito una task force di esperti per monitorare tramite il supporto di vari centri nazionali che si occupano di malattie infettive.

 

I sintomi

L’ Iss ha fatto alcune raccomandazioni sui comportamenti da tenere in caso di sintomi sospetti e di contatto con persone sintomi simili a quelli riscontrati finora: febbre, dolori muscolari, cefalea, linfonodi gonfi, stanchezza e manifestazioni cutanee, quali vescicole, pustole e piccole croste. La manifestazione dei sintomi avviene dopo circa 12 giorni dall’esposizione al contagio, che avviene tramite le vie aeree, attraverso le goccioline del respiro (“droplets”).

Attualmente non è sicura la trasmissione tramite rapporti intimi, dunque, attraverso tutti i liquidi corporei. Inoltre, al momento non viene considerato contagioso chi non presenta sintomi, ma in tutti i casi è raccomandata la massima precauzione, visto che il virus non si è registrato in moltissimi casi.

Si raccomanda, in tal caso, di restare a casa, a riposo, e di rivolgersi al medico di fiducia, per evitare di diffondere il virus. Inoltre, dalla malattia si guarisce, secondo quanto si sa, senza terapie scientifiche, questa scompare spontaneamente, nel corso di 1 o 2 settimane.

 

Il primo caso italiano allo Spallanzani di Roma

Finora, una ventina i casi accertati in Europa, di cui i primi nel Regno Unito, Spagna e Portogallo. In Italia, il primo identificato all’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma. Si tratta di un giovane di ritorno dalle Isole Canarie, che si era presentato inizialmente al pronto soccorso dell’ospedale Umberto I. Altri due i casi sospetti attenzionati nel frattempo.

I medici dello Spallanzani hanno dichiarato:

«Il quadro clinico è risultato caratteristico e il Monkeypox virus è stato rapidamente identificato con tecniche molecolari e di sequenziamento genico dai campioni delle lesioni cutanee. La persona è in isolamento in discrete condizioni generali, sono in corso le indagini epidemiologiche e il tracciamento dei contatti».

Informato tempestivamente il ministro della Salute, Roberto Speranza, dall’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, il quale ha dichiarato esser stata già avviata un’indagine epidemiologica dai “cacciatori di virus”.

Speranza ha, a sua volta, riferito che verranno coinvolti nell’azione di monitoraggio l’Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie, l’Hera, e il Centro europeo per la prevenzione delle malattie, l’Ecdc, da cui è stato consigliato di non procedere con vaccinazioni contro il vaiolo, se non in strettissimi casi ad alto rischio, poiché sufficiente un semplice trattamento antivirale.

 

Le dichiarazioni degli esperti invitano alla prudenza, ma allo stesso tempo rassicurano

Anna Teresa Palamara, capo del dipartimento di Malattie infettive dell’Iss ha confermato che nel nostro Paese non ci sia un allarme, ma ha invitato alla prudenza con i rapporti intimi, poiché ancora non è chiaro se possano veicolare il contagio.

Il noto infettivologo Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, ha dichiarato che chi ha effettuato il vaccino contro il vaiolo è protetto anche dal vaiolo delle scimmie, che condivide la stessa famiglia, pur essendo diverso.

Però, la profilassi è vietata, in Italia, dal 1974 e, dunque, la maggior parte della popolazione è scoperta. Perciò, l’infettivologo ha stimato che nei prossimi giorni si possa arrivare a un migliaio di casi.

«Dobbiamo cercare di mettere in sicurezza il vaiolo delle scimmie. È molto più leggero di quello degli uomini per quanto riguarda i sintomi e si trasmette anche attraverso il respiro, ma solo se si sta molto vicini» ha detto ai microfoni di Rai Radio1.

In ogni caso, le autorità sanitarie non consigliano di effettuare vaccinazioni, se non in strettissimi casi ad alto rischio.

La situazione viene controllata comunque con attenzione per evitare un aumento dei contagi, ma il virus non arrecherebbe un’elevatissima infettività intra-umana, da quel che si conosce. «Ovviamente è qualcosa che ci preoccupa. Al momento, però, è necessario solo procedere correttamente con segnalazioni tempestive e un’attenzione specifica nei laboratori», ha detto Fabrizio Pregliasco, docente dell’università Statale di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi.

Il microbiologo dell’Università di Padova, Andrea Crisanti, ha evidenziato la necessità di diagnosticare velocemente gli eventuali casi vaiolo, per poter utilizzare una terapia e tenerlo sotto controllo sin da subito. Però, il fatto che il virus non sia mai stato diffuso nel nostro Paese o in Europa, potrebbe causare ritardi nella diagnosi.

Nonostante ciò, Crisanti ha ricordato che non si tratta di una malattia nuova:

«Chi la presenta così racconta una bufala clamorosa: è endemica in Congo, abbiamo avuto un cluster nel 2003 negli Stati Uniti e in Sudamerica ci sono stati diversi casi negli anni scorsi. L’unica cosa anomala al momento è l’elevato numero di casi Inghilterra e in Spagna».

La pandemia da Covid-19 ci ha cambiato e le prime indiscrezioni sul Monkeypox ci ha subito allarmato, ma le parole degli esperti e l’organizzazione tempestiva di enti ed istituti sanitari suggerisce che saremmo in grado di evitare un disastro come quello iniziato da Wuhan, facendo ricorso all’arma da sempre più efficace: la prevenzione.

 

 

Rita Bonaccurso

Da domani, 1 maggio, diremo addio alla mascherina. O quasi.

Ci siamo. Da domani, 1 maggio, avrà inizio una fase che tutti noi attendavamo sin dal marzo 2020, ma che nessuno sapeva quando sarebbe realmente arrivata: fra circa 24 ore, diremo addio all’obbligo di mascherina, non dappertutto, ma in molti contesti.

A sancire il cambiamento delle regole finora attive, è l’ultimo decreto Covid del 24 marzo. Quest’ultimo avrebbe abolito totalmente l’uso – fatta eccezione per ospedali e Rsadelle mascherine, da domani, 1° maggio, ma il ministro della Salute, Roberto Speranza, il 28 aprile scorso, ha firmato un’ordinanza, con la quale si è stabilita la proroga dell’uso dei dispositivi di protezione in alcuni luoghi al chiuso, fino al 15 giugno.

Addio all’obbligo della mascherina in alcuni luoghi al chiuso (fonte: open.online)

Quando e dove continuare a usare la mascherina

Resterà in vigore l’obbligo di indossare le mascherine, fino al 15 giugno, solo per:

  • aerei, treni, navi, tram, metropolitane e autobus, dunque, su tutti i mezzi di trasporto locale e a lunga percorrenza;
  • sale teatrali e da concerto, cinema, teatri;
  • eventi e competizioni sportive al chiuso, come, ad esempio, quelle che si svolgano in palazzetti;
  • locali di intrattenimento e musica dal vivo e altri locali assimilati;
  • per lavoratori, utenti e visitatori di strutture sanitarie ed Rsa.

Per gli altri luoghi al chiuso, quali negozi, palestre e discoteche decadrà l’obbligo. Ciò varrà anche per i posti di lavoro, senza distinzione tra pubblico e privato. Per il privato, resterà possibile, per i singoli datori di lavoro, poter scegliere se, invece, continuare a mantenere la regola.

A scuola, invece, i dispositivi di sicurezza dovranno esser mantenuti fino alla fine dell’anno scolastico, previsto per l’8 giugno, ma anche durante gli esami di terza media e di maturità, dunque fino all’inizio di luglio, da tutti coloro che saranno coinvolti: studenti, ma anche docenti, personale Ata e altre persone che entreranno negli ambienti scolastici in quei giorni.

Per i luoghi religiosi, nonostante verrà meno anche in questi casi l’obbligo, la Conferenza Episcopale Italiana (Cei) ha raccomandato l’uso della mascherina in chiesa e per lo svolgimento di tutte le attività che prevedono la partecipazione dei fedeli in spazi al chiuso, come per le catechesi.

Uso Ffp2: dove rimane attivo il divieto della mascherina di tipo chirurgico

Negli ultimi mesi, era stato introdotto l’obbligo specifico di indossare la mascherina di tipo Ffp2, con il conseguente divieto di usare quella chirurgica, in diversi contesti. Tale disposizione rimarrà attiva, fino al 15 giugno, per tutti i mezzi di trasporto, locali e non, sale teatrali e da concerto, teatri, cinema, eventi e competizioni sportive al chiuso, locali di intrattenimento e musica dal vivo.

Inoltre, dal Ministero della salute è contemporaneamente giunta la raccomandazione di valutare di indossare i dispositivi, preferendo quelli di tipo Ffp2, in situazioni di rischio assembramento in luoghi dove l’obbligo non sarà più attivo.

 

Green pass, obbligo vaccinale e le regole per i viaggi

Le novità riguardano anche il Green pass e l’obbligo vaccinale. Sarà quasi la fine per la certificazione verde, la quale non dovrà essere più esibita per poter accedere a tutti i luoghi al chiuso dove finora l’accesso era regolato proprio dalla stessa. Di seguito ricordiamo quali, nello specifico:

  • bar;
  • ristoranti;
  • feste;
  • ricevimenti;
  • discoteche;
  • trasporto pubblico locale;
  • trasporto a lunga percorrenza;
  • palestre;
  • stadi;
  • concorsi pubblici;
  • sale gioco;
  • centri benessere;
  • centri universitari;
  • mense;
  • palazzetti dello sport;
  • tutti i luoghi di lavoro pubblici e privati.

Sottolineiamo che la decadenza dell’obbligo nei suddetti casi riguarda sia il Green pass (3-4 dosi) “rafforzato” che quello “base” (due vaccinazioni, guarigione o tampone negativo), mentre l’obbligo rimane per accedere a ospedali e Rsa. La certificazione necessariamente richiesta sarà quella che attesti un ciclo vaccinale completo, di tre dosi di vaccino anti-Covid, quindi il Super Green pass. L’obbligo è stato esteso fino al prossimo 31 dicembre.

In caso di viaggi a lunga percorrenza, potrebbe essere necessario essere in possesso della certificazione, ma basterà quella base. Le regole variano a seconda dei Paesi di destinazione, ma per l’ingresso nei Paesi Ue rimane, a livello generale, obbligatorio esibire la certificazione verde all’arrivo.

 

L’attenuazione delle limitazioni in nome della fiducia ai cittadini

Il ministro Speranza (fonte: tpi.it)

Lungo e pieno di confronti all’interno dell’esecutivo è stato il percorso fino alla firma da parte del ministro Speranza, il 28 aprile. Quest’ultimo puntava a mantenere lo stesso livello di prudenza per le prossime settimane, così consigliato anche dal suo consulente, il dottor e docente di Igiene Pubblica all’Università Cattolica, Walter Ricciardi , che aveva messo un freno all’ipotesi di liberarsi in modo definitivo di uno dei principali strumenti per la protezione dal covid.

ma altri, tra i quali lo stesso sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, spingevano per una linea di maggior libertà:

«L’inizio di questa fase nuova – ha commentato Costa- è coerente con la responsabilità dimostrata dagli italiani che hanno imparato a convivere con il virus con grande consapevolezza. Si tratta di un atteso messaggio di fiducia per tutti.».

Alla fine, dunque, il compromesso è stato trovato tra le due posizioni, in nome di quella fiducia nel buon senso dei cittadini italiani, i quali sembra abbiano dimostrato prudenza, la stessa che non si deve abbandonare proprio ora, nel primo vero passo verso il ritorno a una vita senza limitazioni.

 

Rita Bonaccurso

 

Covid: dall’11 febbraio inizia una nuova fase con lo stop all’obbligo di mascherina all’aperto

Da ieri, 11 Febbraio, abolito l’obbligo di mascherine all’aperto e riaperte le discoteche. Questa la prima tappa di un percorso  delineato dal governo che dovrebbe terminare entro la data del 15 giugno prossimo, quando scadrà l’obbligo vaccinale per gli over 50.

Da ieri, 11 febbraio, stop alle mascherine all’aperto, tranne che in caso di assembramento (fonte: triesteallnews.it)

Via le mascherine all’aperto, ma attenzione agli assembramenti

Inizia una nuova fase, che parte proprio dall’abolizione della mascherina all’aperto. Bisognerà, però, sempre portarle con sé e metterle in caso di assembramenti o situazioni dove non sia possibile stare a distanza dalle altre persone.

I dati sulla pandemia sono finalmente confortanti. Sembra che, nonostante le drammatiche cifre raggiunte durante questi mesi, la situazione epidemiologica stia migliorando davvero. Però, per ora, come consigliato dagli esperti è giusto guardare con ottimismo agli attuali miglioramenti, seppur ancora timidi.

Il vaccino è stata la nostra più grande arma contro questo virus e continuerà ad esserlo ancora, infatti si pensa a un richiamo annuale. Il nostro organismo sarebbe pronto a convivere con la malattia, senza che questa, costituisca nella maggior parte dei casi, un pericolo insormontabile. Quindi sarebbe giunto il momento di voltare pagina, seppur con cautela.

«Siamo verso l’uscita ma dobbiamo avere cautela, continuare con i comportamenti prudenti» ha dichiarato il ministro Roberto Speranza.

Questa decisione è carica anche di significato simbolico, testimonia una virata concreta verso la fine delle restrizioni. L’introduzione delle mascherine all’aperto è una misura che era stata deliberata con il decreto del 13 ottobre del 2020, dall’allora premier Giuseppe Conte.

L’obbligo di indossare le mascherine al chiuso, invece, rimarrà ancora fino al 31 marzo, data in cui è stata fissata la fine dello stato di emergenza.

Il testo del provvedimento enuncia:

«Fino al 31 marzo 2022 è fatto obbligo sull’intero territorio nazionale di indossare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private».

Rimangono, comunque, esenti dall’obbligo: i bambini di età inferiore ai sei anni; le persone con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina, nonché le persone che devono comunicare con un disabile che e non possono fare uso del dispositivo; tutte le persone mentre svolgono attività sportiva.

«Oggi finalmente lanciamo via l’obbligo delle mascherine all’aperto nell’attesa di farlo presto anche al chiuso. Gli ospedali non sono più in affanno per il Covid e si vede una luce all’orizzonte sempre più forte. Torniamo alla vita che abbiamo sempre fatto prima del Covid.».

Bassetti invita all’ottimismo (fonte: profilo Instagram ufficiale di Matteo Bassetti)

Queste le parole del direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti, scritte sui suoi profili social, in merito alla disposizione del governo. Ha pubblicato una foto che lo ritrae come forse non ci saremmo facilmente aspettati: lo si vede, infatti, lanciare in aria proprio una mascherina, accompagnata da altre parole: «Finiamola di pensare alla positività Covid come l’anticamera del patibolo». L’infettivologo ha infatti ricordato ancora una volta il grande aiuto che ci hanno dato i vaccini: «Hanno depotenziato gli effetti gravi di questo virus. Bisogna tornare a uscire a cena, a viaggiare, a divertirsi, a ballare e a pensare al futuro in maniera positiva. Viva la vita!».

 

In Campania l’obbligo resta

Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, è contrario a questa disposizione. Lo ha dichiarato in una diretta, nella stessa giornata di ieri.

Quando si passeggia in una strada commerciale, come si fa a distinguere l’assembramento dal non assembramento? È più semplice indossarla, visto che è obbligatoria sui mezzi di trasporto, nei locali al chiuso e nei negozi. Quindi, è preferibile fare un gesto di prudenza ancora per qualche settimana, saltare un po’ il periodo di Carnevale e mantenerci tranquilli per evitare di far riaccendere il contagio.

De Luca, dunque, ha predisposto un allungamento dell’obbligo delle mascherine all’aperto, di ancora una settimana. La preoccupazione nasce dal fatto che la Campania è la regione con maggiore densità di popolazione e gli assembramenti possono essere molto più frequenti che altrove, rischiando di pregiudicare il miglioramento della situazione.

 

Ripartono le discoteche e si lavora sulle capienze, anche per gli impianti sportivi

L’altra importante novità riguarda le discoteche. A lungo si è discusso sul ritorno in pista e finalmente è arrivato il momento. Ieri, 11 febbraio, insieme alla disposizione sulle mascherine è arrivato il momento della riapertura delle piste da ballo. Dopo numerose lamentele da parte dei proprietari delle discoteche, che hanno risentito più a lungo delle restrizioni, questo fine settimana si torna a ballare.

Ovviamente vi sono delle regole: potrà entrare solo chi è in possesso di green pass rafforzato, quindi chi si è sottoposto a tre dosi di vaccino o chi è guarito dal covid; la mascherina dovrà esser tenuta nelle discoteche al chiuso, ma non vi sarà l’obbligo in pista, mentre si balla. Nelle discoteche all’aperto si potrà tornare senza dispositivi di protezione. Vi sono dei limiti di capienza, non superiore al 75% per le strutture all’aperto e 50% al chiuso.

Si sta lavorando sui limiti di capienza anche per gli impianti sportivi, in collaborazione con la sottosegretaria allo Sport, Valentina Vezzali, per attuare un percorso graduale fino alla completa riapertura degli impianti sia all’aperto che al chiuso:

«Si lavora a un primo allargamento, a partire dal primo marzo, che porterà al 75% e al 60% il limite delle capienze rispettivamente all’aperto e al chiuso. Per poi proseguire con le riaperture complete, qualora la situazione epidemiologica continuasse il suo trend di calo.».

(fonte: theworldnews.net)

Super green pass ora illimitato

Diverse le ipotesi riguardo la validità del Super Green Pass. Come suddetto, per ora non è prevista dal governo l’ipotesi di una quarta dose, in accordo secondo quanto sostenuto dagli esperti, che raccomandano, invece, un richiamo annuale per il futuro. La situazione di copertura di chi si è sottoposto alla terza dose è equiparata a quella di coloro che sono guariti dal Covid dopo il completamento del ciclo vaccinale primario.

Il green pass rafforzato, dunque, ora è considerato illimitato.

La copertura delle vaccinazioni ha fatto stabilire che agli studenti nella fascia 12-18 anni, il cui tasso di vaccinazione è intorno all’80%, potrà essere evitata la Dad. Quest’ultima verrà attivata solo per i non vaccinati della scuola secondaria, a partire dal secondo contagio in classe, e, inoltre, la quarantena, in caso di stretto contatto con un positivo, è stata dimezzata da 10 a 5 giorni.

Anche negli altri Paesi europei si sta andando verso le riaperture totali, in alcuni casi in maniera pure più spedita. In Francia, ad esempio, si pensa all’abolizione del green pass tra la fine di marzo e l’inizio di aprile, come dichiarato dal ministro della salute francese, mentre le mascherine da questo mese sono obbligatorie solo sui mezzi pubblici e nei luoghi in cui non è previsto obbligo Super Green Pass, anche se l’attenzione rimane alta. Gabriel Attal ha dichiarato: «C’è un inizio di miglioramento negli ospedali e ci sono proiezioni che possono farci sperare che entro la fine di marzo o l’inizio di aprile la situazione negli ospedali sarà sufficientemente tranquilla da permetterci di revocare il pass vaccinale».

La discussione in merito rimane aperta in Italia e, secondo le prime valutazioni, la certificazione verde dovrebbe esser usata almeno fino a metà giugno, data in cui è fissata la scadenza dell’obbligo vaccinale.

 

Rita Bonaccurso

La nuova variante Omicron: preoccupazione e interrogativi

Compare all’orizzonte la preoccupazione per la nuova variante del Covid detta “Omicron“. Si pensa a nuove strategie e a possibili provvedimenti da adottare per i No Vax. Dal Giappone, intanto, arrivano notizie che riaccendono la speranza: pare si sia verificato un “errore” nelle mutazioni del virus e ciò potrebbe essere la strada verso la sua scomparsa.

(fonte: adnkronos.com)

La nuova variante più contagiosa, ma meno virulenta

32 mutazioni le mutazioni nell’ultima variante del virus. Molto più contagiosa della Delta, ma, a quanto pare, al momento, meno virulenta.

Il dottor Massimo Ciccozzi – tra i più esperti epidemiologi italiani e direttore dell’Unità di Statistica medica ed epidemiologia molecolare del Campus Bio-medico di Roma – riguardo l’origine della variante, ha avanzato l’ipotesi che sia verificata una “intra-host evolution“, cioè l’evoluzione del virus attraverso tutte le sue mutazioni, dentro l’organismo di una sola persona con il sistema immunitario debilitato. Insieme al dato che indica una primo isolamento in Sud Africa, non abbiamo ancora informazioni definitive.

È stato isolato in Sudafrica il primo caso nel mondo, ma ancora bisogna indagare. Angelique Coetzee, la presidentessa dellAssociazione dei medici del Sudafricaha dichiarato che la variante pare causare sintomi molto lievi e, finora, nessun ricovero.

Quindi, dopo le prime ore do panico, è stata sventata la possibilità di una chiusura delle frontiere dell’Europa per chi sarebbe rientrato dal Sudafrica.

Contagiosità della variante (fonte: ilgiorno.it)

 

Le reazioni dal mondo

I due casi dovuti alla variante Omicron riscontrati in Brasile, sono i primi in America Latina. Si tratta di un uomo ed una donna brasiliani, arrivati a Sao Paulo dal Sudafrica, dove svolgono attività di missionari, rientrati prima che venisse diffusa la notizia dell’esistenza della variante.

Gli Stati Uniti sono propensi all’introduzione di regole sanitarie più severe per gli ingressi, allo scopo di prevenire la diffusione della variante. È stata redatta una bozza di un’ordinanza da parte dei “Centers for Disease Control and Prevention”.

Sono tre le proposte avanzate. La prima, per la quale tutti i cittadini americani dovrebbero presentare l’esito negativo di un test, effettuato il giorno prima di una partenza, indipendentemente dalla vaccinazione e dal Paese di provenienza. Poi, la proposta di obbligo di sette giorni di quarantena, esteso a tutti coloro che arrivano negli Usa, inclusi i cittadini americani, anche in caso di test effettuati e  negativo. In ultimo, l’alternativa, secondo cui i viaggiatori si dovrebbero sottoporre a un test entro tre o cinque giorni dall’arrivo negli Stati Uniti. Multe e sanzioni per chi non rispetterà le regole che verranno introdotte.

In Germania, invece, 15 casi sospetti in Baviera, mentre in Sassonia è stato confermato un positivo, così come quattro in Baden-Wuerttemberg, dove, a risultare contagiate sono quattro persone vaccinate. La Germania ha chiuso l’ingresso dal Sudafrica e da altri sette Paesi del continente africano, consentendo il rientro soltanto ai tedeschi, che dovranno, però, fare una quarantena di 14 giorni. Di rischi di peggiori sintomi legati alla variante, non vi è certezza, ma la Germania sta vivendo un picco della quarta ondata e teme per il suo sistema sanitario, già sotto forte stress. In alcune regioni è scattata l’allerta e, dunque, si corre ai ripari.

Dall’altra parte del mondo, in Giappone, è stato deciso di bloccare tutte le prenotazioni di voli in entrata per un mese, per tentare di prevenire la diffusione della variante. Ma dal Ministero dei Trasporti arriva la precisazione che il provvedimento non riguarda le prenotazioni già effettuate.

Dal Giappone la teoria di una possibile autodistruzione del Covid

Il Giappone ha subito la più forte ondata di Covid a fine estate, con un picco di circa 23mila casi al giorno raggiunto ad agosto. Poi, un’interruzione improvvisa: negli ultimi giorni, a Tokyo segnalati soltanto 5 nuovi casi di coronavirus.

Il professor Ituro Inoue, un esperto di genetica, ha avanzato un’ipotesi forse sconvolgente: la variante Delta avrebbe subito troppe mutazioni nella proteina chiamata nsp14, quella che corregge gli “errori” del virus nella sua replicazione.

Il professor Inoue afferma che il virus avrebbe lottato per riparare gli errori, ma alla fine avrebbe causato la propria “autodistruzione”.

Quando un virus si replica, i suoi geni subiscono “errori di copiatura” casuali nel tempo. Ciò porta a cambiamenti strutturali. Le mutazioni possono rinforzare un virus o fargli causare gravi malattie, ma, in altri casi, le mutazioni diventano un punto di arresto. Dunque, secondo questa teoria, in Giappone si starebbe verificando proprio quest’ultima situazione.

Gli esperti continuano ad attribuire il rallentamento al tasso di vaccinazione nel Paese, del 76,2%, e all’ampio uso di mascherine. Il professor Inoue, invece, sostiene che la sua teoria sia vera, altrimenti i contagi a causa della variante Delta, la variante precedente e largamente diffusa, sarebbero ancora in aumento.

Se ciò fosse la verità, sarebbe proprio la svolta che tutti stavamo aspettando, l’inizio della fine. Però, ancora l’attenzione è e deve continuare ad essere altissima, per non rischiare troppo proprio ora, dopo tanti mesi di sacrifici.

 

L’efficacia dei vaccini di fronte alla nuova minaccia

A causa della nuova variante, ci si interroga anche sull’efficacia dei vaccini, se questi siano in grado di proteggerci anche di fronte a questa nuova minaccia.

L’amministratore delegato di Moderna, Bancel, ipotizza un “calo sostanziale” dell’efficacia degli attuali vaccini. Perciò pensa che nei prossimi mesi si dovrà mettere a punto nuovi vaccini efficaci anche contro la variante Omicron:

“Penso che in nessun modo l’efficacia possa essere la stessa che abbiamo avuto con la variante Delta” ha detto.

Le sue parole hanno avuto una fortissima ripercussione in borsa.

Lamministratore delegato di BioNTech, Ugur Sahin, sostiene che i vaccini che già abbiamo probabilmente proteggeranno da conseguenze gravi anche le persone che dovessero contrarre la variante Omicron, anche se, appunto il contagio avvenisse. Per questo, ha ricordato di spingere perché vengano effettuate le terze dosi.

Da Israele, arrivano delle prime conferme sull’efficacia dei vaccini, proprio perché nel Paese si è già partiti da tempo con la terza dose di Pfizer. Il ministro della Sanità israeliano Nitzan Horowitz ha dichiarato: “La situazione è sotto controllo e non c’è motivo di panico”

Anche l’infettivologo italiano Matteo Bassetti ha cercato di placare il panico diffuso dalle notizie, infuriandosi per gli inutili allarmismi e, peraltro, per l’apprensione della notizia della nuova variante dai media prima che dalla comunità scientifica:

Bassetti contro gli allarmismi (fonte: la7.it)

“Il virus ha avuto più di 50 mutazioni, di varianti ne continueremo a vedere, fanno parte della mutazione del virus. Non possiamo assistere a questa speculazione del fine settimana, io da medico non ci sto! Questa non è scienza”.

Intanto, la Germania si prepara a discutere, giovedì in Parlamento, di obbligo vaccinale generalizzato e si prepara un lockdown per i non vaccinati. La situazione delle terapie intensive è altamente drammatica, perciò il Paese ha bisogno di muoversi e anche in fretta. Pronti anche a inviare pazienti all’estero. Disponibilità data già dall’Italia, precisamente dalla Lombardia, Francia e Svizzera.

Tutto questo sottolinea che ancora bisogna stare attenti, nell’attesa che tutte le misure prese dai governi nazionali di tutto il mondo, possano aprire il cammino definito verso la fine.

 

 

Rita Bonaccurso

Un’Italia in bianco: tutte le Regioni passano nella zona a basso rischio, tranne una

L’Italia si tinge tutta di bianco, o quasi. Tutte le regioni passano nella fascia a rischio più basso, tranne la Valle d’Aosta. Via tutte le restrizioni, tranne l’obbligo della mascherina all’aperto, del quale oggi si deciderà se mantenerlo o meno. Si attende il parere del Cts.

 

La cartina dell’Italia, progressioni nelle ultime settimane fino ad oggi, 21 giugno, con il Paese tutto in bianco tranne una regione (fonte: ilmessagero.it)

 

I nuovi confortanti dati

L’indice Rt nelle regioni si aggira intorno al valore di 1, tranne per tre di esse – Basilicata, Friuli-Venezia Giulia e Molise – dove comunque resta moderato. In realtà, solo la scorsa settimana, una sola era regione si trovava in tale condizione.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha comunque – spinto dai dati in ogni caso confortanti – firmato la nuova ordinanza, in vigore da oggi, 21 giugno, per l’appunto, disponendo il passaggio in zona bianca delle Regioni che ancora mancavano ancora all’appello, cioè Basilicata, Calabria, Campania, Marche, Sicilia, Toscana e Provincia Autonoma di Bolzano. Avevano tutte una incidenza abbondantemente sotto i 50 casi per 100mila abitanti, come hanno certificato i tre monitoraggi consecutivi.

La pressione sulle strutture ospedaliere si è confermata al di sotto della soglia critica. In nessuna Regione, infatti, si supera la soglia critica di occupazione dei posti letto in terapia intensiva o in area medica. Il tasso di occupazione in terapia intensiva è 6%, con una diminuzione nel numero di persone ricoverate che passa da 688 a 504. Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale anche scende al 6%, con il numero di persone ricoverate in queste aree che passa da 4.685 a 3.333.

Per il 28 giugno, si auspica davvero tutta la Penisola in bianco, nonostante i possibili rischi per le tre suddette Regioni.

 

Cosa cambia

Via il coprifuoco, anche nella zona gialla, perché precedentemente deciso l’abolizione per la data di oggi. Le attività di ristorazione avranno la possibilità di rimanere aperte senza limiti. Nessuna restrizione sul numero di persone ai tavoli all’aperto – tra i quali deve esserci comunque il distanziamento di un metro –mentre nei bar e nei ristoranti al chiuso potranno sedere allo stesso tavolo massimo sei persone, salvo che siano tutti conviventi. Aperti nei fine settimana i centri commerciali.

Attesissima la riapertura di musei, teatri, cinema, palestre, piscine e università.

Si ricorda che nelle palestre e nelle piscine non si potrà fare la doccia e che le discoteche – su cui molte sono state le polemiche – per ora, restano chiuse, o meglio, potranno riaprire, e si potrà frequentarle solo per sfruttare servizio bar e ristorante al loro interno, non per ballare.

 

Mascherina sì o no?

Si attende il pomeriggio per il responso del Comitato tecnico scientifico al parere richiesto dal Ministero della Salute sulla fine dell’obbligo di mascherina negli spazi all’aperto, a meno che non ci si trovi in una situazione in cui è impossibile garantire il distanziamento. Infatti, bisognerà comunque mantenere il distanziamento con i non congiunti e indossare il dispositivo in punti a rischio assembramento, quindi averlo sempre con sé.

(fonte: ansa.it)

Della possibile data in cui il cambiamento potrebbe avvenire, ci sono delle ipotesi. Si fa sempre più compatto il fronte di chi spinge per inizio luglio, forse il 5, ma c’è anche l’altra ipotesi di lunedì 28 giugno, primo giorno in cui tutta la Penisola sarà in zona bianca, compresa Valle d’Aosta.

Ricordiamo che l’uso delle mascherine all’aperto è stato finora obbligatorio, con delle eccezioni:

  • mentre si effettua attività sportiva;
  • mentre si consuma cibo o bevande, nei luoghi e negli orari in cui è consentito;
  • quando si è soli o in presenza esclusivamente dei propri conviventi;
  • per bambini sotto i 6 anni di età;
  • per persone che, per la loro invalidità o patologia, non possono indossare la mascherina;
  • per gli operatori o le persone che, per assistere una persona esente dall’obbligo, non possono a loro volta indossare la mascherina, come, per esempio, nel caso di chi deve interloquire con persona sordomuta nella L.I.S.

Resterà obbligatorio l’uso al chiuso e fortemente consigliato in abitazioni private, in presenza di persone non conviventi, dove non è possibile effettuare controlli.

Per quanto riguarda i contesti lavorativi e le attività con bambini dai 6 anni in su, la mascherina è obbligatoria nelle situazioni previste dagli specifici protocolli di settore, così come anche per i professionisti che lavorano in uno studio, ad eccezione dei casi in cui l’attività si svolga individualmente e sia garantita, in modo continuativo, la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi.

(fonte: ilfattoquotidiano.it)

Dove l’attività professionale comporti un contatto diretto e ravvicinato con soggetti non conviventi o lo svolgimento in ambienti di facile accesso dall’esterno o aperti al pubblico, e non sia possibile rispettare in modo continuativo la distanza interpersonale di almeno 1 metro, occorre sempre utilizzare i dispositivi di protezione individuale.

La data per lo stop alla mascherina all’aperto sarà calcolata anche in base alla percentuale di popolazione vaccinata, tenendo conto delle somministrazioni sia per la prima che per la seconda dose. La data, dunque, verosimilmente più idonea alla fine dell’obbligo sembrerebbe quella di inizio luglio.

 

La variante Delta potrebbe far premere sul freno

Per il varo della decisione sullo stop alle mascherine all’aperto c’è il pressing dei partiti sul Cts e sul Governo, solo il Partito Democratico e il ministro della Salute Speranza sono rimasti gli unici a credere in un approccio “rigorista”. Consistente soprattutto la preoccupazione è per la variante Delta (l’ex indiana).

Costante il monito dal mondo della scienza rimarca la necessità di non sottovalutare i rischi. La variante, infatti, ormai si sa essere più contagiosa del 50% di quella Alpha (l’ex inglese). Inoltre, sembrerebbe che una sola dose di vaccino potrebbe non bastare.

In Italia, per ora, secondo i dati aggiornati a una decina di giorni fa, la variante Delta è sotto controllo. Ad essa sarebbe riconducibile l’1% circa dei contagi nel nostro Paese, con picchi del 3% nel Lazio e modesti focolai in Lombardia e Puglia.

Però, la percentuale è destinata ad aumentare con il prossimo monitoraggio, secondo le previsioni. Il ministro Speranza ha disposto una nuova «indagine rapida» per stimare la diffusione nel Paese delle principali varianti del coronavirus in Italia, a partire proprio dalla Delta.

Intanto, per le persone provenienti dal Regno Unito, è stata resa obbligatoria la quarantena di 5 giorni all’arrivo in Italia.

 

Rita Bonaccurso

India: boom di contagi. Usa e Ue istituiscono un piano di aiuti. Speranza firma l’ordinanza sullo stop agli arrivi dall’India

Acuta drammaticità nel continente asiatico. L’India diventa l’epicentro della pandemia, spaventano i numeri dei contagi e delle morti. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea inviano dispositivi salva vita.

Variante indiana –Fonte:bresciatoday.it

Durante le ultime settimane l’India è stata investita da un’incisiva aggressione di una nuova variante del coronavirus, che sembra più trasmissibile e pericolosa rispetto a quelle già note in circolazione. A rendere la situazione più critica risulta essere la totale perdita di controllo del contenimento della stessa, che ha portato le autorità locali a dover provvedere all’eliminazione dei corpi degli infetti lasciati per strada attraverso l’incenerimento dei cadaveri. Il Paese asiatico raggiunge così il quarto amaro record consecutivo per contagi giornalieri.

La variante indiana

Variante indiana con doppia mutazione –Fonte:agi.it

Già nota da diversi mesi, la variante indiana consiste in una tripla mutazione, ossia la fusione di tre diversi ceppi del Covid-19, che unendosi hanno dato vita ad un “doppio mutante” noto come B.1.617, la cui diffusione si ritiene essere partita dagli Stati come il Maharashtra, Delhi e il Bengala occidentale.

Inizialmente questa non ha destato particolari preoccupazioni degli esperti, ma a far capovolgere la situazione è stato il grave allarme dell’improvviso boom epidemiologico nel Paese subcontinentale. Si è registrato così il più elevato numero di morti giornalieri mai raggiunto pari a 2.767. Sebbene si tema che le cifre reali dei defunti siano ben più alte, la media statistica del Paese stima che nella capitale New Delhi avvenga un decesso ogni 4 minuti.

Covid-19, inviati respiratori in India –Fonte:bluewin.ch

Per quanto gli scienziati non abbiano ancora dati certi riguardo la contagiosità della nuova variante e della sua abilità di causare sintomi più o meno gravi, risulta accorato l’appello di massima allerta.

Il collasso della sanità

New Delhi diventa così teatro di ospedali i cui corridoi sono occupati da letti e barelle, le famiglie implorano la richiesta di assistenza ai loro cari e molti cittadini periscono sulla soglia della struttura sanitaria.

La variante indiana del Covid –Fonte:panorama.it

L’ambasciatore italiano nella capitale, Vincenzo De Luca sostiene che

“Il Paese sta vivendo un’impennata rapidissima. Le curve dei contagi sono schizzate all’insù prima nelle aree urbane e ora stanno crescendo anche in quelle rurali, mentre il sistema sanitario fatica a far fronte alla sfida della domanda di ricoveri e farmaci: l’India sta affrontando una fase di massima allerta e ha bisogno di una risposta e di una cooperazione globale”

Ciò ha contribuito a prorogare di una settimana il lookdown nella capitale, mentre si attendono gli aiuti promessi dalle Nazioni del globo. Risulta altresì chiaro come l’accorato invito abbia destato molta preoccupazione, dando il via ad una corsa di aiuti nel Paese, affinché la situazione fuori controllo possa rimarginarsi.

Aiuti internazionali: USA e UE

La mobilitazione degli Stati Uniti è avvenuta a seguito di un colloquio telefonico tra il Consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Jack Sullivan, con la controparte di New Delhi.

“Gli Stati Uniti sono profondamente preoccupati per la grave epidemia di Covid in India. Stiamo lavorando 24 ore su 24 per distribuire più rifornimenti e supporto ai nostri amici e partner in India mentre combattono coraggiosamente questa pandemia.”

L’America è pronta a spedire in India alcune materie prime necessarie per la produzione del Covishield, la versione indiana del vaccino AstraZeneca. L’esportazione di tali sostanze, secondo quanto riportato dal New York Times, riflette la decisione presa dall’amministrazione Biden che avrebbe abrogato il divieto di trasferimento di quegli elementi necessari per la creazione del farmaco. Altresì il Paese a stelle e strisce spedirà gli strumenti essenziali di prevenzione per gli operatori sanitari, come tute protettive e invierà le forniture di ossigeno fondamentali da adoperare nella terapia dei pazienti più gravi.

In India parte l’Oxygen Express –Fonte: it.finance.yahoo.com

Alla stregua delle decisione prese, la Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen, secondo quanto espresso dall’Agence France-Presse (AFP), ha riferito che l’Unione Europea sta rassembrando tutte le risorse per rispondere prontamente alla richiesta di assistenza, attraverso un innovativo sistema di protezione civile dell’Ue. Si crea così un meccanismo che permette ai 27 Paesi membri dell’Unione di sincronizzarsi per intervenire in caso di emergenza. Secondo quanto riportato dal Commissario Ue per gli Aiuti umanitari Janez Lenarcic, tale coordinazione è già stata avviata dalle Nazioni coinvolte nell’accordo, per contributi di ossigeno e farmaci.

La risposta italiana alla variante

L’arrivo nella scorsa serata all’aeroporto di Fiumicino di un volo proveniente da Nuova Delhi, desta preoccupazione. I 214 passeggeri sono stati destinati a test e quarantena presso le strutture predisposte dalla cittadella militare della Cecchignola e nel Covid hotel di Roma.

Covid: arrivo volo dall’India –Fonte:ansa.it

L’appello promosso dal Presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, è volto a sollecitare l’attivazione di misure che fermino le partenze dal subcontinente indiano, invitando gli Stati membri alla realizzazione di iniziative che coordinino gli arrivi su tutto il territorio europeo. Il ministro della Salute Roberto Speranza, a seguito dell’impennata dei contagi prodotta dalla divulgazione della variante indiana, ha firmato una nuova ordinanza che indice il divieto di ingresso in Italia per coloro che hanno soggiornato nel Paese subcontinentale e nel Bangladesh negli ultimi 14 giorni.

Variante indiana, Speranza blocca l’ingresso in Italia –Fonte:corriere.it

Il documento prevede che i residenti in Italia potranno rientrare con tampone in partenza e all’arrivo e con obbligo di quarantena. Chiunque sia stato in India nelle ultime due settimane e si trovi già nel nostro Paese è tenuto a sottoporsi a tampone contattando i dipartimenti di prevenzione.

Tali restrizioni rimarranno attive fino al 12 maggio e sono volte ad irrigidire le misure di controllo, impedendo che il record negativo registrato in India possa ripetersi anche in Italia. Nonostante gli scienziati stiano lavorando ininterrottamente per studiare la “neonata variante”, Speranza ribadisce altresì la necessità di tenere alta la guardia fin quando non si avranno risposte più certe.

Giovanna Sgarlata

Conferenza stampa Draghi: riaperture dal 26 aprile e debito buono per ripartire

(fonte: governo.it)

Ieri sera, il Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi ha tenuto, assieme al Ministro della Salute Roberto Speranza, una conferenza stampa per illustrare la situazione epidemiologica del Paese e fornire alcune anticipazioni sulle riaperture a partire da giorno 26 aprile.

La data, sicuramente in anticipo rispetto a quanto ci si prospettava, è stata ispirata dall’ottimismo proveniente dall’andamento della campagna vaccinale. Il Ministro Speranza si è detto positivo degli ultimi dati: più di 14 milioni di dosi e l’80% degli over 80 che ha già ricevuto una dose.

(Lo stato delle vaccinazioni secondo quanto appare dal DEF 2021 – fonte: mef.gov.it)

Niente decreto al momento, ma Draghi rassicura: “Si può guardare al futuro con prudente ottimismo e fiducia”. Ed intanto la strategia sarà quella di una road map con riaperture gradualisostegni all’economia ed alle imprese“debito buono” per la ricrescita del Paese. Da coniugarsi, naturalmente, ad un allentamento della curva dei contagi ed un incremento di quella dei vaccini.

Le riaperture dal 26 aprile

Torna a grande richiesta la zona gialla: sarà inoltre possibile spostarsi tra Regioni gialle. Per andare in Regioni di diverso colore si parla di un “pass“: si pensa che sia necessaria la vaccinazione, l’esecuzione recente di un test Covid-negativo, l’avvenuta guarigione da Covid. Tuttavia, dal Presidente non sono stati aggiunti dettagli.

Prevalenza alle attività all’aperto, in base a quanto osservato nelle più recenti analisi sui dati del contagio: «All’aperto riscontriamo una difficoltà molto più significativa nella diffusione del contagio», ha affermato Speranza durante la conferenza. Riapriranno quindi ristoranti e bar con disponibilità all’aperto sia a pranzo che a cena, ma si tiene a sottolineare che oltre alla ristorazione si terrà conto delle altre attività. I ristoranti potranno riaprire anche al chiuso solo a pranzo a partire dal 1° giugno.

Quanto alle attività fisiche, da metà maggio il via alle piscine solo all’aperto e dal primo giugno anche le palestre. Più in avanti torneranno anche le terme, fiere e congressi e parchi tematici. Dal 26 aprile ripartiranno tutte le attività fisiche all’aperto non agonistiche come calcetto, beach volley e basket.

(fonte: lagoleada.it)

Scuole, teatri, cinema e spettacoli

Ritorna la scuola in presenza di ogni ordine e grado per le zone gialle e arancioni, mentre per quelle rosse saranno aperti in presenza gli asili nido e le scuole fino alla prima media; i licei continueranno con la modalità blended. Non si parla, invece, di università. Secondo quanto stabilito dall’ultimo decreto, le zone arancioni e le future zone gialle saranno libere di autogestirsi le riaperture.

Finalmente il via anche a teatri, cinema e spettacoli, ma con particolari misure di prevenzione dettate dal Consiglio tecnico-scientifico e solo in zona gialla. I musei torneranno automaticamente col passaggio in zona gialla.

Sostegno all’economia e ricrescita

Durante la conferenza stampa si è parlato di una decisione fondata su un “rischio ragionato”, basata sul parere degli scienziati. Ed in effetti nelle ultime settimane l’indice Rt del paese è sceso assieme ad un’incidenza dei contagi che, pur rimanendo di alto rischio, è ad oggi pari a 180 contagi per 100,000 abitanti.

Intanto, con l’approvazione del Documento di Economia e Finanza (DEF) 2021, Draghi getta le basi per una ricrescita economica. È il cosiddetto debito buono: 40 miliardi di debito nel 2021 per sostenere l’economia e le imprese assieme ai lavoratori autonomi. Per gli anni 2022-2033 si prevede invece un indebitamento medio annuo di 6 miliardi. Le risorse impiegate in quest’ultimo lasso di tempo, spiega il comunicato stampa, «saranno utilizzate per definire un ulteriore insieme di interventi dedicati essenzialmente agli investimenti complementari al PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che il governo considera centrali per dare impulso alla crescita economica dei prossimi anni».

Si tratta di una vera e propria scommessa che, se vinta, permetterà al Paese di uscire dall’indebitamento per effetto della crescita stessa, senza che sia necessario una manovra correttiva. Così sostiene fermamente il Presidente Draghi.

Quanto agli interventi effettivi, Draghi ha affermato che le risorse gestite tramite il PNRR (ben 191,5 miliardi di euro di cui 69 miliardi a fondo perduto), verranno impiegate per effettuare un’ambizioso programma di riforme. Al momento sono 57 i commissari predisposti per la realizzazione di opere pubbliche concernenti tale programma.

Infine, i sostegni all’economia seguiranno una logica doppia: «un sostegno alle persone e alle famiglie che hanno subito un calo del reddito e non per loro colpa, e un aiuto in favore delle imprese per evitare che chiudano per mancanza di liquidità». Le attenzioni sono rivolte alle famiglie e imprese colpite dalla crisi, ma anche ad aziende e partite Iva.

 

Valeria Bonaccorso

Falsati i dati dei contagi in Sicilia per scongiurare la zona rossa. Razza chiede le dimissioni

Una dirigente della Regione Sicilia e due suoi collaboratori sono accusati di aver falsificato i dati dei contagi inviati all’Istituto superiore di sanità per mantenere la situazione epidemiologica sotto le soglie di allerta.

Sono finiti ai domiciliari, per falso materiale e ideologico, ben tre appartenenti al Dipartimento Regionale per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico (Dasoe) dell’Assessorato della Salute della Regione Siciliana; indagato invece l’assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza.

Il Gip: “Disegno politico scellerato, presidente Musumeci estraneo anzi tratto in inganno”.

(fonte: akronos)

Com’è nata l’indagine

L’inchiesta è scaturita dopo il blitz dei carabinieri nel laboratorio di analisi di Alcamo, in provincia di Trapani. Il sospetto nasce da un’altra indagine effettuata sui risultati errati di centinaia di tamponi esaminati lo scorso autunno: il laboratorio era finito nel mirino della procura trapanese per queste irregolarità, in quanto, oltre a far pagare i tamponi ad un prezzo eccessivo ed utilizzare macchinari non certificati per lo screening, avrebbe consegnato diversi tamponi negativi a pazienti in seguito rivelatisi positivi.

I PM hanno deciso di fare un approfondimento all’assessorato regionale alla Sanità, attivando alcune intercettazioni, da cui sono emerse alcune conversazioni sospette in cui la dirigente e i suoi collaboratori parlavano dell’alterazione dei tamponi per modificare i dati giornalieri dei contagi.

Sono state effettuate perquisizioni domiciliari nei confronti di sette indagati alla ricerca di materiale informatico e documenti utili alle indagini. Infine, sono state acquisite e-mail e dati presso i server dell’assessorato Regionale alla Salute e Dipartimento.

Secondo i militari del N.A.S., che conducono l’inchiesta, “sebbene non emerga ancora compendio investigativo grave, è emerso il parziale coinvolgimento di Razza nelle attività delittuose del Dipartimento per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico (D.A.S.O.E.)”.

L’indagine che coinvolge Razza ha portato oggi a tre arresti accusati di aver alterato, in svariate occasioni, il flusso dei dati diretti all’Iss sulla pandemia modificando il numero dei positivi e dei tamponi e a volte anche quello dei decessi.

Esemplare è conversazione telefonica tra l’assessore Razza e Maria Letizia Di Liberti dello scorso novembre, dopo la decisione del Governo di mettere la Sicilia in “zona arancione”, dove si era pianificato di “spalmare” i numeri sui decessi da Covid in più giorni per non far sembrare troppo drammatica la situazione in Sicilia e scongiurare la zona rossa:

(fonte: Palermolive)

“I deceduti glieli devo lasciare o glieli spalmo?”, chiede lei non sapendo di essere intercettata. “Ma sono veri?”, chiede Razza. “Si, solo che sono di 3 giorni fa”, risponde. E Razza dà l’ok: “Spalmiamoli un poco”. La dirigente prosegue: “Ah, ok allora oggi gliene do uno e gli altri li spalmo in questi giorni, va bene, ok. Mentre quelli del San Marco, i 6 sono veri e pure gli altri 5 sono tutti di ieri… quelli di Ragusa, Ragusa 5! E questi 6 al San Marco sono di ieri.. perché ieri il San Marco ne aveva avuti ieri altri 5 del giorno prima, in pratica. Va bene?” “Ok”, risponde l’assessore Razza.

Insomma, mentre l’Isola era travolta dalla pandemia e dai contagi, venivano comunicati a Roma dati truccati, camuffati “in un caos assoluto – scrive il Gip di Trapani – e nella totale inattendibilità dei dati trasmessi, che sembrano estratti a sorte e la cui dimensione reale appare sfuggita agli stessi soggetti che li alterano”.

Le conseguenze delle dichiarazioni del G.I.P.

La Sicilia avrebbe barato sui dati sui contagi per non fare scattare la zona rossa: le accuse mosse dalla procura di Trapani nei confronti dei vertici dell’assessorato alla Salute regionale sono quelle di falso materiale e ideologico.

Dal mese di novembre sarebbero circa 40 gli episodi di falso documentati dagli investigatori dell’Arma, l’ultimo dei quali risalirebbe al 19 marzo 2021.

Con questa accusa i carabinieri del Nas di Palermo e del Comando Provinciale di Trapani stanno eseguendo un’ordinanza di misura cautelare agli arresti domiciliari nei confronti della dirigente generale del Dasoe Maria Letizia Di Liberti, del funzionario della Regione Salvatore Cusimano e di un dipendente di una società che si occupa della gestione informatica dei dati dell’assessorato Emilio Madonia; fra gli indagati, riporta l’Ansa, anche l’assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza, Ferdinando Croce e Mario Palermo, direttore del Servizio 4 del Dipartimento retto da Maria Letizia Di Liberti.

Anche l’esponente del governo Musumeci oggi ha ricevuto un invito a comparire con avviso di garanzia.  Sebbene nei suoi confronti non emergano profili di una certa gravità, sarebbe stata accertato il suo parziale coinvolgimento nelle attività delittuose del Dasoe.

Secondo il giudice per le indagini preliminari, però, quello messo in atto è «un disegno politico scellerato a cui sembra estraneo il presidente della Regione Musumeci -pur essendo coinvolto il suo “delfino” Razza-, che anzi pare tratto in inganno dalle false informazioni che gli vengono riferite».

(fonte: Ragusaoggi

Ma nonostante le false informazioni di Razza sui dati sulla reale emergenza coronavirus in Sicilia, il governatore Musumeci lo difende. Invita alla prudenza e difende l’assessore alla Salute: «Leggo dichiarazioni di rappresentanti politici che fanno accapponare la pelle, questa è una terra di giustizialisti: è una vergogna. Abbiamo visto quanti indagati poi sono usciti dalle inchieste. Quindi, calma calma calma – dice a Omnibus su La7–. Questa terra dà fastidio quando non alimenta le cronache giudiziarie, abbiamo tenuto lontano in questi anni la Sicilia dalle inchieste. Ho fiducia in Razza, ed estrema fiducia nella magistratura: sono convinto che i fatti saranno chiariti».

Di opinione opposta Presidente della Commissione Antimafia regionale siciliana Claudio Fava il quale esorta Razza a delle dimissione che “vanno pretese stamattina come primo atto di decenza morale” Riferendosi poi a Musumeci:«se davvero non sapeva, l’inettitudine di un Presidente incapace di controllare la gestione dell’emergenza è colpa grave e imperdonabile. Una colpa che non gli permetteremo di nascondere lanciando la palla in tribuna, come è uso fare da tre anni a questa parte».

Non tardano ad arrivare le dichiarazioni dell’ “oggetto della polemica”, Ruggero Razza. «Alla luce della indagine della Procura di Trapani che mi vede indagato, nel confermare il massimo rispetto per la magistratura, desidero ribadire che in Sicilia l’epidemia è sempre stata monitorata con cura» enfatizzando la severità dei provvedimenti emanati tal volta anticipando quelli stabiliti dalla Capitale, in quanto “non avevamo bisogno di nascondere contagiati o di abbassare l’impatto epidemiologico”. Conclude: «Per sottrarre il governo da inevitabili polemiche ho chiesto al presidente della Regione di accettare le mie dimissioni».

Manuel De Vita

NoMask. Chi sono i negazionisti e perché sono sempre di più

 

 

 

 

 

 

 

Esistono anche i negazionisti del Covid e non solo in Italia.
“I 35.518 morti erano persone deboli colpite dall’influenza.”, “I morti di Bergamo non esistono. Le foto delle bare erano le foto dei morti di Lampedusa, ci hanno ingannato!”. Anche di fronte ai numeri e alle testimonianze dirette, i negazionisti, inquadrati nel movimento generale “NoMask”, credono di avere le spiegazioni per gridare al complotto.

Un movimento variegato e scomposto.
Dopo gli Stati Uniti e capitali europee tra cui Londra e Berlino, anche a Roma, il 5 settembre, 1500 persone – meno del previsto, dato che ne erano attese 2mila – si sono riunite in piazza “Bocca della Verità” per dar vita a una manifestazione “NoMask“, la prima di grandi dimensioni in Italia. I “NoMask”, sono tutti coloro che, invece di considerare la mascherina uno strumento di protezione, ci vedono un bavaglio, imposto dai politici, in particolare dal premier Conte, per attuare una dittatura sanitaria. Sul palco si sono susseguiti vari interventi, dal tentativo di bruciare una mascherina al racconto di un padre che ha portato il figlio in ospedale, per poi avere uno scontro violento col medico che voleva far fare un tampone per sospetto Covid, tutti seguiti da applausi scroscianti. Come spesso accade, la manifestazione NoMask ha finito per raccogliere gruppi di protestanti spinti da varie motivazioni, tra cui i Gilet Arancioni guidati da Antonio Pappalardo, convinti semplicemente dell’inesistenza del Covid, perciò non preoccupati di stare tutti vicini senza distanza e mascherine. Un gran calderone in cui è finito di tutto. Ciò è probabilmente accaduto per l’interferenza sostanziale di vari gruppi politici, tra cui soprattutto i “militanti” di Forza Nuova – con il leader Giuliano Castellino, per il quale “la pandemia è stata pianificata per cinesizzare il mondo e tappare a tutti la bocca”– e altre frange di estrema destra, che si sono uniti alla protesta contro l’imposizione delle regole per prevenire la diffusione del Covid e l’esistenza del virus stesso. Nonostante il movimento si riconosca nell’avversione verso le mascherine, causa di malattie peggiori tra cui il cancro, per l’esposizione a una maggiore quantità di anidride carbonica, e simbolo di oppressione della libertà individuale, diverse persone, soprattutto anziane, hanno deciso di indossarla comunque. “Il fatto che sia qui oggi non significa che debba rischiare di ammalarmi” o “Prevenire è meglio che curare ” ha detto qualcuno. Una contraddizione che è stata giustificata dalla partecipazione alla manifestazione per protestare contro il governo che comunque starebbe facendo allarmismo ingiustificato, manipolando il popolo con la paura per controllarlo e schiavizzarlo. Poi anche le accuse contro il Papa e il Presidente della Repubblica, mentre venivano sventolate bandiere tricolore accanto a foto di Donald Trump e striscioni con gli slogan più diversi, come “Noi siamo il popolo”, “Verità”, “I vaccini fanno male”. Non sono mancati i riferimenti a questioni che sarebbero totalmente lontane da tematiche del Covid, quali il 5G e l’inversione dei campi magnetici terrestri.

Alcuni degli slogan dei manifestanti

Cosa spinge i negazionisti a riconoscersi.

Complice dell’emersione di teorie negazioniste è stata, probabilmente, la confusione sulla natura del coronavirus, vista non come una conseguenza normale del ritrovarsi di fronte ad una malattia nuova. Tra le stesse autorità sanitarie nazionali e internazionali esistono pareri discordanti ed ecco perché viene fuori il pensiero di «un complotto per la nuova dittatura sanitaria». Le dichiarazioni di primari di grandi ospedali, come il dottor Zangrillo, sulla scomparsa a livello clinico, del virus, non fanno che rafforzare la sicurezza di queste persone nell’asserire che “allora il Covid non è mai esistito” o “è stato creato in un laboratorio cinese”. Un altro punto fondamentale per i protestanti è la celerità con cui, gli Stati Uniti in particolare, hanno promesso un vaccino in tempi più brevi del normale, anche per quanto riguarda la diffusione su scala mondiale. Da ciò scaturisce il sospetto di esser trattati come cavie, venendo esposti senza alcun ritegno a grossi rischi, per una cura che in realtà sarebbe un potente veleno per decimare la popolazione o, secondo altri, per iniettare particelle manovrabili attraverso la connessione 5G e quindi controllare le persone. L’indignazione per la ricerca di un vaccino, ma anche il no alle mascherine a scuola e all’educare i bambini alle nuove norme, sono le motivazioni principali che mobilitano il “Popolo delle mamme”, che su facebook conta 24mila membri per la pagina “Salviamo i bambini dalla dittatura sanitaria”.

Alcuni del “Popolo delle mamme”

Difendere la libertà personale, anche a costo di limitare quella degli altri.

Tra i vari partecipanti più famosi, la parlamentare Sara Cunial (ex 5 Stelle, ora passata a Gruppo Misto) è saltata addosso all’inviato della trasmissione Piazza Pulita, Alessio Lasta, provando a baciarlo per dimostrare, con fare provocatorio, che il virus non esiste e, dunque, di avere il diritto di non indossare mai la mascherina. L’inviato ha cercato di scansarla gridando “La smette con ste buffonate?” La Cunial è stata al centro dell’attenzione nei mesi scorsi, perché sorpresa in auto lungo la Via del Mare in direzione Ostia in pieno lockdown, venendo multata per non aver avuto ragioni valide che motivassero lo spostamento. Sostenitrice di varie teorie che riguardano anche Bill Gates, ha definito i vaccini “genocidio gratuito”. Un modo inusuale di dimostrarsi paladini della difesa della libertà individuale, costringendo chi abbia capito quanto pericoloso sia il Covid a preoccuparsi ancor di più della propria salute. Questo è accaduto a Roma, ma non è un unicum, poiché molte persone anche riconoscendo l’esistenza del virus, si concedono un atteggiamento rilassato nei confronti delle regole durante la quotidianità, schernendo, perché esagerato, chi osserva le misure di prevenzione come se ancora fossimo a marzo.

 

Slogan contro il distanziamento sociale

Il parere degli psicologi.

Sarà che una situazione così traumatica come il lockdown abbia sconvolto alcune persone più di altre, suscitando una reazione che le spinge a negare la realtà. Un meccanismo naturale che mette in atto la nostra psiche davanti al pericolo, quando, invece di accettare e affrontare una realtà dura, cerca una via di uscita a tutti i costi. Ecco che, da un lato, abbiamo politici che cercano di risollevare la gente con messaggi propositivi e dall’altra i negazionisti che preferiscono -involontariamente – credere che dietro a tutto ciò ci sia un motivo, un complotto, per quanto ciò possa essere crudele. Una spiegazione per non arrendersi e realizzare che si è vulnerabili in situazioni che sfuggono al nostro controllo, che non siamo invincibili e che possiamo combattere la guerra contro il nemico invisibile solo con responsabilità e buon senso.

Rita Bonaccurso

 

 

Incremento casi di Coronavirus in Italia: un terzo in Veneto

Dopo settimane di stabilità , il trend in aumento dei casi di Coronavirus si manifesta anche in Italia nelle ultime ore. Dati che suscitano preoccupazione di fronte ai 112 nuovi positivi in Veneto causati dal focolaio nel centro per migranti di Casier, in provincia di Treviso. Infatti, sono 386 i nuovi casi rilevati di cui un terzo solo in Veneto. I dati del monitoraggio indipendente Gimbe rivelano la  crescita del numero dei ricoverati con sintomi, rispetto al mese di aprile; sono 748 i pazienti negli ospedali che presentano sintomi e 47 quelli in terapia intensiva. Al contrario si osserva un calo netto del numero dei morti, solamente tre nelle ultime ore (dato record registrato da febbraio). Dati che invitano alla prudenza, come sottolineato da fonti del Comitato tecnico scientifico dopo la diffusione degli ultimi numeri “i dati degli ultimi giorni destano preoccupazione e richiedono la massima attenzione da parte di tutti”.Brockton Neighborhood Health Center, Massachusetts © EPA

Quadro regionale

Si assiste ad una variazione del quadro epidemiologico nelle regioni. Se quelle a quota zero contagi nella giornata di ieri erano solamente due, adesso Umbria, Sardegna, Valle D’Aosta, Molise e Basilicata fanno parte delle cinque regioni che al momento presentano zero contagi. Di pari passo con il calo dei contagi in alcune regioni, si osserva un tendenziale incremento in altre, in particolare nel Veneto.  Sono 112 i nuovi casi individuati a causa del focolaio che si è creato nel centro migranti di Casier, per un  totale complessivo di 129 positivi. Stessa tendenza in Lombardia dove si registrano 88 nuovi casi rispetto ai 46 di ieri (6.678 complessivi )

I casi di importazione

I cosiddetti casi di importazione non finiscono qui , accanto al Veneto la Sicilia, la Toscana e il Lazio presentano un aumento del numero dei contagiati di covid-19. La Sicilia a differenza delle altre regioni del meridione, conta 39 nuovi casi di cui 28 migranti, come sottolineato dall’assessorato regionale alla Salute. In Toscana 11 nuovi casi, per un totale di 22 positivi e 360 persone in isolamento nel Mugello. Da un’indagine epidemiologica a dare via al cluster sarebbe stato un ragazzo albanese, che era tornato in Patria con la famiglia a fine giugno per un funerale. E ancora nel Lazio assistiamo ad un clima di preoccupazione, in seguito dei 18 contagiati di cui 6  provenienti dall’estero ( Capoverde, Moldavia, India,Turchia e Belgio)Coronavirus – I dati, impennata di nuovi casi: 386 in un giorno (un terzo in Veneto), tre i morti. Cts: “Preoccupati da evoluzione curva”

Il virus continua a circolare

Dati che richiedono attenzione e maggior responsabilità, onde evitare un nuovo boom pandemico e le conseguenze correlate. «Davanti a numeri in rialzo rispetto alle settimane precedenti – conclude il Presidente Cartabellotta – la comunicazione della politica e delle Istituzioni deve essere oggettiva, equilibrata e coerente. La pandemia è ancora in corso, il virus è vivo e vegeto e vanno mantenuti tutti i comportamenti individuali raccomandati da mesi, oltre che le misure di sorveglianza epidemiologica. Non è più accettabile disorientare i cittadini strumentalizzando la pandemia per fini esclusivamente politici, contrapponendo posizioni estreme: da un lato negazionismo, minimizzazioni del fenomeno e deplorevoli comportamenti individuali, dall’altro la proroga dello stato di emergenza nazionale»

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Eleonora Genovese