La proposta di Delmastro, per ridurre il sovraffollamento carcerario

L’Italia detiene un’enorme problema, il sovraffollamento carcerario. Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro ha dichiarato, in un’intervista al Messaggero, che questa piaga sociale oggi è “risolvibile solo affrontando il problema delle dipendenze“. La sua proposta è quella di spostare i detenuti tossicodipendenti in comunità protette a loro dedicate. Un progetto  condiviso dal governo, in particolare dal ministro della Giustizia Carlo Nordio.

Quello annunciato è un cambio di prospettiva. L’intenzione è quella di lavorare ad un provvedimento che veda coinvolto il terzo settore, al fine di costruire “un percorso alternativo alla detenzione. Delmastro ha preso l’impegno di visitare le carceri con lo scopo di prendere visione della situazione e proporre una riorganizzazione. Ad esempio, a Genova, nel carcere di Marassi, attualmente ci sono 704 detenuti su 550 posti. Per il sottosegretario non è possibile ampliare la struttura, la soluzione proposta è quella di aprire una sede a Savona. Poiché anche quest’ultima, come tutte le altre province italiane, deve avere una propria struttura penitenziaria.

Dalle carceri in comunità, per disintossicarsi e reinserirsi in società

Tutto ciò che fa uscire dal circuito carcerario le persone che hanno commesso reati in ragione del loro essere tossicodipendenti, ci trova assolutamente d’accordo. Sono persone che hanno fatto uso di sostanze stupefacenti per delle motivazioni che vanno studiate. Hanno compiuto dei reati in ragione della necessità che avevano di procurarsi la droga. Recuperarli, al di là che è un dovere morale, porterebbe anche dei benefici alla società. Meno reità e un recupero delle cellule attive all’interno della società. Oltre che esprimere il concetto più importante di tutti: la solidarietà umana per chi è in difficoltà. Sarebbe un percorso di recupero importantissimo!

Queste le parole di Marcello Chianese, membro del cda di San Patrignano. Infatti, con questa proposta da un lato si alleggerirebbero le carceri, dall’altro lato si andrebbe in soccorso ai detenuti tossicodipendenti. Permettendo loro di disintossicarsi in strutture adatte, in pieno soddisfacimento della funzione rieducativa della pena volta a garantirne il reinserimento nella società.

I dati preoccupanti e la soluzione specifica

Il numero dei detenuti continua a crescere in modo esorbitante. Circa il 60% dei detenuti, che creano il sovraffollamento, sono stranieri. Delmastro parla di un possibile progetto di trasferimento nei loro paesi d’origine. Poiché, afferma che se si trovano qui “avranno rotto di certo ogni patto di cittadinanza con il popolo italiano“.

L’Italia è stata, negli anni, condannata per la violazione dei diritti dei detenuti. L’invito, da parte della Corte Europea dei diritti dell’uomo, è stato quello di porre rimedio a tutto ciò. Ad esempio, nel 2022 ci sono stati 84 suicidi. Dal 31 dicembre 2021 al 31 dicembre 2022, il numeri di detenuti è aumentato di 2000.

Delmastro ha sottolineato che:

Secondo gli ultimi dati – risalenti a febbraio – a fronte di una capienza regolare di 51,285, i detenuti sono 56,319. E di questi il 30% sono tossicodipendenti. Il fine rieducativo della pena per loro non sta nel fatto che egli conosca a memoria la Costituzione o abbia partecipato a un ottimo corso di ceramica. Per loro la priorità è la disintossicazione.

La proposta
sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro. Fonte: Il Riformista

 

Secondo la proposta il giudice già in sentenza potrà sostituire i giorni di carcere indicati, con un numero uguale presso una comunità protetta. Ad esempio, se la condanna sarà pari a due anni, il detenuto tossicodipendente sconterà pari anni in comunità. Ovviamente se per disintossicarsi impiegherà di più, per il tempo restante la comunità lo aiuterà a formarsi e a trovare un lavoro.

Sarebbe una possibilità secca, non reiterata. Se commetti un reato e torni in carcere da tossicodipendente, dopo aver scontato la pena in una struttura di questo tipo, devi affrontare l’iter normale.

Alla domanda inerente ai casi di evasione, Delmastro ha risposto che la comunità predisposta verrà controllata “24 ore su 24“.

Se scappi hai bruciato la tua seconda possibilità e sarai perseguito per il reato di evasione. E lo Stato come un buon padre di famiglia, non potrà più fidarsi. Su questo non transigo!

Bisognerebbe per il sottosegretario aprire un dialogo con il terzo settore, con la magistratura di sorveglianza e con le regioni che “hanno la delega alla sanità e dovranno certificare le cooperative e controllarne la gestione”.

Dichiarazioni da parte delle altre forze politiche

Valentina D’Orso e Ada Lopreiato, capogruppo del M5s nella commissione Giustizia, hanno affermato:

Concordiamo sulla necessità che per i detenuti tossicodipendenti vengano previste strutture e percorsi ad hoc che ne favoriscano la disintossicazione prima di tutto. Anche in considerazione del fatto che si tratta dei detenuti più problematici da gestire in carcere. Ma pensiamo che non sia questo il governo che possa dare soluzioni adeguate e concrete, visto che nella sua prima legge di bilancio invece di investire, ha imposto un forte taglio all’Amministrazione Penitenziaria. Il piano esposto da Delmastro richiede risorse vere, e non poche. In assenza di fondi aggiuntivi, sono solo annunci e favole.

Anche la senatrice Anna Rossomando, responsabile giustizia Pd, è contraria. Infatti dichiara:

Intanto, informiamo il sottosegretario Delmastro che la riforma Cartabia già oggi prevede la possibilità per il giudice di disporre la detenzione domiciliare invece del carcere, a maggior ragione in presenza di percorsi di recupero. In ogni caso non può passare il principio di affrontare la tossicodipendenza con la disintossicazione coatta. Oltreché sbagliato il principio, sarebbero percorsi destinati al fallimento. C’è invece bisogno di investire ulteriormente in percorsi di recupero personalizzati prevedendo anche, ma non esclusivamente, l’ingresso in comunità.

La proposta porterebbe ad un risparmio economico da parte dello Stato?

Oltre al vantaggio per lo Stato italiano di risolvere il sovraffollamento, ci sarebbe in questo modo un risparmio in termini economici. Lo Stato spende in media 137 euro al giorno, ancor di più per un tossicodipendente perché presenta maggiori difficoltà. Invece con tale proposta si potrebbe spendere una cifra inferiore.

I dubbi sono molti, nonostante l’idea sia apprezzabile sotto tanti punti di vista. I principali riguardano i costi che probabilmente non verrebbero ridotti, in quanto le comunità per accogliere i detenuti tossicodipendenti avranno bisogno di maggiori risorse. Bisognerà aumentare il personale, la capienza e il numero di comunità protette sul territorio. Delmastro a riguardo rassicura, ma siamo davanti ad un possibile rischio. Ovvero creare un nuovo sovraffollamento, quello delle comunità!

Marta Zanghì

Non è colpa nostra! Community Talk LGBTQ+ e 1°AperInchiesta sulla violenza

Si terrà giovedì 24 settembre, dalle ore 18:00 fino alle ore 20:00, presso la sede di Cambiamo Messina dal Basso (Via Mario Giurba 15), il Community Talk LGBTQ+ sulle varie forme di violenza. Al termine dell’evento, dalle ore 20:00 alle ore 23:00, il caffè letterario COLAPESCE (Via Mario Giurba 8/10) ospiterà l‘AperInchiesta che approfondirà l’argomento di discussione.

Nella nostra città la violenza omolesbobitransfobica è preoccupantemente diffusa ma ugualmente silenziata: passano sotto silenzio atti di bullismo, aggressioni e minacce, ma anche e soprattutto discriminazioni e stereotipi che avvolgono tutta la nostra quotidianità. Dopo alcuni fatti di victim blaming che ci hanno colpito da vicino, abbiamo deciso che è arrivata l’ora di affrontare la questione!

Cos’è il Community Talk?

È un’assemblea rivolta non solo alle/agli attivisti della nostra associazione ma a tutta la comunità LGBTQ+ in città per affrontare le questioni che ci riguardano collettivamente.

Cos’è l’AperInchiesta?

È un evento che si svolge sotto forma di domande davanti ad un aperitivo: esploreremo insieme un argomento e come questo riguarda noi e la nostra vita di tutti i giorni. In forma anonima tramite bigliettini o, per chi se la sente, intervenendo durante l’evento. Insieme poi discuteremo dei risultati emersi!

Me Too

Racconta con un video o un messaggio la tua storia, che tu abbia subito o assistito ad una violenza omolesbobitransfobica! Contro il rimosso della violenza, costruiamo una comunità forte e unita!
Dove mandare il tuo video: Instagram Liberazione Queer+ Messina, Facebook Liberazione Queer+ Messina.
Mappa per raggiungere Cambiamo Messina dal Basso

Mappa per raggiungere Colapesce

Per maggiori informazioni link all’evento: Non è colpa nostra! // #CommunityTalk LGBTQ+ e 1°AperInchiesta sulla violenza @Messina

Sotto il cielo c’è una gran confusione.

Il caos regnava prima ed è solo aumentato col nuovo anno.

noemi554266_396001393827287_301528613_n-f7613La confusione è amica dei potenti, getta sabbia negli occhi della maggioranza e scredita gli “investigatori della verità”.
Il caos è mezzo favorito per difendersi spostando l’attenzione su fatti per i quali l’incidenza è teoricamente pesante e permettendo così di agire verso il fine reale.
Si attaccano prima i magistrati e il sistema giudiziario per poi passare alla stampa divulgatrice di falsità e costantemente opposta al potere di turno.
Lavoro non facilitato da quella cerchia di giornalisti e comuni cittadini che , un po’ per divertimento un po’ per la retribuzione , diffondono il falso e tendono alla calunnia. Questa è questione antica lo stesso Umberto Eco in una intervista con Livio Zanetti alla fine degli anni Novanta criticava certa stampa di titoli ingannevoli o falsi scoop.
C’è bisogno di buon senso di discernimento per destreggiarsi nel bombardamento di informazioni a cui siamo sottoposti quotidianamente, l’errore è comunque in agguato.

Mentre gli spettri della xenofobia e nuovi nazionalismi aumentano di forza e dilagano in Europa  in Italia c’è un’istinto di “coprirsi gli occhi”.
Il 1968, l’anno in cui Pier Paolo Pasolini teneva settimanalmente la rubrica “Il caos”  in cui documentava e rifletteva sulle questioni di quegli anni, sembra una realtà estranea da quella odierna.
La politica preferisce parlare di “scissioni” “dimissioni” “nuove elezioni” e non di compromessi in virtù di fini superiori e comuni.
Se una faccia della medaglia è l’ immobilismo politico dall’altra il caos : in mezzo mondo milioni di donne e uomini si ribellano, gridano no ai soprusi dei governi e aspirano ad un cambiamento, le piazze si riempiono e si fa politicaCrk-PPLWIAEtu4b

Hobsbawm nel suo “Secolo breve” che iniziava cronologicamente con lo scoppio della prima guerra mondiale parlava di fallimento di ideologie e presenza di uomini forti e terminava con la prima guerra del Golfo.
Il saggio si conclude con una riflessione  sulla possibilità di una implosione o esplosione della società conosciuta fino ad allora e avverte che il futuro non può essere una semplice continuazione del passato. 

Per i greci Χάος era un “immenso spazio vuoto”  l’opposto di ciò che è ora per noi, e per i filosofi il luogo in cui il si attinge per la formazione dell’ordine.
E’ in questo spazio vuoto che si inseriscono le novità.
La molteplicità può portare a soluzioni uniche ed adatte a sciogliere i nodi. Trovando i punti di contatto, eliminando il superfluo e il nocivo, tutto sta nella capacità della formazione sociale di “capare” il necessario. 

Il pluralismo può confluire in univocità : l’Europa può ridefinire gli elementi fondamentali e proporre adeguati modelli meritevoli del suo eterno (fino ad ora) soprannome  di  “patria della democrazia”.

Arianna De Arcangelis

Quando l’informazione è influenzata dai pregiudizi

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Quando i giovani sono protagonisti di notizie di cronaca nera, si tende a fare di tutta l’erba un fascio riguardo il luogo in cui è accaduta la vicenda. Negli ultimi giorni, Messina è stata al centro del mirino dei mass media: la 22enne Ylenia Grazia Bonavera risulta l’ennesima vittima di violenza sulle donne, è stata cosparsa dall’ex fidanzato, Alessio Mantineo, di benzina e le è stato dato fuoco. 
Nonostante le prove, la ragazza continua a difendere l’ex: paura? Lo shock ancora la influenza? Senso di colpa? Minacce ricevute? Questa non è la sede per poter fornire una diagnosi psichiatrica, né i giornalisti che si sono occupati del caso per le varie testate nazionali possono permettersi di giudicare la vicenda influenzando il pubblico, senza fornire un vero e proprio servizio di informazione.
A prescindere dai principi morali, le accuse sono state rivolte al contesto cittadino in cui la ragazza vive, e l’attenzione, informandoci in prima linea noi in quanto ragazzi universitari e cittadini di Messina, si è soffermata sulla città dello Stretto la quale è stata definita come l’ultima città d’europa e che l’atteggiamento della ragazza rispecchia perfettamente il carattere degli abitanti .Schermata-2017-01-12-alle-09.59.28-1024x575

La manfrina è sempre la stessa: divisione netta tra Nord e Sud Italia. Al nord una notizia negativa è solo una notizia negativa, a volte si tende anche ad oscurarla o, peggio, a diffonderla non con lo stesso giudizio rispetto al sud. I programmi di cronaca, che sfociano nello spettacolo, intervistano i protagonisti delle notizie di cronaca nera con un velo di ironia e cercano di mettere in evidenza i difetti propri del contesto sociale degli ospiti rapportandolo a tutta la comunità. differentemente succede per ospiti dello stesso contesto sociale, ma di una città del Nord.

A prescindere dalle notizie di cronaca inerenti alla violenza sulle donne che potrebbero essere commentate con le tipiche frasi “copia-incolla” (la violenza non è amore, chi ti picchia è un uomo vile, le donne devono denunciare, ecc), il modus operandi che lascia stupefatti tutti noi è che i giornalisti, anche rappresentanti di testate nazionali, riescono a discriminarci e a renderci parte di un contesto sociale ristretto. da sempre una città è composta da differenti ceti sociali, dal più basso al più, ma questo non significa che il sud sia il ceto più basso dell’Italia intera. Messina è socialmente molto varia, e consta di una popolazione giovanile eterogenea dove un ragazzo appassionato di lettere classiche può anche conoscere il dialetto tradizionale.

Noi, giovani messinesi, non giudichiamo o contestiamo la notizia, ne metteremmo mai bocca in una storia d’amore finita male. Cosa dica una ragazza traumatizzata non è compito nostro analizzarlo, le azioni di un ragazzo del genere parlano da sole.
I giornalisti e i conduttori tv si sono abbandonati all’interesse del “titolone” e dell’ “audience” scordandosi l’elemento umano se non per enfatizzarlo ed etichettando una intera città.

Quello che noi vogliamo dire è che noi messinesi, giovani o vecchi, non siamo loro, loro non sono i nostri rappresentati.
I nostri rappresentanti sono la dottoranda Giovanna Ruello, vincitrice del premio FiO/LS di NY; sono i ragazzi e i professori del dipartimento di Ingegneria con il loro lavoro sulla prevenzione sismica; i professori e ricercatori del policlinico universitario, medici che si fanno in 4 per i loro pazienti; il collega x che si mantiene da solo studiando e lavorando contemporaneamente; e poi, con una visione più grande, i magistrati anti-mafia, gli scrittori, gli attori, i cantati.
Messina è musica, arte e cultura, i messinesi anche.

Le notizie di cronaca nera devono essere trattate per quello che sono: tragedie. I protagonisti della cronaca nera, che sia cronaca del Sud, del Centro o del Nord, non possono mai essere rappresentanti di un’intera cittadina, per il semplice fatto che un pazzo che butta benzina, persone che parlano di ‘’picchiarsi quando sono arrabbiate’’, pazzi omicida, ladri, non possono mai rappresentare un cittadino onesto, anche fosse uno solo.

Elena Andronico, Arianna De Arcangelis, Giulia Greco