“Molto rumore per nulla”, l’opera di Shakespeare ambientata a Messina

La locuzione “molto rumore per nulla” viene frequentemente utilizzata nel linguaggio comune per indicare un’esagerazione o un’assurdità riferita ad un fatto del tutto trascurabile o inconsistente. Eppure, non tutti sanno che questa espressione trae origine dal titolo di una famosa commedia di William Shakespeare, scritta tra il 1598 e il 1599 e ambientata a Messina.

Genere e influenze principali

Opera breve e brillante, “Molto rumore per nulla” rientra nel novero delle tragicommedie, nelle quali l’elemento comico si fonde a quello tragico e propriamente drammatico.

Il nucleo dell’intera commedia è riconducibile a una novella di Matteo Bandello, precisamente la XXII del primo libro delle Novelle, di cui Shakespeare lesse la traduzione francese, mantenendo anche il nome di alcuni personaggi.

Un’altra opera italiana che presenta caratteristiche comuni è l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto, pubblicato quasi un secolo prima del dramma di Shakespeare.

Considerata a lungo commedia romantica per i temi amorosi e per la struttura ricca di elementi farseschi, l’opera è stata fortunata sul versante della rappresentazione teatrale, restando nei secoli una delle commedie shakespeariane più conosciute e portate sulle scene.

Fonte: shakespearitalia.com

Ambientazione

La scelta di Shakespeare di ambientare la commedia a Messina è stata molte volte argomento di discussione fra gli storici e gli intellettuali locali e non. Qualcuno sostiene addirittura che Shakespeare fosse originario di Messina, mentre altri affermano che lo scrittore abbia solo immaginato la città, senza mai vederla. Sta di fatto che nessuno ha mai fornito prove inconfutabili per potere dimostrare una delle ipotesi.

Il dato certo è che all’epoca in cui il drammaturgo inglese scrisse la commedia, Messina era una città molto conosciuta all’estero, perché ricca, fiorente e politicamente importante. Il contesto storico nel quale si inserisce la commedia non è ben delineato. Dato il carattere giocoso dell’opera, non è stata data una forte caratterizzazione reale all’ambientazione, rappresentata da una città assolata e accogliente agli occhi degli ospiti che vi giungono in seguito a un’impresa d’armi.

Nel periodo di composizione dell’opera, intorno alla fine del XVI secolo, la Sicilia era sotto la dominazione spagnola. Per questo motivo alcuni personaggi, più precisamente il principe Pedro d’Aragona ed il suo seguito, sono evidentemente di nazionalità spagnola e legati da rapporti di amicizia con il governatore di Messina, Leonato.

Il cast della rappresentazione teatrale di “Molto rumore per nulla” del regista messinese Giampiero Ciccò, in scena al Teatro Vittorio Emanuele dal 22 al 24 ottobre 2021 – Fonte: messina.gazzettadelsud.it

Trama

La commedia si apre a Messina, dove il principe Pedro d’Aragona si reca in visita al governatore Leonato. Al seguito del principe vi sono il conte fiorentino Claudio, il giovane Benedetto di Padova e Don Juan, fratello illegittimo del principe.

L’opera vede lo sviluppo di due vicende parallele: quella principale della relazione tra Claudio ed Ero, figlia del governatore, e quella tra Benedetto e Beatrice, nipote di Leonato.

Claudio, innamoratosi di Ero, la chiede in sposa, mentre Benedetto, personaggio misogino e sprezzante delle relazioni amorose, instaura con Beatrice un rapporto di scherni e battibecchi. È a questo punto che entrano in gioco una serie di stratagemmi, complotti ed equivoci posti in essere dai personaggi della vicenda, alcuni con lo scopo di allontanare i due innamorati, altri con quello di far innamorare i giovani (apparentemente) opposti.

Benedetto e Beatrice vengono portati, attraverso alcuni espedienti, a rivelare i loro sentimenti, mentre Don Juan convince Claudio dell’infedeltà di Ero che, accusata di tradimento il giorno delle nozze, finge la sua morte.

La morte di Ero rappresenta la climax della vicenda, l’elemento tragico che mette a repentaglio il lieto fine della commedia a cui, tuttavia, si approda grazie alla confessione del braccio destro di Don Juan. Claudio accetta di sposare una cugina di Ero che si rivela essere la giovane amata, ancora viva, e Benedetto chiede a Beatrice di sposarlo.

La commedia si chiude con una danza degli amanti che celebrano il doppio matrimonio.

Fonte: shakespearitalia.com

Il potere della parola

in “Much Ado About Nothing” il vero cuore pulsante della commedia è la parola. William Shakespeare orchestra una magistrale beffa giocata sul sentito dire, sul riportare informazioni errate o una frase ascoltata in segreto, dimostrando che spesso la realtà che crediamo tangibile altro non è che l’immagine creata da ciò che diciamo.

In questa farsa, dove tutto quello che si vede è in realtà una costruzione, la parola è la vera divinità che gioca con i personaggi, modificandone il comportamento e il destino. È sufficiente una semplice diceria, un “niente” per passare da una commedia giocosa a una tragedia, causando tutto l’inutile “rumore”.

Il genio di Shakespeare si esprime in questa commedia soprattutto nelle schermaglie, negli scambi arguti, nelle battute vivaci e taglienti, a eterna riprova che può più la parola della spada e che la vita altro non è che un piccolo mondo di fittizie contrapposizioni che in un attimo il Caso dissolve nel nulla.

Una scena del film “Much Ado For Nothing” (1993), diretto da Kenneth Branagh – Fonte: programma.sorrisi.com

 

Santa Talia

 

Fonti:           

shakespeareinitaly.it/

scuola-e-cultura.it/

spiegato.com/

it.wikipedia.org/  (fonte immagine in evidenza)

Inside Job: i complottisti hanno ragione

Un esperimento originale con un unico difetto: la ricerca esasperata dell’approvazione del pubblico. Voto UVM: 4/5

Inside Job è la nuova serie animata per adulti targata Netflix. Shion Takeuchi (nome conosciuto già per altri lavori, come Gravity Falls e Regular Show) è la mente geniale che si nasconde dietro al progetto.

Disponibile sulla piattaforma statunitense dal 22 ottobre, la serie è composta da 10 episodi dalla durata di 25/30 minuti, che compongono la Prima Parte. Nel cast di doppiatori troviamo Lizzy Caplan (nel ruolo della protagonista Reagan Ridley), Clark Duke (che presta la voce al belloccio e poco furbo Brett Hand), Brett Gelman ( che interpreta Magic Myc, un fungo parlante, proveniente dalle profondità della terra) e tanti altri.

Lavorare per un’agenzia segreta non è facile

Immaginate di diventare il capo di un’agenzia segreta: la Cognito Inc., che controlla e insabbia qualsiasi cosa. Immaginate che questa agenzia sia controllata da un governo delle ombre, formato da illuminati incappucciati senza scrupoli. Questa è la vita di Reagan Ridley, una scienziata dall’intelligenza fuori dal normale, capace di creare le più strambe e originali invenzioni ma, allo stesso tempo, incapace di rapportarsi con gli altri.

Se pensate di poter trattare i collaboratori con sufficienza, se pensate di poter urlare in faccia la verità a una persona, non curandovi dei suoi sentimenti, allora vi meritate Brett Hand. «Cosa ?» vi starete chiedendo. «Cosa?» è anche quello che si chiede Reagan, appena scopre che, nel ruolo di capo della Cognito Inc. sarà affiancata da un mediocre uomo bianco (come lo definisce lei), belloccio e per niente furbo. La reazione dei suoi collaboratori, però, sarà totalmente diversa. Brett riuscirà a stringere amicizia con loro, risultando, da subito, simpatico. Tutto l’opposto di Reagan che, sebbene cerchi di comportarsi come un vero capo, è odiata da tutti.

Reagan e Brett (fonte buzzfeed.com)

Dieci episodi per rivalutare la realtà

Durante i dieci episodi della serie, Reagan, Brett e quattro collaboratori si imbatteranno in centomila situazioni differenti. Inside Job, infatti, presenta allo spettatore le più svariate teorie del complotto: un solo episodio è sufficiente per mettere in discussione la realtà. I rettiliani esistono (solo per fare alcuni esempi, Taylor Swift, Madonna, la Regina Elisabetta, Ellen DeGeneres sarebbero reptoidi), si nascondono tra di noi, sono personaggi famosi estremamente ricchi e influenti, finanziano il lavoro della Cognito Inc., affinché tenga nascosta la loro esistenza, e sono responsabili del riscaldamento globale. Non vi basta? Bene: lo sbarco sulla luna? Semplice green screen! Le scie chimiche? Esistono e servono per drogarci. Il presidente degli Stati Uniti? Facilmente sostituibile da un robot dall’aspetto identico, ma comandato da Reagan. Insomma, se basta poco per convincervi, è importante che prima di iniziare la serie sappiate che “è tutto finto”.

Oltre il complotto: altri temi

Inside Job rientra nell’orbita di quelle che sono serie animate iconiche di Netflix: BoJack Horseman, Final Space, Rick and Morty (qui una nostra recensione della quinta stagione) sono sicuramente degli esempi perfetti.

Il tema centrale dell’opera è sicuramente quello del complotto, ma questo non è il solo. La serie è capace di affrontare anche altri topic che riguardano la vita privata della protagonista. Da un lato il padre, ex dirigente della Cognito Inc., ha preferito costruire un orso robot per abbracciarla al posto suo e adesso cerca di attirare l’attenzione della figlia, facendola finire nei guai; dall’altro la madre colpisce spesso la ragazza nei suoi punti più deboli. Insomma Reagan non ha avuto vita facile: a scuola veniva emarginata dagli altri bambini, è figlia di due cattivi genitori da cui non ha mai ricevuto un abbraccio e crescendo porterà con sé questi traumi.

Sarà grazie all’aiuto di Brett e della sua squadra (un fungo parlante con poteri telepatici, un dottore drogato, una manager a capo del reparto Manipolazione dei media e messaggi subliminali e un veterano, mezzo uomo e mezzo squalo) che la scienziata riuscirà a crescere e guarire.

Reagan, il padre e l’orso robot

Tra originalità e mainstream

Inside Job è una serie animata che cerca di soddisfare i gusti del pubblico. Solo i più esperti conoscitori di meme riusciranno a cogliere le moltissime citazioni presenti nei dieci episodi. Probabilmente è questo l’aspetto negativo della serie: la continua ricerca dell’audience, vuoi attraverso battute volgari (in una serie per adulti è normale, ma qui sono decisamente troppe), vuoi attraverso continui riferimenti o citazioni alla pop culture, alla cultura del web, finisce col rendere gli episodi troppo carichi, troppo frettolosi.

Nonostante questo, però, la serie risulta molto originale. Riesce, attraverso la satira, a prendere in giro tutti coloro che credono alle più assurde teorie (ciò risulterà evidente in uno specifico episodio).  In attesa della seconda parte, non resta che consigliarvene la visione… prima che i rettiliani prendano il controllo del pianeta!

Beatrice Galati