Non è colpa nostra: Liberazione Queer+ Messina dice NO alla violenza

Forse Messina non diventerà il paradiso per i diritti LGBTQIA+, ma c’è chi cerca di sdoganare la convinzione che, anche per una città come la nostra, che nulla ha da invidiare alle altre città d’Italia, non si possa arrivare ad un’apertura mentale tale da accettare la natura d’altri.

Ma andiamo per ordine, cercando di spiegare il tutto.

LGBT(QIA+) Chi sono? Liberazione Queer+ Messina , cos’è?

LGBT(QIA+) è un acronimo che sta per L lesbiche, G gay, B bisex, T trans\transgender, Q queer, I intersex, A asessuali.

Una lista lunghissima, direte, ma c’è il + perché sono disposti ad accoglierne altre.

Questa è una lunga storia che possibilmente andremo ad approfondire più-in-là.

©GiuliaGreco, Messina 2020

Liberazione Queer+ Messina è il collettivo messinese che riunisce le soggettività della comunità LGBTQIA+, che lotta contro l’omobitransfobia e per la liberazione sessuale.

Queer è un termine comprensivo di tutte le identità sessuali e di genere “diverse” dalla “norma” della società: non etero, non cis o non binarie, e tutte le persone che per i loro corpi la maggioranza esclude, discrimina o finge non esistano. È una parola “potente” perché nasce come un insulto (in inglese era come dire “frocio”), ma la comunità dei queer se ne è appropriata e ha deciso di usarla per sé.

Se ancora non riuscite a trovare una quadra, tranquilli, è normale, anche io ho avuto un attimo di confusione.

Sono un sacco di parole e sembra tutto molto complicato, ma poi la spiegazione vien da se: Queer è un’ identità liberatoria perché significa tante cose eterogenee che uniscono insieme persone molto diverse tra loro. Come delle sfumature, che sono tantissime, e giusto per inserire due frasi fatte, direi : “Che mondo sarebbe senza sfumature” o ancora “Il mondo è bello perché è vario”.

©GiuliaGreco, Messina 2020

Niente di più semplice, se solo questa visione fosse vista e accettata da tutti.

Durante il Community Talk LGBTQ+, organizzato dal collettivo Liberazione Queer+ Messina ieri pomeriggio presso la sede di CMdB, è emerso che le persone omosessuali, bisessuali, genderfluid e via dicendo esistono da sempre, è solo che ora che stanno cercando una voce e vogliono essere rispettate, non negate, specialmente nella nostra città.

Il problema, in parole povere, è che l’ignoranza (letteralmente “mancanza di conoscenza” ) porta alla violenza.

Riportando le stesse parole utilizzate dal collettivo: “Nella nostra città la violenza omolesbobitransfobica è preoccupantemente diffusa ma ugualmente silenziata: passano sotto silenzio atti di bullismo, aggressioni e minacce, ma anche e soprattutto discriminazioni e stereotipi che avvolgono tutta la nostra quotidianità. Dopo alcuni fatti di victim blaming che ci hanno colpito da vicino, abbiamo deciso che è arrivata l’ora di affrontare la questione.

E l’hanno affrontata eccome, pure piuttosto bene.

©GiuliaGreco, Messina 2020

Dopo il Community Talk infatti, la Libreria- Caffè letterario Colapesce ha ospitato l’AperInchiesta, un evento che si è svolto sotto forma di domande davanti ad un aperitivo.

Ad ogni tavolo, oltre che all’aperitivo, sono stati forniti penna e post-it. Un cartellone appeso al muro diviso in quattro colonne: violenza in famiglia, violenza a scuola\lavoro, discriminazioni e stereotipi, strumenti e proposte di tutela.

In un range di tempo di circa 15 minuti, ogni membro del tavolo, nel caso in cui fosse stato vittima di violenza di una delle caselle, doveva scrivere nel post-it il singolo evento in forma anonima; allo scadere del tempo venivano raccolt i post-it e attaccati al cartellone.

©GiuliaGreco, Messina 2020

Anche se i post-it non sembravano molto stabili, le frasi scritte sopra, al contrario, erano molto forti.

Lo stereotipo è violento

Sei troppo maschio per essere gay

Bisessualità=confusione

Gli strumenti e le proposte di tutela hanno impegnato molti post-it (vedi post-it che si incollano male, ndr), tra queste: “sensibilizzazione al di fuori della comunità per fornire supporto“.

©GiuliaGreco, Messina 2020

Tra i termini infiniti imparati ieri sera, ne ho trovato uno anche per me.

Alleati: eterosessuali cis che sposano la causa e difendono e supportano i loro conoscenti e amici queer, perché perfino loro non sono proprio sicuri che tutti dobbiamo per forza essere etero, bianchi, sposati, riproducibili e ugualmente abili. Se vuoi essere un* buon alleat*, intervieni quando senti commenti omofobi; partecipa alle manifestazioni, ma senza togliere spazio per esprimersi alle persone queer, e difendi il loro diritto di esistere come esiti tu.

Cristina Geraci

Non è colpa nostra! Community Talk LGBTQ+ e 1°AperInchiesta sulla violenza

Si terrà giovedì 24 settembre, dalle ore 18:00 fino alle ore 20:00, presso la sede di Cambiamo Messina dal Basso (Via Mario Giurba 15), il Community Talk LGBTQ+ sulle varie forme di violenza. Al termine dell’evento, dalle ore 20:00 alle ore 23:00, il caffè letterario COLAPESCE (Via Mario Giurba 8/10) ospiterà l‘AperInchiesta che approfondirà l’argomento di discussione.

Nella nostra città la violenza omolesbobitransfobica è preoccupantemente diffusa ma ugualmente silenziata: passano sotto silenzio atti di bullismo, aggressioni e minacce, ma anche e soprattutto discriminazioni e stereotipi che avvolgono tutta la nostra quotidianità. Dopo alcuni fatti di victim blaming che ci hanno colpito da vicino, abbiamo deciso che è arrivata l’ora di affrontare la questione!

Cos’è il Community Talk?

È un’assemblea rivolta non solo alle/agli attivisti della nostra associazione ma a tutta la comunità LGBTQ+ in città per affrontare le questioni che ci riguardano collettivamente.

Cos’è l’AperInchiesta?

È un evento che si svolge sotto forma di domande davanti ad un aperitivo: esploreremo insieme un argomento e come questo riguarda noi e la nostra vita di tutti i giorni. In forma anonima tramite bigliettini o, per chi se la sente, intervenendo durante l’evento. Insieme poi discuteremo dei risultati emersi!

Me Too

Racconta con un video o un messaggio la tua storia, che tu abbia subito o assistito ad una violenza omolesbobitransfobica! Contro il rimosso della violenza, costruiamo una comunità forte e unita!
Dove mandare il tuo video: Instagram Liberazione Queer+ Messina, Facebook Liberazione Queer+ Messina.
Mappa per raggiungere Cambiamo Messina dal Basso

Mappa per raggiungere Colapesce

Per maggiori informazioni link all’evento: Non è colpa nostra! // #CommunityTalk LGBTQ+ e 1°AperInchiesta sulla violenza @Messina

Colapesce presenta ”crea la tua T-shirt”

Da sempre Colapesce, locale di ritrovo che fa del gusto e della cultura un binomio, è fucina di idee originali; l’iniziativa Crea la tua T-shirt ne è l’ennesima dimostrazione.

Un innovativo modo di intendere il riciclo attraverso il laboratorio creativo coordinato da Artica17 che trasformerà un’antipatica e noiosa (magari bucata) maglietta in disuso in un’estrosa opera d’arte personalizzata.

 

Colapesce coniuga meravigliosamente il rispetto dell’ambiente ed il piacere della condivisione di un pomeriggio spensierato, “colorato” da un piccolo ma importante sorriso alla natura.

 

Crea la tua T-shirt” tra un sorso di vino e l’altro significa armonia, creatività ed ingegno alla portata di tutti.

 

>Mercoledì 19 Febbraio dalle 17:30 presso i locali di Colapesce date colore alla vostra fantasia, aiutate il pianeta con un piccola ma importante pennellata.

 

 

 

Antonio Mulone

Intervista allo scrittore Giuseppe Staiti – “La Risalita di Colapesce”

“…è bastato chiedersi, e se lui tornasse?”

©Antonino Micari – Giuseppe Staiti (sinistra) dialoga con l’editore Gianluca Buttafarro (destra)

La leggenda di Colapesce narra una storia eterna, che come tutte le serie tv più moderne termina ma ti lascia con il fiato sospeso. E la storia di una figura mitologica rimasta nei mari dello Stretto a sorreggere la Sicilia sembra non voler mai finire. Giuseppe Staiti da sempre coltivava la passione per la lettura, scherzando mi dice che spendeva così tanto in libri che d’un tratto si è detto “Beh, forse ora conviene che inizi a scriverli io!”. In realtà il grande merito (e talento) del giovane scrittore messinese è quello di aver saputo cogliere la necessità di questa storia nel voler essere raccontata, una necessità che tutti i messinesi, siciliani e semplici conoscitori di questo mito sentono. Da qui nascono degli interrogativi che danno lo slancio alla storia de “La Risalita di Colapesce”, edito da La Feluca edizioni. In una splendida domenica, presso la Libreria Doralice – Mondadori point (un gioiellino della litoranea di Messina nord) abbiamo avuto l’opportunità di scambiare qualche parola con Giuseppe Staiti.

Partiamo dal libro. Chi è per te Colapesce?

Colapesce credo che sia un po’ lo spirito delle legende siciliane. Con il fatto di essere un po’ il sostegno della Sicilia, ha un posto privilegiato tra tutte le leggende siciliane. Anzi io ci vedo addirittura una valenza storica: perché i miti, ci tengo tanto a precisare, sì sono delle storie, storielle che le persone raccontano e con cui si intrattengono, però c’è un sottotesto storico, ci sono vari livelli per leggere i miti, e il bello della mitologia è anche questo, che ci raccontano delle storie “oltre”. Partono da questa necessità di avere un qualcuno o qualcosa al di sotto della Sicilia, un sostegno a quest’isola.

L’idea di scriverci qualcosa come ti è venuta?

È venuta un po’ dalla necessità di raccontare questi miti in un modo nuovo. Ho visto che tutte queste storie stavano lì e avevano, anzi, hanno, un grande potenziale letterario. A volte sono raccontate in modo anacronistico, sono sempre viste un po’ con diffidenza.

©Antonino Micari

Probabilmente sei il primo che fa questo tipo di rielaborazione.

Sì, ti posso dire che c’è una citazione che ho aggiunto all’inizio del libro, di questo grande studioso di cultura popolare, Giuseppe Pitrè. Dal 1800 lui ha raccolto una monografia su Colapesce, ne ha raccolto circa 40 versioni, oltre a migliaia e migliaia di altre storie. Lui andava in giro per la Sicilia a chiedere ai pescatori, alle lavandaie, alla gente del popolo di raccontargli una storia. Le ha raccolte tutte in un migliaio di pagine, ha fatto un’enciclopedia del siciliano, della grammatica siciliana, e poi a Colapesce ha dedicato una monografia: comincia questo libro chiedendosi proprio come mai nessuno dei siciliani abbia mai apportato una modifica al mito di Colapesce. Nonostante sia quello più raccontato e meglio conosciuto, risulta il mito con meno innovazione rispetto a tutti gli altri.

La storia di Colapesce invece ha una grandissima potenzialità, ed il tuo libro ne è la prova.

Penso che chiunque abbia letto un libro riconosca subito una buona storia: la si riconosce dal fatto che si vorrebbe non finisse mai, ed è un po’ quello che si prova anche con la leggenda di Colapesce se ci pensi, perché nel finale lui arriva sott’acqua, e poi? Cosa succede? Resta un po’ a metà, è un finale che sentivo servisse. Questa rielaborazione è stata anche doverosa, è arrivata anche spontaneamente, è bastato chiedersi:“ e se lui tornasse?”

A proposito di questo, tu sei laureato in Ortottica, hai studiato violino al Conservatorio, nel frattempo lavoravi anche in macelleria, però tutte le volte che venivo a casa tua per incontrare tuo fratello, mio amico, vedevo delle librerie immense, piene di libri, e non mi capacitavo del fatto che qualcuno potesse leggere così tanti libri in così poco tempo. Cosa ti ha spinto a fare il passo decisivo, dalla passione per la lettura alla scrittura di un libro?

È bastato soltanto sentire la storia con il suo potenziale, quindi proprio una sensazione esterna di questa storia che vuole essere raccontata, e lì hai un po’ l’intuizione. Poi c’è tanto lavoro dietro, mettersi lì con pazienza, costruire la trama, ma a volte basta magari mettere gli elementi, i soggetti, e poi lasciarli vivere. Io credo che il lavoro dello scrittore, nella mia piccola esperienza, stia in questo: non si crea niente, si mettono insieme degli elementi e li si fa camminare, li si fa vivere, li si fa vivere delle proprie scelte. In quei momenti nei quali avevo un dubbio sulla trama mi bastava semplicemente andare a cercare un luogo, una foto di un posto, o semplicemente guardare la Sicilia e vedere che lì, dai luoghi, dai colori, dai profumi usciva fuori una storia, ogni luogo qui ha la sua storia.

C’è tanto di Sicilia, di Messina nel libro, nonostante la sua vocazione moderna.

Sì assolutamente, a volte magari è stato un po’ difficile perché non volevo cadere nell’autoreferenzialità, ovvero una cosa fatta solo per citare, per mettere dei nomi, o una cosa fatta solo perché è siciliana per cui “andatevela a comprare”. Ho tolto tanti nomi, ho cambiato i nomi delle città, proprio perché volevo che fosse visto nella sua storia,  fosse apprezzato per la storia, per la sua componente letteraria.

Tuttavia nel libro c’è molto, in realtà, di tradizione, perché -come dicevamo prima- è uno dei pochi libri in cui c’è una pagina intera dedicata alla bibliografia, quindi comunque hai fatto una grande ricerca.

Sì, è una grande passione che ho, in particolare per i miti e per le tradizioni siciliane, viene tutto da lì.

©Antonino Micari – Libreria Doralice

Come ti vedi da qui a 10 anni? Continuerai a scrivere?

Assolutamente sì! Anzi questo libro lo vedo come il primo di una trilogia, tra dieci anni vorrei continuare, creare tutta una collana di romanzi sui miti siciliani. In questo campo ho trovato un grande serbatoio di storie, un campo veramente fertile su cui scrivere. Anzi, il mio obiettivo è quello di creare una serie di trilogie.

Quindi questo sarà un libro di partenza?

È un po’ una grande panoramica su tutte le possibilità che hanno questi miti siciliani. Poi vorrei far seguire una serie di altri libri che non saranno esattamente dei prequel e dei sequel, ma seguiranno un andamento ciclico. E’ un concetto particolare: il tempo non è lineare, è ciclico ed è una scelta forzata fatta per i miti perché non seguono la vita naturale degli uomini, bensì sono ciclici, continuano ad essere raccontati e raccontati all’infinito. Dunque, questi racconti avranno un punto di partenza e poi si succederanno degli eventi per cui si tornerà continuamente allo stesso punto di partenza, a volte con dei piccoli cambiamenti, ed in tutto i personaggi cercheranno il loro posto in una linea temporale che va avanti e indietro, che li lascia un po’ da parte, ognuno di loro con il proprio desiderio un po’ umano cercherà di ambientarsi.

Già hai in mente qualcosa? Puoi darci qualche anticipazione?

Questo primo libro è incentrato su Colapesce, il secondo che arriverà, ed è già a buon punto, (non so ancora quando uscirà, probabilmente questa è una scelta editoriale) sarà invece incentrato su Giufà e il suo alter ego Ferrazzano che è un po’ meno conosciuto. Però, nella grande enciclopedia di Pitrè anzi ha uno spazio anche più ampio di Giufà: sono queste due maschere, chi è che sembra che ci è o ci fa, e invece quello scaltro che cerca sempre di fregare la gente. Si ritroveranno insieme e cercheranno di dare un rimedio al tempo che torna indietro.

Tu sei un ragazzo eclettico, fai un sacco di cose, ed ad un certo punto dici “No! Io voglio fare lo scrittore, voglio scrivere!” C’è quindi qualche consiglio che vuoi dare a chi ha questa necessità dentro e non ha il coraggio o non fa ancora quel passo?

Innanzitutto vi posso dire che essere una persona eclettica, con mille curiosità come me, in realtà è un disagio di una persona che cerca il proprio modo di esprimersi. Quindi provi tante cose, fin quando non trovi quella con cui ti senti al tuo posto. Io ho provato con la musica, sono andato al Conservatorio, però non era il mio ambiente ed ho lasciato perdere. Ho provato con gli studi di ortottica, però non mi integravo benissimo, mentre i libri sono stati sempre una costante nella mia vita, ci sono sempre stati.

Quindi hai iniziato a scrivere da profano? Senza aver fatto alcun corso?

Da lettore. Credo che il punto di partenza sia “da lettore”, un punto di partenza che non vorrei dire essere il migliore, però è l’altra faccia della medaglia, bisogna essere un lettore per essere uno scrittore, questo è sicuro. Quello che manca è la storia. Uno può essere bravo quanto vuole, può essere anche Proust, cioè tecnicamente la penna migliore del mondo, però se ti manca la storia non ci puoi fare niente, cioè non puoi appioppare a qualcuno 3000-4000 pagine dei tuoi diari!

Quindi il consiglio che dai ad un ragazzo che vuole approcciarsi a questo mondo qual è?

Leggere tanto fino a quando non trovi il tuo spazio, la tua storia, ciò che senti la necessità di raccontare.

Libro “La Risalita di Colapesce”: http://www.lafelucaedizioni.it/catalogo.html

 

Antonio Nuccio, Alice Scarcella, Emanuele Chiara

Presentazione del libro “La risalita di Colapesce” di Giuseppe Staiti

Presentazione del libro “LA RISALITA DI COLAPESCE” di Giuseppe Staiti.

La presentazione avverrà Domenica 1 Dicembre, alle 11:00, presso la Libreria Doralice – Mondadori Point in Via Consolare Pompea 429/431, 98167 Messina.


Quante volte abbiamo sentito raccontare la storia di Colapesce? Delle meraviglie che scoprì in fondo al mare e della sua scelta eroica di rimanere sott’acqua a sostenere la Sicilia sulle proprie spalle, salvando l’isola dall’inabissamento. Ma cosa accadrebbe se Cola un giorno tornasse in superficie? Smettendo, suo malgrado, di sostenere l’ultima delle tre colonne che sorreggono l’isola.

Preparatevi a seguire Cola nella sua risalita alla terraferma, in una terra distopica e devastata, in cui i miti e le leggende siciliane sono i protagonisti, fra cantastorie rivoluzionari e Beati Paoli assassini, tutti alla ricerca del loro posto e della loro storia da vivere.

Incontro con l’Autore Giuseppe Staiti
Dialoga con l’Editore dott. Gianluca Buttafarro (La Feluca Ed.)
In copertina: illustrazione di Fabio Franchi

Ingresso libero
Info book http://www.lafelucaedizioni.it/catalogo.html

Tra mito e scienza: le due facce di Messina

La Sicilia è da sempre terra di miti e leggende: ci siamo mai chiesti però cosa ci sia alla loro origine?

Fin dalla notte dei tempi l’uomo si pone delle domande, molte delle quali aventi oggi risposte scientifiche. È chiaro però che lo stesso non accadesse per gli antichi, che trovavano nei racconti mitologici un modo per rispondere a moltissimi quesiti, soprattutto riguardanti fenomeni naturali inspiegabili.

Vediamo insieme come alcune delle leggende siciliane più famose siano proprio nate da un’esigenza di trovare delle risposte e come invece, oggi, proprio queste risposte siano state date.

Scilla e Cariddi

Presenti già nei poemi omerici, queste due figure vengono descritte come mostri marini presenti nello Stretto di Messina. Sulla costa calabra si trovava Scilla, ninfa trasformata dalla maga Circe in mostro marino dalle sei teste, mentre lungo la costa sicula si trovava Cariddi, figura mitologica trasformata da Zeus in mostro marino dalla gigantesca bocca e punita così per la sua voracità. Si pensava che Cariddi ingoiasse le navi per poi rigettarle in mare contro Scilla.

Fenomeno dell’Upwelling. Fonte: Tempostretto

Oggi sappiamo che Scilla non è altro che uno scoglio presente nella costa calabrese, mentre Cariddi un gorgo (vortice creato dalle correnti). Infatti, le correnti dello Stretto causavano parecchi problemi alle imbarcazioni più antiche, tali da dare origine alle due figure mitologiche.

Nello Stretto si incontrano il Mar Ionio e il Mar Tirreno, bacini con acque completamente differenti che creano quindi particolari fenomeni idrodinamici: quando l’uno presenta l’alta marea rigetta le sue acque nel bacino vicino, che si trova invece in fase di bassa marea, e viceversa. Questo fenomeno è noto come “Upwelling”.

La fata Morgana

Frederick Sandys, La fata Morgana

Il personaggio, legato alla mitologia anglosassone, è presente anche in una versione Normanna, che vede la fata stabilita proprio nello Stretto di Messina. Si raccontava che questa si divertisse a ingannare tutti coloro che volessero giungere in Sicilia dalla Calabria. Tra questi, un re arabo che si trovava sulle coste calabre quando la fata gli fece credere di poter quasi toccare la terra siciliana facendo anche un solo passo: le coste gli apparvero quindi molto più vicine e il re decise di gettarsi in acqua per raggiungere l’altra sponda finendo così per annegare.

Fonte: Il Messaggero

Questa leggenda si rifà a un fenomeno atmosferico:  quando la temperatura dell’aria vicina al suolo è minore di quella sovrastante si crea una differenza che fa sì che la luce non segua la sua direzione usuale ma venga rifratta, creando così un effetto ottico o miraggio che fa apparire gli oggetti lontani molto più vicini.

Questo fenomeno è conosciuto ancora oggi come fenomeno della Fata Morgana proprio in riferimento alla leggenda normanna.

La grotta dei Ciclopi a Milazzo

La leggenda vuole che sia ambientata proprio a Milazzo la scena dell’Odissea in cui Ulisse incontra Polifemo. Questa credenza veniva confermata sia dalla presenza di una grotta, sia dall’ipotesi che gli antichi abitanti siculi avessero trovato degli scheletri con un foro al centro del cranio, al tempo attribuiti a una possibile origine ciclopica.

In realtà, i crani appartenevano a una particolare specie preistorica, gli elefanti nani. Le dimensioni ridotte rispetto alle altre specie sono dovute al cosiddetto “nanismo insulare”: fenomeno diffuso nelle zone con comunità isolate, nelle quali i continui incroci tra consanguinei sono la regola.  I siciliani del tempo non riuscendo però a spiegarsi a chi potessero appartenere i reperti, scambiarono il foro per la proboscide con l’occhio centrale del ciclope e giunsero a questa bizzarra conclusione.

Colapesce

Soffitto del Teatro Vittorio Emanuele (Messina),  Renato Guttuso. Fonte: Normanno

Un’altra famosissima leggenda è quella di Colapesce, un giovane siciliano, Nicola, che amava trascorrere le sue giornate in mare alla ricerca di tesori. Per questo motivo il re Federico II lo volle mettere alla prova, lanciando in mare oggetti preziosi e chiedendo al ragazzo di riportarli indietro. Durante uno di questi tentativi Colapesce, così soprannominato per la sua abilità nel destreggiarsi in acqua, si accorse che la Sicilia poggiava su tre colonne, una delle quali, vicino a Messina, consumata. Egli rimase dunque in mare a sorreggere quella colonna: si pensava che a far tremare la terra tra Messina e Catania in alcuni giorni fosse appunto il giovane che cambiava il lato della spalla sul quale poggiava la colonna, stanco per la fatica.

Oggi esistono numerosissimi studi sulla sismicità della zona messinese. Uno in particolare, pubblicato su Nature Communications, mostra anche una correlazione tra attività sismica ed eruzioni vulcaniche.

“Le faglie lungo le quali risale il mantello della Tetide”, spiega la coordinatrice della ricerca Alina Polonia,  “controllano anche la formazione del Monte Etna, dimostrando che si tratta di strutture in grado di innescare processi vulcanici e causare terremoti. Queste faglie, infatti, sono profonde e lunghe decine di chilometri, e separano blocchi di crosta terrestre in movimento reciproco”.

Nonostante quanto detto trovi ormai una spiegazione scientifica, queste leggende e credenze continuano ad essere raccontate e tramandate: forse perché per secoli hanno contribuito alla formazione di un’identità culturale, o forse perché hanno ancora oggi la capacità di affascinare coloro i quali si soffermino ad ascoltarle.

Cristina Lucà

Il Sincero Festival: un atmosfera magica e intima che unisce le persone!

Mercoledì 10 Aprile 2019. Messina. Ore 21.00. Colapesce Cocktail Bar – Caffetteria – Libreria.  Il siciliano Davide Rosolini, CantAttore,FantArtista, CreAttivo e Creatino, si è esibito in live con il suo Tradi Tour.

Quattro termini del tutto singolari lo descrivono: CantAttore perchè opera da anni nel teatro canzone ed i suoi brani sono dei veri e propri microspettacoli teatrali che hanno spesso a che fare con tutti quei problemi semplici della vita dove ci si può sempre trovare dentro la pesantezza di una domanda esistenziale. FantArtista poichè oltre a cantare, suonare e scrivere si imbatte nella realizzazione di strane opere e gadget per i suoi spettacoli, dal Kit dell’ uomo solo al porta portachiavi, dai cartelloni guida per il pubblico  a straordinarie mostre di arte contemporanea. CreAttivo per la sua forte e ricca attività creativa che gli fa sfornare album, canzoni, fumetti, trailer, film, spettacoli, miracoli.  Creatino poichè in fondo è uno di quei creativi molto cretini, che parlano d’ amore con uno sguardo placido e scanzonato senza prendersi mai sul serio.

Davide Di Rosolini, nato a Modica (RG) nel Gennaio del 1982, ha iniziato la sua carriera musicale nel 1998 come bassista/chitarrista in diverse band. Ha pubblicato due dischi con la band Tetra Martire, dov’era cantate e chitarrista: Tre quarti d’ira (2004), Poco prima della fine (2005).È stato fondatore del duo di teatro-canzoni Unduo, insieme a Costanza Paternò con cui ha pubblicato due dischi: Travolti da un insolito destino (2008), Novena (2009). È l’ideatore e il direttore artistico del Sincero Festival. È fondatore dell’associazione no profit per lo sviluppo della musica d’autore MU. Dal 2010 ad oggi pubblica album da solista: Disordine sotto il soppalco (2010), T.R.I.S. (2011), Praticare il bivacco (2012), Combattere l’ansia (2012), Flli Di Rosolini in Novena (2013), Disordine sopra il soppalco (2014), Chilometri, etilometri & aritmie (2015), Il male (2016) e “il male (il film)”(2017).

Locale gremito e pubblico attento in occasione del Sincero festival. Nato nove anni fa dalla mente di tre artisti: Davide Di Rosolini, per l’appunto, Cristiano Fronte e Giorgio Trufley. Il Sincero Festival, è una realtà particolarissima che nonostante non gode di nessun tipo di patrocinio riesce a portarsi avanti attraverso un autogestione consapevole e attraverso la sensibilità di artisti internazionali che, innamorati del progetto, vengono da ogni parte del mondo per sostenerlo.

E’ l’esperimento più riuscito di festival autogestito. Nonostante non goda di nessun contributo pubblico e sia vivo solo grazie alle offerte libere del pubblico e al contributo degli artisti che, innamorati dell’iniziativa, lo sostengono ogni anno portando il meglio dei loro spettacoli, riesce a regalare un atmosfera magica e intima che unisce le persone e fa crescere dentro i cuori di tutti il senso di appartenenza ad una grande famiglia.

Gabriella Parasiliti Collazzo