Il Coronavirus blocca Hollywood: tante le uscite in sala rinviate

Quelli che stiamo vivendo sono giorni surreali, infiniti, sospesi nel vuoto.

L’emergenza pandemica che investito l’intero globo ha prodotto delle conseguenze concrete anche sul mondo della settima arte e delle dimensioni professionali che vi ruotano attorno.

Produzioni in stand-by, riprese interrotte, set “smontati”, serie tv sospese, uscite nelle sale rinviate e non solo.

Qui vi proponiamo una rapida – ma intensa  – carrellata di ciò che ci aspetta una volta rientrata l’emergenza sanitaria!

NO TIME TO DIE

Fonte: ItaliaSera

Il titolo del venticinquesimo lungometraggio dedicato alle gesta di James Bond, beffardo ed attuale quanto mai, era indubbiamente tra le pellicole più attese.
Il film diretto da Cary Fukunaga, inizialmente previsto per aprile, è stato posticipato al 12 novembre 2020. Considerando l’imminenza del suo arrivo in sala, con Daniel Craig & Co. in rampa di lancio, lo spostamento degli eventi marketing e della campagna pubblicitaria creata attorno all’ultimo capitolo di 007 non sarà affatto indolore per le casse della Universal.
Questo slittamento potrebbe costare tra i 30 e i 50 milioni, basti pensare ai 5 milioni di dollari investiti nel Super Bowl di febbraio.

FAST & FURIOUS 9

Fonte: Comicus

Come insegna il buon vecchio Dominic Toretto: la famiglia prima di tutto. Del resto si sa: la famiglia va protetta, a qualsiasi costo.
Questa volta, però, Vin Diesel ha dovuto inserire la retromarcia.
La star americana, inizialmente, aveva rassicurato i fan della fortunata saga Fast & Furious, garantendo loro l’uscita regolare del nono attesissimo capitolo.
L’attore aveva anche rimarcato l’importanza del cinema come fonte di svago e di leggerezza in un momento delicato ed incerto come questo.
Purtroppo per i fan del cinema rombo e motori così non è stato, anche l’uscita di Fast & Furious è stato rimandato al 2 aprile 2021.

A QUIET PLACE 2

Fonte: Ansa

La prima pellicola è stata una delle sorprese del 2018.
Un dramma familiare che rende la narrazione tesa ed estremamente coinvolgente, ambientato in uno scenario post-apocalittico ispirato, visivamente potente e soprattutto credibile.
Il sequel, che era previsto per Aprile 2020, è la naturale conseguenza di un successo acclamato.
A Quiet Place 2 slitta a data da destinarsi, ad annunciarlo è stato Krasinski regista-attore-sceneggiatore con attraverso il suo account Instagram: “Le persone sostengono che il nostro film vada visto tutti insieme in sala. Ebbene, a causa delle mutevoli circostanze di ciò che sta succedendo in questo momento intorno a noi, questo non è chiaramente il momento giusto per una cosa del genere. Anche se eravamo estremamente entusiasti di farvi vedere il film al più presto, aspetteremo a distribuirlo, in modo che tutti possiamo vederlo insieme”.

BLACK WIDOW

Fonte: SkyNews

Anche un colosso come la Disney ha dovuto deporre le armi davanti al nemico invisibile coronavirus.
Dopo aver resistito sino all’ultimo, anche Black Widow viene travolto da questo ineluttabile effetto domino.
Il cinecomic dedicato ad esplorare le “ombre” affascinanti di Vedova Nera, interpretata dalla magnifica Scarlett Johannson quest’anno candidata a due premi Oscar, era previsto nelle sale italiane per il 30 aprile, ma è stato spostato a data da destinarsi.
Dunque anche i fan dei fumetti Marvel dovranno arrendersi all’idea di pazientare per vedere in sala il primo adattamento cinematografico sulla Vedova Nera.

AVATAR

Fonte: TgCom24

La produzione dei tre attesissimi sequel di Avatar, le cui riprese erano in corso in Nuova Zelanda, è stata “rinviata fino a nuovo avviso”.
Il cast e la troupe della saga creata e diretta da James Cameron sono tornati a Los Angeles.
La previsione, sebbene molto ottimistica, è quella di tornare negli studi di Wellington entro la fine dell’anno.
Pare quindi che il coronavirus abbia messo in ginocchio anche i “giganti blu” di Pandora, chissà ancora per quanto tempo.

MATRIX 4

Fonte: Ciak!

Anche la quarta pellicola dell’ormai storico “The Matrix” ha dovuto chiudere i battenti della produzione.
Conclusesi le riprese in quel di San Francisco, il progetto si è letteralmente arenato a Berlino, dove l’intera troupe si trova bloccata.
Non è ancora stata comunicata una data di uscita nelle sale dell’ultimo entusiasmante atto che vede di nuovo insieme Keanu Reeves e Carrie-Anne Smith.
Un po’ di pazienza, Neo sta per tornare nel cyber-spazio.

THE BATMAN

Fonte: Movieplayer

Le riprese del nuovo lungometraggio sull’ultimissima versione del celebre uomo-pipistrello della DC, già fermatesi per due settimane, sono state ulteriormente arrestate per ovvi motivi di sicurezza.
Il regista Matt Reeves ha confermato sul suo profilo Twitter la proroga dello stop: “Ci siamo fermati finché non sarà sicuro per tutti noi riprendere le riprese. Tutti sono al sicuro per il momento, grazie per averlo chiesto, e state al sicuro anche voi”.
The Batman aveva attirato i riflettori di Hollywood su di sè, soprattutto per la presenza di Robert Pattinson, ritenuto perfetto persino dall’ex Batman Ben Affleck.

Ai cinefili è chiesta in questo momento un po’ di pazienza.

Tutto è stato sospeso, nulla cancellato Il prossimi mesi saranno pregni di buon cinema, abbiate fiducia.

Antonio Mulone

Il più grande fan del cinema

Uno dei più celebri registi della storia del cinema oggi compie 57 anni.

Quentin Tarantino è oggettivamente una pietra miliare della settima arte che ha ricevuto e, soprattutto, ha donato tantissimo alla cinematografia mondiale. Le sue opere andrebbero riviste molteplici volte per cercare di coglierne buona parte dei significati, apprezzarne i contenuti e comprenderne il genio del loro creatore.

Quentin Tarantino nel film Le Iene – Fonte: ciakclub.it

Filmografia

La filmografia di Tarantino andrebbe esposta in un museo d’arte. Il regista non ha diretto un numero elevato di pellicole, ma qualsiasi progetto ideato o creato da Quentin è praticamente un capolavoro.

Il primo film, Le Iene,  si contraddistingue per i dialoghi altamente sopra le righe, per l’ambiguità morale dei personaggi, per l’uso dell’analessi e soprattutto per la rappresentazione della violenza nuda e cruda. Nel cast troviamo attori già affermati, come Harvey Keitel e Steve Buscemi, ed interpreti che diventeranno celebri proprio grazie a questo film come Tim Roth e Michael Madsen, i quali reciteranno in quasi tutti i film di Tarantino.

Una scena del film Le iene – Fonte: newyorker.com

Grazie a Le Iene, Quentin diviene uno dei maggiori registi emergenti di Hollywood: infatti gli vengono offerti diversi progetti, come Speed e Men in Black. Questi vengono rifiutati dal cineasta, in quanto ha preferito dedicarsi completamente alla stesura della sua prossima sceneggiatura, ovvero Pulp Fiction.

La pellicola rappresenta la rivoluzione del cinema indipendente. E’ un continuo alternarsi di prolessi ed analessi mediante le quali il regista rimescola storie che apparentemente risulterebbero essere completamente scollegate tra loro. Il film ha rilanciato la carriera di John Travolta ed ha consacrato quella di Samuel Jackson, artefice di una delle migliori interpretazioni attoriali della storia. Tarantino venne premiato con l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale, insieme all’amico fraterno Roger Alvary.

Nel 1997 il regista dirige Jackie Brown. All’inizio il film fu un insuccesso, ma in seguito ne venne apprezzata la regia più matura e ricercata con la quale Tarantino ha deciso  di distaccarsi dai suoi canoni classici. Il film presenta nel cast Robert De Niro e Samuel Jackson, autori di eccellenti prove d’attore.

Dopo 6 anni di pausa nel 2003 esce nelle sale Kill Bill. La produzione ha pregato Quentin di accorciare il film data l’eccessiva lunghezza della pellicola, ma il regista decise di dividerlo in due parti. Due film d’azione veri e propri dove non mancano ovviamente gli elementi emblematici del suo cinema ed omaggi al cinema orientale.

In seguito dirige Bastardi senza gloria (2009). In questo film Tarantino racconta la seconda guerra mondiale da un punto di vista alquanto singolare dato che non è presente nemmeno una scena ambientata in un fronte bellico. Gran parte della narrazione si svolge all’interno di ristoranti, pub e di un cinema, come se tutte le vicende rappresentate dal regista facessero da contorno ad uno degli avvenimenti più catastrofici della storia dell’uomo.

Il film, che ha incassato globalmente 313 milioni di dollari, ha ricevuto 8 candidature agli Oscar, trionfando nella categoria migliore attore non protagonista con Cristoph Waltz, allora sconosciuto.

Locandina del film Inglourious Basterds – Fonte: mymovies.it

Dopo 3 anni esce nelle sale Django Unchained. Con questa pellicola finalmente Quentin ha potuto rendere omaggio al suo più grande mito del passato, Sergio Leone, che gli ha illuminato l’adolescenza con i suoi spaghetti-western.

Il cast del film è ricco di star hollywoodiane di alto calibro come Jamie Foxx, Leonardo Di Caprio, Samuel Jackson e Cristoph Waltz, tutti autori di brillanti interpretazioni. Il film ha incassato 425 milioni e si è aggiudicato due Oscar per la miglior sceneggiatura con Tarantino e per il miglior attore non protagonista nuovamente con Cristoph Waltz.

Nel 2015 dirige The Hateful Eight. Un altro film sempre a tema western ma incentrato maggiormente sui dialoghi piuttosto che sull’azione come Django. Per questo film, Ennio Morricone, ha vinto sia il Golden Globe che l’Oscar per la miglior colonna sonora.

Nel 2019 esce nelle sale C’era una volta a… Hollywood con un cast fuori dall’umana concezione in quanto sono presenti Leonardo Di Caprio, Brad Pitt, Al pacino, Margot Robbie Kurt Russell, Luke Perry e tante altre star di Hollywood.

Stile e particolarità

I film di Tarantino presentano elementi ricorrenti che marchiano il suo stile cinematografico in maniera indelebile.

I dialoghi sopra le righe sono presenti in tutti i suoi film. Vengono utilizzati anche per argomentare su concetti banali come “la mancia” in Le Iene o “il massaggio ai piedi” in Pulp Fiction.

Lo stallo alla messicana (cioè quando 3 o più personaggi discutono tra loro mirandosi con una pistola a vicenda) è presente in diverse pellicole come Le Iene, Pulp Fiction, Bastardi senza gloria e Django Unchained.

Cristoph Waltz e Jamie Foxx in una scena di Django Unchained – Fonte: jamovie.it

In tutti i film i personaggi di Tarantino fumano le sigarette Red Apple, un marchio di sigarette completamente inventato dal regista stesso.

Ogni pellicola presenta un’infinità di riferimenti ad altri film del passato di vario genere che hanno arricchito l’enorme cultura cinematografica di Quentin.

Egli infine è solito effettuare un cameo in ogni sua pellicola dove nella maggior parte delle occasioni muore brutalmente.

 

Quentin Tarantino è sicuramente uno dei più grandi cineasti della storia. La sua più grande caratteristica è quella di essere uno dei fan più accaniti del cinema, e ciò lo ha portato a conoscere ogni angolo della settima arte, cogliendone gli aspetti più profondi per rappresentarli secondo il suo stile al grande pubblico. Quentin è la rappresentazione di ognuno di noi: nasce come uno spettatore appassionato di cinem,a che poi ha avuto la possibilità di poter lavorare all’interno di quel mondo e di imporsi grazie alle sue conoscenze ed al suo genio.

Vincenzo Barbera

 

Gary Oldman: l’uomo dai mille volti

Oggi uno dei più grandi attori della storia compie oggi 62 anni.

Gary Oldman può essere definito la versione inglese di Christian Bale, in virtù della sua eccezionale capacità di trasformare il suo corpo ed adattare il suo accento per dare vita a personaggi molto lontani dalla sua vera natura. Un attore, regista, sceneggiatore, produttore che ha dato tantissimo al cinema e che non si ferma mai.

Gary Oldman – Fonte: cinematographe.it

La vita

Nato a Londra nel 1958, Gary non vive un’infanzia tranquilla.

Il padre è fortemente alcolizzato e decide di abbandonare la famiglia quando il piccolo Oldman aveva appena 7 anni. Egli crescerà ed andrà avanti comunque soprattutto grazie all’aiuto della madre e delle due sorelle maggiori.

Durante l’adolescenza si appassiona alla musica, infatti si dedica al pianoforte studiando da autodidatta. Ben presto però il suo istinto lo porta a seguire la strada della recitazione ed a 15 anni diventa membro del Greenwich Young People’s Theatre.

In seguito abbandona gli studi per lavorare in un negozio di articoli sportivi, ma il tempo libero è totalmente dedicato alla recitazione, alla musica e alla lettura di classici.

Dopo non essere stato ammesso alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra, viene accolto nella Royal Shakespeare Company e nel 1986 debutta al cinema con il film Sid and Nancy diretto da Alex Cox. Così il giovane Gary inizia a farsi largo tra le produzioni indipendenti diventando una delle nuove promesse del cinema inglese.

Un giovane Gary Oldman – Fonte: movieplayer.it

Nel 1992 interpreta il conte Dracula nella pellicola Dracula di Bram Stoker, diretta da Francis Ford Coppola, ottenendo il successo a livello mondiale.

Nel 1995 l’attore si sottopone ad una cura disintossicante dall’alcol e nel 1997 uscirà il film Nil by Mouth prodotto, scritto e diretto da Oldman stesso, il quale ha preso spunto dalla propria esperienza per raccontare gli effetti delle dipendenze sulle persone.

Sposatosi la bellezza di 6 volte, è padre di 3 figli ed è stato grande amico del compianto David Bowie: infatti, nel 2013 ha inciso la canzone You’ve Been Around per l’ultimo album di quest’ultimo.

Gary attore

Gary Oldman ha preso parte ad una miriade di capolavori cinematografici. Il suo talento attoriale e le sue fredde espressioni facciali lo hanno favorito nell’ottenere molto spesso la parte del cattivo in diverse pellicole. Nei primi minuti del film Dracula di Bram Stoker non lo vediamo ancora trasformato in vampiro e l’attore ha modo di poter far manifestare platealmente al proprio personaggio tutto il pathos e le emozioni che egli prova.

Nel momento in cui si trasforma nel demone della notte lo vediamo annichilirsi, quasi spegnersi, infatti ogni sua reazione è ridimensionata, ma comunque ricca di sentimento. Ha dato vita ad un personaggio pacato (fatta eccezione per alcuni momenti) che si relaziona con i suoi interlocutori mostrando calma e parsimonia, ma grazie alle sue mute espressioni ed alla gestualità teatrale suscita un costante stato di ansia e brivido nello spettatore. È sicuramente una delle sue migliori prove d’attore.

Gary Oldman nei panni del conte Dracula – Fonte: garrettmack.com

La filmografia di Gary è ricca di pellicole d’altissima qualità, quali Air Force One (1997), in Hannibal (2001), il ruolo di Sirius Black nei film di Harry Potter, la parte del tenente di polizia James Gordon nei Batman di Cristopher Nolan, e nel film L’ora più buia.

L’ora più buia

Sicuramente la performance migliore di Gary Oldman.

L’attore interpreta Winston Churchill che nel 1940 deve prendere una delle decisioni più importanti degli ultimi secoli, che cambierà le sorti del mondo in maniera irreversibile.

L’immedesimazione dell’attore nei panni del primo ministro inglese è spaventosamente profonda nonostante l’età avanzata del personaggio che deve interpretare.

Oldman riesce perfettamente a trasmettere tutti i dubbi ed i timori che probabilmente avranno afflitto Churchill divenuto da poco primo ministro in un momento particolarmente difficile dato che dovrà decidere tempestivamente se firmare un trattato di pace con la Germania nazista o continuare la guerra per difendere i propri ideali.

Per questo ruolo l’attore è stato premiato con l’Oscar per il miglior attore protagonista nell’edizione del 2018.

Gary Oldman che interpreta Winston Churchill nel film L’ora più buia – Fonte: style.corriere.it

 

Un attore versatile, capace di interpretare anche il più arduo dei ruoli. Gary Oldman è un modello di ispirazione per tutti gli aspiranti attori, in quanto è in grado potenzialmente di poter recitare un qualsiasi ruolo che gli venga proposto, anche se completamente opposto al suo modo di essere.

La particolarità di Oldman è quella di saper ricreare egregiamente l’essenza stessa di un personaggio, e su questa base poi studiarne le molteplici sfumature, che vengono incanalate e trasmesse tramite la recitazione. Inoltre, possiede una presenza scenica mastodontica: potrebbe anche tenere in piedi un’unica sequenza restando in silenzio per 15 minuti, mantenendo comunque alta la soglia d’attenzione dello spettatore.

Vincenzo Barbera

#iorestoacasa: Guida di sopravvivenza pt.3

In questi tempi dalla natura alquanto singolare, stiamo imparando che alla fine non è poi chissà quale sacrificio stare chiusi in casa per un periodo di tempo, anche se così lungo. Sicuramente anche grazie alla nostra guida (qui la parte 1 e la parte 2) che vi terrà compagnia giorno per giorno.

Oggi ci occupiamo di una forma di intrattenimento molto nota… ma che, proprio per questo, necessita sempre più di idee originali e semisconosciute, oltre alla riscoperta di qualche classico.

LUNEDÌ: Prova a prendermi (2002)

Film diretto da Steven Spielberg con protagonisti Leonardo Di Caprio e Tom Hanks affiancati da un magistrale Cristopher Walken. La pellicola narra l’incredibile storia di Frank Abagnale (Leonardo Di Caprio), un giovane ragazzo che, in seguito ad una crisi finanziaria del padre, decide di andarsene da casa per tentare di risanare la situazione.

Fonte: Telefilm Central

La mente estremamente brillante di Frank e la sua forza di volontà lo aiuteranno a sbarcare il lunario; tuttavia le sue azioni non sono prettamente legali, infatti sarà costantemente pedinato da Carl (Tom Hanks), un agente dell’FBI.

MARTEDÌ: Facciamola finita (2013)

Pellicola altamente demenziale dove l’ignoranza regna sovrana. Il cast è ricco di giovani star hollywoodiane come James Franco, Seth Rogen, Jonah Hill e Jay Baruchel, i quali interpretano se stessi.

Il film inizia con Seth Rogen all’aeroporto di Los Angeles mentre aspetta il suo amico Jay per trascorrere un week-end a base di marijuana, cibo spazzatura e videogiochi. La sera i due si recano ad una festa organizzata da James Franco nella sua villa di Beverly Hills, ma ad un tratto l’apocalisse ha inizio e li costringe a barricarsi nel grande villone di Franco per cercare di sopravvivere. Questo susseguirsi di sketch comici e di momenti di in cui l’intelletto umano viene sostituito interamente dall’idiozia vi ricorda qualcosa?

Locandina del film Facciamola Finita – Fonte: mymovies.it

MERCOLEDÌ: The Lincoln Lawyer (2011)

Il film che ha rilanciato la carriera di Matthew McConaughey e gli ha aperto le vie per diventare uno dei più grandi attori della storia.

La pellicola, diretta da Brad Furman, racconta la storia di Mickey Haller, un eccellente avvocato noto per i suoi metodi abbastanza discutibili ma estremamente efficaci per tutelare i suoi assistiti.

Fonte: cinematographe.it

Il racconto presenta una serie di colpi di scena che lasciano di stucco lo spettatore, il quale deve tenere un livello d’attenzione alle stelle per non perdersi nemmeno un passaggio della vicenda, così da poter comprendere il tutto e godersi a pieno quest’opera cinematografica.

GIOVEDÌ: Carnage (2011)

Diretto dal celebre Roman Polanski, Carnage è un film particolare. Narra la storia di due coppie di genitori che si riuniscono all’interno di una casa per discutere di un litigio insorto tra i figli delle rispettive famiglie. Il film è ambientato tutto all’interno dell’appartamento dove i toni della conversazione vanno ad inasprirsi sempre di più e fanno nascere nello spettatore un’ansia abissale.

Nel cast di soli 4 attori spiccano Cristopher Waltz, Jodie Foster, Kate Winslet e John Christopher Reilly (i primi 3 tutti vincitori di un Oscar, mentre John comunque è stato candidato nel 2003).

Fonte: cinematographe.it

VENERDÌ: Sweeny Todd – il diabolico barbiere di Fleet Street (2007)

A mani basse il miglior film della coppia formata da Tim Burton e Johnny Depp.

Il musical racconta la storia (forse vera) di Benjamin Barker, un barbiere che viene ingiustamente arrestato ed esiliato in Australia dal crudele giudice Turpin (interpretato dal compianto Alan Rickman), il quale brama Lucy Barker, moglie di Benjamin.

Dopo 15 anni il barbiere riesce a fuggire e a tornare a Londra dove adotta il nome fittizio di Sweeney Todd ed apre bottega a Fleet Street sopra al negozio fatiscente di Mrs Lovett (Helena Bonham Carter). La donna gli racconta che il giudice durante la sua assenza ha violentato la moglie e che la tiene segregata in casa sua figlia. Ciò scatenerà l’ira funesta di Sweeney sui suoi poveri clienti, con risvolti del tutto inaspettati.

A sinitra Johnny Depp e a destra Helena Bonham Carter nei panni di Sweeney Todd e Mrs Lovett – Fonte: ilsuperuovo.it

SABATO: Hook – Capitan Uncino (1991)

Film diretto da Steven Spielberg con un cast incredibile in cui spiccano Robin Williams, Dustin Hoffman e Julia Roberts.

Il regista analizza la storia di Peter Pan in chiave diversa rispetto ai canoni classici. Infatti, assistiamo alle vicende di un Peter adulto, divenuto uno stimato avvocato il quale ha dimenticato completamente l’isola che non c’è ed i bimbi sperduti, tant’è che una volta tornato lì fa fatica a credere che quella sia la realtà.

DOMENICA: L’evocazione – The Conjuring (2013)

La pellicola, diretta da James Wan, ha dato inizio ad una serie di film, tutti collegati tra loro in maniera impeccabile, che ha spaventato ed impressionato il mondo intero.

Fonte: amazon.it

Il film narra le vicende di una famiglia trasferitasi all’interno di una casa dove giorno dopo giorno avvengono fatti sempre più inspiegabili ed agghiaccianti. Dopo che la madre viene attaccata dallo spirito di una donna anziana, la famiglia decide di chiedere aiuto ai coniugi Warren, due investigatori del paranormale (sui quali è incentrata l’intera serie e che sono realmente esistiti).

 

Speriamo che questi film possano tenervi compagnia in un momento così particolare della nostra storia.

Per fortuna di pellicole che meritano ne abbiamo a bizzeffe e per tutti i gusti: quindi rilassiamoci un po’ e concediamo ai grandi artisti la possibilità di farci fuggire con la mente.

Vincenzo Barbera

#iorestoacasa: libri e film messinesi da (ri)scoprire

In questi giorni di quarantena in cui siamo costretti a stare distanti, noi di UniVersoMe cerchiamo comunque di starvi un po’ più “vicini”. Tutti hanno dovuto riorganizzare le loro vite, le loro giornate; c’è chi guarda serie tv, chi legge, chi ancora improvvisa palestre in casa. Oggi anche noi abbiamo voluto darvi alcuni consigli e idee per impegnare il vostro tempo nel migliore dei modi.

La particolarità? Abbiamo scelto di dare risalto alle personalità messinesi contemporanee e vi proponiamo quindi libri e film di autori, registi ed attori messinesi. Scopriteli insieme a noi!

Per chi vive sulle tartarughe, Leonardo Mercadante

Nel primo libro che vogliamo consigliarvi, l’autore analizza la curiosità, la capacità di preoccuparci del prossimo, l’empatia propria dell’infanzia. Al centro della storia è appunto un bambino che riflette sul mondo dei grandi, ponendo domande e cercando continuamente risposte. “Se siamo tutti nel mondo, e ogni cosa è sopra qualcos’altro, il mondo dov’è?”.

Fonte: Edizioni Smasher

Ma nel mondo degli adulti non sembra esserci molto spazio per il protagonista e le sue risposte lo portano in un mondo parallelo fantastico. Qui, attraverso metafore e fantasia viene affrontato quello che è in fondo il processo a cui va incontro l’umanità intera: un’umanità che si pone delle domande, si affida a sacerdoti e scienziati e alle loro verità. “[…]Spesso la fiducia è un salto nel buio. Ma dove si trova allora il confine tra pensiero libero e fiducia nell’altro, tra sano individualismo ed egoismo? E quando la fiducia nell’altro diventa invece un delegare le proprie responsabilità per non occuparsene più?”.

Storia di un bambino qualunque dunque, con le sue domande quantomeno attuali, ma anche la storia di tutte le altre persone che vivono in questo pianeta, la mia, la tua, una storia di fiducia e di potere, di autonomia e libertà.

L’autore ha inoltre proposto un’iniziativa: ha deciso di regalare 7 copie del libro a chiunque donasse una quota agli ospedali messinesi per l’emergenza del Coronavirus, sottolineando quanto sia importante cercare tutti di fare il possibile nel nostro piccolo.

Risa, Michele Ainis

In questo periodo di riflessione forzata, Risa sembra fare al caso nostro. E’ un racconto breve, a tratti autobiografico, dal quale il lettore (in particolare il lettore messinese) sarà magneticamente attratto.

Centrale è il tema del viaggio del protagonista Diego, di ritorno a Messina dopo tanti anni passati a dirigere il suo ufficio giudiziario in Pianura Padana. Tornato in città, si troverà dinnanzi un luogo sconosciuto, irreversibilmente cambiato, come cambiati erano i ricordi della gente che lo abitava.

Tramite la lente dei suoi personaggi, l’autore racconterà con espressioni oniriche ed immagini surreali i misteri di Risa, che altro non è che “Messina rigirata all’incontrario; la Messina che c’era e che non c’è più”. Un non luogo, capace di ingoiare persone, interi palazzi e persino i più cari ricordi.

Un libro, o meglio, un’immersione in apnea e ad occhi aperti, per scrutare i misteri di una città annegata nella mente dei suoi abitanti. Una breve lettura, che dura giusto il tempo di riaffiorare in superficie.

Due amici, Spiro Scimone e Franco Sframeli (2002)

Per gli appassionati di teatro, questa pellicola non sarà una sorpresa: Franco Sframeli e Spiro Scimone sono infatti due grandi del palcoscenico messinese, che nel lontano 2002 si sono messi in proprio anche nel mondo del cinema, ottenendo applausi e premi alla Mostra del Cinema di Venezia.

Locandina del film – Fonte: trovacinema.it

Questo particolarissimo film racconta la storia di due siciliani emigrati al nord, in una città qualunque con un grande fabbrica. Nunzio è un operaio dal carattere semplice e ingenuo, che soffre di una fastidiosa e persistente tosse causata dalle polveri industriali. Pino invece è un killer solitario, scostante e chiuso in sé stesso.

Da questo strano duo di personaggi origina un’opera teatraleggiante, dall’atmosfera surreale e dai dialoghi (in dialetto messinese) che tanto ricordano il teatro di Beckett.

Insomma, una chicca che forse in pochi conoscevate, ma da recuperare subito.

La risalita di Colapesce, Giuseppe Staiti

Chiudiamo con due vecchie conoscenze della nostra rubrica. Abbiamo visto come, soprattutto in questo momento, abbiamo bisogno di un po’ di evasione dalla realtà. E il libro del giovane scrittore messinese, già intervistato da noi durante la presentazione, si inserisce perfettamente in questo articolo: tra mito e modernità, Giuseppe dà una nuova chiave di lettura della tradizione.

Se già vi abbiamo suggerito il libro, non possiamo che rinnovare l’invito, anche a chi aveva perso la prima puntata.

«Pupara sono» Per la poesia di Jolanda Insana, Giuseppe Lo Castro e Gianfranco Ferraro

Può mancare un libro di poesie nella nostra lista di consigli?

Ovviamente no, a maggior ragione se della nostra Jolanda e se contiene tantissimo altro materiale inedito, disegni e saggi. Poco tempo fa vi raccontavamo come fossimo venuti a conoscenza dell’eclettica poetessa messinese.

Giulia Greco – Libreria Colapesce, Messina 2020

Siamo certi che Jolanda non si sarebbe fatta prendere dallo sconforto in questi tempi difficili, ma ci avrebbe regalato qualche brano o qualche poesia tragica, ma allo stesso tempo carica di speranza.

Facciamoci coraggio a vicenda, anche se a distanza e nelle nostre case: e, perché no, in compagnia di un buon libro o di un buon film tutti al messinese!

Emanuele Chiara, Cristina Lucà, Salvatore Nucera

 

Stephen Hawking: l’uomo invincibile

Il 14 marzo di due anni fa ci lasciava Stephen Hawking, uno dei più celebri astrofisici della storia noto in particolare per i suoi studi sui buchi neri, sulla cosmologia quantistica e sull’origine dell’universo. Una personalità geniale che è riuscita a donare al mondo nozioni preziosissime in ambito scientifico, nonostante la presenza di una terribile malattia che lo ha ostacolato e abbattuto lentamente, giorno dopo giorno.

La sua vita è rappresentata nel film La teoria del tutto (2014) di James Marsh, ispirato al libro Verso l’infinito scritto Jane Wilde Hawking (moglie di Stephen).

Locandina del film La teoria del tutto (2014) – Fonte: pinterest.it

La trama

Università di Cambridge, 1963. Un giovane Stephen Hawking, ormai prossimo ad ultimare gli studi, è intenzionato ad elaborare un’equazione che sia in grado di spiegare la nascita dell’universo. È un ragazzo timido, dotato di un gran senso dell’umorismo e dalla mente brillante, che vive una vita normale all’interno del college inglese.

Ad un party universitario conosce Jane, una studentessa di lettere della quale si innamora a prima vista, e dopo alcune avances riesce a conquistarla. La loro relazione viene fin da subito messa a dura prova da una malattia del motoneurone (ancora oggi è dibattuto da quale patologia specifica fosse affetto) che affliggerà Stephen per il resto della sua vita.

Nonostante tutte le difficoltà a cui andrà in contro, con la moglie sempre accanto pronta a sostenerlo, continuerà le sue ricerche fino ad imporsi come uno dei più grandi astrofisici viventi.

Felicity Jones e Eddie Redmayne in una scena del film – Fonte: tpi.it

Il cast

Per il ruolo di Stephen Hawking la produzione scelse l’attore Eddie Redmayne, il quale aveva già recitato in grandi film come The Good Sheperd – L’ombra del potere (2006), Elizabeth: The Golden Age (2007) e Les Miserables (2012).

Per interpretare uno soggetto afflitto da atrofia muscolare progressiva, Eddie ha visitato il Queen Square Centre, un istituto dove vengono assistiti i pazienti affliti da MND (acronimo inglese per malattia del motoneurone).

L’attore stesso ha dichiarato che per rappresentare al meglio gli effetti della malattia l’ha approcciata come una danza, imparando ad accorciare i muscoli invece di allungarli. Il risultato finale è un’interpretazione magistrale mediante la quale è riuscito a trasmettere ogni piccola emozione semplicemente con il suo sguardo, dimostrando il suo innato talento attoriale che è stato premiato con l’Oscar per il miglior attore protagonista nel 2015.

L’attrice Felicity Jones veste i panni della moglie Jane Wilde Hawking, rivelandosi un’interprete eccezionale per il modo in cui è stata capace di rappresentare perfettamente la figura di una donna che, di fronte alle estreme difficoltà create dalla malattia del marito, riesce a tenere unita la famiglia. La sua prova d’attrice le è valsa una candidatura ai premi Oscar 2015 nella categoria per la miglior attrice protagonista.

Il lavoro svolto sia da Eddie Redmayne che da Felicity Jones è stato particolarmente apprezzato da Stephen Hawking. I due attori erano presenti al suo funerale, tenutosi in forma rigorosamente privata.

Eddie Redmayne insieme a Stephen Hawking sul set del film – Fonte: newscinema.it

Regia

Il regista James Marsh ha scelto di narrare l’intero racconto incentrandosi sulla storia d’amore tra i due protagonisti, senza analizzare dettagliatamente le scoperte scientifiche del professor Hawking. Decisione opinabile, ma visto il grande successo riscosso al botteghino ed il parere positivo della maggior parte della critica, è da ritenere sicuramente una scelta vincente.

Forza di volontà

La malattia del motoneurone che ha colpito Stephen Hawking è sicuramente tra le peggiori esistenti. Toglie qualsiasi cosa, in maniera lenta e spietata.

Il protagonista nella sua giovane età non credeva nemmeno in un dio, ma solo ed esclusivamente nella scienza. Nel momento in cui gli viene diagnosticata la malattia, la scienza stessa gli dice che non esiste la minima speranza di curarsi, con un’aspettativa di vita di soli 2 anni. In quell’istante, senza un dio e nonostante la sentenza della medicina, Stephen Hawking continua ad andare avanti e riesce ad estendere al mondo la sua conoscenza e le sue teorie.

Un film a dir poco magnifico, che racconta la storia altrettanto incredibile di un uomo, esempio della concretizzazione dell’invincibilità umana. Finché non moriamo non possiamo essere sconfitti, anche se siamo da soli senza un dio e senza un criterio razionale che ci sostenga.

Però abbiamo noi stessi, i nostri cari e la nostra vita; e finché c’è vita c’è speranza.

Vincenzo Barbera

 

Per approfondire l’aspetto scientifico: 

Dal big bang ai buchi neri, breve storia del tempo (Stephen Hawking, 1988)

La teoria del tutto, origine e destino dell’universo (Stephen Hawking, 2002)

La grande storia del tempo (Stephen Hawking, Leonard Mlodinow, 2005)

 

Bryan Cranston, “una vita in parti”

Walter White, Hal , Lyndon B. Johnson e Dalton Trumbo sono solo alcuni dei caratteri affascinanti e complessi nei quali il leggendario Bryan Cranston, che oggi compie 64 anni, si è reincarnato.

Non è dunque un caso che l’attore, il quale sarebbe divenuto il professore di chimica più temibile del mondo, nasca nel 1956 proprio ad Hollywood (Los Angeles) culla della recitazione e dello show-business.

Ad inizio carriera, le attitudini attoriali di Bryan lo portano a prediligere sceneggiati comedy: infatti, il ruolo che gli conferisce una spolverata – seppur fugace – di notorietà è quello dei Hal Wilkerson nella sit-com televisiva Malcolm.

Fonte: Amazonphoto

Il ruolo di padre rimbecillito, ingenuo, distratto ed abbindolabile, mette in evidenzia il suo talento di fronte tutta l’America, che si appassiona velocemente alla serie.

La propensione per la recitazione comica viene certificata anche dalle prime candidature ai prestigiosi premi Emmy, che negli anni a seguire saranno letteralmente dominati.

Dopo il propulsivo successo comico maturano le prime esperienze drammatiche di rilievo nell’epico Salvate il soldato Ryan di Spielberg; seguono quelle in Drive di Refn, Contagion di Soderbergh, Rock of Ages di Shankman.

 

Nel 2008 scatta la scintilla che offre l’opportunità di accendere artisticamente la sua carriera: viene provinato e selezionato per ricoprire il ruolo di Walter White nella pluripremiata serie tv cult Breaking Bad.

Fonte: Wikisphoto

Come l’ha definita lo stesso Cranston, vestire i panni del professore di chimica malato di cancro è stata una “life-changing experience“, un’esperienza che gli ha cambiato la vita.

Cinque entusiasmanti stagioni (2008/2013), ormai consegnate ai posteri della settima arte, che gli hanno donato, il life-time role (ruolo della vita), concepito dalla penna e dalla mente geniali di Vince Gilligan, storico autore e produttore della serie.

Fonte: Fox

“Say my name”, “I am the one who knocks”, “Stay out of my territory”, “I won”, “I did it for me” sono solo alcune delle citazioni incastonate come diamanti in scene brillanti e mozzafiato hanno reso Breaking Bad la serie culto degli ultimi anni.

Walter White è uno dei personaggi più riusciti, complessi, affascinanti, emotivamente potenti, evoluti e profondi della storia della TV, per il quale l’interprete hollywoodiano ha ricevuto molteplici premi tra i quali quattro Emmy ed un Golden Globe.

Come Vince Gilligan spesso ha dichiarato nessuno sarebbe potuto “essere” W.White meglio di lui, nessuno sarebbe potuto essere un padre dolcissimo e premuroso nella sfera domestica e parallelamente divenire di stagione in stagione lo spietato re della metanfetamina (Blue Sky), meglio di lui.

Penserete legittimamente, solo se avete letto l’articolo con perspicacia, che possa essere difficile affrancare una carriera attoriale da un ruolo così ingombrante.

Non per Bryan Cranston, che presto mostra al mondo del cinema il suo talento camaleontico in Argo, pellicola diretta da B.Affleck vincitrice del miglior film agli Oscar del 2012. In The Infiltrator veste i panni di una spia-infiltrata nel mondo dei narcos. E ancora, interpreta magistralmente lo sceneggiatore baffuto Dalton Trumbo nell’omonimo biopic che gli vale la candidatura come miglior attore agli Oscar del 2016.

L’amore per la recitazione di Bryan Cranston non ha confini e lo spinge a modellare il suo talento artistico anche per i rinomati palcoscenici teatrali di Broadway nei quali si esibisce in All the way e Network, entrambe performance premiate con il Tony Award, celebre premio dedicato al mondo del teatro.

Chissà cosa avrà in serbo il futuro per l’attore americano, intanto gli auguriamo buon compleanno e mille altri intensi giorni da Walter White.

Caro Bryan, “You are the one who knocks”!

Antonio Mulone

Quanto ci manca John Belushi

Oggi, 38 anni fa, ci lasciava uno degli attori comici più promettenti del cinema e della televisione.

John Belushi per troppo poco tempo ha deliziato il pubblico americano con i suoi sketch ed i suoi personaggi, visto che la morte lo ha colto a soli 33 anni ponendo fine a tutte le aspettative che gli si erano create intorno.

John Belushi durante uno dei suoi sketch al Saturday Night Live – Fonte: pinterest.it

Gli inizi

John Belushi nacque a Chicago nel 1949 da Adam Anastos Belushi e Agnes Demetri Samaras, entrambi di origine albanese. Aveva una sorella più grande di nome Marian e due fratelli più piccoli James Adam, detto Jim ed anch’egli attore (protagonista della serie La vita secondo Jim) e William Adam. Già dalle scuole elementari il piccolo John amava fare scherzi agli adulti per far divertire i suoi compagni, iniziando a manifestare così il proprio talento comico.

Durante il liceo inizia a fare teatro e, incoraggiato dal proprio professore di recitazione, decide di voler intraprendere la carriera nel mondo dello spettacolo. Dopo aver preso parte ad una serie di show, nel 1975 entra a far parte dell’appena nato Saturday Night Live, il quale rivoluzionò il mondo della televisione e portò lo stesso Belushi al successo nazionale.

In quegli anni fa la conoscenza di Bill Murray, Eddie Murphy e soprattutto di Dan Aykroyd con il quale in futuro reciterà nel celebre film The Blues Brothers (1980).

Belushi al cinema

Nel 1978 esce nelle sale cinematografiche Animal House. Per chi non lo conoscesse, si tratta del capostipite di tutti i college-movie, quindi concretamente è il diretto antenato di American Pie. Con un budget di 3 milioni di dollari arrivò ad incassarne ben 141.600.000 ottenendo un successo incredibile.

John Belushi in una scena di Animal House – Fonte: fandango.com

Ma è nel 1980 con l’uscita di The Blues Brothers che Belushi diviene una star di fama mondiale. La pellicola narra la storia dei due fratelli Jack “Joliet” Blues (John Belushi) e Elwood Blues (Dan Aykroyd) che con una serie di concerti, reati ed altri espedienti cercano di raccogliere 5000 dollari per evitare la chiusura dell’orfanotrofio nel quale sono cresciuti. Il film divenne subito un cult, ed i personaggi di Jack ed Elwood con i loro vestiti neri e gli occhiali da sole Ray-Ban Wayfarer diventarono delle icone in tutto il mondo.

La band dei Blues Brothers in realtà nacque già ai tempi del Saturday Night come parte integrante di vari sketch. Negli anni seguenti il gruppo musicale ha pubblicato anche un album e dopo il successo del film tenne concerti in tutto il mondo. Ancora oggi la band è attiva, e nel 2004 si è esibita anche in Italia al festival di Sanremo.

A sinistra Dan Aykroyd e a destra John Belushi nel film The Blues Brothers mentre cantano Everybody needs somebody – Fonte: youtube.com

I problemi con la droga

John Belushi, parallelamente alla sua ascesa nel mondo dello spettacolo, nel 1973 iniziò ad assumere stupefacenti. Durante gli anni del Saturday Night la sua condizione di dipendenza si aggravò al punto tale che John, ogni volta prima di esibirsi con i Blues Brothers, faceva uso di cocaina in quanto riteneva che questa migliorasse le sue prestazioni.

Nonostante tutti gli aiuti ricevuti dalla moglie e dai colleghi, in primis proprio da Dan Aykroyd, la notte del 5 marzo del 1982 John Belushi morì per overdose. La cantante Cathy Evelyn Smith, completamente ubriaca, sbagliò le porzioni delle sostanze e con una siringa gli iniettò uno speedball (mix di cocaina ed eroina) causandone la triste dipartita.

Di lì a poco Belushi avrebbe dovuto prendere parte ad un film scritto dall’amico Aykroyd: Ghostbusters – Acchiappafanstasmi. La sua parte in seguito andrà a Bill Murray.

Destino crudele?

No. Purtroppo John stesso ha contribuito alla propria scomparsa.

Bisogna riconoscergli il talento ed il genio, ammirarne la comicità ed apprezzarne i lavori, ma non si può accettare una morte del genere come spesso sfortunatamente accade a grandi artisti nel mondo del cinema e della musica.

Belushi in soli 7 anni di carriera televisiva e con alcuni film al cinema aveva stupito il mondo, chissà cosa avrebbe combinato in 40 anni…

Vincenzo Barbera

 

 

Ron Howard: da attore a regista in nome dell’arte

Tanti auguri a Ron Howard che oggi compie 66 anni!

Il noto regista hollywoodiano è stato autore di grandi film come Apollo 13 (1995), Il Grinch (2000), A Beautiful Mind (2001), Il Codice da Vinci (2006), Angeli e Demoni (2009) ed Inferno (2016).

Mr Howard incarna perfettamente l’ideale di un’evoluzione cinematografica alla quale aspirano diversi attori e registi, ma che spesso non riescono a raggiungere.

Ripercorriamo insieme i tanti successi sui quali ha messo la firma, alcuni in veste di attore, altri nei panni di regista.

Ron Howard al festival di Cannes nel 2018- Fonte: wikipedia.org

Gli inizi da attore

Figlio degli attori Rance Howard e Jean Speegle Howard, nasce a Duncan nel 1954 ed inizia a lavorare nel mondo della recitazione dalla tenera età di 5 anni, prendendo parte all’episodio La Giostra della famosa serie Ai confini della realtà (1959). Dopo una sequela di ottime interpretazioni, ottiene il successo mondiale grazie all’iconico personaggio di Richie Cunningham di Happy Days di cui è il protagonista per le prime 7 stagioni. Nel 1977 mentre è ancora una delle star della celebre serie (della quale faceva parte anche il mitico Fonzie interpretato da Henry Winkler) dirige 3 cortometraggi ed anche il suo primo film, intitolato Attenti a quella pazza Rolls Royce, ottenendo un gran successo al box office ed opinioni miste dalla critica.

In seguito all’abbandono di Happy Days, dove tornerà a vestire i panni di Richie solo per qualche episodio, si dedica interamente alla regia.

A sinitra Henry Winkler (Fonzie) e a destra Ron Howard (Richie) sul set di Happy Days – Fonte: yahoo.com

 

Howard regista

Il primo grande successo di Ron Howard regista è Night Shift – Turno di notte (1982), che vanta tra i protagonisti un ancora sconosciuto Michael Keaton e Shelley Long.

Nel 1995 esce nelle sale Apollo 13 con Tom Hanks nei panni dell’astronauta Jim Lovell. La pellicola, che si è aggiudicata 2 premi Oscar per miglior sonoro e miglior montaggio, consacra Ron Howard come uno dei migliori registi in circolazione. Nel 2000 è la volta de Il Grinch, con protagonista Jim Carrey, che viene osannato dal pubblico mondiale, seppur non particolarmente apprezzato dalla critica.

Nel 2001 invece con A Beautiful Mind, Howard viene premiato con l’Oscar per la miglior regia e per il miglior film. Nel 2006 esce Il Codice da Vinci e successivamente Angeli e Demoni (2009) ed il film che chiude la trilogia Inferno (2016), tutti con Tom Hanks che incanta il pubblico con delle brillanti interpretazioni, mediante le quali riesce a tenere alta l’attenzione dello spettatore dinnanzi alle complesse trame caratterizzate da allegorie e misteri apparentemente irrisolvibili.

Infine nel 2019 esce Pavarotti, un documentario sulla vita del cantante lirico nostro connazionale, dove è possibile vedere interviste, concerti ed immagini provenienti dagli archivi della famiglia Pavarotti.

Ron Howard e Tom Hanks sul set de Il Codice da Vinci – Fonte: rte.ie

 

Da attore a regista

Perché decidere di abbandonare una delle serie di maggior successo nella storia della televisione della quale sei il protagonista e che ti ha reso una delle maggiori star di tutta l’America?

La riposta è: per l’arte. Eppure Ron Howard poteva anche continuare forse per un altro decennio a rivestire i panni di Richie in Happy Days, visto il successo planetario che aveva riscosso. Invece no, ha deciso di sbilanciarsi e di provare ad imporsi come regista (riuscendoci alla perfezione).

Partiamo dalla definizione generale del termine attore (riassumendo enormemente il concetto perché non basterebbero 3 articoli per parlarne in maniera dettagliata). Egli è un interprete che deve recitare delle battute all’interno di una rappresentazione artificiale di un determinato contesto sociale e, se bravo, possibilmente deve far nascere un’emozione in colui che lo osserva.

Reciti bene o reciti male, alla fine ti pagano ugualmente. Stesso discorso varrebbe anche per registi, sceneggiatori, doppiatori, ecc.

Peccato che il cinema non funzioni come una qualsiasi azienda, dove ognuno ha i suoi ruoli ben definiti e dove non sono ammesse ingerenze in campi al di fuori della propria sfera di competenze. Ad esempio, nel caso in cui un attore dovesse ritenere di dover dare una battuta in maniera diversa da come l’aveva in mente originariamente il regista, l’attore stesso può “modificare” la battuta, partecipando così al processo creativo del regista.

In realtà, questo avviene molto spesso, dato che il fine principale del cinema è quello di emozionare il pubblico: dunque, la collaborazione è sacra.

Abbiamo visto come l’attore in quanto tale ha già dentro se stesso una piccola vena registica.

Ron Howard in veste di regista – Fonte: gossipetv.com

Diventare un regista, dal punto di vista pratico, è un discorso ben più complesso.

Nel momento in cui firmi un contratto per dirigere un film, divieni responsabile per qualsiasi cosa sia presente sul set e nel contempo devi coordinare il lavoro di tutti gli attori, sceneggiatori, scenografi, costumisti, cameraman, tecnici, elettricisti e tanti altri, rispettando i tempi categorici imposti dalla produzione. Ron Howard ha accettato tutto ciò, rinunciando a tutti i benefici di una vita agiata da star mondiale della televisione, per imporsi come regista rischiando la sua intera carriera solo ed esclusivamente per condividere la sua arte.

Già solo per questo il suo lavoro risulta lodevole: poi, visti i suoi grandi successi, ovviamente merita ancor più elogi.

Ron Howard è davvero un grande regista, capace di raccontare storie dalle trame particolarmente complesse in maniera chiara ed avvincente riuscendo a coinvolgere ed a non annoiare mai lo spettatore. A testimonianza di ciò, la stragrande maggioranza dei suoi film registrano degli incassi monstre al box office.

Speriamo che il regista continui a sfornare tante altre pellicole di qualità!

Vincenzo Barbera

 

Gabriele Muccino torna al cinema con “Gli anni più belli”

La dodicesima pellicola di Gabriele Muccino Gli anni più belli è la sintesi emotiva del percorso cinematografico del regista de La ricerca della felicità (2006), che torna al cinema con un racconto struggente di amicizia, di amore, di incontri, di comprensioni, che si adagia su un arco temporale di quarant’anni all’interno del quale i personaggi si evolvono.

L’epica del tempo e la sua esplorazione sono delle novità per il regista romano, ed è proprio attraverso la dimensione malinconica attribuita al tempo che Muccino dispiega il suo racconto. Dagli anni 70′ ai nostri giorni, dai sogni giovanili intrisi di ingenuità fino alle tristi consapevolezze dell’età adulta.

Fonte: l’opinionista.it

Gli anni più belli scardina con potenza narrativa la convinzione di avere il controllo della propria vita.

È il tempo che modella la nostra esistenza, è il tempo che scorre ineluttabile e ci modifica lentamente, ci fa accettare cose che parevano inaccettabili, ci disincanta per poi improvvisamente incantarci di nuovo facendoci sentire adolescenti anche quando non lo siamo più.

La vita ti scorre veloce davanti e realizzi quello che è accaduto nel frattempo; l’imprevedibilità del tempo ci sussurra che possiamo recuperare e rilanciare le nostre vite.

L’amore, l’attrazione verso l’altro, la voracità di emozioni sono il collante che intreccia le storie dei personaggi  e del loro vissuto nervoso.

Gli anni più belli raccontati da Gabriele Muccino, che ha scritto la sceneggiatura insieme a Paolo Costella, sono quelli vissuti da Giulio (Pierfrancesco Favino), Gemma (Micaela Ramazzotti), Paolo (Kim Rossi Stuart), Riccardo (Claudio Santamaria), amici fin da adolescenti.

Il film è il racconto di storie singole che vivono di vita propria, ma che al tempo stesso non possono sopravvivere l’una senza l’altra.

Fonte: La Repubblica

I protagonisti, per quanto la vita provi a tenerli distanti, torneranno sempre alle loro origini.

Una gioventù vissuta in fretta, nel desiderio di diventare grandi il prima possibile, interpretata magnificamente Michaela Ramazzotti nei panni di Gemma, una ragazza piena di pazzie, paure, ansie e un’infinita voglia di ricomporre tutti i pezzi del puzzle che è la vita.

Subito dopo una fuggevole giovinezza, arriva l’apice, quell’effimero impalpabile istante di felicità a cui segue subito il declino, rappresentato da Claudio Santamaria, che interpreta Riccardo: un uomo alla disperata ricerca della propria strada, che insegue instancabilmente i propri sogni, anche quando questi rischiano di portare via la serenità che è riuscito a crearsi.

 

Pierfrancesco Favino nei panni di Giulio, rispettato avvocato di Roma, e Kim Rossi Stuart, nei panni del professore di lettere Paolo, completano il quartetto di personaggi.

Due vite apparentemente distanti, ma che si attraggono come poli opposti: quello ricco di una Roma bene, solo nell’apparenza, tormentata dalla ricerca assidua dell’amante migliore, del cliente più importante; e quello semplice di una Roma popolare, che sogna un lavoro a tempo indeterminato e una famiglia normale.

Fonte: Mediaset Play

L’ultima sceneggiatura del cineasta romano trova spazio anche per l’esordio attoriale di Emma Marrone che interpreta Anna, moglie di Riccardo, personaggio cucito sulla sua pelle.

Gli anni più belli è il frutto della maturazione cinematografica di Muccino in  23 anni di carriera, periodo nel quale il regista ha atteso pazientemente di approdare all’età (artistica) per poter osservare la vita da un posto di guida che gli permettesse di tenere le mani sul volante, gli occhi sulla strada ed un sguardo allo specchietto retrovisore.

 

Antonio Mulone