Dieta “Sirt”: il regime alimentare di Adele che le ha fatto perdere 68kg

Mentre noi italiani durante il periodo di quarantena abbiamo fatto a pugni per l’ultima bustina di lievito al supermercato, la cantante Adele ha deciso di tornare sui social con uno scatto che la ritrae molto dimagrita.

La cantautrice britannica, in occasione del suo compleanno, ha pubblicato su Instagram una nuova foto, ringraziando tutti i fan che le hanno mandato gli auguri e dimostrato il loro affetto. “Grazie per l’amore che mi avete fatto arrivare per il compleanno. Spero che siate tutti sani e salvi in questo folle periodo”, ha scritto Adele come didascalia del suo scatto, rivolgendo poi un messaggio a tutti i medici e coloro che sono in prima linea nella lotta al Coronavirus: “Vorrei ringraziare tutti i nostri soccorritori e lavoratori che ci tengono al sicuro mentre rischiano la loro vita! Siete veramente i nostri angeli”.

Lo scatto non è passato inosservato, ma ciò che ha più colpito i followers non è stato il messaggio di ringraziamento della cantante, bensì il suo fisico, completamente trasformato. In molti, sui social, le hanno chiesto consigli e segreti circa questo cambiamento. La cantante ha poi precisato: “Sono dimagrita a causa dello stress? No, sacrificio e tanta buona volontà!”.

La domanda, dunque, nasce spontanea: “Quale dieta ha permesso tutto ciò?

Si tratta della dieta Sirt, un regime alimentare in grado di stimolare “i geni della magrezza”, che riattivano il metabolismo velocemente e fanno perdere peso: in media fino a 3,2 chili in una settimana.

Come funziona la dieta Sirt che ha seguito Adele

La dieta del gene magro si basa su un gruppo di nutrienti scoperti solo recentemente, capaci di attivare una famiglia di geni che esiste in ciascuno di noi: le sirtuine.

Queste stimolano la nostra capacità di:

  • bruciare grassi;
  • migliorare l’ umore;
  • attivare specifici meccanismi che regolano la longevità.

Il regime alimentare Sirt è stato messo a punto da Aidan Goggins e Glen Matten, nutrizionisti di grande esperienza nell’ambito dell’alimentazione e del benessere, i quali hanno anche illustrato le loro teorie alimentari in un libro uscito lo scorso marzo: “Sirt, la dieta del gene magro“.

fonte: thesirtfooddiet.com

Quali sono gli alimenti Sirt?

Gli alimenti Sirt sono più di venti.

Che cosa vantano rispetto agli altri? Una quantità di polifenoli (un gruppo di antiossidanti), che stimolano i nostri famosi “geni magri”. Come esperti in medicina nutrizionale, Aidan e Glen sono stati affascinati dai polifenoli, in particolare, da come possono essere sfruttati per migliorare la salute, proponendoli sul piano alimentare. Hanno identificato gli alimenti con i più alti livelli di polifenoli, facendo riferimento ad essi come “Sirtfoods“.

Tra questi alimenti troviamo: olio extravergine d’oliva, prezzemolo, cipolle rosse, peperoncino, soia, fragole, ma anche vino rosso e cioccolato fondente. Questi citati, ovviamente, sono solo alcuni alimenti presenti nella dieta sirt.

fonte: nosotras.com

Come viene strutturata la Dieta Sirt?

La dieta Sirt prevede due fasi.

La prima fase dura sette giorni. Durante i primi tre si devono assumere per lo più cibi liquidi (come succhi di verdura e frutta) con un solo pasto solido al giorno, per un totale di 1000 calorie. Nei restanti quattro giorni le calorie diventano 1.500, e sono previsti due succhi e due pasti solidi.

La seconda fase dura quattordici giorni. È considerata “fase di mantenimento”, e prevede cibi solidi accompagnati da un solo succo verde. Non ci sono più restrizioni caloriche, ma solo indicazioni su quali cibi Sirt assumere.

fonte: Instagram alpha_woman_official

Questo è il segreto della cantante Adele, bellissima anche prima della dieta Sirt, che le ha fatto perdere ben 68kg.

Non dimentichiamoci però che prima di intraprendere una dieta bisogna sempre rivolgersi ad un medico specialista, evitando le diete fai da te.

Cristina Geraci

Panini di cena: Messina tra dolce e salato

Ammettiamolo: in questo periodo di forzata permanenza a casa, una delle arti che stiamo più affinando è certamente quella culinaria.

Se, con un po’ di esercizio, siamo diventati abili pizzaioli e potremmo aprire tranquillamente un panificio (o pasticceria per i più portati) quando tutto sarà finito, la nostra redazione di cultura locale si è chiesta: come ce la caviamo con i piatti tipici?

Tra le tantissime pietanze della tradizione, visto il periodo pasquale che da poco ci siamo lasciati alle spalle, vi proponiamo la ricetta dei cosiddetti panini di cena. Come suggerisce il nome, questo tipo di pane richiama pienamente il tempo della Quaresima ed in particolare il giovedì santo: la loro origine risale al gesto di spezzare il pane durante l’Ultima cena.

Claudia Di Mento©

Per celebrare la Pasqua con un pane più “ricco”, la tradizione vuole che il pane normale sia stato arricchito con uova, strutto, burro, zucchero e soprattutto spezie, quali cannella e chiodi di garofano. Ma non dimentichiamo i tipici semi di sesamo (ciciulena in dialetto) che si ritrovano all’esterno, identificando chiaramente questo tipo di pane.

Così nasce uno dei simboli culinari più significativi della tradizione messinese, che si è imposto anche come pane di tutti i giorni, come accade spesso ad alcune pietanze che nascono per una specifica ricorrenza.

Ma come preparare in casa degli ottimi panini di cena?

Ingredienti

500 g farina 00
50 g burro
50 g strutto
70 g zucchero
350ml latte
mezzo panetto o mezza bustina di lievito
10 chiodi di garofano
noce moscata q.b.
cannella q.b.
1 uovo per spennellare
sesamo q.b.
sale q.b.

Procedimento

Scaldare il latte con una decina di chiodi di garofano e lasciare insaporire. Quando è tiepido, in una ciotola capiente immettere il latte filtrato con un colino e aggiungere la farina, il lievito sciolto in un po’ di latte, lo zucchero, la noce moscata, la cannella, 4-5 chiodi di garofano sbriciolati. Quindi incorporare burro e strutto (attenzione a prenderli dal dal frigo solo qualche minuto prima). Impastare il tutto ed alla fine aggiungere un pizzico di sale.

Claudia Di Mento ©

Coprire con pellicola e lascia lievitare per almeno 3 ore.
Dopo le 3 ore, fare circa 12 palline sulla carta forno e lasciare lievitare ancora un’ora in teglia.

Claudia Di Mento ©

Prima d’infornare spennellare i panini con una miscela di uovo sbattuto e qualche goccia di latte. Mettere il sesamo ed infornare.
Cottura: circa 10 minuti a 200 gradi a mezza altezza.

Claudia Di Mento ©

Il risultato, per chi non conoscesse il sapore, sarà un un panino dal gusto aromatico. Alcune modifiche che si potrebbero apportare alla ricetta sono: sostituzione di strutto con miele (se non avete strutto in casa utilizzare la stessa quantità di miele) e diminuire il numero di chiodi di garofano, se non volete un gusto molto speziato. Ad ogni modo, il panino risulterà morbido all’interno ma con un tocco di croccantezza data dal sesamo esterno.

Potere scegliere infine di riempirlo sia con dolce (cioccolata ad esempio) che con salato (un classico salume). Ma vi assicuriamo che sono buonissimi anche così come sono. Buon appetito!

Claudia Di Mento ©

Emanuele Chiara

Ringrazio Francesco Chiara, messinese al nord, per la ricetta e Melina Gugliandolo per i suggerimenti sulle possibili modifiche.

Mito o realtà: quant’è vera la regola dei 5 secondi?

A tutti voi sarà capitato, almeno una volta, di vedere cadere giù dalle vostre mani qualche prelibatezza che stavate gustando con tanto amore, peggio ancora se era l’ultimo pezzo di una torta o l’ultimo biscotto presente in casa. Ed ecco che una domanda comincia a risuonare in testa: “Che faccio lo raccolgo e lo mangio o lo butto?”. Se per alcuni il dubbio è praticamente amletico, altri si fiondano alla velocità di Usain Bolt e lo mangiano soddisfatti. È proprio questo il principio su cui si basa la famosissima Regola dei 5 secondi: se questo lasso di tempo non è passato, il cibo non è stato contaminato e non si corre alcun rischio. Ma questo è proprio vero o è solo un modo per sentirsi autorizzati a fare qualcosa di non propriamente sano e sicuro, riuscendo così a dormire tranquilli la notte?

Se da una parte c’è chi sostiene che raccogliere il cibo da terra possa far aumentare le difese immunitarie o addirittura “arricchire di gusto il pasto”, altri trovano questa pratica disgustosa ed addirittura pericolosa.

Ma cosa ne pensa la Scienza?

Diversi sono gli studi e le teorie che si sono avvicendate sulla questione, ma la ricerca più dettagliata a tal proposito è stata quella condotta da Robyn C. Miranda e Donald W. Schaffner e pubblicata sulla rivista Applied and Environmental Microbiology (American Society for Microbiology).

Questa spiega come, seppur sia vero che tempi più lunghi comportano un maggior rischio di trasferimento batterico dalle superfici ai cibi stessi, altri fattori, inclusa la natura del cibo e della superficie, siano di uguale o maggiore importanza e meritino di essere attenzionati.

La Natura del cibo

Gli alimenti scelti sono stati: anguria, pane bianco, burro spalmato sul pane e caramelle gommose. Tutti e quattro caratterizzati dalle stesse dimensioni, in modo d’avere la stessa superficie di contatto con il pavimento.

Il cibo con la più alta velocità di trasferimento è stata l’anguria, indipendentemente dal tempo di contatto, il che potrebbe essere giustificato dal fatto che, appena tagliata, essa si presenta molto umida. L‘umidità facilita il trasferimento, non importa se la superficie di contatto sia asciutta o bagnata. Inoltre l’anguria può anche presentare una superficie più piatta e uniforme a livello microscopico rispetto al pane o alle caramelle gommose, facilitando la colonizzazione.

La natura della superficie

Le superfici analizzate erano invece: acciaio inossidabile, piastrelle smaltate in ceramica, legno laminato di acero e tappeti/moquette.

Sorprendentemente, secondo lo studio, i pavimenti in moquette trasmettono meno batteri rispetto ai pavimenti in piastrelle e acciaio inossidabile e questo sembrerebbe essere motivato dall’attaccamento o dall’infiltrazione batterica profonda delle fibre assorbenti della moquette stessa, che “intrappolerebbero” i batteri. Al contrario, il tasso di trasferimento batterico era maggiore per le piastrelle, per l’acciaio inossidabile e per le superfici in legno.

Anche la pressione, non inclusa nelle variabili citate nelle studio, sembrerebbe portare un maggiore trasferimento quando applicata con una forza pari o superiore ai 20 g/20 cm^2.

Nonostante nessuno sia mai morto per avere seguito questa regola, nelle condizioni igieniche peggiori, diventa reale la possibilità di contaminarsi con ceppi di Escherichia Coli e Salmonella, che sono spesso causa di enteriti di varia entità e sintomatologia.

Ceppo di E. Coli
Ceppo di Salmonella

Lo studio sembra dunque confermare la validità della Regola dei 5 secondi nella misura in cui il tempo è una variabile importante, ma risulta comunque una pratica limitata non considerando le altre condizioni. Si rimanda piuttosto al buon costume dei consumatori per la valutazione del rapporto rischio-beneficio.

È un cibo che vale davvero la pena di recuperare e mangiare? È caduto in una zona con un’alta probabilità di contaminazione che non viene pulita troppo spesso? Ma soprattutto, è davvero così lontano il supermercato per comprare un nuovo pacco di biscotti, evitando così qualsiasi pericolo?

 

Claudia Di Mento

Messina che Vale: vetrina di eccellenza a Palazzo Mariani

Domenica 5 maggio 2019. Palazzo Mariani – ex palazzo delle poste – sede delle Segreterie Studenti dell’Università. Messina. Dalle ore 10:30 alle 13:00 e dalle 16:30 alle 20:00 si è svolta, grazie all’associazione Idee X Me, la quarta edizione di Messina che vale: abili artigiani hanno esposto le loro creazioni, mentre i ragazzi dell’IIS Verona Trento hanno esposto i loro più recenti elaborati. Durante la kermesse sono stati narrati racconti della tradizione messinese e si è potuta degustare una vasta gamma di prodotti locali per suggellare meglio il connubio tra cibo e cultura. Diversi gli intrattenimenti previsti per i bambini. La partecipazione all’evento è stata fruibile a titolo gratuito.

Idee X Me è un’associazione che ha costruito il suo percorso con sacrificio, studio, professionalità e vuole investire in questa città, senza arrendersi all’idea che Messina diventi la città “dei morti viventi”. Proprio per questo la presidente dell’associazione, Luciana Salvato, dichiara che servono iniziative come queste. Ove in uno spazio ristretto, ma, dalla cornice bellissima, si riescano a far emergere le eccellenze della nostra terra, per far capire che nella nostra città si può fare. Si può restare. Non bisogna andare.

Una vera e propria full immersion nella cultura, nel senso più totale del termine. Grande Successo per Trash Art Messina, Emanuele Fichera e Salvatore Roberto, due giovanissimi artisti Messinesi, provenienti da studi artistici, con competenze nel settore orafo, realizzano sculture con parti di scarto tecnologiche dando vita a delle vere e proprie opere d’arte.

Scarto è un termine generico ed è irresponsabile usarlo. Quando smetteremo di impiegarlo, ci renderemo conto del numero di differenti materiali da cui è formato e quindi tratteremo la questione in maniera diversa. Si può vedere questa roba come scarto, posto lì, sulla spiaggia, oppure nelle discariche in attesa di essere smaltito. Oppure, si può iniziare a pensarci sopra, a lavorarci sopra. Ogni elemento può diventare indispensabile. Dipende da noi.

Un percorso dal forte pathos che si è snodato dalle creazioni 3D di Calogero Fiumicello, passando dalle varie opere d’arte, come il ricamo, i ferri, o i vari Olio su tela, finendo a nuove realtà cittadine come i Quattrocalici vino e gastronomia urbana. Un locale, nato dall’idea di Alessandra Strazzeri, all’interno del mercato muricello – Largo la Corte Cailler – che vende vini e birre esclusivamente siculi, valorizzando le piccole aziende e i piccoli produttori ancora non ben noti della nostra Isola.

 

Gabriella Parasiliti Collazzo

Street Food, che passione!

È letteralmente sulla bocca di tutti.
La street food mania ormai dilaga. Ha preso piede ovunque, dalle più grandi alle più piccole, ogni città presenta il suo prodotto tipico e il suo numero di cucine on the road.
Negli ultimi cinque anni, il fenomeno si è notevolmente incrementato; nel 2013 si constatavano 1.717 attività di ristorazione su ruote, mentre nell’anno corrente la Unioncamere-InfoCamere ha registrato ben 2.729 attività. Più di mille nuove piccole imprese. Sono tanti e sempre in aumento i giovani e gli imprenditori stranieri che puntano su questo tipo di attività per entrare nel mondo del lavoro.
Ovviamente ad essere maggiormente coinvolte in questo business sono principalmente le grandi città, al primo posto Milano, seguita da Roma e Torino, ma anche più a sud il fenomeno si sta diffondendo: presenti in classifica anche le città di Lecce, Napoli, Bari e Catania.

Ma perché il cibo da strada ci piace così tanto?

I tempi cambiamo, il mondo corre e la gente altrettanto, tutto si evolve e così il rapporto col cibo e la sua cultura. Lo street food è questo: reinvenzione, evoluzione, praticità e gusto.
È alla portata di tutti, è veloce, ma principalmente deve essere ottimamente preparato e di qualità, sono queste le peculiarità del buon cibo da strada, grazie alla quali questo fenomeno si sta ormai globalizzando.

Ma la grande eco di questo nuovo modo di “far cibo” è anche dovuta alla sua semplicità. Se il numero di coloro che si lanciano in questo nuovo business è così elevato, il merito va sicuramente anche al modesto investimento iniziale che permette un po’ a tutti di reinventarsi, mettersi in gioco e “giocare” nel contempo con cibo e lavoro.

Benedetta Sisinni

10 Cose da Scroccare al tuo Collega

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Una delle tecniche che si affina di più all’università non è, purtroppo, il metodo di studio ma è il metodo di scrocco. E noi, da veri specialisti dello scroccare, ne abbiamo voluto parlare con voi. NB: a tutte le presenti e future matricole raccomandiamo di fare buon uso di questo vademecum di stron… cose intelligenti.

#1 Le Sigarette. Dall’alba dei tempi l’esempio di sigaretta ed accendino come beni complementari ha condizionato la tua vita; ecco perché se te ne manca uno probabilmente non avrai neanche l’altro. Capita a tutti di uscire in ritardo da casa e sapere di dover comprare le sigarette perchè la sera prima, con gli amici, le hai finite tutte. Ma sei in ritardo per la lezione, quindi ti si pone davanti un dilemma: arrivare tardi a lezione e comprare le sigarette oppure arrivare in orario a lezione e scroccare le sigarette a un collega? Se dovessi essere un abile scroccatore la risposta già la sai. Così con la tua “faccia tosta” ( perchè lo scroccatore DEVE avere la “faccia tosta”) chiedi con nonchalance, e quasi sempre allo stesso collega (il collega va puntato, non si può scroccare a chiunque) ” senti ma hai per caso una sigaretta?” e lui che, con la faccia da ” perennemente scroccato” c’è nato, te la offre. Ma durante la giornata non chiederai mai soltanto una sigaretta, così utilizzerai le solite frasi per poter evitare che tu possa essere etichettato come scroccatore: ” poi, la prossima volta te le compro io!”, oppure ” dimmi quanto hai speso così facciamo a metà!”. Solitamente chi dice queste frasi spera anche che dall’altro lato si dia una risposta negativa, perchè probabilmente, in quel momento, non avrai neanche soldi con te! PS: Ma, peggio di chi chiede una sigaretta, c’è solo chi chiede di fare un tiro o lasciargli due tiri e sta lì, vicino a te come un avvoltoio.

#2 Gli Accendini. Ovviamente alla frase ” senti ma ce l’hai una sigaretta per me?”, segue sempre “…e l’accendino?”. Chiedere un accendino non richiede una particolare abilità, è molto più semplice rispetto al chiedere una sigaretta, ma è anche un’arma a doppio taglio. Nel momento in cui ti passano un accendino, potrebbe essere amore a prima vista. Tutto rallenta, spunta il sole e un coro di angeli fa da sottofondo al vostro primo incontro. Se dovessi aver preso in mano “l’accendino della vita” è tuo DOVERE scoccarlo. Quindi c’è chi lo mette abilmente in tasca per poi dire, una volta scoperto:” ah scusa! mi viene automatico!” oppure chi approfitta della confusione al bar e la disattenzione del proprietario (un mix perfetto) per mettere in atto il colpo. Chiaramente non potrai mai mostrare questo tuo trofeo in pubblico, vivendo con il costante timore di essere scoperto.

#3 I Passaggi. Capita, nella vita, che tu scelga di studiare in una città che non è la tua. Capita, sempre nella vita, che tu scelga di vivere nella suddetta città perché ti sembra “più comodo così”. Capita, bisogna proprio essere dei geni nella vita, di riuscire a trovare una casa situata in una via senza nome a due passi da quel paesino chiamato “IN CULO AL MONDO” (esiste, cercate nella cartina, mi vedrete salutare dalla finestra). Ora quando logisticamente sei fuori dal mondo, non hai una macchina e neanche gli autobus più lerci della città hanno il coraggio di venirti a trovare, sorge un problema: “ma… non è che mi daresti un passaggio?”. Volente o nolente ti ritrovi a scroccare passaggi anche per andare in bagno e sai che trovare il collega che ti assicura sempre il passaggio equivale a trovare l’amico più fedele. Altro che Frodo e Sam.

#4 Il Caffè. Il giorno che scegli di immatricolarti tu ancora non lo sai che la caffeina ti salverà la vita. Il giorno dopo sì, lo hai già scoperto. Nella desolazione della tua università, tra lezioni infrequentabili e libri illeggibili, ti sentirai sempre Gatto Silvestro che prova a tenere gli occhi aperti con gli stuzzicadenti. Sarà allora che ti farai una nuova amica: la macchinetta del caffè. Diventerai un sommelier, saprai individuare quella che fa il caffè più disgustoso e quello che lo fa un po’ meno disgustoso, vagliando con attenzione il quantitativo di zucchero perfetto. Poi, un giorno, per caso, ti capiterà una disgrazia: ti accorgerai di non avere spicci. Così, inizierà la tua carriera da scroccatore di caffè: ‘’ collega, me lo offri un caffè? Ricambio domani’’. Quel domani non è mai arrivato.

#5 Il Cibo. Tutto ha inizio al momento della fecondazione (o giù di li) quando, accartocciato nel grembo di tua madre, comincia la tua carriera da ciucciatore di cordone ombelicale. E, si sa, una volta provate certe sensazioni non ti abbandonano più. Passi dunque dal livello BASE di scroccatore di merendine scolastiche, a quello PRINCIPIANTE da raccattatore di panini da ricreazione: “sì, ma prima dagli almeno un morso”. Quando la posta in gioco aumenta, raggiungi il livello AVANZATO (che prevede uno scambio di tessere e identità) e ti ritrovi ad affermare di essere la nuova Platinette, ma di aver lasciato a casa il costume da donna, pur di mangiare sulle spalle della tua collega fuori sede che ha fatto la tessera alla mensa universitaria (ah, chiaramente in tutto ciò, tu hai una barba folta e rigogliosa). Il livello ESPERTO lo raggiungi quando, dopo anni di file ai buffet delle conferenze più disparate, i tuoi amici decidono di farti la spesa e sistemartela direttamente in frigo (e tu ti ostinerai, per declinazione professionale ormai, a chiedere al vicino un pasto caldo). Ps: Il livello MAESTRO è il piú nobile del curriculum: specializzato nel furto della punta del cornetto. Ecco, li puoi considerarti un professionista (dell’incitazione all’omicidio volontario).

malena

#6 Gli appunti. Qui si parla di sopravvivenza. Immagina: è una fredda serata di gennaio, ti guardi intorno in camera tua. È buio, ma hai paura di accendere la luce. Vedresti montagne di libri intorno a te che ti ricordano l’imminente appello. Sei in trincea. Non hai via di scampo: 700 pagine non le fai neanche pagato. In quel momento ti tornano alla mente le lezioni. Succede sempre. Tu, ignaro, eri lì in classe, di fronte al professore che parlava. Ma non hai preso appunti. Hai preferito dormire. Ti senti una merda. Poi l’illuminazione. Viene subito dopo lo sconforto e l’autocommiserazione. Pensi al tuo collega. Facciamo che di solito è una ragazza, quella brava che sotto al 30 non è mai scesa. Lei gli appunti li ha presi. Le chiedi in ginocchio di salvarti, ti fidi di lei, dovrebbe apprezzarlo. E lo fa. Accetta. La vita torna a scorrere nelle tue vene. È una sensazione strana. Sì, è la speranza. Superi l’esame. 30. Lei prende il suo primo 28. Ti senti una merda nuovamente. È il ciclo della vita. Lo accetti.

#7 Le “Masticanti”. Cicles, cicca, gingomma, chewing gum. Insomma, qualsiasi sia la tua provenienza geografica, qualunque sia il modo in cui la chiami, TU SEI DI CERTO UNO SCROCCATORE SERIALE DI MASTICANTI. Nel momento esatto in cui un pacchetto di gomme da masticare viene aperto o mostrato in tua presenza, il tuo cervello attiva un meccanismo grazie al quale gli occhi ti si illuminano e le mani si posizionano autonomamente, come se avessi appena finito di lavare il vetro di un’auto e stessi aspettando la tua sudata ricompensa. Ti ritrovi dunque ad elemosinare quell’impasto gommoso che ti trasforma in un ruminante soddisfatto e felice, chiedendoti dopo pochi minuti: “ma che schifo ho in bocca? Colla?” . Sono aperte, inoltre, le iscrizioni al campionato di “gomme sotto al banco” (sai bene che sotto al banco, non ci mettevi le gomme da cancellare).

#8 La penna. Se sei uno di quegli studenti svogliati e sempre di corsa, che vanno a lezione trascinati dalla forza gravitazionale che move il sole e l’altre stelle (ah no?!), allora sei uno di quelli che parcheggia alle 8.59, con tutto lo stress che questo può comportare, e corre alla ricerca dell’aula nella quale dovrà subire le varie torture del caso. Sono già le 9.10. La lezione cominciava alle 9.00 ma vabbè, il prof ritarda. Entri, ti guardano tutti. Trovi posto. Ti stanno ancora fissando tutti, dopo aver alzato la testa dal foglio sul quale stanno freneticamente prendendo appunti. Dissimuli. Provi a confonderti in mezzo agli altri. Trovi un pezzo di carta ma… NON HAI LA PENNA“. Cominci a bisbigliare: “Compare, hai una penna in piú?”. Nessuno ti accontenta. Sudi freddo. Continui la tua opera di ricerca, finché il prof si ammutolisce e poi esclama: “tenga signor Rossi, gliela presto io la penna”. Hai perso la dignità oramai, non sei nemmeno convinto di restituirgliela e, finita la lezione, scappi furtivo e torni a casa. Finalmente la tua collezione di penne scroccate è completa (magari, se sei uno di quelli simpatici, gliela riporti all’esame per farti segnare il 18 che gli hai ulteriormente scroccato).

#9 Il carica batterie. Nell’era dell’aifon e degli smartfon, li vedi tutti che camminano con la testa piegata su degli schermi illuminati: siamo noi, studenti allo sbando. Tu stai là, in quel posto oscuro detto Università, 45 ore su 24 e l’unica cosa in grado di farti avere ancora una vita (a)sociale è la tua piccola scatola luminosa. Tu, studente, ogni mattina ti svegli e sai che devi correre più veloce della gazzella, del leone e di tutta la settima generazione, se vuoi arrivare in aula prima che la tua batteria sia passata da un meraviglioso 100% a un deprimente 2%.  Così tu, sempre tu studente alla deriva, prendi l’abitudine di portarti dietro il carica batterie. Anzi, non tu, ma l’altro, quel tuo collega accucciato accanto alla presa che neanche Gollum mentre sussurra ‘’il mio tesssssoooooro’’. Ecco che entri in gioco tu: ‘’scusa, non è che me lo presteresti per 5 minuti?’’. Non tutti ne escono vivi.

#10 Il Perennemente Scroccato. Tu con la faccia da “perennemente scroccato”. Sì, proprio tu, mi rivolgo a te in quest’ultimo punto. Tu che non sai, non puoi e non vuoi dire mai di no, tu che esageri con la gentilezza, tu sei il migliore amico dello scroccatore. A te a cui viene chiesto di tutto e con il sorriso sulle labbra dici sempre di ‘’sì’’, per poi pentirtene l’attimo dopo. Solitamente sei quello che non chiede mai nulla e quello provvisto di qualunque cosa che possa essere chiesto, perciò sei perfetto. Hai la macchina, le sigarette, l’accendino, i soldi, il cibo, le masticanti, gli appunti, le penne e il carica batterie. Sei un elemento raro e quindi vai custodito. Gente che non sapevi neanche frequentasse il tuo stesso corso ti chiede: “senti non è che potresti darmi un passaggio?”, e tu che, dall’inizio della giornata, non hai fatto altro che pensare al momento in cui saresti tornato subito a casa, dopo quella domanda, realizzi che va tutto in frantumi. Perché? Perché ovviamente il passaggio da dare non ti verrà mai di strada, perché tu abiti a due passi dall’università! Ma sei buono e solitamente lo fai volentieri. Un consiglio? Per evitare di restare in mutande, un giorno, comincia ad attuare delle “tattiche di sopravvivenza” per aggirare il destino: ti chiedono una sigaretta? Rispondi dicendo: ” questa che sto fumando era l’ultima!”, ti chiedono l’accendino? Non darlo mai in mano a loro, offriti di accenderla tu. Il mondo è bello perché è vario, ma c’è una regola che governa il mondo: per ogni ” perennemente scroccato” ci saranno almeno dieci scroccatori pronti ad amarlo!

 

Elena Anna Andronico

Elisia Lo Schiavo

Vanessa Munaò

Nicola Ripepi