Una tragedia nel catanese: Elena, bimba di 5 anni, uccisa dalla madre. Non si trattava di rapimento

Non si trattava di rapimento, ma di un orrore ben più grande, che era quasi impossibile immaginare. La piccola Elena, la bambina di 5 anni di Tremestieri Etneo, di cui era stato denunciato un rapimento, è stata trovata senza vita. A macchiarsi dell’atroce delitto, la stessa madre, Martina Patti.

La piccola Elena e la madre Martina Patti (fonte: www.tgcom24.mediaset.it)

La confessione dopo ore di interrogatorio

Dopo una notte di interrogatori, la ventitreenne Martina Patti, madre della bambina scomparsa due giorni fa, ha confessato. La ragazza aveva sporto denuncia per rapimento, raccontando di esser stata assalita da tre uomini incappucciati, di cui uno armato, i quali le avevano portato via la figlia che era lì con lei, circa alle ore 15: dopo aver bloccato la vettura che lei conduceva lungo via Piave, il presunto gruppo l’avrebbe minacciata con una pistola o una mazza, sottraendole poi la bambina e dichiarando di volerla uccidere.

Stamane, alla fine è emerso che la piccola Elena sia stata uccisa proprio dalla madre. Gli inquirenti hanno rivelato di aver protratto per un’intera notte l’interrogatorio: la ricostruzione del tragico avvenimento fatto da Martina Patti aveva suscitato dei dubbi sin da subito. Il rapimento era una copertura dell’omicidio.

Nell’interrogatorio “erano state contestate varie incongruenze“, aveva affermato il pm Carmelo Zuccaro, prima della definitiva dichiarazione confessoria. Sin dall’inizio vi erano molti sospetti, suscitati dalla mancanza di testimoni, oltre lei stessa: l’ipotesi che la piccola Elena fosse stata rapita da un gruppo di uomini incappucciati è stata smentita dalle telecamere di sorveglianza, che non avevano registrato alcun tipo di situazione simile a quella raccontata.

Inoltre, non era stata fatta alcuna telefonata alle forze dell’ordine subito dopo l’aggressione, ma Patti si è direttamente recata, con dei familiari, al comando di Mascalucia per presentare la denuncia. Perciò i Carabinieri hanno insistito con le domande.

Quest’ultima, sotto pressione, dopo ore di interrogatorio, infatti, ha ammesso: “Sono stata io” e “Vi porto da Elena”.

In lacrime, ha così portato gli investigatori nel posto in aveva occultato il corpicino della figlia, un terreno incolto, in via Turati, a circa 600 metri dalla propria abitazione dove viveva da sola proprio con la bambina.

 

Le “anomalie” nella ricostruzione del rapimento

Omicidio premeditato pluriaggravato e soppressione di cadavere: queste le accuse rivolte dalla Procura di Catania alla reo confessa, che è stata trasportata alla casa circondariale di Catania “Piazza Lanza”. Gli inquirenti pensano anche a una premeditazione. Nella prima fase dell’inchiesta, è stato anche contestato il reato di false informazioni al pubblico ministero, avendo mentito.

Martina Patti ha chiarito la dinamica del delitto, anche se non del tutto, dichiarando di aver anche rimosso alcune fasi, come se non fosse realmente cosciente di ciò che stesse facendo. Non ha, invece, svelato il movente.

La donna si è dichiarata unica colpevole del delitto e ha fornito la ricostruzione reale dei fatti, seppur frammentaria: dopo aver preso la figlia all’asilo, aveva deciso di dirigersi a casa della madre, la nonna di Elena, aggiungendo che da quel momento in poi non ricordasse bene ciò che era accaduto. Alla fine ha detto:

Le ho dato un budino, guardava i cartoni, poi l’ho colpita“.

Sul corpicino di Elena, sono stati trovati segni di fendenti inferti un coltello da cucina e forse con un altro oggetto. La bimba senza vita era stata poi trasportata nel luogo del ritrovamento, posta in dei sacchi neri e nascosta nella terra e ricoperta di cenere vulcanica, ma non in profondità.

L’assenza di un riscontro tra immagini di telecamere che attestassero il passaggio di un gruppo armato nell’orario indicato da Patti è stata la conferma iniziale ai sospetti. I carabinieri della sezione Investigazioni Scientifiche stavano svolgendo dei sopralluoghi nell’abitazione della donna, quando questa ha confessato.

La donna non rivela il movente

Il padre della bambina, il ventiquattrenne Alessandro Nicodemo Del Pozzo, recatosi sul luogo del ritrovamento del corpo della figlia è scoppiato in lacrime. Con Martina Patti non vivevano più insieme da tempo. Le stesse indagini hanno rilevato il “quadro di una famiglia non felice, in cui la gioia della figli a non ha compattato la famiglia”. A rivelare quanto detto è stato il comandante del reparto operativo dei Carabinieri di Catania, il colonnello Piercarmine Sica, il quale ha confermato l’esclusione di un complice nel delitto.

Lo stesso comandante è ritornato sulla questione del movente, non dichiarato dalla reo confessa: gli inquirenti hanno ipotizzato che possa esser stata gelosia, o meglio, la gelosia nei confronti della nuova compagna dell’ex convivente, a cui la figlia si era profondamente affezionata e verso cui dimostrava affetto. Elena sarebbe stata “troppo felice” con i nonni paterni, il padre e la sua nuova compagna.

Ancora si dovrà indagare, nulla è confermato. Intanto, l’avvocato di Martina Patti ha annunciato di voler far visitare l’assistita da uno psichiatra molto noto, per verificarne le condizioni di salute mentale.”.

 

Le dichiarazioni dei nonni e della zia paterna fanno luce su una situazione difficile

I familiari di Elena, da parte paterna, appresa la realtà di quanto accaduto hanno dichiarato che sarebbe stato impossibile immaginare una cosa del genere. “La madre di Elena era una ragazza molto chiusa, ma non riesco a spiegarmi il motivo di quello che è accaduto” ha detto il nonno paterno di Elena.

Avevamo creduto alla storia degli uomini incappucciati: non avevamo ragione di non credere.” ha dichiarato, invece, la nonna paterna, Rosaria Testa, sul luogo del ritrovamento della nipotina. Proprio la donna ha rivelato dettagli che potrebbero confermare il movente della gelosia: Martina Patti sarebbe stata ossessionata con l’ex compagno, il figlio della signora.

Anche la zia paterna di Elena, Martina Del Pozzo, ha apportato racconti che testimonierebbero comportamenti strani da parte di Martina Patti:

“La mamma di Elena voleva incastrare mio fratello. Un anno fa mio fratello fu accusato ingiustamente di una rapina, ma fu scagionato completamente. Quando dal carcere passò ai domiciliari, sotto casa trovammo un biglietto di minacce con su scritto “Non fare lo sbirro, attento a quello che fai”. Mio fratello non sa nulla di nulla. A quel biglietto la madre della bimba ha fatto riferimento dicendo che avevano rapito Elena. Martina disse che quelle persone incappucciate avevano fatto riferimento al biglietto dicendo “non ti è bastato il biglietto? Digli a tuo marito che questa è l’ultima cosa che fa: a sua figlia la trova morta”.”

Del Pozzo era stato accusato di rapina effettuata in una gioielleria di Catania, per cui fu arrestato il 15 ottobre 2020, ma assolto per non aver commesso il fatto. A questo avvenimento, la ventitreenne Patti avrebbe fatto riferimento, nelle prime dichiarazioni, riconducendo il rapimento della figlia – da lei inscenato – a una conseguenza di questo fatto accaduto all’ex compagno. Potrebbe essersi, dunque, trattato di un tentativo di incastrare il ventiquattrenne.

Insomma, la donna fu più volte colta in atteggiamenti strani, come quando, secondo quanto raccontato dalla donna paterna: “Un giorno la mamma le stava dando botte (ad Elena, ndr) e gliela abbiamo dovuta togliere dalle mani”. Però, mai era stata fatta una segnalazione agli assistenti sociali. Il sindaco della cittadina Vincenzo Magra, ha spiegato che a Mascalucia non si conosceva bene la famiglia, perché da pochi anni lì trasferitasi.

Sicuramente questo caso sottolinea, come altri, quanto sia necessario seguire da vicino persone, in momenti fragili della propria vita, come giovani madri, ma anche giovani padri, nelle prime fasi della genitorialità, quando queste si svolgono in condizioni complicate.

Rita Bonaccurso

Il giro del mondo: alla ricerca dei luoghi più pericolosi

Siamo abituati a meravigliarci di fronte a paesaggi fiabeschi, acque incantevoli e pianure interminabili. Tuttavia, il nostro pianeta riserva per noi non solo luoghi magici. Alcuni sono spaventosi e, soprattutto, pericolosi, che destano sgomento e inquietudine. La Terra è anche questo.

  1. Il Lago della Morte
  2. Sable Island
  3. Il Camino de la Muerte
  4.     Un luogo segnato da stragi
  5. Il Lago Kivu
  6. Conclusioni

Il Lago della Morte

Il primo luogo non si trova molto lontano. Il “Lago della morte” è considerato uno dei posti più pericolosi della Terra, e si trova proprio in Sicilia, nei pressi del comune di Palagonia, a Catania. Qualsiasi organismo vivente provi a sopravvivere all’interno di questo lago, fallirà. Infatti, sono presenti quantità notevoli di acido solforico, noto per le sue proprietà corrosive, accentuate dalla reazione di dissociazione con l’acqua, a cui si aggiunge il pericolo di disidratazione della pelle a seguito del contatto con il calore di dissociazione. I vapori emanati possono provocare danni alle mucose, al tratto respiratorio e agli occhi.  Tra le testimonianze raccolte, lo scienziato Francesco Ferrara  parlò inoltre della presenza di metano e di anidride carbonica. Appare chiaro come non sia il luogo migliore dove poter abitare.

Ancora oggi, però, sono molti i dubbi attorno all’esistenza stessa del lago, e gli abitanti del luogo restano un po’ scettici al riguardo. Ciò che è certo è che questa storia diventa ancora più affascinante se immaginata tra mito e realtà.

Storia, miti e misteri della Sicilia: scomparso il lago Naftia - Men's Enjoy
Fonte: www.mesenjoy.com

Sable Island

Se pensiamo a navi scomparse in mare vengono in mente le storie legate al triangolo delle Bermuda. Ma in questo caso si fa riferimento ad un altro luogo, al largo della Nuova Scozia, in America Settentrionale. Si tratta di Sable Island, un “banco di sabbia” a forma di mezzaluna pronta a divorare navi. Si parla di circa 350 navi scomparse dalla fine del XVI secolo. Bastava un piccolo errore per far sì che la sabbia le inghiottisse, aiutata anche dalla scarsa visibilità dovuta alle nebbie, che costituiscono una costante dell’isola. La spiaggia è infatti al centro dell’incontro tra tre correnti: la corrente del Labrador, la corrente di Belle-Island, la corrente del Golfo. Nel 1801 si decise di creare una stazione di salvataggio permanente per aiutare i naufraghi, ma questo non impedì i 230 morti del 1872, a seguito dell’incagliamento del piroscafo SS Hungarian. Oggi, fortunatamente, i sistemi di navigazione satellitare permettono di avere una migliore percezione delle rotte. Sable Island è diventata il luogo delle storie passate e dei suoi relitti.

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Fonte: www.sperimentalradio.it

Il Camino de la Muerte

Spostandoci un po’ più lontano giungiamo in Bolivia, dove si trova “Il Camino de la Muerte”, la strada più pericolosa del mondo. Fu costruito agli inizi degli anni Trenta da operai imprigionati durante la guerra del Chaco. Il percorso si estende per circa 60 km, attraversa tre province, fino ad arrivare a Coroico. 3640 metri di dislivello, con un’altitudine massima di 4700 metri in corrispondenza del passo della Cumbre. Oltre all’altezza, ciò che fa tremare è che non ci sia alcun guardrail o muro a delimitare la strada, che è per di più totalmente sterrata, coperta di vegetazione e attraversata da corsi d’acqua che scendono a cascata. È costeggiata da precipizi, spesso sono presenti nebbia e pioggia che rendono il cammino più complesso di quanto già non lo sia.

Un luogo segnato da stragi

Già tra i suoi edificatori ci furono delle vittime e da allora continuarono a perdere la vita molte altre persone. La strada era ed è soggetta alla caduta di enormi massi dall’alto e a frane. Nell’incidente più grave, accaduto nel luglio del 1983, un autobus precipitò, provocando 100 morti. Da quel momento si è cercato di prendere più precauzioni e di definire delle regole stradali, tra cui l’obbligo della guida a sinistra. Nonostante ciò, ogni anno si registrano almeno 200 morti tra autisti e ciclisti. Alla meraviglia dei paesaggi del luogo si accompagna la temerarietà della morte.

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Fonte: imagenesbolivianas.com

Il Lago Kivu

Ritornando ai laghi, in Congo ne è presente uno altrettanto pericoloso. Si tratta del lago Kivu. Al confine con il Rwanda, è uno dei grandi laghi africani, con una superficie di 2700 km2. Ospita alcuni isolotti, tra cui l’isola di Idjwi (340 km2). Da molti è stato definito una vera e propria “bomba ad orologeria”. Varie operazioni di carotaggio hanno rilevato la presenza di depositi di monoidrocalcite (un minerale raro) coperti da diatomee (alghe unicellulari). Andando ancora più in giù troviamo infine sedimenti sapropelici con elevata quantità di pirite. Si stima che, in profondità, vi siano almeno due trilioni di metri cubi di gas metano e di biossido di carbonio. La miscela di questi elementi può provocare esplosioni di tipo limnico  (dal gr. λίμνη: acqua stagnante), che prevedono, appunto, rilascio di biossido dalle acque dei laghi. Esplosioni di questo tipo sono già avvenute in passato. Le enormi quantità di gas porterebbero alla morte per asfissia. A tutto ciò si aggiunge la possibilità di uno tsunami.

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Fonte: www.filmcrewfixersuganda.com

Conclusioni

Quelli appena visti sono luoghi immortalati tra fascino e orrore. Ma questi sono solo alcuni dei territori considerati tra i più pericolosi al mondo. Ve ne sono altri, forse ancora più rischiosi, pronti per essere scoperti.

Giada Gangemi

Per approfondire:

Sable island, la sabbia che non perdona

Lago di Morte in Sicilia: verità o mito? 

Messina e la Sicilia bruciano. Numerosi gli interventi di vigili del fuoco e della forestale

Come tristemente si ripete da alcune estati, anche quest’anno l’ultima settimana di luglio si è caratterizzata per la presenza a Messina e provincia di importanti incendi. In mattinata, sono stati infatti definitivamente spente le ultime fiamme che divampavano nelle campagne dei quartieri di Catarratti, Bisconte, Camaro superiore, Bordonaro e San Giovannello. Anche l’area vicino al complesso Mito è stata interessata e diversi ettari di campagna sono andati persi nella zona sud-ovest del Villaggio di Bordonaro.

Se la situazione sembra essere tornata sotto controllo nella città peloritana più complessa permane nella provincia, dove sono ancora in corso alcuni roghi nella zona di Gallodoro, a Letojanni e nelle campagne nei pressi di Mandanici. Nonostante nel corso della nottata sembrassero prossimi all’essere spenti, i roghi hanno invece ripreso vigore e stamattina il fronte del fuoco ha continuato ad ardere. Più di duecento ettari sono stati colpiti direttamente e ad andare in fumo è stata anche, nel versante di Santa Domenica di Vittoria, una zona appartenente all’oasi del fiume Alcantara.

Non solo ettari di terreno. Ad Alì Terme, nella fascia jonica della provincia di Messina, i vigili del fuoco hanno dovuto fronteggiare le fiamme di un incendio scoppiato in una cantina di una palazzina. Il fumo aveva precedentemente allertato i residenti e fortunatamente la zona è stata fatta evacuare in attesa dell’arrivo dei vigili. La situazione è dunque potuta tornare alla normalità senza registrare alcun ferito, ma solo tanta preoccupazione.

fonte: gazzetta del sud

Gran lavoro dunque per i pompieri e gli uomini del corpo forestale che sono stati coinvolti in pochi giorni su diversi fronti, riuscendo a mettere in salvo diverse abitazioni e numerosi animali. Per fare ciò è stato necessario il ricorso all’uso di alcuni canadair, oltre ad elicotteri che hanno sorvolato le colline sopra la frazione di Camaro e l’impiego di autobotti di rincalzo alle autopompe.

Sicilia in fiamme

Alimentati dalle alte temperature e dal vento caldo, senza escludere la mano dei piromani, sono diversi i luoghi della Sicilia che hanno avuto la necessità di un tempestivo intervento dei vigili del fuoco. Oltre a Messina anche a Palermo e Catania i centralini delle stazioni di forestale e pompieri sono stati allertati da centinaia di telefonate di residenti o spettatori preoccupati. La Protezione Civile regionale ha diffuso un’allerta “rossa” di livello 3 (il massimo), e il Dipartimento regionale ha diramato il nuovo bollettino con lo stato di “preallerta” e di “attenzione” per il rischio incendi e ondate di calore fino al 6 agosto.

Catania e Palermo

Anche Catania brucia. Il caldo soffocante e il vento africano hanno alimentato diversi focolari. Data la gravità della situazione la Sac Service (la società che gestisce l’aeroporto di Catania) ha dovuto disporre la sospensione temporanea delle operazioni di volo in partenza e in arrivo per permettere l’impiego di elicotteri nel contenimento degli incendi scoppiati nella zona limitrofa allo scalo.

Il rione Fossa Creta, dove diverse famiglie sono state costrette a lasciare le loro case, è stata la zona maggiormente colpita. A procurare ulteriori disagi è stata l’intensa nube di fumo che ha reso necessaria la chiusura al traffico e bloccato l’accesso anche ad alcune strade. Ad andare distrutto anche lo stabilimento balneare “Le Capannine” del lungomare della Plaia, mentre centocinquanta persone, provenienti dai villaggi Primosole e Azzurro, sono state costrette a recarsi in spiaggia per sfuggire ai roghi. Qui, per scappare dalle fiamme, si è reso necessario il salvataggio con mezzi navali e personale della Capitaneria di porto. Gli interventi, coordinati dalla prefettura, hanno richiesto l’uso di gommoni e motovedette oltreché un rimorchiatore e una mezzo navale della Guardia di finanza. In numerosi hanno hanno perso la casa e saranno ospitati nel Palazzetto dello sport di piazza Spedini messo a disposizione dal Comune.

Nel capoluogo siciliano la situazione non è da meno. A Piana degli Albanesi circa 800 gli ettari di bosco sono stati devastati. Alcune famiglie che abitano in prossimità di Monte Pizzuta e di contrada Casalotto sono state fatte evacuare per precauzione dalle squadre antincendio, ed anche ad Altofonte roghi sparsi hanno allertato gli abitanti.

 

Piana degli Albanesi, fonte: palermo.gds

Musumeci: “I piromani meriterebbero il carcere a vita”

“Come purtroppo temevamo, a causa delle altissime temperature che già da alcuni giorni stiamo registrando in Sicilia, l’Isola è aggredita da incendi di vasta estensione, alcuni dei quali veramente gravi per la devastazione che ne consegue. Una situazione resa ancor più tragica dalla rinnovata azione dei piromani che, come accertato dalle indagini degli inquirenti, appiccano scientificamente il fuoco in più punti causando danni irreversibili al patrimonio boschivo e mettendo a rischio persino l’incolumità delle persone. Si tratta di criminali che, lo ribadiamo, meriterebbero il carcere a vita per azioni scellerate che cancellano identità e storia del nostro territorio, come è accaduto a Portella della Ginestra e Piana degli Albanesi”. Questo quanto affermato, in una nota, dal presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci.

Filippo Giletto

 

 

Apritimoda: le grandi griffe aprono le porte dei loro laboratori e atelier

Fonte: milanoweekend.it

Il mondo della moda e dell’artigianato spalancano le loro porte al pubblico. E non è solo un modo di dire, ma pura realtà.

Dopo il successo delle edizioni precedenti, infatti, torna Apritimoda, l’iniziativa che per un weekend- nello specifico il 24 e 25 ottobre – permetterà ai visitatori di entrare gratuitamente negli atelier e laboratori di alcuni dei brand più famosi e scoprire da vicino come prendono vita le creazioni simbolo del nostro Made in Italy.

A differenza degli anni passati, quest’anno, l’evento non si limiterà solo alla città di Milano o Firenze, ma si allargherà a tutta la penisola. Una vera e propria mappa di tesori non conosciuti che si svela al pubblico, con l’obiettivo di disegnare anche un nuovo inizio per una delle più importanti attività economiche del nostro Paese. E non ultima un’occasione per visitare luoghi e palazzi storici che si svelano in tutto il loro splendore.

Oltre i portoni di palazzi storici, dentro cortili incantati, nelle vecchie fabbriche reinventate, il genio, la cultura, la capacità artigianale italiana diventano prodotti dei quali conosciamo solo l’esito finale. ApritiModa ci fa scoprire dove tutto questo ha origine.

I luoghi più vicini a noi

Catania con Marella Ferrara

Nel centro storico di Catania, dove si incontrano piazza Duca di Genova e via Museo Biscari, c’è uno dei più importanti palazzi privati della città, Palazzo Biscari. Costruito alla fine del settecento e simbolo del Barocco siciliano, oggi il sontuoso palazzo ospita la sede di Marella Ferrera Museum & Fashion, che a sua volta racchiude il Museo della Moda, il Museo della Grazia, il Mondo del Fashion e l’atelier d’haute couture della stilista. Acclamata come rivelazione dell’anno ad Alta Moda nel ’93, ancora oggi la stilista catanese trasforma stoffa in arte usando materiali come pietra lavica, ossidiana, terracotta, cristallo di rocca e fili di rame per raccontare la storia della sua isola.

Fonte: apritimoda.it

Mappa per raggiungere il luogo:

Trapani con FENDI hand in hand Platimiro Fiorenza

Il progetto ‘hand in hand’ celebra una collaborazione unica tra FENDI e le eccellenze dell’artigianato italiano. All’interno della storica gioielleria e bottega artigiana Rosso Corallo a Trapani, l’orafo corallaio Platimiro Fiorenza presenta l’inedita Baguette ‘hand in hand’ realizzata in collaborazione con FENDI per il progetto, che vede la creazione di 20 Baguette, l’iconica borsa disegnata da Silvia Venturini Fendi nel 1997, interamente fatte a mano da 20 artigiani, uno per ogni regione d’Italia, con le lavorazioni più peculiari e tradizionali, rendendo omaggio all’artigianato e alla creatività del nostro paese. La borsa Baguette ‘hand in hand’ realizzata da FENDI e Platimiro Fiorenza rappresenta la regione Sicilia.

Fonte: apritimoda.it

Mappa per raggiungere il luogo:

Calabria con il Lanificio Leo

La sede di Soveria Mannelli, in provincia di Catanzaro, è l’ultima di varie località che fanno capo al Lanificio Leo, ma solo qui c’è “una geografia irregolare dove si respira la bellezza semplice della dimensione rurale.” Caratterizzata da grandi macchinari a sessanta fusi, la manifattura del lanificio fondato nel 1873 segue tutto il processo della lana, dal filato, alla tessitura alla finitura, integrando design contemporaneo con maestria artigianale.

Fonte: apritimoda.it

Mappa per raggiungere il luogo:

INFORMAZIONI VISITA E PRENOTAZIONE

Per partecipare è necessario prenotare la visita, utilizzando il form sottostante inserendo i relativi dati selezionando la data di visita e l’orario. Una volta effettuata la prenotazione e avvenuta la registrazione, l’utente può modificare i propri dati e le prenotazioni sino a 48 ore prima dell’evento. L’iniziativa è totalmente gratuita pertanto è gradita l’immediata comunicazione di modifica e/o disdetta della partecipazione.

Durante la visita sarà necessario rispettare le misure di sicurezza anti covid-19,  per qualsiasi ulteriore informazione sono a disposizione sul sito apritimoda.it le FAQ.

Per ulteriori informazioni e per scoprire tutte le sedi ApritiModa visita il sito apritimoda.it .

Il calcio a Messina: dalle origini al 16 giugno 1963

Nel graduale ritorno alla normalità delle ultime settimane sono tornati ad accendersi i riflettori sullo sport più seguito in Italia: il calcio. Con le due semifinali di ritorno della Coppa Italia e la finale in programma mercoledì, il gioco del pallone ha ripreso il suo ruolo di grande protagonista, generando il solito entusiasmo (e anche qualche polemica) dei tifosi e degli appassionati.

La storia del calcio è segnata da grandi avvenimenti, le cui date sono scolpite nella memoria collettiva, come per esempio l’11 luglio 1982 e il 9 luglio 2006, quando la nazionale di calcio italiana vinse rispettivamente il suo terzo e quarto Campionato del Mondo.  Tra le tante date importanti, nella città dell Stretto non si può non ricordare il 16 giugno 1963, giorno in cui l’A.C.R. Messina (allora la squadra principale della città) per la prima volta vinse il campionato di serie B e conquistò la prima storica promozione in serie A. In questo articolo ripercorreremo insieme i primi anni della storia del calcio messinese e le tappe che condussero a questo importante traguardo, soffermandoci su qualche avvenimento curioso.

Storico logo dell’ A.C.R. Messina, la principale squadra della città tra il 1947 e il 1993 – Fonte: it.wikipedia.org

I primi anni di calcio a Messina

Il calcio a Messina fu importato verso la fine dell’800 dai commercianti e turisti delle navi inglesi e norvegesi, che improvvisavano partite sul molo Colapesce, suscitando la curiosità di chi si fermava ad ammirarli. Correva l’anno 1901 quando fu fondato il primo club, non esclusivamente calcistico: il Messina Football Club, la cui dirigenza era composta quasi totalmente da inglesi. Il 18 aprile dello stesso anno la neonata squadra messinese giocò la sua (probabilmente) prima partita a Palermo, contro la squadra della città. Questa data segna l’inizio della storia del calcio a Messina.

Tra la nascita di nuovi club e i vari cambi di denominazione della prima squadra cittadina giungiamo alla stagione sportiva 1931-32, in cui l‘A.C. Messina conquistò, spinta dai 20 gol di Luigi Cevenini, la prima promozione in serie B per una squadra messinese. La stagione fu ricca di avvenimenti, tra cui l’incidente allo stadio Enzo Geraci nella partita (vinta 6-3 dal Messina) con il Catania, in cui perse le vita un giocatore della squadra ospite.

I tifosi etnei reagirono creando disagio ai giocatori messinesi nella partita di ritorno, che, visto il clima di intimidazione, fu vinta dai catanesi. Quattro giocatori del Messina decisero di lasciare la città dello Stretto (solo uno, Ferretti, decise di tornare), lasciando la squadra mutilata per lo scontro diretto con la Salernitana, capolista e imbattuta. Nonostante ciò con una grande prova di orgoglio la formazione messinese risucì a sconfiggere la squadra campana, dando inizio alla volata finale che si concluse il 3 luglio 1932, con la vittoria sul Savona (3-0) e la storica promozione. Per festeggiare l’evento si improvvisò una grande manifestazione a piazza Cairoli e, due giorni dopo, fu organizzata una festa ai bagni Vittoria.

La formazione del Messina che conquistò la promozione in serie B nella stagione 1931-32 – Fonte: messinasportiva.it

La nascita dell’A.C.R. Messina

Dopo sei annate in serie B, tra cui la memorabile stagione 1935-36 conclusasi con la conquista del quarto posto, il Messina retrocesse in serie C nel 1938. Dopo la Seconda Guerra Mondiale si costituì una nuova società dalla fusione della Passamonte (la squadra principale della città aveva assunto questo nome) con due squadre minori: la Peloro e l’Arsenale. Nell’estate 1947 la società suddetta si unì a sua volta con il Giostra, costituendo l’Associazione Calcio Riunite Messina. Nonostante il progetto ambizioso il campionato fu quasi fallimentare e registrò numerose sconfitte, due delle quali nei derby con la Reggina (2-6) e con il Catania, che vinse 3-0 a Gazzi, nel campo da poco intitolato a Giovanni Celeste, ex giocatore che morì eroicamente in guerra.

Panoramica dall’alto dello Stadio “Giovanni Celeste”, inaugurato nel 1932 e intitolato al calciatore-militare nel 1948 – Fonte: messina.gazzettadelsud.it

 

Si dovette aspettare il 1950 per una nuova promozione della squadra messinese in serie B, anche se questo traguardo si legò a due presunti illeciti, il secondo dei quali avvenne nella primo spareggio, disputato nel campo neutro di Salerno, tra le due capolista Messina e Cosenza. Dopo il secondo spareggio (il primo era finito 1-1) a Como e la netta vittoria dell’ A.C.R. sui calabresi per 6 a 1, il Cosenza denunciò un tentativo di corruzione del proprio portiere da parte di un dirigente messinese. Inizialmente la squadra messinese fu condannata alla restrocessione nel campionato di Promozione, ma in seguito al ricorso alla CAF e all’annullamento della sentenza di primo grado, l’ ACR Messina, seppur tra le mille polemiche, risultò estraneo ai fatti e ufficialmente ottenne la promozione in serie B.

La formazione del Messina che conquistò la promozione in serie B nella stagione 1949-50 – Fonte: messinasportiva.it

La corsa verso la serie A

Dopo diversi anni in serie B, tra alti e bassi, arrivò la stagione della svolta: il campionato 1962-63. Fu un’annata avvincente e gloriosa, in cui il Messina riuscì a vincere un campionato in cui erano presenti tante squadre rinomate, come la Lazio e il Bari. L’ambita prima storica promozione in serie A fu conquistata nella terz’ultima giornata, proprio nella partita contro il Bari; al ritorno dal capoluogo pugliese centinaia di tifosi messinesi aspettarono la squadra, allenata dall’ex giocatore del Messina Mannocci, alla stazione marittima e improvvisarono un corteo sul viale San Martino, portando i membri della squadra in spalla. La festa fu più intensa il giorno della conclusione in campionato, quel 16 giugno 1963 scolpito nei cuori della nostra comunità. La formazione del Messina che scese in campo , accolto dallo stadio Celeste in festa, era composta da Rossi, Dotti, Stucchi, Radaelli, Ghelfi, Landri, Calzolari G., Fascetti, Calloni G.P., Canuti e Brambilla.

La festa per la promozione in serie A – Fonte: messinasportiva.it

Due anni di serie A

In serie A il Messina arrivò senza troppe pretese, collezionando anche successi importanti, come le vittorie in casa cona la Juventus (1-0) e la Roma (2-1) e la vittoria all’Artemio Franchi contro la Fiorentina (0-1), che contribuirono al raggiungimento dell‘agognata salvezza. L’anno dopo, però, l’A.C.R. conquistò il penultimo posto, dovendo, dunque, salutare la serie A.

Abbiamo dovuto aspettare 39 anni prima di raggiungere nuovamente la massima serie, con la il campionato 2003-04 concluso con la storica vittoria sul Como (3-0) il 5 giugno 2004. Ma questa è un’altra avvincente e meravigliosa storia messinese.

 

Mario Antonio Spiritosanto

 

Bibliografia:

Piero Zagami, 100 anni di calcio a Messina, ZigZag

 

Immagine in evidenza:

La formazione dell’A.C.R. Messina che conquistò la promozione in serie A nel campionato 1962-63 . Fonte: messinasportiva.it

 

Caro voli, è polemica in Sicilia. Musumeci: “Più corse e tariffa unica per i siciliani”

Numerose sono le segnalazioni relative alle speculazioni legate all’emergenza pandemica. Se prima erano guanti, mascherine e igienizzanti a preoccupare – e che oramai sono stati regolamentati – oggi, dal momento che si può ufficialmente viaggiare da regione a regione, sono i voli e i treni per rientrare al sud a suscitare dibattiti.

Polemica tra regione Sicilia e Alitalia

Tre giorni fa il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, ha attacco la Compagnia di bandiera Alitalia per aver cancellato senza preavviso le tratte di luglio e agosto da e per l’aeroporto di Trapani Birgi con destinazioni Roma e Milano. Il governatore ha parlato di “schiaffo ai siciliani”, ma la compagnia si difende affermando che il numero di prenotazioni era inferiore al 60% e non ha ritenuto “di favorire una più equa distribuzione dello sforzo economico”.

Anche il viceministro ai Trasporti Giancarlo Cancellieri e i sindaci della provincia di Trapani si sono uniti alla polemica. Il viceministro ha ricordato che l’aeroporto Trapanese riceverà entro dà novembre 2020 50 milioni di euro, con i quali verranno attivati i biglietti a tariffa agevolata, definendo questi atteggiamento come “speculazioni politiche”. Il sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, afferma che Alitalia non si può permettere di parlare in termini commerciali dopo che è stata ripetutamente salvata “con i soldi degli italiani”.

La questione è stata discussa nelle ultime ore con il ministro per il Sud, Peppe Provenzano, i sindaci del Trapanese, e Airgest, società che gestisce gli scali, con la presenza anche i sindacati e le associazioni degli industriali, dei commercianti e il presidente Musumeci.

Il governatore della Sicilia ha formalizzato il documento di protesta indirizzata alla direzione generale dell’Alitalia che verrà consegnata martedì al ministro dei Trasporti a Roma.

Il documento sintetizza lo stato d’animo che la  comunità siciliana vive, Musumeci afferma che il comportamento

” registra il cinismo di una compagnia” e continua “si permette di fare i capricci, abbandonando gli scali minori e mantenendo limitato il numero delle corse negli scali maggiori e soprattutto adottando una politica dei costi, inaccessibile per gran parte dei siciliani”.

Per i siciliani il trasporto aereo non è un lusso ma è una necessità, e le politiche adottate dalla compagnia Alitalia scoraggiano i cittadini a far ritorno nella propria terra. Attraverso il documento

chiediamo al governo nazionale di intervenire sull’Alitalia, per applicare una tariffa unica per i siciliani, che faccia la media tra le tariffe accessibili  e le tariffe inaccessibili.

I prezzi proposti dalla compagnia sono solo da un lato accessibili ai cittadini, con biglietti aerei di 70 euro se prenotati con mesi di anticipo, e dall’altro inaccessibili se prenotati nella stessa settimana, con l’ammontare dei costi che può superare i 700 euro. Il governatore conclude il discorso esortando ad evitare queste iniziative speculative nei confronti dei cittadini.

I voli scontati tardano ad arrivare

“Le tariffe sociali? Le stiamo chiudendo, in settimana incontrerò le compagnie aeree”, ha dichiarato Giancarlo Cancellieri, vice ministro dei trasporti a Open. Il motivo del ritardo è dovuta dall’emergenza sanitaria che “Ha ritardato tutto, compresi gli sconti sui voli –chiarisce il Ministro– se non cominciano a volare le compagnie, non possiamo sapere quando scatteranno le tariffe sociali”. E’ in progetto da parte del governo Conte di dare “un contributo per ogni biglietto aereo acquistato da e per Palermo e Catania”. Le tariffe sociali consistono in uno sconto del 30% per ogni biglietto acquistato dai residenti in Sicilia. Non tutti però potranno usufruire dell’agevolazione, ma solo alcune categorie. Ad esempio gli studenti fuori sede, i lavoratori con sede lavorativa al di fuori della regione, coloro che dovranno viaggiare per esigenze sanitarie e i disabili. Le tariffe avrebbero dovuto iniziare già da quest’estate, ma sfortunatamente, il tutto è stato posticipato.

Polemica anche a Catania

Il primo cittadino di Catania, Vincenzo Bianco, ha parlato di un rincaro dei prezzi anche da e per l’aeroporto del Catanese, dove alcuni biglietti verrebbero venduti all’ammontare di 800 euro. Circostanza che si presenta nella tratta Verona-Catania. Le tariffe esorbitanti, però, non dovrebbero continuare per molto tempo. Con la ripresa delle compagnie low cost e il recente annuncio di Alitalia che dovrebbe, da oggi, prevedere il lancio dei voli a 30 euro da Roma e Milano.

La situazione in Calabria

Parlando di Calabria, spostiamo l’attenzione sulle ferrovie.

La bella notizia è che, dal 3 giugno, in Calabria sono arrivati i FrecciaRossa direttamente da Torino senza dover fare cambio a Roma.

Gianfranco Battisti, amministratore delegato e direttore generale del gruppo FS italiane afferma “per la prima volta il Frecciarossa arriva a Reggio Calabria. Il treno simbolo dell’eccellenza italiana nell’Alta velocità collegherà Reggio Calabria al Sistema AV. Un nuovo servizio che avvicina le persone, nel momento in cui il Paese deve ripartire. L’arrivo del Frecciarossa contribuirà alla ripartenza e al rilancio dell’economia e del settore turistico della Calabria e dell’intero Sud Italia”. Ma quanto costerà un biglietto?

La cattiva notizia è che un biglietto da Torino Porta Susa diretto a Reggio Calabria centrale (solo andata) prenotato oggi, con partenza 25/06/2020 parte dai 100 euro fino ad arrivare ai 155 euro. E a differenza di quanto affermato dalla compagnia ferroviaria, sono pochi i treni senza cambi. Invece prendendo il treno da Milano Centrale diretto Reggio Calabria centrale con partenza il 18/06 e prenotato oggi, i costi lievitano a dismisura, per un totale di 237 euro (andata e ritorno) senza neppure scegliere il posto a sedere (che aumenterebbe la spesa di 8 euro).

Comparando i prezzi dei treni diretti al sud con i voli internazionali, sarebbe addirittura preferibile optare per una vacanza piuttosto che tornare a casa dalla propria famiglia: il volo con WizzAir con partenza da Roma e direzione Ibiza a 230 euro (andata e ritorno), oppure una bella vacanza ad Amsterdam con la compagnia aerea Level a soli 126 euro, o anche andare a tornare da Londra con Ryanair a soli 94 euro.

Paola Caravelli

 

https://gds.it/articoli/economia/2020/06/04/aeroporti-riaperti-ma-prezzi-molto-alti-per-la-sicilia-e-pochi-voli-43debd0e-7491-497a-8398-6781b11a67bd/

https://catania.liveuniversity.it/2020/06/10/caro-voli-sicilia-prezzi-biglietti/