Castello di Milazzo: dall’antichità a oggi

Milazzo nell’antichità

La città di Milazzo ha origini antichissime: abitata fin dal Neolitico, come ci testimoniano i ritrovamenti di utensili, capanne e una necropoli, dall’VIII secolo a.C. diventa una colonia greca.

Nel 260 a.C. le acque di Milazzo sono teatro di una delle battaglie navali più importanti della prima guerra punica, la quale porterà la città sotto il dominio romano. Un ulteriore scontro in mare avverrà nel 36 a.C., quando i soldati di Ottaviano vinceranno sui pirati di Sesto Pompeo.

Panoramica città di Milazzo dal castello
Panoramica città di Milazzo dal castello – Alessia Scarcella ©, 2022, Milazzo

Il Castello di Milazzo e la sua storia

Per la sua posizione strategica, Milazzo ha assunto nel corso dei secoli fondamentale importanza per il dominio sul mare; non a caso i greci  stabiliranno qui una base navale. Uno dei segni tangibili di questo dominio è sicuramente il castello, che si trova all’interno della “cittadella fortificata”, uno dei primi nuclei abitati della città. La sua posizione sul promontorio permette una visuale abbastanza ampia sul mare, rendendo facile l’avvistamento di nemici all’orizzonte.

Saranno i romani a dare vita alle prime basi fortificate sulla rocca. Da allora il castello si amplierà sempre di più, dando vita a un complesso di edifici che rappresenterà il centro politico e amministrativo della città. 

Il castello, come la città, dopo la dominazione romana, passerà ai bizantini e poi ai saraceni, i quali si occuperanno di costruire un’imponente torre a strapiombo sul mare, il Mastio. Sarà sotto la reggenza normanna e soprattutto con Federico II che il castello amplierà le sue funzioni e la sua estensione. Con i lavori all’interno della cittadella fortificata, diretti dall’architetto dell’imperatore, Riccardo da Lentini, il castello diventerà una delle dimore predilette di Federico II, in particolar modo nei momenti in cui vorrà allontanarsi dalla caotica vita palermitana. 

Dopo una breve parentesi angioina, un periodo di intensi lavori per la costruzione di nuovi edifici, ma soprattutto di una nuova cinta muraria, sarà quello della dominazione aragonese. Attorno al castello verranno edificate numerose costruzioni difensive che comprenderanno baluardi, cortine, gallerie, garitte di vedetta, torri di avvistamento, polveriere e ponti levatoi.

Torre aragonese
Torre aragonese – © Alessia Scarcella,2022,Milazzo

Da residenza reale a carcere

In epoca moderna Milazzo rappresenterà un’ importante base militare per gli aragonesi e successivamente per i Borbone. Non a caso durante la battaglia di Milazzo del 20 luglio 1860, i cittadini con l’aiuto delle truppe garibaldine, affronteranno la conquista della cittadella fortificata, ultimo centro borbonico ancora resistente della città.

Con l’Unita d’Italia, il castello subirà un declassamento, in quanto da piazzaforte reale diventerà un carcere giudiziario, e tale rimarrà durante la prima guerra mondiale e il periodo fascista. Dopo la chiusura del carcere, nel 1970, il castello non verrà curato fino al 1991, quando inizieranno i lavori di restauro.

Antico carcere giudiziario di Milazzo
Antico carcere giudiziario di Milazzo, Fonte: https://www.hitsicily.com/indi/_pics/4/4/particolare-corte-interna_24417_19216_t.jpg

Le iniziative attuali

Negli ultimi anni il castello ha ospitato numerosi eventi, tra cui mostre, spettacoli, festival musicali (come il Mish Mash Festival) e, nel periodo di Natale, la rappresentazione del presepe vivente. Al suo interno è presente il MuMa (Museo del Mare Milazzo), al cui interno è possibile osservare lo scheletro di un capodoglio, spiaggiatosi qualche anno fa sulle coste di Milazzo.

Scheletro del capodoglio Siso
Scheletro del capodoglio Siso, Fonte: http://lanostramilazzo.altervista.org/wp-content/uploads/2021/09/muma-museo-del-mare-siso.jpg

Gli occhi di Milazzo

Sulle mura di una delle tante torri normanne del Castello di Milazzo è presente una raffigurazione insolita: secondo la tradizione, si tratta di uno scarabeo, un insetto con due grandi occhi e due antenne, realizzato in pietra lavica, posto su un angolo che guarda verso la Baia del Tono. Attorno al suo significato e alla sua funzione rimangono ancora oggi numerosi interrogativi. C’è chi pensa che sia solamente una decorazione che simboleggia la sorveglianza e l’inespugnabilità della fortificazione, ma è anche probabile che abbia una funzione legata al susseguirsi delle stagioni. Infatti, il quadrante rivolto a Nord-Est risulta illuminato solo in alcuni periodi dell’anno (solstizio d’estate – 21 giugno) mentre quello rivolto a Sud-Est viene illuminato tutto l’anno.

Gli occhi di Milazzo
Gli occhi di Milazzo. Fonte: https://www.lettore.org/wp-content/uploads/2018/11/lo_scarabeo-1.jpg

 

Alessia Scarcella

 

Fonti:

https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Milazzo

https://www.lettore.org/2018/11/30/lo-scarabeo-gli-occhi-milazzo/

Mish Mash 2022: un festival che non delude mai

Anche questa sesta edizione del Mish Mash Festival volge al termine, ma noi siamo ancora qui a raccontarvi e provare a trasmettervi le emozioni che questi ultimi due giorni ci hanno regalato.

La terza giornata del festival milazzese inizia con una lieve minaccia di pioggia, ma arrivati al castello ci si rende subito conto che questo non ha fermato i fedelissimi. Il pubblico infatti comincia a riunirsi attorno a Democrazia Tropicale che, con il suo ritmo afro-funk, riesce a calare i presenti nell’atmosfera festosa e conviviale del festival.

Giusto il tempo di ammirare la splendida location che ci si ritrova subito catapultati sotto il grande palco pronti ad aspettare Laila Al Habash, giovanissima artista indie-pop che, con la sua coinvolgente presenza sul palco – – nonostante l’emozione – riesce a tenere il pubblico con gli occhi fissi su di lei: l’atmosfera che Laila riesce a creare è solo l’inizio.

Laila Al Habash. © Federico Ferrara

Nemmeno il tempo di assaporare questa prima esibizione che inizia la seconda. A riaccendere il palco ci pensano i Bnkr44 , band fiorentina composta da sette ragazzi poco più che ventenni che, tra una canzone e l’altra, coinvolgono in particolare i giovanissimi che si scatenano ballando e cantando durante un’esibizione piena di adrenalina.

È poi il momento di Post Nebbia, band veneta che, con le sue melodie psichedeliche, fa innamorare subito tutti i presenti. Molti gli attimi emozionanti, tra cui il momento in cui Carlo Corbellini (la mente dietro il progetto) si “tuffa” tra le braccia della folla che lo sostiene con entusiasmo. Ancora due canzoni e poi la band,  tra abbracci e foto, si mescola con il pubblico con cui sembra conoscersi da sempre.

I Post Nebbia. © Federico Ferrara

La splendida serata si conclude con la magnifica esibizione di Emmanuelle che, con le sue melodie elettroniche unite ai particolarissimi testi in cui sono presenti elementi di italiano, inglese e portoghese, raccoglie sotto il palco numerosi fan che rendono il finale di serata degno delle aspettative.

Il quarto (e ultimo) giorno si apre con una visita guidata, a cura di ScopriMilazzo, della cittadella fortificata. Si parte all’ora del tramonto e, grazie all’esperta e coinvolgente guida, veniamo accompagnati fin su in cima dalle suggestive sensazioni che la location ci sa regalare. La visita ci svela tutti i segreti che queste mura nascondono, dalle chicche all’interno (e all’esterno) della chiesa, passando per le strategie militari che hanno caratterizzato gran parte delle scelte architettoniche della struttura, fino alla curiosità  più intrigante, ovvero quella degli “occhi di Milazzo”. È questo il nome dato al simbolo che ricorda uno scarabeo, realizzato in pietra lavica su uno sperone delle mura rivolto verso la baia e che possiamo trovare ancora lì, attento a vegliare sulla città. Alla fine della visita, la luna è già alta nel cielo e rende facile calarsi in un’atmosfera rilassata.

La corte del Catello di Milazzo. © Ornella Venuti

Rallegra la serata l’esibizione di Ruben, membro del gruppo “I Camillas”, nato durante i primi anni del nuovo millennio. Con la sua esibizione riesce a coinvolgere l’intero pubblico lì presente che si riunisce intorno a lui e i suoi strumenti per ascoltare le sue storie tra una risata e della buona musica.

Cala il tramonto sul promontorio di Milazzo e il castello riprende i colori del Mish Mash. A questo punto inizia il momento del Dj Set a ravvivare la notte di San LorenzoAsteria, Davide Dp, Zoess e Resolution mescolano stili diversi facendo scatenare tutti i ragazzi in pista. Il Festival – come prevedevamo – si rivela un successo: l’ultima serata è sold out!

Asteria. © Giovanni Alizzi

Per quest’anno è tutto da uno degli eventi più attesi della Sicilia.  Aspettiamo con ansia di ritrovarci tutti nell’incantevole cornice del castello di Milazzo il prossimo anno per scoprire insieme gli artisti e le sorprese che il Mish Mash festival saprà regalarci, ancora una volta!

 

Ornella Venuti, Giovanni Alizzi

Un Mish Mash Festival da “diesci”

Estate è tempo di festival musicali e anche quest’anno c’è stato il Mish Mash nella location da “diesci” (come direbbe il buon Alessandro Borghese) che è il Castello di Milazzo.
Giorno 2 agosto si è svolto il welcome day dal primo pomeriggio con visite guidate al castello. Durante la sera si è esibito il gruppo LeVacanze composto da Giuseppe Fuccio alla tastiera e chitarra, Giovanni Preziosa voce e chitarra e Mattia Farese alle percussioni, bravi e coinvolgenti con il loro elettro pop.

Seguiti da Ylyne e dal dj set a cura del Safarà e Resolution.
Il welcome day ha svelato la nuova organizzazione all’interno del castello: quest’anno si è optato per due stages , il main stage nel quale si sarebbero esibiti tutti gli artisti della line-up e un altro (che per i veterani era quello degli scorsi anni) dove si è svolto il dj set.

Andiamo al primo giorno, all’apertura dei cancelli ha seguito un “warm-up” by Sound Butik e dopo alle 21 lo spettacolo di visual art , interessante e coinvolgente dei Pixel Shapes.


È alle 22 che sul main stage si presenta l’occhialuto Galeffi, bravo, il pubblico è coinvolto e lui tiene molto bene il palco.
I protagonisti assoluti però sono i Coma Cose, il duo milanese che suonano musica alternativa con testi che non possono essere spiegati ma nei quali c’è tutto. Dichiaravano in una intervista “pensiamo che le nostre canzoni non vadano spiegate, quello che facciamo è costruire semantiche, se le recepisci vuol die che siamo connessi” e il pubblico era certamente connesso, portandoli a fare un bis. Un duo da seguire attentamente.
Dopo di loro arriva Myss Keta l’odalisca con il corpo di una Kardashian, ed è un tripudio. La rapper è brava, i suoi testi sono satirici fino a diventare sboccati con basi di elettronica potenti ma i video che passano sullo schermo dietro di lei durante l’esibizione danno un senso molto più articolato. La gestualità e il modo di parlare sono metafora del mondo che ci circonda ma la performance è tutt’altro che banale. Bis anche da lei.

La serata si conclude con il live set di Populous e anche lui non delude il pubblico è contento e lo richiama sul palco per avere un’ultima canzone.

Il secondo giorno ed ultimo di festival le persone sono raddoppiate.
Alle 20 al Chiostro c’è l’esposizione del Suq Magazine,  un gruppo di guide ambientali e fotografi che hanno creato un ibrido fra taccuino di viaggio e libro di fotografico in cui raccontano della Sicilia, quella lontana dalle etichette e clichè tipici.

Segue al Duomo antico una performance di danza e poi si va al Main Stage dove si esibisce per primo Francesco De Leo , bravissimo questo cantante  ex frontman de L’Officina della camomilla, racconta una realtà vicina a molto con sonorità similari a quelle di Mac DeMarco, ma c’è anche qualche richiamo alla  psichedelica.
I Selton si esibiscono successivamente col loro rock folk e testi divertenti, il pubblico balla e canta, sono tutti sorridenti.
Dopo di loro arriva Frah Quintale e il pubblico è in visibilio, un ragazzo mi dice “quest’ultimo live vale l’intero prezzo del biglietto”. Direi che c’è poco da aggiungere.
A chiudere il live set di Indian Wells.
Il Mish Mash migliora di anno in anno, forse l’organizzazione con due stage quest’anno ha comportato un po’ di dispersione del pubblico ma gli artisti e il luogo sono stati eccellenti. Questo è un festival che col tempo si farà conoscere sempre più perché ha tutte le potenzialità, entri fra le mura e ti senti in un luogo familiare e accogliente.
Ci vediamo l’anno prossimo!

 

Arianna De Arcangelis