#iorestoacasa: Guida di sopravvivenza pt.5

Il surrealismo della situazione odierna continua a lasciarci in bilico senza certezze su come si evolverà il nostro futuro.

Per sopravvivere all’eccesso di tempo libero già vi abbiamo consigliato serie tv, giochi da tavolo, libri, film e videogiochi.

Oggi diamo uno sguardo verso alcuni titoli di quella che viene considerata la Nona Arte: il fumetto.

Ancora oggi c’è un alone di incomprensione verso una delle forme di intrattenimento che (grazie anche all’esplosione cinematografica correlata) risulta essere tra le più seguite ed usufruite tra quelle a nostra disposizione.

Il mondo del fumetto è più vasto e vario di quanto chiunque di noi possa immaginare (sia esso americano, giapponese, italiano, francese, belga etc…), dando la possibilità di avere letture vicine al nostro modo di essere, o, al nostro modo di pensare su questo o quell’argomento.

Ma, soprattutto, ci dà la possibilità di farci trovare una storia, sia essa fantasiosa o molto prossima alla nostra realtà, che possa (veicolata da personaggi caratterizzati nei più minimi particolari e da disegni che resteranno impressi nella nostra mente) farci riflettere su noi stessi ed emozionarci come mai avremmo creduto possibile.

Eccovi alcuni validissimi esempi del genere, nell’ormai consueto format giorno per giorno.

Lunedì    

Rocky Joe (1968-1973): il manga (fumetto giapponese) sul pugilato più famoso ed importante di sempre, scritto da Asao Takamori e illustrato da Tetsuya Chiba, consta di 13 volumi, editi da Star Comics.

Uno dei quartieri più poveri di Tokyo fa da cornice all’incontro che cambierà per sempre la vita del protagonista Joe, ossia quello con un ormai ex allenatore di box Danpei Tange, che vedrà in lui le potenzialità per diventare un astro nascente della disciplina.

Un viaggio umano fatto di redenzione, tormenti, coraggio, ma soprattutto di scelte che porteranno ad un finale intensissimo che eleva l’opera a capolavoro del genere.

 

Joe Yabuki – Fonte: Stay Nerd

 

Martedì

Monster (1994-2001): il capolavoro massimo del mangaka (fumettista giapponese) per eccellenza, Naoki Urasawa.

Completo in Italia in 9 volumi edito ad opera di Planet Manga.

Un colpo fortissimo sferrato contro tutto il marcio che alberga nella mente degli uomini.

Il dottor Tenma, famosissimo e stimatissimo chirurgo, si troverà ad andare contro gli ordini del suo primario quando preferirà operare un bambino a discapito del sindaco, il quale morirà sotto i ferri per colpa di un altro chirurgo molto meno capace.

Il nostro protagonista verrà conseguentemente sempre più allontanato dalla cerchia dei medici più influenti fino a quando un evento non gli sconvolgerà ulteriormente la vita.

Un’efferata carneficina e la scomparsa del bambino precedentemente salvato da Tenma, porteranno quest’ultimo ad essere il fulcro di tutte le domande che si porrà il lettore e che troveranno man mano risposta in un frenetico susseguirsi di colpi di scena.

 

 

Il dott. Tenma – Fonte: La Valdichiana

 

Mercoledì

Gen di Hiroshima (1973-1974): uno dei masterpiece del fumetto mondiale scritto e disegnato da Keiji Nakazawa.

Completo in Italia in 3 volumi edito ad opera di Hikari Edizioni.

L’autore ci narra le vicende da lui realmente vissute: l’orrore della strage di Hiroshima visto dagli occhi di un bambino, viene trasposto su carta senza alcun tipo di censura o riguardo verso la sensibilità del lettore, ma tende comunque a sensibilizzarlo verso quello che è stato una dei più grandi crimini contro l’umanità della nostra storia.

 

La copertina del primo volume – Fonte: Amazon.it

 

Giovedì

The Killing Joke (1988): Alan Moore ai testi e Brian Bolland ai disegni, creano un’opera senza tempo.

Volume unico edito in Italia ad opera di Rw Lion.

Risulta oltremodo difficile sviluppare una storia in poche pagine, non per Alan Moore che in meno di 70 riesce a descrivere perfettamente il rapporto intricato tra il cavaliere oscuro e la sua nemesi per eccellenza, Joker.

Una narrazione compatta e mai lenta che scorre tra le dita voltando ogni pagina, così come fa il sopraggiungere di una risata dopo una barzelletta.

 

La storica copertina del volume – Fonte: Wikipedia

 

Venerdì

Marvels (1994): Kurt Busiek e Alex Ross innovano il concetto di supereroe.

Volume unico edito in Italia ad opera di Panini Comics.

Tramite il grande schermo abbiamo amato le avventure dei supereroi di casa Marvel, ma il team sopracitato è riuscito a creare un nuovo punto di vista per il genere supereroistico, quello del comune essere umano.

Attraverso il punto di vista del fotografo Phil Sheldon, ci vengono narrate alcune vicende di queste “meraviglie” e di come esse abbiano influenzato la vita del suddetto protagonista, sia nel bene che nel male.

 

La copertina del N. 1 – Fonte: MangaMania

 

Sabato

All Star Superman (2005-2008): Grant Morrison e Frank Quitely creano la storia per eccellenza del supereroe per eccellenza.

Volume unico edito in Italia ad opera di Rw Lion.

L’azzurrone ci ha sempre abituati a grande eroismo con le sue azioni, ed ora che è arrivata la fine per lui, è più eroico di quanto sia mai stato.

Una malattia dovuta all’assorbimento di troppi raggi solari porterà la vita di Superman a un capolinea in breve tempo.

E’ così che decide di mettere a posto tutte le cose lasciate in sospeso attraverso dialoghi  toccanti e profondi tra i quali spicca quello con il suo principale antagonista Lex Luthor, Superman si congeda dal suo compito portato avanti per tutti quegli anni.

 

La copertine del volume – Fonte: RW Edizioni

 

Domenica

We3 (2004): Lo stesso team creativo di All Star Superman crea una graphic novel (romanzo grafico) con una narrazione e un’impostazione delle tavole mai viste prima.

Volume unico edito in Italia ad opera di Rw Lion.

Un cane, un gatto e un coniglio.

Sembra l’inizio di una fiaba, in realtà è un percorso che questi tre poveri animali trasformati in armi dovranno affrontare attraverso la crudeltà dell’uomo e di quanto quest’ultimo non si faccia scrupoli utilizzando qualsiasi mezzo pur di raggiungere il suo scopo.

 

La copertina del volume – Fonte: Amazon.it

 

 

 

Giuseppe Catanzaro

 

 

TEDxCapoPeloro 2019: idee, emozioni, casa.

Se dovessi racchiudere in una parola cosa è stato per me il TEDxCapoPeloro 2019 mi troverei in difficoltà. Credo anche che sia impossibile, proprio perché i TED talks sono per natura un insieme di “ideas worth spreading”, idee che vale la pena diffondere, esperienze diverse che accendono lampadine diverse e che fanno luce su un concetto in comune. Il TEDxCapoPeloro è riuscito ad accendere molte di queste lampadine attorno al concetto di “casa”. Ne ha illuminato l’esterno, il giardinetto, ma anche le stanze, le porte, la tavola. E così ognuno dei fortunati presenti ha potuto farsi un’idea nuova di “casa”, magari ha cambiato l’idea precedente, o forse ancora ha rafforzato l’idea di sempre.

Il TEDxCapoPeloro dal titolo “Casa: equilibrio tra radici e desideri” si è svolto con grande successo sabato 23 novembre presso il Cinema Iris. Sono stati infatti numerosi i partecipanti, chi alla prima esperienza (come chi sta scrivendo) e chi invece aveva già partecipato al TEDx dello scorso anno, che sono stati invitati a ragionare sul concetto di casa: la casa come luogo di affetti, del quotidiano, del lavoro, casa come elemento naturale da preservare, casa negata e casa da inventare. I ragazzi di Startup Messina sono stati efficaci nel proporre speaker che hanno saputo offrire, tramite la loro esperienza di vita, un’idea propria di casa che fosse al contempo estremamente versatile e condivisibile.

©Cristina Geraci , TedEx CapoPeloro – Speaker ed organizzatori – Messina, 2019

In ordine, il primo talk dal titolo “Chiedimi se sono felice” di Francesco Biacca, CEO di Evermind, una storia di ritorno nella propria terra, la Calabria, da un’esperienza lavorativa “grigia e monotona”. La Calabria come punto di arrivo e di partenza per la valorizzazione del tempo tramite lo smart working. Racconta di come migliori esponenzialmente la produttività lavorativa se il lavoro si integra alla vita in modo sinergico, e di come, in questo concetto innovativo di lavoro, siano importanti i legami affettivi, i colori della propria terra, i sapori di casa.

©Cristina Geraci , TedEx CapoPeloro – Francesco Biacca – Messina, 2019

Poi Lucy Fenech con “La rigenerazione è reale solo quando è condivisa”. Ci racconta della Farm Cultural Park di Favara, un piccolo comune di provincia di Agrigento che ha saputo rinascere dall’abbandono e dall’incuria grazie alla capacità delle persone che lo abitano di trasmettere quel “sogno comune” di vita nuova. Così Lucy ha acquistato la prima casa, poi la seconda, poi la terza, con l’obbiettivo di ristrutturarne le mura e rigenerarne la funzione. Ha così creato la prima shared house della Sicilia, Casa Lupita. Ci tiene a sottolineare che tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la gentilezza e la disponibilità dei suoi vicini adottivi, che si prendono cura della casa e dei suoi inquilini quando lei non c’è: sono l’esempio operante di quell’idea di casa come condivisione.

©Cristina Geraci , TedEx CapoPeloro – Lucy Fenech – Messina, 2019

Dario Distefano, con “Abitare il cambiamento”, cattura subito la mia attenzione perché chiede: “Dematerializziamo il tempo ed i luoghi grazie alla rete e alla tecnologia sempre meno fissa, allora perché abitare un luogo preciso?”, ed in effetti non ci avevo mai pensato! Dario è fondatore e amministratore della startup Area srl e Archicart che progetta e costruisce pareti e tetti di cartone con cui realizza case montabili e smontabili, modificabili nella funzione, nel gusto e nel luogo in cui, di volta in volta, possono essere disposte. Ci invita a riflettere su quanto possa essere dannoso continuare a cementificare, a costruire palazzi e strutture che presto saranno inutilizzati, saranno sempre meno adatti alle varie attività dell’uomo che stanno cambiando troppo velocemente, anche per la Silicon Valley. Le sue strutture in cartone ondulato ridisegnano il concetto di casa dandogli un obbiettivo lungimirante di ecosostenibilità e versatilità.

©Cristina Geraci , TedEx CapoPeloro – Dario Distefano – Messina, 2019

Carmelo Isgrò, biologo e fondatore del Museo del Mare di Milazzo, ci racconta la storia del capodoglio Siso. Una storia che ha inizio nell’estate 2017, con un capodoglio intrappolato in una rete da pesca illegale al largo delle Eolie, che ne causa la morte. Lo spiaggiamento avviene a Capo Milazzo, dove Carmelo lo vede per la prima volta e capisce che in quella carcassa c’era ancora una vita che doveva essere salvata: il messaggio che quel capodoglio portava con sé. Così per due settimane si occupa del recupero delle sue ossa, processo che testimonia anche quanta plastica il cetaceo avesse ingerito durante la sua vita. A fine 2018 Siso è finalmente pronto per essere esposto nella sua nuova casa: il Bastione di Santa Maria nel Castello di Milazzo. In Siso vive anche il ricordo di Francesco (soprannominato Siso, appunto), amico di Carmelo che lo aveva aiutato nella sua impresa, e che era stato vittima di un pirata della strada pochi giorni dopo lo spiaggiamento. Oggi lo scheletro racconta tante storie, quella del capodoglio, dell’inquinamento, quella di Francesco, quella di Carmelo, ed è testimonianza di vita, di riscatto e di casa.

©Cristina Geraci , TedEx CapoPeloro – Carmelo Isgrò – Messina, 2019

Marina Arena, professore associato di Tecnica e pianificazione urbanistica presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Messina e Membro del Consiglio Regionale Urbanistica, nel suo talk “Abitare per esistere” racconta il problema delle periferie e delle baraccopoli messinesi. In questi luoghi, in cui la vita si svolge in condizioni inimmaginabili rispetto a quella che si svolge a qualche metro di distanza, nel centro città, la mortalità neonatale è quattro volte superiore, mentre l’aspettativa media di vita è di sette anni in meno. Con il suo progetto di rivalutazione delle periferie messinesi ha già distribuito le prime case, scelte dagli inquilini stessi. Il video-intervista in cui più famiglie ritrovano un luogo da poter chiamare “casa” è commovente.

©Cristina Geraci , TedEx CapoPeloro – Marina Arena – Messina, 2019

Infine Maria Cristina Laurà, Responsabile del Servizio Affari Istituzionali e Promozione dell’Autorità Portuale di Messina racconta del suo progetto che ha trasformato il porto da punto di sbarco e smistamento per tanti migranti, a punto di partenza per una nuova vita per gli stessi. Racconta di come fosse paradossale vedere spesso incrociarsi le navi da crociera, piene di turisti pronti a visitare una città dopo l’altra, con le navi della Marina Militare, delle Ong, dei pescherecci carichi di migranti. Da qui l’idea di includerli nella comunità e nella città nel modo più significativo possibile. Passa la parola ad Emmanuel Wakman Amoah, un migrante tra i primi ad essere coinvolti in questo sogno. E’ stato salvato, istruito ed oggi lo potete trovare, con tanti altri migranti, negli info point agli sbarchi delle crociere, a dare tutte le informazioni sulla nostra (e loro) città, sui trasporti, sulle attrazioni ed i monumenti. I turisti esteri vedono semplicemente dei ragazzi messinesi con un francese ed un inglese fluido, i turisti italiani -dice con sottile amarezza- li guardano con un po’ più di scetticismo. Un finale col botto.

©Cristina Geraci , TedEx CapoPeloro aderisce a Posto Occupato – Messina, 2019

Ogni talk del TEDxCapoPeloro 2019 è riuscito ad accendere tante di quelle lampadine di cui dicevo all’inizio, ed ognuno ha fatto luce nel proprio concetto di casa. Ha saputo divertire, ha saputo far riflettere ed emozionare. Ed il mio concetto di casa? Prima di questo TEDx non avevo nemmeno sentito la necessità di definirlo, lo davo per scontato ma non avrei saputo dirlo a parole, figuriamoci scriverlo. Ora credo invece che sia cruciale conoscere e delineare cosa significhi “casa”, per me e per chiunque. Oggi casa è ovunque esistano relazioni vere, profonde, fondate su fiducia, rispetto, e tanta voglia di volersi bene. Il tetto e le mura, con queste prerogative, si ergeranno da soli. E per te, cos’è casa?

©Cristina Geraci , TedEx CapoPeloro – La squadra UniversoMe – Messina, 2019

Antonio Nuccio

Odi et amo Messina, una casa che sta stretta

Se mi venisse chiesto come definirei la terra di cui sono originaria, la Sicilia, unitamente alla mia città natale, cioè Messina, risponderei proprio citando i versi di una canzone popolare abruzzese che nell’immaginario collettivo si attribuisce di solito alla versione più nota rivisitata da Modugnoio vado via. Amara terra mia, amara e bella. Ho sempre interpretato queste parole un po’ come un appello, un composto grido di denuncia di un fenomeno che coinvolge tutti coloro che non si sentono più rappresentati dal luogo in cui si è nati e cresciuti e dove per natura si tenderebbe a restare. Può un luogo rivelarsi amaro e bello allo stesso tempo? Se sì, perché?

©RobertoInterdonato, libreria di Heidelberg, 2019

In effetti può sembrare paradossale, eppure è indice di ciò che riguarda una realtà, quella del sud e di Messina, che attanaglia centinaia di cittadini decisi a lasciarsela alle spalle, per costruire più dignitosamente la propria vita altrove. Ormai non se ne fa mistero, e i telegiornali, i programmi televisivi e le testate giornalistiche nazionali, al meridione e al settentrione, ne parlano frequentemente. Ognuno dice la sua, tra polemiche, punti di vista, giudizi, critiche più o meno costruttive. Ciò che al di là di tutto e senza dubbio non è edificante è stare in silenzio. Occorre riflettere, e non smettere mai di confrontarsi, sperando di smuovere le coscienze e scuotere gli animi di chi ha più potere rispetto all’autrice di questo articolo, per contribuire a cambiare le cose.

Sulla scia, tra l’altro non programmata, di due precedenti editoriali redatti dai miei colleghi Alessio Gugliotta e Giulia Greco, proseguo la digressione sul tema, come fosse un fil rouge, che evidentemente non capita a caso. Questo dibattere comune è sintomo di un disagio esteso in modo capillare nella generazione dei cosiddetti millennials. Senza alcuna intenzione di sfociare nella retorica, è arrivato anche per me il momento giusto di pubblicare i pensieri che annoto, raccolgo e conservo da quattro anni, e che sento il dovere morale di pubblicare in occasione del mio ultimo editoriale: una personalissima lettera d’addio che indirizzo a chiunque nelle mie parole possa ritrovarsi traendone ispirazione e conforto, ma anche a chi in tutta libertà voglia assumere una posizione diversa e contraria, che invito a manifestare e motivare. Dare risalto ad argomenti che risulteranno “scomodi” per alcuni non mi turba.

Un pretesto che mi ha fornito lo spunto per questo editoriale è stato l’argomento scelto per la seconda edizione del TEDxCapoPeloro dal titolo “Casa: Equilibrio tra radici e desideri”. Essendo molto sensibile alla tematica, ho voluto partecipare con motivazione all’evento, che si è tenuto il 23 novembre scorso. La locandina reca un approfondimento: “Cosa vuol dire casa nel 2019? Cosa vuol dire casa quando si vive in un posto dove è più facile partire anziché restare? La casa come luogo degli affetti, del quotidiano e del lavoro. La casa come elemento naturale da rispettare, preservare e proteggere. Una casa che garantisca al tempo stesso protezione, sicurezza, comfort e benessere. Casa negata e casa da inventare, costruire e immaginare. Spesso altrove, a volte in un luogo che solo dopo anni riesci a chiamare casa. Qual è la casa che ci aspetta? Esiste già la casa che abiteremo? La casa è un luogo fisico o solo il nostro posto nel mondo?”.

©CristinaGeraci, TEDxCapoPeloro, Messina, 23 novembre 2019

Non appena ho scoperto che la tematica sarebbe stata affrontata in questo modo, mi sono sentita subito in sintonia con le idee che intendevo destinare all’editoriale, e mi sono ripromessa che avrei fatto menzione del TEDxCapoPeloro, come ulteriore elemento a supporto delle mie teorie. Così come auspicato dagli organizzatori, l’evento riesce nei suoi intenti. Apprezzo lo storytelling proprio perché stupisce, emoziona, e fa riflettere. In particolare, è il talk di Carmelo Isgrò a suggerirmi input stimolanti. Il biologo messinese dall’esperienza professionale eclettica ed eterogenea, rende poliedrico anche il significato del termine “casa”. Lo fa partendo dalla definizione di “casa”, e rendendosi conto che è un concetto che cambia a seconda delle specie di esseri viventi che abitano un determinato tipo di spazio. Lo speaker giunge anche alla conclusione che agli occhi dell’uomo stesso, “casa” ha concezioni molto relative. E se ci pensiamo bene, è proprio vero. Forse si tende a dare per scontato o a sottovalutare la declinazione di “casa”, senza accorgersi che mai come nel secolo attuale, la sua accezione è diventata invece sempre più labile, instabile, precaria.

Proprio avantieri ho letto che i koala sono una specie a rischio di estinzione a causa, tra le altre, della perdita del loro habitat naturale e dei cambiamenti climatici. Un habitat quindi può diventare inospitale, nel momento in cui vengono meno le condizioni minime necessarie per far vivere un certo tipo di soggetti che lo popolano. Quello dei koala e di altri animali è un caso estremo che purtroppo accade, anche per colpa dell’uomo, ma di questo passo ci andremo vicini anche noi esseri umani se continuiamo a maltrattare l’unica nostra vera casa: il pianeta, di cui siamo ormai più parassiti che graditi ospiti. Ma restringiamo il cerchio a Messina e proviamo a capire perché sono partita da così tanto lontano per spiegare il termine “casa”.

Da quando ho conseguito il diploma di scuola superiore ho avviato un percorso di crescita costituito da molte esperienze positive, alcune rinunce, una manciata di scelte sofferte e anche errori. Ora che di tempo ne è passato, posso fare un bilancio analizzando il presente con nuovi occhi, adesso più consapevoli, maturi e lucidi. In quattro anni, ogni volta che ho lamentato le condizioni in cui versa Messina – occupa da anni gli ultimi posti nella classifica delle città italiane per qualità della vita, oltre a essere definita la città più disoccupata d’Italia sulla Gazzetta del Sud e in emergenza di disoccupazione su MessinaToday – mi è stato detto e ho letto di tutto. Tra capri espiatori e colpevoli, si addossa la responsabilità della crisi del mezzogiorno, in particolare di Messina in questo caso, un po’ a tutto: alla mentalità dei messinesi, all’immigrazione, alla mafia, alla politica (che spesso corrisponde alla precedente), al fatto che il nord si arricchisce attraverso il sud e ne mina la crescita avallandone l’arretratezza. Segue chi individua una cattiva amministrazione del turismo, chi afferma che in fondo “a Messina non c’è nenti”, e chi più ne ha più ne metta.

©GiusyBoccalatte, Imperial War Museum, Londra, 2014

Tra dichiarazioni fondate e altre più discutibili, quando palesavo la mia voglia di andarmene dalla falce della Sicilia, alcuni mi rispondevano: “ma chi te lo fa fare? Almeno laureati qui”, oppure “criticare ciò che non va ma desiderare di lasciare Messina è da incoerenti, perché equivale a non avere il coraggio di restare per cercare di cambiare le cose”. Ammetto che quest’ultimo commento mi ha sempre infastidita, alimentando sensi di colpa e giudizi che come catene hanno anche se parzialmente contribuito a ritardare e rimandare la mia partenza. Poi un giorno mi sono svegliata, stanca più mentalmente che fisicamente, e come folgorata da un’illuminazione ho capito: quando di possibilità te ne dai e se ne danno troppe a un luogo, non vivi più, ma sopravvivi soltanto. È inevitabile che poi arrivi il momento in cui senti l’esigenza impellente di dare una svolta alla tua vita, scartando tutto ciò che non ti fa più stare bene, perché a prescindere che il problema possa anche essere la tua crisi identitaria e qualsiasi parte del mondo potrebbe non andarti bene, percepisci che qualcosa dove ti trovi adesso non funziona più, e che abiti un posto che non senti più casa tua e che ti sta stretto.

©CristinaGeraci, Francesco Biacca, TEDxCapoPeloro, Messina, 23 novembre 2019

Sono giovane e ho sicuramente tanto da imparare ancora e di cui essere davvero sicura, ma ho una certezza: Messina non mi rende più felice. La posizione geografica privilegiata in cui sorge non è più sufficiente. Il mare e le bellezze naturali che offre non mi bastano più, se ci si investe poco. Osservo alcune zone della città con sconcerto. Le vedo trascurate, povere di innovazione e di opportunità. Quando al mio ultimo anno di liceo, in letteratura inglese, mi sono imbattuta nello studio di “Gente di Dublino”, ho paragonato Messina alla capitale irlandese, al modo in cui Joyce la raccontava e descriveva come città paralizzata. Ecco, è così che vedo Messina adesso: statica, poco vivace, martoriata, sfruttata e rassegnata al suo destino. Mi sento appartenere a una categoria di altri miei coetanei che si alzano dal letto senza ricordare più un sogno, spenti, privi di speranza e fiducia in una politica losca e marcia, cancro di una terra in cui non c’è spazio per tutti, appannaggio di pochi e a favore di coloro che sempre hanno avuto e sempre avranno, a volte gli stessi che lasciano Messina e il sud più per moda che per necessità di affermarsi onestamente.

Forse mi verrà detto che non mi so accontentare, che non mi so adattare, e che avrei avuto comunque la voglia di esplorare il mondo e formarmi altrove, anche se Messina fosse stata migliore. Probabilmente è vero. Per mia personalità avrei sicuramente cercato un posto più conforme ai miei interessi e al mio stile di vita, e infatti è un altro tra i motivi che mi spinge a fare le valigie piene di tutto ciò che ho vissuto fino ad adesso e che mi servirà, per sradicare le radici da Messina, trasformarle in ali, e poi piantare nuove radici nei posti in cui andrò. Le mie prime radici però non verranno mai dimenticate. Non è mia intenzione rinnegarle o vergognarmene. Ma saranno conservate più nel mio cuore e nella mia mente. Tendere al cosmopolitismo non significa vantarsi di aver viaggiato in modo meramente turistico in mille posti del mondo, bensì vuol dire vivere quei posti apprezzandone le differenze culturali e vedendole come occasione per capire il proprio ruolo nel mondo e sviluppare una cittadinanza attiva. Non si fa peccato a sentire di abitare il mondo più che una casa singola.

©GiusyBoccalatte, Wild Duck, Dublino, 2019

La mia curiosità e il mio carattere spigliato e intraprendente mi hanno sempre agevolata e spinta a cogliere tutte le possibilità di viaggio di varia durata che mi si sono presentate fino ad oggi, realizzate prevalentemente grazie a progetti associativi e convenzioni, oltre che all’aiuto della mia famiglia. Non si tratta di nulla di eccezionale, nulla di lussuoso, nulla da ostentare. Per me non erano vacanze, ma viaggi di scoperta che mi hanno consentito di farmi portatrice della mia nazionalità e della mia Messina, senza annullarla, ma cercando di capire nuovi punti di vista che potessero allargare i miei orizzonti e rendere la mia mentalità più elastica e sostenibile. Ho seminato tante case tanti quanti sono i posti che ho visitato. Ritrovo casa in tutti quei posti dove ho lasciato pezzi di me e pezzi di cuore, che ho colmato con tutto ciò che la gente di quei luoghi e che quei luoghi stessi mi hanno donato.

A ogni ritorno, mi sono sentita straniera in quella che prima ritenevo essere la mia unica casa, fino a scoprire di trovarmi forse nel posto sbagliato per me, che non mi lascia esprimere come vorrei, che non sempre tira fuori il meglio di me, e che soffoca le mie ambizioni. I sogni non devono essere calpestati, quindi forse bisogna piantarli in un terreno più fertile per coltivarli. I koala purtroppo non hanno più le condizioni favorevoli per vivere, e forse potrebbe non esserci possibilità di salvezza per loro. Noi uomini, pur causando un male che danneggia l’intero ecosistema, siamo più fortunati e possiamo spostarci. C’è chi direbbe che le rivoluzioni si fanno restando a casa propria. Io dico invece che la vera rivoluzione è cambiare sé stessi, in qualsiasi posto, e riscoprirsi per conoscere meglio sé stessi e il mondo. Solo a questo punto i cambiamenti possono avvenire più facilmente, e magari, tornando un giorno nella propria casa natale, portare la propria esperienza per migliorare le cose.

 

Giusy Boccalatte

Fonte dell’immagine in evidenza: Daniele Passaro

 

Sconti per gli studenti al TEDxCapoPeloro 2019

COMUNICATO STAMPA

Il 23 novembre a Messina torna il TEDxCapoPeloro. Biglietti scontati per gli studenti Unime

 

Il TEDx torna a Messina. Ad organizzarlo, anche quest’anno, è una gruppo di ragazzi dell’associazione Startup Messina che, dopo il successo della prima edizione, porta per il secondo anno consecutivo in riva allo Stretto il TEDxCapoPeloro. L’evento si svolgerà sabato 23 novembre, alle ore 14:00, presso il Multisala Iris di Via Consolare Pompea, 240.

 

Il tema del TEDxCapoPeloro 2019 sarà: “Casa: Equilibrio tra radici e desideri”. 

Attraverso sei talk ispirazionali, analizzeremo il concetto di casa. Casa come luogo fisico e degli affetti, ma anche elemento naturale da rispettare, preservare e proteggere. Casa negata e casa da inventare, costruire e immaginare. Partendo da questi elementi, il TEDxCapoPeloro vuole rispondere alla domanda: casa è un luogo fisico o solo il tuo posto nel mondo? 

 

A guidare i partecipanti in questo percorso di analisi saranno sei speaker. Tutti hanno un legame con Messina e la Sicilia e ognuno di loro interpreterà il concetto di Casa secondo la propria esperienza personale e professionale. L’obiettivo, però, è uno solo: ispirare ed emozionare i partecipanti, facendo vedere loro il mondo da un altro punto di vista.

Il programma completo dell’evento e tutti gli aggiornamenti saranno pubblicati sul portale ufficiale del TEDxCapoPeloro.

https://tedxcapopeloro.com/ 

 

COME PARTECIPARE

Prendere parte al TEDxCapoPeloro 2019 è semplicissimo. Basta acquistare il proprio biglietto sul portale online Eventora.com e presentarsi giorno 23 novembre, alle ore 14:00. Per gli studenti dell’Università degli Studi di Messina sarà possibile acquistare i ticket ad un prezzo scontato. 

Per poter usufruire della promozione basta selezionale l’opzione “Biglietto Studenti” a questo link: https://www.eventora.com/it/Events/tedx_capopeloro_2019 

 

Sabato 23, al momento della registrazione, a tutti coloro che avranno acquistato il ticket studenti sarà chiesto di mostrare una copia delle tasse universitarie comprovante l’iscrizione all’anno accademico in corso.  

 

COS’E’ IL TEDx

TEDx nasce da TED (Technology, Entertainment, Design), un’organizzazione no-profit che ha come obiettivo la condivisione di “idee che meritano di essere diffuse”. Nel suo evento annuale, TED mette insieme i principali pensatori e innovatori del mondo che raccontano le loro idee e le loro esperienze in presentazioni di massimo 18 minuti. La Conferenza annuale di TED si tiene a Long Beach in California ma, proprio per poter condividere idee anche fuori dai confini americani, l’organizzazione ha lanciato un programma di eventi locali, chiamato TEDx (dove la “x” sta a indicare un evento organizzato in modo indipendente). L’obiettivo di un TEDx, quindi, è quello di dare a livello locale la possibilità di vivere un’esperienza simile a quella di una conferenza TED.  

 

CHI SIAMO

L’Associazione Startup Messina nasce nella Città dello Stretto nel 2015, con lo scopo di promuovere la cultura d’impresa, l’innovazione e lo sviluppo del territorio in ambito sociale, economico e culturale, oltre supportare la costituzione di nuove imprese, con particolare attenzione all’area del Mediterraneo. Gli obiettivi dell’Associazione sono il voler offrire momenti di incontro per imprenditori e innovatori ed essere punto di riferimento per mettere a sistema opportunità, competenze ed energie.

 

Paola Floriana Riso

Addetto Stampa Startup Messina

Cell. 3803694734

Do ut des, La Messina che ci piace – Intervista a Giampiero Alibrandi

Protagonista della scena messinese di fine estate è l’idea green del primo Social Cafe della Sicilia: Casa Peloro . Il locale infatti è stato il primo della riviera a proporre un ‘’compromesso’’ utile e divertente che ha attirato l’attenzione di molti messinesi. Questo do ut des consiste nel portare al locale un bicchiere pieno di mozziconi di sigarette raccolti in spiaggia, affinché venga scambiato con un bicchiere di birra.
L’idea è stata accolta con entusiasmo dai giovani messinesi (esclusivamente maggiorenni) che trascorrono gli ultimi giorni di mare adempiendo attivamente a questa fresca iniziativa.

fonte: @casapeloro

 

Incuriosita dal via vai infinito di gente che entra ed esce felice dal locale con un bicchiere di birra ghiacciata in mano, decido di entrare anch’io e di fare qualche domanda per sapere qualcosa in più a riguardo.
Trovo dietro il bancone ad elencare una serie di vini bianchi Giampiero, vecchio redattore Universome e dipendente del locale.

Da quanto tempo lavori qui?
Lavoro qui da un mese. Sento il locale vicino perché uno dei proprietari è mio fratello, quindi per me è un diretto riferimento alla mia famiglia.

Come mai il nome ‘’Casa Peloro’’?
Affiancati da un gruppo di professionisti del luogo abbiamo deciso di recuperare questo vecchio stabile che era un punto d’appoggio per i pescatori. Principalmente veniva usato per sistemare le reti e per preparare tutta la strumentazione da pesca. Peloro, secondo la mitologia, si dice derivi dal nome del pilota di Ulisse, messo a morte per aver lasciato trasportare dalla corrente la nave che trasportava. Da qui, Casa Peloro.

fonte: @casapeloro

Siete stati il primo locale di Messina a proporre questa idea innovativa, da dove parte tutto?
Purtroppo le nostre spiagge sono inquinate. Provare a dare questo supporto, la birra alla spina in questo caso, poteva fare qualcosa per l’ambiente. Infatti, questo piccolo gesto da parte nostra ha motivato in qualche modo le persone. Casa Peloro è un’attività commerciale sensibile di fronte ad argomenti quali i problemi climatici e ambientali. Pensiamo che sia importante restituire al territorio quello che il territorio ci da. Vorrei che questo messaggio venga sottolineato affinché sia condiviso anche dalle altre attività commerciali. Molte volte non è un problema d’azione , tutti proviamo a fare qualcosa, è il messaggio che cambia.

L’idea sembra piacere alle persone, che riscontro state avendo?
Molto positivo, come puoi vedere dai nostri canali social, le persone vengono ogni giorno e immortalano tutto.

fonte: @casapeloro

Un piccolo gesto che non solo ripaga della fatica con una birra fresca nostrana, ma ci permette di prenderci cura del nostro pianeta.
A testimoniare come questa splendida idea funzioni, oltre la massiccia partecipazione dei bagnanti della zona, è il fatto che altri lidi della riviera come il dirimpettaio ”La Punta Beach Club” hanno iniziato a proporre l’iniziativa all’interno del loro locale.

Cristina Geraci

Eppur si smuove…

Dopo quasi dieci anni, alla Casa dello Studente partiranno i lavori di adeguamento alle normative post terremoto dell’Aquila, che ne avevano decretato la chiusura nel 2008. Non appena terminate le festività pasquali, il presidente dell’ERSU Messina Fabio D’amore incontrerà gli operai a cui sono stati assegnati i lavori. Si stima che questi porteranno a termine la messa in sicurezza e l’adeguamento in 8 mesi.

Nella centralissima via Cesare Battisti, ad appena 350 metri dalla facoltà di Giurisprudenza, si erge la Casa dello Studente, una struttura di quattro piani che conta 240 posti letto ripartiti in 120 stanze doppie. Nel 1927 il Comune di Messina delibera e concede all’Università il terreno della Maddalena per la costruzione di un dormitorio universitario. L’ingegnere Salvadore, per conto del Rettore Rizzo, in pochi anni progetta e costruisce una struttura di tre piani sul terreno dove prima sorgeva l’Orto della Maddalena, luogo di interesse storico nei moti antiborbonici.

S.A.R. il Duca di Genova alla casa dello studente con i “Goliardi”

Visitata anche da Sua Altezza reale il Duca di Genova nel 1939, la Casa dello Studente diviene punto di aggregazione del corpo studentesco, e negli anni oltre i comuni lavori di ristrutturazione, si contano anche importanti ammodernamenti. Nel 1973 viene ristruttura tutta la casa, costruito il 3° piano aggiunti altri posti letto, biblioteca, sala per riunioni e due nuove mense efficienti e moderne. Il Rettore era Pugliatti e pensando sempre agli studenti, specialmente ai fuori sede, si utilizzano alcune delle stanze per creare un Centro Medico completo di laboratori di analisi cliniche, di oculistica, di radiografia e di medicina generale, con medici della facoltà di medicina. Questi servizi, gratuiti per tutti gli studenti, furono affidati al Prof. Diego Cuzzocrea, che ne fu il Direttore per anni.

 

Purtroppo negli anni questi fasti vanno scemando fino alla chiusura nel 2008 per inagibilità, passando per i traffici illeciti segnalati nelle dichiarazioni riportate dal procuratore Croce nella sua relazione sull’andamento del fenomeno mafioso a cavallo tra gli anni ’80 e ‘90, secondo cui la Casa dello Studente di Messina veniva utilizzata come deposito dalle associazioni mafiose e «la pistola era cosa normale come la penna stilografica».

 

Dunque chiusa dal 2008, potrebbe tornare ad aprire nei primi mesi del 2018. Con il denaro recuperato saranno anche acquistati gli arredi interni andati distrutti in questi anni. Insomma, nel dormitorio dove molti volevano collocare il secondo Palagiustizia, c’è stata anche una lunga occupazione da parte del Collettivo Unime e del Teatro Pinelli occupato, i cui effetti sugli interni della struttura sollevarono non poche polemiche.

“Che questa possa essere la volta buona”, forse l’unico auspicio che come studenti siamo portati a dire, in un momento in cui più che mai si riscontra quel bisogno di sentirsi presi in considerazione nella realtà locale. Una realtà questa che troppo spesso emargina coloro i quali, destreggiandosi tra un esame e l’altro, sperano un giorno di affermarsi come professionisti e classe dirigente di questa ed altre città.

Foto crimea-sicilia.it

Alessio Gugliotta