Re(in)clusi, l’8 e il 9 novembre un focus sulle carceri italiane

In un periodo in cui la questione della salute pubblica domina l’agenda, un’area rimane però sempre ai margini del dibattito: le carceri. Eppure, parlare di salute carceraria, significa parlare dei diritti fondamentali e della dignità di ogni individuo e anche di chi vive in condizioni di reclusione. Con questo obiettivo, Messina ospiterà il Workshop “Re(in)clusi – V conferenza sulla salute nelle carceri”, organizzato da Co.N.O.S.C.I., SISM ed ELSA, un evento che si propone come punto d’incontro per affrontare con serietà, pragmaticità e umanità le sfide sanitarie e giuridiche che caratterizzano la vita nei penitenziari italiani.

Locandina Social di Re(In)clusi. Fonte

Quando e Dove: l’appuntamento

L’evento si terrà l’8 e il 9 novembre 2024 presso l’Aula “ex Chimica” della Facoltà di Giurisprudenza, in Piazza Pugliatti, a Messina agli orari sopra evidenziati. Due giorni di incontri, dibattiti e testimonianze durante i quali esperti, rappresentanti istituzionali e studenti avranno la possibilità di confrontarsi su questioni cruciali che spesso restano in ombra. Si consiglia agli studenti che vogliano l’attestato dell’evento di presentarsi mezz’ora prima dell’inizio dell’evento per procedere alla registrazione.

Quali Temi Saranno Affrontati?

La tutela della salute in carcere è una sfida che richiede una comprensione profonda e integrata degli aspetti sanitari e giuridici. Il Workshop si concentrerà su questioni come l’accesso alle cure mediche, le condizioni igienico-sanitarie, le malattie trasmissibili e l’assistenza psicologica per i detenuti, argomenti che trovano spesso ostacoli logistici, economici e culturali nonché distacco ed imbarazzo, misti a disinteresse, da parte della Politica. Con esperti del settore che guideranno il dibattito, l’evento rappresenterà un’occasione unica per comprendere le difficoltà e le contraddizioni del Sistema Carcerario attuale, portando sul tavolo anche le possibili proposte e punti di vista degli esperti per migliorare le condizioni di vita di chi si trova recluso.

Accreditamento Universitario e Formazione

Per i partecipanti, questa Conferenza rappresenta inoltre un’occasione di arricchimento accademico oltre che formativo. È stato infatti richiesto il riconoscimento e il Patrocinio dell’evento ai Dipartimenti coinvolti per l’attribuzione di 0,75 CFU ai partecipanti. La risposta ufficiale dell’accreditamento c’è già per Giurisprudenza ma si attende al momento per Medicina.

Si consiglia di seguire nei prossimi giorni, per ulteriori aggiornamenti agli interessati in tal senso, le Pagine Social di SISM Messina ed ELSA Messina. Un ulteriore incentivo, dunque, per coloro che vogliano approfondire la propria conoscenza e contribuire attivamente a un tema di così grande importanza sociale.

“Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, poichè è da esse che si misura il grado di civiltà di una Nazione.” (Voltaire)

Le carceri secondo noi e Voltaire. Fonte

Una Chiamata all’Azione e alla Riflessione

Partecipare a “Re(in)clusi” non è solo un’opportunità di informazione; è anche un invito a riflettere e ad agire. La tutela della salute nelle carceri è fondamentale per una società giusta e inclusiva: non può esistere equità se escludiamo dai diritti essenziali una parte della popolazione e pare certo, secondo ogni studio serio in merito, che le vere parole d’ordine in questo ambito siano Rieducare e Reinserire e non solo Punire. Questa conferenza vuole essere uno spazio di scambio di idee, aperto al contributo di tutti, affinché ognuno possa sentirsi parte di un cambiamento concreto.

Unitevi a noi, alle altre Associazioni dette prima, agli esperti e alle Autorità coinvolte in questa occasione di crescita e di dialogo. Attraverso domande, opinioni e proposte, possiamo insieme fare la differenza e dare voce a chi, troppo spesso, non viene ascoltato. Non perdete questa opportunità: il futuro di una società civile dipende anche dal modo in cui trattiamo i suoi membri più vulnerabili.

Simone Garretto

Bibliografia

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La proposta di Delmastro, per ridurre il sovraffollamento carcerario

L’Italia detiene un’enorme problema, il sovraffollamento carcerario. Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro ha dichiarato, in un’intervista al Messaggero, che questa piaga sociale oggi è “risolvibile solo affrontando il problema delle dipendenze“. La sua proposta è quella di spostare i detenuti tossicodipendenti in comunità protette a loro dedicate. Un progetto  condiviso dal governo, in particolare dal ministro della Giustizia Carlo Nordio.

Quello annunciato è un cambio di prospettiva. L’intenzione è quella di lavorare ad un provvedimento che veda coinvolto il terzo settore, al fine di costruire “un percorso alternativo alla detenzione. Delmastro ha preso l’impegno di visitare le carceri con lo scopo di prendere visione della situazione e proporre una riorganizzazione. Ad esempio, a Genova, nel carcere di Marassi, attualmente ci sono 704 detenuti su 550 posti. Per il sottosegretario non è possibile ampliare la struttura, la soluzione proposta è quella di aprire una sede a Savona. Poiché anche quest’ultima, come tutte le altre province italiane, deve avere una propria struttura penitenziaria.

Dalle carceri in comunità, per disintossicarsi e reinserirsi in società

Tutto ciò che fa uscire dal circuito carcerario le persone che hanno commesso reati in ragione del loro essere tossicodipendenti, ci trova assolutamente d’accordo. Sono persone che hanno fatto uso di sostanze stupefacenti per delle motivazioni che vanno studiate. Hanno compiuto dei reati in ragione della necessità che avevano di procurarsi la droga. Recuperarli, al di là che è un dovere morale, porterebbe anche dei benefici alla società. Meno reità e un recupero delle cellule attive all’interno della società. Oltre che esprimere il concetto più importante di tutti: la solidarietà umana per chi è in difficoltà. Sarebbe un percorso di recupero importantissimo!

Queste le parole di Marcello Chianese, membro del cda di San Patrignano. Infatti, con questa proposta da un lato si alleggerirebbero le carceri, dall’altro lato si andrebbe in soccorso ai detenuti tossicodipendenti. Permettendo loro di disintossicarsi in strutture adatte, in pieno soddisfacimento della funzione rieducativa della pena volta a garantirne il reinserimento nella società.

I dati preoccupanti e la soluzione specifica

Il numero dei detenuti continua a crescere in modo esorbitante. Circa il 60% dei detenuti, che creano il sovraffollamento, sono stranieri. Delmastro parla di un possibile progetto di trasferimento nei loro paesi d’origine. Poiché, afferma che se si trovano qui “avranno rotto di certo ogni patto di cittadinanza con il popolo italiano“.

L’Italia è stata, negli anni, condannata per la violazione dei diritti dei detenuti. L’invito, da parte della Corte Europea dei diritti dell’uomo, è stato quello di porre rimedio a tutto ciò. Ad esempio, nel 2022 ci sono stati 84 suicidi. Dal 31 dicembre 2021 al 31 dicembre 2022, il numeri di detenuti è aumentato di 2000.

Delmastro ha sottolineato che:

Secondo gli ultimi dati – risalenti a febbraio – a fronte di una capienza regolare di 51,285, i detenuti sono 56,319. E di questi il 30% sono tossicodipendenti. Il fine rieducativo della pena per loro non sta nel fatto che egli conosca a memoria la Costituzione o abbia partecipato a un ottimo corso di ceramica. Per loro la priorità è la disintossicazione.

La proposta
sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro. Fonte: Il Riformista

 

Secondo la proposta il giudice già in sentenza potrà sostituire i giorni di carcere indicati, con un numero uguale presso una comunità protetta. Ad esempio, se la condanna sarà pari a due anni, il detenuto tossicodipendente sconterà pari anni in comunità. Ovviamente se per disintossicarsi impiegherà di più, per il tempo restante la comunità lo aiuterà a formarsi e a trovare un lavoro.

Sarebbe una possibilità secca, non reiterata. Se commetti un reato e torni in carcere da tossicodipendente, dopo aver scontato la pena in una struttura di questo tipo, devi affrontare l’iter normale.

Alla domanda inerente ai casi di evasione, Delmastro ha risposto che la comunità predisposta verrà controllata “24 ore su 24“.

Se scappi hai bruciato la tua seconda possibilità e sarai perseguito per il reato di evasione. E lo Stato come un buon padre di famiglia, non potrà più fidarsi. Su questo non transigo!

Bisognerebbe per il sottosegretario aprire un dialogo con il terzo settore, con la magistratura di sorveglianza e con le regioni che “hanno la delega alla sanità e dovranno certificare le cooperative e controllarne la gestione”.

Dichiarazioni da parte delle altre forze politiche

Valentina D’Orso e Ada Lopreiato, capogruppo del M5s nella commissione Giustizia, hanno affermato:

Concordiamo sulla necessità che per i detenuti tossicodipendenti vengano previste strutture e percorsi ad hoc che ne favoriscano la disintossicazione prima di tutto. Anche in considerazione del fatto che si tratta dei detenuti più problematici da gestire in carcere. Ma pensiamo che non sia questo il governo che possa dare soluzioni adeguate e concrete, visto che nella sua prima legge di bilancio invece di investire, ha imposto un forte taglio all’Amministrazione Penitenziaria. Il piano esposto da Delmastro richiede risorse vere, e non poche. In assenza di fondi aggiuntivi, sono solo annunci e favole.

Anche la senatrice Anna Rossomando, responsabile giustizia Pd, è contraria. Infatti dichiara:

Intanto, informiamo il sottosegretario Delmastro che la riforma Cartabia già oggi prevede la possibilità per il giudice di disporre la detenzione domiciliare invece del carcere, a maggior ragione in presenza di percorsi di recupero. In ogni caso non può passare il principio di affrontare la tossicodipendenza con la disintossicazione coatta. Oltreché sbagliato il principio, sarebbero percorsi destinati al fallimento. C’è invece bisogno di investire ulteriormente in percorsi di recupero personalizzati prevedendo anche, ma non esclusivamente, l’ingresso in comunità.

La proposta porterebbe ad un risparmio economico da parte dello Stato?

Oltre al vantaggio per lo Stato italiano di risolvere il sovraffollamento, ci sarebbe in questo modo un risparmio in termini economici. Lo Stato spende in media 137 euro al giorno, ancor di più per un tossicodipendente perché presenta maggiori difficoltà. Invece con tale proposta si potrebbe spendere una cifra inferiore.

I dubbi sono molti, nonostante l’idea sia apprezzabile sotto tanti punti di vista. I principali riguardano i costi che probabilmente non verrebbero ridotti, in quanto le comunità per accogliere i detenuti tossicodipendenti avranno bisogno di maggiori risorse. Bisognerà aumentare il personale, la capienza e il numero di comunità protette sul territorio. Delmastro a riguardo rassicura, ma siamo davanti ad un possibile rischio. Ovvero creare un nuovo sovraffollamento, quello delle comunità!

Marta Zanghì

Luoghi segreti (e non) nel cuore della città: sui passi delle carceri borboniche messinesi

Come anticipato in un precedente articolo, domenica 11 Ottobre si è tenuta la visita guidata di alcuni luoghi noti – e meno noti – del centro cittadino, organizzata nell’ambito del “Progetto Crescere Insieme” dai gestori del sito Nino Femminó e Alessandra Di Giacomo, in collaborazione con il movimento “Vento dello Stretto” di Messina e “Fare Verde” di Messina.

Noi di UniVersoMe non ci siamo fatti scappare l’occasione ed abbiamo partecipato al tour: eccone i particolari più interessanti!

Vecchie carceri di Rocca Guelfonia

Situata nell’omonima via delle Carceri, è possibile trovare la porta d’ingresso delle carceri di Rocca Guelfonia. Il sito, costruito da Carlo V d’Asburgo (1526-1539), risale al ‘500 e costitutiva l’ingresso di quello che era il castello di Rocca Guelfonia.

Portale della antiche carceri, oggi in gestione presso i Padri Rogazionisti, sito in via delle Carceri – © Salvatore Nucera, Messina 2020

Sarà solo con Ferdinando di Borbone (1721-1825) che l’edificio sarà adibito a carcere, funzione alla quale rimarrà destinato fino alla seconda guerra mondiale, periodo in cui verrà utilizzato come rifugio antiaereo.

Un interessante particolare ben visibile all’esterno sono le scritte incise sui pietroni d’ingresso proprio nel periodo in cui l’edificio era adibito a carcere. Entrando nel grande portone si vede l’unica stanza rimasta e, facendo attenzione, se ne potrà notare il muro originale.

Pietrona sul lato sinistro del Portale delle antiche carceri con incisa la scritta (in verticale sulla destra) “Venire fora non si po sortire” – © Salvatore Nucera, Messina 2020

Antiche mura della città

Passando attraverso l’Istituto Antoniano Cristo Re, è possibile percorre le antiche mura della città, oggi solo parzialmente visibili (essendo state abbattute negli anni). Ciò che rimane di queste mura è ben visibile in via Principe Umberto, sulla strada che conduce a Cristo Re.

Una cosa che forse non tutti sanno è che quel passaggio non era previsto in origine: si tratta infatti di una breccia realizzata dall’architetto Borzì nel 1920 per permettere il passaggio dei mezzi di trasporto ed espandere il territorio cittadino oltre le mura.

Sacrario di Cristo Re

Forse tra i palazzi più conosciuti ed amati della città, il Sacrario di Cristo Re racchiude non solo una grande bellezza artistica, oltre alla vista mozzafiato, ma anche un grande significato storico. All’interno sono infatti conservate le spoglie dei caduti per Messina durante la prima e la seconda guerra mondiale. Al centro della struttura è possibile ammirare un sepolcro in marmo rappresentante un milite ignoto.

Vista del milite ignoto all’interno del Sacrario, con pavimentazione a pianta ottagonale e circondato da colonne in stile ionico – © Salvatore Nucera, Messina 2020

Rocca Guelfonia

La torre di Rocca Guelfonia, situata al lato del Sacrario, è l’ultimo resto appartenente all’antica struttura che nel 1191 ospitò Re Riccardo Cuor di Leone diretto in Terra Santa per la III crociata. L’edificio – poi adibito a carcere – è ricordato dagli storici come “la prigione più dura e inospitale della città“. Dall’interno, essa appare caratterizzata da strette feritoie, dalle quali è possibile ammirare lo Stretto, unica consolazione per i detenuti. La storia di Rocca Guelfonia è legata al ricordo di Macalda da Scaletta, dama da compagnia e cortigiana siciliana, ricordata per aver aiutato (insieme all’amato Alaimo da Lentini) i messinesi a ribellarsi contro gli angioini nella rivolta dei Vespri Siciliani. La stessa sarebbe stata poi fatta prigioniera dal Re spagnolo Pietro D’Aragona, su consiglio del figlio Giacomo, per averlo raggirato in favore di Alaimo.

È sorprendente svelare quante curiosità si trovino a pochi passi dal centro. Riscoprirle è ogni volta un’occasione per ripercorrere le varie fasi storiche della città, narrarne i miti e rievocarne i misteri, grazie anche ad iniziative culturali come il “Progetto Crescere Insieme”, che danno nuova vita a tanti luoghi di interesse spesso trascurati. Se anche voi siete entusiasti di conoscere – e far conoscere – le numerose bellezze artistiche del territorio, continuate a seguirci!

                                                                                                                               Salvatore Nucera

Immagine in evidenza: discovermessina.it