Canada: depenalizzare le droghe per ridurne il consumo

Era il 17 Ottobre del 2018, quando, in Canada, entrava in vigore il Cannabis Act, la legge con la quale il Paese diveniva il secondo al mondo a consentire la vendita, il possesso e l’uso a scopo ricreativo dei prodotti a base di cannabis. Ad oggi, dopo più di quattro anni, il governo canadese ha deciso di spingersi ancora oltre e di compiere una mossa tanto rischiosa quanto socialmente progressista: depenalizzare l’uso personale di alcune droghe “pesanti” quali eroina, morfina, cocaina, metanfetamina, ecstasy, e fentanyl.

 

Tre anni di test prima della decisione definitiva

Da oggi 1 Febbraio, nella provincia della British Columbia, sarà possibile possedere al massimo 2,5 grammi di sostanze stupefacenti senza essere puniti.

«Chi verrà trovato in possesso di questa modica quantità di droghe pesanti non sarà arrestato e incarcerato, gli verranno invece offerte informazioni sui programmi sociali e sul trattamento da fare per disintossicarsi, se lo richiederà. Resterà invece illegale e punibile penalmente il traffico di droga, indipendentemente dalla quantità posseduta»

Queste le dichiarazioni del ministro della Salute mentale e delle dipendenze della Columbia Britannica, Jennifer Whiteside.

Alla base di questo provvedimento vi è l’idea di poter contrastare l’uso di determinate sostanze combattendo il giudizio nei confronti di chi ne fa uso perché, citando la stessa Whiteside, la dipendenza è «un problema di salute, non un problema penale». Il governo canadese si è visto quasi costretto a prendere una decisione decisa a fronte di un drastico aumento delle morti per overdose negli ultimi due anni. Si pensi infatti che in una zona di Vancouver, detta Zombieland a causa della presenza massiva di zone di spaccio e di gente che fa uso di stupefacenti, il numero di decessi per overdose (circa 4400) è paragonabile a quello di morti a causa del Covid (circa 5000).

 

Il Cannabis Act del 2018

La strada della depenalizzazione era stata già intrapresa in Canada circa quattro anni fa quando, come detto ad inizio articolo, si era reso legale il consumo di prodotti a base di cannabis. Quella scelta ad oggi sembra aver ripagato lo stato canadese che, contrariamente a quanto si possa pensare, ha visto l’utilizzo abituale delle droghe “leggere” rimanere stabile.

Inoltre, si è alzata l’età media del primo approccio alla sostanza e si è, di conseguenza, abbassato l’uso da parte di persone di età inferiore ai 18 anni. E’ plausibile dunque che sia stato questo quadro positivo a convincere della validità e dell’utilità dell’approccio anti-proibizionista.

Fonte: centromedicomanzanera.com

La situazione in Italia

Nella nostra amata penisola la situazione è ben diversa. Dal 2016, è legale la vendita della cosiddetta “cannabis light“, cannabis con una percentuale di THCtetraidrocannabinolo, da cui dipende l’effetto psicoattivo – che va dallo 0,2% allo 0,5%. La legge in tal senso afferma:

«Non potrà essere punibile, ex art.75, il consumatore trovato in possesso di cannabis light dal momento che si tratta della posizione di un soggetto che fruisce liberamente di un bene lecito, risultando il limite dello 0,5% di THC la soglia sotto la quale la cannabis non ha effetti psicotropi rilevanti giuridicamente ai sensi del DPR 309/1990.»

Per chi invece dovesse essere trovato in possesso di sostanze con una percentuale di THC maggiore la situazione si complica. Tuttavia non viene considerato un reato penale bensì un illecito amministrativo il possesso di tali sostanze se non si supera la soglia massima di quantità consentita, ovvero 500 milligrammi.

Nel nostro paese il dibattito se vogliamo è ancora più acceso se si considera che il mercato illegale degli stupefacenti è parte integrante del business delle organizzazioni criminali. Anche questa evidenza tuttavia non basta a convincere il governo nell’attuare la liberalizzazione quantomeno delle droghe “leggere”. Uno dei rappresentanti più illustri della lotta alla malavita, Roberto Saviano, nel 2017 ha pubblicato un vero e proprio “innoalla legalizzazione:

«Legalizzare non significa invitare tutti al consumo, legalizzare non significa spingere tutti a farsi le canne. Al contrario, regolamentare, sottrarre all’illegalità. Se lo stato imponesse alla cannabis la stessa imposta che impone al tabacco incasserebbe in un anno dai 6 agli 8 miliardi di euro.
Direi agli scettici Legalizzate! Perché legalizzare significa sottrarre un mercato immenso alle organizzazioni criminali, toglieremmo dagli 8 agli 11 miliardi di euro alle organizzazioni. Questo danaro è usato dalle organizzazioni mafiose per corrompere la politica, l’amministrazione pubblica e a far collassare le nostre democrazie; tutto questo significa che ci sottraggono diritti.»

Queste le forti parole, contenute all’interno della traccia “Skit-considerazioni” del rapper Fabri Fibra.

Non tutti però sembrerebbero pensarla allo stesso modo. Il procuratore presso il tribunale di Catanzaro Nicola Gratteri, che da una vita si occupa in prima persona della lotta alle mafie, ha di recente dichiarato in un’intervista nella trasmissione televisiva “Piazza Pulita”:

«Non si devono assolutamente legalizzare le droghe leggere. Bisognerebbe andare nelle comunità per chiedere ai tossicodipendenti se sono favorevoli o no»

E sulla possibilità di ridurre il potere economico della criminalità organizzata:

«Un grammo di cocaina costa mediamente 50 euro, un grammo di marijuana costa mediamente 4 euro. Quale sarebbe il mancato guadagno da parte delle mafie?».

Nicola Gratteri. Fonte: quotidianodelsud.it

Nonostante sia chiaro che la legalizzazione abbia sia lati positivi sia lati negativi appare comunque singolare che ci siano paesi in cui liberalizzare è una possibile soluzione e altri in cui se fai uso di sostanze stupefacenti vieni stigmatizzato ed emarginato dalla società.

Francesco Pullella

Cannabidiolo, possibile effetto protettivo contro il Covid

Recenti articoli hanno mostrato un possibile effetto di protezione da parte del Cannabidiolo contro il Corona Virus.
Ad un anno e mezzo dalla pandemia, grazie all’importante campagna vaccinale, la curva dei contagi sta finalmente scendendo.
Tuttavia, parallelamente allo sviluppo dei vaccini, la ricerca non si è fermata di studiare potenziali farmaci in grado di curare il Covid-19.

 

Cos’è il cannabidiolo?

In che modo combatte il Covid?

Serendipità

Conclusioni

Cos’è il cannabidiolo?

Il Cannabidiolo è uno dei metaboliti della Cannabis Sativa, pianta nota per il suo uso ricreativo, dati i suoi effetti psicotropi.

Crediti immagine: https://www.agricolturafinanziamenti.com/wp-content/uploads/2018/05/BOL-worker-1168×6571.jpg

Tuttavia, il responsabile degli effetti psicotropi, è principalmente il THC (tetraidrocannabinolo), un metabolita che, agendo sui recettori CB1 e CB2, è in grado di modulare la captazione di diversi neurotrasmettitori (come glutammato e dopamina), oltre ad agire sui recettori μ1 del sistema endorfinergico, modulando gli stimoli dolorosi.

Il Cannabidiolo (CBD) agisce invece, legandosi come agonista per i recettori della Serotonina 5-HT1a e come antagonista dei recettori GPR55 e dei recettori vanilloidi TRPV1 e TRPV2. Modula inoltre i recettori CB1, CB2 e oppioidi.

Crediti immagine: https://www.laboratorio-galenico.it/wp-content/uploads/2017/06/Differenze-THC-e-CBD.jpg

Queste sue proprietà hanno permesso che la farmacologia si interessasse alla Cannabis Sativa dimostrando che il Cannabidiolo ha effetti rilassanti, anticonvulsivanti, antidistonici, antiossidanti, antinfiammatori, favorisce il sonno ed è distensivo contro ansia e panico. Inoltre, si è rivelata in grado di ridurre la pressione endooculare, è un promettente antipsicotico atipico ed è utile nel trattamento del dolore neuropaticoProprio per questo in diversi Paesi è stato liberalizzato l’uso della Cannabis a basso contenuto di THC (che ha l’effetto psicoattivo), ma che presentano comunque livelli normali di CBD.

Crediti immagine: https://canapafarm.eu/wp-content/uploads/2021/05/cannabinoidi-e-sclerosi-multipla.jpg

In che modo combatte il Covid?

Visto l’avanzare della ricerca sul CBD, in uno studio su Pubmed (ancora da verificare), si è notato che in una coorte di pazienti umani ,che in precedenza avevano assunto CBD, l’incidenza di infezione da SARS-CoV-2  era significativamente inferiore, fino a un ordine di grandezza, rispetto alle coppie abbinate o alla popolazione generale.
È emerso che il CBD induce l’espressione dell’interferone e aumenta la sua via di segnalazione antivirale, inibendo la replicazione del SARS-CoV-2. Questo avviene, probabilmente, grazie al suo legame con il recettore CB2, espresso quasi esclusivamente sulle cellule T del sistema immunitario, con più alta densità a livello della milza. La stimolazione dei recettori CB2 sembra infatti essere responsabile principalmente della azione anti-infiammatoria e immunomodulatrice dei cannabinoidi.

Crediti immagine: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33758843/#&gid=article-figures&pid=fig-1-uid-0

In un altro studio, è emerso che gli estratti di C. Sativa ad alto contenuto di CBD, possano essere utilizzati per ridurre l’espressione di ACE2, enzima attraverso il quale il SARS-CoV-2 entra nelle cellule umane.

Un’ulteriore ricerca ha dimostrato l’efficacia del CBD contro le malattie dell’apparato respiratorio e le sue proprietà cardioprotettive, nefroprotettive, epatoprotettive, oltre ad una concomitante riduzione delle molecole attraverso cui il SARS-CoV-2 entra nell’organismo umano.

Crediti immagine: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33671463/#&gid=article-figures&pid=figure-3-uid-2

Questi dati suggeriscono quindi un nuovo effetto del Cannabidiolo, suggerendone una sua aggiunta (add-on) alla tradizionale terapia per i malati di Covid19.

Serendipità

La scoperta del potere protettivo del CBD nei confronti del Covid19, è avvenuta osservando una coorte di persone che si infettavano di meno assumendo il CBD (per altri motivi legati alle altre proprietà farmacologiche dello stesso).
Questa modalità di scoperta prende è nota come Serendipità.
Il termine serendipità indica l’occasione di fare felici scoperte per puro caso e anche, il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un’altra. Horace Walpole, nel XVIII secolo, coniò il termine in inglese (serendipity), che rientra pertanto nel novero delle parole d’autore.

Diverse sono le scoperte avvenute “per caso”:

Conclusioni

Il nuovo effetto del CBD fa vedere come le diverse scoperte scientifiche siano tra loro concatenate.
Una scoperta apparentemente poco utile può portare a scoperte sensazionali, grazie ad una sorta di effetto domino o a volte, alla mera fortuna, portando l’umanità sempre più lontano e verso una migliore qualità di vita.

Proprio per questo gli Stati dovrebbero investire di più nella scienza, e noi cittadini in primis dovremmo chiedere maggiori fondi destinati alla ricerca, affinché scoperte di questo genere possano essere sempre più, all’ordine del giorno.

 

                                                                                                                                                                  Roberto Palazzolo

Una decisione storica dell’Onu sulla legalizzazione della cannabis

fonte: il fatto quotidiano- la cannabis esce dalla tabella Onu degli stupefacenti.
La cannabis tolta dalla tabella Onu degli stupefacenti (fonte: ilfattoquotidiano.it)

La Commissione delle Nazioni Unite sugli stupefacenti, ieri, 2 dicembre, ha preso una decisione storica. Ha riconosciuto ufficialmente le proprietà terapeutiche della cannabis, attraverso un voto tenutosi a Vienna. Secondo l’agenda, ci si doveva esprimere con il voto su 6 raccomandazioni che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha adottato anni fa e con le quali si vuole ricollocare la cannabis all’interno delle quattro tabelle che, dal 1961, al loro interno contengono una classificazione di piante e derivati psicoattivi in base alla loro pericolosità.

Le antiche origini della cannabis

La Cannabis ha una storia molto antica alle sue spalle. Nel corso del tempo, l’uomo ha imparato ad utilizzarla in vari modi e per diverse finalità. Grazie alle molteplici peculiarità delle diverse varietà, siamo passati dalla realizzazione di corde, permessa dalle fibre resistenti che contraddistinguono le varietà dal fusto lungo, all’utilizzo nella carta stampata – si pensi a Gutenberg, ideatore della stampa a caratteri mobili, che stampò le prime copie della Bibbia proprio su carta di canapa. Non solo, già secoli fa, il popolo cinese utilizzava gli estratti di canapa come analgesici contro dolori  mestruali e reumatismi, a dimostrazione delle proprietà terapeutiche delle piante, sfruttate anche in occidente fino alle fine dell’800.

Cannabis, sì o cannabis, no?

Nel corso degli anni, sono stati diversi e contrastanti i pareri riguardo la cannabis. Per prima, la California ha legalizzato la medical marijuana, cioé l’uso della pianta per scopi medici. Fu seguita da oltre 30 Stati, alcuni dei quali ne permisero la prescrizione terapeutica, mentre altri l’hanno legalizzata completamente, dunque anche per scopo ricreativo. La cannabis utilizzata per entrambi gli scopi interessa al momento pochi Paesi come il Canada, Uruguay, Bangladesh. Quest’ultimo è sprovvisto di una legge, una regolamentazione, al riguardo, per cui viene considerato legale sia la produzione che la vendita. In Europa si procede molto più lentamente. In Italia, il consumo ricreativo è stato soggetto a forti depenalizzazioni, ma restando illegale, mentre è consentito il consumo medico con prescrizione. C’è da sottolineare, comunque, che in diversi Paesi del mondo, l’uso della cannabis resta illegale e non reperibile, se non nel mercato nero. Ad esempio, in Belgio l’uso di cannabis rimane illegale in tutte le sue forme.

(fonte: associazionelucacoscioni.it)

La cannabis viene tolta dalla tabella 4

Con la decisione di ieri, la cannabis viene tolta dalla tabella 4, ovvero quella in cui sono collocate le sostanze ritenute più pericolose come eroina e cocaina. L’Unione europea si è espressa all’unanimità – ad eccezione della sola Ungheria – nella decisione presa, schierandosi a favore della declassificazione della sostanza dalla tabella e riconoscendone il valore terapeutico a beneficio della cura del morbo di Parkinson, della sclerosi, dell’epilessia, del dolore cronico e del cancro. Anche gli Stati delle Americhe si sono espressi favorevoli, mentre i Paesi asiatici e africani si sono dimostrati contrari. Marco Perduca, dell’Associazione Luca Coscioni, attiva a livello internazionale a tutela del diritto alla scienza e alla salute, il quale coordina la campagna “Legalizziamo!” ha dichiarato:

“La decisione di oggi toglie gli ostacoli del controllo internazionale, imposti dal 1961 dalla Convenzione unica sulle sostanze narcotiche, alla produzione della cannabis per fini medico-scientifici

 

Il caso di Walter De Benedetto e l’appello al Presidente Mattarella

(fonte: associazionelucacoscioni.it)

Come detto, nel nostro Paese è consentito l’utilizzo di cannabis a scopi terapeutici per pazienti sopra i 13 anni, sotto prescrizione medica. Capita, però, che il bisogno del farmaco è superiore alla sua produzione o importazione. Il difficile reperimento da parte dei pazienti ha portato ad alcune conseguenze come la diffusione dell’autoproduzione. Tra i casi più celebri abbiamo quello di Walter De Benedetto, affetto da una malattia neurodegenerativa, indagato per coltivazione di sostanza stupefacente in concorso. Walter è stato indirettamente indotto, suo malgrado, a procurarsi il farmaco da solo, proprio da quel sistema che ora lo accusa. Comunque, grazie all’aiuto della campagna “Meglio Legale”, si è appellato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, chiedendo che venga rispettato il diritto alla cura stabilito dall’articolo 32 della nostra Costituzione.

Eleonora Genovese

Cannabis Light ufficialmente legale in Italia. Ma di cosa si tratta?

 

Una questione, quella dell’uso e consumo di marijuana, che da sempre infervora il nostro paese e lo divide in due precise fazioni: i proibizionisti, assolutamente contrari all’uso della sostanza per qualsiasi scopo, e coloro che ne rivendicano la legalizzazione sottolineandone gli effetti positivi, facendo principalmente leva sul beneficio economico che se ne ricaverebbe legalizzando e quindi togliendo questo business dalle mani del mercato nero.

Ma dopo anni di proposte di legge rifiutate, finalmente anche in Italia qualcosa si è mosso.

Il 14 gennaio 2017 entra in vigore la legge sulla possibilità di produzione e consumo di marijuana light. Fin da subito c’è stato grande investimento nel settore, numerosi growshop sono stati aperti e il fenomeno inizia rapidamente a svilupparsi; molti punti specifici della legge rimanevano però poco chiari, mantenendo sempre in allarme coltivatori, rivenditori e consumatori.

In questi giorni però, a distanza ormai di più di un anno, il Ministero dell’Agricoltura, con una circolare ha chiarito tutti i dubbi e certificato ufficialmente che d’ora in poi produrre, vendere e acquistare cannabis light in Italia è legale.

“La coltivazione della canapa è consentita senza necessità di autorizzazione, che viene richiesta invece se la pianta ha un tasso THC di oltre lo 0,2 per cento come previsto da regolamento europeo. Qualora la percentuale risulti superiore ma entro il limite dello 0,6 per cento l’agricoltore non ha alcuna responsabilità; in caso venga accertato un tasso superiore allo 0,6 per cento l’autorità giudiziaria può disporre il sequestro o la distruzione delle coltivazioni di canapa”.

Questo è ciò che la circolare emanata afferma.

Ma cos’è realmente la “marijuana light” ? Perché è consentito solamente l’utilizzo di questo tipo di canapa?

La suddetta sostanza è ricavata da infiorescenze femminili di canapa sativa ed è legale perché contiene un livello di THC tendente quasi a zero. Si mantiene quindi entro i limiti previsti dalla legge italiana.

Il THC è il principio psicoattivo della cannabis, in altre parole ciò che provoca il così comunemente detto “sballo“.

Nella versione light è invece presente un alto tasso di CBD, il cannabidiolo, principio non psicoattivo che ha, al contrario del precedente, effetti rilassanti e può essere perciò utilizzato a scopo terapeutico/curativo.

Proprio per quest’ultimo motivo, ovvero per la possibilità di essere utilizzata in ambito medico, la marijuana legale sta riscontrando successo anche tra consumatori meno giovani.

Dove si compra?

Al momento la canapa legale è commercializzata solamente da EasyJoint, un’azienda emiliana che ha deciso di investire in questo nuovo, fruttuoso business, occupandosi della distribuzione in tutta Italia.

L’ EasyJoint viene venduta in pacchetti e il prezzo varia dai €20 ai €40 ed è reperibile in tutti i growshop che trattano i prodotti di questa azienda.

Con il recente sviluppo sarà possibile trovarla anche nelle tabaccherie e nei supermercati.

Di rilievo in quest’ambito è il caso della catena di supermercati Lidl, che ha affermato di volersi occupare del commercio della canapa legale all’interno dei suoi punti vendita assicurando prezzi da discount; l’iniziativa ha già preso piede in Svizzera, chissà se arriverà anche in Italia.

 

Questo nuovo commercio prevede un grande giro d’affari, gli economisti parlano di cifre che si aggirano intorno ai 25 miliardi di euro già entro il 2025. Grandi vantaggi economici quindi per l’Italia.

Resta allora da chiedersi se questo inizio di apertura verso un argomento che tanto “spaventa” si fermerà qui o sarà solo l’inizio di un processo di legalizzazione totale, che porterà finalmente il nostro paese ad evolversi, a togliere dalle mani del mercato nero, delle mafie, uno dei più grandi commerci attuali.

Benedetta Sisinni

 

Aspetto e intanto…voto Pannella e canto

“Sembra che aboliranno il proibizionismo. Cosa farà?”
“Andrò a bere un bicchiere!”.
Recitava così una delle scene de “Gli Intoccabili”, quasi trent’anni fa.
Benvenuti nel Paese del proibizionismo, della facciata, degli sprechi, della menzogna, della cattiva informazione. Benvenuti in Italia, signori miei.
25 luglio, una data come un’altra. Un po’ meno per chi ha fatto di una semplice idea una proposta di legge, rendendo un tabù l’argomento del giorno, e provando a fare la storia di uno dei paesi più introversi (e controversi, ovviamente) del Mondo.
Si chiama Benedetto della Vedova, ex radicale appartenente al gruppo misto, sottosegretario agli Esteri.
Alla proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis hanno aderito circa 220 parlamentari appartenenti alle più disparate forze politiche: circa 90 direttamente dal Pd, mentre non sono mancati esponenti di Sinistra Italiana, M5S, di Forza Italia, Gal, Scelta Civica, Socialisti ed altri del Gruppo Misto.
Osserviamo, però, i punti salienti della proposta:
Consumo e detenzione: i maggiorenni potranno detenere fino a 15 grammi di marijuana in casa, mentre al di fuori dell’abitazione potranno essere detenuti un massimo di 5 grammi. L’uso sarà consentito solo ed esclusivamente ai maggiorenni e la detenzione per i minorenni sarà punita con le attuali leggi sulla droga;
Coltivazione: sarà possibile coltivare la marijuana a casa, fino ad un massimo di 5 piante per appartamento. Ovviamente, non sarà possibile venderla;

Luoghi pubblici: non sarà possibile consumare hashish né marijuana in “luoghi pubblici, aperti al pubblico e negli ambienti di lavoro, pubblici e privati. Sarà possibile fumare solo in spazi privati, sia al chiuso, che all’aperto”;
Guida: previste le medesime leggi che riguardano l’alcol alla guida;
Cannabis social club: si potranno costituire dei gruppi per la coltivazione della cannabis in forma di associazione, ma l’associazione in questione non potrà avere fini di lucro. Questi club saranno costruiti sul modello spagnolo e prevedono un massimo di 50 associati, che potranno coltivare fino a 5 piante ciascuno. Dell’associazione potranno far parte solo i maggiorenni residenti in Italia e la coltivazione potrà avvenire trascorsi i 30 giorni dalla comunicazione all’ufficio regionale dei Monopoli competente per territorio;
Cannabis terapeutica: dall’entrata in vigore della legge sarà lecito, e molto più semplice, potersi curare con la marijuana;
Destinazione delle risorse finanziarie: Il 5% dei proventi della legalizzazione saranno destinati a finanziare progetti del Fondo nazionale per la lotta alla droga.
Dal 15 luglio 2015 al 25 luglio 2016: c’è voluto poco più di un anno per poter vedere approdare in Parlamento la discussione, e la successiva votazione.
In realtà però la votazione potrebbe non effettuarsi nella giornata di domani, visto il forte ostruzionismo operato dalle diverse forze politiche: quasi 2000 gli emendamenti, (ben 1300 operati da Area Popolare, guidata dalla strenua resistenza di Alfano), che intendono annullare diversi articoli della proposta di legge, fino ad eliminarla. Fortemente contrarie anche le posizioni di Lega Nord e Fratelli d’Italia.
Con ogni probabilità infatti la votazione slitterà a settembre, situazione analoga a quella delle Unioni Civili: al tempo vi furono circa 6000 emendamenti.

Intanto diversi personaggi hanno già detto la loro in merito, fortissima l’opposizione del Ministro alla Sanità, Beatrice Lorenzin: “Noi diciamo no e questa deve essere l’occasione per mettere al centro dell’agenda italiana la lotta alle dipendenze: alcol, droga, gioco. Non possiamo parlare dei giovani e poi abbandonarli, alcol e droga sono una piaga in questo momento”.
Dall’altra parte, parla Roberto Saviano: “La repressione ha fallito. È tempo che Parlamento e politici italiani prendano posizione a favore di questa legge e lo facciano con fermezza. Basta con le questioni di principio: è con i dati alla mano che bisogna lavorare per indebolire le mafie. I 1.300 emendamenti presentati da Area popolare e il silenzio, su questo, del presidente del consiglio dimostrano, ancora una volta, come la politica non riesca a liberarsi da quella zavorra che ha un nome preciso: e si chiama ricerca del consenso”.

Farlo, sì, ma attuando una vera e propria rivoluzione culturale: già in Uruguay, Colorado e tanti altri Stati del Mondo il consumo, in seguito alla depenalizzazione, è diminuito sensibilmente.
Ad ogni modo, il dibattito continua ad impazzare sui social, per le strade, sui giornali.
Si è presentata un’occasione importantissima: poter finalmente togliere le droghe leggere dalle strade, vietarne l’accesso ai minorenni, diminuire la criminalità, togliere alla mafia i maggiori introiti con cui finanzia le proprie opere criminali.
Non solo: ogni anno una quantità spropositata di soldi, energie, risorse umane (in termini di forze dell’ordine), vengono impiegate per combattere le droghe leggere. Soldi, energie e risorse umane che potrebbero essere investite in qualcosa di più utile. Non so: lotta alla mafia? Sembra troppo facile così: magari chiedetelo ad Alfano che con il suo impeccabile operato ha già debellato la piaga mafiosa. Per maggiori informazioni, consultare i suoi tweet.
Vi sono tanti pro, tanti contro: i Paesi Bassi ci hanno dimostrato più di tutti che il modello, sulla base di 16 milioni di abitanti, è vincente.
Ricollegandoci all’incipit del pezzo, chissà che una volta finito il proibizionismo, saranno proprio coloro i quali erano contrari a “farsi un bicchiere”?

Alessio Micalizzi