Cani anti-COVID “sfidano” i tamponi: ecco cosa dice la scienza

I VOC come rilevatori biologici

Da oltre un anno la pandemia da COVID-19 continua a diffondersi. L’identificazione in tempo reale di individui affetti da SARS-CoV-2 è fondamentale per interrompere le catene di contagio. I test di rilevazione attuali dipendono dalla raccolta di campioni attraverso tamponi oro-faringei. Inoltre, la disponibilità di test antigenici è limitata e in diverse regioni è aggravata dalla carenza di reagenti, tempi di elaborazione prolungati, risultati ritardati o falsi negativi e falsi positivi.
Un approccio alternativo ai test rapidi consiste nello sfruttare i composti organici volatili (VOC) associati al virus. I VOC  comprendono diversi composti chimici che, nel loro insieme, hanno comportamenti fisici e chimici differenti. Essi sono accomunati dal fatto che presentano un’alta volatilità e causano impronte olfattive specifiche che possono essere rilevate, con un alto tasso di precisione, da cani addestrati per il rilevamento di profumi.

I cani da rilevamento e gli esperimenti condotti

I ricercatori stanno studiando come i cani da rilevamento riescano a percepire una forma di odore univoca nei campioni di saliva, urine e sudore di pazienti positivi a SARS-CoV-2. Sono stati condotti ad oggi diversi esperimenti.

L’esperimento condotto sulla saliva di pazienti ospedalizzati

Otto cani da rilevamento sono stati addestrati per 1 settimana. Il fine era di rilevare la saliva, secrezioni tracheobronchiali e urine di pazienti ospedalizzati infetti da SARS-CoV-2. Il virus è stato inattivato in tutti i campioni di addestramento con detergente o trattamento termico. I cani hanno discriminato con successo tra campioni positivi e negativi di saliva, con sensibilità diagnostica media dell’82,63% (indipendentemente dal protocollo di inattivazione).
Durante la presentazione di 1012 campioni randomizzati, ovvero campioni scelti casualmente, privi di errori sistematici, i cani hanno raggiunto un tasso di rilevamento medio complessivo del 94%.

Ruota del profumo utilizzata in questo studio. Fonte immagine: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8046346/figure/pone.0250158.g001/
Sensibilità (barre rosso scuro) e specificità (barre arancioni) della risposta del singolo cane a miscele di campioni di urina trattati termicamente e positivi al SARS-CoV-2. Con sensibilità si intende  la capacità di identificare correttamente i soggetti ammalati. Con ”specificità” si intende la capacità di svelare e/o quantificare una determinata sostanza in presenza di altre aventi proprietà molto simili. Fonte immagine: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8046346/figure/pone.0250158.g001/

L’esperimento condotto sul sudore di pazienti ospedalizzati

Lo studio condotto in due siti (Parigi in Francia e Beirut in Libano) ha coinvolto sei cani da rilevamento addestrati per 1-3 settimane. Per lo studio sono stati scelti 177 individui di cui 95 sintomatici COVID-19 positivi e 82 asintomatici COVID-19 negativi. È stato raccolto un campione di sudore ascellare per individuo. Una volta addestrato, il cane doveva distinguere il campione positivo COVID-19 posizionato in modo casuale dietro uno dei tre o quattro coni olfattivi (gli altri coni contenevano almeno un campione negativo COVID-19).  Lo studio condotto era randomizzato e in doppio cieco. Ciò significa che il cane e il suo conduttore non conoscevano la posizione del campione positivo per COVID. La percentuale di successo per cane variava dal 76% al 100%.

Apparecchiature di prova. Fonte immagine: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7728218/figure/pone.0243122.g005/

L’esperimento condotto su viaggiatori all’aeroporto di Helsinki

L’esperimento è stato successivamente condotto presso l’aeroporto di Helsinki (Finlandia), in collaborazione con l’Università di Helsinki, così da avere una più ampia scala di soggetti da sottoporre a screening. I viaggiatori dovevano asciugare il sudore prodotto dal collo mediante un apposito panno successivamente riposto dietro una parete scura. Il cane in poche decine di secondi era in grado di discriminare un campione positivo sintomatico o asintomatico da uno non positivo. I cani infatti sembrano riconoscere la malattia in una fase ancora più precoce rispetto ai tamponi analizzati con la tecnica della PCR, per i quali sono necessarie 18 milioni di molecole rispetto alle 10-100 molecole che il cane sfrutta.

Fonte immagine: https://it.mashable.com/4345/cani-anti-covid-aeroporti-helsinki

Olfatto magico? Come fanno?

L’olfatto canino è già usato negli aeroporti, dogane e stazioni per rilevare la presenza di esplosivi e droghe. Inoltre individua casi di diabete, alcuni tipi di cancro, attacchi di panico ed epilessia. Il sistema olfattivo dei cani è particolarmente sviluppato: la loro mucosa olfattiva supera i 150 cm2 e il loro cervello olfattivo possiede un numero di neuroni 40 volte superiore a quello degli esseri umani.
Studi recenti, pubblicati su Experimental Biology, dimostrano come i cani siano in grado di selezionare con una precisione del 97% campioni di sangue appartenenti a persone malate di carcinoma polmonare. Inoltre, i ricercatori delle Università di Lund, in Svezia, e dell’Università Eötvös Loránd di Budapest, hanno individuato nei cani la capacità di percepire le radiazioni termiche provenienti da corpi caldi, come già noto in serpenti o pipistrelli.

Fonte immagine: https://www.bedandpet.it/discriminazione-olfattiva/

La possibilità di screening di massa non intrusivi

Gli studi sopra esposti hanno quindi dimostrato che la sensibilità, la specificità e le percentuali di successo riportate, sono paragonabili o migliori della RT-PCR standard. Questo significa che i cani da rilevamento degli odori potrebbero a breve essere impiegati per schermare e identificare in modo non intrusivo le persone infette dal virus COVID-19 in ospedali, scuole, università, aeroporti, stazioni, concerti ed eventi sportivi. L’uso di cani per lo screening richiede però un adeguato addestramento con un gran numero di nuovi campioni SARS-CoV-2 positivi e negativi confermati.

Francesca Umina

Per approfondire:

Infezione da Sars-Cov-2 negli animali: incidenza e trasmissione

Dall’inizio della pandemia si è spesso discusso del ruolo degli animali domestici nella diffusione del virus. Ad oggi però non esiste ancora nessuna evidenza che affermi che essi abbiano un compito attivo a riguardo. In ogni caso alcuni studi sperimentali dicono che ne sono occasionalmente suscettibili. La suscettibilità al virus, per quanto se ne sappia ad oggi, può influenzare l’animale quasi esclusivamente se i proprietari di esso siano infetti e, pertanto, l’animale domestico si trova costantemente in un ambiente in cui è presente una forte circolazione viraleIn queste condizioni non è così strano se anche il gatto o il cane di casa arrivino a contrarre l’infezione. Al fine di non creare allarmismi è bene però sottolineare che la possibilità che un animale domestico infetti un umano non è ancora stato dimostrato e, a oggi, non è mai avvenuto. Al contrario, seppur in pochi casi, è stato riscontrato che alcuni umani abbiano infettato i loro animali. Per ridurre i rischi al minimo sarebbe opportuno evitare di lasciare che altre persone, al di fuori della propria famiglia, prendano contatto con i propri amici a quattro zampe, a meno che essi abbiano bisogno di cure veterinarie. E’ importante applicare il distanziamento sociale non solo agli umani ma anche agli animali.

L’infezione nei cani

Ad inizio giugno, il National Veterinary Services Laboratories del dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha confermato un caso di Coronavirus in un pastore tedesco a New York. Al cane sono stati prelevati dei campioni dopo che esso ha mostrato alcuni problemi respiratori, i quali sono poi migliorati di giorno in giorno. Si è scoperto che uno dei proprietari del cucciolo era positivo al virus ancora prima che la Covid-19 colpisse il pastore tedesco.

Un secondo cane della stessa famiglia, tuttavia, non ha riscontrato alcun sintomo, ma nonostante ciò gli sono stati rilevati anticorpi, suggerendo quindi che abbia contratto il virus proprio come il suo compagno di giochi, seppur con un esito diverso. Ad oggi, dati i pochi casi, non si è ancora capito se il virus sia in grado di causare gravi danni al migliore amico dell’uomo.

E’ però certo che non esiste alcuna prova che affermi che i cani possano infettare le persone.

L’infezione nei gatti

Sempre ad inizio giugno è stata accertata la positività di un gatto nel Minnesota. Qui il veterinario ha deciso di capire l’eventuale positività al virus del felino in quanto esso presentava una temperatura corporea elevata ed aveva problematiche respiratorie simili a quelle causate dalla Covid-19. Inoltre il suo proprietario era risultato positivo alla malattia già una settimana prima, e quindi anche in questo caso sembra che il virus sia stato trasmesso dall’uomo all’animale. Proprio per quanto riguarda i gatti però, una lettera sul Journal of Medicine del New England ha fatto notare che per questo animale domestico è possibile trasmettere il Coronavirus ad altri esseri viventi della sua specie.Per questo motivo nelle zone ad elevato rischio contagio si consiglia di isolare il proprio gatto dagli altri felini.A livello globale sono stati riscontrati pochi altri animali domestici risultati positivi al SARS-CoV2.

Cosa è consigliato fare se sono malato di Covid-19, o se sospetto di esserlo?

In questo caso al fine di preservare la salute dell’animale, bisogna limitare il contatto con esso.Sarebbe opportuno chiedere a qualcuno di fiducia di occuparsi del proprio cane o gatto che sia.Se non si conosce nessuno a cui chiedere un favore simile, è bene continuare a prendersi cura del proprio animale domestico tramite alcune precauzioni come lavarsi le mani prima e dopo essere entrati in contatto con lui ed utilizzare una mascherina quando si è in sua presenza. Come abbiamo visto non c’è assolutamente bisogno di creare allarmismi al riguardo. Solo in alcuni casi è bene prendere un paio di accorgimenti al fine di garantire la loro buona salute.

Possiamo quindi continuare a godere della buona amicizia che ci offrono senza preoccupazioni!

Roberto Cali’

Bibliografia

https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-animali-domestici

https://www.oregonvma.org/care-health/zoonotic-diseases/coronavirus-faq

https://content.govdelivery.com/accounts/USDAAPHIS/bulletins/28eae2e

https://www.startribune.com/carver-county-pet-cat-tests-positive-for-coronavirus/570963412/?refresh=true

https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMc2013400

Mondiali Russia 2018: il circo delle polemiche

Lo sappiamo bene ormai, quando un argomento viene trattato a livello mediale-informativo, è quasi impossibile non perdersi in una fitta rete di polemiche, bufale e situazioni sgradevoli. Non poteva quindi evitare tutto ciò un evento di importanza internazionale come il Mondiale di calcio 2018 iniziato lo scorso 14 giugno in Russia (in particolare a Mosca) e che ci terrà compagnia fino al 15 luglio.

È da mesi, infatti, che sui giornali di mezzo mondo si susseguono notizie relative all’importante torneo sportivo, una fra tutte, quella relativa alla soppressione di massa dei cani randagi presenti nelle città che ospiteranno le partite delle fasi a gironi e delle eliminatorie. Quello dell’allontanamento o dell’uccisione di queste bestie è un tema che, sfortunatamente, ritorna puntuale ogni 4 anni e che già aveva destato numerose polemiche in occasione del mondiale scorso avuto luogo in Brasile. Ad inizio anno, però, il governo russo ha incontrato una rappresentanza dei gruppi animalisti nazionali ed internazionali, per aprire un dialogo sulla questione ed evitare inutili polemiche o manifestazioni violente, rassicurando che nessun massacro sarebbe avvenuto; ma la situazione si è dimostrata diversa. Per i circa 2 milioni di randagi presenti sul territorio interessato, il governo avrebbe stanziato 136 di euro per la loro cattura e successiva uccisione, scatenando l’ira degli attivisti.

Risultati immagini per sterling tautaggioMa le polemiche non si sono fermate solo qui e, grazie anche all’arma preferita dal pubblico a casa, i social, si sono spostate anche su tematiche diverse. Una di queste è relativa al calciatore della nazionale inglese e del Manchester City, Raheem Sterling, che ha deciso di tatuarsi sulla gamba destra un fucile automatico. La reazione del web e dei tabloid inglesi non si è fatta aspettare, tanto da definire il gesto come oltraggioso e disgustoso, specialmente alla luce dei recenti e dolorosissimi fatti relativi al terrorismo di matrice islamica che hanno colpito la capitale inglese. A tutto ciò erano seguite le petizioni degli stessi tifosi volte ad allontanare il talento inglese dal ritiro della nazionale, situazione che ha richiesto l’immediato intervento dello stesso Sterling che con un post sul proprio profilo Instagram

Quando avevo due anni mio padre è stato ucciso da un colpo d’arma da fuoco, all’epoca avevo promesso a me stesso che non avrei mai toccato un’arma. In più io calcio di destro, dunque il tatuaggio ha un significato più profondo. E soprattutto non è ancora finito”

Dunque, tutto risolto, il caso si è chiuso e adesso si aspetta solo di vederlo in campo lunedì contro la Tunisia proprio all’esordio nel mondiale e, perchè no, magari proprio in gol con un bel tiro del suo personale fucile.

Ma, anche a pochi minuti dal fischio d’inizio della partita inaugurale del mondiale tra la Russia padrona di casa e la new entry Arabia Saudita (finita 5-0 per i padroni di casa), ecco che si presenta una nuova controversia relativa al dito medio mostrato alla fine della sua esibizione dalla pop-star inglese Robbie Williams, che ha avuto l’onore di aprire il match con una sua breve esibizione. Era da molti anni, infatti, che il cantante non si esibiva in Russia, specialmente dopo la pubblicazione del brano “Party like a Russian”, molto critico nei confronti del premier russo Vladimir Putin, e sicuramente il gesto star inglese, con un comportamento sempre molto al di sopra delle righe, non sarà passato inosservato. Ma si sa, agli artisti è permesso sempre tutto – o quasi.

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Chiudiamo però questa sfilza di notizie con quella che di più ci lascia sconcertati. Miguel F., un tifoso dell nazionale peruviana è ingrassato di ben 25kg negli ultimi 3 mesi per entrare nei parametri necessari per acquistare i biglietti destinati ai disabili. 

 

Sono un super tifoso della Nazionale, per me viene prima anche della mia squadra del cuore, l’Universitario di Lima. Per seguirla sono disposto a tutto. Già avevo assistito a tutte le partite nelle eliminatorie sudamericane. Avevo giurato a me stesso che sarei andato anche in Russia.”

queste le sue parole per rispondere ad alcuni giornalisti che si curiosi di capire cosa avesse spinto a tanto il tifoso peruviano.

Siamo solo al terzo giorno di questo Mondiale 2018 e sono già tantissime le polemiche che si sono create e che si creeranno nei prossimi giorni, ma speriamo che, oltre tutto questo, sia sempre la sportività a prevalere su tutto, anche se, dopo sessant’anni… l’Italia al mondiale non c’è.

Giorgio Muzzupappa

Megghiu mangiatu di cani ca ciangiutu di cristiani

Megghiu mangiatu di cani ca ciangiutu di cristiani = Meglio sbranato dai cani che pianto dalle persone  (Calabrese)

Un modo di dire dal significato davvero poco accessibile se non si è meridionali: si accostano le lacrime al lamento dove le persone si lamenterebbero invidiando la persona di cui parlano. Quindi tanto meglio essere sbranato da animali che compiono gesti sinceri piuttosto che essere pianto da persone che velatamente sparlano e sperano in un tuo fallimento.

Annamaria Barone,Alessio Gugliotta