Messina e l’ACR: una passione che non muore

Il fenomeno calcistico, per la città di Messina, si erge a paradigma di una simbiosi intima e imprescindibile tra entità cittadina e squadra. Una relazione che oltrepassa i confini del mero evento sportivo per assumere i contorni di un fenomeno socio-culturale di rara pregnanza identitaria.

La storia calcistica del club peloritano è scandita tanto da vette di prestigio quanto da clamorose débâcle. Essa è il riflesso delle complesse dinamiche di una comunità che ha individuato nel calcio un potente veicolo di affermazione sociale e di speranza collettiva.

Tuttavia, nel corso degli ultimi decenni, quell’entusiasmo viscerale che un tempo gremiva le tribune dello Stadio “San Filippo”, e ancor prima quelle del “Giovanni Celeste”, si è progressivamente affievolito, cedendo il passo ad un lento e inesorabile processo di erosione.

Sebbene l’amore per la squadra non si sia mai sopito, esso non è più in grado di alimentare quel legame emotivo che, in passato, costituiva la spina dorsale dell’identità calcistica cittadina. Questo fenomeno di disaffezione e progressivo allontanamento si radica in un complesso intreccio di fattori: dalle difficoltà gestionali all’instabilità dei risultati sul campo, sino ad un contesto socio-economico che ha relegato il calcio a una funzione di marginale distrazione, incapace di identificarsi come mezzo di riscatto e coesione sociale.

In tale scenario, Messina vive un’interiorità collettiva frammentata. Una realtà che oscilla fra la malinconica evocazione di un passato glorioso e il cinismo di una disincantata accettazione del presente.

Curva Sud
Curva Sud, Stadio San Filippo
Fonte: commons.wikimedia.org

Un legame indissolubile con la Serie A

Le glorie passate dell’ACR Messina, indissolubilmente legate al fugace ma luminoso periodo trascorso in Serie A, costituiscono un capitolo aureo nella memoria collettiva cittadina.

L’approdo alla massima divisione, coronato dall’apoteosi della stagione 2004-2005, culminata con il raggiungimento del settimo posto, rappresentò l’apice di un’ascesa che sembrava presagire un destino di durevole grandezza.

In quegli anni, la compagine giallorossa si eresse a vessillo di un riscatto identitario per una città rilegata ai margini del panorama calcistico nazionale. Lontana dai centri nevralgici del potere calcistico, ma comunque capace di affermarsi tra i giganti della Serie A.

Le gradinate del “San Filippo” vibravano di un fervore collettivo quasi sacrale, dove ogni rete, ogni trionfo contro le grandi d’Italia assumeva i contorni di una conquista quasi esistenziale e di un’affermazione comunitaria.

Tuttavia, come spesso accade nelle parabole irte di ascese repentine, il sogno si disgregò con una celerità inesorabile. La retrocessione in Serie B, dopo appena tre stagioni, segnò l’avvio di un declino vertiginoso, tanto economico quanto identitario, sconvolgendo l’intero assetto societario.

L’orizzonte della Serie A, che aveva alimentato le più ardite speranze della comunità messinese, svanì con la stessa rapidità con cui era apparso. Lasciò in sua vece un vuoto incolmabile.

Nonostante le effimere promesse di un riscatto mai concretizzato, la squadra precipitò progressivamente nell’oblio. La mancanza di stabilità necessaria a riaffermarsi tra le élite calcistiche, trascinò con sé le ambizioni di un ritorno agli antichi fasti.

La desolazione delle tribune: metafora di un declino inesorabile

La desolazione che oggi ammanta le tribune semivuote del “San Filippo” è la rappresentazione plastica di un declino che trascende la dimensione sportiva.

Essa si configura come la metafora di una disillusione più ampia e radicata. Se in passato la passione calcistica impregnava ogni anfratto dell’animo cittadino, oggi l’esiguo manipolo di spettatori rimasti incarna l’eco di un legame che appare gravemente eroso dall’incertezza e dalla delusione.

La rarefazione delle folle, un tempo vocianti e compatte, non può essere ascritta unicamente all’assenza di risultati agonistici di rilievo. È da interpretarsi come il sintomo di un malessere più profondo, il cui epicentro risiede nelle disastrose vicende gestionali, nell’incapacità di delineare prospettive credibili e nel perpetuarsi di una crisi economica che ha minato le fondamenta stesse del club giallorosso.

Le promesse tradite e il susseguirsi di stagioni prive di gloria hanno esasperato il senso di frustrazione, alimentando una frattura intergenerazionale.

I giovani, in passato ispirati dall’ideale di un Messina capace di competere tra i grandi del calcio italiano, sembrano oggi preda di un’apatia che riflette l’assenza di speranze condivise.

Eppure, sopravvive una traccia imperitura di quel legame viscerale che, un tempo, infiammava le folle in un’unica pulsazione collettiva. Una scintilla che continua a testimoniare l’indelebile legame tra la città e la squadra, nonostante il peso di un declino che sembra gravare inesorabilmente su ogni prospettiva futura.

San Filippo ACR Messina
Stadio San Filippo, 2007
Fonte: commons.wikimedia.org

La nuova proprietà: tra speranze e scetticismo

Con l’arrivo del 2025, la storia dell’ACR Messina si arricchisce di un nuovo capitolo, segnato dall’acquisizione dell’80% delle quote societarie da parte dell’AAD Invest Group, holding fiduciaria lussemburghese. Un passaggio accolto con moderato entusiasmo, ma anche con diffusa diffidenza, a causa delle ombre che segnano la storia del club.

Il nuovo assetto proprietario ha delineato un progetto strategico di ampio respiro, che mira a ricostruire la società su basi solide e sostenibili.

Il rafforzamento del settore giovanile figura tra le priorità assolute di una strategia che punta a valorizzare il potenziale del territorio. La riqualificazione delle infrastrutture, in particolare dello stadio “San Filippo“, si pone come ulteriore obiettivo per restituire al club e alla città un simbolo di rinascita e speranza.

Sul piano sportivo, l’approccio adottato si fonda su un equilibrio tra una gestione economica prudente e una visione tecnica avanzata, orientata al gioco moderno.

L’intento dichiarato è quello di una rapida risalita nella gerarchia calcistica. Si mira ad un immediato ritorno in Serie B, per poi puntare, con maggiore ambizione, alla Serie A.

Tuttavia, il vero motore di questa evoluzione è il legame profondo che unisce la squadra alla sua tifoseria.

Seppur scossa da promesse tradite e da gestioni inadeguate, la passione per il club giallorosso ha continuato a serpeggiare nel cuore dei tifosi. L’attaccamento alla squadra resta forte, ma la fiducia nel futuro è ancora fragilissima.

“Non vogliamo illusioni” sottolineano alcuni tifosi sui social. “Esigiamo trasparenza, serietà e rispetto per la nostra storia”.

Eppure, nonostante lo scetticismo che aleggia sul futuro, la passione per l’ACR Messina resiste, pronta a esplodere, come un sogno che non muore mai.

Il Messina non è solo una squadra, è una parte della nostra vita. Non smetteremo mai di sostenerla.

 

 

Fonti:
tuttomercatoweb.com
acrmessina1900.it

Si da inizio agli Unime Games!

L’attesa è ormai quasi finita! Domani avrà inizio la seconda edizione degli Unime Games: dopo la cerimonia di apertura che si terrà alle 9 presso la Cittadella sportiva universitaria con i saluti istituzionali del rettore prof. Salvatore Cuzzocrea e della rappresentanza di 12 dipartimenti, alle 11 si darà inizio ai giochi. Gli Unime Games dureranno poi fino a giorno 8 ottobre, quando si terrà la cerimonia di premiazione alle 19 e l’imperdibile festa di chiusura al parcheggio polivalente alle 21, con il supporto di Redbull.

Le discipline sportive in gara quest’anno sono le stesse del 2022: calcio a 11, basket, pallavolo, tennis doppio e staffetta nuoto 4×50. A queste si aggiunge la staffetta podismo. Sono tantissime le squadre che si sono formate e che parteciperanno all’evento rappresentando il proprio dipartimento: dipartimenti come patologia umana, chibiofarm, mift e medicina hanno creato più squadre anche per gli stessi sport.

Sport e sensibilizzazione

Saranno organizzate anche altre attività di intrattenimento e di sensibilizzazione: ci sarà un importante appuntamento con la DECATHLON, durante il quale tutti potranno conoscere più da vicino l’azienda sportiva! È, infatti, previsto un momento dedicato alla presentazione aziendale: il 6 ottobre dalle 11:00 alle 13:00. Gli interessati poi potranno, invece, partecipare a dei colloqui di selezione, tenuti il 7 ottobre alle ore 10:00.

A proposito delle attività di sensibilizzazione è stato pianificato, quest’anno, un evento chiamato ‘Try This Ability’, grazie all’aiuto dell’atleta Antonella Rigano e di una rappresentanza di giocatori professionisti della Mediterranea Eventi. A seguire, un breve elenco delle attività previste per l’occasione:

6 ottobre alle 16:00BLIND TENNIS
6 ottobre alle 17:00CALCIO BALILLA PARALIMPICO (l’evento sarà disponibile anche il 7)
7 ottobre nelle pause tra partiteSHOWDOWN
7 ottobre dalle 17:40 alle 18:40SITTING VOLLEY / BASKET IN CARROZZINA

Anche noi di UniVersoMe saremo presenti a quest’edizione degli Unime Games. Super attivi e pronti ad intrattenere il pubblico, gli studenti e gli atleti Unime con la nostra postazione radio, e i nostri inviati che si impegneranno ad aggiornare istantaneamente i nostri ascoltatori riguardo tutte le partite.

Inoltre, non perdete d’occhio i nostri canali social, poiché ci impegneremo ad aggiornare tempestivamente tutti sui risultati delle varie partite!

A seguire, il programma delle giornate degli Unime Games:

6 OTTOBRE

Tennis 

06/10: Quarti di Finale

11:00= Mift vs Pat 2

15:00= Dimed vs Ing

17:00= Pat 1 vs Pat 3

19:00= Chibio 1 vs Chibio 2

 

Pallacanestro

11:00= Pat 1 vs Pat 2

12:00= Chibio vs Ing

13:00= Bio 1 vs Bio 2

 

Pallavolo

15:00= Ing 2 vs Ing 3

15:40= Bio 1 vs Bio 2

16:20= Dimed 1 vs Dimed 2

17:00= Mift 1 vs Mift 2

17:40= Chibio 1 vs Chibio 2

18:20= Pat 5 vs Giuri

19:00= Vet vs Scipog

19:40= Pat 3 vs Pat 4

20:20= Pat 1 vs Pat 2

 

Calcio 

11:00= Dimed 1 vs Dimed 2

12:30= Pat 1 vs Pat 2

15:00= Bio 1 vs Bio 2

16:30=Mift vs Scipog

18:00= Vet vs Chibio

19:30=Eco vs Giuri

 

 Ilaria Denaro
Domenico Leonello

ACR Messina iscritto alla Serie C, ma il futuro resta incerto

L’estate è appena iniziata e i tifosi dell’Acr Messina si apprestano a vivere mesi roventi, non solo per colpa delle temperature torride, ma per la situazione di incertezza nella quale si trova la società giallorossa che, nonostante l’avvenuta iscrizione al campionato di Lega Pro, non sa quale sarà il suo futuro in vista della prossima stagione sportiva.

I fatti

Dopo un finale al cardiopalmo conclusosi con la salvezza ottenuta soltanto nei playout vinti dalla squadra guidata da Ezio Raciti a discapito Gelbison, e la conseguente permanenza in Lega Pro, il club peloritano ha vissuto settimane di incertezza con la paura della mancata iscrizione più volte minacciata dal Presidente Pietro Sciotto.
Una situazione complicata che ha tenuto col fiato sospeso tutta la città e che si è risolta, fortunatamente, nel migliore dei modi, visto che la società ha presentato in tempo tutti i documenti utili per l’iscrizione al girone C del campionato.

Pietro Sciotto – fonte: messinasportiva.it

Cosa è successo

A confermare i rumors dei mesi scorsi, appena terminata la stagione, è stato il Presidente Sciotto, il quale ha dichiarato la propria volontà di non continuare a essere il N° 1 della società giallorossa e di essere disposto a cedere definitivamente il club.
Fin qui tutto bene; anche perché l’interesse dell’imprenditore Fabrizio Mannino faceva ben sperare. Tuttavia, nonostante una presunta offerta di circa 3 milioni di euro da parte di quest’ultimo (notizia però smentita dalla società stessa) e vari incontri tra le parti, con la presenza anche del Sindaco Basile, i due soggetti non sono riusciti a trovare un accordo.

Ciò ha spinto Sciotto, il 15 giugno, a comunicare alla stampa l’intenzione di non iscrivere il club tra i professionisti abbandonandolo così al proprio destino e scatenando l’ira dei tifosi biancoscudati che hanno inveito, soprattutto sui social network, contro il Presidente e la società.

Il comunicato del Presidente dell’ACR Messina

Il Presidente Pietro Sciotto ritiene opportuno intervenire per precisare alcuni aspetti importanti in un momento fondamentale per il futuro del Messina, riguardanti gli incontri in corso con Fabrizio Mannino che ha manifestato l’interesse ad acquisire la società.
Dopo un primo contatto avvenuto lunedì scorso, due giorni fa il presidente Sciotto si è confrontato con i rappresentanti del signor Mannino, impossibilitato ad essere presente per un improvviso improrogabile impegno a Palermo. Nello spirito della massima collaborazione, il presidente Pietro Sciotto ha esaminato una bozza di massima, scritta a penna, che prevedeva gli aspetti essenziali di un accordo mirato a concretizzare il passaggio di quote dell’Acr Messina, riservandosi di valutarla per dare una risposta ieri e chiedendo, alla parte potenzialmente acquirente, di esibire adeguate garanzie al documento preparato in bozza.
Purtroppo, dopo l’ulteriore contatto avvenuto ieri, il signor Mannino non ha fornito alcuna garanzia e non ha sottoscritto alcun accordo, neppure preliminare, nemmeno sulle proposte da lui formulate.
Pertanto, la trattativa può considerarsi chiusa.
Il presidente del Messina Pietro Sciotto, come affermato ripetutamente da tempo, e da ultimo lo scorso 24 maggio, con grande rammarico e dolore, non iscriverà la squadra al prossimo campionato.

Il cambio di rotta

Quando tutto sembrava perduto, però, martedì la società tramite il proprio profilo ufficiale ha sorpreso tutti annunciando di aver completato l’iter per l’iscrizione, presentando tutti i documenti necessari agli uffici competenti della Lega Pro.

Acr Messina comunica di aver prodotto ed inoltrato alla Lega Pro tutta la documentazione richiesta dalla normativa federale per l’iscrizione al campionato di serie C 2023/24 entro i limiti temporali.

Messina vs Gelbison – fonte: Facebook

 

Le reazioni

Non si sono fatte attendere le reazioni della Messina calcistica che, nonostante l’antipatia verso il Presidente, ha espresso la propria gioia nell’apprendere una notizia così importante.

Mentre il Sindaco Federico Basile, ai microfoni di messinasportiva.it, si è detto felice per la decisione assunta, affermando:

Avevo spronato il presidente Sciotto sabato scorso, ma non abbiamo avuto altri contatti in una giornata convulsa. Ho appreso ufficiosamente che tutto è andato per il meglio. Sono soddisfatto e contento della scelta della proprietà che ha iscritto la squadra in Serie C consentendo alla città di Messina di non perdere il professionismo. È stato un autentico atto d’amore da parte del presidente che va ringraziato per aver salvato il Messina sul campo e anche fuori dal campo

Tifosi Messina – fonte: Facebook

Quale futuro per l’ACR Messina?

Scongiurata, quindi, la possibilità di scomparire e ripartire dai dilettanti, il futuro dell’Acr resta comunque incerto. Si dovrà capire se Sciotto voglia continuare la propria avventura in riva allo Stretto per il settimo anno consecutivo, nonostante le numerose difficoltà da affrontare, oppure la proposta di cessione resterà invariata finché non arriverà un’offerta giusta che possa garantire al calcio messinese la stabilità e le certezze di cui ha bisogno per ritornare a sognare in grande.

 

Giuseppe Cannistrà

Al via i mondiali di calcio in Qatar. Tutte le controversie intorno alla competizione

Da pochi giorni hanno avuto inizio i mondiali di calcio 2022, in Qatar. Ancor prima del primo fischio di inizio e della cerimonia di apertura, non poche sono state le polemiche intorno alla competizione di più alto livello dello sport più praticato al mondo. Ogni grande evento è sempre circondato da chiacchiere, che presto cadono nell’oblio, ma in questo caso non si tratta solo di chiacchiericcio.

Cerimonia di apertura dei mondiali di calcio 2022 (fonte: tuttomercatoweb.com)

La spettacolare cerimonia di apertura

Per quasi un mese, dal 20 novembre al 18 dicembre 2022, il Qatar ospiterà la FIFA World Cup, la prima mai disputata in Medio Oriente e la prima a svolgersi in periodo autunnale, non estivo come sempre. Cinque città e otto stadi in cui 32 nazionali di calcio, tra cui manca quella degli azzurri, si sfideranno per il titolo.

La cerimonia di apertura è avvenuta nella giornata di sabato scorso. Mezz’ora di spettacolo, con la direzione dall’italiano Marco Balich.

Prima star dell’evento è stato Morgan Freeman, il famosissimo attore di Hollywood, che ha recitato, sulla scena allestita al centro dello stadio Al Khor, a 50 km da Doha – a forma di tenda beduina, per omaggiare la tradizione del Paese – un dialogo sull’importanza di alcuni valori, insieme a un’altra celebrità, il giovane qatarino Ghanim al-Muftha, ammirato per come affronta la rara sindrome di cui è affetto.

(fonte: ansa.it)

Una scenografia bellissima, colorata dal passaggio di tutte le mascotte dei precedenti mondiali e dai ballerini, oltre che dagli spettacoli pirotecnici. Balich ha voluto rappresentare, con canti e coreografie la linea invisibile e ininterrotta che unisce tutti gli essere umani di tutto il globo e, per quanto riguarda il racconto del Qatar, quella che collega il suo passato e le sue tradizioni con il presente. Protagonisti di uno dei momenti anche gli sbandieratori di Faenza che hanno fatto librare nell’aria le 32 bandiere delle nazionali partecipanti.

La mascotte qatarina per la competizione appena iniziata (fonte: tuttomercatoweb.com)

Uno spettacolo, a detta di alcuni, che voleva dire al mondo che il Qatar è pronto a ospitare anche le Olimpiadi. Il Paese ha tentato più volte di candidarsi, ma il più grande ostacolo è il clima troppo caldo in estate, stagione in cui tradizionalmente si svolgono i giochi. L’eccezione, per ora, è stata fatta solo dalla Fifa.

Di certo, non mancano le possibilità, al Paese, di creare le strutture idonee e anche in poco tempo: abbiamo visto come gli stadi per la competizione calcistica, capolavori di ingegneria e design, siano stati costruiti in pochissimo tempo.

Proprio questa è stata la prima controversia a far sollevare l’opinione pubblica internazionale.

 

Il discorso dell’emiro all’insegna di nobili valori

Migliaia di lavoratori sono stati artefici dei magnifici impianti che in questi giorni incantano gli occhi degli spettatori e i telespettatori. Questi però hanno dovuto lavorare nelle peggiori condizioni: orari di lavoro massacranti sotto il sole qatarino. Non pochi hanno subito gravi danni alla salute, ad esempio alla vista, alcuni hanno anche perso la vita.

Per questo motivo, il discorso dell’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani, dalla tribuna d’onore, durante la cerimonia di apertura, è stato accompagnato dai dissensi e i commenti negativi.

«Diamo a tutti, qui dal Qatar, il benvenuto alla Coppa del Mondo. Abbiamo lavorato duramente con tanta gente per allestire un torneo di successo. Abbiamo profuso tutti i nostri sforzi per il bene dell’umanità. Finalmente è arrivato il giorno dell’inaugurazione, il giorno che tutti qui aspettavamo. A partire da oggi e per i prossimi 28 giorni seguiremo, e con noi tutto il mondo, la grande festa del calcio, in un ambiente caratterizzato da umana e civile comunicazione.».

Queste le prime parole dell’emiro, alle quali ne sono seguite altre, che hanno fatto riferimento, come quelle dei due attori protagonisti della scena, a tematiche positive, come quella dell’inclusione e della condivisione.

«È bello che i popoli mettano da parte ciò che divide e celebrino le loro diversità e al tempo stesso ciò che li unisce. Auguro a tutte le squadre di giocare un calcio magnifico, di grande sportività, di vivere un tempo pieno di gioia e di emozioni. Che siano giorni che possano ispirare bontà e speranza. Benvenuti e buona fortuna a tutti».

 

Parole distanti dalla realtà. Il dissenso dell’opinione pubblica

Purtroppo, la realtà del contesto si distacca dal clima di serenità e gioia raffigurate. Anche il momento dell’inno del Qatar cantato dal cantante sudcoreano Jungkook, della famosissima band BTS, e il qatarino Fahad Al Kubaisi, insieme è stato celebrazione di positività.

Tutto ha fatto pensare all’inizio di una grande festa, ma sotto la patina scintillante e colorata ci sono molte controversie, oltre lo scandalo della realizzazione degli stadi.

Quel “eliminiamo le barriere” a cui l’emiro ha fatto riferimento nel suo discorso ufficiale, trova subito un ostacolo nel divieto di bandiere arcobaleno imposto. In Qatar, infatti, l’omosessualità è ancora oggi punita dalla legge con l’arresto.

Però, la comunità Lgbtq e il supporto ad essa sono più forti. Trovato l’ostacolo, trovata la soluzione: l’associazione francese Stop Homophobie e l’azienda statunitense Pantone hanno realizzato una bandiera che rappresenta la comunità, aggirando la legge del Paese arabo. Si tratta dell’iniziativa “Colors of Love” per la quale è stata ideata una rainbow alternativa, bianca, ma con tutti i codici identificativi universali del sistema Pantone per ogni colore della bandiera abituale.

Le reazioni negative sono esplose in tutto il mondo. Dalla cantante Dua Lipa la quale ha sottolineato di non aver voluto accettare l’invito a a intraprendere le trattative per una sua esibizione durante lo spettacolo di apertura, all’emittente britannica Bbc, che ha scelto di non trasmettere la cerimonia di apertura: è la prima volta nella storia. Il gesto ha avuto come finalità quello di mettere sotto accusa un Paese che non rispetta e protegge i dei valori universalmente fondamentali di uguaglianza tra uomini e donne, di rispetto per la comunità Lgbt e dei diritti dei lavoratori, come suddetto, e, soprattutto, della libertà di espressione.

 

La prima partita della nazionale iraniana: la protesta silenziosa

L’ultima grande polemica che ha investito questa coppa del mondo, ma che parte, in questo caso, dall’esterno, è quella che riguarda la nazionale iraniana.

Il fischio di inizio di Inghilterra-Iran, peraltro durata ben 117 minuti – con forse il recupero più lungo mai avuto durante un mondiale di calcio – è stato preceduto da tre minuti probabilmente ancor più intensi.

Gli inglesi si sono inginocchiati per dire, ancora una volta, no al razzismo, e gli iraniani sono rimasti in silenzio durante l’esecuzione del proprio inno tramite gli altoparlanti.

La nazionale iraniana non canta il proprio inno in segno di protesta (fonte: corriere.it)

I giocatori si sono disposti in riga abbracciati, ma con le bocche serrate per gridare, con la voce forse più potente, quella del silenzio, il proprio segno di vicinanza a tutti i connazionali e di dissenso contro il regime politico iraniano.

Come sappiamo, il Paese sta vivendo un momento storico di forte tensione sociale. Le ribellioni alla repressione da parte del regime non si placano. Il popolo iraniano continua a combattere, in parte per strada, nelle piazze, nelle università, in parte da un’altra parte nel mondo, da un campo di calcio spianato sopra altre ingiustizie.

 

 

Rita Bonaccurso

 

 

 

Juventus nell’occhio del ciclone: aperta inchiesta per falso in bilancio

Un vero e proprio terremoto nel mondo della Juventus e stavolta non si parla  di insuccessi sportivi: la Procura di Torino ha accusato la società di falso in bilancio, reato che, nel caso venisse confermato, potrebbe avere gravi ripercussioni anche sul fronte economico e legale.

 

Il blitz alle sedi della società

Lo scorso venerdì si è assistito a un vero e proprio blitz della Guardia di Finanza alle sedi del club a Torino e a Milano, per acquisire documenti relativi agli ultimi tre anni. Lo stesso presidente, Andrea Agnelli, il suo vice, Pavel Nedved, e l’ex direttore sportivo Fabio Paratici sono finiti sul taccuino degli indagati ufficialmente per false comunicazioni delle società quotate ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. L’inchiesta, denominata “Prisma”, è stata avviata già dallo scorso maggio dai pubblici ministeri del Gruppo dell’Economia ed è coordinata dai procuratori Mario Bendoni, Ciro Santoriello e Marco Gianoglio. Essa prevedeva la raccolta di materiale documentario e sonoro (come intercettazioni). Questa si va a unire alle indagini già note di enti come Consob e Conisoc.

 

Fonte: Gazzetta.it

 

La questione verte fondamentalmente sul nodo di plusvalenze fittizie, necessarie a sanare i conti del bilancio, ipervalutando determinati calciatori. Sono emersi 62 casi totali oggetto di indagine, di cui 42 riguardano il club bianconero per un totale di 282 milioni scaturiti. Dalle prime stime investigative, si parla movimenti illeciti superiori a 50 milioni di euro. Nello specifico risaltano all’occhio operazioni di mercato importanti come lo scambio Pjanic – Arthur con il Barcellona o la cessione di Joao Cancelo al Manchester City, passando poi per acquisti e cessioni minori ma che rientrano comunque nei casi sotto osservazione. Bilancio comunque profondamente in negativo dato l’ingente investimento dovuto all’acquisto di Cristiano Ronaldo, che si è rivelato infruttuoso per le casse bianconere, portando evidentemente gli stessi dirigenti a correre ai ripari nei limiti del possibile, tant’è che era stato approvato un aumento di capitale pari a 400 milioni con il sostegno della società finanziaria Exor.

Secondo l’accusa, ad esempio, i 209 milioni di perdite del 2020 sarebbero diventati 89 proprio grazie a questo sistema basato sulle plusvalenze che ha alterato i conti. Era una conseguenza prevedibile, ma con l’uscita della notizia dell’indagine in questione le quotazioni in borsa della Juventus hanno subito un brusco calo con un trend difficile da invertire nel breve periodo.

 

Fonte: Torino.corriere.it

 

Le possibili conseguenze

In merito alla giustizia sportiva sono state avallate diverse ipotesi. Quella che circola maggiormente nelle ultime ore è la proposta del Codacons che, in virtù delle accuse mosse contro il club, prevede di presentare un esposto alla Procura Federale, chiedendo la revoca degli ultimi titoli vinti e la retrocessione nella serie cadetta. Resta solo un’ipotesi lontana dato che l’associazione è spesso autrice di “sentenze” esagerate.  Molto più plausibile una penalizzazione e un’ingente ammenda.

Dal punto di vista penale, in caso di accertamento di responsabilità soggettiva, saranno gli stessi dirigenti societari a rischiare delle conseguenze dal punto di vista personale.

 

Plusvalenze, un tema scottante

L’argomento plusvalenze è in ogni caso un tema molto complesso sul quale indagare: non esiste infatti un criterio oggettivo per determinare il valore effettivo di un calciatore e di conseguenza i prezzi d’acquisto possono subire diverse variazioni a seconda di diversi parametri (età, prestazioni, caratteristiche individuali, situazioni contrattuali ecc…). In linea di massima è una valutazione soggettiva, influenzata sì da tali parametri, ma anche da considerazioni varie dettate dalle società in questione. I prezzi di vendita quindi potrebbero risultare “gonfiati” in certi casi, ma in base a ciò che è stato detto prima non è possibile infliggere sanzioni, a meno di intercettazioni che accertino determinati accordi diretti tra società, uniche prove inconfutabili.

Nel 2008 Inter e Milan vennero prosciolte da accuse analoghe ma potrebbe esserci qualcosa in più stavolta, la situazione è ancora incerta e in evoluzione. Sono coinvolte in merito alle altre operazioni di mercato, seppur in misura nettamente minore, anche altre società come Napoli (nella contorta vicenda che ha portato all’acquisto di Osimhen), Sampdoria, Parma, Chievo e Pescara.

 

Fonte: Corriere.it

 

Che questa sia solo la punta dell’iceberg e sotto si nasconda qualcosa di più scabroso, che potrebbe scombinare gli equilibri del calcio e non solo? Solo il tempo potrà dirlo. Il calcio sarà anche “solo” uno sport, ma può arrivare a condizionare l’economia e la stabilità di un intero Paese.

 

 

Sebastiano Morabito

Arresto cardiaco nei giovani atleti: cosa potrebbe essere successo a Eriksen?

Non si può non rimanere colpiti dalle immagini trasmesse durante la partita Danimarca – Finlandia, valevole per i campionati europei di calcio in corso. I momenti che hanno visto perdere i sensi a Christian Eriksen, ventinovenne calciatore danese, sono stati abbondantemente ripercorsi dai media. Una delle cose che sembra più stupire è come sia possibile che il cuore di un giovane sportivo in forma e attentamente monitorato possa smettere di battere all’improvviso.

L’arresto cardiaco è un evento molto complesso: inevitabilmente si rischia di essere imprecisi quando si commenta la vicenda. In effetti, le informazioni finora a disposizione sono parziali e ci permettono solo di fare delle ipotesi. L’occasione però può essere utilizzata per chiarire il concetto di “arresto cardiaco” e per ricordarne le principali cause nel giovane sportivo.

Cosa significa arresto cardiaco

L’AHA (American Heart Association, importante organizzazione medica statunitense) definisce l’arresto cardiaco come “la cessazione improvvisa dell’attività cardiaca in una persona a cui può essere stata diagnosticata o meno una malattia cardiaca”.

Per “attività cardiaca” si fa riferimento all’attività meccanica del cuore che, agendo da pompa, garantisce la circolazione del sangue. L’attività meccanica è accoppiata a quella elettrica che fa da segnapassi e mantiene il ritmo: un’alterazione dell’attività elettrica può comportare la perdita di una contrazione meccanica efficiente.

L’AHA, nella stessa definizione, evidenzia l’importanza di “prendere rapidamente delle misure correttive”. Questo sottolinea come l’arresto cardiaco, se affrontato col giusto tempismo, non sia necessariamente una condizione irreversibile.

Cosa potrebbe essere accaduto ad Eriksen

Sulla base delle immagini trasmesse, il calciatore è stato defibrillato. Con questo termine si intende il tentativo di ripristinare il ritmo normale in un cuore che non si contrae nella maniera corretta, a causa di specifiche turbe dell’attività elettrica.

Le uniche aritmie tali da giustificare una defibrillazione in quella condizione sono una tachicardia ventricolare senza polso o una fibrillazione ventricolare. In entrambi i casi l’attività meccanica dei ventricoli non è efficiente per il mantenimento della circolazione. In pochi secondi il cervello va in sofferenza e ciò determina la perdita dei sensi. Anche gli altri organi non risultano perfusi e non possono mantenere la loro funzionalità.

Un intervento tempestivo può salvare numerosissime vite

Un importante studio su una popolazione di 1667 pazienti ha calcolato che, in seguito a un arresto cardiaco, le possibilità di sopravvivenza sono del 67% se viene prestato soccorso immediato in maniera corretta.

Tale valore scende di una percentuale fino al 5.5% per ogni minuto di ritardo. Dopo dieci minuti dall’arresto le possibilità di sopravvivenza sono drasticamente ridotte. Il tempo che passa si associa anche a una maggior incidenza di deficit neurologici dovuti alla protratta sofferenza cerebrale.

L’addestramento del personale non medico può permettere di intervenire più tempestivamente e di salvare centinaia di migliaia di persone ogni anno nel mondo. L’intervento del compagno di squadra Kjaer rappresenta un ottimo esempio di prontezza, sebbene rimanga comunque la necessità di una maggior sensibilizzazione, specie tra sportivi professionisti. In molti si sono concentrati sul gesto di “tirare fuori la lingua”, ma l’AHA già dal 2010 suggerisce di concentrarsi già da subito sul ripristino della circolazione, attraverso le compressioni, e pensare solo successivamente alle vie aeree. Una ricerca ha osservato anche come concentrarsi inizialmente sulla lingua del paziente in arresto possa peggiorare le sue chance di sopravvivenza.

Catana della sopravvivenza degli arresti cardiaci extraospedalieri – Fonte: AHA

Quali possono essere le cause di arresto cardiaco

Nella popolazione generale, la principale patologia che determina arresto cardiaco è la cardiopatia ischemica. La condizione spesso dipende da una malattia delle arterie coronarie, di solito su base aterosclerotica. Si verifica, tipicamente, nei soggetti più adulti e risulta identificabile attraverso i normali esami di routine. Non si tratta, verosimilmente, della causa alla base dell’evento che ha colpito il giovane trequartista danese, sottoposto, da sportivo, a un’attenta sorveglianza medica.

Le altre cause di arresto cardiaco improvviso, in particolare nel giovane sportivo, sono eterogenee e talvolta di difficile identificazione e diagnosi.

Cause di morte improvvisa in 314 autopsie – Fonte: European Heart Journal

Le principali cause che possono determinare morte cardiaca improvvisa nel giovane

Un lavoro scientifico italiano si è concentrato sulla trattazione delle principali cause responsabili di morte improvvisa in seguito ad arresto cardiaco nel giovane. Si evidenzia anche come nello sportivo le cause siano sovrapponibili, con un’incidenza di eventi fatali però maggiore di 2,5 volte. La spiegazione starebbe nel fatto che l’attività fisica potrebbe innescare più facilmente delle aritmie nel contesto di patologie latenti. Le cause identificate sono distinte in meccaniche ed elettriche.

Cause meccaniche

Quelle meccaniche dipendono tipicamente dalla rottura di grossi vasi come l’aorta ascendente con tamponamento cardiaco. Si tratta di eventi meccanici che non prevedono la possibilità di defibrillazione in quanto il problema non è il ritmo, e vanno quindi escluse nel caso specifico del giocatore.

Cause elettriche

Alcuni difetti strutturali del cuore o difetti funzionali dell’attività delle cellule che compongono l’organo possono predisporre allo sviluppo di aritmie, alle volte fatali. Nel giovane entrambe le eventualità sono dovute spesso ad una condizione ereditaria.

Tra le cause strutturali ci sono le cardiomiopatie, patologie molto eterogenee. Tra tutte, la cardiomiopatia ipertrofica è responsabile di più di un terzo degli eventi fatali negli USA. Nella patologia si verifica un ispessimento progressivo delle pareti del cuore, con fibrosi, sofferenza ischemica e aumentata incidenza di eventi aritmici.

Un ruolo altrettanto importante ce l’ha la cardiomiopatia aritmogena. Si tratta di un difetto complesso in cui viene progressivamente sovvertita la struttura del ventricolo, con possibile insorgenza di aritmie maligne.

Altra condizione ben nota è la sindrome di Wolff-Parkinson-White, in cui la presenza di un fascio di conduzione anomalo tra atrio e ventricolo può causare rapide tachicardie che possono degenerare in fibrillazione ventricolare.

Altre cause strutturali, più rare, sono le anomalie congenite delle arterie coronarie, la cardiomiopatia dilatativa (che assume maggior importanza nell’adulto), il prolasso della valvola mitrale (sebbene si tratti molto più spesso di una condizione assolutamente benigna).

Quelle menzionate finora sono patologie su base ereditaria. Particolare rilevanza va anche data alla miocardite, patologia invece su base acquisita che si caratterizza per un’infiammazione a carico del muscolo cardiaco con un aumentato rischio di episodi aritmici. Si tratta di una condizione che, a volte, può essere del tutto asintomatica e rappresenta spesso il coinvolgimento del cuore nel contesto di infezioni sistemiche (per esempio, dopo influenza, gastroenteriti o persino in corso di COVID-19).

Tuttavia, tra il 5 e il 25% dei giovani che vanno incontro a morte cardiaca improvvisa non presentano evidenza di una patologia strutturale del cuore. Tali condizioni vengono definite non strutturali e dipendono spesso da difetti a carico dei canali che regolano la funzione elettrica del cuore (canalopatie). Si tratta di un territorio complesso e ancora in parte inesplorato. Tra le patologie più frequenti ci sono la sindrome del QT lungo o corto, la sindrome di Brugada e la tachicardia ventricolare polimorfa catecolaminergica.

La risposta non sta per forza nel cuore

Anche patologie extracardiache che colpiscono altri organi e apparati possono determinare l’insorgenza di gravi aritmie. Molte condizioni metaboliche (ad esempio, le alterazioni elettrolitiche), patologie infettive che non coinvolgono direttamente il cuore, alcuni farmaci, ma anche eventi neurologici, come alcune forme di epilessia o gli ictus, o addirittura alcune neoplasie possono interferire con la normale funzionalità elettrica cardiaca.

Si può fare prevenzione, ma non è sempre possibile agire d’anticipo

Molte di queste condizioni si possono evidenziare già negli esami generali o nelle indagini elettrocardiografiche o ecocardiografiche di routine in quanto presentano spesso un quadro suggestivo. Identificare la presenza di una cardiopatia nel giovane permette di seguire il paziente ed eventualmente, se il caso lo prevede, impiantare un defibrillatore automatico. Diagnosticare una patologia extracardiaca permette eventualmente di trattarla.

Altre volte, la patologia può presentarsi in maniera meno evidente o caratterizzarsi addirittura per una completa normalità degli esami diagnostici di routine. Alcuni esami, come la risonanza magnetica del cuore o i test genetici possono permettere di studiare e caratterizzare molte patologie “invisibili”. Tuttavia, non sono esami che possono essere proposti su larga scala a tutti i pazienti giovani nel contesto di una visita cardiologica di controllo. Inoltre, sarebbe impossibile riuscire a diagnosticare tutto in quanto la caratterizzazione genetica di alcune condizioni non è ancora completa.

Durante il match Danimarca – Finlandia abbiamo assistito alla conferma pratica e, in parte, drammatica del fatto che un intervento tempestivo può cambiare il destino di chi subisce un arresto cardiaco. Si tratta di eventi che, come abbiamo visto, hanno un’importanza anche nei giovani, e in particolare negli sportivi.

Non dovrebbe mai essere comprensibile l’assenza, anche in un contesto non medico, di un soggetto che sappia praticare le principali misure di primo soccorso. Comprimere un torace per qualche minuto, in attesa dei soccorsi medici, può fare la differenza tra la vita e la morte.

Antonino Micari

Successo Fc Messina. La squadra trova i 3 punti contro un buon Troina: CRONACA

Il Football Club Messina ritenta la vittoria in casa dopo la sconfitta di misura nell’ultimo turno di campionato in trasferta contro il Dattilo.

La squadra giallorossa ospita il Troina, quest’ultima reduce da un pareggio in casa contro l’Acireale.

Mister Gabriele (allenatore Fc) può finalmente contare sul contributo del bomber Carbonaro, che rientra dalla squalifica. Cambiano ben 6 pedine sullo scacchiere dei giallorossi rispetto alla scorsa settimana: oltre Carbonaro, nell’11 di partenza troviamo Quitadamo, Marchetti A., Mukiele, Fissore e Aita.

Il Troina prova a contrastare la formazione giallorossa, cercando di ottenere i suoi primi 3 punti stagionali schierandosi con una formazione ben organizzata capitanata da Savasta.

CRONACA

Primo Tempo: Il Football Club scende in campo con la classica divisa giallorossa, il Troina invece si presenta in completo bianco con inserti rossi. I primi minuti di partita sono caratterizzati da forte agonismo e numerosi falli, che rendono il match molto spezzettato e povero di occasioni rilevanti. Durante questo spezzone di partita le due squadre si equivalgono sul piano del gioco e mister Gabriele, accorgendosi della pericolosità degli attaccanti del Troina, si dispone con una linea di 5 difensori in fase di non possesso. L’Fc al 9′ prova a trovare il vantaggio con un’occasione ravvicinata di Mukiele, comodamente sventata dall’estremo difensore del Troina. Qualche minuto dopo la squadra giallorossa rischia di rimanere in 10 a causa di un fallo pericoloso di Aita (già ammonito al 12′) ma l’arbitro lo grazia. La squadra ospite prova a rispondere affacciandosi in avanti con Aperi, che al 28′ prova un tiro a giro da posizione vantaggiosa che si spegne sul fondo. Gli ultimi minuti del primo tempo vedono la formazione di casa provare a prendere in mano il match ed al 41′ tenta un tiro in porta Marchetti, su punizione dai 25 metri, il quale viene prontamente sventato da Aiolfi. La prima frazione di gioco si conclude con 3 minuti di recupero e con il parziale di 0-0, che rispecchia l’andamento della gara.

Secondo Tempo: L’Fc torna in campo mostrando sin dalle prime battute un atteggiamento diverso. Carbonaro al 3′ recupera palla sulla fascia destra e prova a metterla in mezzo per Mukiele, che trova una buona opposizione da parte della difesa ospite. Il Football Club Messina aumenta i giri del motore e viene giustamente premiato al 10′: punizione dalla sinistra di Marchetti indirizzata sul secondo palo che trova la sponda di Fissore, confusione in area risolta dalla girata di destro di Mukiele che porta in vantaggio la squadra. Gol importantissimo per il numero 19 messinese dopo un primo tempo sottotono. Reazione del Troina al 14′ con un tiro centrale di Ciccone facilmente bloccato dal numero 1 Marone. Al 15‘ tra le fila giallorosse doppia sostituzione: escono l’autore del gol Mukiele e l’ammonito Aita per far spazio a Gille e Garetto. La partita sembra mettersi sui binari giusti per l’Fc dopo l’espulsione al 23′ per doppia ammonizione di Gallo, che lascia i suoi compagni in 10. Al 27′ sugli sviluppi di un corner prova la conclusione Gille, tiro però debole bloccato da Aiolfi. Nonostante l’inferiorità numerica il Troina prova una reazione d’orgoglio creando qualche occasione da calci piazzati, ma la difesa giallorossa si oppone abbastanza agevolmente. Il football Club Messina prova a gestire il vantaggio con un buon possesso palla e sugli sviluppi di un cross di Quitadamo dalla destra; Casella viene steso da un difensore in area di rigore: l’arbitro non ha dubbi, sarà penalty. Dagli 11 metri si presenta Carbonaro, che però non riesce a chiudere il match grazie ad un’ottima parata di Aiolfi. Gli ultimi minuti dell’incontro sono caratterizzati da tentativi disperati del Troina per trovare il pareggio, i quali si rivelano tutti vani. Infatti al termine dei 4 minuti di recupero il risultato è sempre lo stesso: 1-0 .

Seconda vittoria stagionale per i ragazzi di mister Gabriele che salgono a quota 6 punti in classifica.

TABELLINO

FC MESSINA-TROINA 1-0

Marcatori: 10′ st Mukiele 

Fc Messina: Marone, Giuffrida, Marchetti D., Carbonaro, Palma, Quitadamo, Marchetti A. (22′ st Casella), Mukiele (15′ st Garetto), Fissore, Ricossa, Aita (15′ st Gille). All.:Gabriele

Troina: Aiolfi, Berti(42′ st Escu), Ciccone (42′ st Nania), Gallo, Mbaye, Longo, Cenci, Palermo, Anastasio (23′ st Felici), Aperi,Savasta. All.: Raciti

Arbitro: Zanotti di Rimini.

Assistente 1: Roperto di Lamezia Terme.

Assistente 2: Bartoluccio di Vibo Valentia.

Ammoniti: Aita(M), Gallo(T), Palermo(T), Gille(M), Palma(M), Ricossa(M)

Espulsi: Gallo(T)

Damiano La Fauci, Pietro Inferrera

Il calcio a Messina: dalle origini al 16 giugno 1963

Nel graduale ritorno alla normalità delle ultime settimane sono tornati ad accendersi i riflettori sullo sport più seguito in Italia: il calcio. Con le due semifinali di ritorno della Coppa Italia e la finale in programma mercoledì, il gioco del pallone ha ripreso il suo ruolo di grande protagonista, generando il solito entusiasmo (e anche qualche polemica) dei tifosi e degli appassionati.

La storia del calcio è segnata da grandi avvenimenti, le cui date sono scolpite nella memoria collettiva, come per esempio l’11 luglio 1982 e il 9 luglio 2006, quando la nazionale di calcio italiana vinse rispettivamente il suo terzo e quarto Campionato del Mondo.  Tra le tante date importanti, nella città dell Stretto non si può non ricordare il 16 giugno 1963, giorno in cui l’A.C.R. Messina (allora la squadra principale della città) per la prima volta vinse il campionato di serie B e conquistò la prima storica promozione in serie A. In questo articolo ripercorreremo insieme i primi anni della storia del calcio messinese e le tappe che condussero a questo importante traguardo, soffermandoci su qualche avvenimento curioso.

Storico logo dell’ A.C.R. Messina, la principale squadra della città tra il 1947 e il 1993 – Fonte: it.wikipedia.org

I primi anni di calcio a Messina

Il calcio a Messina fu importato verso la fine dell’800 dai commercianti e turisti delle navi inglesi e norvegesi, che improvvisavano partite sul molo Colapesce, suscitando la curiosità di chi si fermava ad ammirarli. Correva l’anno 1901 quando fu fondato il primo club, non esclusivamente calcistico: il Messina Football Club, la cui dirigenza era composta quasi totalmente da inglesi. Il 18 aprile dello stesso anno la neonata squadra messinese giocò la sua (probabilmente) prima partita a Palermo, contro la squadra della città. Questa data segna l’inizio della storia del calcio a Messina.

Tra la nascita di nuovi club e i vari cambi di denominazione della prima squadra cittadina giungiamo alla stagione sportiva 1931-32, in cui l‘A.C. Messina conquistò, spinta dai 20 gol di Luigi Cevenini, la prima promozione in serie B per una squadra messinese. La stagione fu ricca di avvenimenti, tra cui l’incidente allo stadio Enzo Geraci nella partita (vinta 6-3 dal Messina) con il Catania, in cui perse le vita un giocatore della squadra ospite.

I tifosi etnei reagirono creando disagio ai giocatori messinesi nella partita di ritorno, che, visto il clima di intimidazione, fu vinta dai catanesi. Quattro giocatori del Messina decisero di lasciare la città dello Stretto (solo uno, Ferretti, decise di tornare), lasciando la squadra mutilata per lo scontro diretto con la Salernitana, capolista e imbattuta. Nonostante ciò con una grande prova di orgoglio la formazione messinese risucì a sconfiggere la squadra campana, dando inizio alla volata finale che si concluse il 3 luglio 1932, con la vittoria sul Savona (3-0) e la storica promozione. Per festeggiare l’evento si improvvisò una grande manifestazione a piazza Cairoli e, due giorni dopo, fu organizzata una festa ai bagni Vittoria.

La formazione del Messina che conquistò la promozione in serie B nella stagione 1931-32 – Fonte: messinasportiva.it

La nascita dell’A.C.R. Messina

Dopo sei annate in serie B, tra cui la memorabile stagione 1935-36 conclusasi con la conquista del quarto posto, il Messina retrocesse in serie C nel 1938. Dopo la Seconda Guerra Mondiale si costituì una nuova società dalla fusione della Passamonte (la squadra principale della città aveva assunto questo nome) con due squadre minori: la Peloro e l’Arsenale. Nell’estate 1947 la società suddetta si unì a sua volta con il Giostra, costituendo l’Associazione Calcio Riunite Messina. Nonostante il progetto ambizioso il campionato fu quasi fallimentare e registrò numerose sconfitte, due delle quali nei derby con la Reggina (2-6) e con il Catania, che vinse 3-0 a Gazzi, nel campo da poco intitolato a Giovanni Celeste, ex giocatore che morì eroicamente in guerra.

Panoramica dall’alto dello Stadio “Giovanni Celeste”, inaugurato nel 1932 e intitolato al calciatore-militare nel 1948 – Fonte: messina.gazzettadelsud.it

 

Si dovette aspettare il 1950 per una nuova promozione della squadra messinese in serie B, anche se questo traguardo si legò a due presunti illeciti, il secondo dei quali avvenne nella primo spareggio, disputato nel campo neutro di Salerno, tra le due capolista Messina e Cosenza. Dopo il secondo spareggio (il primo era finito 1-1) a Como e la netta vittoria dell’ A.C.R. sui calabresi per 6 a 1, il Cosenza denunciò un tentativo di corruzione del proprio portiere da parte di un dirigente messinese. Inizialmente la squadra messinese fu condannata alla restrocessione nel campionato di Promozione, ma in seguito al ricorso alla CAF e all’annullamento della sentenza di primo grado, l’ ACR Messina, seppur tra le mille polemiche, risultò estraneo ai fatti e ufficialmente ottenne la promozione in serie B.

La formazione del Messina che conquistò la promozione in serie B nella stagione 1949-50 – Fonte: messinasportiva.it

La corsa verso la serie A

Dopo diversi anni in serie B, tra alti e bassi, arrivò la stagione della svolta: il campionato 1962-63. Fu un’annata avvincente e gloriosa, in cui il Messina riuscì a vincere un campionato in cui erano presenti tante squadre rinomate, come la Lazio e il Bari. L’ambita prima storica promozione in serie A fu conquistata nella terz’ultima giornata, proprio nella partita contro il Bari; al ritorno dal capoluogo pugliese centinaia di tifosi messinesi aspettarono la squadra, allenata dall’ex giocatore del Messina Mannocci, alla stazione marittima e improvvisarono un corteo sul viale San Martino, portando i membri della squadra in spalla. La festa fu più intensa il giorno della conclusione in campionato, quel 16 giugno 1963 scolpito nei cuori della nostra comunità. La formazione del Messina che scese in campo , accolto dallo stadio Celeste in festa, era composta da Rossi, Dotti, Stucchi, Radaelli, Ghelfi, Landri, Calzolari G., Fascetti, Calloni G.P., Canuti e Brambilla.

La festa per la promozione in serie A – Fonte: messinasportiva.it

Due anni di serie A

In serie A il Messina arrivò senza troppe pretese, collezionando anche successi importanti, come le vittorie in casa cona la Juventus (1-0) e la Roma (2-1) e la vittoria all’Artemio Franchi contro la Fiorentina (0-1), che contribuirono al raggiungimento dell‘agognata salvezza. L’anno dopo, però, l’A.C.R. conquistò il penultimo posto, dovendo, dunque, salutare la serie A.

Abbiamo dovuto aspettare 39 anni prima di raggiungere nuovamente la massima serie, con la il campionato 2003-04 concluso con la storica vittoria sul Como (3-0) il 5 giugno 2004. Ma questa è un’altra avvincente e meravigliosa storia messinese.

 

Mario Antonio Spiritosanto

 

Bibliografia:

Piero Zagami, 100 anni di calcio a Messina, ZigZag

 

Immagine in evidenza:

La formazione dell’A.C.R. Messina che conquistò la promozione in serie A nel campionato 1962-63 . Fonte: messinasportiva.it

 

Razzismo: la fiamma dell’ignoranza arde ancora

“Nessuno nasce odiando i propri simili a causa della razza, della religione o della classe alla quale appartengono. Gli uomini imparano a odiare, e se possono imparare a odiare, possono anche imparare ad amare, perché l’amore, per il cuore umano, è più naturale dell’odio.” 

                                                Nelson Mandela

 

Verona: domenica 3 novembre 2019, allo Stadio Marcantonio Bentegodi, si sta disputando uno dei match dell’undicesima giornata del Campionato di Serie A. I padroni di casa, dell’Hellas Verona, conducono 1-0 sugli avversari del Brescia, grazie ad un gol realizzato al 50’ dall’attaccante italiano, classe 2001, Salcedo. La partita scorre normalmente tra un tiro a fil di palo, qualche intervento scomposto da parte dei difensori di entrambe le squadre, ed anche un intervento del VAR che nega un rigore alla formazione scaligera. Una partita come tante altre, se non fosse che ad un tratto il gioco viene interrotto, non dall’arbitro…ma bensì dal centravanti bresciano Mario Balotelli.
L’attaccante della Nazionale, nato proprio nel comune lombardo, intorno al 55’, dopo essere stato fischiato ed aver ricevuto cori offensivi a sfondo razzista da alcuni ultras veronesi, prende il pallone e lo scaglia contro la curva che beceramente lo stava insultando per il colore della sua pelle (lo stesso di Salcedo, loro beniamino).
I tifosi gialloblù inveiscono verbalmente contro l’ex giocatore di Milan ed Inter, che sconfortato e sconvolto per ciò che sta accadendo, minaccia di lasciare il terreno di gioco per tornare negli spogliatoi. Il direttore di gara, l’arbitro Mariani, accortosi dell’episodio, interrompe subito il gioco ed invita lo speaker dello stadio ad annunciare la possibile sospensione della partita; mentre i giocatori di entrambe le squadre convincono Balotelli a restare in campo.
I cori cessano, il gioco riprende, vince il Verona per 2-1 (con Balotelli che segna il gol della bandiera per i biancazzurri); ma perde – ancora una volta – lo sport.                                                                                          E con esso perdiamo tutti noi.                                                                                                                             Perdono gli ideali di milioni di persone. Perdono tutti coloro che hanno lottato per raggiungere una condizione di parità sociale, fino ad alcuni decenni fa inimmaginabile. Perde chiunque consideri lo sport come un mezzo di socializzazione, di aggregazione, un mezzo che deve unire popoli, etnie e culture diverse – in armonia e fratellanza – superando qualsiasi stupido pregiudizio.
Purtroppo questo non è il primo caso di razzismo che si verifica sui campi di Serie A, tanto amati dagli italiani. Se andiamo indietro con la memoria possiamo ancora sentire gli ululati razzisti contro il difensore giallorosso Zoro, durante Messina-Inter del 2005; o gli insulti al centrocampista ghanese Kevin-Prince Boateng nel 2013, durante un’amichevole tra Milan e Pro Pratia, con il giocatore che ebbe la stessa reazione di Balotelli, scagliando il pallone verso quelli che possiamo definire pseudotifosi; fino ad arrivare al “caso Koulibaly”, del dicembre 2018, quando durante Inter-Napoli il difensore senegalese venne fischiato dai sostenitori interisti e, dopo aver applaudito ironicamente l’arbitro per la mancata interruzione del gioco, venne addirittura espulso da quest’ultimo.
L’episodio suscitò moltissimo scalpore ed ebbe una risonanza mediateca senza precedenti; tanto da far intervenire anche i vertici della UEFA, che si schierarono dalla parte del giocatore.

 

Fonte – uefa.com

 

 

Ogni volta che assistiamo a questi tristi episodi, le domande che ci poniamo sono sempre le stesse.
Come verranno puniti gli autori di tale gesto? Quanto sarà lungo il DASPO che riceveranno? Quanto sarà costosa la multa che verrà inflitta alla società? Per quante giornate verrà chiusa la curva nella quale hanno avuto luogo gli insulti?
Tutte domande che trovano risposta grazie alle sentenze del Giudice Sportivo della Lega Calcio.

Mentre, purtroppo, non si riesce a rispondere alla domanda più importante: “Cosa spinge qualcuno che sta assistendo ad una semplice partita di calcio ad avere tale comportamento?”
Non lo sappiamo. Non riusciamo a capire cosa possa passare nella mente di chi da vita a questi cori offensivi. Non capiamo il gusto che vi può essere nell’offendere la dignità di una persona, che non ha fatto assolutamente nulla per meritarsi tale trattamento. Una persona uguale in tutto e per tutto a noi, con i nostri stessi diritti, con la sola “variabile” – se può essere definita così – di avere il colore della pelle diverso dal nostro.
Eppure, se la storia ci ha insegnato qualcosa, dovremmo aver ben chiaro che non è la pelle di un uomo a definire chi è questo.
Un uomo può essere considerato per le sue azioni, per le sue idee, per le sue parole, per ciò che da e ha dato al mondo. E se valutiamo soltanto questi aspetti, ci rendiamo conto che sono stati proprio grandi uomini di colore, quali: Nelson Mandela, Martin Luther King, Mahatma Gandhi; a lasciare un segno indelebile nella storia dell’umanità.

 

Fonte – atistoria.ch

 

È grazie alle loro idee ed alle numerose battaglie portate avanti da milioni di persone in tutto il mondo, che condividono gli stessi ideali di uguaglianza e parità sociale, che oggi troviamo in tutti gli ordinamenti giuridici nazionali ed internazionali articoli atti a condannare il razzismo in qualsiasi sua forma.
Articoli che, come l’Art. 3 della Costituzione Italiana e l’Art. 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, riconoscono la pari dignità sociale a tutti i cittadini e vietano qualsiasi forma di discriminazione fondata su sesso, razza, colore della pelle, origine etnica, ecc.                                                Ma nonostante ciò, nonostante leggi, articoli e manifestazioni….il razzismo sembra non avere fine.
Nulla sembra cambiare.
Tutto si ripete.
Ed ogni volta che si assiste ad un evento del genere all’interno di uno stadio, si pensa, e si spera, che quello sia l’ultimo episodio.
L’ultima volta che una partita debba essere ricordata, non per il risultato finale o per un eurogol, ma per gli ululati indegni di alcuni delinquenti.
L’ultima volta che un uomo che fa solo il proprio lavoro debba uscire in lacrime per colpa dei pregiudizi e dell’ignoranza.
L’ultima volta che le parole razzismo e sport vengano associate.
E invece no!
Purtroppo continuiamo a sentire, a leggere ed a vedere situazioni del genere, non solo in Italia, ma un po’ ovunque, sui campi di calcio – ed anche di altri sport – di qualsiasi nazione.
Continuiamo ad assistere ad atti di vile ignoranza, messi in atto da “uomini” che non meritano di essere definiti tali. “Uomini” che, se non verranno fermati al più presto, continueranno imperterriti a diffondere odio e razzismo, negli stadi, così come nella società; continuando ad alimentare la fiamma dell’ignoranza che, se non spenta in tempo, potrebbe bruciare tutto ciò che trova sul suo cammino.

Perché se insulti un “avversario”, o qualunque altro individuo, per il suo colore della pelle, non sei un uomo: sei un vigliacco!

 

Giuseppe Cannistrà

Sabato 22 dicembre alla Cittadella Sportiva Universitaria il 1° Triangolare di Natale

Si volgerà sabato 22 dicembre, al campo di calcio in sintetico della cittadella sportiva universitaria, un triangolare di calcio a 11 che coinvolgerà le squadre del Cus Unime (seconda categoria), dell’Atletico Messina (Prima Categoria) e della Jonica FC (Eccellenza). La manifestazione, che avrà inizio alle ore 14.00, co-organizzata dal Cus Unime e da Messina nel Pallone, l’associazione che si occupa di cronache calcistiche del territorio provinciale, coinciderà anche con la sesta edizione dell’appuntamento “In campo per la solidarietà”, torneo benefico che coinvolge la Città di Messina in una raccolta di fondi destinati a progetti umanitari e solidali.

I fondi raccolti dagli appassionati e sportivi che parteciperanno assieme alle tre compagini che hanno accolto con entusiasmo l’iniziativa, verranno donati alla Mensa di Sant’Antonio che quotidianamente offre pranzi e cene a senzatetto, disagiati e persone in difficoltà della città.

In occasione di “In campo per la solidarietà”, Messina nel Pallone consegnerà anche alcuni riconoscimenti ad atleti e società che si sono particolarmente contraddistinte nel 2018 per capacità e risultati sportivi con gli ormai consueti e informali “Mnp Awards”.

Appuntamento, dunque, per sabato 22 con il fischio d’inizio del torneo alle ore 14:00.