Bar Irrera, com’era e com’è: lo storico ritrovo tra il 1908 e la Messina degli anni ’50

Una cosa semplice, come fermarsi al bar per una pausa dal lavoro o dallo studio, è quanto di più comune ci sia per ognuno di noi. Eppure, con quel semplice gesto, ci ritagliamo quella parentesi di relax necessaria per affrontare meglio la giornata, da passare in compagnia di amici e colleghi, o anche da soli, gustando un piacevole caffè.

Tutto questo assume un ché di speciale se si pensa a quanto siano importanti le tradizioni della pasticceria messinese, di cui lo storico bar Irrera era un chiaro esempio.

La Palazzina Sammarco, dove sorse il bar. Da notare lo stile arabeggiante delle porte. Fonte: ValorizziAmo Messina

Risalente al 1897, fondato da don Vincenzo, il ritrovo appariva molto diverso dalle moderne strutture dell’odierna Pasticceria Irrera. Rispolverando delle vecchie foto d’epoca, è possibile riscoprire l’antica collocazione del bar che dal 1911 – superato il tragico terremoto del 1908 – occupava i locali della Palazzina Sammarco (all’incrocio tra il Viale San Martino e Piazza Cairoli).

Ritrovo Irrera prima della seconda guerra mondiale – Fonte: Villaroel G., Ed. G.B.M.

Spiccano le forme arabeggianti, con archi a sesto acuto ogivale che contornavano il palazzo. Ma ciò che stupiva ancor di più gli ospiti del locale – e che stupirà ancor di più il lettore – erano i grandi spazi interni, con colonne finemente decorate e grandi lampadari in ferro.

Già in quegli anni il bar era famoso per le sue specialità, quali le leggendarie cremolate di fragole, la banana split e il gelato al forno (un tortino cosparso da una copertura calda cotta al forno). Il ritrovo era luogo d’incontro per tutta la cittadinanza, anche dopo la ristrutturazione del 1948 – decisa da Renato Irrera – per opera dell’arch. Filippo Rovigo, che si avvalse dell’artista Peppino Mazzullo (occupatosi di raffigurare la Favola di Orfeo su pannelli di notevole pregio) e del ceramista Giorgio Melandri (famoso per le opere eseguite all’hotel Bauer di Venezia).

 

Pietro Melandri, Gallo sul tavolino o Colazione del mattino (1953), ceramica policroma e a lustro, cm. 311 x 142, collezione Arosio, Milano. Fonte: Ruta A. M., Le preziose ceramiche del caffè Irrera di Messina
Giuseppe Mazzullo, Orfeo (1953 ca.), ceramica policroma, cm. 250 x 200, collezione privata, Messina. Fonte: Ruta A. M., Le preziose ceramiche del caffè Irrera di Messina

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In questa nuova veste, il bar occupava tutto l’angolo superiore destro di Piazza Cairoli – sul quale si affacciava – con numerosi tavolini e sedie, disposti in modo permanente anche dopo l’orario di chiusura, diventando il luogo preferito per gli avventori serali, amanti delle chiacchiere e della bella vita.

Ma era anche un posto in cui non mancava mai di confrontarsi sull’attualità del tempo, concentrata sulla “guerra fredda” e sulle gare aereospaziali su chi per primo avrebbe messo piede sulla Luna. Quello di trovarsi al bar Irrera era un appuntamento fisso – anche a tarda notte – sorseggiando le bibite servite dal chiosco vicino, ancora oggi esistente e molto frequentato.

Interno del ritrovo Irrera dopo la ristrutturazione del 1948. Fonte: Villaroel G., Messina Anni ’50.

Il bar visse in questo modo gli anni migliori della ripartenza successiva alla Seconda guerra mondiale, tra rassegne cinematografiche e visite a Messina di numerosi intellettuali, che non si negavano una sosta presso lo storico ritrovo. Solo una serie di problemi economici decretò – col venire degli anni ’70 – la definitiva chiusura dei locali, avvenuta il 2 marzo 1977.

Ad oltre 40 anni da quella data “funesta” per i palati di molti messinesi, si può ben capire come quel luogo maestoso fosse in realtà un simbolo per le generazioni di ogni età: un connubio di cibi deliziosi, attimi e spazi di socialità di cui la cittadinanza tutta si era riappropriata, superando le grandi prove (una catastrofe naturale e due conflitti mondiali) che avevano caratterizzato la Storia di quegli anni.

Un simbolo, nonché prova tangibile di quella quasi irrazionale perseveranza con cui ognuno – ogni giorno – si alza al mattino, sapendo di doversi recare a lavoro, di dover portare avanti un progetto, di voler rincorrere un sogno, ricordando sempre di concedersi un buon caffè.

Salvatore Nucera

Bibliografia:

Villaroel G., Messina anni ’50, Ed. G.B.M.

Toldonato F., Messina negli anni ’50, come eravamo e come siamo

Ruta A. M., Le preziose ceramiche del caffè Irrera di Messina

 

Immagine di copertina: Villaroel G., Ed. G.B.M.

La dieta del secchione: soddisfatti o rimandati

Ringrazio i pochi che, dopo questo incipit, non hanno ancora chiuso tutto e mandato a quel paese me e questo articolo. Ma c’è poco da fare, inutile far finta di niente, è ora di mettersi sotto. Fuori dalla finestra della camera di ogni studente, l’estate farà man mano il suo ingresso, le belle giornate saranno una costante, il sole, il mare, le granite… tutto fuori dalla finestra, perché tu sarai dentro a studiare.

La ricetta per affrontare al meglio un esame sta tutta nella preparazione, con un pizzico di fattore C (di fortuna). Se sul fattore C è vero che non abbiamo potere, possiamo fare qualcosa invece sulla preparazione. Tuttavia spesso si trascorre ore ed ore sui libri, senza però che si impari realmente ciò che si legge. Questo accade perché la volontà di studiare, seppur forte, non riesce a far funzionare correttamente quei meccanismi neurali atti alla comprensione e memorizzazione di un argomento. Per far questo c’è bisogno che l’organismo sia recettivo e concentrato sugli stimoli che gli si propongono. Semplice a dirsi, un’impresa storica a farsi, lo so. La scienza però ci corre in aiuto, sa che proprio noi, studenti sotto esame disperati, abbiamo bisogno di qualche “trucchetto” per rendere al meglio nel momento giusto. Esistono alcuni alimenti e qualche accorgimento che può davvero fare la differenza tra una giornata di studio persa ed una proficua. Ecco cinque consigli (più uno extra) che possono influire sulla qualità dello studio.

1) Il caffè fa bene (il giusto)

Croce e delizia di tutti gli studenti universitari, il caffè rappresenta l’alimento più consumato durante le lezioni, e non solo. Il caffè, d’altronde, è la bevanda più bevuta in Italia (il 97% degli italiani beve quotidianamente caffè), sia per il suo inconfondibile aroma, sia, e soprattutto, per l’effetto psicoattivo della caffeina. Da questo fronte ci sono buone notizie!

Una dose di caffeina di 200-400 milligrammi, l’equivalente di circa due tazzine e mezza di caffè espresso, migliora le prestazioni mnemoniche. E’ questo il risultato di una ricerca pubblicata su Nature Neuroscienze che dimostra per la prima volta un effetto specifico della sostanza sul processo di consolidamento dei ricordi. Nello studio, i soggetti, tutti di età compresa tra 18 e 30 anni non abituali consumatori di caffè, dovevano visualizzare su uno schermo una serie di oggetti e poi assumere 200 milligrammi di caffeina (due tazzine di espresso). A 24 ore di distanza ogni volontario doveva riconoscere gli stessi oggetti. Dall’analisi statistica delle risposte, è emersa una notevole differenza tra i soggetti che avevano assunto caffeina e quelli che avevano assunto il placebo: i primi dimostravano di riuscire a riconoscere con maggiore frequenza gli oggetti simili a quelli del giorno prima. Chi aveva assunto placebo infatti ricorreva più spesso nell’errore di riconoscere come “già visti” oggetti che in realtà erano solo simili ai precedenti.

E quante volte, stanchi e assonnati, abbiamo sentito la necessità di prendere un caffè, praticamente tutti i giorni. Questo aumento inconsapevole del consumo di caffè, e quindi caffeina, nelle persone sottoposte a stress, è legato alla capacità di questa sostanza di prevenire diverse alterazioni cerebrali, specie nell’ippocampo (struttura importante per la memoria), indotte proprio dallo stress. I ricercatori hanno studiato i principali recettori neuronali su cui agisce la caffeina, quelli dell’adenosina, cui si lega a essi e li blocca. Un gruppo di topi è stato trattato con un inibitore di questo recettore, e poi sottoposto a stress così come un altro gruppo di topi con recettore normali. Il primo gruppo ha mostrato comportamenti meno alterati e una conservazione della memoria migliore rispetto ai topi del gruppo di controllo, con la sola eccezione di un livello di ansia leggermente più alto nei topi che assumevano caffeina.
Ciò fa ipotizzare, concludono i ricercatori, che la maggiore assunzione di caffeina nei soggetti stressati sia in effetti un tentativo inconsapevole di automedicazione.

 Ricordate di non eccedere e di rimanere entro le 2 tazzine al giorno, in quanto l’eccessiva assunzione provoca effetti spiacevoli di nervosismo, tachicardia e gastrite, sindrome nota come “caffeinismo”.

2) Non hai sete? Bevi comunque
Durante le lunghe sessioni di studio spesso ci si dimentica di bere, perché il nostro organismo, grazie a complessi meccanismi, conserva i liquidi senza farci avvertire la sete.
Già in passato la letteratura scientifica aveva suggerito un collegamento fra una forte disidratazione e il calo delle funzioni cognitive. Ora si sa che una condizione di ‘leggera disidratazione’ può essere nociva e renderci meno produttivi.
Alcuni studiosi hanno dimostrato come una perdita di acqua corrispondente a circa il 5% del peso corporeo, può influire sull’attività neurale.
Topi di laboratorio sono stati privati di acqua per 24 o 48 ore, periodo in cui è stata analizzato il flusso sanguigno verso la corteccia neurale. La disidratazione ha innalzato l’osmolarità plasmatica ed i livelli di vasopressina (ormone anti-diuretico), un ormone prodotto per limitare l’eliminazione di liquidi, che è l’artefice delle alterazioni cognitive osservate. E’ diminuito il flusso di sangue alla corteccia durante lo stimolo con attività cognitive, e si è visto come questo sia correlato alla presenza protratta nel tempo di vasopressina. Questa porta a stress ossidativo e stimola il rilascio di endotelina-1 nelle arteriole cerebrali, che ne causa una vasocostrizione.

3) Mangia cioccolato

Il cacao, contenuto principalmente nel cioccolato fondente, può venirci in aiuto più di quanto si immagini. Il cioccolato contiene dei principi attivi stimolanti, tra cui spicca la teobromina, una molecola caffeino-simile. I ben noti effetti stimolanti del cacao sono legati proprio alla presenza di teobromina, che oltre ad essere psicoattiva, ha anche un effetto salutare per il sistema cardio-circolatorio. La teobromina ha effetti psicoattivi più blandi rispetto a quelli della caffeina, ma ne è un perfetto sostituto in quanto ha un effetto minore ma più duraturo. Inoltre la quantità di zuccheri per 100g è adatta alle esigenze di un piccolo calo di attenzione. Infine contiene numerosi flavonoidi, composti dal potere antiossidante.
Il cioccolato inoltre favorisce la produzione di serotonina, un neurotrasmettitore eccitatorio che, se presente in difetto, causa una riduzione patologica dell’umore. Poiché l’assunzione di cioccolato, soprattutto fondente, aumenta la produzione di serotonina, si potrebbe definire uno “antidepressivo naturale”. Tuttavia, se presente in eccesso, la serotonina favorisce la comparsa di emicrania, il peggior nemico dello studente sotto esame.

4) Rinuncia al sale (tranne nelle limonate del chiosco)

Una dieta troppo ricca di sale fa male all’organismo ed è associata ad un aumentato rischio di malattie cardio e neurovascolari e demenza. Uno studio, apparso su Nature Neuroscience, ha mostrato che un eccessivo apporto di sodio compromette le capacità cognitive e ha svelato che ciò accade mediante un sorprendente meccanismo di natura immunitaria che origina nell’intestino. E’ stato visto che il sodio determina un aumento dei linfociti Th17, cellule del sistema immunitario; ciò favorisce il rilascio di una proteina, l’interleuchina 17 (IL-17), da parte dei linfociti.

IL-17 agisce sulle cellule endoteliali cerebrali, che ricoprono la parte interna dei vasi e ne regolano il flusso di sangue tramite la produzione di ossido nitrico, un vasodilatatore. L’aumentata IL-17 in circolo va ad agire proprio lì, alterando così il flusso ematico. Lo studio, condotto sui topi, ha mostrato un miglioramento delle prestazioni cognitive e comportamentali quando dalla dieta è stato eliminato il sale, o quando i piccoli animali sono stati trattati con un anticorpo contro IL-17. Questo farmaco contrasta gli effetti cerebrovascolari e cognitivi della dieta ricca di sale e può aiutare chi soffre di malattie o condizioni associate ad elevati livelli di IL-17, come la sclerosi multipla, malattie infiammatorie croniche intestinali e altre malattie autoimmuni.

 5) Pasti leggeri e regolari

L’effetto del cibo sulle funzioni cognitive e sulle emozioni inizia già prima dell’assunzione, in quanto il sistema visivo e quello olfattivo preparano in anticipo l’organismo al pasto. L’ingestione in sé attiva il rilascio di ormoni come l’insulina, l’ormone simile al glucagone (GLP-1) in circolo; queste sostanze raggiungono l’ippocampo e attivano alcuni processi metabolici che promuovono le attività sinaptiche contribuendo all’apprendimento e alla formazione di nuovi ricordi. Un altro ormone importante in questo asse è la leptina, sintetizzata dal tessuto adiposo per ridurre l’appetito.
Si è visto come la leptina, a livello del sistema nervoso centrale, possa stimolare l’espressione di fattori neurotrofici (BDNF) nell’ipotalamo e nell’ippocampo, che hanno la capacità di favorire l’apprendimento e la memoria. Infine il fattore insulino-simile (IGF1) è prodotto dal fegato e dai muscoli scheletrici in risposta a stimoli prodotti dal metabolismo e dall’esercizio fisico. IGF1 stimola la crescita dei nervi, la differenziazione e la sintesi ed il rilascio dei neurotrasmettitori. La dieta, di concerto all’esercizio fisico, specie quello aerobico, ha effetti positivi nelle funzioni cognitive.
Se mangiare spesso stimola questi ormoni neurotrofici, al contempo bisogna evitare le abbuffate, cibi fritti e ricchi di grasso che impegnano il nostro organismo in lunghe e dispendiose digestioni, che causano il cosiddetto “abbiocco” post-pranzo, e ci offuscano la mente.

6) Il nutrimento più importante…lo studio

Quindi studiate e in bocca al lupo.

Antonio Nuccio

10 Cose da Scroccare al tuo Collega

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Una delle tecniche che si affina di più all’università non è, purtroppo, il metodo di studio ma è il metodo di scrocco. E noi, da veri specialisti dello scroccare, ne abbiamo voluto parlare con voi. NB: a tutte le presenti e future matricole raccomandiamo di fare buon uso di questo vademecum di stron… cose intelligenti.

#1 Le Sigarette. Dall’alba dei tempi l’esempio di sigaretta ed accendino come beni complementari ha condizionato la tua vita; ecco perché se te ne manca uno probabilmente non avrai neanche l’altro. Capita a tutti di uscire in ritardo da casa e sapere di dover comprare le sigarette perchè la sera prima, con gli amici, le hai finite tutte. Ma sei in ritardo per la lezione, quindi ti si pone davanti un dilemma: arrivare tardi a lezione e comprare le sigarette oppure arrivare in orario a lezione e scroccare le sigarette a un collega? Se dovessi essere un abile scroccatore la risposta già la sai. Così con la tua “faccia tosta” ( perchè lo scroccatore DEVE avere la “faccia tosta”) chiedi con nonchalance, e quasi sempre allo stesso collega (il collega va puntato, non si può scroccare a chiunque) ” senti ma hai per caso una sigaretta?” e lui che, con la faccia da ” perennemente scroccato” c’è nato, te la offre. Ma durante la giornata non chiederai mai soltanto una sigaretta, così utilizzerai le solite frasi per poter evitare che tu possa essere etichettato come scroccatore: ” poi, la prossima volta te le compro io!”, oppure ” dimmi quanto hai speso così facciamo a metà!”. Solitamente chi dice queste frasi spera anche che dall’altro lato si dia una risposta negativa, perchè probabilmente, in quel momento, non avrai neanche soldi con te! PS: Ma, peggio di chi chiede una sigaretta, c’è solo chi chiede di fare un tiro o lasciargli due tiri e sta lì, vicino a te come un avvoltoio.

#2 Gli Accendini. Ovviamente alla frase ” senti ma ce l’hai una sigaretta per me?”, segue sempre “…e l’accendino?”. Chiedere un accendino non richiede una particolare abilità, è molto più semplice rispetto al chiedere una sigaretta, ma è anche un’arma a doppio taglio. Nel momento in cui ti passano un accendino, potrebbe essere amore a prima vista. Tutto rallenta, spunta il sole e un coro di angeli fa da sottofondo al vostro primo incontro. Se dovessi aver preso in mano “l’accendino della vita” è tuo DOVERE scoccarlo. Quindi c’è chi lo mette abilmente in tasca per poi dire, una volta scoperto:” ah scusa! mi viene automatico!” oppure chi approfitta della confusione al bar e la disattenzione del proprietario (un mix perfetto) per mettere in atto il colpo. Chiaramente non potrai mai mostrare questo tuo trofeo in pubblico, vivendo con il costante timore di essere scoperto.

#3 I Passaggi. Capita, nella vita, che tu scelga di studiare in una città che non è la tua. Capita, sempre nella vita, che tu scelga di vivere nella suddetta città perché ti sembra “più comodo così”. Capita, bisogna proprio essere dei geni nella vita, di riuscire a trovare una casa situata in una via senza nome a due passi da quel paesino chiamato “IN CULO AL MONDO” (esiste, cercate nella cartina, mi vedrete salutare dalla finestra). Ora quando logisticamente sei fuori dal mondo, non hai una macchina e neanche gli autobus più lerci della città hanno il coraggio di venirti a trovare, sorge un problema: “ma… non è che mi daresti un passaggio?”. Volente o nolente ti ritrovi a scroccare passaggi anche per andare in bagno e sai che trovare il collega che ti assicura sempre il passaggio equivale a trovare l’amico più fedele. Altro che Frodo e Sam.

#4 Il Caffè. Il giorno che scegli di immatricolarti tu ancora non lo sai che la caffeina ti salverà la vita. Il giorno dopo sì, lo hai già scoperto. Nella desolazione della tua università, tra lezioni infrequentabili e libri illeggibili, ti sentirai sempre Gatto Silvestro che prova a tenere gli occhi aperti con gli stuzzicadenti. Sarà allora che ti farai una nuova amica: la macchinetta del caffè. Diventerai un sommelier, saprai individuare quella che fa il caffè più disgustoso e quello che lo fa un po’ meno disgustoso, vagliando con attenzione il quantitativo di zucchero perfetto. Poi, un giorno, per caso, ti capiterà una disgrazia: ti accorgerai di non avere spicci. Così, inizierà la tua carriera da scroccatore di caffè: ‘’ collega, me lo offri un caffè? Ricambio domani’’. Quel domani non è mai arrivato.

#5 Il Cibo. Tutto ha inizio al momento della fecondazione (o giù di li) quando, accartocciato nel grembo di tua madre, comincia la tua carriera da ciucciatore di cordone ombelicale. E, si sa, una volta provate certe sensazioni non ti abbandonano più. Passi dunque dal livello BASE di scroccatore di merendine scolastiche, a quello PRINCIPIANTE da raccattatore di panini da ricreazione: “sì, ma prima dagli almeno un morso”. Quando la posta in gioco aumenta, raggiungi il livello AVANZATO (che prevede uno scambio di tessere e identità) e ti ritrovi ad affermare di essere la nuova Platinette, ma di aver lasciato a casa il costume da donna, pur di mangiare sulle spalle della tua collega fuori sede che ha fatto la tessera alla mensa universitaria (ah, chiaramente in tutto ciò, tu hai una barba folta e rigogliosa). Il livello ESPERTO lo raggiungi quando, dopo anni di file ai buffet delle conferenze più disparate, i tuoi amici decidono di farti la spesa e sistemartela direttamente in frigo (e tu ti ostinerai, per declinazione professionale ormai, a chiedere al vicino un pasto caldo). Ps: Il livello MAESTRO è il piú nobile del curriculum: specializzato nel furto della punta del cornetto. Ecco, li puoi considerarti un professionista (dell’incitazione all’omicidio volontario).

malena

#6 Gli appunti. Qui si parla di sopravvivenza. Immagina: è una fredda serata di gennaio, ti guardi intorno in camera tua. È buio, ma hai paura di accendere la luce. Vedresti montagne di libri intorno a te che ti ricordano l’imminente appello. Sei in trincea. Non hai via di scampo: 700 pagine non le fai neanche pagato. In quel momento ti tornano alla mente le lezioni. Succede sempre. Tu, ignaro, eri lì in classe, di fronte al professore che parlava. Ma non hai preso appunti. Hai preferito dormire. Ti senti una merda. Poi l’illuminazione. Viene subito dopo lo sconforto e l’autocommiserazione. Pensi al tuo collega. Facciamo che di solito è una ragazza, quella brava che sotto al 30 non è mai scesa. Lei gli appunti li ha presi. Le chiedi in ginocchio di salvarti, ti fidi di lei, dovrebbe apprezzarlo. E lo fa. Accetta. La vita torna a scorrere nelle tue vene. È una sensazione strana. Sì, è la speranza. Superi l’esame. 30. Lei prende il suo primo 28. Ti senti una merda nuovamente. È il ciclo della vita. Lo accetti.

#7 Le “Masticanti”. Cicles, cicca, gingomma, chewing gum. Insomma, qualsiasi sia la tua provenienza geografica, qualunque sia il modo in cui la chiami, TU SEI DI CERTO UNO SCROCCATORE SERIALE DI MASTICANTI. Nel momento esatto in cui un pacchetto di gomme da masticare viene aperto o mostrato in tua presenza, il tuo cervello attiva un meccanismo grazie al quale gli occhi ti si illuminano e le mani si posizionano autonomamente, come se avessi appena finito di lavare il vetro di un’auto e stessi aspettando la tua sudata ricompensa. Ti ritrovi dunque ad elemosinare quell’impasto gommoso che ti trasforma in un ruminante soddisfatto e felice, chiedendoti dopo pochi minuti: “ma che schifo ho in bocca? Colla?” . Sono aperte, inoltre, le iscrizioni al campionato di “gomme sotto al banco” (sai bene che sotto al banco, non ci mettevi le gomme da cancellare).

#8 La penna. Se sei uno di quegli studenti svogliati e sempre di corsa, che vanno a lezione trascinati dalla forza gravitazionale che move il sole e l’altre stelle (ah no?!), allora sei uno di quelli che parcheggia alle 8.59, con tutto lo stress che questo può comportare, e corre alla ricerca dell’aula nella quale dovrà subire le varie torture del caso. Sono già le 9.10. La lezione cominciava alle 9.00 ma vabbè, il prof ritarda. Entri, ti guardano tutti. Trovi posto. Ti stanno ancora fissando tutti, dopo aver alzato la testa dal foglio sul quale stanno freneticamente prendendo appunti. Dissimuli. Provi a confonderti in mezzo agli altri. Trovi un pezzo di carta ma… NON HAI LA PENNA“. Cominci a bisbigliare: “Compare, hai una penna in piú?”. Nessuno ti accontenta. Sudi freddo. Continui la tua opera di ricerca, finché il prof si ammutolisce e poi esclama: “tenga signor Rossi, gliela presto io la penna”. Hai perso la dignità oramai, non sei nemmeno convinto di restituirgliela e, finita la lezione, scappi furtivo e torni a casa. Finalmente la tua collezione di penne scroccate è completa (magari, se sei uno di quelli simpatici, gliela riporti all’esame per farti segnare il 18 che gli hai ulteriormente scroccato).

#9 Il carica batterie. Nell’era dell’aifon e degli smartfon, li vedi tutti che camminano con la testa piegata su degli schermi illuminati: siamo noi, studenti allo sbando. Tu stai là, in quel posto oscuro detto Università, 45 ore su 24 e l’unica cosa in grado di farti avere ancora una vita (a)sociale è la tua piccola scatola luminosa. Tu, studente, ogni mattina ti svegli e sai che devi correre più veloce della gazzella, del leone e di tutta la settima generazione, se vuoi arrivare in aula prima che la tua batteria sia passata da un meraviglioso 100% a un deprimente 2%.  Così tu, sempre tu studente alla deriva, prendi l’abitudine di portarti dietro il carica batterie. Anzi, non tu, ma l’altro, quel tuo collega accucciato accanto alla presa che neanche Gollum mentre sussurra ‘’il mio tesssssoooooro’’. Ecco che entri in gioco tu: ‘’scusa, non è che me lo presteresti per 5 minuti?’’. Non tutti ne escono vivi.

#10 Il Perennemente Scroccato. Tu con la faccia da “perennemente scroccato”. Sì, proprio tu, mi rivolgo a te in quest’ultimo punto. Tu che non sai, non puoi e non vuoi dire mai di no, tu che esageri con la gentilezza, tu sei il migliore amico dello scroccatore. A te a cui viene chiesto di tutto e con il sorriso sulle labbra dici sempre di ‘’sì’’, per poi pentirtene l’attimo dopo. Solitamente sei quello che non chiede mai nulla e quello provvisto di qualunque cosa che possa essere chiesto, perciò sei perfetto. Hai la macchina, le sigarette, l’accendino, i soldi, il cibo, le masticanti, gli appunti, le penne e il carica batterie. Sei un elemento raro e quindi vai custodito. Gente che non sapevi neanche frequentasse il tuo stesso corso ti chiede: “senti non è che potresti darmi un passaggio?”, e tu che, dall’inizio della giornata, non hai fatto altro che pensare al momento in cui saresti tornato subito a casa, dopo quella domanda, realizzi che va tutto in frantumi. Perché? Perché ovviamente il passaggio da dare non ti verrà mai di strada, perché tu abiti a due passi dall’università! Ma sei buono e solitamente lo fai volentieri. Un consiglio? Per evitare di restare in mutande, un giorno, comincia ad attuare delle “tattiche di sopravvivenza” per aggirare il destino: ti chiedono una sigaretta? Rispondi dicendo: ” questa che sto fumando era l’ultima!”, ti chiedono l’accendino? Non darlo mai in mano a loro, offriti di accenderla tu. Il mondo è bello perché è vario, ma c’è una regola che governa il mondo: per ogni ” perennemente scroccato” ci saranno almeno dieci scroccatori pronti ad amarlo!

 

Elena Anna Andronico

Elisia Lo Schiavo

Vanessa Munaò

Nicola Ripepi

Chi dorme non piglia…CFU

studenteChe tu sia uno studente di lettere, di medicina, di psicologia o di giurisprudenza; per quanto diversificati possano essere i nostri studi, per quanto un giorno, non ben certo e definito, occuperemo posti diversi nel mondo, un’unica cosa ci avvicina e ci accomuna, oltre la disperazione che raggiunge i suoi picchi poco prima di ogni sessione d’esame: la voglia di dormire.

Circondati da mille impegni, con gli occhi abituati a vagare su uno schermo luminoso a qualunque ora del giorno e della notte, pronti a correre in giro per la città, tra migliaia di pagine d’apprendere, tra rapporti sociali da coltivare e la voglia di fare le ore piccole con gli amici di sempre o con i nostri colleghi di corso di laurea … quanto tempo dedichiamo al nostro riposo?
Probabilmente poco, meno rispetto alle otto ore raccomandate.

Così, il caffè, con il suo odore invitante ed il suo gusto paradisiaco, diventa il migliore amico di ogni studente, pronto a sostenerci quando i nostri occhi vorrebbero soltanto chiudersi a notte fonda, anziché concentrarsi sui caratteri minuscoli dei libri che ci attendono prepotentemente, sulla scrivania disordinata e caotica su cui praticamente siamo costretti a vivere.

Eppure dormire, in certe occasioni, appare quasi come uno spreco di tempo, un affronto alla produttività, al divertimento o alla buona compagnia, ma sappiamo realmente cosa accade quando rinunciamo a quelle due o tre ore di sonno che apparentemente ci sembrano nulla?

Il primo segno tangibile, causato dal non dormire abbastanza, è sicuramente rappresentato dagli sbalzi d’umore: si diviene maggiormente irritabili, nervosi, la nostra soglia di sopportazione si abbassa; dunque, piccolo consiglio per i maschietti che stanno leggendo: se la vostra ragazza appare un po’ più scontrosa del solito, non fate immediatamente riferimento alla sindrome pre-mestruale, con battutine scontate e piuttosto idiote (con il rischio di aumentare, per altro, la percentuale d’incorrere in una decapitazione da parte della dolce e delicata puella) magari ha solo dormito un po’ meno!

Ma gli sbalzi d’umore non sono tutto, la mancanza di riposo adeguato e duraturo provoca anche un abbassamento delle difese immunitarie, rendendoci decisamente più vulnerabili ai patogeni; inoltre, la privazione di sonno è correlata all’insorgenza di emicranie e, non a caso, al calo del desiderio sessuale … a quanto pare la frase: “Tesoro, stasera ho mal di testa!” non è poi una semplice scusa!

Dormire poco però, soprattutto per noi studenti disperati, incide drasticamente anche sui processi di apprendimento e memoria, infatti, se spesso ridurre al minimo le ore di sonno ci appare come l’unica soluzione per recuperare parti degli infiniti programmi degli imminenti esami, in realtà impediamo il fisiologico processo di consolidamento delle nozioni apprese durante il giorno e quello di eliminazione dei “ricordi inutili”, così da non lasciare posto ad informazioni decisamente più importanti da ricordare.

Cattive notizie anche per i fanatici della linea: dormire poco, a causa degli squilibri ormonali che ne derivano, comporta un maggiore senso di fame che spesso si tende ad appagare con cibi grassi e molto calorici; non a caso vi è una stretta correlazione tra obesità ed uno stile di vita che non comprende una buona notte di sonno ritemprante.

Tra le conseguenze più gravi del non dormire abbastanza si annoverano: l’aumento del 400% circa di rischio d’infarto (mancanza di sonno è prolungata nel tempo); maggiori possibilità di sviluppare forme cancerose, soprattutto quelle al seno; infine, negli uomini è stato provato un calo della concentrazione degli spermatozoi nel liquido seminale.

Essendo questa la realtà dei fatti, non appare poi così una brutta cosa, non riuscire ad abbandonare il comodo letto la mattina, rimandando di qualche ora l’inizio dei nostri programmi giornalieri.
Se la voglia di dormire, avvolti in una comoda coperta calda e soffice, prevale su quelle che sono le nostre responsabilità di studenti, possiamo sempre ripeterci che in realtà abbiamo solo bisogno di migliorare la nostra memoria e la nostra capacità di apprendimento in vista degli esami!
Siete anche degli sportivi?Di bene in meglio! Questo è senza dubbio un motivo in più per concedersi una sveglia qualche ora avanti; è stato infatti provato che un sonno sufficientemente lungo e riposante permette di migliorare visibilmente la propria coordinazione motoria, migliorando le proprie performance atletiche in generale.

Stando alla scienza, dunque, qualche ora in più tra le braccia di Morfeo ha dei risvolti decisamente positivi, soprattutto per coloro i quali sono costretti a passare ore interminabili su libroni. Se la visione di una tazza di caffè fumante, sia che il sole sia alto in cielo o che abbia lasciato posto alla luna, ci appare come la miglior cosa che potesse accaderci, forse è il caso di sospendere, anche solo per poco, i nostri impegni e concedersi un sano e appagante viaggio nel mondo dei sogni.

Morgana Casella